Cos’hanno in comune un tubetto di dentifricio, un mozzicone di sigaretta, una cialda usata ed un vecchio paio di ciabatte da mare?
Si tratta di rifiuti, ingombri di cui probabilmente ci libereremmo gettandoli in un qualche cassonetto di raccolta indifferenziata, in mezzo agli scarti domestici ed a quel vecchio maglione strappato di cui è giunta l’ora di disfarsi. Oggetti senza apparentemente alcun valore e per i quali siamo anche costretti a pagare la tassa di smaltimento dei rifiuti.
E se qualcuno fosse interessato a comprarli?
Dai diamanti non nasce nulla, dal letame nascono i fiori
E' in questa famosa frase di De Andrè che si riassume la folle genialità di Terracycle, grande azienda americana pioniera nel riciclaggio dei rifiuti, che parte proprio da qui: trovare una seconda vita a tutti quei prodotti difficilmente riciclabili o riusabili. Come? Affidandosi agli stessi prodottori/utilizzatori di quei rifiuti, sparsi per gli Stati Uniti ed in altri 20 paesi. Privati cittadini, ristoranti ed uffici. Perché farlo? Perché esiste una chiara e dimostrata convenienza economica, un modello di business di successo, ancor prima che una nobile iniziativa dal punto di vista prettamente ecologista.
Le brigate del riciclo
Il meccanismo è semplice: ogni membro di Terracycle aderisce ad una o più “brigate”, ovvero le squadre virtuali per il raccoglimento di un particolare rifiuto. Ce ne sono circa 50, intente a raccogliere toner usati, anime dello scotch, paia di scarpe, fotocamere e quant’altro. Ogni spedizione viene poi mandata all’impianto di Terracycle, nel New Jersey, per corriere espresso. E’ questo il luogo dove i materiali vengono a nuova vita, si trasformano in oggetti nuovamente utili alla Società.
Qualche esempio? Scarti di plastica che diventano vasi da balcone o staccionate, giornali che si trasformano in matite, confezioni di merendine che magicamente riappaiono come rastrelliera di bici o come kite surf. E non meno importante: mozziconi di sigaretta che diventano…posacenere! Quest’ultimo in particolare è un risultato straordinario, vista la quantità di mozziconi prodotta giornalmente e i notori tempi parabiblici di smaltimento in natura. Sono quasi 200 i prodotti del catalogo Terracycle, acquistabili online dal relativo a prezzi non esattamente popolari (ma che devono certamente ripagare le spese di spedizione e l’indubbia complessità del processo di riciclo di materiali non convenzionali).
Cosa ci guadagno?
Ma cosa spinge il “brigadista” ad impegnarsi nella raccolta, impacchettamento e spedizione? L’anima ecologista in primis, lo spirito di emulazione, il fascino del consumatore illuminato, ed anche la possibilità concreta di poter ricevere un piccolo ritorno economico da quello che fino ad allora era stato un costo. In che modo? Per ogni “lotto” del rifiuto inviato (che deve comunque avere una quantità minima, solitamente in termini di peso), vengono accreditati dei punti sulla piattaforma Terracycle. Questi possono essere utilizzati per comprare gli stessi prodotti per cui si è contributo alla creazione con il proprio materiale (oppure prodotti afferenti ad altre waste streams) oppure effettuare una donazione verso una delle tante organizzazioni no profit che hanno stretto alleanza con Terracycle.
Non solo riciclaggio
Terracycle non è una delle tante piccole organizzazioni private con scopi nobili e dai risultati difficilmente misurabili. E’ piuttosto una grande azienda, con decine di dipendenti ed un mega sito di raccolta, stoccaggio e smistamento. Terracycle raccoglie rifiuti da oltre 20 milioni di persone sparse in 20 paesi con un impatto significativo nella riduzione concreta dei rifiuti che finiscono nell’inceneritore, o peggio in discarica o su qualche spiaggia. L’azienda si è però spinta oltre, spaziando dall’educazione ambientale all’interior design ecosostenibile, con team dedicati capaci di allestire un uffici perfettamente funzionante basandosi solo su materiali riciclati, con risultati apprezzabili anche dal punto di vista meramente estetico.
Terracycle rappresenta però una cattedrale nel deserto, capace di raccogliere una goccia dell’oceano di rifiuti che giornalmente produciamo e sprechiamo. Le opportunità non mancano, le brigate crescono, tracciando il percorso verso un’economia finalmente circolare.