La maker economy è un nuovo modello in cui tutto può essere autoprodotto e in cui svanisce la necessità di dipendere dal mondo industriale o da entità invalicabili che detengono la capacità produttiva. Un modello economico che inizia a non essere più una semplice utopia da quando la tecnologia, soprattutto con la nascita delle stampanti 3D, ha spinto alla creazione di intere community che si identificano come makers.
Un grandioso progetto produttivo che si potrebbe definire indipendente, è quello sognato e realizzato da WASP, acronimo di World’s Advanced Saving Project, produttrice di grandi macchine da stampa 3D, con un'idea ben chiara da realizzare: la ricerca del benessere collettivo e della conoscenza condivisa.
"Non è necessario essere grandi per trattare grandi temi, sono proprio questi contenuti a dare un senso al nostro operato", affermano dal team di WASP.
Stampa 3D e maker economy, così si trovano soluzioni ai problemi dello sviluppo sostenibile
La stampa 3D risulta ormai in una fase piuttosto avanzata del suo sviluppo. Lontano dalle più immediate applicazioni nell'ambito del design e della moda, si lavora già sulla possibilità della stampa di organi umani e sull'opportunità di trovare soluzioni condivise legate ai diversi ambiti della vita dell'uomo.
Un modello, quello della maker economy, esportabile ovunque, pensato per essere efficace soprattutto laddove ancora non esiste un tessuto produttivo e una rete di infrastrutture ben funzionanti. Uno sviluppo sostenibile autoalimentato e senza grossi problemi logistici.
Cos'è WASProject?
WASP è una realtà molto particolare: non accede ad alcun finanziamento e reinveste gli utili in ricerca, mentre la vendita delle stampanti più piccole, già in commercio, è il mezzo per raggiungere l'obiettivo di una mega stampante in grado di aiutare a risolvere un gravissimo problema del mondo, quello della casa.
Oggi, dopo tre anni di attività, il fatturato dell'azienda si avvicina a due milioni di euro e dà lavoro, tra dipendenti e collaboratori, a una quarantina di persone. E a breve si aprirà anche al mercato negli Stati Uniti.
Un progetto ambizioso: una casa per tutti, ovunque
"Le stime internazionali prevedono entro il 2030 una rapida crescita della richiesta di alloggi a prezzi accessibili ed adeguati per oltre 4 miliardi di persone con un reddito annuo sotto i 3000 dollari. La maggior parte di questi non potrà spendere più del 10% delle proprie entrate annue per soddisfare la richiesta abitativa. Per soddisfare questa domanda le Nazioni Unite stimano che per i prossimi 15 anni vi sarà un fabbisogno giornaliero di 100.000 unità abitative".
Da questo presupposto parte l'ultimo esperimento di WASProject, una enorme stampante 3D, alta 12 metri, in grado di dedicarsi direttamente in loco alla stampa di strutture abitative, per soddisfare le esigenze primarie umane secondo un modello di sviluppo sostenibile.
LEGGI ANCHE: Business sostenibile in Sicilia: Cum Laude, storia di una borsa [INTERVISTA]
L'idea è quella di costruire un villaggio, replicabile ovunque, che assecondi queste esigenze: "Una casa stampata con costo tendente a zero realizzata con materiali reperiti sul luogo è affiancata da un giardino verticale, sempre stampato con questa tecnologia, dove si pratica la coltura idroponica".
Terzo elemento del villaggio in 3D: un laboratorio contenente altre stampanti 3D compatte, con le quali realizzare manufatti di ogni genere e creare lavoro. Un esempio di come la maker economy sia in grado di autoalimentarsi in ogni senso, generando non solo prodotti, ma anche occupazione, con esperti in quelle che potrebbero essere le professioni del futuro: designer, stampatori e tecnici del 3D.
Convinti che "le idee che circolano consentono all’intelligenza collettiva di migliorare il progetto stesso", WASP ha appena concluso uno spettacolare evento a Massa Lombarda, durante il quale il focus è stato proprio la condivisione delle conoscenze e il punto sulla sperimentazione. Il tema ambizioso "La realtà del sogno" e al centro della tre giorni di incontri la grande stampante 3D da 12 metri.
Se "l’era dell’artigianato digitale è alle porte", grazie alla maker economy può essere alla portata di tutti.