L’obiettivo non è giocare meglio degli altri, ma cambiare le regole del gioco. Cosa possiamo offrire di veramente innovativo, a chi e come? Sono queste le domande fondamentali che ogni imprenditore e manager oggi deve porsi come primo passo per portare la propria organizzazione fuori dalla crisi nella quale l’emergenza ha gettato l’economia globale o anche solo per far fare alla propria impresa il salto di qualità che la metterà al riparo da future difficoltà.
Ed è proprio a queste domande – e alle risposte – che sarà dedicato il prossimo Strategy Innovation Workshop sul tema Digital Business Model, rivolto in particolare a imprenditori e manager che guidano aziende attraverso le sfide del nostro tempo, ma anche a tutti coloro che a vario titolo si occupano di questi temi.
A partire dal 1700 abbiamo assistito a una rivoluzione industriale ogni circa cinquant’anni. Da 20 anni a questa parte, i cicli economici durano decisamente molto meno. A titolo di esempio, se si guarda quali sono i paesi in ordine per dimensione dell’economia o se si guarda quali aziende compaiono negli indici di borsa venti anni fa ed oggi, ci accorgiamo che il cambiamento è stato radicale e questo cambiamento è in costante fase di accelerazione, grazie anche all’impatto che la trasformazione digitale ha sull’economia, consentendo di fare le stesse cose in maniera più efficiente. Ma la tecnologia abilita anche e soprattutto la creazione di nuovi modelli di business. Questa opportunità va colta e va colta in fretta.
Sottolinea Carlo Bagnoli, Ordinario di Innovazione Strategica presso il Dipartimento di Management dell’Università Ca’ Foscari Venezia, fondatore di Strategy Innovation e co-autore del volume Business Model 4.0. I modelli di business vincenti per le imprese italiane nella quarta rivoluzione industriale.
Digital Business Model
Il workshop, che prenderà le mosse dal volume Business Model 4.0. I modelli di business vincenti per le imprese italiane nella quarta rivoluzione industriale (autori Carlo Bagnoli, Alessia Bravin, Maurizio Massaro, Alessandra Vignotto con contributi di Gianluca Biotto e Carmelo Mariano, Edizioni Ca’ Foscari, scaricabile qui) affronterà i temi cruciali attraverso l’analisi di casi studio reali e grazie al contributo di Stefano Rebattoni, Amministratore delegato di IBM Italia, Michele Parisatto, Managing Partner di KPMG Advisory Italia e StefanoBrandinali, Chief Digital Officer e Group CIO di Prysmian Group.
L’appuntamento è per il 21 maggio 2021 alle ore 18 con il webinar online. Necessario registrarsi.
Gli Strategy Innovation Workshop sono organizzati da Strategy Innovation e Fondazione Università Ca’ Foscari con il sostegno di importanti partner italiani: Intesa Sanpaolo, Arper, Axians, Cisco, KPMG e Sharp.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/05/Rossellina_1-1.jpg10801920Company Newshttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngCompany News2021-05-17 12:49:182021-07-26 12:41:10Innovazione strategica: uscire dalla crisi grazie al Digital Business Model
Settimo appuntamento con i Webinar PRO targati Ninja: tutti gli insight, trucchi, trend, dietro le quinte sui temi caldi del momento, condivisi con voi.
Tema della puntata è il GDPR, General Data Protection Regulation: abbiamo affrontato la violazione della privacy, soprattutto nel settore informatico, dalla figura che si è delineata del DPO, ai cookie di terze parti su Google, e tanto altro. Ospite della puntata è Giovanni Maria Riccio, Docente, Avvocato e Partner E-lex.
Non perderti i punti salienti dell’intervista:
Il vasto mondo del GDPR: cos’è?: min 1,55
I principali obblighi per le imprese: min 4,40
In che modo si utilizzano i data come risorse: min 14,10
Come proteggersi dai Data Breach: min 16,28
Google elimina i cookie di terze parti: min 19,25
L’UE ha vietato l’uso dell’AI: min 20,55
I minori sui social network: Instagram Kids: min 28,40
La nuova figura del DPO: min 34,15
Sanzioni per violazioni: min 38,30
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/05/articolo.jpg10801920Rossella Pisaturohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRossella Pisaturo2021-05-14 17:29:172022-07-21 13:58:24Sei sicuro di essere in regola con la GDPR e la privacy in azienda?
Un crollo radicale in borsa dopo l’annuncio, attraverso Twitter, in cui Elon Musk afferma che Tesla non accetterà più pagamenti in Bitcoin.
Uno shock per la criptovaluta, alla cui affermazione lo stesso Musk aveva contribuito con un forte endorsment negli scorsi mesi. Una retromarcia determinata dalle preoccupazioni relative all’ambiente per l’utilizzo di carboni fossili nella produzione di Bitcoin.
In base a quanto riportato da Cnbc, il valore del mercato delle criptovalute era pari a 2.430 miliardi di dollari al momento del tweet. Tre ore dopo era a 2.060 miliardi di dollari, ovvero 365 miliardi in meno.
“Siamo preoccupati per il rapido aumento dell’uso di combustibili fossili per l’estrazione e le transazioni di Bitcoin, in particolare di carbone, che ha le peggiori emissioni di qualsiasi combustibile”, scrive il CEO di Tesla Elon Musk, che chiarisce che non venderà però i Bitcoin in proprio possesso.
Il gruppo Tesla preferirà altre eventuali criptovalute che generano minore inquinamento.
“La criptovaluta è una buona idea a molti livelli e crediamo che abbia un futuro promettente, ma questo non può avere un costo per l’ambiente”, aggiunge Musk.
Il Chief Financial Officer di Tesla, Zach Kirkhorn, ha affermato che la società ha scelto di investire in Bitcoin quando era alla ricerca di un luogo in cui conservare denaro di cui non aveva immediatamente bisogno, come modo per preservare la liquidità e allo stesso tempo guadagnare un rendimento.
