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DSA in Unione Europea

Entra in vigore il Digital Services Act, cos’è e cosa significa per Meta e le altre Big del Tech

Il Digital Services Act (DSA) dell’Unione Europea è ufficialmente entrato in vigore.

A partire dal 25 agosto 2023, i giganti tecnologici come Google, Facebook, Amazon e altri devono conformarsi a una legislazione di ampio respiro che ritiene le piattaforme online legalmente responsabili dei contenuti pubblicati su di esse.

Anche se questa nuova legge è stata approvata nell’Unione Europea, è probabile che si verifichino effetti di vasta portata a livello globale, man mano che le aziende adegueranno le loro politiche per conformarsi.

Ecco quali sono le regole contenute nel DSA e come l’UE intende farle rispettare.

cos'è il Digital Services Act

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Cos’è il DSA (Digital Services Act)

L’obiettivo generale della DSA è quello di promuovere ambienti online più sicuri. In base alle nuove norme, le piattaforme online devono implementare modalità per prevenire e rimuovere i post contenenti beni, servizi o contenuti illegali, fornendo al contempo agli utenti i mezzi per segnalare questo tipo di contenuti.

Inoltre, il DSA vieta la pubblicità mirata basata sull’orientamento sessuale, la religione, l’etnia o le convinzioni politiche di una persona e pone delle limitazioni alla pubblicità mirata ai bambini.

In più, richiede alle piattaforme online di fornire maggiore trasparenza sul funzionamento dei loro algoritmi.

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Cosa significa il Digital Services Act per le Big del Tech

Il DSA stabilisce regole aggiuntive per quelle che considera “piattaforme online molto grandi”, obbligandole a dare agli utenti il diritto di rinunciare ai sistemi di raccomandazione e di profilazione, a condividere i dati chiave con i ricercatori e le autorità, a cooperare con i requisiti di risposta alle crisi e a eseguire revisioni esterne e indipendenti.

Sebbene l’UE non richieda ancora alle aziende più piccole di conformarsi al DSA, ha chiesto alle piattaforme online di grandi dimensioni di conformarsi quattro mesi dopo la loro designazione come tali, avvenuta in aprile.

Quali piattaforme sono sottoposte al Digital Services Act

L’UE considera piattaforme online molto grandi (o motori di ricerca online molto grandi) quelle con oltre 45 milioni di utenti mensili nell’UE.

Finora, l’UE ha individuato 19 piattaforme e motori di ricerca che rientrano in questa categoria, tra cui i seguenti:

  • Alibaba AliExpress
  • Amazon Store
  • Apple App Store
  • Booking.com
  • Facebook
  • Google Play
  • Google Maps
  • Google Shopping
  • Instagram
  • LinkedIn
  • Pinterest
  • Snapchat
  • TikTok
  • Twitter
  • Wikipedia
  • YouTube
  • Zalando
  • Bing
  • Google Search

L’UE richiederà a ciascuna di queste piattaforme di aggiornare il numero di utenti almeno ogni sei mesi. Se una piattaforma avrà meno di 45 milioni di utenti mensili per un intero anno, verrà rimossa dall’elenco.

Cosa stanno facendo le piattaforme online per adeguarsi

Molte di queste aziende hanno già illustrato i modi in cui si conformeranno al DSA. Ecco una breve panoramica delle più importanti.

Google

Sebbene Google affermi di essere già conforme ad alcune delle politiche previste dal DSA, tra cui la possibilità per i creatori di YouTube di appellarsi alle rimozioni e alle restrizioni dei video, Google ha annunciato che sta ampliando il suo Ads Transparency Center per soddisfare i requisiti delineati dalla legislazione.

L’azienda si è inoltre impegnata ad ampliare l’accesso ai dati da parte dei ricercatori per fornire maggiori informazioni su “come Google Search, YouTube, Google Maps, Google Play e Shopping funzionano nella pratica”.

Inoltre, migliorerà le sue relazioni sulla trasparenza e analizzerà i potenziali “rischi di diffusione di contenuti illegali, o i rischi per i diritti fondamentali, la salute pubblica o il discorso civico”.

Meta

Meta, la società madre di Facebook e Instagram, sta lavorando per espandere la sua Ad Library, che attualmente raccoglie gli annunci pubblicitari mostrati sulle sue piattaforme.

L’azienda inizierà presto a visualizzare e archiviare tutti gli annunci che hanno come target gli utenti dell’UE, includendo anche i parametri utilizzati per indirizzare gli annunci, nonché chi ha ricevuto l’annuncio.

Digital Services Act cosa cambia per Meta

A giugno, Meta ha pubblicato un lungo rapporto sul funzionamento del suo algoritmo su Facebook e Instagram come parte della sua spinta verso la trasparenza.

Meta inizierà inoltre a consentire agli utenti europei di visualizzare i contenuti in ordine cronologico su Reels, Stories e Search sia su Facebook che su Instagram, senza essere soggetti al suo motore di personalizzazione.

TikTok

Analogamente alle misure che Meta sta adottando, anche TikTok ha annunciato che renderà il suo algoritmo opzionale per gli utenti dell’UE.

Quando l’algoritmo sarà disattivato, gli utenti vedranno nei loro feed For You e Live video provenienti “sia dai luoghi in cui vivono sia da tutto il mondo”, anziché video basati sugli interessi personali.

Inoltre, gli utenti potranno visualizzare i contenuti in ordine cronologico nei feed Following e Friends.

TikTok sta anche apportando alcune modifiche anche alle sue politiche pubblicitarie. Per gli utenti europei di età compresa tra i 13 e i 17 anni, TikTok smetterà di mostrare annunci personalizzati in base alla loro attività nell’app.

Snap

Anche Snapchat darà agli utenti dell’UE la possibilità di scegliere di non ricevere feed personalizzati sulle pagine Discover e Spotlight e ha anche pubblicato dei report su come classifica i post in questi feed.

L’azienda si è impegnata a fornire agli utenti maggiori informazioni sul motivo per cui i loro post o account sono stati rimossi e darà loro gli strumenti necessari per impugnare la decisione.

Inoltre, Snapchat non servirà più annunci personalizzati agli utenti europei di Snapchat di età compresa tra i 13 e i 17 anni. Creerà anche un archivio delle pubblicità mirate che mostra nell’UE e darà agli utenti europei di Snapchat di età superiore ai 18 anni un maggiore controllo sulle pubblicità che vedono.

Cosa succederà alle piattaforme che non rispettano il DSA

Le piattaforme online che non rispettano le regole della DSA potrebbero incorrere in multe fino al 6% del loro fatturato globale.

Secondo la Commissione europea, il Coordinatore dei servizi digitali e la Commissione avranno il potere di “richiedere azioni immediate, ove necessario, per affrontare danni molto gravi”. Una piattaforma che si rifiuta continuamente di conformarsi potrebbe essere sospesa temporaneamente nell’UE.

L’UE sta già assistendo a una reazione da parte di alcune aziende nei confronti della DSA.

A luglio, Amazon ha presentato una petizione per chiedere all’UE di rivalutare la sua classificazione come piattaforma online di grandi dimensioni, sostenendo di essere stata “ingiustamente individuata”.

Anche il rivenditore tedesco Zalando ha intentato una causa contro la Commissione UE, sostenendo di non rientrare nella definizione di piattaforma online di grandi dimensioni.

Pride Month

Oltre l’arcobaleno: come celebrare la diversità nella comunicazione in occasione del Pride Month

Ogni anno si festeggia il Pride Month, il mese per eccellenza dedicato all’uguaglianza, diversità e inclusività. Si tratta di un momento di grande festa e forte unione tra la comunità LGBTQIA+ e uno degli appuntamenti fissi a livello di marketing per moltissimi brand.

