Come da tradizione ormai consolidata, ogni novità introdotta da Mark Zuckerberg per la sua creatura è accompagnata dai soliti, risaputi fattori: scetticismo, ironia e preoccupazione per la privacy.
E' questo terzo fattore, in particolare, che è sulla bocca di tutti negli ultimi giorni. Non solo perché la Graph Search di Facebook mette a nudo (di nuovo!) ciò che gli utenti nella loro storia su Facebook hanno condiviso, scritto o apprezzato, ma anche perché i disastri che questo innovativo strumento di ricerca potrebbe combinare sono sotto gli occhi di tutti.
A mostrarli in maniera chiara e diretta, ad esempio, ci ha pensato Tom Scott, un nativo digitale che per mestiere tiene conferenze sul web e sui social network. L'idea è tanto geniale quanto semplice: appena ottenuta l'attivazione alla versione beta della Graph Search, Tom ha iniziato a pubblicare su un Tumblr creato appositamente per l'occasione (Actual Facebook Graph Search) i risultati più divertenti e paradossali. Si va dalle “persone sposate a cui piacciono le prostitute” alle “aziende che hanno assunto persone a cui piace il razzismo”.
L'intento di Tom, oltre quello di strapparci un sorriso, è soprattutto quello di porre l'attenzione su un aspetto cruciale della nostra esperienza su Facebook, e più in generale sui social network: ciò che condividiamo, che sia un nostro pensiero piuttosto che un pensiero altrui, è di pubblico dominio. In pratica, ci appartiene ma non più in maniera esclusiva. L'unico modo per "difendere" l'intimità di alcuni contenuti (per quanto si possano mantenere intimi dei contenuti condivisi su una piattaforma enorme e vasta come il web) è essere attenti alle impostazioni sulla privacy che Facebook ci fornisce.
Gli strumenti per difendere i nostri contenuti ci sono. Il problema però è che la piattaforma si evolve, e con essa anche la visibilità di ciò che pubblichiamo.
Ad esempio, se noi abbiamo settato una visibilità limitata ai soli nostri amici per le foto caricate su Facebook due anni fa, avremmo dovuto controllare che tale impostazione fosse tale ad ogni cambiamento. Non è insolito, infatti, imbattersi in profili totalmente privati ma in cui le immagini di copertina (spesso foto tanto personali quanto quelle del profilo) sono di pubblico dominio, semplicemente perché non si è prestato attenzione ad aggiornare le opzioni dopo l'introduzione della cover.
Lo stesso avviene oggi con la Graph Search, ed è per questo che Gizmodo ci indica 3 impostazioni sulla privacy di Facebook che dovremmo modificare prima del rilascio della Graph Search per evitare che qualcuno vi trovi cercando "uomini single a Milano a cui piace Will&Grace" :-D
Eliminiamo il nostro nome dalle ricerche
Per gli estremisti è possibile eliminare il problema della privacy a monte: per evitare qualsiasi tipo di problema è possibile far sì che nessuno ci trovi all'interno del nuovo motore di ricerca elaborato dei geek di Zuckerberg.
1. Facciamo clic sull'icona del lucchetto in alto a destra.
2. Facciamo clic su "Vedi altre informazioni".
3. Alla voce "Chi può cercarmi?" alla sezione "Chi può cercarti utilizzando l'indirizzo e-mail o il numero di telefono che hai fornito" indichiamo "Amici" e deflegghiamo l'autorizzazione a "Vuoi che gli altri motori di ricerca rimandino al tuo diario?".
In questo modo non solo non saremo associati ai nostri "like" e alle nostre condivisioni, ma sarà totalmente impossibile per gli altri trovarci inserendo il nostro nome associato ai nuovi parametri della Graph Search.
Verifichiamo il nostro "Registro Attività"
Attraverso il "Registro Attività" avremo la possibilità di filtrare e verificare i contenuti di altri nei quali veniamo "taggati". Una foto, un check-in, un semplice tag in un link. Saremo noi a decidere se il contenuto sarà o meno visibile sul nostro diario.
1. Facciamo clic sulla solita icona del lucchetto in alto a destra.
2. Facciamo clic su "Chi può vedere le mie cose?".
3. Facciamo clic su "Usa Registro Attività"
Da qui potremo eliminare un contenuto (un messaggio sarà inviato a chi ci ha taggato), nasconderlo o limitarne la visibilità. Insomma, un pannello di controllo di tutta la nostra presenza su Facebook.
Limitare l'accesso ai contenuti passati
1. Facciamo clic sull'icona del lucchetto in alto a destra.
2. Facciamo clic su "Vedi altre informazioni".
3. Alla voce "Chi può vedere le mie cose?" clicchiamo su "Limita i post passati". Qui possiamo con un semplice click limitare la visibilità ai soli nostri amici di tutto ciò che abbiamo pubblicato in passato. In questo modo il nostro nome non potrà essere associato ai nuovi parametri di ricerca della Graph Search.
Una comoda soluzione: FaceWash
Infine un piccolo trucco per la vostra serenità personale. Grazie a FaceWash, una comoda applicazione per Facebook, potrete fare un controllo immediato del vostro passato on line. FaceWash in pochi minuti scorrerà tra le vostro foto, link e contenuti condivisi individuando grazie a complessi algoritmi i contenuti potenzialmente compromettenti, eliminandoli con un solo click. L'applicazione richiede l'accesso al nostro profilo e va autorizzata a pubblicare a nostro nome (possiamo selezionare l'impostazione di visualizzazione dei post "solo io").
Una volta terminato il processo, potrete scorrere i contenuti potenzialmente compromettenti suddivisi per categoria, decidendo quali eliminare. Inoltre, si può essere ancora più specifici e chiedere a FaceWash di incentrare la ricerca su specifiche parole chiavi.
Insomma, i mezzi per potersi proteggere ci sono. L'importante è saperli utilizzare, senza farsi prendere dal panico o dalla classica frenesia del momento. Sicuramente, con l'avvento della Graph Search, è il momento giusto per le pulizie di primavera ;-)