Ad inizio 2021 lo stesso Musk aveva annunciato la possibilità di accettare pagamenti in Bitcoin, scommettendo sulle criptovalute e acquistandone 1,5 miliardi nel primo trimestre. Il solo inserimento della parola “bitcoin” in un tweet di Musk, aveva provocato un’oscillazione al rialzo della valuta digitale.
Gli interrogativi sull’impronta ambientale del Bitcoin sono in gran parte legati al modo in cui viene creata la criptovaluta. Il processo di generazione prevede la risoluzione di calcoli estremamente complessi che richiedono reti di computer molto potenti collegati, ma indipendenti che elaborano transazioni in cambio di bitcoin appena coniati, e processori ad alte prestazioni (con sistemi di raffreddamento molto efficienti per evitare il surriscaldamento). Il ‘mining’ del Bitcoin, letteralmente l’estrazione della criptovaluta, nasce da competizione ad alta intensità energetica per risolvere un puzzle matematico casuale e vincere Bitcoin. Più computer sono in rete, più difficile sarà il puzzle, maggiore sarà l’energia necessaria per battere gli altri computer, con un consumo superiore di elettricità.
Quanto costa in termini energetici il mining del Bitcoin, ovvero al sua estrazione?
L’estrazione di bitcoin consuma circa 148 terawattora di energia all’anno, secondo le stime del Cambridge Centre for Alternative Finance. È più di quanto la Svezia usa in un anno. Tuttavia, il centro afferma anche che l’energia utilizzata da bitcoin è pari a circa 1 anno e mezzo di energia sprecata negli Stati Uniti solo dai dispositivi lasciati collegati alle prese.
E se la società sta esaminando altre criptovalute, che consumano meno energia, non è detto che in futuro non possa riprendere ad utilizzare la criptovaluta per le transazioni, ovviamente “non appena il mining passerà a un’energia più sostenibile”.
Migliaia i commenti e le condivisioni, sebbene alcuni sostenitori del bitcoin contestino l’elevato spreco di energia come evidenziato dai suoi critici e dal tweet di Musk.
La volatilità di Bitcoin ha limitato la sua adozione per i pagamenti, spingendo alcuni imprenditori a creare stablecoin: criptovalute ancorate ad asset come il dollaro USA. Il recente insediamento di una sonda nella stablecoin più popolare, tether, mostra però la necessità di trasparenza in un settore in crescita.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/05/elon.jpg10801920Barbara Landihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngBarbara Landi2021-05-13 19:55:392021-05-14 11:16:11Dietrofront Elon Musk, no Bitcoin e la criptovaluta crolla
La necessità di migliorare e portare avanti la digitalizzazionedelle imprese è un argomento che interessa molte aziende, di ogni tipo e dimensione, e che viene dibattuto da diversi anni.
Nell’ultimo periodo ne abbiamo sentito parlare sempre di più, anche perché la pandemia da COVID-19, oltre a cambiare le nostre abitudini, ha accelerato piccole e grandi trasformazioni che avrebbero impiegato normalmente molto più tempo ad adempiersi.
Cosa intendiamo per digitalizzazione delle imprese?
Perché è importante la digitalizzazione delle imprese
La digitalizzazione è un insieme di processi che prevede l’uso delle tecnologie digitali per cambiare un modello di business e fornire nuove opportunità di guadagno, di produzione e di valore a un’azienda. A dirla tutta però non è solo questione di tecnologie, ma richiede un vero e proprio cambio di mentalità.
Possiamo affermare che la digitalizzazione è un’opportunità, un investimento a lungo termine per le imprese.
La pandemia ha creato non poche difficoltà a molte aziende, specialmente a quelle medio piccole. Ha aumentato il divario dei servizi offerti ma anche della gestione interna rispetto a quelle imprese meglio organizzate. La trasformazione digitale, mai come ora, si è dimostrata invece la forza e la risposta che permette alle aziende non ancora digitalizzate, o alle prime armi, di progredire.
Una strategia di business digitale trasformerà qualsiasi realtà perché consente di snellire i processi logistici e fare uso di tecnologie per migliorare l’interazione sia con clienti che con i dipendenti.
Le persone sono al primo posto
Digitalizzare le aziende significa soprattutto puntare sulle persone, il vero cuore di ogni azienda.
Per farlo bisogna focalizzarsi su di esse riqualificando tutto il personale, organizzando e formando professionisti con le competenze digitali necessarie. Si tratta di formazione aziendale continua perché innumerevoli e rapide sono le trasformazioni tecnologiche.
La conoscenza assume sempre più un ruolo chiave e fondamentale nell’evoluzione di un’impresa. Questa conoscenza è effettivamente misurabile? Certo che sì, ci sono degli strumenti creati appositamente e messi a disposizione dai Punti Impresa Digitale delle Camere di commercio.
I Punti Impresa Digitale, conosciuti anche come PID, sono stati avviati nel 2017 grazie alle Camere di commercio per aiutare gli imprenditori e le imprese nel delicato processo di digitalizzazione.
Sostenuti sia dal sistema camerale e dall’ Unioncamere nell’ambito del Piano Nazionale Impresa 4.0, garantiscono gli strumenti validi per conoscere e capire il grado di consapevolezza del digitale delle aziende e dei lavoratori, ma non solo. Muniscono anche aiuti e supporti per poter progredire nella crescita digitale.
E proprio attraverso i PID si è pensato di attivare un nuovo strumento dedicato in particolare a studenti e lavoratori. Un test di autovalutazione per misurare il loro livello di consapevolezza delle potenzialità del digitale, favorendo la definizione delle strategie di miglioramento. Stiamo parlando di Digital Skill Voyager.
Gli strumenti creati però sono diverse e adatti a ogni esigenza.
Le offerte per comprendere i gradi di digitalizzazione delle imprese
Per migliorare la digitalizzazione di ogni azienda bisogna capire da che punto parte, ecco perché è importante misurarne il livello. Anche gli studenti e i lavoratori, però, dovrebbero conoscere la propria maturità digitale al fine di accrescerla e migliorarla.
