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Free speech: perché censurare i media russi non è utile a nessuno

The return of history“: il Time ha definito così, con una delle sue copertine iconiche, la guerra in Ucraina.

L’immagine del carro armato sulla strada, con i giovani militari sopra, è un immediato richiamo ai grandi conflitti del passato.

C’è una generazione, la Z, che un tank non lo ha mai visto, nemmeno in TV. Nati dopo la guerra nei Balcani, troppo piccoli per l’Iraq e la Cecenia, hanno vissuto l’evacuazione di Kabul come un episodio lontano, difficilmente collocabile in un ricordo.

Cresciuti con l’idea della pace come elemento acquisito, il risveglio nel mezzo alla storia è stato brusco.

Time Magazine, copertina, 24 febbraio 2022

Quando la comunicazione diventa propaganda

La propaganda in tempo di guerra viaggia parallelamente al binario della censura e anche questo conflitto non si sottrae a questa logica.

Era il 23 aprile 1999 quando, in piena Europa, un missile NATO sfondava il palazzo RTS, sede della Radio e della TV di Belgrado; lo scheletro dell’edificio è ancora là, integrato con i palazzi più moderni, come un drammatico monumento alla memoria.

Belgrado, particolare del palazzo della TV oggi. Foto: David Mazzerelli

Nella guerra in Ucraina uno dei primi obiettivi russi è stata la torre della televisione di Kiev, il più alto traliccio al mondo.

Ma se la propaganda serba con le bombe NATO ebbe una battuta d’arresto, nel 2022 è difficile fermare il flusso della comunicazione in una guerra in cui ogni smartphone documenta l’avanzata dei soldati e le scene di violenza.

Eppure la propaganda russa è stata fermata, almeno all’interno dei paesi occidentali, grazie ad una vasta offensiva di censura partita dall’Unione Europea e accolta dalle Big Tech: Apple (App Store), Alphabet (con YouTube, Google News e Play Store) e Meta (Facebook, Instagram e le app di messaggistica) hanno interdetto i media russi (specialmente Russia Today e Sputnik) dalle loro piattaforme. Anche Tik Tok e Reddit hanno silenziato i canali di Mosca all’interno della UE.

Lo stesso trattamento, se ricordate, venne riservato per l’ex presidente Trump all’indomani dell’episodio dell’assalto al Campidoglio.

Tutti contro Sputnik Italia: chi ha paura delle voci alternative?

Abbiamo raggiunto e intervistato una giornalista di madrelingua italo-russa che lavora per Sputnik Italia. Ci ha chiesto di rimanere anonima, in quanto teme per la sua incolumità.

Un timore comprensibile se pensiamo al clima di crescente ostilità che sta montando in Occidente nei confronti delle persone di nazionalità russa o vicine a Mosca.

logo sputnik

Da quando lavori a Sputnik Italia e di cosa ti occupi?
Lavoro per Sputnik Italia dalla sua fondazione nel 2013. Sono di nazionalità italiana e russa, laureata in interpretariato all’università di Mosca.

Per tutta la vita mi sono sentita appartenere sia all’Italia che alla Russia e ho voluto portare avanti con grande passione e orgoglio una sorta di «missione»: avvicinare le mie due culture, le mie due patrie.

È proprio nel giornalismo che ho trovato un modo per parlare dei rapporti fra i miei due Paesi a un pubblico più vasto. Per Sputnik Italia ho seguito e seguo i rapporti italo-russi e molti temi che vanno dall’economia alla cultura, fino alla geopolitica.

Come lavora Sputnik, avete una redazione in Italia o siete tanti collaboratori? Come decidete quale notizie divulgare e come le preparate? 
La sede centrale di Sputnik si trova a Mosca, ma abbiamo diverse decine di centri redazionali in giro per il mondo.

La redazione italiana si trova anch’essa Mosca, in Italia non c’è una redazione fisica.

Abbiamo però diversi collaboratori in Italia, si tratta di una decina di persone a Mosca e di sei autori in Italia. Diverse redazioni di Sputnik in altre lingue hanno anche degli hub nei paesi europei, alcune redazioni hanno trasmissioni radio.

Per quanto riguarda le notizie scegliamo le più pertinenti per l’Italia e sui rapporti fra i nostri due Paesi. Le interviste e gli approfondimenti riguardano questioni di attualità.

Free Speech

Immagine in copertina: l’incontro tra truppe russe e milizia popolare del Donbass vicino a Novoaidar.
Fonte: Milinfolive (Telegram)

Come state vivendo in redazione la censura nei vostri confronti? Sappiamo che la richiesta di oscurare i vostri canali è partita dall’Unione Europea e le principali piattaforme si sono adeguate. 
Ovviamente stiamo vivendo male questa situazione. Posso parlare personalmente per me.

La notizia della censura dei nostri canali d’informazione da parte dell’Unione Europea mi è piombata addosso e la cosa più dolorosa è che dopo 10 anni (cioè un terzo della mia vita) che ho dedicato a questo mestiere mi vedo bloccata e impossibilitata a svolgere il mio lavoro, che amo profondamente.

Da un giorno all’altro ci siamo trovati con il canale Facebook e YouTube bloccati. L’unico social che rimaneva accessibile era Telegram, che fra l’altro è un servizio di messaggistica russo, e anche lì purtroppo, non so come, l’Europa ha bloccato il nostro canale rendendolo inaccessibile dai Paesi europei. Non abbiamo ricevuto pressioni, semplicemente hanno bloccato i nostri canali rendendo inaccessibili i nostri contenuti ai lettori europei. Per il momento il nostro sito è visitabile sul web anche dall’Italia, ma forse è solo una questione di ore.

Ursula Von Der Leyen definisce “tossica e dannosa” la “macchina mediatica del Cremlino”.

Putin ha firmato una nuova legge che impedisce alle testate giornalistiche russe di riferire sulla sua guerra all’Ucraina. In risposta, molti governi (ma non quello ucraino, stranamente) stanno facendo pressioni sui media e sulle società Internet come Starlink per vietare i notiziari russi come propaganda.

Di diverso avviso Elon Musk che ha scritto su Twitter: “Mi dispiace ma sono un assolutista della libertà di opinione“, rimandando al mittente ogni ingerenza dei governi che lo spingevano alla censura.

Elon Musk recentemente ha difeso i valori del free speech. Perché il vostro messaggio è ritenuto così pericoloso e, soprattutto, secondo te esiste una comunicazione giornalistica “tossica” che le persone non dovrebbero mai fruire?
Il nostro media dava fastidio già da parecchio tempo, ancora prima di questa attuale crisi.

Vorrei ricordare che nel 2016 l’Unione Europea aveva approvato una risoluzione presentata dalla polacca Fotyga che accostava sullo stesso piano l’ISIS e le notizie fornite dai media russi Sputnik e RT.

Noi da sempre siamo stati visti di cattivo occhio dall’Occidente perché davamo spazio a punti di vista alternativi rispetto alla narrazione dominante nei Paesi europei sostenuta dagli Stati Uniti. Un conto sono delle risoluzioni, seppure assurde, promosse dagli euro deputati polacchi, che hanno posizioni molto ostili nei confronti della Russia, un altro conto è un blocco totale dei nostri canali, un atto di vera e propria censura.

Il nostro messaggio non può essere ritenuto pericoloso, non abbiamo mai imposto niente a nessuno. I lettori dovrebbero essere liberi di consultare le fonti che preferiscono, è un loro diritto, che oggi l’Ue ha negato.

L’unico aspetto «pericoloso» del nostro media è che proponeva una visione alternativa dei fatti geopolitici, ma ripeto, i lettori hanno il diritto di ricorrere alle informazioni e alle fonti che vogliono per avere più strumenti possibili e giungere alle proprie conclusioni.

A mio avviso non esiste una comunicazione “tossica”. Esiste il giornalismo responsabile, quello che controlla le fonti e che svolge il proprio mestiere con rispetto nei confronti dei lettori. È quello che io e miei colleghi abbiamo sempre cercato di fare.

L’Unione Europea, da anni in prima linea nella battaglia contro i nostri media, ha voluto istituire un «Ministero della verità», atteggiamento pericoloso per la libertà d’espressione. Non può esistere una commissione che decide cosa va letto e cosa meno, ciò che è giusto e cosa non lo è.

Quali rischi possiamo intravedere in prospettiva in Occidente e quale sarà il futuro di Sputnik?
L’oscuramento dei nostri media può essere solo l’inizio di una serie di altri provvedimenti preoccupanti anche nei confronti di colleghi europei e italiani.

Già oggi vediamo come i professori, gli analisti e i giornalisti italiani che esprimono il proprio pensiero senza allinearsi al politicamente corretto e all’informazione «giusta» – per esempio quando criticano oggettivamente la politica espansionistica della NATO – vengono attaccati dagli ambienti universitari, allontanati o bollati come «filo-putiniani».

Il pericolo che corriamo oggi è che non si possa fare dei ragionamenti critici liberi senza essere barbaramente etichettati. Il mainstream vuole che tutti si schierino da una parte o dall’altra senza fare troppi ragionamenti.

