La terza stagione della serie tv Black Mirror ha debuttato con l'episodio "Nosedive", un ritratto futuristico di una società dominata dai social media e dal potere degli influencer.
Spoiler Alert: i contenuti che seguono fanno esplicito riferimento all'episodio.
La protagonista Lacie vive in un mondo Pinterest-iano in cui non solo qualsiasi contenuto pubblicato ma anche qualsiasi interazione sociale è soggetta ad un'immediata valutazione su di un non meglio identificato social network - da 0 a 5 stelline. Tutti indossano delle speciali lenti a contatto che mostrano, non appena si guarda il volto di una persona, il punteggio medio di tutte le stelline ricevute nel tempo.
E così la società si stratifica su diversi valori: gli outsider si aggirano intorno a punteggi medi di 2.5, mentre i più popolari si attestano su 4.8. Ciò che differenzia queste diverse "classi" non è solo il grado di inclusione sociale ma anche l'accesso a determinati prodotti e servizi: chi ha punteggi troppo bassi non ha diritto, ad esempio, ad una casa in determinate zone della città o a noleggiare auto troppo moderne.
Da questa premessa nasce la trama della storia, animata da valori come l'imitazione, il desiderio di ascesa sociale e di upgrade continuo, il bisogno di sentirsi accettati ma anche di potersi esprimere liberamente. Abbiamo chiesto ai nomi celebri dell'Influencer Marketing in Italia di commentare lo scenario proposto da Nosedive: Matteo Pogliani, autore del libro "Influencer Marketing: valorizza le relazioni e dai voce al tuo brand"; Matteo Flora, founder & CEO di The Fool (The Digital Reputation Company); Rudy Bandiera, founder di NetPropaganda, docente, consulente e blogger; Osvaldo Adinolfi, Senior Vice President Marketing and Creative Director Edelman; Emanuela Zaccone, Social Media Strategist and Analyst Co-founder and Marketing Manager di TOK.tv.
Matteo P.: Black Mirror mette in evidenza, estremizzandola, la nostra attenzione verso il parere altrui, facendo leva sul timore di non essere accettati. Un problema vecchio quanto il mondo, ma che la tecnologia e i nuovi media, social in primis, stanno amplificando ulteriormente, portando a delle deformazioni aberranti.
Una questione reale e percepita, che vede le persone sospese tra essere e apparire, in una sorta di doppia esistenza che si dipana tra il mondo vero e il digitale e in cui si agisce per crearsi una reputazione quanto più (all’apparenza) positiva.
Ne deriva un’influenza più d’immagine che di sostanza, che si sviluppa sui trend del momento e sull’imitazione, connessa a regole di “branco”. Un sistema che certo non mi piace, ma che socialmente ha il suo peso: basti vedere certi fenomeni connessi a youtuber e fashion blogger.
Matteo F: A parte la "spettacolarizzazione" e l'enfasi scenica, principalmente per motivi di tempo, Nosedive racconta uno scenario che se ci pensate non differisce molto dalla realtà. Molta parte delle vite online degli utenti (e dei Brand) è dedicata alla creazione "ad arte" di una immagine personale da mostrare all'esterno, per proporre una nuova "percezione" di sè. E la "percezione" è proprio il concetto fondante della Reputazione: la Reputazione non è altro che, infatti, la "condivisa e comune percezione data dai discorsi effettuati su brand, persona, prodotto".
Rudy: L'ho trovato inquietante perché terribilmente legato alla realtà odierna. Da un lato la possibilità decisamente interessante di valutare le persone ma dall'altra l'incredibile stress di essere sempre sotto pressione e soprattutto, la privazione della possibilità di sbagliare, quindi di migliorare.
Emanuela: Infatti il futuro di Nosedive in cui il grado di influenza dà accesso a servizi, vantaggi e regola i rapporti sociali non solo è un futuro plausibile, ma è quasi un futuro presente. Con una differenza significativa: l’allargamento a tutti della possibilità di raggiungere alti punteggi. Non devi essere più un bravo fotografo o un eccellente blogger, devi solo gestire i rapporti umani secondo le regole. Devi piacere, in sintesi.
Osvaldo: Questo episodio però è un’iperbole esilarante sulla degenerazione dei rapporti sociali nell’era digitale. La sua genialità sta nel coniugare insieme l’antico e il moderno… l’analogico e il digitale.
Le nuove tecnologie non sono di per sé un bene o un male: diventano solo un amplificatore estremo della fragilità umana che collassa in un mondo fatto di iperconnessione e ipersocialità.
Gli indici di gradimento e di popolarità sono sempre esistiti, da quando l’essere umano ha iniziato ad evolvere i suoi rapporti interpersonali. E da sempre tutti noi abbiamo desiderato appartenere ad una cerchia di amici “speciali”. L’episodio parte da questo “antico” aspetto dell’animo umano per proiettarlo nel futuro digitale, offrendone una chiave di lettura interessante.
Matteo P.: Non è tanto una questione di essere giudicati e apprezzati per un “rating”, quanto capire su cosa si basa tale valutazione. Ed è proprio su questo tema che si aprono profonde riflessioni, dato che oggi sembra più una questione di apparenza o seguito e non tanto di qualità.
Nella speranza che non si arrivi mai a tali punti bisogna però dire che la reputazione è e resterà sempre un elemento chiave. Non a caso il blogger Michell Zappa prevede che nel 2030 la reputazione diventerà concreta valuta da spendere, proprio come le monete di oggi.
Matteo F: La alterazione della percezione che riguarda un Brand e/o una persona è infatti il processo fondante dell'Ingegneria Reputazionale e può contribuire attivamente a plasmare (a volte anche a manipolare) l'opinione che le persone si creano riguardo a questi Brand o a queste persone. Ed è questo il lavoro delle agenzie come la mia.
Osvaldo: C'è poi da dire che sotto alcuni aspetti psicologici i nativi digitali non sono diversi dai nativi analogici: il desiderio di essere accettati in una comunità sociale è il medesimo, come uguale è il delicato equilibrio tra l’accettazione di se stessi e quella degli altri. Ma in un mondo dove le connessioni digitali fungono da amplificatore questo equilibrio potrebbe collassare. I concetti di influenza sugli altri, di opinione su un argomento, di appartenenza a un gruppo vengono vorticosamente distorti nel grande frullatore digitale di cui si è perso il controllo.
Viviamo in un’epoca di socialità digitale. E l’uomo è un animale sociale. Ma quando è che questa socialità ci si rivolta contro? Cosa avviene quando la socialità prende il sopravvento rispetto all’individualità e alla personalità di ciascuno?
Questo episodio è una bella metafora. Ma a guardare alcune scene si riconoscono le degenerazioni future di molti sintomi attuali e quotidiani facilmente individuabili anche solo su Facebook. Non è un’iperbole poi tanto assurda e lontana. Watch out!
Emanuela: Quello che prospetta il primo episodio della terza stagione di Black Mirror non è (solo) un mondo regolato da accessi condizionati da un punteggio, ma un mondo in cui la deviazione è la naturalezza, l’appiattimento comportamentale l’orizzonte di azione.Un mondo di vantaggi al prezzo dell’annullamento della propria personalità. Ci siamo vicinissimi. Ma resistiamo fieramente.
Rudy: Mi ha fatto impressione...
Matteo F: A quelli che credono che si tratti di uno scenario irrealizzabile e completamente "scollato" da qualunque realtà consiglio di vedere il "Gioco del Bravo Cittadino" cinese. E, forse, rabbrividire un pochino.