I PID hanno in tal caso preparato diverse offerte pensate per destinatari differenti, dagli imprenditori ai lavoratori e a chi sta iniziando a formarsi. Conoscere il nostro livello di digitalizzazione ci permette di capire quanto lavoro dobbiamo ancora fare per diminuire il divario e raggiungere il nostro obiettivo: un’azienda 4.0.
Le offerte proposte fanno parte del programma strategico nazionale “Repubblica Digitale” promosso dal Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Troveremo tre tipologie di offerte:
SELF i4.0
ZOOM4.0
Digital Skill Voyager
Vediamole nel dettaglio per capire quale sia la più adatta alla nostra realtà.
SELF i4.0: un test di autovalutazione online per le imprese
SELF i4.0 è un test di autovalutazione online, facile da compilare e indirizzato alle imprese.
È un questionario di 40 domande utili a capire il grado di digitalizzazione della propria azienda e ne riguarda principalmente i processi. Dopo aver risposto a tutte le domande verrà generato un report, inviato via mail, con la posizione della nostra azienda. Verrà quantificato sia il punteggio della maturità digitale globale che quello del singolo processo analizzato.
I gradi di classificazione in cui l’azienda verrà inserita sono 5:
esordiente digitale. L’impresa in questione è incentrata principalmente su una gestione tradizionale ed è poco incline ai processi digitali;
apprendista digitale. Il livello di utilizzo degli strumenti digitali è appena agli inizi;
specialista digitale. L’azienda si trova già a buon punto con i processi di digitalizzazione;
esperto digitale. L’impresa è avviata con successo a un tipo d’Industria 4.0;
campione digitale. Il livello di digitalizzazione di un’impresa è avanzato e utilizza, senza intoppi, tecnologie e strategie all’avanguardia.
ZOOM4.0: interviste da svolgere in azienda
ZOOM4.0 è uno strumento da utilizzare direttamente in azienda con l’ausilio di un Digital Promoter appartenente alla propria Camera di commercio.
In cosa consiste questa seconda proposta? Più completo del precedente, prevede delle interviste al personale e alla direzione, ottenendo in questo modo un report esaustivo e dettagliato.
Digital Skill Voyager: il test per misurare le skill digitali di lavoratori e studenti
Digital Skill Voyager è riservato a studenti e lavoratori e consente di conoscere e analizzare le proprie skill digitali. Strutturato secondo le regole della gamification, è molto dinamico. Il test è online, gratuito, ed è accessibile dal portale Dskill.eu.
Come è strutturato?
Chi vuole mettersi alla prova e misurarsi, dovrà affrontare un viaggio nel tempo seguendo sei macro aree di conoscenza digitale:
digitalizzazione di base, era preistorica;
comunicazione e condivisione, era antica;
pensiero computazionale e coding, era medioevale;
tecnologie digitali e le loro applicazioni, era moderna;
innovazione sostenibile, era futura.
Alla fine di questo avventuroso viaggio conosceremo, attraverso una valutazione, il nostro livello di conoscenza digitale.
Dopo aver scelto lo strumento più adatto alle nostre esigenze, come possiamo migliorare il livello della nostra azienda e avviarci a una completa digitalizzazione dei processi e degli strumenti aziendali?
I PID affiancano diversi servizi e iniziative di mentoring e orientamento.
Nel primo caso le aziende verranno sostenute dai mentor, persone qualificate nell’ambito della digitalizzazione. Per quanto riguarda invece l’orientamento, le imprese verranno indirizzate verso servizi specialistici e strutture che possiamo trovare nel portale Atlante I4.0.
Inoltre i PIM, attraverso i bandi pubblicati dalle Camere di commercio, erogano alle imprese contributi a fondo perduto sotto
forma di voucher digitali, per usufruire di servizi di consulenza, formazione e tecnologie.
È ora che è tutto pronto per la rivoluzione 4.0.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/05/maturita-imprese.jpg8111458Mariagrazia Repolahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngMariagrazia Repola2021-05-13 16:30:562021-05-14 15:13:55Digitalizzazione imprese: un test per valutare il livello digitale delle aziende
“Abuso di posizione dominante”: è la sanzione prevista dall’Antitrust, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, per un importo di 102 milioni di euro, imposta alle società Alphabet Inc., Google LLC e Google Italy per violazione dell’art. 102 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea.
Secondo l’Authority, il colosso big tech non avrebbe “consentito l’interoperabilità dell’app JuicePass di Enel X con Android Auto”.
JuicePass è una specifica funzionalità del sistema operativo Android Auto che permette di utilizzare le app quando l’utente è alla guida, nel rispetto dei requisiti di sicurezza e di riduzione della distrazione. L’applicazione consente, inoltre, un’ampia gamma di servizi funzionali alla ricarica dei veicoli elettrici, che vanno dalla ricerca di una colonnina di ricarica alla gestione della sessione ricarica passando per la prenotazione di una colonnina; quest’ultima funzione garantisce l’effettiva disponibilità dell’infrastruttura una volta che l’utente l’abbia raggiunta.
Attraverso il sistema operativo Android e l’app store Google Play, secondo l’Antitrust che Google detiene una posizione dominante che le consente di controllare l’accesso degli sviluppatori di app agli utenti finali. In questo caso, danneggiando altre aziende per favorire la sua Google Maps (che prevede funzioni molto vicine a quelle di JuicePass, in particolare per la ricerca di colonnine per la ricarica di veicoli elettrici e la navigazione, ma che in futuro potrebbe integrare altre funzionalità, come ad esempio la prenotazione e il pagamento).
La reazione di Google Italy alla sanzione dell’Authority
Non si è fatta attendere la replica dell’azienda di Mountain View, che si dischiara “rispettosamente in disaccordo con la decisione dell’AGCM”.
