In tanti ne parlano, ma in pochi sanno esattamente cosa sia questa nuova forma di pubblicità digitale. Per sfatare ogni dubbio e chiarirvi le idee, partiamo da una definizione dello IAB.
Il Native Advertising fa riferimento ad annunci a pagamento coerenti con il contenuto della pagina, con il design e il comportamento della piattaforma in cui sono ospitati, in modo che l’utente li percepisca semplicemente come parte di essa.
Lo scopo di chi realizza campagne pubblicitarie native non è solamente quello di attirare l’attenzione dell’utente, ma quello di creare un vero e proprio coinvolgimento verso il brand.
La peculiarità della native advertising è insita nel suo formato, che si mescola con la piattaforma dell’editore; non interrompe la fruizione del sito e non disturba l’user experience.
Un visitatore si infastidisce davanti ai pop-up e perderà tempo nel chiuderli. Risultato? Molto probabilmente lascerà il sito e non tornerà più.
Se contenuto e contenitore sono perfettamente in armonia, portano dei vantaggi di cui sia l’editore sia il pubblicitario possono beneficiare. È tutta qui la chiave di lettura per sfatare quale sia il mistero che si cela dietro al native advertising: Se contenuto e contenitore sono in perfetta armonia.
Vediamo insieme quali sono i benefici per entrambe le parti.
Native Advertising, vantaggi per l’editore
Per gli editori sono stati tempi duri, specialmente per chi fonda il suo passato nel formato cartaceo.
Carta stampata in forte crisi, utenti non sempre disposti a pagare per usufruire dei contenuti online, da qui la necessità di rivedere per gli editori il proprio modello di business e trovare nuove forme di ricavo.
La native advertising ha fatto tirar loro un sospiro di sollievo.
Gli annunci in-feed infatti offrono un modo unico per mostrare i contenuti: quando si fondono e mescolano perfettamente nel design della piattaforma ospitante, il coinvolgimento degli utenti (CTR) aumenta, generando maggiori entrare, rispetto ad altre forme di guadagno.
L’obiettivo dell’editore è quello di coinvolgere gli utenti, in modo da ottenere più visitatori che atterrano sul proprio sito web e ci rimangano il più a lungo possibile.
Secondo alcuni studi dell'azienda di Kyle Ryan, CEO di Earnify i consumatori hanno il 25% in più di probabilità di essere coinvolti da un annuncio nativo rispetto a un banner tradizionale e il dato più interessante è che il 53% dell’engage è positivo, e questo aiuta a costruire credibilità e una brand experience positiva.
Grazie agli algoritmi delle piattaforme native, il lettore avrà un’offerta di contenuti del sito e sponsored content perfettamente in linea con i suoi interessi, grazie alle tracce lasciate dalle sue precedenti visite.
Native Advertising e CTR
Niente di più semplice e lineare: gli annunci nativi hanno un CTR più alto, perché sono pertinenti con l’essenza stessa della pagina in cui sono ospitati.
L’utente non deve essere ingannato per cliccare sul contenuto: l’User Experience non deve essere interrotta da formati fastidiosi per catturare l’attenzione; se il contenuto promosso è veramente rilevante e pertinente, sarà l’utente stesso a cliccarci sopra.
Il vantaggio più grande che la native offre agli editori è la totalità di controllo che possono mantenere all’interno dei contenuti da ospitare sul sito. Solitamente se un sito ospita dei banner, chi detiene il controllo è il pubblicitario, non l’editore.
Native Advertising, vantaggi per l’inserzionista
Anche gli inserzionisti pubblicitari non se la sono passata molto bene: dai loro investimenti pubblicitari offline e online ottenevano un ROI insoddisfacente perché tentavano di occupare ogni spazio online possibile, nella speranza di aumentare le conversioni.
E le conversioni si ottengono solo con del traffico di qualità. Un numero grande da solo non rappresenta nulla.
La Native Advertising fa tirare un sospiro di sollievo anche a loro perché permette numerose opzioni di segmentazione del target, aiutando l’advertiser a offrire la pubblicità a un pubblico, le cui probabilità di essere interessato all’offerta e che si trasformino in conversioni, sono più elevate rispetto ad un banner tradizionale.
Dal punto di vista del pubblicitario, la capacità di creare engagement con l’utente farà aumentare la percentuale di click (CTR) sul contenuto, che porterà ad un abbassamento del costo per click (CPC).
Conclusioni
Secondo Jonathan Long, CEO e founder di Market Domination Media, la pubblicità non scomparirà, né ora e nemmeno in un futuro vicino.
I pubblicitari sono sempre alla ricerca di nuovi metodi, meno intrusivi, per ottenere le loro offerte di fronte a potenziali clienti, e gli editori cercheranno sempre la miglior opzione per guadagnare attraverso i contenuti del proprio sito web.
Al momento la native advertising soddisfa i bisogni di entrambi, permettendo sia ad editori e pubblicitari di sperimentare il successo. Mica male no?