Netflix, il più grande network televisivo al mondo con oltre 104 milioni di abbonati in 190 paesi, ha compiuto un’interessante mossa sulla scacchiera del settore SVOD: a novembre cambierà il piano tariffario aumentando i prezzi degli abbonamenti Standard e Premium in USA e in diversi paesi europei, tra cui l’Italia.
Le nuove tariffe Netflix
Il valore del piano Standard, che include la possibilità di effettuare due sessioni streaming simultanee e in alta definizione, varierà del 10% (da $9.99 a $10.99, stesso valore in euro per l'Italia), il piano Premium, che include l’Ultra HD 4K e la possibilità di tenere 4 sessioni streaming contemporanee, aumenterà del 17% (da $11.99 a $13.99). Non subirà invece variazioni la tariffa dell’abbonamento Base che consente una singola sessione di streaming alla volta.
La borsa ha accolto con grande entusiasmo la notizia: lo scorso giovedì le azioni sono salite del 4.25% a $192.29 (il miglior guadagno infragiornaliero negli ultimi tre mesi), venerdì hanno raggiunto il picco di $198 e in quest'inizio di settimana il prezzo è in lieve discesa.
Il valore delle produzioni originali
Aumentando il prezzo dei piani di fascia alta, il pioniere del video-streaming ambisce ad ottenere un cospicuo flusso di liquidità per sostenere i suoi investimenti in produzioni originali, diventando sempre meno dipendente dalla sottoscrizione di licenze esterne e trincerando la propria leadership contro i concorrenti che iniziano ad affollarsi nell'arena.
L'oceano una volta blu si fa infatti sempre più rosso: player come Hulu, Amazon, Google o Apple stanno già erodendo quote di mercato, The Walt Disney Company pianifica la sua entrata in scena nel 2019 (e gli effetti speciali non mancheranno), mentre Mark Zuckerberg non resta certo a guardare.
Un'offerta di contenuti di livello qualitativo elevato che intercetti le preferenze di un'audience sempre più globale quindi diventa il vero e unico vantaggio competitivo: Netflix offre ai suoi abbonati contenuti distribuiti dietro licenza, serie-tv ormai iconiche commissionate a case di produzione esterne, come Narcos, House of Cards o ancora Suburra (prima serie TV in lingua italiana realizzata da Cattleya, produttore indipendente italiano che poche ore fa è stato acquisito dall'inglese ITV Studios) e contenuti autoprodotti.
L'obiettivo: contenuti originali entro il 2020
Quest'anno l'azienda investirà sei miliardi di dollari per sviluppare serie tv e film autoprodotti e sette miliardi nel 2018. Su quest'onda, di ieri la notizia della produzione di un documentario originale sulla Juventus in quattro puntate che vedrà la luce nel 2018 e che sarà distribuito in tutto il mondo. Insomma, a Los Gatos original content is the new black.
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Ma il piano Base, ricordiamolo, costa uguale
Dietro la decisione di non variare i prezzi degli abbonamenti Base si celano due forti segnali. Innanzitutto, la crescente rilevanza per l'azienda dell’utente singolo che si connette principalmente da mobile ed un primo tentativo di conversione dei freerider, quegli utenti che accedono al servizio usando password di amici o colleghi.
Da un sondaggio di Reuters/Ipsos dello scorso luglio emerge che negli USA oltre un giovane adulto (18-24 anni) su cinque accede a servizi di video-streaming usando password prese in prestito da persone al di fuori del proprio nucleo familiare. Netflix e altri player hanno tollerato a lungo questa pratica, generalmente etichettata come un costo sommerso necessario.
Con una maggiore differenziazione tra le tariffe diventa più conveniente per l’utente sottoscrivere un abbonamento base: per l'azienda è un'interessante opportunità di moltiplicare la base di utenti. Eppure “non tutti coloro che accedono con password prestate diventerebbero abbonati se Netflix bloccasse la possibilità di fruire i contenuti”, puntualizzava lo scorso anno il CFO David Wells, ma sembra che ora il mercato sia maturo per recuperare i dollari lasciati sul piatto negli anni.
Netflix scommette che gli abbonati non si preoccuperanno di sborsare un dollaro/euro o due in più per godere delle proprie serie preferite: ormai il suo pricing power è elevato e l'elasticità della domanda rispetto al prezzo sempre meno rilevante, quindi non prevede di subire perdite di utenti.
Senza contare che il servizio resta sempre molto più conveniente rispetto alla TV via cavo o via satellite: gli analisti UBS hanno valutato che un'ora di pay-TV costa il triplo di un'ora di Netflix. Ma non è una questione meramente economica: gli spettatori ribadiscono il diritto di essere padroni del proprio tempo libero e di guardare le proprie serie tv preferite quando, come e dove vogliono. Di fare binge-watching fino allo sfinimento, senza cavi e senza contratti a lungo termine.