Non è stato un inizio d'anno facile, per Twitter.
Era il 19 gennaio quando un down provocò lo spegnimento del social network per qualche ora in tutto il mondo, seguito una settimana dopo dall'abbandono di ben quattro vicepresidenti (di cui uno passato a Google) con conseguente crollo in borsa, fino ad arrivare alle polemiche seguite all'introduzione dell'estensione del limite dei caratteri (10.000) a disposizione degli utenti e alla presunta trasformazione della timeline, che grazie a un nuovo algoritmo sarebbe stata organizzata non per ordine cronologico, ma per affinità fra gli utenti.
Lo stesso Jack Dorsey ha poi smentito i cambiamenti su Twitter, rispondendo al malcontento montante raccolto nel trending topic #RIPTwitter.
Una smentita necessaria, visto che la trasformazione della timeline sarebbe stato un cambiamento epocale, considerando il DNA di un social network che ha fatto le sue fortune proprio sulla capacità di aggiornarsi (e aggiornare) in tempo reale il proprio pubblico: una differenza sostanziale da Facebook, che per quanto inclusivo non ha mai fino in fondo saputo esser performante su quel terreno.
È proprio l'accusa di voler rassomigliare sempre di più a Facebook che rende Twitter vulnerabile alle critiche: critiche che sempre più piovono dalla stessa base utenti, che reputa le peculiarità di questo social irrinunciabili e differenzianti. La domanda infatti per chi usa da sempre i 140 caratteri è: perché cambiare le uniche cose che rendono Twitter unico? Domanda non semplice, ma che certo apre scenari più ampi e complessi.
Il fattore Instagram
320 milioni di utenti attivi, 8 milioni registrati in Italia. Tralasciando i "satelliti" Vine e Periscope, i numeri di Twitter non sarebbero affatto male, considerando le difficoltà del comprendere fin dal primo accesso le varie funzionalità che rendono questo social network unico. Eppure, quest'anno è avvenuto qualcosa che potrebbe aver seriamente cominciato a minacciare la serenità di Jack Dorsey e company.
Instagram, con i suoi 400 milioni di utenti, ha superato Twitter come base utenti. E considerando come questi sia saldamente in mano a Zuckerberg dal 2012, si comincia a capire come l'uccellino blu stia lentamente scivolando in una gabbia da cui sarà difficile scappare. Lo scenario complessivo, infatti, parla chiaro: 1 miliardo e 500 milioni di utenti per Facebook. 400 milioni per Instagram, senza contare il settore dell'instant messaging, dove WhatsApp e Messenger ne catturano rispettivamente un miliardo e 800 milioni: l'impero di Palo Alto sta colonizzando la totalità dell'esperienza digitale dell'utente, che sia desk o sia mobile, che sia di fruizione del contenuto, di condivisione o di contatto.
Nel biennio 2008/2010, quando l'avvento dell'iPhone portò la prima vera invasione di massa degli smartphone, Twitter era il social network pensato per il mobile (oggi non è da meno, considerando come l'80% dei suoi utenti accedano da device mobili).
Non esistevano grossi competitor, perché completa era l'esperienza da vivere al suo interno per l'elite che lo abitava. Anche Instagram, prima dell'acquisizione fatta da Facebook, dava la possibilità di condividere foto visualizzando nell'ecosistema di Twitter la preview dello scatto, permettendo quindi all'utente di fruire il contenuto rimanendo sempre nell'ambiente social.
Real time, legame forte con il device, originalità nel format: l'età dell'oro di Twitter coincide con la sua capacità di essere diverso, unico.
È stata con l'acquisizione di Instagram da parte di Facebook che Twitter ha cominciato a perdere terreno: perchè in un sistema dove il linguaggio visivo acquisiva sempre più valore, la sua capacità di rispondere alle necessità dell'utente diminuiva.
Provocatoriamente, possiamo dire che oggi Instagram sia a tutti gli effetti un Twitter che ha sostituito il limite dei 140 caratteri con un'esclusiva più gratificante e coinvolgente: quella dell'immagine. E poco ha importato, o importa, che anche Twitter si sia dotato di sistemi per personalizzare le foto e condividerle: la suite di Instagram era, ed è ancora oggi, il meglio sul mercato per parlare al proprio pubblico.
