Questa settimana Streetness si riveste di moda. Dopo aver raccontato delle interessanti collaborazioni tra street artist italiani e aziende attente alla tradizione e al dettaglio, si vola dalla strada alla passerella per approdare nella Wunderkammer firmata Gucci.
A riportare una buona dose di street style nella famosissima casa di moda italiana è stato Alessandro Michele, giovane designer e stilista di Gucci, fautore di una storia davvero sui generis.
Qualche tempo fa Trevor Andrew, artisticamente conosciuto come Trouble Andrew, dj e street artist di New York, ha iniziato a trasformare la sua passione per la maisonfiorentina in una vera e propria ossessione.
Le famose doppie G erano replicate ovunque in strada e su svariati accessori d’abbigliamento, sempre accompagnate o integrate da minuscole e stilizzate figure a forma di fantasma; una rappresentazione ben lontana dall’eleganza e dai prodotti di lusso firmati Gucci, ma pur sempre legata al mondo cool della moda, di cui il nuovo simbolo era divenuto intanto un vero e proprio sinonimo.
Trevor aveva infatti le idee ben chiare: suo intento era quello di appropriarsi di una lettera dell’alfabeto, raddoppiata, per riportarne in asse significato e significante. Quella della riappropriazione dei simboli è, del resto, una sfida interpretata da sempre dall’arte di strada, sin dalle origini.
Per questi motivi la simpatica arte di Trevor era stata soprannominata dai suoi sostenitori (sempre più numerosi grazie ai social network) GucciGhost, dando vita ad una tendenza parallela e forse, per certi aspetti, complementare, apprezzata dai più giovani e, pian piano, anche dalle star.
L'audacia di Trouble Andrew è stata infine premiata da una visita inaspettata: Alessandro Michele si è spinto fino a Brooklyn per incontrarlo, valutando positivamente la produzione fake di GucciGhost tanto da riprodurla nella nuova stagione autunno-inverno di Gucci.
Così il nuovo logo e gli inserti pieni di sgocciolature sono stati riprodotti su pratici bomber, borse raffinate e gonne di seta: non c'è confine alla contaminazione tra moda e Street Art.
Alessandro Michele ha scommesso apparentemente d’azzardo, scegliendo di cavalcare la naturale predisposizione ed il consenso che il pubblico ha dimostrato verso una piccola realtà creativa, come lo era di certo quella di GucciGhost.
E anche se la selezione della griffe di punta del gruppo Kering è bizzarra da un punto di vista artistico, resta pur sempre un caso aziendale interessante che Streetness non poteva ignorare: la fusione con il mondo della Street Art risponde, sicuramente, ad un’esigenza contemporanea avvertita, prima di tutto, in questo caso, da una sostanziosa fetta di potenziali clienti, ed anche una maison dal calibro di Gucci ha avuto piacere, evidentemente, a riprendere un simbolo nato quasi per fare il verso alla casa madre. Proprio come fa certa Street Art.