In questo contesto, come progettare ed implementare campagne il più autentiche possibile, fedeli ai propri valori e alla propria visione, portando al contempo rispetto ad un mese chiave per la creazione di un mondo veramente equo per tutti, indipendentemente dalla propria identità di genere ed orientamento sessuale?

pride month bandiera

Il desiderio di inclusività è ogni giorno sempre più forte per le persone provenienti da tutto il mondo e appartenenti a tutte le generazioni e il mese di giugno è il momento perfetto per celebrare la propria identità e trovare la propria voce.

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Anche i dati di Pinterest inerenti a questi argomenti lo confermano: le ricerche inerenti al tema “comprensione del genere” sono aumentate recentemente del +550%, “manifesto dell’identità di genere” del +415% e “dipinto di auto-espressione” del +455%.

Pride Month: come evitare il rischio di rainbow washing

La rilevanza socio-culturale di questo mese deve essere motivo di riflessione per i marchi, ispirandoli tutto l’anno a “fare sempre di più” in termini di inclusività. Sebbene il supporto di moltissimi brand sia genuino e del tutto disinteressato dal punto di vista economico, altrettanti marchi incorrono nel cosiddetto rainbow washing.

In altre parole, l’accusa è di sfruttare l’occasione al fine di incrementare i profitti ed intercettare un numero ancora più ampio di consumatori.

La linea di demarcazione tra sostenere la battaglia della comunità LGBTQIA+ e strumentalizzare la potenza della causa è estremamente sottile e il rischio è di perdere la credibilità del brand per avere implementato e comunicato attività superficiali, poco attente e di conseguenza potenzialmente controproducenti dal punto di vista mediatico. Altrettanto problematico a livello marketing è il queer-bating, ovvero l’inserimento di personaggi LGBTQIA+ che non vengono dichiarate come tali o non rappresentate correttamente.

saverio schiano

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Pinterest e Saverio Schiano, Head of Sales for Italy Pinterest, rivelano alcuni utili consigli su come creare campagne di marketing e comunicazione LGBTQIA+-friendly, così da amplificare la portata dei messaggi e richiamare l’attenzione sul tema con rispetto e positività:

  1. Semplice ed efficace… essere autentici!: non è scontato suggerire ai brand che il fattore n.1 per questa tipologia di campagna è l’autenticità.
    Scavare oltre la superficie ed abbracciare a 360° l’inclusività non significa semplicemente introdurre bandiere arcobaleno e colori sgargianti nelle proprie campagne e prodotti.
    La buona riuscita di tale “operazione” può basarsi solamente da una piena comprensione della storia delle battaglie e conquiste della comunità LGBTQIA+ e da una forte volontà di aiutare concretamente le voci storicamente marginalizzate nella società odierna.
    E non va dimenticato che il successo è dato proprio dalla giusta unione dei valori del proprio brand e di quelli incarnati dal Pride Month!
  2. Occorre prestare attenzione all’inclusività 365 giorni l’anno e sul lungo termine: i messaggi che si sceglie di comunicare devono essere celebrativi e senza scopo di lucro, volti a sottolineare la necessità di normalizzare la diversità.
    Per questo motivo, devono essere incorporati nelle proprie campagne nel corso di tutto l’anno, non limitati temporalmente al mese di giugno o ad altri specifici momenti nel corso dell’anno.
    Per quanto le parole siano uno strumento potente per incoraggiare dibattiti e discussioni, esse si devono necessariamente trasformare in fatti e gesti concreti da parte dei brand a supporto delle comunità sotto-rappresentate (come, per esempio, donazioni ad associazioni LGBTQIA+ oppure l’introduzione di politiche aziendali inclusive).
    I consumatori sono sempre più attenti alla responsabilità sociale delle aziende: un sincero e costante impegno nei confronti della causa e un rifiuto di concessioni puramente simboliche consentiranno di ottenere la fiducia e fidelizzare i membri della comunità LGBTQIA+ e i loro alleati.
    Per esempio, per Pinterest è prioritario assicurare contenuti online che rispettino i diritti di tutte le persone come ben identificato dalle  linee guida.
  3. Attenzione alle partnership: un’ottima modalità per i brand di dare maggiore autorevolezza alle proprie campagne e sensibilizzare un maggiore numero di persone è costruire delle sinergie con enti, associazioni e personalità attive ogni giorno nella lotta a favore dei diritti di chi non si identifica come cis- ed etero. La selezione di questi partner deve essere accurata e minuziosa.
    Per esempio, in occasione dell’arrivo del mese dedicato al Pride, Pinterest ha lanciato la campagna “Pride and Progress”, una serie di contenuti che coinvolgono Creator appartenenti alla comunità, tra cui Sasha Colby, la vincitrice dell’ultima edizione del programma RuPaul’s Drag Race.
    Inoltre, come parte di questa campagna, Pinterest ha avviato una collaborazione anche con Tastemade per lanciare una serie di programmi live-streaming negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, Canada, Germania e Francia, tra cui “Proud of Me” una serie con protagonisti alcuni dei più talentuosi Creator queer, come Meg Garrod e David Lovric.
  4. Le critiche aiutano i brand a crescere: last but not least, sbagliare è umano, ma è importante essere aperti alle critiche, imparare dai propri errori e migliorare di volta in volta il proprio approccio quando si parla di inclusività e diversità.
sfide per il retail

Sfide per il retail: quali sono e come le aziende possono affrontarle

Le sfide per il retail sono sempre più evidenti e, in un contesto di incertezza economica, i modelli di distribuzione nel settore stanno cambiando, insieme alle aspettative mutevoli delle persone.

La convergenza tra il mondo online e offline è diventata una realtà senza soluzione di continuità. Inoltre, l’intelligenza artificiale sta aprendo nuove opportunità per le imprese del retail, portando una vera rivoluzione.

Esaminiamo da vicino questa rivoluzione e scopriamo come le aziende stanno affrontando tali cambiamenti per rimanere competitive, grazie al blog post di Jacopo Allegrini, Director Sales, Retail, Google Italia.

Esaminiamo tre grandi cambiamenti che stanno influenzando il settore nel suo complesso.

Sfide per il retail: l’esperienza d’acquisto immersiva

In passato, il mondo online era principalmente un luogo per cercare ispirazione e informazioni per gli acquisti.

Ora l’esperienza di acquisto diventa fondamentale, con il 61% dei clienti che preferisce siti web che offrono un’esperienza coinvolgente. Tra le sfide per il retail, garantire questo tipo di esperienza diventa importantissimo.

sfide per il retail - comprare con lo smartphone

Google ha sviluppato modalità di ricerca completamente nuove grazie ai progressi nell’intelligenza artificiale. Ad esempio, le ricerche visive con Google Lens consentono di trovare informazioni online sugli oggetti che vediamo intorno a noi.

La Ricerca Multipla permette alle persone di trovare informazioni anche quando non hanno tutte le parole per descrivere ciò di cui hanno bisogno, utilizzando sia testo che immagini.

L’esperienza immersiva unisce online e offline in modo realistico, consentendo ai rivenditori di offrire funzionalità come la visualizzazione di mobili all’interno delle abitazioni o la prova virtuale di prodotti utilizzando la realtà aumentata.

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La personalizzazione come valore aggiunto

In Italia, più della metà degli acquisti online avviene tramite dispositivi mobili.

Grazie allo smartphone, la relazione tra rivenditori e consumatori è diventata sempre più personale, con l’obiettivo di offrire un’esperienza di acquisto personalizzata.

È essenziale per le persone trovare ciò che cercano durante l’acquisto, e l’82% dei consumatori a livello globale evita i siti web che presentano difficoltà di ricerca.

I rivenditori rischiano di perdere ricavi potenziali a causa di risultati di ricerca che non soddisfano le aspettative dei consumatori.

Le soluzioni basate sull’intelligenza artificiale, come Recommendations AI di Google Cloud, consentono di consigliare prodotti ai consumatori in base ai loro acquisti precedenti e alla cronologia di navigazione.