Dietro ogni tema, ogni problema e ogni conflitto ci sono diversi punti di vista. Oggi confrontarsi, analizzare civilmente le questioni ha perso di valore, oggi prevalgono le tifoserie da calcio e le censure.

Per quanto riguarda il futuro di Sputnik posso dire che la redazione continua a lavorare, perché è il nostro mestiere, noi andiamo avanti. Devo dire che sono stata inondata di messaggi e lettere di solidarietà da parte dei nostri lettori, che vogliono continuare a leggerci. Questo fa molto piacere.

Il dilemma della propaganda

Se siamo consapevoli in anticipo della faziosità di certi media, qual è il problema nella loro diffusione? Non sarebbe per noi più utile sapere cosa stanno dicendo, anche quando quelle informazioni risultassero per noi sgradevoli?

I cittadini europei sono attrezzati per verificare le fonti, fruire delle notizie da vari media differenti e farsi una propria opinione su ogni tema: non si dovrebbe avere timore di questo, anzi si dovrebbe andare della direzione di incoraggiare la libertà e la pluralità delle fonti.

Una società forte e libera non dovrebbe avere paura di nessuna voce dissonante per quanto fastidiosa, o perfino ripugnante, possa apparire per la propria sensibilità. Recentemente un magazine serbo ha dato addirittura spazio a un editoriale sulla guerra in Ucraina a firma di Radovan Karadzic, criminale di guerra tuttora all’ergastolo per le responsabilità nel conflitto in Bosnia dei primi anni ’90.

La censura politica si intreccia con il problema dei social media e delle grandi piattaforme che, invece di ospitare ogni voce, recitano il ruolo di editori; un tema che torna prepotentemente attuale dopo i fatti delle elezioni americane 2020.

Utilizzare delle circostanze di emergenza come pretesto per bandire alcune voci dalla pubblica piazza ci trascina verso un crinale inquietante e pericoloso per la libertà di opinione.

Creative trends 2022

Giornata Internazionale della Donna 2022: le campagne contro pregiudizi e stereotipi

La Giornata Internazionale della Donna quest’anno propone il tema #BreakThe Bias, promuovendo la rottura di ogni genere di pregiudizio.

Una giornata che fa da eco alla celebrazione di un mondo equo e inclusivo a favore delle donne, una società libera da stereotipi e discriminazioni. Un mondo in cui la diversità non è più messa da parte ma al contrario, valorizzata.

IWD (International Women’s Day) 2022 con il suo tema si focalizza sul combattere i pregiudizi negativi che avvolgono le donne.

Nella società, nel lavoro, nei rapporti sociali. Per questo le immagini simbolo di #BreakTheBias sono quelle di una donna, di una madre, di una lavoratrice, di una manager, che rifiuta questi preconcetti che non la rendono al pari degli uomini.

giornata internazionale della donna 2022

 

Anche i brand hanno celebrato la donna con diversi messaggi di incoraggiamento, spronando ognuna di loro a realizzarsi e ad affrontare tutte le fasi naturali della vita senza mai mettersi da parte.

 

BARBIE | Role Models

Il brand di bambole più famose al mondo è da sempre vicino alle bambine e ai loro sogni. Già nel 2018 ha istituito il Barbie Dream Gap Project, un’iniziativa globale nata per aumentare la consapevolezza sui limiti che impediscono alle ragazze di raggiungere il loro potenziale.

In questo progetto, Barbie si è legata ad organizzazioni senza scopo di lucro, investendo oltre un milione di dollari per incrementare l’istruzione e la capacità di leadership a favore dell’equità di genere.

Per la Giornata Internazionale della Donna 2022, Barbie ha presentato Role Models,  la sua collezione di 12 bambole ispirate ad altrettante donne pioneristiche scelte in tutto il mondo. Attraverso le loro storie di successo, queste donne fungono da esempio per responsabilizzare la prossima generazione di leader femminili. Nei settori di tecnologia, benessere, istruzione, moda, lifestyle, riconosciamo leader come:

  • Sonia Peronaci (Italia) – Fondatrice di “GialloZafferano”;
  • Shonda Rhimes (Stati Uniti) – Fondatrice della società di produzione televisiva americana Shondaland;
  • Ari Horie (Stati Uniti/Giappone) – Fondatrice e CEO Women’s Startup Lab e Women’s Startup Lab Impact Foundation;
  • Pat McGrath (Regno Unito) – Truccatrice e fondatrice di Pat McGrath Labs; Melissa Sariffodeen (Canada) – CEO e co-fondatrice di Canada e Ladies Learning Code;
  • Adriana Azuara (Messico) – Fondatrice di All4Spas; Doani Emanuela Bertain (Brasile) – Docente e Fondatrice di Sala 8; Jane Martino (Australia) – Presidente e co-fondatrice di Smiling Mind; Lan Yu (Cina) – Stilista;
  • Butet Manurung (Indonesia) – Fondatrice e Direttore di SOKOLA; Tijen Onaran (Germania) – CEO e fondatrice di Global Digital Women e co-fondatrice di ACI Diversity Consulting; Lena Mahfouf (Francia) – Creatrice digitale, videografa e autrice di “Always More”.

giornata internazionale della donna 2022_Barbie role models

 

LEGO | Designer Stories

Lego continua il suo progetto “Rebuilt the world”. Per la Giornata Internazionale della Donna 2022 il brand di costruzioni celebra il fondamentale contributo delle donne nel design dei suoi prodotti.

A supporto delle potenzialità femminili delle prossime generazioni, Lego condivide le storie di designer e le difficoltà nel relativo settore dovute ai diversi pregiudizi di genere.

Ci fa notare inoltre l’enorme mancanza femminile nel campo ingegneristico. Partendo da una progettazione non stereotipata si potranno creare prodotti molto più inclusivi e che aiutino il mondo a rispondere al meglio alla necessità di equità di genere.

PREGA NEWS India | #SheCanCarryBoth

Prega News, il brand di test di gravidanza più conosciuto in India, fa di nuovo sentire la sua voce. Quest’anno la sua campagna #SheCanCarryBoth incoraggia le donne a combattere il pregiudizio della gravidanza nel mondo del lavoro. Questo è un argomento molto discusso ultimamente.

Una donna non deve sentirsi costretta a scegliere tra costruire un suo percorso lavorativo e costruire una famiglia, diventare madre. Il brand sprona dunque le donne a rompere gli stereotipi della dicotomia carriera\famiglia.

Nello spot sono rappresentate tre diverse personalità: la prima ambiziosa e dedita completamente alla carriera, un’altra è una neo mamma e l’ultima, indecisa e insicura su una possibile scelta tra i due ambiti.

Ciò che si evincerà è che l’unica scelta giusta è quella di non rinunciare alle proprie aspirazioni e assecondare ogni singola ambizione.

 

ADIDAS | I’mPossible

È  di recente uscita la campagna Adidas per promuovere la sua vasta gamma di reggiseni. Criticata, apprezzata, discussa: sicuramente di grande effetto. Il brand ha voluto dare la sua visione di inclusività nello sport, senza vergogna, senza discriminazione.

I seni mostrati riflettono la realtà di qualunque donna per cui “Niente è impossibile”. A favore delle donne, contro il body shaming. Ogni seno ha bisogno del suo sostegno: #SupportIsEverything.

 

La celebrazione della donna per Adidas continua, regalandoci uno spot le cui protagoniste sono atlete e donne di successo che, nonostante le diversità oggettive, di genere e di identità, sono riuscite ad abbattere le barriere discriminatorie.

Forte il claim che trasforma la parola “Impossible” in “I’mPossible”. Lo sport unisce, costruisce una comunità basata sull’inclusione, crea l’azione “Per me è possibile” contro quella “è Impossibile”.

 

Giornata Internazionale della Donna 2022: VIVO India | #JoyOfEquality

È ora di smettere di dire alle donne come porsi nella società. È ora di combattere quei pregiudizi che le accompagnano. È ora di andare contro una società preconfezionata che si aspetta che la donna rispetti ogni ruolo stereotipato.

Giocare con le bambole, tingersi i capelli, rimanere un passo dietro l’uomo: tutto questo deve essere (eventualmente) una libera scelta e non una gabbia sociale discriminatoria.

Ogni donna ha il diritto di scegliere come porsi: solo iniziando da questo possiamo parlare di equità di genere.

 

LEGGI ANCHE: Le pubblicità più inclusive per la Giornata Internazionale della Donna (2021)

 

CPB LONDON | Imagine

La creative agency di Londra ha collaborato con l’agenzia di ricerca Perspectus Global per capire come i bambini siano ancora influenzati dagli stereotipi sociali e di genere.

La ricerca ha evidenziato come i diversi ruoli vengano percepiti in modo distinto: “I dottori sono uomini, le infermiere sono donne”. Su 1000 bambini tra i 6 e gli 11 anni, il 45% ritiene che il lavoro di infermiera sia prettamente femminile, Il 60% ritiene che un elettricista sia un uomo, il 39% pensa che chi si debba occupare della casa sia la mamma e il 38% ritiene giusto che sia il papà ad andare al lavoro.

