Un cellulare non è solo un mezzo per poter comunicare, ma è molto di più. Difatti uno smartphone potrebbe raccontare molto della vita di chiunque di noi. Potrebbe svelare interessi, progetti, passioni ed anche segreti di varia natura. C’è chi è giunto a definire lo smartphone come un prolungamento del braccio umano. Forse un’esagerazione? Probabilmente no, date le numerose azioni che ad oggi è possibile compiere semplicemente con un tap.
Pagare una bolletta, inviare denaro, scrivere una tesi oltre a leggere la posta elettronica, scattare foto ecc.
C’è poco da sorprendersi, dal momento che lo smartphone è spesso un vero e proprio strumento di lavoro e svago, di cui dobbiamo proteggere e salvaguardare la gran mole di dati che quotidianamente, per fare un’operazione o per un’altra, introduciamo in esso.
L’esigenza di una maggior sicurezza
In questi anni di grandi evoluzioni tecnologiche sono state molte le novità introdotte per proteggere lo smartphone da occhi indiscreti. Ma ancor prima di proteggere il dispositivo da attacchi software si è pensato di sviluppare alcuni ingegnosi sistemi di sicurezza che potremmo definire ‘esterni’.
Quando il cellulare era poco più che un telefono, l’importanza della tutela della privacy era si importante, ma tutto sommato si trattava, in caso di smarrimento, di perdere una lista di numeri telefonici più o meno importanti. Ad oggi lo smarrimento di uno smartphone comporterebbe pericoli ben più influenti.
Erano i primi anni del nuovo secolo, con la presentazione dei primi terminali con sistemi operativi open source, che si pensò di progettare una combinazione numerica, il PIN, per sbloccare il dispositivo e per proteggere dati ed informazioni varie. Ma nel corso degli anni l’esigenza di incrementare la sicurezza dei dispositivi crebbe esponenzialmente e con essa la spinta nello sviluppo di sistemi di sicurezza più affidabili.
Dal Pin all’utilizzo delle password
Dal Pin all’utilizzo della password il passo è stato molto breve. La differenza più evidente risiedeva nella possibilità di utilizzare oltre i numeri anche la punteggiatura e caratteri speciali. Un vantaggio, quello offerto dalle password, mai apprezzato sino in fondo per la complessità dei codici e per la conseguente scarsa praticità.
Un sequenza per lo sblocco
Presto nei dispositivi Android si aggiunse l’introduzione della sequenza. Un sistema considerato invulnerabile, ma che in realtà non lo è. La sequenza, che si realizza tracciando un segno sul monitor del dispositivo e che sostituisce l’immissione di un pin o di una password, in realtà presenta una semplice e grande falla: è facilmente visibile e riconoscibile ad occhi indiscreti.
L’introduzione del codice biometrico
Nel 2013 Apple presenta l’iPhone 5s e come spesso accade con l’azienda di Cupertino, si registrò una vera e propria rivoluzione. Fu introdotto su un dispositivo mobile il riconoscimento dell’impronta digitale, il famoso ‘touch id’. Una novità che non solo smosse l’intero mercato degli smartphone, ma che incoraggiò lo sviluppo di numerose novità nel settore dei pagamenti online ed offline.
Col tempo il sensore biometrico fu introdotto su tantissimi dispositivi mobili dagli smartphone ai tablet sino ai pc portatili. In realtà non si trattò di una vera e propria rivoluzione. Esistono numerosi metodi per illudere il sistema, ma di certo il sensore biometrico garantisce quella sicurezza e quella semplicità di sblocco tanto cercata dai consumatori di tutto il mondo.
Il riconoscimento facciale
Sin da subito si sono palesate le falle di questo sistema d sicurezza. Si realizza posizionando il viso dinnanzi alla fotocamera ed attendere che lo smartphone ci riconosca. Ma basta posizionare una foto o una persona somigliante al proprietario e voilà, il dispositivo è sbloccato!
Il riconoscimento facciale 3D
Ecco l’ultima ‘diavoleria’ nel campo della sicurezza mobile che ben presto verrà inserita nel corso di questo 2017: il riconoscimento facciale 3D. Si pensa che Apple integrerà questa tecnologia nel prossimo iPhone, ma ovviamente non ci sono state conferme. Si tratta di una tecnologia ancora poco conosciuta basata su laser che dovrebbe mappare in 3D il viso del proprietario del dispositivo e dunque evitare i facili inganni del precedente riconoscimento facciale.
Essenzialmente non esiste uno strumento sicuro al 100%. Tutti indistintamente presentano delle falle più o meno gravi. Bisognerebbe ricorrere alla criptazione dello smartphone per evitare la perdita di dati importanti.
Una tecnica interessante che permetterebbe di impostare e modificare una password da remoto e che renderebbe inutilizzabile o quasi, un qualsiasi dispositivo connesso alla rete. Una tecnica questa della criptazione, ancora molto poco utilizzata per la complessità delle operazioni necessarie.
Ma come implementare la sicurezza di un dispositivo mobile?
Se la sicurezza esterna di un dispositivo è legata ai sistemi di riconoscimento che le case produttrici decidono di installare di volta in volta sui terminali mobili, quella interna invece dipende in gran parte da noi e da ciò che quotidianamente facciamo con lo smartphone. Qui troverai 3 semplici consigli da tenere bene in mente per evitare alcune delle problematiche più diffuse:
1) Occhio al WIFI, un amico inaffidabile;
Un Wifi pubblico è forse uno degli strumenti più utilizzati per rubare dati sensibili ai dispositivi mobili. Le reti pubbliche possono quindi rappresentare delle irresistibili trappole
2) I link, un ponte a volte rischioso;
Ogni sito web, file o testo propone dei collegamenti ipertestuali. Dei collegamenti con lo scopo di condurci presso altre unità informative. Ma a volte cliccando sui link è possibile atterrare su portali infetti o siti di phishing, delle serie ed invisibili minacce per tutti i dispositivi mobili.
3) Le Applicazioni: un mondo colmo di infezioni e virus;
La provenienza: anche le applicazioni nascondono un mondo colmo di pericoli da cui stare bene attenti. Il primo tra tanti è certamente la provenienza. Esistono software house che producono appositamente app infette e diffuse sui principali store di applicazioni mobili. La provenienza dunque potrebbe dirci molto sull’origine e su ciò che da li a poco andremo ad installare sul nostro smartphone.
Gli aggiornamenti: anche in questo caso la sicurezza del dispositivo potrebbe essere compromessa da aggiornamenti non fatti e che potrebbero svelare falle insolute e che consequenzialmente potrebbero rappresentare delle porte per virus e malware.
Il nostro ruolo
La sicurezza di un dispositivo dipende in gran parte da noi, dai nostri atteggiamenti e dalle nostre abitudini. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare il più delle volte le infezioni si realizzano per disattenzioni o clic ottenuti con l’inganno.