Di Ivonne Citarella – Sociologa e Second Lifer
Il 15 maggio si è tenuto un meeting organizzato in Second Life da Giulio Prisco dal titolo Back to the future in the Metaverse, per discutere di rinascita virtuale e di iniziative future come conferenze, eventi in realtà virtuale o mista e di progetti educativi. Con lui, a presenziare il meeting, Philip Rosedale, Ben Goertzel, Stephen Larson, Christopher Benek, Natasha Vita-More e David Orban.
Questa conferenza rappresenta un balzo in mondi futuristici così tanto vicini quanto anche lontani dalla nostra quotidianità. Pura “possibile” fantascienza!
Si sente nell’aria che siamo davanti ad una svolta epocale e la stessa Second Life così com'è, compresa o mal compresa per le sue potenzialità, sarà probabilmente soppiantata da un nuovo futuristico mondo virtuale, forse alla portata di tutti in termini di approcci intuitivi, costi e quant’altro.
Ma proprio davanti a questo immaginario futuristico, peraltro molto affascinante, ho formulato una riflessione, anche alla luce di un filmato che gira su Facebook, in netta contrapposizione con l’oggetto del meeting, che esalta la tecnologia, in cui si afferma che essa al pari dei social network contribuisca all’isolamento dell’individuo dal resto del mondo, illudendolo con relazioni sociali non vere.
Ciò può essere vero nella misura in cui, io, per fare un esempio, usassi Facebook, al solo scopo di collezionare un gran numero di amici, senza ricercare con essi alcun tipo di relazione/interazione.
Ben diverso, invece, è per tutti quelli che come me, grazie a Facebook, hanno rincontrato o sono stati ben lieti di riabbracciare, non solo virtualmente, vecchi amici persi di vista. L’avere loro notizie mi ha reso contenta.
Da qui, quindi, la mia domanda: che impatto ha avuto questa tecnologia sulla mia vita in termini di relazioni sociali? In che modo essa è stata utile a me stessa e a chi mi sta vicino?
Ebbene, ripensando ai miei timidi passi nel web e nel mondo dei social network, la mia natura molto socievole ha fin da subito condizionato l’introduzione del loro uso e quale di essi usare nella mia vita quotidiana. Infatti, secondo me è proprio nella tecnologia intrisa di socialità che a mio avviso si può dare un senso ad essa, e non diversamente. Naturalmente, differente è quando si parla del mondo del lavoro nel quale la formalità è esplicitamente ricercata.
La mia scelta, quindi, mi ha posto incondizionatamente ad una distanza abissale con quanto il video, di cui sopra, asseriva.
Tutti gli strumenti tecnologici mi sono serviti e li ho utilizzati come mie estensioni arricchendomi di valori, oltre che, di informazioni che, in verità, possono anche restare sterili se fini a se stesse. La conoscenza, a mio avviso, è bella se condivisa.
Ogni strumento o luogo ha valore se mi riconduce al fine che mi appartiene come essere umano che è quello di socializzare.
Ad esempio, a lungo si è discusso sulla questione di Second Life se esso sia o non sia un social-network. Di sicuro è nato come un investimento fruttuoso nel mondo degli affari ma ciò che ha tenuto, più dei ritorni economici, a undici anni dalla sua nascita, è stato l’avere creato al suo interno una comunità forte e coesa.
Non a caso, nel meeting Go back to the future in the Metaverse, Philip Rosedale ha accennato agli esperimenti tecnologici che si stanno conducendo al fine di animare l’avatar emotivamente con l’uso di espressioni facciali.
Si sa che la comunicazione si basa anche sulla gestualità del nostro corpo e emotivizzare gli avatar la dice lunga in termini di socializzazione nei mondi virtuali e… credetemi è così ed anche di più!
Nel prossimo post vi parlerò della seconda edizione del Salerno in Fantasy!
Stay tuned!