Quest'articolo è il seguito di “Marketing elettorale e comunicazione politica online [PARTE 1]" uscito lo scorso 5 febbraio su Ninja Marketing.
Il Marketing politico: le contrapposizioni tra Italia e Stati Uniti
In occasione delle elezioni 2012 YouTube dedica un canale all’intero avvenimento: Politics. Non è casuale che tutte le innovazioni nel campo del marketing politico provengano da oltreoceano, dove:
1. il sistema politico è fortemente concorrenziale;
2. esiste una disciplina della privacy meno stringente;
3. la popolazione è mediamente più tecnologizzata.
In Italia la situazione è totalmente differente: il Porcellum e le liste bloccate imposte dall'alto fanno sì che i nostri politici si sentano “unti” e la voglia di fare comunicazione politica diviene un’esigenza solo a ridosso delle campagne elettorali.
Come si legge nel sito della fondazione camera in un post che riassume le conclusioni dello studio effettuato da Sara Bentivegna (pubblicate nel libro Parlamento 2.0):
“Con l’obiettivo di descrivere puntualmente la situazione italiana è stata condotta una ricerca empirica che ha monitorato per circa un mese (febbraio 2011) la presenza e l’attività̀ dei parlamentari in internet. Il quadro che ne emerge è, a dire il vero, non proprio brillante. Complessivamente, è presente nella websfera solo il 55,5% dei parlamentari, con uno scarto di circa 10 punti tra Camera (58,3%) e Senato (49,8%). Per dare un’idea dell’arretratezza della situazione italiana, è sufficiente porre a confronto i dati relativi all’adozione del sito – espressione più compiuta del web 1.0 e ormai superata dal web partecipativo – con quelli di paesi con caratteristiche simili (forniti dai periodici Rapporti dell’Inter Parliamentary Union): 25% vs 81%. Né va meglio sul fronte dei social network, ovvero l’ultima tentazione tecnologica prontamente adottata da circa 2 milioni di cittadini italiani. I dati registrati nel 2012 vedono i parlamentari italiani presenti nella misura del 21% contro il 70% dei loro colleghi statunitensi e il 49% degli ospiti di Westminster.”
Per onore di cronaca bisogna dire che le cose nell'ultimo anno sono cambiate: infatti i leader nostrani hanno cominciato ad invadere massicciamente i social e soprattutto Twitter.
L'establishmnet si è accorto della veridicità di quanto affermato da Alec Ross secondo cui il web ha eroso il potere d'intermediazione di 3 soggetti: delle agenzie, dei giornali e dei partiti e si è accorto che i numeri degli internauti, soprattutto sui social, non si possono trascurare.
Peraltro i politici italiani (eccetto Grillo,Vendola, Renzi, Civati ed altri big) sono molto lontani dall'avere strategie di comunicazione efficaci: i loro staff spesso ignorano le sottigliezze della Rete e le logiche dei canali scelti. Non è un caso che si sia preferito Twitter rispetto agli altri social.
Come rilevato di recente dal Centro Studi Etnografia Digitale, studiando matematicamente l'evoluzione della comunicazione delle primarie su Twitter, non si è svolto un dibattito politico, ma una comunicazione con le seguenti caratteristiche:
a) un discorso verticale: gestito e monopolizzato principalmente da politici e giornalisti
b) un discorso autoreferenziale: in cui si parla principalmente delle primarie in sé e dei candidati
c) un discorso mediatico: gestito (da giornalisti) ed influenzato dai media tradizionali (CSX Factor)
d) un discorso mediatizzato: il topic principale che circola al suo interno è un argomento tipicamente televisivo, che abbiamo definito ‘politics’ (ovvero un “discorso di politica su un piano generale incentrato sulla qualità, sul confronto, sui giochi di alleanze e sui risultati sondaggistici di candidati e partiti”).
Soprattutto, quello che molti dei leader non comprendono (o non vogliono comprendere), è che la Rete, oltre ad essere una cassa di risonanza e uno strumento di self promotion, può rappresentare un mezzo per migliorare la propria azione politica e amministrativa.
La Rete: un utile strumento di democrazia partecipata
Grazie alle tecnologie digitali e al data mining è possibile conoscere i temi caldi, richiedere suggerimenti, consigli, ricevere segnalazioni. Senza la pretesa di voler essere esaustivo, il Web può essere utilissimo per:
● lanciare sondaggi su temi e questioni politiche;
● richiedere input su aspetti di carattere organizzativo;
● ricevere lamentele su disservizi dalla cittadinanza;
● sollecitare commenti su azioni, proposte di leggi o provvedimenti amministrativi;
● organizzare eventi.
La vera rivoluzione consentita dalla Rete è proprio l’opportunità che, per la prima volta, si presenta a cittadini e politici di poter collaborare nella gestione della Res Publica e dialogare senza filtri.
Ritengo che l'utilizzo della Rete come supporto, pungolo, stimolo, controllo, interazione, non come semplice strumento di propaganda/campagna elettorale, costituisca lo sviluppo più interessante del futuro prossimo.
Perché ciò avvenga, è richiesto un cambiamento da parte di politici e cittadini:
● ai politici si richiedono trasparenza e lungimiranza,
● ai cittadini elettori si richiede partecipazione e responsabilità civica.
Sia in Italia che all'estero esistono esempi costruttivi in tale direzione: i tempi sono maturi.