CPB ha creato così la sua campagna “Imagine” in cui, date situazioni comuni e ruoli, suggerisce a chi siano rivolte, rispecchiando il più delle volte il pregiudizio sociale.

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ALEXA | Donna del Giorno

Alexa qual è la donna del giorno?”, basterà fare questa domanda per conoscere ogni giorno, a partire dall’8 Marzo, le eccellenze femminili tutte italiane.

Alexa celebra le donne e ci racconterà di Rita Levi Montalcini, Margherita Hack, Bebe Vio e tantissime altre che si sono distinte nel proprio campo, dallo sport, alla letteratura, alla tecnologia.

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COCA-COLA Filippine | Kababae mo’ng tao (2021)

Kababae mo’ng tao” significa “Sei una donna” ma… ancora esiste un ma. Nello spot vediamo donne nella loro semplice quotidianità in cui però aleggia il solito pregiudizio di genere e di comportamento.

Sei una donna ma “non comportarti in modo così sconveniente, non tornare tardi la sera”, si sente ripetere nel video mentre scorrono le immagini di donne che lavorano, che inseguono i loro sogni, che si mettono in situazioni pericolose per seguire le loro passioni.

Coca-Cola è fortemente convinta che le donne abbiamo un ruolo fondamentale nella creazione di comunità ed economie proficue. Infatti, il brand ritiene che per creare un mondo più inclusivo ed abbattere le diseguaglianze, sia necessario lasciare spazio alle donne e costruire una società in cui è gli sia possibile raggiungere il successo.

Come sarà leadership del futuro? Gentile e Intergenerazionale

 

  • L’innovazione chiave del lavoro è nella “ripensabilità” della leadership
  • I modelli di leadership cambiano verso l’adattività e lo scambio tra generazioni
  • Una “Age-ile Leadership” per il futuro intergenerazionale

 

Più di cento anni fa, i manager e i leader sapevano esattamente cosa fare: trovare persone che svolgessero il lavoro richiesto, dire loro cosa fare e accertarsi che seguissero con precisioni gli ordini.

L’approccio ingegneristico gestionale di Taylor rese scientifico questo approccio: gli ingegneri industriali mappavano i processi di lavoro efficienti e i capi si accertavano che il lavoro venisse svolto. Col passare del tempo le cose sono cambiate e i lavoratori hanno portato nuove abilità e attitudini al lavoro, con tutta la reticenza nell’accettare delle istruzioni in maniera passiva.

La famosa teoria Y di Douglas Mc Gregor rappresentava già negli anni ‘80 uno stile diverso: ascoltare, avere fiducia nei dipendenti, incoraggiare, far assumere delle responsabilità erano i mantra; ma per quanto se ne sia parlato negli anni, la versione applicata fino ad oggi è forse un ibrido, dove in molti casi si alza meno la voce e non si impartiscono degli ordini militareschi, ma non ci sono dubbi su chi è che prende le decisioni e quale sia la piramide gerarchica delle responsabilità.

C’è da dire che i manager degli ultimi trent’anni non potevano comportarsi in modo diverso, poiché si è continuato a giudicarli e a premiarli in base a indicatori di risultato (obiettivi di vendita, di costo e i budget, etc.) Ed è così che i manager, come i capi fabbrica di cento anni fa, hanno continuato a interpretare il loro ruolo di “leader” assicurandosi che gli altri facessero il loro lavoro; in molte occasioni si sono messi a lavorare senza sosta e facendo lavorare anche gli altri nello stesso modo, indicando dettagliatamente i compiti ai propri sottoposti e addirittura, facendo alcune mansioni al posto loro.

 

trend della formazione

Gli stili di leadership che hanno caratterizzato e continuano a caratterizzare le organizzazioni odierne, esprimono sostanzialmente la capacità di dare stabilità a dei piani prestabiliti, sintetizzabile nella parola “execution”.

Le pratiche di management su cui si fonda la leadership, la cultura che ne deriva, i sistemi di misurazione e controllo e (non ultimo) il processo decisionale collegato alle responsabilità, non sono state disegnate per configurarsi negli attuali sistemi valoriali che sono invece altamente dinamici, interconnessi e complessi, ma processi che hanno come principio la massima efficienza ed efficacia, dovuto proprio all’approccio “predict and control”, che si è sviluppato con la visione tayloristica delle organizzazioni produttive, imprese-macchina.

Oggi è palese che non è più possibile mantenere questo stile di gestione.

Il business è cambiato radicalmente e più volte: alcune realtà sono crollate, mentre l’ecosistema startup è cresciuto a dismisura. Per imprevedibilità degli eventi, mutevolezza degli obiettivi, velocità dell’innovazione e della tecnologia, ma anche soprattutto per cambiamento culturale.

Come ricorda Matteo Sola nella prefazione al volume di Michael Lopp, oggi la leadership è in crisi.  L’idea di un capo superuomo, che ha sempre la decisione giusta in tasca e che vede più lontano di tutti è un’illusione che tutti abbiamo compreso.

I “capi” di oggi sono sfiniti, inarrivabili, affannati e appesantiti da una mole di perdite di tempo, di gangli burocratici e politici all’interno dell’organizzazione. Le soluzioni che vengono continuamente proposte e i “modelli” di leadership sono ormai centinaia e il “Leader” deve assurgere a decine di ruoli attitudinali in contemporanea: attento ai risultati ma anche alle persone, deciso ma gentile, visionario ma situazionale, aperto ma carismatico, innovatore ma garante della tradizione culturale aziendale, e così via.

Il cambiamento epocale è stato segnato anche da alcuni effetti inevitabili che oggi si palesano ancora di più.

Come veniva espresso nel 2015 dagli studi Gallup, il 75% delle persone lasciava il lavoro per “allontanarsi dal proprio manager” a un certo punto della propria carriera. Molte persone che abbandonano il proprio lavoro continuano a farlo anche a causa di un cattivo manager.

In pratica, i dipendenti possono essere attratti dai brand (e oggi forse meno di prima) ma fuggono dai manager.

LEGGI ANCHE: Lasciare il lavoro è virale: la Gen Z festeggia il licenziamento sui social

Oggi potremmo dire che con la vita “pandemica”, la causa non sia solo nella cattiva leadership. Questa è solo l’esemplificazione di quello che è un modello manageriale e organizzativo che negli anni non ha tenuto conto del benessere psico-fisico, della complessità e dell’evoluzione culturale a cui siamo arrivati.

colloquio di lavoro - leadership

Leadership = Management?

Un peccato originale che viene spesso compiuto in ambito aziendale è quello di utilizzare Management e Leadership come sinonimi.

Considerare la leadership come la caratteristica di chi ha il compito di guidare dei “follower” e quindi proporzionarla semplicemente alla gestione delle anime che lavorano in un team, o in un dipartimento, può essere fuorviante.

Fino a non molto tempo fa, la leadership era considerata come un ambito con competenze e caratteristiche molto distanti da quelle che contraddistinguevano il management. Principalmente a causa del tipo di funzione attribuita ai due ambiti: il management, più focalizzato sulla ricerca delle modalità operative ottimali e della corretta pianificazione per svolgere precise attività (come l’efficientamento dei processi, con orizzonti temporali definiti e guidati dal rispetto dei piani operativi); la leadership, invece, interessata a trovare il perché delle cose e con un orizzonte più ampio, alla ricerca di nuovi spazi e con una prospettiva visionaria.

Ma il vero nodo cruciale sta nel concetto di responsabilità: questa sempre di più riguarda decisioni prese in condizioni di incompletezza informativa, di incertezza e dubbio.

Quando i manager non possiedono strumenti per essere certi dell’esito delle strategie, e devono comunque decidere senza essere sicuri di poter allineare gli altri, allora in quei momenti possono dimostrare di essere anche dei leader. Si tratta di quei meccanismi di presa delle decisioni che non è il sistema (o le regole dell’organizzazione) a richiedere: perché fanno sì che il “leader” debba prenderle senza che derivino da richieste precise, e dal fatto che si deve andare oltre il confine dell’esistente, come quando si innescano i trigger dell’innovazione.

leadership e lavoro

Quest’ultima, infatti, richiede l’applicazione di una leadership dalle caratteristiche più condivise e condivisibili: sfidare lo status quo, avere una visione di lungo periodo, favorire il cambiamento, saper ispirare, lavorare con le idee e le persone, e così via.

Ma come cambiano le prospettive con le situazioni, ormai consolidate, di gestione di una forza lavoro sempre più multigenerazionale?

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Leadership e nuove generazioni

Per la maggior parte delle loro carriere, ai Baby Boomers e alla Gen X è stato detto di fare le cose, raggiungere i risultati, indipendentemente da ciò che dovevano sacrificare a livello di processo. I leader sono stati identificati con quelli che lavorano a tarda notte e nei fine settimana a scapito del sonno, dell’esercizio fisico, del tempo personale e familiare.

