Non si tratta di una materia illegale, di pratiche segrete o della nuova stagione di Mr Robot. Il termine Growth Hacking è stato coniato da Sean Ellis, Marketer che è stato in grado di incrementare la crescita di aziende come Dropbox ed Eventbrite. Alla ricerca di un sostituto per la sua posizione, non trovò candidati adatti per il ruolo speciale che si era ritagliato.
Impossibile, direte. L’errore era nell'annuncio: il Growth Hacker non è né un Marketer tradizionale, né un Social Media o Online Marketing Manager.
Growth Hacking, una questione di cultura
Il Growth Hacking è una vera e propria mentalità, non si tratta solamente della capacità di utilizzare tool e metriche particolari. Mentalità che perlopiù viene associata alle startup perché caratterizzate dall'essere dinamiche e in continua evoluzione, ma anche dall'avere processi interni molto più rapidi rispetto alle aziende classiche.
L’introduzione di un nuovo prodotto in un’azienda classica passa infatti da molteplici reparti, ognuno più o meno indipendente dall'altro. Dalla progettazione alla vendita, dal marketing alla logistica: a ognuno il suo ruolo.
Al contrario, seguendo le tecniche del Growth Hacking, questa catena non avverrebbe più a reparti stagni, ma esisterebbe un unico team più ristretto e pluri-funzionale, che renda più fluidi i processi, minimizzando interruzioni e la perdita di informazioni.
Il Growth Hacking si è rivelato sempre più importante anche per le aziende, considerato che gli esperimenti, l’analisi e l’interpretazione dei dati a lungo termine possono incrementare il ROI.
Di fatto, Airbnb, Uber, Hotmail, Facebook e Dropbox hanno seguito e applicato la crescita secondo le strategie del Growth Hacking.
Dropbox, per esempio, ha utilizzato un metodo di referral tutt'altro che rivoluzionario, ma che è comunque diventato virale: l’assegnazione ai propri utenti di ulteriori 16 GB di spazio online, a condizione però di scaricare l'app e invitare amici a usare la piattaforma. Risultato: in 2 anni gli utenti sono passati da 4 a 100 milioni.
Come iniziare in materia di Growth Hacking?
1. Facendo passi piccoli ma decisi, ovvero ponendosi dei micro-goals.
Volendo fare un esempio, l’obiettivo “aumento del traffico sul sito” verrà suddiviso in micro-obiettivi che permetteranno di misurare e analizzare al meglio i dati, estrapolandone dei dati specifici. In base ai dati rilevati la strategia verrà modificata o eventualmente ampliata.
2. Non perdere di vista la concorrenza.
“Impara l’arte e mettila da parte” in questo caso non è sinonimo di “copia e incolla”, prevede piuttosto di imparare dalle scelte dei competitors, trarne degli insegnamenti e sviluppare poi una strategia personale. Per monitorare i competitor esistono svariati strumenti online, tra i quali Similar Web e MOAT.
3. Stare al passo con i tempi.
Rafi Chowdhury, esperto di Growth Hacking e startup formula due suggerimenti:
- rimanere sempre aggiornati sui trend del momento
- accogliere i nuovi trend a braccia aperte
A.A.A. cercasi Growth Hacker
La richiesta di Growth Hacker è in continua crescita, ma trattandosi di una nuova professione, attualmente vi è un numero più basso di professionisti qualificati rispetto alla domanda. Essendo un campo molto vasto che richiede varie skills, non solo analitiche e di coding, ma anche creative, risulterà necessario approfondire la materia.
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