Omni-esperienza: la vera sfida per il retal

C’è una crescente convergenza tra lo shopping online e offline, con un aumento delle ricerche di “negozio aperto”. È cruciale per i rivenditori prestare attenzione all’interazione tra gli acquisti fisici e quelli online.

Circa il 76% delle persone in Italia non mostra preferenze specifiche tra i due canali.

Le persone utilizzano una varietà di canali per gli acquisti, con il 68% dei consumatori italiani che ha fatto shopping attraverso cinque o più canali durante la scorsa stagione invernale.

sfide per il retail - il blogpost di Google

La sfida per i rivenditori è trasformare l’omni-canale in un’esperienza di acquisto senza soluzione di continuità su tutti i canali. Utilizzando i dati proprietari acquisiti con il consenso dei clienti, i rivenditori possono comprendere meglio le esigenze e le preferenze dei clienti e veicolare il messaggio giusto tramite il canale più appropriato.

Le campagne Performance Max di Google sono progettate per raggiungere le persone giuste nel momento giusto, attraverso una varietà di canali, inclusi la rete di ricerca, YouTube, la Rete Display, Discover, Gmail e Maps, con l’obiettivo di aumentare le vendite online e offline.

L’intelligenza artificiale offre agli operatori del settore retail la possibilità di creare un’esperienza di acquisto personalizzata e coinvolgente, rispondendo alle aspettative e alle esigenze dei consumatori.

Come annunciato durante Google I/O, l’azienda si impegna a sfruttare la tecnologia per sbloccare nuove possibilità per le persone, le aziende e le comunità.

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youtube works awards copertina

YouTube Works Awards: tutti i vincitori della seconda edizione

YouTube ha annunciato i vincitori della 2^ edizione YouTube Works, il riconoscimento annuale assegnato da YouTube in collaborazione con Art Directors Club Italiano (ADCI), volto a celebrare i talenti creativi che hanno saputo produrre le campagne più efficaci e innovative sulla piattaforma.

La redazione di Ninja ha partecipato all’evento di premiazione, raccogliendo le voci di Stefania Siani, Presidente ADCI e Carla Leveratto, Head of Creative Works di Google in Italia.

youtube works awards logo

A partire dalla location, la Sala Melato del Piccolo teatro di Milano, dove la premiazione ha avuto luogo, la creatività è stata il filo conduttore dell’evento, accompagnato dalla presentazione irriverente del comico (e youtuber) Luca Ravenna e dalla performance canora di Annalisa.

Una giuria di esperti, provenienti da agenzie creative, media e brand tra le più riconosciute in Italia e nel mondo,  ha valutato oltre 75 candidature attraverso un processo e criteri chiari e trasparenti.

Gli esperti hanno così identificato le campagne che,utilizzando i formati degli annunci di YouTube e una forte creatività, hanno saputo raggiungere il pubblico in modi unici.

youtube works awards membri della giuria

I vincitori della seconda edizione di YouTube Works

Di seguito le campagne vincitrici per le 6 categorie di concorso: Creative Innovation, Best Use of Creators, The Underdog, Action Driver, The Unskippable e Breaking Barriers. A queste si aggiunge il Gran Prix, assegnato – tra i vincitori per ciascuna categoria – alla campagna più creativa, innovativa e data-driven che ha portato risultati di business concreti e tangibili.

Creative Innovation + Grand Prix – “Maserati Grecale Global Premiere” di Maserati

La campagna di lancio della nuova Maserati Grecale si è aggiudicata il premio YouTube Works per la categoria Creative Innovation e il Grand Prix.

Ideata da Independent Ideas – BCW MILANO, ha spiccato per l’utilizzo della diretta streaming su YouTube in maniera strategica e innovativa, un racconto coinvolgente e la scelta accurata dei protagonisti. Il formato lungo ha ottenuto una performance eccezionale sulla piattaforma, raggiungendo gli obiettivi di business prefissati, incarnato appieno il concetto di “Creative Effectiveness”.

Best Use of Creators – “Sono in una serie Netflix – Favij per Di4ri” di Netflix

Sono in una serie Netflix – Favij per Di4ri” ha rappresentato un unicum per il mercato italiano ed è riuscita ad aggiudicarsi il premio per la categoria Best Use of Creators. Il duplice utilizzo, come testimonial e protagonista, di un creator come Favij ha generato infatti un notevole interesse e curiosità nel target di riferimento.

La scelta dello youtuber si è dimostrata oltremodo vincente grazie anche al suo tono ironico e all’affinità con il target kids.

La campagna è stata curata dall’agenzia We Are Social

The Underdog – “Arnett Underdog Creators” di Arnette

La campagna “Arnette Underdog Creators” dimostra come è possibile ottenere grandi risultati con piccoli mezzi, grazie alla giusta intuizione.

Curata da Blinks Essence, Arnette è stata in grado di raggiungere il suo nuovo target di riferimento, composto dalla GenZ e dal mondo dello street style, coinvolgendo direttamente nel processo creativo “creators e talent underdog”, minimizzando così da un lato i costi e massimizzando dall’altro la coerenza con il proprio target.

Action Driver – “Golden Gum – Un sogno da urlo” di Air Action Vigorsol

Grazie ad un progetto solido e ben strutturato la campagna Golden Gum di Air Action Vigorsol ha registrato un notevole risultato in termini di brand KPI e sales uplift.

L’iniziativa “sogni da urlo” ha raggiunto 3mila upload, dimostrando come un formato lungo insieme ai formati adv brevi completano l’esperienza di comunicazione raggiungendo ritorni importanti.

L’utilizzo di un creator noto come Frank Matano, prodotto appositamente per YouTube inoltre, ha reso possibile un forte ingaggio emotivo con lo spettatore che ha saputo riconoscere l’autenticità della marca.

La campagna è stata curata da Dentsu Creative e Selection Communication & Design.

Unskippable – “Vodafone Happy. Non perdi mai. Nemmeno il sorriso” di Vodafone

La campagna di Vodafone, curata dalll’agenzia We are Social, si è aggiudicata il premio YouTube Works per la più avvincente intro di 5’’, che ha convinto il pubblico a non saltare l’annuncio adv nel video. “Vodafone Happy.

Non perdi mai nemmeno il sorriso” è riuscita a catturare l’attenzione degli utenti sin dai primi secondi, agganciando lo user e  coinvolgendo per tutta la durata del racconto.

La scelta di un testimonial iconico e molto riconoscibile, come Harold, ha permesso di creare un legame forte con l’audience che ha da subito apprezzato il contenuto ironico e divertente dell’intera campagna. 

Breaking Barriers – “Parla con tua figlia prima che lo facciano i social | Dove Progetto Autostima” di Dove

Dove si è aggiudicato la categoria Breaking Barriers, dedicata alla campagna che ha rappresentato genuinamente la diversità e dimostrato la forza di una rappresentazione autentica.

Ideata da Ogilvy,  “Dove Progetto Autostima” è riuscita nel difficile compito di creare un contenuto emozionale su tematiche molto delicate come il self-esteem e la body positivity nei social media.

Grazie ad un trattamento di alta qualità, e ad uno storytelling estremamente efficace, la campagna ha saputo produrre un impatto positivo sul target di riferimento costituito dalle nuove generazioni e dai loro genitori.

Dati e Creatività agli YouTube Works

«Sono reduce dall’esperienza della giuria degli YouTube Works, ed è una giuria profondamente fondata sui dati, in una maniera straordinaria» ha detto ai nostri microfoni Stefania Siani, Presidente ADCI. «Questo ci consente di misurare il modo in cui i dati influenzano la performance creativa: creatività senza performance è un concetto monco. Gli insight data driven e data proof ci consentono di migliorare e alzare lo standard».

youtube works awards stefania siani

In occasione dell’evento, le abbiamo chiesto anche se la creatività sia oggi vincolata a utilizzare il format dei video brevi, che sono il trend del momento. Ecco cosa ci ha detto.