Poiché questo è tutto ciò che sanno e che hanno imparato con l’esperienza, spesso si aspettano lo stesso dai loro dipendenti: il che purtroppo li fa apparire insensibili e indifferenti e contribuisce inevitabilmente alla discordia tra le generazioni.

Un primo cambiamento di mindset dovrebbe mirare ad aiutare i leader a capire che il loro approccio al lavoro non è salutare o sostenibile. A causa del modo in cui sono stati cresciuti e della pressione che hanno esercitato su sé stessi, le generazioni più anziane hanno un forte senso del dovere e credono che il loro team si aspetti che siano le prime a presentarsi “in ufficio” e le ultime ad andarsene, come un sergente o un capitano di una nave (tra l’altro oggi un numero significativamente inferiore di giovani ha esperienza o familiarità con la leva militare, il che aiuta a spiegare perché in strutture e luoghi di lavoro formali e gerarchici potrebbero non sentirsi a loro agio).

Spesso i senior manager non comprendono che per trovare l’energia per soddisfare le crescenti richieste della loro squadra, devono diventare più sensibili ai propri bisogni.

Colmare il divario tra generazioni deve iniziare con la convinzione che tutti i dipendenti, indipendentemente dall’età, hanno un bisogno innato di trovare uno scopo e un equilibrio nella loro vita.

Il ricambio generazionale come motore del cambiamento

Purtroppo, la maggior parte dei Baby Boomers e della Gen X è cresciuta con l’idea distorta che queste cose non siano importanti (i problemi di salute mentale, ad esempio, fino a poco tempo fa, e tuttora in molti contesti, sono considerati un tabù e non è opportuno parlarne) e questo impedisce loro di entrare in connessione con le nuove generazioni.

Se i leader hanno uno scopo e trovano un significato in ciò che fanno, influenzeranno l’intera squadra.

Se i leader hanno un’elevata energia che gestiscono bene attraverso l’alimentazione, il sonno e l’equilibrio tra lavoro e vita, desidereranno lo stesso anche per i loro dipendenti. Sfortunatamente, in pochi sono in grado di ammetterlo per paura che questo influisca negativamente sulla propria carriera.

Naturalmente, questo provoca danni su più fronti: i dipendenti senior, induriti da queste pratiche “tossiche”, si concentrano nel fare solo ciò che sanno fare meglio, sentendosi inadatti se vengono inseriti in nuovi ruoli, perdendo interesse e motivazioni. I giovani dipendenti, attratti dalla promessa di leader stimolanti che sosterranno il loro sviluppo, si sentono ingannati e se ne vanno.

 

 

Le nuove generazioni al lavoro oggi, non si accontentano di certo di una relazione “benefattore-beneficiario”, (“caro giovane, ti faccio un favore a farti crescere e lavorare con noi”): vogliono lavorare al fianco di leader che possano ispirarli, che siano autentici, con cui possono relazionarsi informalmente, e che possano sfruttare i loro attributi unici dati dall’esperienza per aiutarli a sbloccare il loro vero potenziale e diventare dei “leader del futuro”.

Da bambini, molti Millennial hanno ricevuto più attenzione da genitori e insegnanti rispetto alle generazioni precedenti. Inoltre, le nuove generazioni sono più istruite ma con meno esperienza lavorativa.

E può capitare che, al di là delle figure scolastiche e accademiche, non abbiamo mai avuto un “capo”. Questo influisce sulle loro aspettative relative a feedback, tutoring, supporto da parte dei leader e altre esperienze sul posto di lavoro.

Ricordiamo inoltre che, sebbene Internet e i social media abbiano avuto un impatto su tutte le generazioni, i Millennial e la Generazione Z non hanno mai conosciuto un mondo senza il riconoscimento immediato e continuo e l’infinita disponibilità di informazioni a cui ora abbiamo accesso. Questo non può che contribuire alle aspettative dei giovani dipendenti di una comunicazione e una conoscenza più continue e coerenti.

Secondo Lindsey Pollak,  lo stile di leadership più efficace per ottenere i migliori risultati da tutte le generazioni è quello di essere dei coach. Gli allenatori guidano e supportano (invece di comandare e controllare) ogni persona per il suo più grande sviluppo del potenziale e per ottenere un risultato vincente condiviso.

Come suggerisce inoltre Rachele Focardi per far crescere tra le nuove generazioni in azienda nuovi leader è importante:

  • Non “modellarli” alle regole aziendali ma aiutarli a scoprire i loro veri potenziali.
  • Fare loro Empowerment e farli sentire “al sicuro”.
  • Offrire loro un percorso multidimensionale verso la leadership e attraverso le esperienze di più stili manageriali diversi fra loro.
  • Dare loro visibilità interna e consentire loro di avere un impatto: dalla partecipazione ai board meeting alle challenge interne su progetti trasversali.

In merito a quest’ultimo punto, come illustra Alessia Canfarini, sarà capitato a molti di essere stati coinvolti in compiti più grandi rispetto alla mansione principale del proprio lavoro: ad esempio partecipare a un evento aziendale riservato a un livello organizzativo più alto, far parte di una community professionale su temi di innovazione o a una task force per risolvere un problema specifico.

Sono queste le situazioni nelle quali per l’individuo è necessario determinare una responsabilità personale importante. In questi contesti, la capacità di esprimere “leadership” da parte di chi ha una minore seniority o esprime una posizione manageriale subalterna è soprattutto fondata sulla competenza e sulla capacità di portare un nuovo punto di vista nella risoluzione di un problema.

Le distanze organizzative si riducono fino ad annullarsi in queste circostanze e il contributo dato dal singolo viene valorizzato a prescindere da quelli che sono i job title e gli anni di vita aziendale.

In definitiva, l’abbinamento di successo tra manager e dipendente è un processo delicato, che richiede tempo e un’attenta considerazione. Non si tratta solo di obiettivi e competenze condivisi, ma di interessi, valori, rituali e stili di comunicazione complementari comuni.

Senza queste accortezze, l’organizzazione finisce per perdere sia le singole risorse senior che i giovani talenti ad alto potenziale. Allo stesso tempo, le esperienze critiche rafforzano la sfiducia reciproca e il velato risentimento tra le generazioni e, per finire, il brand subisce un enorme danno.

 

I leader di domani dovranno affrontare una serie completamente nuova di sfide e richiederanno una serie completamente nuova di skills per prosperare, in particolare in un mondo post-Covid. Sarà particolarmente importante essere in grado di identificare manager con una visione per il futuro e una forte mentalità intergenerazionale per supportarli in questo viaggio. Soprattutto perché le generazioni più anziane dovranno preparare le nuove generazioni a sfide che loro stesse non hanno mai dovuto affrontare.

Una “Age-ile Leadership” per il futuro intergenerazionale nelle organizzazioni

La realtà è che se il mondo è così VUCA, anche la formula magica del leader probabilmente non esiste.

Iniziano a vedersi casi in cui alcune organizzazioni hanno deciso di disfarsi della figura mitologica del leader, puntando su una crescita delle dinamiche di self-management, di governance distribuita, di gruppi di lavoro che funzionano anche senza un manager “preposto”.

Già qualche anno fa Frederic Laloux descriveva le “Teal organizations” come modello di integrazione che a “matrioska” non si pone in alternativa ai modelli già esistenti ma li racchiude e integra attraverso una visione sistemica e olistica fondata sui principi di self-management, pienezza e di proposito evolutivo.

Mentre le organizzazioni si trovano ad affrontare sfide sempre più complesse, la leadership può iniziare ad assumere caratteristiche più collaborative, assicurando una comunicazione aperta e fondata sulla fiducia, che renda possibile una vera innovazione umana e non solo tecnologica.

Edgar e Peter Schein invitano a una forma ripensata di leadership che richiama addirittura all’umiltà, basata su una profonda comprensione delle complessità legate alle relazioni interpersonali, e dove l’attenzione si focalizza sulle dinamiche di gruppo.

Sta poi prendendo forma nell’ultimo periodo anche la declinazione di una leadership “gentile”, caratterizzata dallo spirito di squadra, dal riconoscimento dei fallimenti, dal raggiungimento degli obiettivi senza imposizione di idee e metodi, non colpevolizzante e che sa ascoltare e gratificare.

Ed ecco che le parole chiave come fiducia, sincerità, trasparenza, pazienza, sensibilità e gentilezza sembrano essere gli ingredienti per una nuova leadership a più livelli: una vera chiave di volta per favorire la creatività, l’adattabilità, e l’agilità di cui le organizzazioni hanno bisogno per sopravvivere e crescere, accompagnata necessariamente da buone pratiche di feedback e delega, di gestione del tempo, dei meeting, dei one-to-one periodici, ma anche dello storytelling, della gamification e del networking.

Ma il cambio di passo per rendere attuative e concrete queste linee tracciate dagli studiosi di leadership risiede nella prospettiva intergenerazionale unita ai principi di adattività Agile HR. Tutte le generazioni vogliono, in fondo, la stessa cosa: essere riconosciute e vivere il proprio lavoro con crescita e benessere.

