Di Ivonne Citarella - Sociologa e Second Lifer
Nel corso dell’indagine che ho condotto sulle competenze professionali che si sviluppano in Second Life ho avuto modo di osservare anche le relazioni che nascono tra gli avatar, che possono essere non solo di natura amichevole ma anche più profonde.
In Second Life, infatti, moltissime persone non solo diventano grandi amici ma si innamorano, si sposano, hanno figli, divorziano e possono anche decidere di estendere il proprio rapporto virtuale in Real Life.
Per chi non avesse mai vissuto un’esperienza in Second Life, il concepire un rapporto sentimentale in una dimensione virtuale in cui l’identità dei due partner è celata e non nota in termini corporei resta una grande incognita. Infatti è innegabile che la relazione - o meglio la fase di innamoramento - passi attraverso canoni diversi da quelli tradizionali della Real Life; ma anche non troppo lontano da essi, se si fa proprio il concetto che una comunità è denominata tale non solo in virtù della condivisione di uno stesso spazio fisico quanto al significato che assume per i suoi stessi membri.
Cosa fa scattare l’attrazione fra due avatar?
Escludendo, ovviamente, i fattori corporei legati ai cinque sensi, la bellezza dell’avatar gioca un ruolo che definirei ambiguo se solo si considera il fatto che essa in Second Life è praticamente uno standard: tutti sono delle “Veneri” o degli “Adoni”.
E questo potrebbe spingere a pensare che, essendo la bellezza scontata, l’attrazione sia automaticamente esclusa. Invece, l’aspetto dell’avatar va considerato come un’opera d’arte unica che riflette il tocco e il gusto del suo creatore, delineando una prima impressione nell’altro avatar proprio come “quel certo non so che” che attrae due persone in Real.
Ma, allo stesso tempo, è ovvio che il riconoscimento dell’altro si basa fondamentalmente sullo scambio mentale e comunicativo: la comunicazione in voice o tramite chat, una frequentazione assidua, la condivisione di interessi, magari aderendo ai numerosi “gruppi” presenti in Second Life, possono infatti persuadere le persone ad approfondire il proprio rapporto in ambito virtuale, superando nell'eventualità i confini del virtuale.
Perché intrecciare relazioni sentimentali in un mondo virtuale?
Come è possibile pensare che i rapporti virtuali possano essere garanzia di una buona riuscita del rapporto stesso, dal momento che finanche i rapporti in Real Life, se vogliamo allo “scoperto”, non sono rassicuranti in tal senso?
L’amore non ha confini né di spazio né di tempo, e la riuscita di un rapporto non è sicuramente legata al fatto di viverli o meno all’interno di un mondo virtuale, ma solo alla volontà di volerlo vivere consapevolmente, indipendentemente dalle sovrastrutture che la società impone (e dai limiti legati all’inesperienza dell’età dal momento che Second Life è popolata da persone di età adulta).
Entrare in Second Life, oltre che per soddisfare la curiosità di vivere un’esperienza immersiva tridimensionale già di per sé ampiamente appagante, vuol dire innanzitutto mettersi in gioco alla ricerca non solo della conoscenza della piattaforma virtuale come strumento per far proprie nuove professionalità, ma anche coltivare vecchie passioni o risvegliare quelle sopite ma anche esplorarsi intimamente, mettendosi a nudo, sciogliendo i nodi delle proprie frustrazioni o cominciando ad ammettere che se ne abbiano e il farlo, in un ambiente che si presenta più flessibile e pervaso da meno rigidità strutturali come quelle contenute nella società reale, può risultare più semplice.
Come ricorda Maldonado, l’ambiente virtuale non va considerato come un’alternativa alla vita reale ma come uno spazio in cui crescere, una creatio mundi non una fuga mundi dove realizzare l’espansione del sé e dunque magari trovare, perché no, anche l’anima gemella.
Ivonne Citarella