«La golden rule del contenuto breve è una possibilità, ma non l’unica: è una regola fatta per essere rotta. Utilizzare l’eccellenza creativa per fare in modo che le persone siano ingaggiate sin dai primi secondi e portate dentro la storia è un tema di design del contenuto. In questa economia del tempo estremamente sfidante, ci auspichiamo davvero che il contenuto pubblicitario riesca a competere, sempre di più, con i contenuti seriali delle piattaforme per evitare il concetto di advertising come interruzione del contenuto a favore di un advertising che intrattiene».

YouTube Works: la creatività come leva fondamentale di business

«Nelle candidature in generale, ma soprattutto nei finalisti, abbiamo visto l’autenticità. Ma anche l’uso di tutte le leve, emozionali ma anche tecniche e innovative della piattaforme, che ci hanno permesso di premiare campagne corte ma anche lunghissime» ci racconta Carla Leveratto, Head of Creative Works di Google in Italia. «Campagne molto diverse tra loro, che hanno in comune una bellissima creatività, ma anche un impatto sul business, che poi è il cuore di questo premio».

youtube works awards carla leveratto

 La creatività emoziona le persone, ma ha un impatto sensibile sul ROI dei brand?

«La creatività è una leva fondamentale per il ritorno degli investimenti. La volontà di questo premio è dare spazio e visibilità a campagne bellissime ma che, se fossero “solo belle” sarebbero fini a se stesse. Invece hanno un impatto concreto sul business in base ai KPI prefissati all’inizio della campagna».

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Recruitment marketing ed employer branding: tutte le principali differenze

Vengono spesso associate e confuse come un’unica cosa, ma il recruitment marketing e l’employer branding sono in realtà due facce diverse della stessa medaglia. Infatti, entrambe le discipline hanno il ruolo di rendere il brand più interessante agli occhi di chi sta cercando lavoro.

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Ma quali sono le principali differenze e in che modo interagiscono tra loro? Per comprendere al meglio di cosa stiamo parlando è necessario partire dalle definizioni.

Il significato di employer branding

L’employer branding è il processo che consiste nel definire e mantenere positiva l’immagine di un’azienda come possibile datore di lavoro. Dunque è strettamente correlata al modo in cui l’azienda viene percepita dai dipendenti attuali e potenziali. Ovviamente una migliore percezione della società come luogo di lavoro concorre anche al miglioramento del posizionamento del brand nel mercato.

Lo stesso Richard Branson, fondatore di Virgin, ha provato a spiegare l’importanza strategica dell’employer branding dichiarando: “Non vengono prima i clienti. Sono i dipendenti che vengono prima. Se ti prendi cura dei dipendenti, loro si prenderanno cura dei clienti”.

Le componenti principali dell’employer branding

Alla base dell’employer branding ci sono alcuni passaggi da considerare che sono fondamentali per una strategia di posizionamento ideale del brand nel mondo del lavoro:

  1. la definizione dell’Employer Brand dell’azienda in cui sia espressa la mission, la vision e la value proposition.
  2. la definizione dell’Employee Value Proposition con i vantaggi e i premi per i propri dipendenti.
  3. la definizione della Candidate Persona ossia la rappresentazione del tuo candidato ideale.
  4. la definizione della cultura aziendale.
  5. la gestione della reputazione dell’azienda.

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McKinsey & Co., una lezione da seguire nell’employer branding

Una delle più interessanti case history è rappresentata da McKinsey & Co., il brand più famoso al mondo nella consulenza manageriale che, nel 2020, contava 30 mila dipendenti. La sua employee value proposition è sempre stata chiara: chi va via da McKinsey & Co. può lavorare ovunque. Una promessa mantenuta se si pensa che, nel 2000, 70 ex dipendenti dell’azienda erano tra i CEO delle compagnie nella Fortune 500.

Ma cosa differenzia McKinsey & Co. da altri player? Il costante sforzo nel rafforzare la storia e l’identità della compagnia per favorire l’inserimento di talenti tra i propri dipendenti.

Nel frattempo, l’azienda si impegna quotidianamente per creare un ambiente di lavoro aperto alle tematiche dell’inclusione e dell’equità tanto da avere rappresentate oltre 140 cittadinanze all’interno degli uffici presenti in 65 Paesi e da investire 20 milioni di dollari nella ricerca su D&I.

Che cos’è il recruitment marketing?

Il recruitment marketing è l’attività di promozione dell’employer branding di un’azienda. Il suo obiettivo finale è quello di attrarre, coinvolgere, assumere e trattenere talenti di alta qualità attraverso il processo di selezione.

In un mondo del lavoro sempre più saturo e in cui le persone sanno bene cosa vogliono, le aziende attuano strategie di marketing per aggiudicarsi le persone più valide da integrare nel proprio organico. Ecco perché i recruiter hanno iniziato a pensare come marketer, cercando di unire agli annunci di lavoro delle vere e proprie brand strategy per favorire il recruiting.

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Le componenti principali del recruitment marketing

A differenza dell’employer branding, il recruitment marketing ha come elementi chiave:

  1. Comunicare con i candidati incoraggiandoli a compilare una candidatura.
  2. Scrivere offerte di lavoro chiare ed accattivanti, magari grazie al supporto degli attuali dipendenti che sapranno focalizzarsi sui punti di forza dell’azienda e sui vantaggi nel lavorare per essa.
  3. Creare contenuti che nutrano l’employer branding e che generino fiducia nei candidati.

Le differenze tra l’employer branding e il recruiment marketing

La prima grande differenza tra queste due discipline è la finalità. Infatti, l’employer branding serve a definire il posizionamento dell’azienda come datore di lavoro, mentre il recruitment marketing è finalizzato a promuoverlo.

La seconda differenza sta nella flessibilità. Il marketing si evolve a seconda delle esigenze di mercato, l’employer branding resta immutato e ben saldo sugli asset valoriali dell’azienda.

La terza differenza è l’interconnessione. Pur non essendo intercambiabili, entrambi sono interconnessi perché l’uno non può prescindere dall’altro.

Nel panorama attuale in cui le persone sono sempre più attente a trovare un posto di lavoro in cui realizzare i propri obiettivi senza rinunciare alla qualità della vita, avere una visione chiara di cosa si può offrire in termini di vision e mission è l’unica regola che può avvicinare grandi talenti alla propria azienda.

sostenibilità e brand

Giornata Mondiale della Terra 2023: perché comunicare la sostenibilità è indispensabile per i brand

Il cambiamento climatico, in atto ormai da molto tempo, sta avendo impatti significativi sulle persone, sulle aziende e più in generale, sull’economia.

Da eventi climatici estremi alla mancanza di risorse fino alla povertà crescente, la “salute” del pianeta è in pericolo e gli effetti dello stato di emergenza climatica sono ogni giorno sempre più evidenti.

Secondo l’ultimo report condotto dall’IPCC (Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico), il tasso di crescita della temperatura è il più alto mai registrato, così come sono in costante aumento anche l’intensità e la frequenza dei disastri naturali.

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Di conseguenza, una rapida transizione ecologica riveste un ruolo importante per molti nella quotidianità.

Nonostante il carovita dettato dal difficile contesto geopolitico e dall’inflazione, la sostenibilità ambientale è fonte di preoccupazione per molti, influenzando direttamente le abitudini d’acquisto.

Il recente Deloitte 2023 CxO Sustainability report mostra che il cambiamento climatico è identificato dalle aziende in tutto il mondo tra le tre principali criticità da tenere in considerazione per il 2023, superando innovazione digitale e talent pipeline.