La disciplina Agile propone di gestire le organizzazioni sempre di più come organismi dotati di comportamenti circostanziati e le pratiche di leadership dovranno fare sempre più riferimento all’adattività e sempre meno a strutture gerarchiche rigidamente definite.

leadership

E un gruppo dirigente agile è una componente essenziale per un’impresa che sia davvero intergenerazionale.

I membri, infatti, che agiscono come un team di strategia agile sono dediti al bene superiore piuttosto che agli interessi dei propri silos e il loro scopo è quello di aiutare l’intera organizzazione ad avere successo, agendo in maniera inclusiva, comunicando in maniera autentica e trasparente, facendo da allenatori e costruendo cicli continui di apprendimento. La collaborazione trasversale tra expertise dei senior e nuove conoscenze dei junior rappresenterà sempre di più l’ibridazione delle competenze che richiedono le nuove dinamiche di mercato.

La transizione “age-ile” dei leader passa anche sulla riflessione in termini di creazione di valore per i propri team: aiutare le persone ad imparare facendo, a renderli autonomi e capaci di gestire l’azienda, concentrandosi sulla definizione delle priorità e sulla rimozione delle barriere che ostacolano i team.

Infine, abbracciare il fallimento come strada di apprendimento e miglioramento continuo rappresenta ormai il quotidiano per le organizzazioni che vogliono essere costantemente alla ricerca di un purpose: insegnare a fallire nello sviluppo di iniziative senza esporre a rischi troppo alti la propria organizzazione è un obiettivo che può essere seguito se si lavora sul cambiamento culturale tra la prospettiva di performance senza fragilità della visione adulta con la vulnerabilità e l’incertezza propria dell’impulso giovanile senza esperienza.

best adv febbraio 2022

Volkswagen, Superdrug e Women’s Aid: i migliori annunci stampa di febbraio 2022

Quando si pensa a febbraio, uno degli appuntamenti che salta subito all’attenzione è il giorno di San Valentino. Nella selezione dei migliori annunci stampa del mese, non poteva quindi mancare una campagna a tema, anche se qui il taglio è abbastanza singolare: al centro, l’importanza di individuare per tempo i comportamenti “mascherati da amore”, che invece identificano un potenziale rischio, rendendo tossica la relazione.

Affrontiamo anche il tema della prevenzione del cancro al seno con la campagna di Superdrug che invita all’autopalpazione per accorgersi il prima possibile di eventuali anomalie.

Poi guida sicura, influenza e trading. Ecco i best ad di febbraio selezionati per voi dai Ninja.

LEGGI ANCHE: SKY express, Happy Dog e Sirona Hygiene: i migliori annunci stampa di gennaio

Superdrug – Itty Titty

Superdrug ha lanciato Itty Titty, la sua nuova campagna per incoraggiare le giovani dai 18 ai 35 anni alla prevenzione, controllando periodicamente il proprio seno.

Con quasi due terzi (64%) delle donne tra i 18 e i 35 anni che non fanno questo tipo di auto-controllo ogni mese e con una donna su sette colpita dal cancro al seno nel corso della sua vita, la pratica va assolutamente incentivata.

L’intenzione è quella di aumentare il livello di consapevolezza incoraggiando le donne a controllarsi regolarmente.

La campagna Itty Titty prevede la consegna di un volantino gratuito Itty Titty quando vengono ordinate online dai Superdrug Online Doctor o ritirate pillole contraccettive   in quattro delle farmacie Superdrug – London The Strand, Battersea, Islington e Manchester-Piccadilly.

L’opuscolo include 12 paia di adesivi Itty Titty e incoraggia le persone ad attaccarne un paio su ogni blister, come promemoria visivo per controllare il seno alla ricerca di eventuali anomalie.

annunci stampa di febbraio Itty Titty

annunci stampa di febbraio Itty Titty

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Advertising Agency: Grey, London, UK

Annunci stampa di febbraio: Saham Rakyat – Let’s Talk Stocks

Il trading azionario è spesso considerato una questione complicata: linguaggio tecnico, spesso in una lingua straniera, tendono ad allontanare il settore dalle persone comuni.

Saham Rakyat di Samuel Sekuritas (una società di consulenza finanziaria con sede in Indonesia) è convinta che ognuno di noi possa comprendere meglio il trading azionario e ha sviluppato un’applicazione per “educare” il popolo indonesiano sul tema.

Con il messaggio “Let’s Talk Stocks” abbiamo voluto rompere lo stigma e la confusione sull’argomento e aiutare a comprendere il linguaggio del trading azionario. Che non è affatto una lingua aliena.

annunci stampa di febbraio 2022 - let's talk stocks 06

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Agency: LUP, Jakarta, Indonesia

Women’s Aid – Love Is…

La campagna pro bono Digital Out of Home e social di Engine Creative è stata realizzata per Women’s Aid e diffusa a livello nazionale il giorno di San Valentino.

Il brief ha l’obiettivo di sconvolgere le aspettative delle persone sulla festa degli innamorati, momento in cui le relazioni sentimentali sono sotto i riflettori, mostrando apertamente i segnali di relazioni malsane, controlli coercitivi, spie d’allarme.

In un giorno in cui tutti si affannano a spiegarci cos’è l’amore e cosa dovrebbe essere, Engine Creative ci mostra quello che amore proprio non è.

love is not 01

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Advertising Agency: Engine Creative
Creative Director: Christopher Ringsell
Creative Team: Charlotte Watmough, Holly Fallows
Strategy: Katherine Morris, Kathryn Loosley
Account Management: Marianne Roberts, Katherine Thompson
Project Management: Penny McNally
Design: Tony Cianci, Joe Chakravorty, Maya Summers
Partner Credits
Marketing Assistant, J&M Brands (Netherlands): Sophie Hoyng
Brand Manager, Rocket Licensing (UK): Melissa Satterly
Joint Managing Director, Rocket Licensing (UK): Charlie Donaldson
Licensing Co-ordinator, Rocket Licensing (UK): Emily Morgan

Annunci stampa di febbraio: Volkswagen – See everything. Miss nothing.

Gli innovativi fari a matrice LED IQ.Light sono dotati di un controllo interattivo della luce che rende la guida notturna più confortevole, in modo da aumentare al massimo la sicurezza.

Vedere tutto per non perdersi nulla (proprio come farebbe un gufo).

Migliori annunci stampa di febbraio 2022 - volkswagen

Advertising Agency: DDB Azerbaijan, Baku, Azerbaijan
Creative Director: Vassilis Panagiotopoulos
Senior Art Director: Shahin Aliyev
Copywriter: Vassilis Panagiotopoulos

Pitkin County COVID-19 Response and Recovery – Oh, the places Flu will go

“Oh, the places Flu will go” è la campagna di Pitkin County COVID-19 Response and Recovery per sottolineare quanto sia importante non sottovalutare la necessità del vaccino anti influenza, anche se i riflettori sono stati per lungo tempo puntati sulla profilassi contro il COVID.

In questa creatività, “Influenza” viene personificata e collocata in ambienti familiari che tutti frequentiamo, come autobus e supermercati. Per questo, conviene adottare misure in grado di difenderci dal contagio.

FLU - annunci stampa di febbraio 03

FLU - annunci stampa di febbraio 03

FLU - annunci stampa di febbraio 03

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Advertising Agency: Wedeln Design Company, Aspen, Colorado, United States of America
Copy Writing: Rachel Brenneman, Tracy Trulove

Love brand

Love Brand: come far innamorare le persone del tuo brand

Ci chiediamo spesso cosa i consumatori si aspettino dai brand perché vogliamo capire come andare incontro alle loro esigenze. Ci siamo mai davvero chiesti però cosa invece vogliono le aziende?

Cosa desiderano, più di tutto, i brand? Non solo essere scelti rispetto ai propri competitor, ma soprattutto essere ricordati. Potremmo dire che oggi i brand vogliono essere letteralmente amati.

<< Se non hai tempo di leggere ora l’articolo, scarica subito il nostro e-book sul love brand e leggilo quando vuoi >>

Che cos’è un Love Brand

Essere un Love Brand significa conquistare il cuore dei consumatori e costruire un rapporto forte e duraturo con ciascuno di essi. Sono molti i marchi che stanno trasformando le loro relazioni con i clienti e riadattando la loro strategia di marketing per ottenere questo ambito status.

Un Love Brand è quindi un marchio che attrae i clienti e li cattura emotivamente, resta nel cuore e nella testa, vi si radica e non se ne va mai. Questi marchi generano un’attrazione così forte nei consumatori che l’acquisizione dei loro prodotti avviene non solo perché sono i preferiti del momento, ma perché le persone che scelgono di affidarsi a quel servizio o acquistare quel prodotto ne sono completamente innamorati.

