Come possono i brand di lusso posizionarsi nell'era del digitale? Distinguersi è fondamentale, ma il punto nodale è rimanere in bilico tra i due estremi: esclusività, tipica dei brand di alta gamma e accessibilità, caratteristica specifica della moda attuale. Non è sufficiente quindi creare un sito e dire: "siamo presenti anche sul web", questo è stato l'errore di molti celebri brand, bisogna comunicare con gli utenti/clienti. Il libro Lusso 2.0 di Jarvis Macchi, uscito per i tipi della Lupetti (in vendita su Amazon, CLICCA QUI), analizza le nuove dinamiche alla base del rapporto tra moda e web 2.0 con uno sguardo particolare all'uso dei new media e dei social network.
Fino a poco tempo fa i brand si limitavano a riutilizzare campagne dedicate ai media tradizionali anche per quelli digitali, senza considerare che ogni mezzo di comunicazione ha le sue peculiarità. Bisogna fornire contenuti al consumer che è diventato user, e passare dalla communication alla conversation. Ma perché è così importante essere presenti su Internet? Perché i nuovi consumatori, anche quelli wealthy, si informano prima di fare un acquisto che sia in maniera tradizionale recandosi nel punto vendita, o affidandosi all'e-commerce.
La crisi ha dato uno scossone al settore e molti brand hanno cominciato a capire l'importanza delle community e delle nuove tecnologie applicate alla rete: video, animazioni e augmented reality per contenuti più emozionali ma comunque ricchi di informazioni. E-commerce, iPhone e iPad App, fashion bloggers, Facebook, Twitter, sfilate in streaming, digital influencers e tutto ciò che ha modificato l'esperienza di acquisto e le relazioni nel settore moda è spiegato nel libro di Jarvis Macchi, giornalista e fondatore di Luxrevolution e di Intelligent Luxury.