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Consigli per tutelare il tuo brand (ed evitare un rebranding forzato)

Una delle caratteristiche necessarie (e vincenti) per un brand è quella di risultare immediatamente riconoscibile non solo per fan e clienti, ma anche per chi dovesse approcciarsi per la prima volta al marchio.

Le storie di successo di alcuni grandi nomi ci dimostrano quanto questa caratteristica sia importante, anche e soprattutto oggi, visto che siamo bombardati da una proliferazione di contenuti e offerte senza precedenti.

Evitare di sovrapporsi a un brand aziendale già esistente, soprattutto nello stesso mercato di riferimento, creando – anche se in buona fede – una confusione tra il nostro brand e una realtà già affermata è assolutamente necessario.

Correre ai ripari, infatti, può comportare conseguenze importanti che possono arrivare fino a una totale riprogettazione forzata dell’immagine della propria azienda al fine di eliminare ogni possibile malinteso. Cambiare brand, domini e social sarà il risultato per non avere fatto la giusta scelta fin da subito.

In tutti i questi casi, la domanda principale da porsi è: quanto è semplice evitare questo tipo di problema e non sovrapporsi ad altri brand?

 

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Ovviamente founder e imprenditori non possono conoscere tutti i marchi presenti in un determinato settore di mercato, specie quelli più giovani e appena nati. Eppure violare marchi molto noti e “veterani” del settore succede più spesso di quanto non si pensi.

Il punto di partenza per rispondere a questa domanda è sicuramente la puntuale conoscenza delle norme che regolano queste attività, sintetizzate in queste fonti legislative ufficiali che puoi trovare sul sito dell’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi.

Ecco quindi 5 consigli per tutelare il proprio brand ed evitare conseguenze dannose per la propria strategia.

LEGGI ANCHE: Le sfide legali a cui le aziende devono prepararsi nel 2021

Prendi dimestichezza con la legge che tutela marchi e brevetti

Prima di avventurarsi nella scelta del naming per un progetto, un’azienda o semplicemente nella propria comunicazione, è bene documentarsi al meglio.

Sebbene sia evidente che una conoscenza legale specifica è difficilmente assimilabile “all’occasione” per le figure che non si occupano di questo, è comunque importante iniziare a familiarizzare con le normative vigenti per evitare di incappare in errori.

Immagina di aver dedicato risorse, condotto studi di settore, sondato il sentiment fra i tuoi fan, fatto partire uno studio grafico e dover essere costretto a gettare via tutto e ricominciare da capo, perché lo spunto creativo a cui il tuo brand si è affidato “appartiene” già a qualcun altro.

Nel nostro caso, possediamo da quasi due decenni la titolarità dei marchi Ninja Marketing e Ninja Academy a livello italiano ed europeo. Ma anche di Ninja.it e anche semplicemente, di Ninja, come si chiama oggi il magazine che, ogni giorno, viene letto da migliaia di professionisti del marketing e della comunicazione e che fa ormai parte delle loro vite professionali.  

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Recluta uno studio legale e assicurati che esegua una ricerca di anteriorità

Considerata la complessità della questione, affidarsi a un professionista può fare la differenza tra una scelta imprudente e una strategia attentamente pianificata. Uno dei primi step da compiere è quello della ricerca di anteriorità, passo necessario per procedere alla registrazione di un marchio.

Un aspetto fondamentale è quello di verificarne il requisito di novità. È necessario infatti che il marchio non sia identico, ma neppure simile a uno esistente e già registrato nello Stato o negli Stati in cui si intende procedere, per la stessa classe e per prodotti o servizi identici o affini.

Perché è importante portare a termine questa fase preliminare? Perché il requisito di novità non viene verificato dagli uffici nazionali brevetti e marchi e questo significa che, anche se accettato in un primo momento, il marchio potrà essere dichiarato nullo a seguito della richiesta del titolare.

È importante specificare che la ricerca di anteriorità non è obbligatoria per legge, ma limita sensibilmente il rischio di subire azioni legali in futuro ed è pertanto un passaggio caldamente consigliato. La ricerca può essere svolta in maniera autonoma sulle banche dati dei marchi pubblicate online, tramite il Servizio di prima assistenza anteriorità offerto dalle Camere di commercio, oppure rivolgendosi a studi professionali qualificati.

Quali sono i costi per una tale attività? Lo abbiamo chiesto all’Avvocato Giovanni Maria Riccio, partner dello Studio Legale E-Lex tra i massimi esperti del settore in Italia nonchè studio che segue la protezione dei marchi Ninja: “Il costo per il deposito di un marchio varia sia in base alla tipologia di marchio sia delle classi merceologiche prescelte. Personalmente, tendo a consigliare il marchio comunitario, dal momento che protegge i servizi e i prodotti di un’impresa in tutta l’Unione europea. Il costo è superiore a quello di un marchio nazionale (parte da 850 euro a fronte dei circa 350 per un marchio nazionale), però il suo spettro di tutela è molto più ampio. Suggerisco di evitare il “fai da te” e di affidarsi a professionisti, che possano individuare preventivamente eventuali marchi simili (operando anche una valutazione di tale similitudine) e assistere le società anche nella scelta delle classi merceologiche”.

