Siamo abituati a pensare che i dati, i numeri, siano qualcosa di freddo e slegato da ogni tipo di emozione.
Sono di certo un’ottima base da cui partire, un inizio necessario, ma non sufficiente, per sviluppare strategie e definire implementazioni, ma è a questo che ci fermiamo di solito.
La stretta relazione tra dati e creatività
Al contrario, Jennifer Brett, boss del reparto American Insights presso LinkedIn Marketing Solution, propone una visione alternativa: un dualismo formato da dati e creatività, una relazione biunivoca che può far nascere risultati stupefacenti.
“Penso che i big data possano portare moltissime informazioni ed insights ad una qualunque campagna di marketing. Se si ha la disponibilità e l’accesso a grandi quantità di dati, non si deve aver paura che questi possano limitare la nostra creatività. Non guardate a questi due concetti come entità separate: uniteli e fate in modo che i vostri dati vi aiutino a raccontare una storia indimenticabile”.
Ci ha pensato Spotify a darci un esempio lampante del potenziale di successo dell’unione di dati e creatività.
“Grazie 2016, è stato strano”, l’ultima geniale campagna del colosso della musica on demand, mostra infatti come l’immensa quantità di dati in possesso dell’azienda possano essere catalizzati per una campagna di marketing unica e geniale.
Alla base, la personalizzazione e la localizzazione dei dati e, soprattutto, una rielaborazione mirata ad un obiettivo preciso e ben definito.
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Proprio quest’ultimo, anche secondo Jennifer, è uno dei punti cruciali per il successo di una campagna di marketing basata sui dati:
“Il trucco è non lasciarsi emozionare e sommergere dalla grande quantità di dati a disposizione. Occorre sempre chiedersi qual è il nostro obiettivo, dove vogliamo arrivare. Se si riesce a partire dall’obiettivo finale, non sono preoccupata che le persone sviluppino un focus eccessivo sui dati piuttosto che sulla parte creativa, perché so che hanno ben chiaro in mente il punto di arrivo. Ed in questa situazione, i dati possono solamente rafforzare e migliorare le campagne di marketing”.
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Ovviamente, avere il supporto di un gran quantitativo di dati è un buon inizio, non però necessariamente sinonimo di buon risultato. Occorre infatti, sempre seguendo i consigli di Jennifer, essere autentici e offrire realmente valore ai consumatori.
Senza autenticità un brand perde di fiducia e di credibilità.
L'autenticità alla base dei dati
Senza una promessa di valore unica e distintiva, il brand diventa uno tra tanti.
Dati, autenticità e promessa di valore sono dunque tre elementi imprescindibili per l’ideazione e lo sviluppo di una campagna di marketing creativa, che risulti distintiva e indimenticabile: fondamentale rimane sempre l’avere un chiaro obiettivo finale e la rara capacità di non perdersi nell’oceano di dati che oramai tutte le aziende hanno a propria disposizione.