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Ovviamente, le differenze rimangono: ma la bellezza dell'avere a portata di mano tutte le informazioni possibili, in un canale che fa della viralità una milestone, oggi non sembra più essere una leva efficace. L'introduzione dei poll o di aggregatori di contenuti come Moments non ha rafforzato quel ruolo che Twitter si era ritagliato, anzi.
Lo hanno reso più complesso. Meno mobile (inteso come device), se così si può dire: e per un social che della leggerezza aveva fatto il punto di forza non è assolutamente un bene.
Stato finanziario, utenti e trasformazioni
Oltre al confronto serrato con gli altri social (tralasciando per motivi di spazio nuove, ambiziose leve come Snapchat) c'è un secondo aspetto da considerare: quello della salute finanziaria.
Fra qualche giorno verranno pubblicati i dati relativi al quarto trimestre 2015, e il meteo del Nasdaq rimane sul sereno variabile:
Secondo l'ultimo report a disposizione, quello del terzo trimestre 2015, Twitter continua ad avere un problema di crescita di utenti, considerata troppo bassa.
Il report presenta un aumento dei ricavi rispetto al 2014 (569 milioni di dollari rispetto ai 391 dell'anno precedente) e di perdita finanziaria pari a 132 milioni di dollari (rispetto ai circa 175 milioni del 2014). Le aspettative per l'ultimo trimestre del 2015 erano di ricavi attorno ai 650/700 milioni: vedremo questa settimana se saranno rispettate.
Twitter è un paese a crescita quasi zero che non riesce a innalzare il suo PIL. A differenza di un paese simile, l'Italia, il suo debito pubblico pare contrarsi, ma questo potrebbe non bastare per tenere il passo dei suoi diretti concorrenti.
La soluzione per attrarre nuove risorse, però, non sembra quella di snaturarsi a favore di una presunta, maggiore semplificazione nel suo utilizzo: ad esempio, abbattere il limite dei 140 caratteri trasformandosi nel social dei 10000 caratteri, più che attrarre nuovi utenti ha rischiato di allontanare quelli che già c'erano.
Senza contare che, paradossalmente, a perderne è proprio l'anima "mobile" citata prima, che peraltro incide anche sui ricavi (86% circa vengono da mobile advertising).
Certo, il problema rimane: ma come poter ritornare a vivere una seconda giovinezza?
Il futuro è degli Specialisti
Snapchat, con i suoi contenuti a tempo, ha saputo nel giro di un biennio diventare più cool di Facebook per i millennials. Pinterest, organizzandosi non per timeline ma per board semantiche, è diventato il canale social ideale per l'eCommerce. Senza contare esempi classici come YouTube.
La battaglia per essere social onnicomprensivi, o come definirono Facebook gli autori del collettivo Wu Ming, "centripedi", è già stata vinta proprio dal social network di Mark Zuckerberg. Non si può tentare di essere completamente autonomi come network sociale: nessun canale riuscirà a soddisfare appieno le esigenze dell'utente per funzionalità, massa critica di utenti, ramificazioni e collegamenti con il resto del web.
Per combattere al massimo la sua battaglia, un social network deve prima di tutto difendere la propria identità: e Twitter non dev'essere da meno.
Le sue peculiarità sono la sua forza: lo sa Jack Dorsey, come lo sanno gli utenti. Certo: il mercato chiede sempre la capacità di sostenersi, andando incontro anche a delle trasformazioni se queste portano profitto. Ma siamo sicuri che diventare ciò che non si è, nel lungo periodo si rivelerà una strategia vincente?
Probabilmente il 2016 sarà l'anno in cui Twitter dovrà rispondere a queste domande. In palio c'è, forse, un'evoluzione che lo porterà a rinnovarsi (dove per rinnovarsi si intende evolvere, mantenendo però forte il legame con ciò che lo ha reso importante e inconfondibile), oppure a intraprendere il lento cammino dell'involuzione, che potrà portarlo a diventare parte di un mondo più grande (da tempo si vocifera di una possibile acquisizione di Google) o a spegnersi, come a suo tempo fecero MySpace o FriendFeed.
Niente di drammatico: come si recitava in Matrix "A questo mondo tutto quello che ha un inizio ha anche una fine". Certo è che questa fine potrà essere anche allontanata, se si saprà rispondere con acume e furbizia alle sfide del domani.
Fino ad oggi Twitter ha saputo farlo: quelli che oggi lo considerano il miglior social network, si augurano che continui così.