“Esamineremo la documentazione e valuteremo i prossimi passi”,
afferma il portavoce di Google commentando la multa”. E aggiunge: “La priorità di Android Auto è garantire che le app possano essere usate in modo sicuro durante la guida. Per questo abbiamo linee guida stringenti sulle tipologie di app supportate, sulla base degli standard regolamentari del settore e di test sulla distrazione al volante. Le applicazioni compatibili con Android Auto sono migliaia, e il nostro obiettivo è consentire ad ancora più sviluppatori di rendere le proprie app disponibili nel tempo. Per esempio, abbiamo introdotto modelli di riferimento per le app di navigazione, di ricarica per le auto elettriche e per il parcheggio, che sono aperti e a disposizione degli sviluppatori”.
Compromessa, secondo l’Antitrust, la possibilità di scelta per gli utenti
La discriminazione nei confronti dell’app di Enel X, che dura da circa 2 anni, per il Garante “potrebbe compromettere definitivamente la possibilità per Enel X Italia di costruire una solida base utenti”.
“Tre smartphone su 4 usano Android In Italia”,
si legge nella nota stampa dell’Antitrust. “Google è un operatore di assoluto rilievo, a livello globale, nel contesto della cosiddetta economia digitale, dal momento che possiede una forza finanziaria rilevantissima”.
Effetto di tale condotta discriminatoria non solo la sanzione, ma anche l’imposizione per Google di rendere disponibile su Android Auto l’app di Enel X così come di altri sviluppatori di app, strumenti per la programmazione di app interoperabili con Android Auto. L’Antitrust vigilerà, inoltre, sull’effettiva e corretta attuazione degli obblighi imposti. Sull’attuazione vigilerà un esperto indipendente, cui Google dovrà garantire massima collaborazione e condivisione di informazioni.
L’effetto negativo sullo sviluppo della mobilità elettrica
In gioco secondo l’Authotity lo sviluppo della mobilità elettrica in una fase cruciale del suo avvio, in particolare per quanto riguarda il potenziamento di una rete di infrastrutture per la ricarica delle auto adeguata alla fase di crescita e di evoluzione della domanda di servizi di ricarica. Da qui le possibili ricadute negative sulla diffusione dei veicoli elettrici, sull’utilizzo dell’energia “pulita” e sulla transizione verso una mobilità più sostenibile in ottica ambientale”.
Una duplice ricaduta negativa, quindi: la limitazione di scelta degli utenti e il freno all’utilizzo di energie alternative, ostacolo quindi al progresso tecnologico.
Sulla vicenda interviene anche il Codacons, sottolineando come “lo strapotere di Google danneggi non solo competitor e operatori, ma soprattutto i consumatori finali, alterando il mercato, controllando e limitando l’accesso di altri operatori e riducendo la concorrenza”.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/05/Barbara_1-1.jpg10801920Barbara Landihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngBarbara Landi2021-05-13 14:25:172021-05-13 14:28:06Google, maxi multa da 100 milioni di euro dall'Antitrust
La parità di genere non è un tema astratto che riguarda la società in generale, ma qualcosa che tocca ogni casa: è proprio qui infatti che ancora oggi le donne si fanno carico del peso maggiore delle incombenze quotidiane.
Da sempre vicina alle famiglie, Indesit ha da tempo preso posizione su questo tema con la pluripremiata campagna #DoItTogether –vincitrice negli ultimi quattro anni di diversi awards, tra cui il premio Equal di ADCI– continuando a sostenere la necessità di una maggiore collaborazione in casa, senza distinzione di sesso.
In questo quarto anno di campagna, Indesit ha scelto di affrontare la tematica della gender equality attraverso gli occhi dei bambini. Nel nuovo video “I bambini ci imitano“, sono proprio i più piccoli infatti a essere protagonisti: imitando le principali occupazioni dei genitori in casa, svelano come in realtà il maggior carico delle faccende domestiche pesi sulle mamme.
Creato da WPP EMEA (Agenzia: Wunderman Thompson EMEA, Casa di Produzione: The Box), diretto da Maria Guidone e pianificato dal centro media The & Partnership, il nuovo episodio consolidai messaggi della campagna #DoItTogether, posizionando il brand Indesit come l’alleato affidabile per le famiglie, socialmente impegnato sui temi della parità di genere.
Novella Sardos Albertini, Head of Brands & Digital Communication di Whirlpool Italia, dichiara:
Lo stare insieme in famiglia è al centro dei valori di Indesit, che conosce le sfide che ognuno deve affrontare quotidianamente. Durante la pandemia, che ha reso la casa anche un luogo per il lavoro e la scuola, la pressione sui genitori è cresciuta ulteriormente. Per questo Indesit si impegna a semplificare la vita a casa: i nostri prodotti e la tecnologia Push&Go sono talmente facili da usare che qualsiasi persona può fare la sua parte, favorendo un’equa distribuzione dei compiti domestici e, di conseguenza, un ambiente familiare più felice.
Le innovative tecnologie Push&Go e Turn&Go, infatti,offrono un accesso rapido e semplice alle funzioni più utilizzate ogni giorno, attraverso un unico tasto.
#DoItTogether: una campagna integrata a 360°
Il video “I bambini ci imitano”, che sarà promosso sui canali social di Indesit – Instagram, Facebook e Youtube – è parte fondamentale della campagna integrata online che coprirà parte del 2021. La campagna prevede anche il programmatic display standard e il programmatic social display, oltre a una landing page sul sito di Indesit dedicato alla campagna.
Per sostenere lo storytelling, Indesit lavorerà con family influencer, tra cui la madrina Alessia Mancini, a partire dalla seconda metà maggio. Con l’attività “Children certified” al centro del racconto saranno nuovamente i bambini che, intervistati su ciò che vedono accadere in casa, con le loro parole mostreranno un quadro autentico della propria famiglia.
La quotidianità che viviamo io e la mia famiglia è scandita da tante attività, professionali, scolastiche e di gestione della casa e tutti cerchiamo di fare la nostra parte in pieno stile #DoItTogether.Per questo prendo parte con piacere alla campagna di Indesit perché, come mamma, credo che dare il giusto esempio valga più di mille parole.
