Si dice Cybercrime e subito si pensa ad azioni che, attraverso internet appunto, i criminali progettano accuratamente per acchiappare qualche sprovveduto.
Dal phishing che tenta di pescare le credenziali di accesso a carte di credito o conti bancari, ai vari ransomware che sequestrano, bloccandolo, il computer finché non si paga un riscatto, quasi tutte sono azioni che, sparando nel enorme mucchio di utenti, sperano di colpirne un certo numero.
Per quanto bassa possa essere la percentuale di successo, è pur sempre un ritorno economico positivo per il delinquente.
Ci sono però criminali che non hanno bisogno di progettare trappole: a loro basta andare a cercare i dati che servono nei vostri profili social.
Senza rendervene conto vi trasformate in complici del vostro carnefice.
Con le informazioni imprudentemente lasciate qui e là, un ladro di identità potrebbe ricavare le informazioni sufficienti ad impersonarvi, nei confronti dello stato, di una banca, di altri enti.
Non serve molto, tutto sommato: con nome e cognome, data di nascita, sesso e comune di nascita è possibile ricavare il codice fiscale di una persona, per esempio.
Secondo il CRIF, le frodi creditizie in italia sono state oltre 25mila nel 2014, e la perdita economica da loro causata ha raggiunto l’incredibile cifra di 171 milioni di euro.
Dal profilo delle vittime il CRIF ha rilevato che in almeno in un caso su tre il frodatore dichiara di essere un libero professionista o lavoratore autonomo: sono queste le categorie più vulnerabili in quanto i dati necessari sono più facilmente reperibili online.
Siete maschi single (veri o per finta?): attenzione alle richieste di amicizia di avvenenti fanciulle.
Potrebbero essere ne avventi ne fanciulle, ma criminali che faranno leva sul vostro appetito sessuale per convincervi ad intrattenere un incontro di sesso virtuale, magari con l’uso di una webcam. La sessione sarà prontamente registrata e, dietro minaccia di diffonderla, vi chiederanno dei soldi. La sextortion è un crimine in crescita: dalle 170 denunce del 2012, si è passati in italia a oltre 300 nel 2014. Ma i casi reali, secondo la polizia, superano quelli denunciati.
Oltre al furto di identità, un criminale potrebbe esplorare i profili social di potenziali obiettivi, già adocchiati, per approfittare di una loro assenza e introdursi nella loro abitazione e derubarli.
La geolocalizzazione può essere divertente e utile, ma porta con se anche questo rischi: un malintenzionato può facilmente sapere dove non siete e per quanto tempo sarete lontani.
Ma non è detto che debba essere così sofisticato: potrebbe bastargli vedere la foto delle vostre ginocchia mentre siete stesi in una spiaggia tropicale per capire che ha una opportunità di derubarvi.
Un tipo di azione criminale più odiosa è molto in voga dal 2001 in sudamerica, ed è resa più facile proprio dai social network: Il rapimento virtuale.
Questo crimine è, in sostanza, una estorsione telefonica. Il delinquente telefona alla famiglia della presunta vittima del rapimento, chiedendo una cifra importante ma abbordabile per il riscatto.
Con i dati ricavati dai profili social della vittima è facile ingannarli dando dettagli sulla persona e la situazione in cui si trova, rendendo la richiesta di soldi più urgente e credibile.
Tra la chiamata e il pagamento passano, secondo le modalità di questo crimine, poche ore.
Quelle poche in cui il criminale ha capito che non è possibile che la vittima e la sua famiglia possano comunicare direttamente.
Una variante di questo tipo di delito è l’estorsione telefonica che subisce direttamente la persona il cui profilo è stato esplorato. Sempre sfruttano la sua impossibilità di comunicare con la famiglia, il delinquente fa credere di avere in ostaggio la famiglia o qualche suo componente.
Ci vuole insomma prudenza e consapevolezza quando pubblichiamo informazioni sui nostri profili social, facendo attenzione alla ombra digitale che proiettiamo, a vantaggio dei malintenzionati.
E in caso di dubbi o, purtroppo, fatti avvenuti, avete una preziosa risorsa: la polizia postale infatti ha uno sportello online da cui è possibile avere informazioni, risolvere incertezze, fare denunce. Sui social sono presenti con un progetto molto interessante, denominato “una vita da social”, del cyberbullismo, dell’adescamento online e sull’importanza della sicurezza della privacy.
Un Tour itinerante di 57 tappe su tutto il territorio nazionale che nelle precedenti edizioni ha fatto incontrare gli operatori della polizia con quasi un milione di studenti, 25mila genitori e quasi 11mila insegnanti. La pagina Facebook del progetto ha oltre 700mila visite settimanali.