Nella scelta di una professione, più che il lavoro a tempo indeterminato ciò che conta sono le prospettive di crescita. La pensa così il 56,9% degli italiani, testimonianza di un cambiamento radicale nel modo di pensare al lavoro. È quanto emerso dalla presentazione della nuova ricerca di Adecco, nel corso del convegno tenutosi a Milano ieri, 5 maggio, durante il quale Andrea Malacrida, Amministratore Delegato del Gruppo Adecco ha presentato i dati inediti, insieme, tra gli altri, ad Andrea Guerra, Presidente Esecutivo di Eataly e Davide Dattoli, Cofounder di Talent Garden.
Donne e uomini italiani hanno cambiato prospettiva, complice non solo la congiuntura economica, ma anche un desiderio di autorealizzazione sempre crescente.
Questo cambiamento culturale privilegia oggi il merito, la crescita delle competenze, la varietà di esperienze rispetto alla staticità del lavoro a tempo indeterminato tradizionale.
"C’è voglia di essere più pronti, più preparati a competere sul mercato globale del lavoro per avere maggiore occupabilità, e in questo senso, l’acquisizione di skill sia soft che hard diventa prioritaria rispetto al mantenere un livello di sicurezza di impiego, sempre meno tutelato nell’oggi e nel domani, a causa delle riforme del lavoro e delle pensioni”.
Andrea Malacrida, Gruppo Adecco
Gli italiani valorizzano le competenze
Quando si tratta di scegliere un lavoro, gli italiani ritengono più rilevante la possibilità di crescere professionalmente, piuttosto che il tempo indeterminato. Inoltre, anche la libera professione è percepita come uno strumento importante per valorizzare le proprie competenze e la propria professionalità. L'ultima ricerca di Adecco, "Gli italiani e il lavoro a tempo indeterminato, tra miti e desideri", ci racconta così la nuova Italia del lavoro.
Il 57,6% degli intervistati è inoltre d’accordo nel dire che "chi si mette in proprio ha maggiori possibilità di valorizzare le proprie capacità".
Se da un lato cambia la percezione del lavoro, dall'altro per il 39% del campione anche la situazione di stress mentale e psicologico nell’ambiente di lavoro è peggiorata negli ultimi anni, così come il 33,6% degli intervistati percepisce un carico di lavoro in termini di ritmi e fatica in aumento.
A controbilanciare stress e stanchezza vi è però il dato positivo che riguarda il rapporto con i colleghi, migliorato per il 28% degli intervistati, così come le possibilità di crescita professionale e realizzazione sul lavoro, in aumento rispettivamente per il 23,3% e il 26,2%.
Lavoro a tempo indeterminato, tra ideale e sicurezza illusoria
Un contratto a tempo indeterminato è però ancora il presupposto per costruire una casa, creare una famiglia e fare progetti per il futuro in modo sereno per oltre il 75% del campione, ma resta un altro 56,8% che si trova d’accordo nel pensare che il contratto a tempo indeterminato non sia più una garanzia come lo era in passato o che sia solo una sicurezza illusoria, perché oggi è anche possibile licenziare più facilmente.
La crescita e la realizzazione professionale passano, poi, attraverso esperienze differenti e contrastanti. Il 38% dei lavoratori a tempo indeterminato, infatti, è diviso tra l’ideale del posto fisso e la percezione del mondo che sta cambiando.
Le aspirazioni professionali future per la maggior parte degli italiani (60%) non si concentrano più solo sull’aumento retributivo e su una situazione economica più solida, ma sulla possibilità di avere più tempo libero e bilanciare in modo più equilibrato la propria vita lavorativa e personale.
Smartworking, gli italiani non sono pronti
Il mito dello smartworking come strumento per conciliare vita lavorativa e vita privata? Secondo la ricerca di Adecco interesserebbe solo al 20% dei lavoratori. La maggioranza degli intervistati favorevole allo smartworking vi farebbe ricorso principalmente per coniugare il lavoro con le esigenze familiari, mentre solo una piccola parte utilizzerebbe il maggior tempo a propria disposizione per seguire passioni personali.
Con oltre 160mila rapporti di lavoro attivi a fine 2015, Adecco è diventato il primo datore di lavoro in Italia, assumendo solo nello scorso anno circa 5000 lavoratori a tempo indeterminato, offrendo, oltre alla collocazione in azienda, anche percorsi di ampliamento delle competenze e di formazione continua.
Il risultato, ha spiegato l'AD del Gruppo Adecco, è stato possibile soprattutto "grazie alla diversificazione dei servizi offerti, che supera la tradizionale somministrazione di lavoratori a tempo e si integra con l’offerta di soluzioni per lavoratori stabili e aziende alla ricerca di dipendenti a tempo indeterminato”.
Il lavoro a tempo indeterminato, insomma, esiste ancora, ma va cercato e costruito in maniera innovativa: "I candidati possono acquisire più velocemente competenze per essere meglio preparati ad affrontare le sfide quotidiane, mentre le aziende possono contare su collaboratori con maggiore esperienza e più capaci di creare valore", ha sottolineato Malacrida nel corso del convegno a Milano durante il quale ha presentato i dati inediti della ricerca anche in infografica.