Il primo giorno al Sonar è tutto come mi aspettavo: un delirio! Mi ritrovo catapultato in questa enorme aggregazione umana. C'è molta creatività, molto estetismo, tutti fanno di tutto per essere diversi e questo, sotto sotto, rende un po' uguali tutti i partecipanti a questo grande rito di aggregazione collettiva.
Da un lato e' interessante, dall'altro mi sembra tutto molto vuoto, ipnotico, drogato. Visto da qui il futuro appare molto decadente. Fortunatamente mi accorgo che è solo un'impressione superficiale. Al di là dell'impressione totale le singole tribù sono fatte da ragazzi vivaci,
intelligenti, sensibili. Molti sono contenti di essere qui, in questa zona temporaneamente autonoma. Si balla, si ascolta musica, molti si drogano, chi balla, chi si riposa sul prato. E' molto presente la dimensione della trance disintegrata, ahime', da qualsiasi ritualita' che non sia, in fondo in fondo, ansia di consumo.Volutamente sto vivendo questa esperienza in piena e totale lucidita'. La musica e' ottima, il cartellone offre il meglio del meglio ma per il momento sogno qualcosa di genuino.
E forse per questo che, guardando il cartellone, il mio occhio si ferma sulla sezione "Musica y Gastronomia"! Sembrerebbe davvero che ormai la cucina mediterranea la faccia da padrona in ogni campo! Quest'anno in Spagna si celebra l'anno della gastronomia, e il Sónar ha dedicato all'arte culinaria uno showcase dove suoni, alimenti ed utensili da cucina si divideranno uno dei palchi principali. Anche in questo caso, chef della casa i migliori artisti della scena musicale contemporanea. Corro a vedere di che si tratta! Un menù sperimentale è stato preparato - "plat Du Jour" - dal sempre intelligente Matthew Herbert che ci ha fatto assaporare i suoi ultimi progetti in campo di musica elettronica. Succulenti gli esperimenti acustici e culinari di María Durán del Sevillian propostasi con lo pseudonimo "Cuisine Concrète", raffinatissimi gli esperimenti interattivi e musicali della particolare ensemble viennese Vegetable Orchestra. Dieci musicisti molto particolari compongono questa orchestra insolita in cui tutte le specie delle verdure, comprate dagli esecutori essi stessi, si trasformano in strumenti musicali che variano da pezzo a pezzo per finire, al chiudersi del concerto, nelle pentole di un improbabile chef/maestro d'orchestra! L'artista María Durán di Sevillian cucina la sua squisita colonna sonora preparando davvero una pietanza, unendone, in un'unica melodia, tutte le possibili fonti musicali.
Paradossalmente a pranzo ho avuto il piacere di sedermi con lei (ancora non sapevo bene chi fosse in realtà) e mentre giocherellavamo con il suono delle vettovaglie l'ho sentita dire che "il numero di composizioni sane è uguale al numero delle ricette conosciute. E le variazioni sono infinite, secondo le diverse proporzioni fra gli ingredienti". Per l'esibizione di Herbert si registra il tutto esaurito, per motivi di sicurezza non lasciano entrare neanche gli accreditati. Mi trovo a protestare in mezzo ad una folla di qualche migliaio di giovani che non intendono in nessun modo perdersi il concerto del mago dell'elettronica.
Alla fine la calca ha la buona sul servizio d'ordine e riesco ad infilarmi nella gremitissima sala Escenario Home! L'aria è irrespirabile, fa un caldo boia, ma l'intimità della band sul palco (con tanto di cuoco e videoproiezioni) distrae il pubblico dalla scomodità della situazione. Il mio pass riesce a consentirmi un buon posto nel backstage.
Il trattamento del suono reale è stato sempre un'ossessione di Matthew Herbert. E così continua ad essere nel suo nuovo progetto. Questa volta, manco a farlo apposta, il guru britannico ha deciso di concentrarsi sulla cucina! La sua è un'esigenza di poesia, un ri-radicamento alla tradizione in un gesto artistico dalle forti connotazioni politiche contro McDonald's e la politica del junk food! I suoni degli ingredienti, dei contenitori, degli utensili da cucina si trasformano, grazie al talento naturale di Herbert, in raffinatissima musica.
E' giusto mettere la propria popolarità di artista contro le azioni delle multinazionali? "L'arte riflette la filosofia di un artista - così la pensa Herbert - C'è stata una guerra illegale contro l'Iraq. Se ci sono musicisti che non si pronunciano contro la guerra è facile dedurre che ne siano a favore; se Jennifer Lopez non canta contro la guerra, è chiaro che a lei la guerra sta bene. Un artista ha senso solo in relazione al suo contesto socio-temporale. Come artista ho la responsabilità di esprimere la mia opinione. Diversamente sarei complice del problema, no?". Dopo la scorpacciata di musica torno a casa, scrivo questo, pezzo e dopo una doccia andrò al party di benvenuto per stampa ed artisti. Ma di questo vi racconterò domani. Forse!