È vero, il modo di fare pubblicità e di intendere il marketing con l’avvento del digital è cambiato radicalmente.
Probabilmente quando parliamo di social media e di comunicazione, la prima cosa che ci viene in mente è quella di collegare tutto ad un discorso strettamente legato alle necessità di un’azienda.
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Notorietà del brand, posizionamento, offerte, attività svolte, ricerca di nuovi clienti: sono solo alcune delle possibilità che nel corso del tempo sono state individuate e principalmente adattate al contesto digital e social, e presidiare tutti (o per lo meno quelli utili) i canali è fondamentale per non lasciare troppa libertà di movimento ai nostri competitor.
Prima e dopo Obama
Ma se col tempo ci siamo abituati all’idea di leggere il “volantino delle offerte” dei vari supermercati o del nostro marchio preferito sulle pagine social, da anni ormai anche un mondo che può sembrare ai nostri occhi vetusto e austero come quello politico ha dovuto allargare i suoi orizzonti verso una “nuova tipologia” di campagne elettorali: se una volta c’erano “solo” i manifesti, i comizi, i megafoni e il santino, adesso questi non bastano più.
Nel mondo superveloce (forse fin troppo) dell’iperconnessione, della sovrainformazione e della crossmedialità, il marketing politico elettorale ha dovuto (e saputo egregiamente) ritagliarsi spazio nel caotico mondo del digital marketing, dove sappiamo benissimo che tutto ciò che oggi viene considerato attuale può diventare magicamente vecchio in meno di 24 ore.
Il solco tracciato dalla prima campagna elettorale di Obama (2008 per intenderci) ha lasciato il segno nel modus operandi globale di intendere i media digitali come un ulteriore strumento di sussistenza e “propaganda” anche per quanto riguarda appunto contenuti elettorali.
Comunicare la politica sui social
Per quanto possa sembrare assurdo, riuscire a comunicare la politica attraverso i social non differisce molto (ovviamente entrando nel merito di competenze e conoscenze) con la comunicazione di un marchio commerciale, solo che in questo caso bisogna tenere ben in mente che in ogni caso ciò che si vende è “l’idea”, non la persona in se (Change di Obama, vi ricorda qualcosa?)
Una delle dirette live dell'allora premier Renzi
Sì, tanto. Però ovviamente tutto deve essere fatto con razionalità e senza improvvisarsi “CuGGini” di turno.
Ovviamente ci sarebbe da parlarne per giorni e per articoli interi, però capiamo più o meno quali possono essere i punti di partenza:
Team
È importante capire dal principio che come per tutte le campagne di comunicazione commerciali, anche in una campagna elettorale un solo SMM senza un buon team alle spalle non può fare molto e il perché è presto detto (senza scendere troppo nei dettagli): strategia politica, copy, creatività, azioni offline e digital (quindi anche social) devono rientrare di pari passo in un sistema sinergico di attività che non devono in nessun modo essere incoerenti tra loro. Il rischio è quello di generare confusione poi nella gestione del processo finale di output (e quindi in poche parole combinare casini).
Vendere l’idea
Lo ripetiamo: occuparsi di comunicazione politica significa fare più o meno lo stesso lavoro di chi vende qualsiasi altra cosa online, infatti se per questi ultimi l’obiettivo finale può essere (tra le varie cose) la conversione in acquisto di un determinato prodotto, in campagna elettorale si spera sempre di riuscire a convertire il consenso riscosso sulle nostre piattaforme digitali in “voti sonanti”. Come fare? Il discorso è molto, molto lungo e potrebbe essere affrontato e sviscerato sotto numerosi punti di vista ma che può essere sintetizzato in questo frangente con l'identificazione da parte degli utenti con le idee.
Presenza, identità, obiettività
Prima di iniziare a lavorare sul reparto digital di una campagna elettorale in genere, bisogna pensare che uno dei problemi principali è dato soprattutto dallo scarso know how dell’utilizzo stesso dei Social Network da parte di quello\i che dovrebbero essere i nostri clienti, che spesso inconsapevolmente, possono commettere anche degli errori dettati dall’inesperienza e fornire agli avversari materiale prezioso con il quale controbattere.
È giusto quindi impostare un discorso più approfondito direttamente con il candidato in questione, scegliendo i canali giusti (ricordate, delle volte less is more soprattutto se fatto bene), approntare le strategie comunicative da utilizzare cucite su misura per il nostro candidato, per ogni social network scelto e quindi individuare un tone of voice e conseguente gestione delle interazioni sui canali, compiere una scelta ponderata sulle immagini da utilizzare, impostare una policy di utilizzo delle pagine social, avviare un processo “standardizzazione” del content prodotto per i nostri canali che non vada a cozzare con quelli presenti offline.
In due parole, bisogna essere perfetti (ovviamente l’errore umano è contemplato ma si rischia di concedere terreno ai nostri avversari) e coerenti con quella che è l’identità anche nella vita reale del nostro cliente (o altrimenti si rischia di trovarsi così)
Microtargeting
A chi si rivolgono i nostri messaggi? Beh, dobbiamo capire innanzitutto quali sono principalmente le fasce d’utenza più interessate o quelle sulle quali andare a cercare di rafforzare la nostra identità, differenziando il lavoro producendo in maniera “sartoriale” contenuti ad hoc per ogni segmento individuato.
Community
Una delle maggiori forze delle campagne elettorali sono i sostenitori: riuscire a cementare la presenza online del nostro candidato anche attraverso un lavoro di community management può facilitare molto il lavoro anche in termini di diffusione organica di contenuti in orari\segmenti della giornata diversi, o per tenere sempre aggiornati i nostri sostenitori sulle attività o sull’andamento della campagna in qualsiasi momento.
È anche importante ricordare che la campagna elettorale si vive anche offline, quindi quale miglior modo (oltre al circolo del quartiere) per riuscire ad impostare un passaparola efficace che possa garantire una massiccia presenza ad i nostri eventi? Gruppi, Newsletter, Chat Telegram e chi più ne ha, più ne metta: le possibilità per gestire la nostra community sono infinite.