Il 75% delle realtà rispondenti, inoltre, ha aumentato nel 2022 gli investimenti legati alla sostenibilità ambientale.

Negli ultimi anni un numero sempre maggiore di aziende ha scelto di promuovere campagne pubblicitarie e implementare policy sostenibili a 360°.

La sostenibilità è sempre più importante per le persone (e per i brand)

In occasione della Giornata Mondiale della Terra, che ricorre annualmente il 22 aprile, Ninja Marketing invita a riflettere sui motivi per cui diventare aziende “green” è una necessità assoluta – non più solamente un’alternativa – grazie ai consigli di Saverio Schiano, Head of Sales for Italy Pinterest. 

Saverio Schiano Pinterest

Perché è diventato fondamentale comunicare la sostenibilità? E cosa consiglieresti ai brand per evitare il greenwashing?

La sostenibilità non va trascurata a livello di business.

Le aziende e i marketer devono, infatti, attivarsi per migliorare l’ambiente: si tratta di una mossa decisiva per vincere le sfide del futuro e incontrare i desideri delle persone, che – in numero sempre maggiore – si informano sul peso ambientale delle proprie azioni.

Inoltre, si riconosce l’importanza strategica della transizione ecologica: a confermarlo, per esempio, in Europa è il 61% dei cittadini adulti, come riportato dal report  European Sustainability Foundational Study condotto da Kantar.

kantar sostenibilità

E diventa tassativo, pertanto, reinventare la propria modalità di comunicazione senza, tuttavia, incorrere nel greenwashing.

Un primo consiglio, in apparenza semplice ma spesso non applicato da chi vuole comunicare la sostenibilità, è di argomentare qualsiasi informazioni con dati e insight: la conoscenza, quindi, del proprio business in toto è di assoluta importanza per poter introdurre policy ambientali che contribuiscono effettivamente alla creazione di un mondo più verde.

In un processo lungo e pieno di incertezze come la ricerca della sostenibilità, non ci si aspetta che le aziende abbiano tutte le risposte fin da subito (la “perfezione” non esiste e in questo campo, ancora meno), ma l’onestà è certamente un fattore non di poco conto per ottenere la fiducia dei consumatori.

Infine, è bene prestare attenzione al linguaggio scelto nella comunicazione green: l’aggiunta di maggiori dettagli e la ricerca del significato di termini apparentemente “innocui” (ma in realtà, definiti da regolazioni severe) è essenziale!

Di contro, non si deve pensare al green hushing come una via percorribile.

Con questo termine, si fa riferimento ad un fenomeno nuovo, meno conosciuto rispetto al ben noto greenwashing: per paura di conseguenze spiacevoli, reputazionali ed economiche, le aziende scelgono di non comunicare i propri obiettivi di sostenibilità. 

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Quali sono i trend ambientali riscontrati tra i consumatori di recente?

I consumatori sono sempre più alla ricerca di insight sui eco-trend più recenti per poter cambiare il proprio stile di vita, dalla scelta di prodotti più rispettosi dell’ambiente alla riduzione del consumo di carne fino a mezzi di trasporto a basso impatto ambientale.

C’è la volontà di comprendere appieno i cambiamenti ecologici in atto e conseguentemente, di agire per contrastarli nella vita di tutti i giorni (di questa radicale spinta green, Gen Z e Millennials sono i principali promotori).

Oltre il 90% delle persone su Pinterest settimanalmente cercano ispirazione sulla piattaforma per attività volte a diminuire la propria impronta ecologica come il riciclaggio, la donazione di oggetti, la riduzione dell’utilizzo di plastica, l’acquisto di elettrodomestici a basso consumo energetico e il supporto alle imprese locali.

Non solo, ma abbiamo anche constatato che ricerche per termini come “casa autosufficiente”, “energia off grid”, “ecopunk”, e “alloggi collettivi” sono in aumento sulla piattaforma (rispettivamente del 340%, 100%, 130%, e del 150%).

Un’altra conferma del cambio di rotta “verde” arriva dal nostro ultimo report, Pinterest Predicts 2023, che prevede un’attenzione verso pratiche ecologiche come soluzioni alternative per la raccolta di acqua piovana, l’arredamento vintage e i viaggi in treno.

Come le aziende possono sfruttare questi trend per implementare campagne di marketing efficaci?

Per poter sfruttare al meglio gli insight della piattaforma e creare campagne di comunicazione efficaci, il motto delle aziende e dei marketer dovrebbe essere “be educational”: per esempio, la collaborazione con esperti di settore permette di fornire consigli e guide di valore su come vivere in modo sostenibile.

Nonostante la Giornata Mondiale della Terra sia un’ottima occasione per riflettere su temi ecologici e sociali, ogni giorno dovrebbe essere dedicato alla salvaguardia del nostro pianeta.

Non da ultimo, implementare l’utilizzo delle cosiddette credenziali verdi.

Ossia, utilizzare statistiche chiare per mostrare come il vostro marchio o prodotto sia sostenibile e utilizzare termini come “meno plastica”, “a base vegetale”, “biologico” o “coltivato in modo sostenibile” per posizionarlo al meglio.

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Le 8 pubblicità più belle di marzo: Barilla, Coca-Cola, Philips e altri big brand

La primavera si sta facendo largo ed insieme a lei anche i brand fanno fiorire le loro creatività: si affacciano le pubblicità più belle di marzo e promettono una stagione molto intensa.

Grandi brand e brillanti campagne per deliziarci e destarci dal torpore invernale e dalla eco del quasi dimenticato Super Bowl.

BARILLA AL BRONZO | Lady and The Trump

Il rituale della condivisione di un piatto di pasta non poteva trovare ambientazione migliore.

Il romanticismo la fa da padrona mentre due innamorati attraversano la città, seguiti dalle loro ombre canine, per gustare il miglior piatto di spaghetti. E il ristorante Tony’s guidato dallo stellato chef Davide Oldani è proprio lì, nascosto discreto l’angolo, discreto, appartato e anche un po’ spartano.

Si apparecchia l’amore in attesa di un bacio rubato: ed è un impeccabile piatto di spaghetti a metterci lo zampino. L’italianissimo brand di pasta (e l’italianissima Publicis-Le Pub) celebra così il centenario di Disney, con un omaggio al cartone animato Lilli e il Vagabondo, versione umana e versione Barilla Al Bronzo.

ADIDAS | The Ridiculos Run

Adidas da una sua ricerca globale condotta su un campione di circa 5000 donne, afferma che il 92% di loro che pratica jogging non sente la città come luogo sicuro. Non siamo nuovi a questo condiviso timore.

Molte donne, infatti, non vivono con libertà questa attività in quanto esposte a molestie verbali e fisiche. Ed è questo che il brand ci racconta nel suo spot: donne che affrontano prima della preparazione fisica quella psicologica.

Tutto questo è ridicolo, una corsa ridicola a cui le donne non devono più sottomettersi. Adidas espone l’esigenza di una rivoluzione sociale in cui soprattutto gli uomini sono chiamati a partecipare attivamente al cambiamento verso una reale parità delle opportunità.

 

COCA-COLA | Masterpiece

Tra le pubblicità più belle di marzo troviamo il capolavoro di Coca-Coca, letteralmente.

Un viaggio dell’iconica bibita tra le più celebri opere d’arte nelle diverse epoche; saltando dal suo autoritratto pop composto da Andy Warhol e rimbalzando di mano in mano dai personaggi di opere classiche e contemporanee che si fanno tridimensionali e prendono vita per ispirare la creatività di giovane studente.

Un viaggio di connessione e condivisione che rientra nella campagna più generale The Real Magic e che ritroviamo in ogni dettaglio artistico nella Gallery

L’insieme dei dipinti inclusi nello spot è affiancato alle opere di creatori emergenti provenienti da Africa, India, Medio Oriente e America Latina.

