Sappiamo che per muoversi nel mondo dei social network è necessario avere non solo le conoscenze del marketing "convenzionale", ma anche quell'ingrediente in più per creare nuove forme di interazione che esaltino il contatto fra gli utenti e restituiscano il sentirsi parte di quel mondo che è la social sfera.
Un qualcosa che talvolta è proprio delle tecniche dello storytelling, ossia le modalità per raccontare: ed è proprio a chi fa "narrazione", ossia chi vuole raccontare attraverso i social network le proprie storie. Parliamo degli scrittori, che vogliono emergere attraverso le Reti digitali.
A loro si rivolgono i consigli di Matt Petronzio, pubblicati su Mashable nell'articolo 10 Pro Tips for Writers Using Social Media, e da cui traiamo spunto per creare questo decalogo magari utile non solo a loro: perché sì, gli scrittori sono narratori di razza, ma chi non dice che il loro approccio possa essere utilizzato da tutti i social media manager?
1. Entrare nella Rete giusta
Sembra banale ma non lo è: selezionare il proprio social network di riferimento è un primo passo, ma non bisogna mai perdere di vista che sono tante le possibilità che la social sfera offre. Pensiamo al caso di Federico Moccia, che ha scelto Facebook ma che ha anche un seguitissimo blog sul sito di Giangiacomo Feltrinelli, o di Fabio Volo con la pagina fan del suo programma radiofonico Il volo del mattino, protagonista anche di una piccola polemica (di cui abbiamo parlato nel post Fabio Volo molla Facebook. Siete contenti? E soprattutto perché?). Altri esempi internazionali: sempre su Facebook troviamo Chuck Pahlaniuk mentre su Twitter postano regolarmente Bret Easton Ellis e Joe Lansdale. Strumenti che servono per dialogare, condividere idee e consigli di scrittura, ma anche per offrire al grande pubblico un taglio delle proprie narrazioni più tangibile, fatto intanto da un contatto diretto con l'autore.
2. Parlate con i vostri lettori, e fatelo con entusiasmo!
Già, perché è proprio il contatto diretto e la possibilità di dialogare che fanno del social network lo strumento in più a disposizione di chi vuole avere una sorta di canale preferenziale con il proprio target. Certo, se si stesse parlando di posizionare un brand di merendine o promuovere un nuovo modello di automobili, le strategie sarebbero forse regolate da forme più rigide di interazione: ma nel caso degli scrittori, è proprio così?
Chi scrive storie ha piena autonomia di dire la propria, confrontarsi, perché no raccontare qualcosa che nei propri libri non viene pubblicato o che è ancora in gestazione... E i lettori apprezzeranno, certamente.
Certo, questa dinamica non va forzata o resa artificiosa: ciò che conta è che non si snaturi la propria immagine. Proprio come si fa per rafforzare il proprio personal branding, anche se qui è centrale il ruolo delle storie che si raccontano: ma per certi versi, se siamo ciò che mangiamo, si può tranquillamente affermare per chi scrive di professione: "Siamo ciò che raccontiamo".
3. Non dire mai: "Io sono il più"
Matt Petronzio nel suo post intitola il terzo punto di questo listato: "Ridurre al minimo l'autopromozione". Nel caso degli scrittori, questo non va sottovalutato. Tacciati per lo più di avere un ego mostruoso, considerati dai detrattori come stereotipati e poser del mondo intellettuale, gli scrittori che si propongono male sui social network possono ritrovarsi in situazioni ingestibili. La regola vale soprattutto nel caso si voglia promuovere il proprio nuovo libro, o annunciarne l'uscita: va fatto con cautela, magari con strategie il più possibile narrative (come vedremo al punto 8) ). Diventa vincente, talvolta, avvicinarsi alla social sfera come incuriositi e decisi a valorizzare un incontro che, rispetto alle canoniche presentazioni in libreria, è forse persino più autentico e vero.
A questo proposito, citiamo l'esempio di Davide Longo, che è approdato su Facebook grazie a una sua ex allieva che, appassionata dei suoi romanzi e delle sue lezioni, ha aperto una pagina fan e l'ha promossa in piena autonomia. Questo post è molto in linea con il concetto proposto da Matt:

4. La privacy è importante
La resistenza di molti scrittori ad entrare nella social sfera è basata sul timore di dover dare troppe informazioni su di sè. Certo, c'è chi non ha proprio paura e anzi, preferisce usare i social network nella maniera più "personalizzata" possibile. È il caso di Fabio Geda, il quale preferisce utilizzare un profilo personale perché "lo avvicina di più alle persone": questo non significa che sia necessario mostrarsi nella quotidianità più profonda, anzi. Si deve saper mediare, facendo una scelta il più possibile ponderata e bilanciata fra il proporsi e i cosiddetti "dati sensibili". Non si sa mai che un lettore deluso venga a cercare lo scrittore sprovveduto sotto casa per restituire il libro che non è stato apprezzato!