Perché diventare un Love Brand

In un momento storico di cambiamenti importanti come questo, in cui la dimensione emotiva gioca un ruolo sempre più importante nelle meccaniche di consumo, diventare un Love Brand si sta rivelando uno degli obiettivi primari di molte realtà.

Per rendertene conto ti basta pensare a come è cambiato il tuo rapporto con un’azienda o il modo in cui fai anche il più semplice degli acquisti. Qualche anno fa acquistavamo un prodotto perché era utile, poi perché era il migliore e oggi, invece, perché ci offre un’esperienza unica.

Love Brand

Cosa fa un Love Brand per distinguersi dagli altri?

Più che limitarsi a commercializzare i propri prodotti o servizi, i marchi stanno cercando di raccontare la loro storia e di farlo nel modo più originale possibile.

Affermandosi come love brand, un’azienda può conquistare potenziali clienti attraverso l’empatia e le emozioni. Sembra semplice a dirsi, ma è davvero complicato riuscirci!

LEGGI ANCHE: Come raccontare una storia in modo efficace: 7 consigli di storytelling

Le attività che scelgono di seguire questa strada devono rispondere in modo profondo e molto mirato alle esigenze dei propri clienti. Essere un Love Brand significa anche essere irresistibili e memorabili. Bisogna comprendere l’asperità emotiva dei clienti in modo che essi non prendano in considerazione nessun’altra alternativa. E perché dovrebbero farlo? Perché sono coinvolti emotivamente dall’azienda, da ciò che vende, ma soprattutto da ciò che rappresenta.

Distinguersi dalla concorrenza

Diventare Love Brand permette prima di tutto di distinguersi dalla concorrenza ed essere più visibili nel proprio settore. Ma al di là della necessità di differenziare il proprio marchio dagli altri, in una società in cui le persone hanno bisogno di distinguersi, d’identificarsi con valori forti, l’obiettivo è diventare un vero e proprio punto di riferimento.

Fidelizzare i clienti

Come in una vera e propria storia d’amore, la relazione tra un cliente e il suo brand deve essere stuzzicante, travolgente, emozionante e, sì, paradossalmente comprendere anche a una certa routine.

Mantenere relazioni reali con i clienti richiede attenzione e sforzi che dimostrino che il brand li ascolti e, soprattutto, li conosca davvero. La fedeltà si basa anche sul prestare particolare attenzione alle loro richieste, alle loro aspettative e alle loro domande.

I Love Brand hanno quindi bisogno di conoscere i loro clienti e di personalizzare le relazioni con essi per garantirsi un successo duraturo.

L’importanza dell’Influencer Marketing 

Un’altra strategia che le aziende dovrebbero tener presente è l‘importanza dell’Influencer Marketing. Gli influencer possono davvero venirci in aiuto per quanto riguarda i rapporti con i clienti.

Coinvolgendoli nella tua strategia digitale non solo stai potenzialmente ottenendo nuovi clienti o una maggiore visibilità, ma hai anche l’opportunità di aumentare un interesse spontaneo per il tuo marchio partendo da un pubblico già esistente e fidelizzato di un influencer. 

La strategia di TERRITORY Influence: le persone al centro

Le campagne di influencer marketing sono quindi essenziali nel processo per diventare un Love Brand grazie alla connessione umana e al senso di comunità che un influencer può scatenare intorno alla tua azienda.

TERRITORY Influence, agenzia d’Influencer Marketing a 360° che opera sul mercato da ben 15 anni, lo sa bene. La strategia che propone alle aziende per diventare Love Brand è proprio quella di (ri)mettere le persone al centro del marketing, offrendo collaborazioni rilevanti con brand-influencer.

<<<Come diventare Love Brand? Affidati a TERRITORY Influence>>>

TERRITORY identifica il giusto mix di categorie d’influencer (nano, micro, macro e/o star) sulle sue piattaforme e le propone ai propri clienti. Inoltre mette a servizio tutte le proprie risorse: dalla consulenza alle attività operative, può gestire tutto in modo fluido e senza limitazioni di canale.

LEGGI ANCHE: Perché una strategia marketing ha bisogno dei Nano Influencer

Affidarsi alle persone per distinguersi

Diversi brand riconoscono il potere e la portata degli influencer e non solo dei personaggi più famosi e conosciuti dal grande pubblico.

Anche i micro influencer sono sempre più considerati nella strategia delle aziende per diventare vere e proprie Love Brand, perché sono in grado di aumentare il coinvolgimento grazie a un seguito che risulta spesso anche più coinvolto rispetto a una fanbase di un influencer già famoso.

Con mercati così saturi e una forte concorrenza tra i vari marchi, le persone sono in una posizione di potere con offerte che arrivano loro da tutte le parti. E a causa di questa abbondanza di scelta, si aspettano molto di più in termini di coinvolgimento. Quale brand sceglieresti tra 2 che offrono servizi quasi identici? Naturalmente quello che si è sforzato d’interagire con te in modo significativo e memorabile, senza dubbio!

Le persone amano i marchi che agiscono nel modo più umano e personale possibile. Vogliono un impegno emotivo, un rapporto fatto di lealtà, onestà, affidabilità, longevità e impegno.

<<<Restiamo umani, scopri l’0fferta di TERRITORY Influence>>>

Nike e Adidas nel Metaverso

Nike e Adidas: la sfida si è spostata nel Metaverso

Nel Metaverso c’è una vera e propria corsa a prendersi i propri spazi. A posizionarsi. Sembra un discorso fuori da ogni logica, visto che stiamo parlando di realtà e di spazi potenzialmente infiniti, ma questo è ciò che sta accadendo.

Succede per i terreni in vendita, per le case, per i videogames ed ora anche per due grandi brand: Nike e Adidas. La loro rivalità a livello mondiale dura ormai da decenni e ora si sta spostando nel metaverso.

LEGGI ANCHE: NFT Marketing: casi di studio per la strategia del tuo brand

Quali sono state le mosse di Nike e Adidas

Il passo decisivo per entrambi i brand è stato fatto sul finire dello scorso anno, quando hanno dato un’accelerata definitiva alla loro entrata nel metaverso. In questo caso è molto interessante capire come lo abbiano fatto. Sono state due strade diverse.

Da una parte abbiamo Adidas che ha deciso di seguire un percorso più guidato dalla comunità e collaborativo con una serie di aziende affermate nello spazio Web 3. Dall’altra parte, Nike, inizialmente ha sposato la piattaforma Roblox e il Web2 per poi cambiare rotta strategica acquisendo la nota azienda di abbigliamento digitale, RTFKT.

Nike e Adidas nel Metaverso

La scelta di Nike

La prima mossa di Nike è stata quella del lancio di Nikeland.

Un mondo virtuale persistente estremamente impressionante con esperienze, mini giochi e abbigliamento.

La prima scelta fatta non è stata di certo rivoluzionaria ma piuttosto basata sulla sicurezza di un terreno già sondato con successo da altri marchi di abbigliamento come Vans e Gucci.

LEGGI ANCHE: Milioni di dollari per la terra virtuale: guarda quanto valgono i terreni nel Metaverso

Nello scorso dicembre, invece, Nike diventa il principale creatore di sneaker virtuali nel metaverso, nonché co-creatore della collezione NFT più scambiata su OpenSea (prima del lancio BAYC di Adidas). Questa seconda strada intrapresa è sicuramente più rischiosa ma mette Nike nella condizione di poter essere un’azienda all’avanguardia e di successo anche nel metaverso.

Bored Ape Yacth Club

Adidas e il suo percorso “virtuale”

Mentre Nike ha dovuto bruscamente virare per cercarsi un posto più d’elitè (ed esporsi comunque a più rischi ma anche a più profitti) Adidas perseguiva su una strada precisa, delineata. Il gigante dell’abbigliamento sportivo ha inizialmente acquistato Bored Ape Yacht Club (BAYC) NFT #8774 nel settembre 2021, qualcosa che qualsiasi individuo (di certo con un patrimonio netto elevato) potrebbe fare.

Migliorando ulteriormente le sue credenziali Web3, Adidas ha acquistato un terreno nel The Sandbox per costruire AdiVerse: pensalo come un rivale decentralizzato di Nikeland.

I suddetti NFT serviranno come token di accesso per il merchandising virtuale in AdiVerse, quindi i possessori possono equipaggiare i loro avatar Sandbox con un abbigliamento unico. Secondo quanto riportato da The Verge, la risposta è arrivata nella notte italiana tra il 17 e il 18 dicembre 2021, dato che Adidas ha ufficializzato tramite un tweet.

Perché nel metaverso

Il Metaverso è il luogo in cui chiunque può esprimere le proprie idee più originali ed il proprio sé più autentico, in qualunque forma possa assumere” – ha dichiarato il Senior Director of Digital Growth di Adidas, Tareq Nazlawy .

Adidas è nel metaverso e vogliamo capire quale sia la cosa più innovativa da fare in questo spazio e iniziare a coinvolgere la community. Abbiamo intrapreso la nuova era dell’originalità, abbiamo detto fin dall’inizio che se vogliamo essere il brand che rappresenta e aiuta nella diffusione dei valori della Z generation, allora dobbiamo muoverci alla stessa velocità e con lo stesso dinamismo. Questo spirito si fonde perfettamente con i principi di Adidas, dove abbracciamo il limite, apriamo la porta al nuovo e agiamo con ottimismo ribelle”.