Fai attenzione alla classi di registrazione marchi

Un aspetto altrettanto importante riguarda la scelta della giusta classe di appartenenza del proprio prodotto, perché il marchio sarà protetto solo per quella (o quelle) specifica categoria.

Per comprendere meglio l’importanza delle classi di registrazione dei marchi e perché una tale scelta sia così delicata, abbiamo ancora chiesto aiuto all’Avvocato Riccio: “Le classi merceologiche sono fissate dall’Accordo di Nizza. A mio avviso, bisogna considerare non solo i prodotti e servizi già offerti, ma anche quelli che, nel prossimo futuro, si intende offrire alla clientela, prendendo in considerazione le potenzialità di un marchio. Mi permetto di osservare, però, che il marchio deve essere poi utilizzato, giacché, in caso di mancato utilizzo per cinque anni dalla registrazione o di sospensione per il medesimo periodo, si ricade in un’ipotesi di decadenza”.

Negli ultimi anni, Ninja ha ricevuto diversi messaggi da parte di lettori, studenti e clienti convinti che un’altra società, con il nome che inizia con “Ninja” e attiva nel campo dell’analisi dei dati di marketing, facesse parte della nostra famiglia di marchi.

In molti hanno pensato che l’azienda facesse quindi parte della Ninja Family e che ci fossimo noi dietro ai loro servizi, come è facile intuire dalle immagini qui sotto. La confusione era notevole e le persone erano spinte a pensare che “ninjaqualcosa” facesse parte delle nostre attività di formazione e di divulgazione di marketing digitale.

 

Non è certamente nostra intenzione appropriarci del lavoro di altri, ma anche se il focus di questa azienda riguarda l’analisi dei dati, il loro nome e logo presentano una somiglianza incredibile con gli storici marchi di Ninja, in particolare con Ninja Marketing e Ninja Academy.

I nostri marchi, come per qualsiasi azienda, sono i nostri asset principali, frutto di un lavoro e di un impegno pluriennale. Un valore che la legge protegge da ogni confusione che possa creare danno alla società titolare e che nel tempo possa drenare valore creato con fatica, sia nostra che loro. Questa è una tutela reciproca. 

E infatti il giudice di Brescia ci ha dato ragione e ha chiesto alla società in questione di sospendere l’utilizzo del marchi simile al nostro che ha creato tanta confusione, come queste immagini dimostrano inequivocabilmente. Un rebranding a società avviata è faticoso e costoso, ma in fondo, bastava pensarci prima.

La società in questione, pur vendendo un servizio diverso a quello di Ninja, ha nello statuto anche la vendita anche di formazione e si dedica molto alla divulgazione online sui nostri stessi temi, quelli del marketing, oggetto dei nostri corsi. Quindi possiamo dire che potenzialmente opera nello stesso settore merceologico in cui operiamo noi.

Da qui il loro errore e la conseguente decisione del giudice.

Controlla domini e account social

Un altro step fondamentale è quello di controllare se il nome del nostro brand, servizio o prodotto si sovrappone a uno già esistente. Uno degli strumenti più efficaci per effettuare questo controllo è proprio la ricerca online.

Per prima cosa, sarà sufficiente digitare il nome che utilizziamo (o che vorremmo utilizzare) su Google per ottenere una prima fotografia della situazione. Possiamo in ogni caso approfondire la ricerca estendendola ai canali social, per evitare ogni possibile errore in questa fase.

Oltre alla semplice query sul motore di ricerca, esistono degli strumenti appositi per verificare se il nome dominio è occupato e se è, in tutto o in parte, coincidente con quello che vorremmo utilizzare.

Risulta anche chiaro che non sarà sufficiente aggiudicarsi un’estensione diversa (oggi ce ne sono moltissime oltre ai più comuni .it e .com) di un sito già esistente per evitare problemi. Anzi, il titolare del dominio principale potrà chiedere la restituzione del dominio “clone” costringendo la copia alla chiusura.

In ogni caso, per una ricerca più approfondita, è possibile affidarsi a strumenti come domize.com, che è appunto un motore di ricerca “per nomi di domini”. Inoltre, quasi tutti i servizi che permettono di acquistare uno sito web offrono funzionalità simili, con le quali permettono di controllare quali spazi non siano già stati occupati da brand esistenti.

Oltre a domize, sono disponibili diversi tool in grado di aiutarci nella ricerca e fornirci preziose informazioni:

Whois permette di inserire un dominio e conoscerne alcune caratteristiche importanti, come la scadenza del periodo d’ acquisto.

Rebrandly.com consente di effettuare ricerche applicando un filtro per settore/industry di riferimento

Namechk fa una ricerca del nome utente anche su tutti i canali social

Knowem passa in rassegna social, domini e marchi registrati negli Stati Uniti (USTPO)

Namecheckr  verifica i nomi di utenti e nomi delle pagine sui social

Claimbrand permette di cercare i nomi dei brand sui social

AI di image recognition anche per il logo, come Google Image Recognition

Clarifai fornisce un’API gratuita per verificare le immagini online

GumGum confronta il logo nelle immagini sul web.