5. L'estremo non piace
L'attività di social media management deve essere equilibrata e mai portata all'essere estrema. Se ad esempio uno scrittore come Stephen King scegliesse di aprire un account su Twitter e cominciasse a postare tweet sempre macabri e orrorifici, potrebbe essere apprezzato dai fan più sfegatati ma alla lunga potrebbe essere considerato noioso. Stesso discorso per autori molto ironici. La virtù sta sempre nel mezzo, anche nella pubblicazione dei contenuti che devono essere sì fedeli alla voce narrativa dello scrittore, ma che devono anche saper spaziare su tematiche e tono.
6. Fare rete, il più possibile
Aprirsi ai social network per uno scrittore non è solo un modo per dialogare con i propri lettori, ma anche per... incontrarne di nuovi! In questo è necessario provare a focalizzare la propria azione sulla pubblicazione di contenuti che possano in qualche maniera coinvolgere un target sempre più ampio, in modo che in un secondo tempo lettori magari non coinvolti con altri canali possanno scegliere di orientare la propria attenzione anche alla vera e propria produzione letteraria.
In questo la scelta di "cosa parlare" è decisiva: orientare le discussioni e gli input ad argomenti che svariano dall'attualità alle passioni personali, dalle scelte narrative per il prossimo romanzo al film che si sceglie per il week end. Tutto va bene, basta che vi sia un filo invisibile che permetta un vero e proprio incontro fra autore e target della social sfera il quale possa, partendo da un coinvolgimento iniziale basato sulla discussione, andare poi a scoprire le storie dello scrittore stesso.
Ci piace citare, anche se la professione è trasversale, l'esempio del giornalista - scrittore Luca Sofri che, attraverso il suo account Twitter, condivide ogni mattina una rubrica tutta personale su cosa legge la gente in tram (con tanto di hashtag personalizzato: #datodeltram): un modo come un altro per dialogare con la twittersfera, partendo da un argomento apparentemente semplice ma che offre una miriade di spunti interessanti e che può essere lo spunto giusto per parlare con chi ancora non si conosce.
7. Non stufarsi!
Nell'epoca della comunicazione digitale, il fattore tempo è determinante per il successo o meno di una campagna: questo punto è semplice ma molto efficace. Mai lasciar per troppo tempo sguarnito il proprio profilo, account o spazio nella social sfera. Customizzarlo graficamente con una veste personalizzata, aggiornarlo regolarmente, apparire presenti nonostante magari un periodo di scarsa vena creativa (aggiuntiva a un mai domo "blocco dello scrittore"). Ogni storyteller che si rispetti vanta prima di tutto fantasia: utilizzatela se vi rendete conto, amici scrittori, che il vostro profilo sul social network che avete scelto sta invecchiando senza aggiornamenti!
8. Per scrittori emergenti e scrittori "stagionati"
Se si vuole scrivere un libro o magari se ne è pubblicato uno con un piccolo editore, si deve necessariamente lavorare sulla promozione e i social network possono essere un vero valore aggiunto. Di controcanto, se si è già affermati e si vuole promuovere il proprio nuovo lavoro si può sfruttare il posizionamento del proprio canale ufficiale, magari lavorando alla costruzione di un messaggio che non sia propriamente convenzionale ma un po' fuori dagli schemi, alternativo, intrigante. L'azione fatta in questo senso da Sandro Veronesi con il suo libro XY è emblematica: un sito dove sono stati pubblicati contenuti inediti, realizzato su modello della scrivania del famoso autore, con l'appoggio di una pagina fan che addirittura fu utilizzata per pubblicarne uno spin off (una campagna che innescò anche qualche polemica, quella di XY, che comunque non guasta mai.). Certo, parliamo di una strategia ben definita con un team di tutto rispetto alle spalle: ma nel principio realizzabile anche in piena autonomia, o in sinergia con la propria casa editrice. In ogni caso, sia che si sia affermati che emergenti, l'importante per uno scrittore è proporsi in maniera originale.
9. Non essere ossessionati dai numeri
Sbarcare sui social network è come aprire un piccolo negozio: ci va una piccola fase d'avviamento. Non spaventarsi se nei primi giorni o settimane il numero dei fan o dei follower non cresce. L'importante è parlare al proprio pubblico sempre in maniera genuina e coerente con il proprio essere: i numeri si alzeranno se l'attività sarà costante e l'interazione costante.
10. Arrendersi al momento giusto
Come ogni scelta che si rispetti, si può compiere oppure no: ma se uno scrittore sceglie di sbarcare sui social network e vede che i risultati non sono quelli sperati, che l'ambiente digitale sfrutta tempi e modi troppo distanti dalla propria voce narrativa, che non ci sono abbastanza stimoli per rimanerci, lasciare non è un peccato mortale. Ovviamente, ci va un po' di pazienza e disponibilità a capire come utilizzare questi strumenti, e rifacendoci alla regola numero 9, se i numeri non sono immediatamente quelli che ci si aspettava non bisogna arrendersi. Ma se proprio si vede che l'azione di social media management non riesce a rendere ciò che volete raccontare, allora è meglio scegliere altri canali. Le storie, prima di tutto!
Questi i nostri consigli per voi, autori vicini e lontani. Se vi va, raccontateci la vostra opinione!