(Qui la notizia direttamente sul sito ufficiale Adidas).

Nike e Adidas nel Metaverso
Nike e Adidas nel Metaverso: la sfida è iniziata

Insomma, la sfida nel metaverso è appena iniziata e c’è tutto un mondo ancora da esplorare. I numeri però ci sono già (ogni singolo NFT legato alla collezione Adidas è stato proposto a 0,2 ETH (Ethereum), che attualmente equivale a circa 692 euro) (approfondisci qui l’andamento NFT di Adidas).

Adesso non ci resta che attendere impazienti le prossime mosse. I grandi marchi dell’abbigliamento sportivo stanno investendo con fondi e con idee. Il finire del 2021 è stato pirotecnico e ha indicato la direzione. Ma siamo sicuri che in un mondo così in evoluzione, come lo è il metaverso, i cambi di strategia saranno all’ordine del giorno in questo 2022.

Non ci resta che stare sul pezzo.

Illimity bank copertina

Ecco B-ilty: nasce la banca di Illimity per le PMI

Illimity, il gruppo bancario ad alto tasso tecnologico fondato e guidato da Corrado Passera, ha presentato pochi giorni fa una nuova realtà ideata per un innovativo ecosistema di servizi finanziari dedicati alle PMI che hanno un fatturato compreso tra i 2 e i 10 milioni di euro.

Stiamo parlando di B-ilty, una piattaforma bancaria di servizi finanziari e di credito, costruita sulla base dei suggerimenti di centinaia d’imprenditori e pensata proprio per agevolare la quotidianità di questi professionisti. Una piattaforma di ultima generazione, completamente digitale.

B-ilty

Che cos’è B-ilty

B-ilty è una banca che nasce con l’obiettivo di semplificare la vita agli imprenditori grazie a una piattaforma di ultima generazione che unisce competenze specialistiche e tecnologia all’avanguardia. Offre ai clienti tutti quei prodotti e i servizi di una banca completa, con l’immediatezza che solo una user experience evoluta può garantire.

Raccoglie in un unico ecosistema l’operatività bancaria, integrando gli strumenti per supportare la crescita dei clienti con soluzioni che si adeguano alle esigenze della singola azienda e dei singoli settori dell’economia di riferimento.

LEGGI ANCHE: 10 trend chiave che guideranno i piccoli business nel 2022

I servizi offerti da B-ilty: una banca su abbonamento

La particolarità di B-ilty è la sua speciale formula ad abbonamento per accedere alla piattaforma e a tutti i servizi bancari che sono disponibili in modo illimitato.

L’offerta comprende tutte le più diffuse transazioni bancarie, carte di credito e debito, credito a breve termine, factoring per finanziare il capitale circolante, credito a medio-lungo termine per finanziare gli investimenti, coperture assicurative per tutelare l’imprenditore e l’impresa e molti altri prodotti e servizi forniti direttamente dal Gruppo Illimity o da partner qualificati.

L’abbonamento costa 40 euro al mese con formula try and buy per i primi 3 mesi. In questo modo le PMI interessate potranno provare con calma tutti i servizi e, nel caso, procedere ad abbonarsi successivamente.

Un servizio digitale ma allo stesso tempo fatto da persone

B-ilty è una banca digitale di semplice utilizzo proprio per consentire all’imprenditore, al CFO, e al commercialista, di gestire le finanze dell’azienda quando vuole. Può farlo dal proprio ufficio, senza carta o bisogno di recarsi in filiale, ma soprattutto senza dipendere dagli orari altrui.

Questo però non significa che sia priva del lato umano, tutt’altro. Allo stesso tempo è fatta anche di persone. Ogni cliente avrà a disposizione un Relationship Manager. Ogni azienda infatti avrà uno o 2 responsabili dedicati, in modo da garantire sempre la disponibilità. Inoltre il call center di B-ilty è operativo 24/7.

Dinamicità continua e credito veloce

B-ilty fornisce sia credito a breve che a medio-lungo termine. Gli imprenditori vogliono risposte immediate e chiare, e ogni settore è diverso dall’altro. Ecco perché con un approccio fortemente basato sui dati e le competenze industriali della divisione Growth Credit di Illimity, B-ilty propone un’offerta di credito costruita su una valutazione delle diverse imprese e dei settori specifici in cui operano.

È infatti in grado di analizzare rapidamente decine d’indicatori che si adegueranno progressivamente alle caratteristiche di ogni singolo settore economico e saranno poi condivisi con gli stessi clienti.

Tutti i conti in un unico punto 

Grazie alle funzionalità della PSD2 sulla piattaforma B-ilty possono essere visualizzati il saldo e i movimenti di tutti i conti correnti posseduti di un’azienda anche presso altri intermediari. Inoltre, sempre dalla stessa piattaforma, si possono effettuare anche le operazioni su tutti gli altri conti.

Maggiore collaborazione tra le persone

B-ilty metterà a disposizione dei propri clienti tutte le informazioni che possiede sugli andamenti finanziari sia di ciascuna azienda che del settore di appartenenza. Sarà il capo dell’impresa a decidere quali informazioni condividere e con chi. La piattaforma semplifica la collaborazione sia all’interno dell’azienda sia con il proprio commercialista e altri professionisti esterni

Una realtà fatta apposta per le PMI

B-ilty è una vera e propria rivoluzione nel mondo dei servizi finanziari. È una realtà che nasce e vuole rimanere digitale, quindi di facile accesso e sempre disponibile per i propri clienti. Non importa che ora sia o che giorno della settimana, l’obiettivo di B-ilty è d’impegnarsi ad ascoltare le necessità e i desideri delle PMI, sempre.

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Love&Brand: 5 campagne di San Valentino 2022 dedicate all’amore

Rose rosse, cioccolatini a forma di cuore, mega orsetti di peluche. San Valentino 2022 è certamente tutto questo, ma anche l’occasione giusta per liberare la creatività declinata sul tema più romantico che ci possa essere: l’amore.

E i brand non si sono fatti sfuggire l’opportunità di parlare al cuore della gente, a volte con un con un taglio romantico, altre spingendo sull’umorismo e sugli stereotipi che caratterizzano una delle feste più sentimentali, ma anche commerciali, dell’anno.

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Vediamo insieme la selezione delle campagne raccolte per San Valentino 2022.

LEGGI ANCHE: Le più belle campagne di San Valentino di sempre, secondo noi

San Valentino 2022: thortful – Dolphin

Thortful, leader nel Regno Unito nel mercato dei biglietti d’auguri online, ha lanciato la sua prima grande campagna integrata che illustra il vero potenziale e l’impatto di regalare il biglietto perfetto alla persona giusta.

‘Dolphin’ ci mostra una coppia che parla con il proprio, personale “linguaggio d’amore”: i versi dei delfini!

Toblerone – Be More Thoughtful

I cioccolatini sono senza dubbio uno dei regali più popolari a San Valentino, con una spesa di circa 1,8 miliardi di dollari negli Stati Uniti.

Il video di Toblerone pone l’accento sugli stereotipi di questa festa, mostrando coppie alle prese con il regalo perfetto (che spesso però si trasforma in un disastri cringe).

Come evitare il disastro? Naturalmente, regalando un Toblerone!

Manscaped – MANSCAPED’s Performance Package 4.0

Cioccolatini, orsacchiotti e bigliettini d’auguri? Naaa, roba vecchia! Secondo Manscaped c’è un solo modo per mantenere l’atmosfera hot tra te e il tuo partner: fare il regalo giusto, naturalmente della linea Manscaped.

Cadbury 5 Star – Valentine’s Day Alibi

Spassosa la pubblicità del marchio dolciario indiano Cadbury 5 Star che fornisce ai single il miglior regalo di sempre per San Valentino: un alibi perfetto per sfuggire al romanticismo della ricorrenza dedicata agli innamorati.

I clienti possono infatti vincere la possibilità di andare in vacanza su un’isola in affitto, ribattezzata “My Cousin’s Wedding”. Così, quando ai single verrà posta la temuta domanda: “Che programmi hai per San Valentino?“, potranno finalmente rispondere in tutta sincerità: “Sarò in viaggio per il matrimonio di mia cugina!“.

San Valentino 2022: Fashion&Friends – His & Hers

Un buon esempio di storytelling semplice ma godibile. Fashion&Friends ci mostra una coppia alle prese con il regalo perfetto per San Valentino, con entrambi i protagonisti che si ingegnano per scegliere il prodotto giusto (ovviamente da Fashion&Firends) senza farsi scoprire.