AffermaAlessia Mancini, conduttrice e mamma di due bimbi, Madrina della Campagna #DoItTogether.
Indesit realizzerà inoltre a fine maggio una ricerca internazionale sui consumatori dedicata al tema della gender equality, con un focus particolare sull’impatto delle restrizioni anti-Covid nella gestione della vita familiare.
Parallelamente Indesit darà spazio sui suoi canali social anche ad alcuni contenuti dedicati ai più piccoli, come le Fairy Tales: fiabe classiche riviste in chiave #DoItTogether, ovvero con un finale che supera gli stereotipi.
In occasione della Festa del 1 maggio, la campagna #DoItTogether è stata anticipata sui social dal video intitolato“Unmute”, con cui il brand ha voluto dare voce a chi, lavorando in casa in smartworking, conduce in realtà due lavori, occupandosi contemporaneamente anche dei figli.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/05/1_rossella.jpg10801920Company Newshttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngCompany News2021-05-13 11:23:472021-07-26 12:40:33La nuova campagna di Indesit ci chiede una maggiore collaborazione domestica
Il mercato del Social Commerce dovrebbe raggiungere i 604,5 miliardi di dollari entro il 2027
Il numero di utenti che interagiscono con la funzione shopping su Pinterest è cresciuto del 44% su base annua
Grazie a tutte le nuove feature introdotte negli ultimi 12 mesi, Instagram è diventata la piattaforma chiave per la vendita Social.
Alzi la mano chi ha comprato almeno un prodotto online nell’ultima settimana. Bene, ora alzi la mano chi invece ha comprato un prodotto direttamente da un Social Media, come Instagram o Pinterest.
Ebbene sì, esiste una differenza tra acquistare su piattaforme di eCommerce, come Amazon o eBay, e tramite i canali Social. In questo secondo caso, si parla, nello specifico, di Social Commerce.
Il termine Social Commerce si riferisce al processo di vendita di beni e servizi che avviene esclusivamente attraverso i Social Media.
Quindi, a differenza del classico eCommerce, in cui gli utenti acquistano prodotti da un sito web o da un marketplace di terze parti, nel Social Commerce tutto il funnel di vendita si svolge tutto in un unico posto, ovvero il canale social.
Secondo il report “Social Commerce – Global Market Trajectory & Analytics” pubblicato da Research & Markets, il mercato del Social Commerce è stimato a 89,4 miliardi di dollari in questo momento e dovrebbe raggiungere i 604,5 miliardi di dollari entro il 2027.
Cifre da capogiro, che sono giustificate in parte anche dalla crisi del commercio locale dovuta alla pandemia di Covid-19. Una buona parte dei consumatori è passata infatti allo shopping online durante il lockdown ed è rimasta fedele a questo nuovo metodo di acquisto.
Anche i brand, specialmente le piccole e medie imprese e i negozi locali, si sono adeguati a questo trend, alcuni addirittura obbligatoriamente a causa della chiusura definitiva dei loro locali fisici.
Ma non solo: le piattaforme Social si sono evolute di conseguenza, introducendo nuovi strumenti per agevolare la vendita di servizi e prodotti direttamente tramite le loro properties.
Da un lato troviamo Pinterest che ha aggiornato le sue features negli ultimi mesi aggiungendo la tab “Shop”, un vero e proprio catalogo di prodotto online dal quale gli utenti possono acquistare direttamente cliccando sul Pin.
Secondo i dati pubblicati da Techcrunch, il numero di Pins di prodotto acquistabili è aumentato di 2,5 volte rispetto al 2019 e il numero di utenti che interagiscono con lo shopping su Pinterest è cresciuto del 44% su base annua.
Dal canto suo, anche TikTok si sta muovendo verso questa direzione con la sua ultima partnership con Shopify: le aziende potranno collegare il proprio account TikTok for Business con l’account Shopify e vendere i loro prodotti su TikTok, tramite annunci video shoppable in-feed.
Ma colui che ha cavalcato con maggior successo questo trend è sempre lui, il nostro caro Mark Zuckerberg, che ha lanciato a Maggio la nuova funzionalità Facebook Shops, che consente alle piccole e medie imprese di creare negozi online sia su Facebook che su Instagram.
Lo stesso Zuckerberg afferma che : “Questo è il passo più importante che abbiamo fatto finora per agevolare il commercio nella nostra famiglia di app”. Ed è un passo che ha confermato Instagram come la piattaforma chiave di questa rivoluzione.
Instagram è il punto di riferimento del Social Commerce
Grazie a tutti gli aggiornamenti e le nuove feature introdotte negli ultimi 12 mesi, Instagram è diventata la piattaforma chiave per la vendita Social.
Oltre allo Shop previamente citato – che non solo si trova sul singolo profilo del Brand, ma è presente anche come feed a sé stante – le altre funzioni a disposizione dei Brand sono:
Shopping Tag, attraverso il quale è possibile taggare i prodotti (inseriti previamente nel proprio Shop) direttamente nei post del feed, nelle Stories, nei video IGTV, nei Reels, nelle Guides e anche nei Live Streaming;
Instagram Guides, veri e propri contenuti editoriali a disposizione dei Brand per condividere suggerimenti e consigli (come fosse un microblog). Queste guide sono attualmente disponibili in 3 formati: luoghi, prodotti e post, e ovviamente le guide ai prodotti sono un modo fantastico per promuovere i propri prodotti appunto;
Shopping from Creators, che permette appunto ai Creators approvati dal Brand (come Influencers o Celebrities) di taggare i prodotti presenti nel Shop dell’azienda, direttamente nei contenuti feed o Stories pubblicati dal collaboratore.
Cosa comporta il Social Commerce per le piccole e medie imprese?