Monitora le segnalazioni di potenziali confusioni

Cosa fare se un altro brand si sovrappone al nostro rischiando di creare confusione fra le nostre attività e quelle di un altro brand, anche se non è un competitor?

Il primo passo è proprio quello di testare l’audience per cercare di capire quando le attività di un marchio simile al nostro possano risultare più o meno volontariamente fuorvianti e allontanare il pubblico dal brand che avrebbe voluto raggiungere.

Tenere in gran conto le segnalazioni a riguardo è estremamente importante: studenti, amici, persone che si occupano del customer care e personale in presenza durante i colloqui ci hanno segnalato proprio il verificarsi di questa situazione riguardo al brand Ninja.

Tantissimi hanno confuso noi con quella società, pensando che fossimo noi a vendere i loro servizi. Una confusione assurda che dimostra la sovrapposizione dei due brand, testimoniata da queste immagini: e sono solo alcune delle situazioni di persone di cui siamo a conoscenza, e che possiamo mostrarvi. Tante altre sono avvenute a voce, al telefono e di persona, e persino durante i colloqui di lavoro, colloqui fatti da noi per lavorare da Ninja!

Ovviamente, lo abbiamo subito evidenziato in più occasioni ai founder di questo brand, persone che stimiamo per capacità e creatività. Lo abbiamo fatto prima in modo informale, provando a far comprendere quanto stessero confondendo non solo i nostri clienti, ma anche i loro.

Poi, non avendo ricevuto nessun segnale di ripensamento, siamo stati costretti a diffidare la società dall’utilizzo della denominazione che causava il problema, confondendo il nostro pubblico. Per giungere infine a un inevitabile provvedimento del giudice, che ha sancito la tutela del nostro diritto sulla nostra famiglia di marchi Ninja. 

Siamo stati costretti, anche nell’interesse del pubblico, ad agire in giudizio per evitare che si perpetrasse ogni possibile confusione tra i marchi e anche il giudice non ha potuto che rilevare la piena sovrapposizione di Ninja***** ai marchi registrati anteriormente da Ninja. 

Per concludere, che abbiate già un’impresa o muoviate i primi passi per costruirne una, agite sempre nel rispetto della legge che tutela qualsiasi brand al mondo. Evitare situazioni spiacevoli e poco convenienti per tutti è più facile di quanto sembri.

Millennials e Gen Z: sì al contactless e ai metodi di pagamento innovativi

È un tipico sabato sera e siamo pronti per uscire con i nostri amici. Timidamente ci affacciamo dalla porta della nostra cameretta in attesa dei nostri genitori. Le solite raccomandazioni, un bacio sulla guancia, e alla fine la bramata paghetta. Vi abbiamo sbloccato un dolce ricordo, vero? In questo ultimo anno tante cose sono cambiate, anche il nostro rapporto con i soldi. Se gli adulti hanno vissuto tanti stravolgimenti, anche i più giovani hanno dovuto imparare, molto presto, una gestione diversa dei soldi, evitando il più possibile il contante, per una questione di sicurezza, e destreggiandosi con pagamenti innovativi, sempre più digitali e contactless

Millennials e Gen Z utilizzano sempre meno i contanti per gli acquisti

I Millennial sono spesso visti come la generazione più esperta del mondo digitale, ma in realtà sono stati cresciuti in un periodo in cui Internet era ancora una tecnologia nascente ed emergente. Al contrario, la Generation Z, coloro che sono nati tra il 1995 e il 2015, sono cresciuti con smartphone utilizzati come veri e propri giocattoli. Ecco perché sono stati soprannominati anche iGeneration

Quando si tratta di pagamenti, sono soprattutto loro, i giovani nativi digitali, che necessitano di opzioni nuove e tecnologicamente avanzate.

Durante il COVID-19, i pagamenti sono cambiati. Secondo lo studio Future of Money, c’è stata una significativa diminuzione nell’uso del contante, con carte prepagate, carte di credito, P2P e opzioni di pagamento rateale tutte in aumento.

Sebbene questi cambiamenti siano iniziati prima della pandemia, negli ultimi mesi abbiamo assistito a un vero e proprio incremento senza precedenti. C’è una tendenza, una vera e propria apertura verso nuovi metodi di pagamento, l’utilizzo di PayPal, per esempio, è ai massimi storici.

Inoltre sono proprio i Millennial e la Gen Z, ad adottare metodi di pagamento sempre più innovativi

Sempre secondo lo studio, nella scorsa ondata primaverile il 15% della Gen Z sfruttava già diversi metodi di pagamento, e in estate, questo trend era aumentato al 25%, restando costante per questo inverno.

Perché migliorare l’esperienza d’acquisto della Gen Z

Era prevedibile che questa generazione avrebbe avuto un peso finanziario significativo. Sebbene il loro potere di spesa possa cambiare molto a causa delle scarse opportunità di lavoro e della crisi economica, questa generazione ha definitivamente chiarito una cosa: vuole usare solo la nuova tecnologia quando si tratta delle loro finanze. 

Coloro che sono coinvolti nel settore finanziario dovranno offrire soluzioni nuove e semplificate per la Gen Z. Dai pagamenti con un clic alle app sviluppate appositamente per loro, coinvolgere questo pubblico è importante per le aziende a prova di futuro.

