Ci ha pensato Julie Sygiel, fondatrice di Dear Kate, a raccontare un modello di donna che pochi hanno voglia di mostrare, mediando tra femminilità, tecnologia e carriera professionale.
Una collezione dedicata, più che intitolata: Ada Collection - dal nome Ada Lovelace, prima programmatrice di computer al mondo.
Il lookbook per la linea di lingerie mostra sei donne di spicco nel mondo della tecnologia, in posa con computer e codici mentre si spogliano fino alla biancheria intima. Le foto riportano citazioni e riflessioni delle protagoniste rispetto al loro ruoli nel settore della tecnologia.
Julie Sygiel ha detto che ha intenzionalmente collocato le modelle sul posto di lavoro, con l'intenzione di rappresentare un'idea e un'ideale di donna nuovi rispetto ai classici modelli.
"Ritengo siano inflazionate le foto che raffigurano donne semplicemente in piedi, con sguardi sexy. Non traspare mai il ruolo di potere e di controllo" - spiega Sygiel al Time - "Nelle nostre foto è importante ritrarre donne attive e ambiziose. Non sono solo in piedi ad aspettare che le cose accadano."
Ovviamente non sono mancate le voci fuori dal coro criticando come offensiva la campagna, tra cui le femministe, sostenendo che le foto pongono l'accento sulle discriminazioni di un settore che è già pieno di abusi sessuali e misoginia.
"Proponendo foto di professioniste in lingerie, il messaggio che passa è quello di una figura professionale poco seria " ha dichiarato Elissa Shevinsky, CEO di Glimpse Labs, al Time.
D'altra parte, Adda Birnir co-founder e CEO di Skillcrush ha detto che non ci ha pensato due volte quando Dear Kate ha chiesto di partecipare al servizio fotografico. "Credo sia un'azienda incredibile, che ha integrato nel migliore dei modi il punto di vista delle donne, e volevo aiutarli sostenendo le loro scelte", ha commentato.
Birnir giudica la polemica interessante e sorprendente, aggiungendo che crea una conversazione fondamentale nel mercato. "Tutte le donne hanno corpi e indossano biancheria intima; è riduttivo relegare tutto agli universi della mondanità. Non siamo né le donne che posano in biancheria intima, nè le donne che hanno a che fare col codice o le donne solo attraenti. Siamo donne che vivono la propria sessualità così come il proprio ruolo professionale. Siamo tutte le cose in una volta, ed è una questione complessa quella di non riuscire a trovare in una sola formula la traduzione di tutto ciò che siamo".
Rebecca Garcia, fondatore di GeekGirlWeb, commenta la campagna a Business Insider: "Penso che mettendo in evidenza le donne e le loro carriere, possa cambiare la stessa proiezione che le donne hanno di sé stesse. È per l'idea di corpo che passa che sono entusiasta di far parte del lookbook."
E continua commentando le discriminazioni sessuali che avvengono nel settore ."Diverse donne sono state colpite dal sessismo nella tecnologia", e aggiunge: "Ho conosciuto ogni tipo di discriminazione; per l'età, per non essere prese sul serio come programmatrici, e penso che questa campagna aiuti a normalizzare l'idea che le donne possano stare bene nella propria pelle pur operando in un settore maschile."
Birnir vede la campagna come il passo di un processo più ampio, utile a raggiungere la parità di genere in tecnologia.
Concludiamo con questa sua riflessione:
"Non credo che una sola campagna possa risolvere tutto. Abbiamo bisogno di più donne nelle posizioni C-level (chief-level). La soluzione non è nel negare la bellezza dei corpi femminili ma di poterli celebrare in aggiunta al cervello."