Come confermato Martedì sul suo blog ufficiale, Twitter ha acquisito Bluefin Labs, una delle principali società di misurazione degli ascolti televisivi e dell'interazione con i social network. Fondata nel 2008, fornisce analisi di dati per inserzionisti, agenzie e reti televisive. Ovviamente, dopo l'acquisizione rispetterà i contratti già stipulati in passato ma inizierà un'attività esclusiva di analisi per Twitter.
Non è stato reso noto il prezzo d'acquisto ufficiale, ma fonti attendibili affermano che questa è l'acquisizione più dispendiosa dalla nascita di Twitter dopo l'acquisto di TweetDeck per 40 milioni di dollari del maggio 2011. La cifra oscillerebbe tra i 50 e i 100 milioni di dollari. Uno sforzo decisamente grande da parte del social network di San Francisco, e che riflette l'enorme interesse che c'è sul tema dell'interazione con l'entertainment del piccolo schermo.
Risale appena allo scorso dicembre, infatti, l'annuncio di una partnership esclusiva con Nielsen volta a creare il Nielsen Twitter TV Rating, un nuovo standard di misurazione del successo social di un programma televisivo che si basa interamente sui dati di Twitter. Insomma, un tentativo di rispondere ai nuovi stimoli del mercato, determinati dal modo sempre più interattivo con cui gli spettatori vivono l'esperienza televisiva. I freddi dati dello share non bastano più. Oltre a capire in quanti guardano un determinato programma, l'obiettivo è quello di capire il livello di interazione che quel programma genera negli spettatori.
Il forte feeling tra Twitter e la televisione è ormai consolidato. Basti pensare al record di cinguettii dell'ultimo Superbowl che, anche grazie al lungo blackout, è diventato uno degli eventi più social di sempre, con oltre 30.600.000 cinguettii (proprio secondo Bluefin Labs). Appare quindi logico che a San Francisco si cavalchi l'onda cercando di creare una nuova nicchia, dove Twitter è lo strumento privilegiato per giudicare la risposta (positiva o negativa) del pubblico ad un particolare film o programma.
Tale volontà è ancora più chiara se si guarda al report preparato per gli investitori dal team di TwitterUK e diffuso da Business Insider. In particolare, la principale motivazione che ha spinto Twitter ad acquistare la Bluefin Labs è il rapporto fortemente simbiotico fra Twitter e la televisione. Gli utenti amano parlare di ciò che stanno guardando in TV ed amano altrettanto leggere le opinioni degli altri spettatori del programma.
Secondo il team che ha studiato le opportunità dell'acquisizione, Twitter accorcia le distanze tra gli spettatori e ciò che amano. Permette loro di scoprire facilmente cosa in quel determinato momento potrebbe interessarli maggiormente. Un interesse che si esprime in volume di conversazione: oltre 400.000.000 di tweet vengono inviati ogni giorno su ciò che accade nella vita reale e che viene commentato su Twitter. Questo accade anche per i programmi televisivi: quando c'è un programma particolarmente atteso o un momento clou di uno specifico show, arrivano puntuali i picchi di conversazione.
Twitter e la televisione possono quindi dar vita ad un circolo virtuoso con cui un hashtag in onda può aumentare l'interazione degli spettatori sui social network e, di contro, la conversazione sulla timeline di un utente può spingerlo a guardare quel programma. In Italia, il primo esempio di questo tipo di attività è stata l'ultima edizione di X Factor, aiutata dall'esperienza già maturata negli USA: un grande successo sia televisivo che sociale.
E questo vale anche, e soprattutto, per la pubblicità: tanto più è profonda l'interazione, tanto maggiore è la curiosità del consumatore verso quel prodotto o quel brand. E Twitter è come un tesoro per gli inserzionisti che sempre più lo preferiscono agli altri social network per veicolare la loro presenza on line (basti pensare ai dati record sull'integrazione Twitter-Spot Tv dell'ultimo Superbowl).
In quest'ottica la Bluefin Labs è l'investimento perfetto. Offrendo report dettagliati su quali sono i brand e i programmi tv più discussi sui social media, è in grado di fornire i dati da cui partire per attirare gli inserzionisti, mostrandogli che l'investimento vale contatti, conversazione e - di conseguenza - vendite. Perché se è vero che l'obiettivo potrebbe essere far crescere il pubblico di un programma, d'altro canto quel pubblico è un perfetto target di utenti verso cui veicolare un particolare messaggio pubblicitario.
Insomma, l'intento finale legato a questo acquisto è ancora poco chiaro, ma certamente si avvicina a grandi passi il momento di una nuova social tv in cui lo spettatore non è più "passivo", ma protagonista "attivo" della programmazione e dello spot ad essa collegato.