I più giovani, quindi, sono inclini non solo a pagamenti senza contanti, ma prediligono opzioni sempre più diverse, smart e sicure.

Perché le nuove generazioni preferiscono metodi di pagamento innovativi

I motivi sono diversi e non solo perché la Gen Z è naturalmente più a suo agio con la tecnologia, ma è stata anche più esposta a una serie di cambiamenti della società in cui vive e sta maturando. 

Oltre alla familiarità con Internet, questa generazione è cresciuta anche in mezzo alle turbolenze economiche, e vedere i propri genitori penare durante la crisi finanziaria del 2008 ha reso la Generazione Z più pragmatica e coscienziosa riguardo le spese.

È questo contesto che ha portato la Gen Z ad avere sempre meno fiducia nelle banche, nelle istituzioni finanziarie e nei sistemi tradizionali di pagamento. Andando invece a prediligere soluzioni fintech più semplici da utilizzare e più economiche.

Gli strumenti di pagamento innovativi preferiti dai più giovani

I pagamenti tramite app e quelli digitali, in generale, sono i preferiti, perché veloci, sicuri e non richiedono troppi passaggi da fare, offrendo maggiore trasparenza e flessibilità a chi li utilizza.

Le carte prepagate sono anch’esse ottime soluzioni per acquistare prodotti non solo online, ma anche fisicamente nei negozi, evitando il passaggio, da mano a mano, di monete e banconote.

Ecco perché molte aziende stanno adottando soluzioni simili per agevolare gli acquisti in modo semplice, diverso dal solito e soprattutto sicuro, e tra queste c’è anche l’offerta di Enel X Pay, il conto online agile e sicuro con cui effettuare pagamenti senza contante, scambiare denaro con gli amici e gestire in tempo reale le spese, tutto da un’unica App.

Le funzionalità incluse da questo servizio sono davvero tante, tra cui l’Opzione Family, il piano pensato per le famiglie e i più giovani. Questa consiste infatti nella possibilità per i genitori di aprire e attivare il primo conto ai figli, in età compresa dagli 11 ai 17 anni, con carta Mastercard e App dedicati a loro.

Con l’Opzione Family la gestione economica della famiglia è ancora più semplice. È possibile visualizzare il saldo e le spese dei figli, accreditare loro la paghetta digitale, inviargli denaro in qualsiasi momento ed educarli al valore delle cose. Non un semplice conto, ma l’occasione per mostrare loro cosa vale davvero.

Perché è importante per i più giovani avere un conto

In una società in continua evoluzione, dove anche il panorama economico e commerciale cambia di giorno in giorno e velocemente, non è solo necessario offrire pagamenti innovativi, sicuri e facili da usare. Diventa importante anche educare le generazioni più giovani al valore finanziario, insegnando loro a essere consumatori e non prodotti, fin da piccoli.

Se educati già da giovanissimi, prima impareranno il valore dei soldi e il potenziale economico che, un giorno, avranno nelle proprie tasche, anzi carte, e prima capiranno che non è così semplice acquistare ciò che si desidera, come un grazioso pony!

New Space Economy, un’opportunità di business per le imprese

Non più fantascienza o utopia. La New Economy Space è una rivoluzione in atto. Lo spazio, da fonte inesauribile di ispirazione nella storia dell’umanità per poeti e viaggiatori, per sognatori e visionari, diventa oggi realtà concreta di business per le aziende. Non solo dimensione dell’immaginario, ma una nuova frontiera del marketing per ridisegnare i brand del futuro, per definire storytelling e narrazioni.

La Space Exploration diventa trend topic ed apre scenari dirompenti, trasformandosi in un’opportunità da cogliere per primi.

Se Elon Musk punta a portare il primo uomo su Marte nel 2026 con la sua SpaceX mentre, in contemporanea, apre in tutto il mondo il pre-order per la sua rete internet satellitare Starlink, c’è invece chi invece guarda alle stelle, immaginando nuovi modelli economici, proiettati verso nuove avventure nell’immediato futuro.

Non solo Scienza e ricerca scientifica, ma un’occasione per privati ed aziende che sognano di ri-disegnare il futuro dei propri brand. Dalla collaborazione tra Ogilvy Consulting e Wired nasce così Ogilvy Orbiter, la prima unit di supporto per quelle marche sufficientemente visionarie da voler trasformare lo Spazio in una opportunità concreta. Il primo player nel suo campo, con l’obiettivo di aprire la strada alle aziende disposte a lanciarsi in questo settore.

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Un mercato in esplosione

Alle missioni spaziali, oppure alla possibilità di connessione internet ultraveloce e a bassa latenza, il mercato si arricchisce di un’offerta capace di rispondere a need tra i più diversi: dal venture capital alla sostenibilità, dall’inclusione al benessere, al turismo, sino ad arrivare all’innovazione di prodotto.

“La New Space Economy è in esplosione, siamo contentissimi di essere stati i primi a coglierne i segnali. È un’opportunità per tutti, basta solo avere il coraggio di superare i propri preconcetti”,

sottolineano Roberta La Selva, CEO di Ogilvy Italia, e Claudio Grandi, Client Service Director di Ogilvy Italia a capo di Ogilvy Orbiter.