Come abbiamo visto, le piattaforme Social sono diventate un vero e proprio centro commerciale virtuale, dove gli utenti possono trovare qualsiasi tipo di prodotto e acquistarlo facilmente con un solo click, senza uscire dal loro Social Media preferito.
Inoltre, questo genere di commercio online si distingue dal classico grazie ad una barriera all’ingresso praticamente inesistente, in quanto le aziende non devono preoccuparsi di aprire un sito di e-commerce e possono risparmiare un notevole budget.
Il primo passo per abbracciare il Social Commerce è ovviamente aprire dei profili Social ufficiali collegati al brand, gratuitamente, e impostare una strategia con l’obiettivo di far crescere la propria community e creare un funnel di vendita semplice ed efficace.
Il futuro del Social Commerce
Il successo incredibile che ha raggiunto il fenomeno del Social Commerce nell’ultimo anno ci fa pensare che non si tratti solo un trend passeggero, ma che invece ci troviamo all’inizio di una vera e propria rivoluzione.
Secondo le previsioni di Later per il 2021, i Social Media diventeranno il canale di vendita primario per le aziende, superando di importanza il sito web e l’eCommerce.
Ogni piattaforma social infatti adotterà lo stesso approccio all’acquisto integrato che ha già implementato Facebook, consentendo all’utente di vivere ogni fase del processo di acquisto senza lasciare l’app.
Infine, Later suggerisce di prestare una particolare attenzione alla sottocategoria del Video Shopping, caratterizzata dalla collaborazione di TikTok con Shopify ma anche da YouTube, che secondo Engadget starebbe testando l’opzione di acquisto dei prodotti direttamente dai video pubblicati sulla piattaforma.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/04/social-commerce.jpg8111449Daniela Chiorbolihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngDaniela Chiorboli2021-05-13 11:22:362021-05-13 14:45:10Compreremo su Facebook e Pinterest: il Social Commerce sta rivoluzionando lo shopping
L’event industry è un settore che in Italia produce 65,5 miliardi di euro, con un impatto sul Pil di 36,2 miliardi di euro l’anno e che coinvolge 569mila addetti ai lavori. La pandemia lo ha colpito duramente e ne ha stravolto le regole del gioco, introducendo gli eventi digitali, con cambiamenti da cui probabilmente non torneremo più indietro. Ma non è necessariamente un male.
Gli eventi digitali
L’esigenza del distanziamento fisico ha infatti accelerato il processo di ricerca di nuove forme di interazione. E, se il principale difetto degli eventi digitali era il mancato coinvolgimento delle persone, oggi esistono tecnologie in grado di sopperire in qualche modo all’assenza di contatti reali e di fornire soluzioni avanzate di networking interattivo.
Ai vantaggi di tutto questo sarà difficile rinunciare anche post emergenza.
Il futuro sembra sempre più andare in direzione di eventi digitali oppure “ibridi”, che consentano di coinvolgere audience più ampie e allo stesso tempo di contenere tempi e costi organizzativi. Se prima il numero di medio di partecipanti a un evento era stimato a 500 persone, oggi è pari a 5mila.
Il Digital permette di confezionare eventi fatti “su misura” e di garantire esperienze immersive e uniche, anche grazie a soluzioni hardware e software come Realtà Aumentata e VR. Per questo, per il successo di un evento digitale, è centrale la scelta della piattaforma e delle tecnologie da utilizzare.
La Masterclass di mercoledì 19 Maggio alle ore 13, organizzata da Ninja Academy in collaborazione con The Rocks, l’Innovation Company che ha sviluppato la piattaforma Umans™, al servizio di fiere ed eventi digitali tra cui N-Conference Digital Edition, il Business Visionary Event targato Ninja e in collaborazione con i main partner TIM, AW LAB e Banca Sella,fornirà una panoramica sul mondo degli eventi digitali, sia dal punto di vista degli organizzatori che dei fornitori delle tecnologie utili alla loro riuscita. Si dimostrerà come un evento digitale possa rivelarsi, per le più svariate tipologie di business, una strategia di marketing efficace e sostenibile.
Esther Intile, Event & Account Manager Ninja, ospiterà Antonio Trepiccione, CEO The Rocks. Appassionato di tecnologia e laureato in Informatica, Antonio ha esordito come IT e Project manager per poi diventare imprenditore. Amante della vita in “trincea” fatta di sfide quotidiane e relazioni con il cliente, è dalla 2014 alla guida di The Rocks.
La Masterclass è online e gratuita, iscriviti adesso per prenotare il tuo posto in prima fila! Così, se proprio non ce la farai a seguirla in diretta, potrai recuperarla on demand, attraverso la tua area utente.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/05/2_rossella.jpg10801920Ninja Partnerhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngNinja Partner2021-05-12 16:07:472021-11-15 15:51:37Come trasformare gli eventi digitali in un successo reale
Continua la serie di articoli di LegalBlink sulle tematiche legali del mondo eCommerce. Questa volta parliamo di eCommerce e fiscalità.
È importante conoscere i principali temi fiscali in materia di eCommerce? Assolutamente sì. Infatti, come vedremo, le questioni fiscali di un eCommerce possono influenzare il modello di un business.
Distinzione tra ecommerce B2B e B2C
Il primo tema da chiarire è la distinzione tra eCommerce che si rivolgono a clienti business o a clienti consumatori. Definiamo quindi:
B2B: la vendita di prodotti effettuata da un eCommerce ad un cliente business, dove per cliente business intendiamo un professionista che acquista prodotti nell’ambito dello svolgimento della sua attività imprenditoriale o professionale.
B2C: la vendita di prodotti effettuata da un eCommerce ad un cliente consumatore, intendendo per consumatore un soggetto che non conclude l’acquisto nell’ambito dello svolgimento della sua attività imprenditoriale o professionale.
Ai fini della distinzione, B2B e B2C non rileva quindi solamente la qualità del soggetto, ma determinante è se il cliente acquista o meno nell’esercizio della sua attività imprenditoriale.