DOM PÉRIGNON x Lady Gaga | The Labor of Creation

La ricerca e l’accuratezza della lavorazione dello champagne millesimato sono ben rese in questo spot, la cui protagonista è Lady Gaga. Alternanza di luci e ombre, corpi in armonica sincronia e l’Abbazia francese di Hautvillers a far da sfondo all’elegante coreografia.

Una danza che vuole esprimere il desiderio di osare ed oltrepassare i confini, proprio come vuole mostrarsi Dom Pérignon.

Per la campagna hanno collaborato il fotografo e maestro della luce Mario Sorrenti, il regista Woodkid  e il coreografo Sidi Larbi Cherkaoui.

 

CEREAL SURREAL | OOH Campaign

I brand di cereali inglesi lancia una campagna OOH sfruttando i grandi dello sport. Sì, sfruttando.

Perché in realtà i nomi delle celebrità scritti a caratteri cubitali sui poster corrispondono a quelli di persone omonime. Una campagna ironica che attira l’attenzione sul prodotto grazie alla notorietà dei personaggi ”I cereali ufficiali di Ronaldo” ma che ci strappa un sorriso finale con la confessione della verità “Probabilmente non lo stesso Ronaldo che pensi tu”.

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APPLE PODS | Quiet The Noise

Esiste rumore più bello di quello dei propri pensieri? Ogni cosa scompare.

Il trambusto e il caos della città spariscono mentre siamo assorti nei pensieri accompagnati dalla nostra musica preferita. Apple per la presentazione dei suoi nuovi Pods centra in pieno il concetto.

Nello spot, la cover di Pixies “Where is my mind?” ci guida attorno ad una città apparentemente tranquilla e priva di rumori ma che torna a farsi sentire in tutta la sua confusione una volta sfilati i Pods.

Apple ci azzecca sempre.

 

PHILIPS | The Dilemma

La rasatura entra in una diversa dimensione, anzi, in una diversa epoca. Radersi o non radersi, questo è il dilemma per il vero uomo shakespeariano che impugna il nuovo rasoio Philips. E che davanti ad un quesito così amletico non può che essere sbeffeggiato sarcasticamente dalla sua disillusa dama.

Philips propone anche un secondo spot, in cu il rasoio questa volta assurge al compito di dover depilare i “gioielli” del re. Impresa regale, di estrema precisione e sotto l’occhio vigile di due particolari sudditi guardoni.

 

MCDONALD’S | Live The Child Within This Ramadan

Tra le pubblicità più belle di marzo troviamo anche quella di Mc Donald’s. Marzo è stato, per i musulmani, il mese del Ramadan. Il famoso brand per l’occasione e con la sua nuova campagna incoraggia gli adulti ad ispirarsi alla purezza dei bambini e dedicarsi ad azioni altruistiche.

Gentilezza, benevolenza e sincerità nei gesti per far crescere l’amore e il sentimento di condivisione tra le persone: non solo nel Mese Santo e non solo per i musulmani.

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heinz e absolut vodka

Le collaborazioni più belle di Heinz e Absolut Vodka

Heinz e Absolut Vodka uniscono il loro gusto per dare vita al nostalgico piatto penne alla vodka. Direttamente dagli anni ’80, la ricetta spopolò in Italia come anche in America diventando un piatto cult della cucina trendy del momento, tanto da essere servita anche nelle discoteche.

La collaborazione tra Heinz e Absolut Vodka che li vede dosati sapientemente in un barattolo di sugo pronto è nata a seguito di un TikTok pubblicato dalla modella Gigi Hadid nel 2020, intenta a preparare un piatto di pasta. I due brand però hanno voluto anche ironizzare sulla decisione tardiva di creare questo sugo, effettivamente dopo 2 anni dall’uscita del video, riportando nell’etichetta la scritta “Ridiculously Late. Absolut(ely) Good”. Purtroppo, o per fortuna, il vasetto limited edition sarà messo in vendita solo nel Regno Unito.

collaborazioni Heinz e Absolut Vodka

A proposito di collaborazioni, nel corso del tempo ce ne sono state di interessanti a cui Heinz e Absolut Vodka hanno dato vita insieme ad altri brand. Eccone alcune tra più rilevanti.

HEINZ & THREDUP

Lo scorso anno Heinz si è “macchiato” di una collaborazione con ThredUp, la famosa piattaforma di rivendita di abbigliamento online con sede ad Oakland. Dalla partnership nasce Heinz Vintage Drip, la collezione di abiti usati con un’esclusiva macchia di ketchup impressa su ogni capo streetwear e di design. Le macchie sono fatte con del ketchup vero, quindi scompariranno a seguito dei lavaggi.

Disponibile solo su ThredUp, l’abbigliamento di seconda mano macchiato Heinz ha un secondo fine: quello di donare il ricavato della vendita all’associazione Rige Against Hunger, a supporto della lotta contro la fame nel mondo.

collaborazioni Heinz e ThredUp

T-shirt Heinz x ThredUp collab

HEINZ & SELETTI- STUDIO JOB

Nel 2019 Heinz ha festeggiato i suoi 150 anni di vita, in cui il ketchup ne ha viste davvero di cotte e di crude. Il brand che ha accompagnato ogni diversa pietanza, in ogni diversa cultura e nelle diverse epoche, ha visto anche i cambiamenti dei gusti dei consumatori che però non hanno mai fatto mancare Heinz nei propri piatti.

Proprio per questo, il brand ha deciso di celebrare il suo compleanno con un’edizione limitata di 150 piatti, in collaborazione con Seletti e Job Smeets, le due icone indiscusse del design.

collaborazioni Heinz e Seletti-Studio Job

HEINZ & OCEAN SPRAY

Ocean Spray è la nota cooperativa produttrice di succo e salsa di mirtilli che unisce tra Stati Uniti, Canada e Cile più di 700 coltivatori. Il primo aprile del 2021, Heinz annuncia una probabile partnership con Ocean Spray, creando un prodotto innovativo e dal curioso gusto: Cravy, una salsa fatta di ketchup e mirtilli. Heinz lascia però che siano i suoi fedeli consumatori a decidere se dare effettivamente vita a Cravy. Il sondaggio su Twitter però non diede responso positivo. In molti si sono chiesti se la collaborazione fosse un pesce d’aprile, ma vista la mancata volontà del pubblico di assaggiare la nuova salsa, siamo tutti rimasti con questo succulento dubbio.

 

HEINZ & ED SHEERAN

Forse qualcuno saprà che il cantante ha un’incondizionata passione per Heinz. Si dice che non viaggi mai senza la sua bottiglia di ketchup e che addirittura abbia l’inconfondibile bottiglia tatuata sul braccio. Un vero e proprio consumatore fidelizzato che il brand non poteva lasciarsi scappare per aumentare la sua awareness. E così Ed Sheeran ed Heinz hanno creato nel 2019 un’edizione limitata di salsa di pomodoro chiamata Edchup, con tanto di simpaticissimo spot.

 

HEINZ & FORTNUM AND MASON

In UK il San Valentino del 2020 ha avuto uno strano sapore, grazie alla collaborazione tra i cioccolatini firmati Fortnum and Mason ed Heinz. Il grande magazzino famoso per rifornire la Casa Reale inglese ha ideato per l’occasione una scatola di tartufi in edizione limitata, dai diversi gusti e con la particolare e pungente glassa fatta di ketchup. È proprio vero, il ketchup sta bene su tutto!

collaborazioni HEINZ e FORTNUM AND MASON

ABSOLUT & SWEDISH HOUSE MAFIA

Per l’uscita del loro nuovo album, il gruppo electronic-house svedese nel 2012 non poteva scegliere un partner più idoneo di Absolut, entrambi svedesi ed entrambi protagonisti dei party. La collaborazione ha previsto la composizione del brano Greyhound ed il relativo video in esclusiva per Absolut Vodka. Brano che tra l’altro ha aperto il festival Coachella in cui Absolut è stato uno degli sponsor.