Ispirati alla tecnologia CubeSat, Ogilvy insieme a Wired e diversi partner hi-tech operanti nel settore aerospaziale mettono insieme il proprio know-how sin dall’inizio, allo scopo di offrire l’infrastruttura più ampia possibile per rispondere ai sogni del cliente qualunque sia la sua space opportunity.

 

Il ruolo cardine dell’Italia nell’esplorazione spaziale

Un ruolo per nulla marginale, quello dell’Italia, che investirà 485 milioni di euro nell’esplorazione dello spazio, come rivela il White Paper di lancio di Ogilvy Orbiter, attraverso il Distretto Spaziale Piemontese (300 aziende, di cui 2 di loro in prima linea nella recente missione Perseverance 2020 Mars Rover; 7.900 dipendenti e un indotto di 15mila, per un business di 4 milioni di euro). Primo Paese europeo ad adottare un regolamento per costruire e gestire il primo spazioporto sul territorio nazionale a Grottaglie, gate dell’universo, spinto verso l’infinito ed oltre, per il segmento strategico dell’aviazione civile che permetterà voli suborbitali turistici.

A ciò si aggiunge la liberalizzazione per l’esplorazione dello spazio e l’intenso cronoprogramma di missioni. La Nasa, infatti, ha scelto tre società spaziali private per costruire nuovi lander lunari per gli imminenti sbarchi sulla luna previsti dal progetto Moon: Blue Origin di Bezos, SpaceX di Musk e la compagnia dell’Alabama Dynetics.

Le missioni spaziali

Con la recente scoperta di un possibile segno di vita su Venere, si prevede una nuova ondata di missioni dirette al pianeta nel 2022, con Giove a seguire nel 2023. Telescopi puntati a rivelare i misteri delle galassie fino alle ultime luci del Big Bang, mentre la luna diventerà il prossimo avamposto umano con la missione Artemis nel 2024.

“È un progetto molto sfidante, che ci riempie di orgoglio – sottolinea il CEO di Ogilvy Italia, Roberta La Selva – L’Italia segue una leadership storica. È sempre stata presente nella dimensione dell’esplorazione spaziale, attore importante e riconosciuto.  Ogilvy oggi è la prima ed unica agenzia ad avere aperto le proprie porte alla New Space Economy e alla space exploration, raccontando ed offrendo vantaggi ed opportunità ad i propri clienti e prospect. Così facendo ci siamo riappropriati della vera mission di chi fa comunicazione per le marche, quella di anticipare i territori fertili che sono davanti a noi.

. A sostegno del principio dell’importanza di dare visioni ed ispirazione alle marche e ai nostri clienti, Orbiter nasce con una grandissima spinta e voglia di raccontare e raccontarsi”.

“Lo spazio è diventato, al pari di altri temi, un contesto intorno al quale sperimentare nuove idee, comunicazione, innovazione di prodotto, pensiero laterale, cambio delle proprie abitudini di business, aprendo a partnership che prima sembravano lontani anni luce”, spiega Claudio Grandi.

Potenzialità infinite per le marche e i partner commerciali, dalla semplice campagna di comunicazione al prototyping, alla revisione di prodotti e di brand. Dai contenuti multimediali editoriali ai podcast.

Un “mondo di comunicazione parallelo” talmente ampio da determinare la necessità di una Unit di lavoro dedicata, con un laboratorio interno di raccolta dati.

Roberta La Selva

Determinante sarà la creazione della relazione con il cliente

“Occorre capire che tipologia di cliente di marca abbiamo di fronte. Ci sono i super coraggiosi ed altri che hanno meno possibilità di rischiare o investimenti disponibili. Essenziale è scavare per trovare il punto di aggancio corretto per iniziare un percorso per la marca – insiste Roberta –Il nostro compito è affiancare, attraverso ore di confronto, di dialogo. Un momento di scambio all’origine del lavoro delle agenzie di comunicazione. Il futuro è un po’ tornare sui nostri passi. Il tema è sensibile, delicato e merita tempo. Proviamo a riappropriarci di una parte di noi non solo gratificante, ma edificante”.

Importanti le prospettive, non solo per i brand aerospaziali, ma anche per i servizi finanziari, bancari, assicurativi e per il settore food. Ben 500mila dollari messi in palio da un contest della Nasa destinato all’innovazione per la produzione di cibo nello spazio. Si pensi, inoltre, ai brand di abbigliamento, scarpe, running. Un territorio vergine, da osservare con attenzione per non lasciarsi trovare impreparati.

invenzioni NASA

Un cambio radicale di paradigma e di prospettiva

“L’esplorazione spaziale non è più sinonimo di potenza governativa. È un anno cruciale questo, perchè ci sono missioni che impattano sui sogni dell’umanità. Entro la fine dell’anno, oltre l’orbita lunare rilasceremo un telescopio spaziale che permetterà di vedere così lontano da individuare le ultime luci del big bang. Che tipo di shifting può creare sulla nostra cultura? Non lo sappiamo, ma lo possiamo governare. Orbiter è lì per intercettarlo”.