Un fattore importante per distinguere gli acquisti B2B dagli acquisti B2C è l’inserimento, da parte del cliente, della Partita IVA al momento della conclusione dell’acquisto.
Infatti, un cliente che acquista con Partita IVA, si può presumere che stia esercitando la sua attività imprenditoriale e, di conseguenza, può essere considerato un professionista che acquista in ambito B2B.
Una delle domande che più spesso ci vengono poste in ambito di eCommerce e fiscalità riguarda la gestione e l’obbligo di emissione della fattura.
Prima di affrontare il tema fatturazione nell’eCommerce, è opportuna un’altra distinzione: quella tra eCommerce diretto ed eCommerce indiretto.
L’eCommerce è diretto quando l’operazione di acquisto effettuata dal cliente, B2B o B2C, avviene totalmente online, dal momento dell’invio dell’ordine all’eCommerce fino al momento in cui il cliente riceve quanto acquistato.
Per esempio, la vendita di video-corsi online rientra nella definizione di eCommerce diretto, se il corso viene trasferito all’acquirente online senza l’utilizzo di supporti durevoli materiali.
L’eCommerce è invece indiretto quando l’operazione di acquisto avviene online tramite il sito internet del venditore, o tramite un marketplace, e il prodotto viene materialmente consegnato al cliente.
L’acquisto di un capo di abbigliamento online vale come esempio per identificare l’attività di eCommerce indiretto.
Chiarita la differenza tra eCommerce diretto ed eCommerce indiretto, analizziamo gli obblighi di fatturazione per le due tipologie di eCommerce.
L’eCommerce diretto:
Nelle operazioni B2C è obbligato ad emettere la fattura se il cliente consumatore è stabilito al di fuori dell’Unione Europea;
nelle operazioni B2B è sempre obbligato ad emettere la fattura, sia che il cliente sia stabilito nell’Unione Europea sia che sia stabilito al di fuori del territorio Comunitario.
L’eCommerce indiretto:
Nelle operazioni B2C ha l’obbligo di emettere fattura se i prodotti venduti non sono destinati all’Italia, ma hanno come destinazione paesi dell’Unione Europea o al di fuori dell’UE;
nelle operazioni B2B è sempre tenuto all’emissione della fattura, a prescindere dal luogo di destinazione dei beni acquistati dal cliente.
L’eCommerce, diretto ed indiretto, che effettua una operazione B2C nel territorio nazionale, è invece obbligato all’emissione della fattura solamente se questa viene espressamente richiesta dal cliente prima della conclusione dell’acquisto.
Se il cliente B2C stabilito in Italia, o il cliente che riceverà la consegna dei beni nel territorio nazionale in caso di eCommerce indiretto, non richiede espressamente la fattura, questa non sarà emessa dall’ecommerce, che rimane comunque obbligato all’emissione di un documento fiscale in base al caso concreto.
È importante evidenziare che, anche nei casi in cui un eCommerce non sarebbe obbligato ad emettere la fattura, l’obbligo di emissione della stessa sorge se l’acquirente richiede espressamente la fattura prima della conclusione dell’acquisto.
Inoltre, sempre con riferimento all’eCommerce indiretto, la fattura deve essere emessa senza l’applicazione dell’IVA se la vendita è destinata a paesi non inclusi nell’UE. In questo caso, sarà necessario presentare alla dogana la necessaria documentazione per l’esportazione dei prodotti ed ottenere la relativa documentazione dalla dogana di destinazione.
Ancora con riferimento alla vendita extra-UE, eventuali IVA e dazi del paese di destinazione del bene sono a carico dell’acquirente nelle operazioni B2C, salvo diverso accordo.
Applicazione dell’IVA nell’ecommerce indiretto per vendite UE
Con riferimento all’eCommerce indiretto, che rappresenta la tipologia di eCommerce più diffusa, almeno fino al 1° luglio 2021 è in vigore la disciplina dettata dal D.P.R. n. 633 del 1972.
Le vendite effettuate nel territorio UE da un eCommerce stabilito in Italia sono soggette all’applicazione dell’IVA italiana se, nell’anno solare in corso e in quello precedente, il venditore non ha superato la soglia di fatturato di euro 100.000,00 stabilita dall’Italia o la minor soglia eventualmente stabilita dal Paese di destinazione dei prodotti, per le vendite effettuate da soggetti comunitari nello stesso Paese.
Al realizzarsi di una delle due condizioni di cui sopra, l’eCommerce italiano che ha superato la soglia di euro 100.000,00 o la minor soglia imposta dal Paese di destinazione, sarà tenuto a emettere la fattura con applicazione dell’IVA prevista dal Paese di destinazione dei prodotti e a registrarsi fiscalmente, tramite un rappresentante fiscale, nel Paese stesso.
Le novità in arrivo
Per il 1° luglio 2021, salvo ulteriori rinvii, è fissata la data per l’entrata in vigore delle nuove regole applicabili alla disciplina dell’IVA nell’eCommerce, dettata dalle Direttive UE n. 2455/2017 e n. 1995/2019, che saranno recepite anche dall’Italia e mirano alla semplificazione degli obblighi e degli adempimenti richiesti oggi agli eCommerce per le operazioni internazionali.
Le principali novità riguarderanno l’introduzione per l’eCommerce indiretto di una nuova soglia unica pari ad euro 10.000,00, valida per tutti i Paesi UE, al di sopra della quale l’imposizione avverrà nello Stato di destinazione dei beni con conseguente applicazione dell’IVA in vigore nel Paese di destinazione.
Contestualmente all’introduzione della nuova soglia comunitaria, si avrà l’abolizione delle attuali soglie previste oggi da ciascuno Stato Membro.
La funzione di semplificazione verrà inoltre assolta dalla possibilità di adesione al Regime MOSS anche per le attività di eCommerce indiretto, oltre che per l’eCommerce diretto.
L’estensione del Regime MOSS rimane comunque opzionale, l’eCommerce avrà quindi ancora la possibilità di operare, una volta superata la soglia comunitaria di euro 10.000,00, assolvendo gli obblighi di registrazione fiscale nel Paese di destinazione dei beni e tramite un rappresentante fiscale.
