L'Apple Watch fa sempre discutere, nonostante il grosso focus che gli era stato dedicato al momento della presentazione da parte di Tim Cook: il numero di vendite determinano un successo o un clamoroso flop?
Nell'attesa che i dati orientino un po' di più le risposte, cominciano a diffondersi i primi spot, e influencer ed early user hanno già al polso gli orologi di casa Apple. Come per ogni prodotto che si rispetti, i brand cominciano a studiare strategie per inserirsi nella vita e al polso, dei consumatori, sfruttando questo innovativo device per arrivare a realizzare un advertising che sfrutti il "contatto" fisico.
Una prima possibilità è garantita dalle funzionalità di tracking dell'Apple Watch, che permettono una profilazione del consumatore molto precisa, aumentando in modo esponenziale quelli che già sono big data disponibili alle aziende (alla faccia delle cookie policy).
Una conoscenza approfondita che può portare ad un'esperienza di advertising davvero utile e su misura, ma, citando Cole Sletten (direttore creativo dell'agenzia Ready Set Rocket), una conoscenza che può diventare un'arma a doppio taglio.
Pensateci. Già mal si digerisce di venire invasi da pop up pubblicitari quando si naviga su internet, e ancora meno da mobile: figuriamoci la possibilità di avere un avviso pubblicitario quasi fisicamente sulla pelle. L'impulso estremo sarebbe il voler gettar via l'orologio, mettendo anche fine all'esistenza stessa del device (già ampiamente criticato al momento della commercializzazione).
Il pericolo quindi è che il consumatore si senta invaso nella sua privacy, e infastidito da uno strumento ancora troppo nuovo, forse percepito ancora come un accessorio o un gioco.
Il consiglio per rendere efficace l'advertising su Apple Watch è quindi proprio di ridurlo al minimo.
Non sappiamo ancora di che si tratta, non sappiamo cosa sia, non sappiamo cosa può essere, non sappiamo cosa... diventerà, sappiamo solo che è fico! E questo è un valore inestimabile a cui non rinuncio.
-The Social Network
Questa frase, ovviamente estrapolata del film The Social Network, riassume bene quello che potrebbe essere un punto di vista sulla questione. L'Apple Watch ha infinite potenzialità, tutte da esplorare. Renderlo subito commerciale e riempirlo di pubblicità potrebbe portare a molte rinunce agli acquisti.
Nella miglior tradizione dei social network e dei device predisposti a far vivere un'esperienza profilata all'utente sarebbe quindi meglio verificare la reazione del pubblico, testarla e capire quali sono le applicazioni pratiche più usate e gli adattamenti necessari da integrare.
Oltre alle problematiche più "percettive", c'è un secondo aspetto su cui i brand e le agenzie dovranno tener conto: le dimensioni dello schermo così piccolo, rispetto a quelli di smartphone e computer, induce a una capacità d'attenzione ancora minore da parte del consumatore.
Come rendere possibile l'advertising su Apple Watch dunque?
Anche qui ci si può rifare alle strategie dei social media manager di successo: content management di valore e creatività intelligente.
Un suggerimento che ci ha particolarmente convinto e colpito è quello di spingere le persone a credere di essere in una comunità: un esempio può essere proporre anche attraverso i media tradizionali occasioni d'acquisto esclusive per clienti in possesso di Apple Watch.
Se invece la decisione di sfruttare direttamente Apple Watch come mezzo pubblicitario è presa, allora la soluzione giusta potrebbe essere tramite notifiche push, magari collegate alla geolocalizzazione. Sfruttando le tecniche di marketing di prossimità, che hanno ripreso vigore dopo l'introduzione dell'iBeacon lo scorso anno, si possono inviare notifiche personalizzate per sconti e promozioni al passaggio vicino a un punto vendita, oppure proporre servizi di customer service più personalizzati, soprattutto in contesti di retail marketing.
Insomma, l'advertising su Apple Watch è una sfida per i marketer che vogliono raggiungere un pubblico di early user ma non essere invasivi.
Quelli che hanno avuto successo hanno implementato la strategia dandogli un'accezione di possibilità di servizi user value anziché di mero obiettivo promozionale. Ad esempio American Airlines sta proponendo servizi di notifica molto precisa su tutte le informazioni di viaggio, e BMW ha studiato delle app che permettano di controllare lo stato di salute del proprio veicolo, o trovare la propria auto in un parcheggio; Target invece ha rilasciato un'applicazione che permetta ai clienti di orientarsi al meglio dentro lo store.
Insomma, le possibilità sono infinite: staremo a vedere come brand e agenzie decideranno di sfruttarle.