Li abbiamo visti in qualche pubblicità televisiva, strani occhialoni indossati da giovani dall’aria meravigliata. O scorrendo post su Facebook, in articoli con hashtag come #VR e #AR. Magari li abbiamo anche provati tra gli scaffali dei centri commerciali, vicino a smartphone e tablet. Dietro questi avvistamenti, due parole: realtà virtuale.
La Virtual Reality, in due parole
Non possiamo toccarla (per adesso), ma solo vederla e sentirla. La realtà virtuale, o VR, è un modo nuovo di vivere i contenuti digitali. Nei film e nei videogames osserviamo da spettatori, da fuori, ciò che accade sullo schermo. Immaginate invece di potervi muovere dentro quei mondi digitali, girarvi a 360 gradi e interagire con gli oggetti come nel mondo reale.
Com'è fatto un visore
Ecco, questa è la realtà virtuale e per farne l’esperienza basta indossare i cosiddetti visori VR. Nel visore troviamo un piccolo schermo OLED a cui guardiamo attraverso due lenti che ci restituiscono una visione stereoscopica, effetto ottico che ci fornisce l’illusione di un mondo tridimensionale, profondo, realistico.
Le differenze con la realtà aumentata
Indossando il visore VR vediamo solo l’ambiente virtuale e non il mondo reale circostante. Esiste poi la cosiddetta Augmented Reality, o AR, in cui usando lo schermo del nostro smartphone o di dispositivi come Microsoft Hololens possiamo inquadrare il mondo reale su cui vengono sovrapposti elementi digitali quali scritte, immagini, animazioni. Praticamente quello che facciamo usando le Instagram Stories o i filtri di Snapchat. Nel loro insieme, VR e AR vengono chiamate tecnologie immersive e stanno sempre più convergendo in soluzioni chiamate Mixed Reality, o MR.
Immersi negli ambienti digitali, gli utenti fanno letteralmente l’esperienza visiva e uditiva di questi mondi. Si parla di “presenza”, il senso di sentirsi davvero in un altro mondo, più coinvolti a livello emotivo e psicologico che nei media tradizionali. Non a caso la VR è stata spesso definita il medium empatico per eccellenza, usata in campagne di sensibilizzazione dove “vivere” direttamente alcune situazioni (guerra, prigionia, cambiamento climatico) vale molto più di mille parole.
Piccola storia della Realtà Virtuale
La realtà virtuale è tutt’altro che recente. Nasce negli anni ’60 in USA, quando l’esercito sviluppò i primi visori per esplorare ambienti progettati al computer studiandone gli effetti sulla mente, soprattutto per aiutare soldati a superare traumi o per l’addestramento. Fino agli anni 80 i costi rimasero proibitivi, con visori da ben 90 000 dollari e una qualità grafica poco più che sufficiente. Ma ricercatori e appassionati di fantascienza non persero mai la speranza e mentre film, fumetti, libri facevano la loro parte, la tecnologia diventava sempre più piccola, portatile e performante.
Nel 2007 Steve Jobs alzò la mano mostrando il primo iPhone, inaugurando l’era degli smartphone. Dobbiamo guardare lì, a quel computer in un palmo, con quello schermo luminoso, colorato, touch. In 5 anni la corsa a smartphone migliori e schermi più definiti diventò la porta di accesso definitiva alla VR, permettendone la diffusione al mercato consumer. Questa porta si aprì in un garage, ad opera di un gruppo di giovani pionieri sotto il sole di Long Beach in California.
Oculus Rift
Palmer Luckey e i suoi 3 soci avevano lavorato per anni ad un prototipo di visore VR collegato al pc basato sugli schermi (sempre più economici) di ultima generazione e nel 2012 decisero di presentarlo al grande pubblico con una campagna di crowdfunding su Kickstarter. Lo chiamarono Oculus Rift e grazie ai fan di tutto il mondo guadagnarono ben 2,4 milioni dollari. Quello fu l’anno zero della nuova VR e da allora il nostro futuro è cambiato per sempre.
Gli altri visori
All’Oculus Rift si aggiunsero presto altri visori: il Vive di HTC, la Playstation VR di Sony ma anche soluzioni molto più economiche come il Cardboard o il Daydream di Google. Questi ultimi, invece di uno schermo interno e del collegamento al pc, sono progettati per ospitare smartphone (i modelli forniti di giroscopio) permettendo di vivere esperienze VR senza investire un patrimonio in computer super performanti.
Tutti i numeri della VR
Siamo però solo all’inizio. Tra fine 2017 e inizio 2018 sbarcheranno sul mercato decine di soluzioni standalone, ossia visori senza computer, né smartphone. Avranno a bordo tutto il necessario, connessione wi fi e prezzi competitivi tra 400 e 600 euro. Una svolta che aumenterà enormemente l’accessibilità alla VR.
Tante le applicazioni e in rapidissima crescita. Se nel 2017 i guadagni globali della VR si aggirano sui 2,7 miliardi di dollari, entro il 2020 si stimano a circa 24,3 miliardi. Un’impennata straordinaria accompagnata dalla vendita mondiale di 249 milioni di visori entro il 2025. I videogames la fanno ancora da padrona, posizionandosi al primo posto del mercato, seguiti dal settore della salute.
Scenari
Pensate cosa significa poter analizzare scansioni 3D di organi e tessuti dei pazienti direttamente dall’interno, evidenziando ogni problema in modo economico e immediato, in collaborazione remota con medici di ogni parte del mondo. Progetti in VR vengono realizzati anche per supportare terapie psicologiche, immergendo i pazienti in ambienti virtuali adatti a esporli a stimoli controllati per ridurre fobie, stress, dolore come anche dipendenze da alcol e droghe. Per non parlare delle applicazioni in ambito industriale (assistenza remota e progettazione), educazione, cinema e campagne pubblicitarie.
La realtà virtuale non è solo il nostro futuro. E’ gli smartphone che adesso teniamo sempre in mano. E’ i computer, uffici portatili e fedeli compagni di ogni viaggio. E’ le chiamate skype, con cui accorciamo le distanze con amici e famiglia. E’ la tecnologia che presto diventerà il pane quotidiano in ogni ambito, la next platform.