I vantaggi dell’adesione al MOSS consistono tra gli altri nella possibilità, per chi vi aderisce, di poter assolvere agli obblighi di dichiarazione e di versamento IVA nel Paese di registrazione al Regime MOSS, che salvo eccezioni coinciderà con lo Stato di residenza.
In questo modo, sarà possibile evitare gli adempimenti fiscali richiesti, tra cui la registrazione nel Paese di destinazione dei beni e la necessità di un rappresentante fiscale, assolvendo gli obblighi tramite il sistema previsto dal MOSS ed ottenendo così una notevole semplificazione nell’ambito degli adempimenti fiscali eCommerce.
Importanti novità riguarderanno anche i Marketplace e le vendite effettuate tramite essi, la Direttiva UE 112/2006 prevede infatti un maggiore coinvolgimento delle piattaforme che facilitano la cessione dei beni, vale a dire i markeplace stessi, nell’attività di riscossione IVA prevedendo ulteriori obblighi rispetto agli attuali.
Conclusioni
I principali aspetti fiscali sopra esposti che un eCommerce deve tenere in considerazione per effettuare vendite B2B e B2C, in ambito di eCommerce diretto ed indiretto, sono articolati ed in continua evoluzione.
Oltre ad una costante informazione, è importante consultare esperti del settore per sviluppare al meglio il business di un eCommerce a livello nazionale ed internazionale.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/05/aspetti-fiscali-ecommerce.jpg8111445Marco Sabanihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngMarco Sabani2021-05-11 14:45:062021-05-12 16:26:57Gli aspetti fiscali da conoscere per il tuo eCommerce
Quali sono le tecnologie esponenziali che stanno cambiando il lavoro, la società e le nostre relazioni? Quali i nuovi strumenti e modalità digitali che stanno impattando su settori come arte, cinema, sport? Come si trasforma un’idea in una startup? Quali le sfide della nuova età dell’oro dell’esplorazione spaziale? Quali comportamenti virtuosi e sostenibili possiamo attuare per affrontare l’emergenza climatica?
Dal 28 giugno arriva Future Campdi Treccani Futura, un’esclusiva Summer School che proietta nel futuro i ragazzi dai 14 ai 24 anni: un format digitale innovativo con momenti di interazione, gioco, socialità e confronto, con il contributo di imprenditori, docenti universitari, scienziati e professionisti per un percorso formativo inedito rispetto ai tradizionali programmi di studio. Obiettivo, offrire strumenti essenziali alle ragazze e ai ragazzi per renderli dei future maker, capaci di leggere e scrivere il futuro con spirito critico, in grado di capire un’epoca di grandi e repentini cambiamenti e di affrontare con consapevolezza il proprio percorso di vita professionale e personale.
I format previsti sono immersivi e interattivi, attraverso un innovativo mix tra lezione online live, lavori in gruppo tramite piattaforme e strumenti dedicati, test e momenti ludici e di condivisione. Ogni studente può scegliere un percorso personalizzato tra i seguenti moduli:
Le tecnologie emergenti come Intelligenza Artificiale, Stampa 3D e Blockchain; elementi di imprenditorialità e tecniche di marketing 5.0 per creare da zero una startup; proposte e riflessioni di sostenibilità per la costruzione di un mondo green; uno Space Camp focalizzato sulle nuove opportunità dell’esplorazione spaziale; le nuove professioni legate al web e ai social network; tecniche di foresight per costruire il futuro; il cinema 2.1, capace di sfruttare nuovi canali di fruizione e linguaggi; il nuovo concetto di arte e l’incontro con mondi tecnologici e digitali; gli eSports e le nuove modalità di socializzazione in ambienti virtuali.
Treccani Futura, neonato polo di tecnologia educativa, non poteva che partire da una prima proposta formativa rivolta alle nuove generazioni. I Future Camp sono nati proprio con l’intento di fornire ai giovani approcci e strumenti nuovi per renderli persone più consapevoli e quindi capaci di leggere il presente complesso che stiamo vivendo e di scrivere e costruire oggi la migliore società di domani, in un’ottica a medio-lungo termine, oggi più che mai necessaria.
Dichiara Andrea Dusi, ideatore dei Future Camp e CEO di Treccani Futura.
Accanto ad Andrea Dusi e a Cristina Pozzi, direttrice scientifica dei Future Camp e COO – Responsabile Contenuti di Treccani Futura, questi i docenti e i contributors già previsti: Piero Poccianti, Presidente dell’Associazione Italiana di Intelligenza artificiale; Massimo Chiriatti, Italia University Programs Leader e CTO Blockchain & Digital Currencies di IBM Italia; Enrico Pandian, fondatore di startup di successo come Supermercato24 e FrescoFrigo; Alice Casiraghi, Co-Founder & Design Strategist di Future Urban Living; Alessandro Vitale, imprenditore ed esperto di intelligenza artificiale e fondatore di Conversate; Emanuela Girardi, fondatrice dell’associazione POP Ai e membro della task force di esperti del MISE sull’IA; Francesco Inguscio, found e CEO di Nuvolab; Fulvio Fortezza, professore di marketing presso l’Università di Ferrara.
Al termine delle lezioni, è prevista l’assegnazione di un diploma che attesterà le conoscenze e le competenze acquisite nel corso di Future Camp. Ognuno dei corsi, distribuiti nell’arco di 3 settimane (28 giugno – 2 luglio, 5-9 luglio, 12-16 luglio), prevede un percorso di 20 ore, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13; sono inoltre previsti percorsi diversi a seconda della fascia di età. Le iscrizioni sono già aperte.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/05/Rox_company_1.jpg10801920Company Newshttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngCompany News2021-05-11 13:40:202021-07-26 12:37:55Treccani Futura porta i giovani nel futuro con la Summer School Digitale Future Camp
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