ABSOLUT & CLOTHSURGEON

La famosa vodka svedese per anni si è divertita a collaborare con artisti di fama internazionale come Keith Haring, Andy Wharol e Herb Ritts. Il brand da sempre aperto alla fusione delle culture, nel 2020 ha deciso di collaborare con l’inglese Clothsurgeon, marchio di abbigliamento maschile di lusso.

In edizione limitata, la collezione di t-shirt Absolut T Project esprime l’unione di diverse culture, idee e background i cui materiali organici provengono da diverse parti del mondo e su cui è impresso lo stemma di Absolut Vodka. Semplici magliette bianche che però racchiudono un grande messaggio: quello dell’inclusività.

collaborazioni Absolut Vodka e Clothsurgeon

ABSOLUT & DR.LAKRA

Absolut Messico celebra l’antica cultura messicana, quella Maya. Le bottiglie in edizione limitata nascono dalla collaborazione nel 2012 tra il brand di vodka e l’artista visivo Dr. Lakra che ha personalmente disegnato le grafiche che raccontano gli elementi simbolo dei Maya: il giaguaro, il serpente piumato ed il dio del vento, della tempesta e del fuoco.

Absolut Mexico collaborazioni Absolut Vodka e dr. Lakra

ABSOLUT & MERIVALE PER IL PRIDE

Merivale, l’azienda australiana specializzata in servizi per l’ospitalità, in occasione del Sydney Gay and Lesbian Mardi Gras del 2021, si unisce con Absolut Vodka per festeggiare l’orgoglio LGBTIQA+ ed insieme celebrare l’amore e la condivisione universale. Oltre che a una varietà di pacchetti per la ristorazione e alla creazione di una bottiglia arcobaleno, i due brand hanno creato il cocktail Absolut Banger. Absolut ci tiene a ricordare che dall’inizio degli anni ’80 è sempre in primo piano nell’offrire supporto alle diversità, nella convinzione che ognuno dovrebbe scegliere di amare ed esprimere le propria individualità nel modo più libero possibile.

collaborazioni Absolut e Merivale x Pride Sidney

ABSOLUT & PHILIP PLEIN

Il 2010 vede una brillante collaborazione tra Absolut e lo stilista tedesco Philip Plein che ha disegnato e decorato con cristalli Swarovski una tiratura di 100 leggendarie bottiglie.

collaborazioni Absolut Vodka e Philipp Plein

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LEGO collabora con Disney per festeggiare il suo 100° anniversario

Una montagna di preservativi: Durex insieme a Diesel alla Milano Fashion Week

Louis Vuitton e la spettacolare collaborazione con Yayoi Kusama

Bernard Cova

Ninja Wrap Up #3: come si trasforma una community in abbonati

Il Ninja Wrap Up nasce per mettere insieme la potenza informativa e di Intelligence Ninja con la profondità dell’Alta Formazione. Si parte infatti da un condensato delle principali notizie Digital del mese – tra quelle selezionate ogni giorno dalla Redazione dalle più autorevoli fonti internazionali – per poi commentarle con i migliori esperti del settore e renderle applicabili concretamente.

Se ti impegni costantemente per restare al passo con le novità che impattano sulla tua professione, ma vorresti andare oltre il livello superficiale della notizia e affidarti a chi ne sa qualcosa per esperienza diretta, il Ninja Wrap Up è l’appuntamento mensile di cui ha bisogno per unire tutti i punti e imparare ad applicare nelle tue attività quotidiane nuovi trend e funzionalità, tool e best practice del Digital.

ninja wrap up #3

Si parte infatti da un condensato delle principali notizie Digital del mese, tra quelle selezionate ogni giorno dalla Redazione dalle più autorevoli fonti internazionali, per poi commentarle con i migliori esperti del settore e renderle applicabili concretamente.

Ninja Wrap Up #3: temi e ospiti

Il tema di questo nuovo appuntamento è: Da Brand Tribe a Subscription: trasformare una community in abbonati.

Mercoledì 12 aprile ti spiegheremo come valorizzare le relazioni tra gli individui e convertire una community in membership grazie al marketing tribale.

Bernard Cova, l’inventore del Marketing Tribale, terrà una Masterclass gratuita in esclusiva per la Ninja Tribe.

Cova è tra i professori di marketing più importanti del mondo e tra i più grandi esperti di Brand Tribes. Oggi Professore di Sociologia del Consumo e Marketing presso la Kedge Business School in Francia e Visiting Professor all’Università Bocconi di Milano, ha il merito di aver applicato per la prima volta la teoria delle tribù del sociologo Michel Maffesoli al marketing, ideando il concetto di community unita intorno a una marca.

Il programma e gli ospiti

 

ospiti wrap up #3

Ecco cosa troverai nel Ninja Wrap Up #3:

ore 12:30 – 13:00
I take away dei marketer per il mese di marzo – Ninja Team

ore 13:00 – 13:30
Il ruolo delle brand community nella toolbox dei marketer – Bernard Cova

ore 13:30 – 14:00
Da Ninja Marketing a Ninja: evoluzione di una brand tribe – Mirko Pallera

ore 14:00 – 14:30
Convertire una nicchia di interessi in micro-community .- Gianluca Perrelli

ore 14:30 – 15:00
Dietro le quinte di un modello di business in subscription – Ignazio Morici

ore 15:00 – 15:30
I fattori di successo del Community Management – Carlotta Calegari

Come partecipare al Ninja Wrap Up

Partecipare è semplicissimo: basta registrarsi a questo link per essere tra i primi ad approfondire e sperimentare le più recenti novità del mondo digital.

Puoi continuare a usare ChatGPT nella tua azienda tutelando la privacy. Ecco come

Dopo la comparsa di ChatGPT, il più popolare e utilizzato strumento di AI generativa che ha avuto senza dubbio il merito di rendere di uso comune l’Intelligenza Artificiale, aiutandoci forse a comprenderne meglio il funzionamento, le nostre vite ci sembravano un po’ cambiate, a causa delle implicazioni sulla sfera professionale che l’impiego di questa tecnologia prospettava.

Anche sulla sfera personale, però, l’impatto non era indifferente. Ce lo ha ricordato il Garante della Privacy che, sulla base della non aderenza alle norme contenute nel GDPR, ha imposto all’applicazione di OpenAI lo stop al trattamento dei dati della popolazione italiana.

LEGGI ANCHE: Stop a ChatGPT in Italia: il Garante della Privacy apre un’istruttoria

Al di là della curiosità della maggior parte degli utilizzatori, che si sono approcciati al sistema per gioco o per uso strettamente personale, molte aziende hanno scoperto con entusiasmo le possibilità di integrazione nei processi aziendali adottando immediatamente la nuova tecnologia per facilitare o velocizzare alcune operazioni.

La tegola dell’interruzione del servizio da parte di OpenAI ha quindi posto molte domande sulle possibilità di utilizzare il servizio in futuro. Domande che ci siamo posti anche noi.

Per questo, abbiamo sentito Gianluca Maruzzella, CEO e co-founder di indigo.ai e abbiamo scoperto che non tutto è perduto: ad esempio, che le interfacce dedicate agli sviluppatori continuano a funzionare e che GPT3 è ancora disponibile tramite i servizi Azure di Microsoft all’interno del territorio della UE ed è quindi completamente compliant alla GDPR.

Ecco cosa ci ha detto Gianluca.

 

Gianluca Maruzzella - Ceo di indigo ai - Come continuare a usare ChatGPT dopo l'istruttoria del Garante della Privacy

Facciamo chiarezza: ChatGPT è davvero bloccato?

Per noi è importante fare innanzitutto una premessa più ampia: il diritto alla privacy è fondamentale, e su questo non si discute.

