Questo articolo è stato scritto da Alessandro Giaume, Innovation Director in Ars et Inventio e autore di “Data Scientist. Tra Competitività e Innovazione”.
Il Ghost Writer è un mestiere sconosciuto ai più.
È qualcuno che scrive un articolo, o anche un libro, che poi verrà pubblicato da una firma famosa, spesso contemporaneamente impegnata nella scrittura di un altro articolo o libro.
Oppure qualcuno che scrive il discorso di un politico, da pronunciarsi durante un importante evento.
Ma anche chi potrebbe occuparsi di dare una risposta alle migliaia di fan che scrivono lettere ai loro idoli e che si aspettano, giustamente, un cenno di risposta.
Che questi siano fan scatenati, oppure più tranquilli lettori, o ancora i partecipanti ad una conferenza, oppure ancora, lettori di un quotidiano online alla ricerca proprio di quella notizia, il Ghost Writer ha una parola giusta per tutti.
Conosce perfettamente la personalità dell’autore che si predispone a sostituire, ma anche quella dei destinatari del messaggio e sa esattamente cosa a questi ultimi piacerebbe sentirsi dire.
E quindi è forzatamente anche un Subject Matter Expert. Insomma, una risorsa preziosa per qualsiasi realtà debba produrre contenuti da leggere.
Come coprire tutti gli incontri di un'Olimpiade?
Facciamo un ulteriore passo avanti. No indietro…
Quasi un anno fa, alle Olimpiadi di Rio, ogni giorno c’erano decine di eventi ed incontri emozionanti, spesso in contemporanea.
Essere i primi a poter segnalare il nuovo record sui 100 metri piani o ad aggiornare il medagliere della propria Nazione ha richiesto decine di giornalisti sul campo.
Pensiamo alla Cina. Toutiao ha pubblicato, nei soli 15 giorni di durata delle Olimpiadi, qualcosa come 450 articoli. Con un esercito di giornalisti a Rio e dintorni che hanno passato intere giornate a scriverli, questi articoli, con abnegazione e senso del dovere e… invece no.
Toutiao ha scatenato invece la sua arma segreta. “Xiaomingbot”, un bot specializzato nella scrittura di articoli a contenuto sportivo. E specificatamente pensati per il folto pubblico di Toutiao, costituito per il 90% da giovani sotto i 30 anni.
Lo stesso Washington Post ha utilizzato un bot, “Heliograf”, certamente meno sofisticato di Toutiao, ma comunque in grado di scrivere articoli sportivi e di tenere di conto, in tempo reale, del procedere dei medaglieri.
Fin qui parrebbe tutto normale o quasi. Un evento che richiederebbe un elevato numero di human writer – “nuova” categoria funzionale ai contenuti di cui stiamo trattando e tra cui mi metto anch’io, non me ne voglia alcuno – viene invece affidato ad una Intelligenza Artificiale che è in grado di gestire alti volumi produttivi in totale assenza di errore.
Peraltro, da tempo, i contenuti dei principali newspaper online specializzati in finanza sono affidati a bot che si documentano velocemente e che, con un alto grado di affidabilità, “scrivono” articoli impeccabili. E anche Quora accoglie Bot specializzati che rispondono alle domande poste dai frequentatori della community (e non sappiamo “chi” siano…).
Stiamo adesso concentrando la nostra attenzione sulla produzione di contenuti adatti ad essere fruiti in forma digitale, e voglio introdurre a questo punto un ulteriore elemento di complessità.
In un mondo noto, definiti i parametri di riferimento di un dato fenomeno, si possono costruire modelli che consentano di descriverne le dinamiche con relativa affidabilità. Ma non è questo il nostro caso.
Oggi, dopo tutto, le cose possono cambiare in un batter d’occhio. Il tempo di un aggiornamento di algoritmo da parte di Google…
Gli algoritmi? Indispensabili per intercettare i Business Moment e progettare la Content Strategy di domani
Nel recente articolo "Come fare la differenza e trovare valore nell’Economia dell’Algoritmo" ho già approfondito gli aspetti legati alla generazione di valore grazie all’impiego di algoritmi, capaci di intercettare Business Moment e di trasformarli in tempo reale. Una capacità molto specifica di “intuire” quando la decisione all’acquisto dipenda proprio da “quel” momento.
Qui stiamo trattando invece di un tema diverso, ovvero della possibilità che, grazie ad un algoritmo, si possa identificare con precisione un argomento che sarà oggetto di interesse di un folto pubblico di lettori.
E di accedere con altrettanta precisione a innumerevoli fonti, analizzandole in tempi che definire brevi è eufemistico. Va da sé che questo approccio sia di grande aiuto nella scrittura di contenuti che abbiano una rilevanza di mercato, abilitando quindi i Brand ad essere soprattutto produttori di contenuti che ingaggino e fidelizzino i clienti, accompagnandoli con sempre maggior frequenza all’acquisto.
E mentre il dibattito sulla forma lunga o breve che questi contenuti debbano avere presenterà sempre opinioni e pareri discordanti, su una cosa possiamo essere tutti d’accordo: i contenuti devono farsi trovare dai (dal…) motori di ricerca, e questo indipendentemente dalla lunghezza degli stessi.
Quindi cosa può esserci di meglio di un algoritmo per farsi trovare da un algoritmo…? Sapere cosa il cliente, potenziale o meno, apprezza e cerca ci dà già la possibilità di esprimere un vantaggio competitivo non trascurabile, visto quanto abbiamo appena detto.
E gli algoritmi cambiano velocemente. Ecco perché è necessario avere a nostra volta accesso ad algoritmi che ci aiutino nel seguire questi cambiamenti, comprendendo di volta in volta quali aspetti dei contenuti vengano premiati o, piuttosto, limitati nella ricerca.
Stiamo parlando di un futuro prossimo della strategia di produzione contenuti popolato da algoritmi Machine Learning, che collaborino con lo human writer, anticipando le possibili domande e consegnando le risposte ad un pubblico selezionato.
Algoritmi e dati possono fornire informazioni sulle operazioni editoriali da farsi, supportando nella scelta dei palinsesti e dei singoli contenuti, individuando quali di questi possano aumentare il traffico verso i siti istituzionali, così come quali siano le migliori modalità di fruizione che li dovrebbero caratterizzare.
Nel contempo, oltre a vegliare sui possibili effetti indotti dal bias (a tale proposito, segnalo il recente contributo "Data Science e Responsabilità Morale"), lo human writer, o forse potremmo dire Data Scientist, può continuare a raccontare grandi storie e creare vera empatia con il lettore. Dopo tutto, lo human writer è a sua volta un lettore, appartenente ad una o più community attraverso le quali focalizzarsi sui propri interessi e passioni.
Ma soprattutto conserva un diritto inalienabile e che lo caratterizzerà sempre nei confronti delle “macchine”…
“Essere irragionevoli è un diritto umano.”
(Aristotele, 344 a.C.)