Che Facebook abbia una “relazione molto complicata” con la privacy è ormai risaputo. Mentre il popolo dei Facebooker si divideva in apocalittici – quelli che promuovevano le giornate senza Facebook, per intenderci – e disinteressati, ci ha pensato il Wall Street Journal a fugare ogni dubbio.
Da un’inchiesta realizzata dall’autorevole quotidiano newyorkese risulta infatti che attraverso le application di Facebook siano state trasmesse informazioni sensibili sugli utenti a dozzine di compagnie pubblicitarie e di Internet tracking.
Tra gli oltre 500 milioni di utenti Facebook ben il 70%utilizza delle app, il che include anche coloro i quali hanno impostazioni molto rigide per la privacy.
Sebbene le application in questione non siano state create da Facebook ma da altre aziende, un portavoce del social network è stato costretto ad ammettere che “l’ID di un utente può inavvertitamente essere condiviso da un Internet browser dell’utente o da un’application”. Ma che l’essere a conoscenza di un ID “non consente l’accesso alle informazioni private di qualcuno su Facebook” – quest’ultima affermazione trova i suoi limiti laddove un utente non ha impostato in maniera rigida la propria privacy. Il portavoce aggiunge inoltre che la compagnia dovrebbe introdurre nuove tecnologie per risolvere il problema.
Le app incriminate
Vediamo adesso quali sono le application finite nel mirino del Journal. Si tratta di alcune tra le app più popolari tra i Facebooker, come FarmVille con 59 milioni di utenti, Texas HoldEm e FrontierVille. Le tre celebri app incriminate appartengono tutte alla compagnia Zynga Game Network Inc. Risulta inoltre che attraverso FarmVille non siano state trasmesse solo informazioni sugli user ma anche sui loro amici.
Facebook si difende, sostenendo di aver già disabilitato migliaia di app sospette. Tuttavia non risulta chiaro di quali app si trattasse, di quanti utenti e della misura in cui siano riusciti a contenere i danni per la privacy.
Tra le app cancellate ci sono quelle appartenenti a LOLapps Media Inc. come ad esempio Gift Creator, utilizzato da 3 milioni e mezzo di utenti e Quiz Creator con 1 milione e 400mila utenti. Attualmente se un utente prova ad utilizzare queste app, sarà rimandato alla homepage di Facebook.
"Non l'abbiamo fatto apposta"
Il Journal ha scoperto che LOLapps Media Inc. trasmetteva i dati degli utenti a RapLeaf, che, basandosi sulle attività online dei Facebooker, compilava e vendeva profili ad altre aziende.
Il vicepresidente del business development di RapLeaf ha risposto: “Non l’abbiamo fatto apposta”.
E qui, spero mi perdonerete, mi scappa una risata.
Qualcuno potrebbe obiettare che la raccolta di dati è innocua per l'utente, visto che viene utilizzata per stilare statistiche, in cui si mantiene l'anonimato degli ignari partecipanti. C'è da chiedersi però se si voglia far parte di una ricerca di mercato senza dare un esplicito consenso.
La politica di Facebook vieta ai creatori di app di trasferire i dati degli utenti ad altre compagnie, anche se sono gli stessi utenti a dare il consenso. Pare proprio che tale divieto finora non sia stato sufficiente.
Siate cauti!
Riusciranno i nostri eroi ad introdurre una tecnologia per proteggere la privacy delle centinaia di milioni di utenti, che usano le oltre 500mila app? Lo scopriremo nelle prossime puntate.
Nel frattempo invito alla cautela, ricordando che, ogni volta che ti appresti ad utilizzare un’app, esce sempre una finestra che ti chiede il permesso per raccogliere alcuni dei tuoi dati e, a volte, anche quelli dei tuoi contatti, cosa che dovrebbe farti sentire puzza di violazione della privacy in arrivo. Se non si accorda tale permesso non è possibile utilizzare l'app. Ciò avviene per ogni app, senza eccezioni. Ebbene sì, anche quando fai il test per scoprire quale personaggio di Sex & the city sei.