Un’attenzione altissima rivelata dai numeri: quasi 65milioni di follower per il canale Instagram della Nasa. Video di lanci di satelliti con milioni di visualizzazioni. Equipaggi misti, composti da cinesi, americani, russi italiani, simbolo di inclusione. E ancora ricerca scientifica, sostenibilità.

Claudio Grandi

“Tantissimo fermento. Elon Musk è l’emblema del potere mediatico dei grandi visionari. Punta a Marte, ma nel frattempo ricopre l’intera orbita terrestre con satelliti per colmare il digital device – continua Claudio Grandi –  Nessuna nuova piattaforma per i razzi, ma il riuso di quelle petrolifere abbandonate nell’oceano in segno di sostenibilità. È maestria di gestione in un contesto ricchissimo. Tecnologia e landscape di comunicazione”.

Il CubeSat diventa simbolo del modello operativo, in cui l’interconnessione diventa parola d’ordine. “Il ruolo dell’Italia dal punto di vista scientifico è primario. Sesto Paese al mondo, con 500 milioni di euro all’anno investiti in ricerca spaziale. Tantissime ragazze sono nel team di addestramento per comporre le crews che viaggeranno nello spazio – evidenzia Roberta – L’Economy Space inizia a diventare una delle grandi dorsali della nostra economia”.

 

 

Arriva Neo, lo smartwatch per bambini con i personaggi Disney

Vodafone lancia Neo, lo smartwatch per bambini con gli iconici personaggi Disney, Pixar, Marvel e Star Wars, disponibile in tutti i negozi Vodafone, nel canale eshop Vodafone (voda.it/neo) e a breve anche su mediaworld.it, nei negozi MediaWorld, Coop e Carrefour a cui si aggiungeranno altri partner in futuro.

Guest star: David Gandy

Per questa occasione, Vodafone lancia una nuova campagna Vodafone che vede come protagonista il modello di fama mondiale David Gandy, coinvolto in uno shooting fotografico del tutto inaspettato e fuori dal comune. Il celebre modello, che ha lavorato con alcuni dei nomi e marchi più importanti al mondo, è infatti diretto da un fotografo di soli otto anni, Lil’ J-Peg, accompagnato da un team di produzione costituito da soli bambini che lo invitano a interpretare alcuni fra i personaggi più amati dei mondi Disney, Pixar, Marvel e Star Wars™ tra cui Elsa, Buzz Lightyear e Minni. Per questa campagna, il compito di Gandy consiste nel mostrare in che modo Neo offra ai bambini maggiore indipendenza, garantendo allo stesso tempo di restare connessi con i genitori. 

Per il lancio di Neo, Vodafone e Disney hanno infatti unito la loro esperienza nella tecnologia e nell’intrattenimento per realizzare un dispositivo che coniughi funzionalità, design e divertimento. Il risultato è uno smartwatch per bambini che permetterà ai genitori di restare connessi con i propri figli interagendo con loro attraverso chiamate, chat ed emojis e ai più piccoli di essere più indipendenti e muovere i primi passi nel mondo digitale

Grazie alla tecnologia Vodafone, Neo consente ai bambini di scoprire, giocare e crescere: una fotocamera frontale integrata permette ai piccoli di immortalare le loro avventure quotidiane, il tracker di attività e il contapassi registrano i movimenti ed è inoltre possibile impostare obiettivi da raggiungere per incoraggiare le attività. Allo stesso tempo Neo garantisce ai genitori di restare in contatto con i figli anche quando sono lontani – attraverso chiamate, chat e videomessaggi. 

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La Vodafone Smart App consente a genitori e familiari il controllo totale dell’esperienza digitale del bambino, impostando ad esempio la lista dei contatti fidati, gestendo il tempo di fronte allo schermo attraverso la “Modalità Silenziosa” e controllando il luogo in cui si trova il dispositivo. Il calendario e il meteo danno maggiore indipendenza ai più piccoli mentre i genitori possono impostare anche eventi e promemoria. 

I personaggi Disney

Grazie ai personaggi e ai contenuti Disney, i bambini possono personalizzare la loro esperienza con Neo scegliendo il proprio ‘assistente’ fra i celebri personaggi Disney, quali Minnie, Elsa, Buzz Lightyear, Darth Vader, l’Avenger con l’armatura, e il Bambino, personaggio della recente serie di grande successo di   Disney+, The MandalorianTM. I bambini possono cambiare il personaggio selezionato quando vorranno e divertirsi con un’attività a tema che riproduce gli effetti sonori dei personaggi selezionati quando iniziano a muoversi. L’orologio sarà inoltre costantemente aggiornato con altri personaggi ed esperienze.  

Neo

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Il progetto che ha portato allo sviluppo di Neo fa parte di una collaborazione creativa fra Vodafone e Disney, con la partecipazione di Yves Béhar, rinomato designer, e del suo team di fuseproject, che grazie alla sua esperienza ha dato un ulteriore contributo alle competenze e al talento del team di prodotto di Vodafone Smart Tech. 