Cosa c’è di meglio di una storia d’amore per la festa degli innamorati?

spotify intervista ester gazzano

Spotify: “Così abbiamo cambiato il marketing musicale”

Dal 2008, Spotify ha rivoluzionato per sempre il modo di ascoltare la musica. La sua mission è quella di liberare il potenziale della creatività umana, dando a un milione di artisti creativi l’opportunità di vivere della loro arte e a miliardi di fan quella di divertirsi e di essere ispirati dai loro idoli.

Oggi è il servizio di abbonamento di streaming più popolare al mondo, con una comunità di oltre 381 milioni di utenti su 178 paesi complessivi. Ora l’obiettivo è diventare punto di riferimento per l’audio a 360°, dalla musica ai podcast.

Spotify è stata una delle organizzazioni partner dell’edizione 2021 della Digital Factory di Ninja Academy. Scopriamo insieme a Ester GazzanoHead of Consumer Marketing Southern & Eastern Europe, le nuove sfide e i segreti di una delle strategie di marketing più riuscite degli ultimi anni.

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Spotify Esther Gazzano

Oggi mirate ad ampliare la tradizionale associazione Spotify-musica all’universo dei podcast. Come cambia la strategia?

Il nostro obiettivo è quello di confermarci leader nella industry audio a 360°: crediamo che il futuro dell’audio sia senza limiti e i podcast rappresentano per noi una tipologia di contenuto su cui continuare a puntare, avendo rilevato una crescita dell’interesse tuttora in fortissima espansione. Basti pensare che oggi ospitiamo 2,6 milioni di titoli, +160% rispetto all’inizio del 2020.

Vogliamo offrire ai nostri utenti anche nel mondo podcast ciò che ci ha permesso di rivoluzionare l’industria musicale.

Mi riferisco ad esempio a pillars quali la discovery e la personalization, che offrono la possibilità agli utenti di vivere un’esperienza di scoperta sempre più allineata ai propri gusti e al proprio modo di fruire la piattaforma, ma anche all’ubiquity, ovvero la possibilità di fruizione su più device contemporaneamente, passando dall’uno all’altro senza soluzione di continuità.

Con la nostra strategia di marketing cerchiamo di offrire ai nostri listener veri e propri “mondi audio” a 360°.

Si pensi a Sanremo 2021: abbiamo puntato a offrire sulla nostra piattaforma l’esperienza di vivere l’edizione più social e digitale di sempre, creando un hub editoriale dedicato contenente 6 playlist diverse e un podcast, il primo original Spotify in Italia peraltro, “Tutto Sanremo ma dura meno” realizzato in collaborazione con i the Jackal. Il podcast è stato il più ascoltato in Italia per un mese e la playlist con le canzoni in gara la terza più ascoltata al mondo durante la settimana del festival.

Le vostre campagne prevedono una stretta integrazione di online e offline: quali gli strumenti e che incidenza ha il Digital?

Il Digital è da sempre la nostra leva principale. A seconda delle campagne, possiamo dire che pesa dal 50% al 100% degli investimenti. La user experience in-app è un elemento chiave.

La nostra campagna annuale Wrapped è appunto un esempio virtuoso di come un’experience in-app è in grado di generare advocacy da parte di una community molto forte come quella dei nostri utenti e degli artisti. Il resto della campagna media si aggiunge solo come un potente amplificatore.

Crediamo però molto anche nell’integrazione fra on e offline: è importante infatti far vivere il brand nel mondo reale; per questo, attivazioni online e out of home rientrano comunque nel nostro mix. A seconda poi del targeting e della campagna, ci piace anche fare incursioni nel panorama media più classico come in TV e Radio, e ci piace farlo a la Spotify, creando link molto forti con tutto quello che succede in app, sia lato Content che lato Experience dedicate ai nostri listener.

Ad esempio, abbiamo lanciato la nostra campagna TV legata a “Only you”. Abbiamo scelto un posizionamento estremamente qualitativo, durante le partite degli Europei sia su RAI che su Sky, con il primo spot lanciato proprio in occasione della prima partita della nazionale, l’11 giugno.

Lo spot mirava ad ampliare il nostro target di riferimento puntando sulle emozioni uniche che la musica è in grado di regalarci, soprattutto quando legata a momenti importanti della nostra vita. Lo spot ha avuto come colonna sonora “Un’estate italiana” per evidenziare quanto alcune canzoni siano in grado di accendere istantaneamente emozioni e ricordi, ma anche celebrare la nostra passione per il calcio. I nostri utenti hanno trovato in app una nuovissima Playlist, chiamata “Notti Magiche”, che ci aiuterà ad entrare in clima partita.

Parlando di spot TV, un altro caso che ci piace citare è lo spot che abbiamo creato per Sanremo 2021. In quel caso abbiamo optato per una soluzione molto unconventional: nessuno shooting, nessun attore, solo uno schermo nero, un font verde inconfondibile (il nostro) e un messaggio chiaro: “Dopo averlo guardato, inizia ad ascoltarlo”.

Tutti amiamo il Festival di Sanremo nella sua interezza, il costume, i presentatori, i fiori (“fiori, tanti fiori”), le foto (“foto foto foto”) ma se vogliamo davvero ascoltare le canzoni, lo possiamo fare su Spotify.

spotify graziebalconi

Come e quanto ha inciso la pandemia nelle vostre scelte di marketing e che risultati avete ottenuto?

La pandemia ci ha portato a  sospendere il grosso delle nostre iniziative marketing durante il primo lockdown. Dall’altra parte, abbiamo osservato un aumento importante di engagement sulla piattaforma proprio nel 2020 e siamo felici di pensare di aver tenuto compagnia ai nostri ascoltatori a casa durante un periodo così complesso per la nostra storia recente.

Il 2020 ha accelerato dei trend che erano già comunque in embrione: uno di questi è sicuramente quello della crescita dei podcast, con l’audio che si è rivelato essere una forma di conforto e sostegno nei momenti più duri del primo lockdown, con persone che si sono rifugiate su contenuti legati alla religione, alla spiritualità e al self improvement.

Interessante rilevare che, comunque, anche nel ritorno alla normalità non c’è stata alcuna perdita di interesse verso questo fenomeno: oggi il 25% dei nostri ascoltatori ascolta i podcast, parliamo di più di 89 milioni di persone, con ore dedicate all’ascolto che sono state più che raddoppiate nel solo 2020.

La nostra campagna di fine anno, Wrapped, che viene lanciata a dicembre, è stata interamente dedicata a ringraziare la nostra community, di artisti e fan. Fra le varie attività di Wrapped, abbiamo lanciato #graziebalconi, una campagna per la quale abbiamo scelto di recapitare a sorpresa degli striscioni di ringraziamento proprio sotto quei balconi e quelle finestre teatro di alcune delle performance più indimenticabili ed emozionanti del periodo del lockdown.

Lato consumer, invece, abbiamo aggiunto anche delle experience direttamente sull’app, con quiz in-app, badge legati al proprio stato di consumatore e playlist personalizzate sulla base degli ascolti dell’anno.

Tra i segreti di Spotify c’è la personalizzazione della fruizione: in che modo la Marketing Automation viene in suo supporto?

Per Spotify, “listening is everything”, e ci piace pensare quindi di saper ascoltare anche gusti ed esigenze dei nostri ascoltatori per poter proporre loro i contenuti più in linea con i loro interessi.

Principalmente i nostri sistemi di automation si occupano di questo e sono content based. Mirano quindi a offrire un prodotto il più personalizzato possibile a ogni utente, sia in termini di contenuto, ad esempio con le Playlist personalizzate, ma anche in termini di comunicazione, con messaggi rilevanti e personalizzati per ogni utente.

Il nostro CRM è in grado di allertare i fan di un determinato artista ogni volta che quell’artista pubblica qualcosa di nuovo sulla piattaforma e lo comunica nel modo più efficace per l’utente nello specifico, scegliendo tra push notification, messaggi in app o email ad esempio.

La campagna “Solo tu” celebra appunto l’unicità di ognuno degli utenti attraverso storie che evidenziano i gusti e gli interessi diversi della nostra community globale. Che si inizi la giornata ascoltando un episodio di “Essential” o che si passino le serate ascoltando “Demoni Urbani”, il modo in cui ascoltiamo riflette un po’ chi siamo, e alla fine non importa come e cosa ascoltano i nostri listener, importa che Spotify sia il posto in cui possano sentirsi a casa e trovare una risposta ai loro bisogni.

Noi guardiamo ai nostri utenti come a una community: come tale tutti i Social sono un territorio ideale per dialogare con loro e per connettere tra di loro gli artisti e i fan.

Ad oggi, quindi, spaziamo da Instagram a TikTok, passando per Twitch e Twitter, ma usiamo molto anche la nostra piattaforma stessa, ad esempio per generare awareness sui nostri utenti intorno a tutto quello che è il mondo podcast.

In generale ci piace molto innovare e, a livello nazionale, cerchiamo di avere un approccio hyperlocal: nelle nostre campagne global non esiste un copy da tradurre, ma solo framework, e la parte dell’emozionalità, insieme alla tipica ironia, caratterizza il messaggio italiano. In questo Spagna e Italia sono i paesi che più si assomigliano!

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