La settimana scorsa abbiamo intervistato Cornelius Trunchpole, anonimo pubblicitario scozzese che nel 2010 ha fondato la sua nuova agenzia circondandola di un alone narrativo misterioso ed affascinante.
In Italia, succede che in poco tempo un blog scritto da e per i pubblicitari diventi un punto di riferimento per discutere di cosa avviene ogni giorno negli uffici delle agenzie, delle condizioni lavorative degli stagisti, per criticare campagne mal riuscite o omaggiare scelte condivise, di quanto guadagna un direttore creativo, della crisi della coppia creativa. Uno spazio di incontro con pochi filtri in cui davvero si respira l'aria che tira nell'adv italiana. La scelta dell'anonimità ha lo stesso vantaggio che abbiamo visto per Cornelius Trunchpole: spazio ai concetti, alle idee, alle proposte ed alle discussioni che propone il Donald Draper nostrano.
Su Bad Avenue si ritrovano proprio tutti gli addetti ai lavori della pubblicità in Italia, col proprio nome o anch'essi da anonimi. Post interessanti di una community ricettiva e reattiva, ma non lasciatevi sfuggire le chicche nei commenti :) E' ufficialmente il primo blog collettivo di controinformazione pubblicitaria: ad affiancare Don Draper ci sono altri autori anonimi (e che hanno scelto come nome quello dei protagonisti di Mad Men) o post guest starring (per es. Annamaria Testa).
Abbiamo rivolto qualche domanda al suo creatore, Donald Draper.
Ciao Donald: la prima cosa che dichiari nel tuo profilo del blog è che non ti piace come s'è ridotta l'adv. Cosa ti fa sperare nel suo miglioramento?
In questi ultimi due anni abbiamo proprio toccato il fondo. Come condizioni di lavoro, come rilevanza, come la nostra professione viene percepita all'esterno. Se peggio non può andare, di conseguenza può andare solo meglio. A parte questo, però, ricomincio a sentire in giro dell'energia positiva. In alcuni è rinata la voglia di combattere per il nostro lavoro. Spero che questi ultimi abbiano la forza di trascinare tutti gli altri.
Nel blog provi ad innescare un dibattito su cosa viene dopo la coppia creativa. Qual è la tua visione?
Il futuro è l'integrazione, quindi ogni progetto dovrebbe essere affrontato mettendo intorno al tavolo del brainstorming professionalità diverse. La dinamica dell'art e del copy che pensano e chiedono la declinazione agli smanettoni del web avrà vita breve. Bisogna solo capire quante agenzie avranno l'intelligenza di percepire questi cambiamenti e quante avranno la forza di dedicare diverse e numerose risorse a un unico lavoro.
Annamaria Testa definisce questo blog collettivo come uno spazio per "costruire un senso condiviso", per "ricostruire pratiche decenti. Che energia vorresti che Bad Avenue desse all'advertising?
Esattamente quello che ha espresso Annamaria Testa. Bad Avenue è nato con l'obiettivo di ricreare la community dei pubblicitari e dare loro consapevolezza. Credo di esserci riuscito, forse fin troppo. Molti giovani mi scrivono dicendo: "se le cose stanno così, che futuro mi aspetta?" Un futuro duro, lo ammetto, ma sono convinto che nel momento in cui ricominceremo a guardare il nostro come un semplice lavoro, allora ci renderemo conto che è un mestiere davvero bello da fare.
Quali sono le responsabilitá di un creativo pubblicitario nei confronti della societá?
Sono molte. A volte ci dimentichiamo che il pubblicitario ha anche una funzione sociale, nel senso che i nostri messaggi sono letti e visti da milioni di persone. Negli ultimi giorni questo aspetto è diventato ancora più importante. Non so se hai visto la puntata di Matrix della settimana scorsa. Io credo che i pubblicitari dovrebbero esprimersi sul ruolo della donna in pubblicità e dovrebbero impegnarsi a non veicolare modelli sbagliati. Anche se va detto, per completezza, che la responsabilità non è completamente nostra. C'è chi ha molte più colpe a proposito: la tv, il nostro governo...
Puoi anticiparci qualcosa su ciò che è emerso nel censimento stipendi?
È una cosa che mi ha chiesto pure il settimanale Economy. Ho raccolto più di 100 testimonianze e sto cercando faticosamente di dargli un senso. Al più presto pubblicherò i risultati. Posso solo anticiparti che la prima impressione è che siamo una delle categorie più sfruttate. Ci hanno illusi con la chimera dei premi, del mestiere fico, e intanto ci massacravano sulle retribuzioni. Una cosa che non tutti sanno, inoltre, è che nel giro di 8 anni il numero di addetti nel settore si è dimezzato. Questo è un dato ufficiale che puoi trovare all'interno del sito di Assocomunicazione.
Cosa consiglieresti oggi ad un ventenne che sogna di fare il copywriter?
Di farsi tre domande: ho talento? ho determinazione? ho capacità di fare sacrifici? Oggi questi sono i requisiti indispensabili. Forse il talento è addirittura la cosa che conta di meno. Non bisogna dimenticare che il nostro è un lavoro duro e meritocratico. Su dieci persone che iniziano dopo qualche anno ne rimangono un paio. Non escluderei nemmeno la possibilità di fare un'esperienza all'estero. Non perché il nostro Paese è spacciato ma piuttosto perché viviamo nell'era della globalizzazione.
Qual è il primo aspetto che cambieresti nella condizione lavorativa dei pubblicitari?
Eliminerei gli stage non retribuiti. Anche in passato le persone iniziavano a lavorare in pubblicità senza essere pagate ma le prospettive erano diverse. Se un giovane dimostrava di valere poi era assunto e poteva fare carriera. E inoltre venivano formati davvero. Oggi gli stage sono utilizzati, specie dalle grandi agenzie, per formare eserciti di giovani da mandare allo sbaraglio. Risultato: impossibilità di creare professionalità medie, scadimento della qualità creativa.
Progetti futuri per Bad Avenue?
Il successo di Bad Avenue è stato così repentino che non ho ancora avuto tempo per riflettere sul suo futuro. Un'idea folle che però mi sta passando per la testa, dato che il blog è seguito da tutti i pubblicitari italiani, è quella di creare la prima agenzia virtuale, completamente open-source.