David Gandy commenta la sua partecipazione alla campagna: “Mia figlia sta crescendo velocemente e avrà il desiderio di esplorare il mondo. La tecnologia fa rapidi progressi e diventerà parte della sua vita: desidero che la utilizzi in modo sicuro, consentendomi di restare in contatto con lei. Apprezzo la possibilità di prendermi cura di lei ed essere parte integrante del suo percorso di crescita. Neo è perfetto come primo passo tecnologico per un bambino, perché consente a figli e genitori di divertirsi insieme, offrendo indipendenza ai piccoli e maggiore tranquillità agli adulti. Il servizio fotografico dimostra la possibilità di divertire i bambini lasciandoli liberi di esprimere la loro creatività: è un’esperienza che non dimenticherò!”. 

 Lutfu Kitapci, Managing Director, Vodafone Smart Tech, spiega: “L’impegno per connettere i nostri clienti con gli aspetti più importanti della loro vita guida tutte le nostre attività, e nulla è più importante del restare in contatto con i nostri bambini. Unendo la superiorità e l’affidabilità della nostra rete con la più grande società di intrattenimento al mondo e un prodotto dal design all’avanguardia, Neo offrirà il meglio in termini di connettività, design e performance”.

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Coca-Cola, CHANEL, Harley-Davidson: 15 video in cui i brand raccontano se stessi

In ordine di arrivo, l’ultimo video di un brand che ha raccontato se stesso è quello di TIM: un mini musical di quasi 4 minuti che ripercorre la storia del nostro Paese, dipingendola con leggerezza e poesia. Sono i cento anni di innovazione e continua evoluzione nelle telecomunicazioni in Italia, raccontati dalla emozionante voce di Mina, sulle note del brano ‘This is me’ del musical ‘The Greatest Showman’ – Golden Globe 2018 come miglior canzone originale e candidata all’Oscar nello stesso anno.

In molti lo hanno apprezzato, per i tanti riferimenti alla storia delle telecomunicazioni in Italia: è sempre molto utile osservare con attenzione quando un brand racconta se stesso. In questa particolare operazione, infatti, non si tratta di promuovere un nuovo prodotto o un’offerta imperdibile, ma di rivolgersi ai propri fan e affezionati per comunicare un messaggio, festeggiare un traguardo e, perché no, titillare l’orgoglio delle persone che appartengono al contesto lavorativo dell’azienda con immagini epiche.

Gli esempi sono molti, vediamone insieme qualcuno e godiamoci questa gallery ricca di emozione e creatività.

Johnnie Walker – The Walk

Un racconto di cinque minuti e mezzo che descrive in dettaglio il viaggio di “The Man Who Walked Around The World” è una produzione magistrale che dimostra come alcune agenzie (BBH London in questo caso) sappiano ancora produrre uno spot brillante con un’impeccabile maestria e abilità narrativa.

Ascoltare un monologo di oltre cinque minuti sulla vita di un marchio di whisky è sorprendentemente coinvolgente grazie all’elegante pronuncia di Robert Carlyle e gli oggetti di scena come i barili sul lato della strada accentuano i momenti chiave della sceneggiatura e mantengono il ritmo.

Riso Gallo – Heritage

Fornitore ufficiale in esclusiva di riso di Expo Milano 2015, Riso Gallo ha presentato un nuovo spot, una nuova campagna istituzionale che esprime i valori per i quali il brand è stato scelto da Padiglione Italia per rappresentare il riso italiano nel mondo. Tema infatti l’Heritage del marchio.

Lo spot, ideato dall’agenzia Armando Testa, mette in scena la storia di Riso Gallo collegandola ai tempi necessari per produrre e preparare un riso di qualità: 159 anni e 6 generazioni di  passione per il riso, 3 stagioni necessarie perché il chicco nasca e cresca nel campo, 12 mesi perché maturi dopo il raccolto in silos e diventi un eccellente Gran Riserva.

Ford

Il racconto di Ford è uscito nel 2018 per celebrare i 100 anni di produzione e innovazione sostenibile.

Più che una semplice fabbrica, il complesso di Rouge della Ford Motor Company è l’unico nella storia americana che ha prodotto veicoli, tra cui navi, trattori e automobili, senza sosta per 100 anni. Non c’è nient’altro di simile: è rimasto in funzione durante ben due guerre mondiali e 18 recessioni americane, sfornando alcuni dei veicoli più famosi del mondo.

Who We Are: The Coca-Cola Company

L’8 maggio 1886, il dottor John Pemberton servì la prima Coca-Cola al mondo nella Jacobs’ Pharmacy di Atlanta, in Georgia. Da quell’unica bevanda iconica, l’azienda è diventata una “total beverage company“, come questo video corporate comunica chiaramente e in modo immediato. Da una sola bevanda a più di 500.

Amaro Montenegro – La scoperta del Sapore Vero

Il racconto è liberamente tratto dalla storia del fondatore di Amaro Montenegro, Stanislao Cobianchi.

Un eroe moderno di fine ‘800, un genio ribelle che rinuncia alla carriera ecclesiastica e intraprende un lungo viaggio attraverso luoghi incontaminati, sapori e genti di vari paesi. Un percorso fatto di costante ricerca, caratterizzato dalla passione e dal coraggio tipici di chi vuole raggiungere il traguardo più importante: quello della consapevolezza e della realizzazione.