La posizione del Garante, indipendentemente dall’effetto che ha scaturito, parte da una intenzione concettualmente corretta: fare chiarezza e regolamentare ove possibile un corretto trattamento dei dati di una organizzazione estera, OpenAI, rispetto ai cittadini italiani.

Allo stesso tempo crediamo sia importante favorire l’accesso alle tecnologie in quanto hanno un impatto diretto sulla competizione del nostro sistema-paese.

Fatte queste dovute premesse e tornando allo specifico caso di ChatGPT, è fondamentale distinguere il servizio rivolto agli utenti, che OpenAI ha scelto di non rendere accessibile agli utenti italiani in seguito alla richiesta del Garante di sospendere temporaneamente il trattamento dei dati,  dai modelli di linguaggio di OpenAI che sono attualmente accessibili dalle aziende, anche italiane, che vogliono utilizzarli per sviluppare le proprie soluzioni basate su AI generativa, come facciamo noi di indigo.ai.

Quali sono i servizi interessati dal blocco dopo l’istruttoria del Garante della Privacy?

In seguito all’istruttoria del Garante è stata disabilitata l’interfaccia più “consumer” di ChatGPT che era raggiungibile all’indirizzo chat.openai.com, sia nella versione gratuita sia in quella a pagamento.

L’istruttoria ha l’obiettivo di tutelare i cittadini italiani, in particolare assicurandosi che i loro dati vengano trattati in modo compliant alla GDPR e gestiti in data center all’interno dell’Unione Europea.

Avendo a disposizione un’interfaccia in cui potenzialmente scrivere qualsiasi cosa, con ChatGPT ogni cittadino italiano può riportare dei propri dati personali. Questi vengono poi gestiti attraverso data center di OpenAI collocati verosimilmente sul territorio statunitense, e di conseguenza utilizzati per migliorare le performance del modello al di fuori dell’Unione Europea.

stop a chatgpt

Quali sono invece quelli che continuano a funzionare?

Continuano a funzionare le interfacce dedicate agli “sviluppatori”.

Si tratta di un servizio di OpenAI chiamato playground che consente ad aziende e startup che vogliono sviluppare servizi innovativi utilizzando i modelli dietro ChatGPT di potervi accedere sia da interfaccia che attraverso API.

OpenAI ha sviluppato questi servizi pensando alle esigenze delle aziende, dando anche la possibilità di sfruttare l’infrastruttura tecnologica di Microsoft Azure che fornisce ambienti cloud in Europa e quindi completamente compliant alla GDPR.

Le realtà che vogliono utilizzare la potenza dei modelli sottostanti a ChatGPT all’interno del proprio stack tecnologico possono quindi continuare a farlo perché accedono ai modelli attraverso i servizi Azure di Microsoft, quindi i dati non fuoriescono dai confini europei.

Ad esempio, nel nostro caso abbiamo sviluppato una piattaforma rivolta alle aziende per consentire loro di creare chatbot di nuova generazione.

La nostra piattaforma utilizza diversi modelli di intelligenza artificiale generativa, tra i quali anche quelli creati da OpenAI, naturalmente sfruttando le opportunità rivolte agli sviluppatori e nel massimo rispetto della privacy grazie ai servizi di Azure che opera nell’Unione Europea.

Inoltre, ben prima di questo provvedimento del Garante della Privacy, abbiamo sempre posto massima attenzione al trattamento dei dati che facciamo anche e per conto dei nostri clienti: abbiamo nominato un Data Protection Officer e, nei contratti che facciamo sottoscrivere ai nostri clienti per l’utilizzo del nostro software, noi veniamo sempre nominati come responsabili esterni del trattamento dei dati mentre il cliente invece risulta essere titolare del trattamento.

Questo ci consente di fornire alle aziende italiane che a loro volta hanno utenti in italia, una soluzione per la creazione di chatbot che sfrutta la potenza delle più avanzate tecnologie sviluppate dalle big tech, ma fornendo loro opportunità di controllo, sia sui dati sia sui messaggi.

Le aziende possono così utilizzare la conoscenza generalista di GPT3 e integrarla con la conoscenza di settore e i dati dell’azienda, rispetto ai quali possono avere il massimo controllo rispetto all’accuratezza dell’informazione e nel massimo rispetto della privacy.

Al momento, utilizzare una VPN è davvero l’unica soluzione per l’utente medio?

Qualunque utente può accedere a ChatGPT simulando la connessione da un paese che non è l’Italia. Per farlo è possibile utilizzare una VPN. Ad esempio, tramite il browser Opera è possibile attivare gratuitamente una VPN ed accedere sia a ChatGPT che a Bard.

Una seconda soluzione potrebbe essere connettersi al playground, la piattaforma dedicata agli sviluppatori.

In questo caso c’è un costo di utilizzo estremamente accessibile (circa 0,001€ a messaggio). Trattandosi però di un’interfaccia progettata per gli sviluppatori è meno user friendly della versione di ChatGPT disponibile all’indirizzo chat.openai.com.

Che contromisure dovrebbe adottare chi ha iniziato a utilizzare questo strumento nei processi aziendali?

In questi mesi in cui ChatGPT è salito alla ribalta ci sono state due principali modalità in cui è stato inserito lo strumento nei contesti aziendali.

Da una parte tanti professionisti lo hanno utilizzato come supporto alla propria operatività per fare meglio il proprio lavoro, chiedendo a questi tool di AI generativa di scrivere mail, brief, elaborare pensieri, costruire presentazioni, etc.

Dall’altra, chi ha avuto modo di sfruttare questo modello da sviluppatore e ha trovato degli ambiti di applicazioni interessanti per l’utilizzo di chatGPT come modello di linguaggio da integrare in soluzioni B2BC, ha anche potuto inserirlo a pieno regime all’interno di un processo aziendale chiamandone le API – quindi in modo sicuramente più invasivo.

In entrambi i casi è possibile continuare ad ottenere i benefici dell’AI generativa, senza dover mettere in discussione il diritto fondamentale alla privacy degli individui.

In ogni caso le rincipali contromisure sono le seguenti:

  • Prima di tutto continuare a prestare attenzione al tema del trattamento dei dati e quindi, qualsiasi sia l’applicazione messa in piedi, trovare sempre le giuste modalità per informare l’utente sul trattamento dei dati durante l’utilizzo. Naturalmente questa non dovrebbe essere una novità: la stessa attenzione sarebbe stata necessaria anche prima della diatriba tra Open AI e Garante della Privacy. Chi lo ha usato per scrivere le mail, ad esempio, può ricorrere all’uso di VPN in attesa che si risolva la disputa tra il Garante risolve e Open AI, in quanto nella maggior parte dei casi non serve trattare dati personali per assolvere allo scopo. Chi invece ne ha usufruito per la realizzazione di servizi rivolti ai consumatori finali, quindi sfruttando le interfacce da sviluppatore, potrebbe continuare ad utilizzarlo, accertandosi però di mostrare e chiedere all’utente di accettare la privacy policy – adeguatamente scritta per coprire questo caso d’uso – prima che avvenga il trattamento.
  • Per tutte le altre applicazioni più invasive, è inoltre utile capire quali modelli o tecnologie di AI siano in grado di assolvere allo stesso scopo – quindi trovare dei sostituti a ChatGPT per essere in grado di regolare il servizio che era stato immaginato senza interruzioni. Su questo fronte basta pensare al fatto che ChatGPT si basa su GPT3 che invece è disponibile tramite i servizi Azure di Microsoft all’interno del territorio della UE.

In ogni caso una strategia potrebbe essere anche solo quella di aspettare: dato che non è nell’interesse di nessuno bloccare la tecnologia, ci aspettiamo che a breve il Garante e Open AI trovino una soluzione che permetterà di ripristinare l’utilizzo di ChatGPT senza che ci siano rischi per la privacy delle persone.