Maserati from A to Z

Il video “Maserati dalla A alla Z” è un cortometraggio che mette in mostra i diversi elementi che rendono Maserati audace. La narrazione è scadenzata dalle lettere dell’alfabeto ed è la summa perfetta del passato, del presente e del futuro del Brand.

Durante 4 minuti di pellicola si alternano oltre 30 modelli e un cast moderno ed eclettico che trasmette uno spirito senza tempo grazie ad immagini di forte impatto visivo.

La Colonna Sonora è uno special “Maserati Mix” dell’iconico brano “The Chase” di Giorgio Moroder.

Coco – Inside CHANEL

La storia di una giovane orfana che si reinventa e diventa Coco Chanel. Nel capitolo 5 di Inside CHANEL, una serie di cortometraggi che racconta il brand, si narrano le umili origini di Coco Chanel, dalla sua nascita nel 1883 all’incontro con l’amore della sua vita Boy Capel. Questo nuovo film svela la donna dietro la leggenda, che con un colpo di genio ha trasformato la silhouette femminile. Coco Chanel ha chiuso un’epoca e lanciato un nuovo secolo di moda.

The Tale of Thomas Burberry – Burberry Festive Film 2016

Il racconto di Thomas Burberry. 160 anni di lavoro, una storia ispirata alle scoperte pionieristiche del fondatore, reimmaginando gli eventi chiave che hanno plasmato la storia di Burberry.

Diretto dal premio Oscar Asif Kapadia e interpretato da Domhnall Gleeson, Sienna Miller, Dominic West e Lily James.

CITROËN 2019 Brand Campaign

Dopo il lancio di un primo episodio nel 2018 della sua campagna brand, Citroën torna con una nuova versione di questo film prodotto insieme all’agenzia Traction.

Trasmesso a livello internazionale, questo episodio 2 presenta ancora una volta l’autostoppista in quattro clip inedite- Un vero e proprio inno alla libertà, il film mostra la storia di Citroën iniziata nel 1919.

Le immagini sono accompagnate da un successo musicale senza tempo, “Take the long way home“, cantato da Roger Hodgson, co-fondatore di SUPERTRAMP.

This is FCA – A Global Automaker

Tutti i numeri del gruppo, in questo video corporate di FCA.

Wind. Più vicini, più valore alle parole

Ogilvy & Mather ha realizzato questa nuova campagna istituzionale di Wind. Wind ha scelto di raccontare una storia che parla di comunicazione e di vicinanza tra le persone, uno dei valori chiave su cui si fonda il brand e la relazione con i clienti, realizzando un delicato cortometraggio che invita tutti a comunicare di più con il cuore.

Nel film intitolato “Papà”, il protagonista, per incontrare il padre che non vede da tempo, decide di mettersi in viaggio e di tornare sui luoghi della sua infanzia ed adolescenza.

Talisker – The Whisky Made By The Sea

L’avventuriero Sam Branson e l’esperto di whisky Ervin Trykowski hanno ripercorso i passi dei fondatori dell’azienda, i fratelli MacAskill, affrontando la selvaggia e aspra Isola di Skye. Il video può essere visto esclusivamente su YouTube, per questioni di policy della piattaforma.

Harley-Davidson – 2021 Pan America Global Reveal

Dal lignaggio del nostro passato e forgiato nel fuoco dell’avventura, è ora di scoprire nuove strade. Disegnata per essere diversa, progettata per durare, sperimenta l’Harley-Davidson Pan America 1250 e 1250 Special“.

Quale migliore descrizione per un brand così iconico come Harley Davidson?

Lacoste – Timeless, le film

Il corto di Lacoste celebra il savoir-faire francese e l’eleganza senza tempo della storica polo, che ha attraversato senza sforzo i decenni dalla sua creazione ad oggi. La storia di un’epopea unica e di un amore a prima vista. La vita è uno sport magnifico dal 1933.

 

acqua in borsa

Cosa vuol dire che l’acqua è quotata in borsa e cosa sono i Water Futures

  • Si chiamano Water Futures e sono contratti che attribuiscono il diritto di utilizzo dell’acqua
  • Compro oggi al prezzo di borsa e posso svincolarli quando mi servono, in base alla siccità del periodo o all’acqua di cui ho bisogno
  • Il prezzo viene fissato in base al Nasdaq Veles California Water Index (NQH2O), indice nato nel 2018 con un valore di 371.11 dollari per acre-foot

L’acqua è l’elemento più diffuso al mondo e occupa circa il 71% di superficie terrestre, ma il 96% delle risorse idriche è costituito da acque marine, quindi inutilizzabili. Sottraendo anche ghiacciai e acqua immobilizzata, solo l’1% di questa preziosa risorsa è utilizzabile e, con la popolazione in crescita, diventa un bene scarso e prezioso. Come tutti i beni ha quindi un valore.

Per stimare questo valore possiamo fare riferimento al Nasdaq Veles California Water Index (NQH2O), che nel 2018 ha fissato il prezzo della risorsa a 371.11 dollari per acre foot.

La novità è invece la possibilità di acquistare diritti di utilizzo su volumi di acqua ben precisi, nel momento del bisogno a seconda del capitale investito.

Il tema dell’acqua come bene prezioso e valutabile è stato portato per la prima volta all’attenzione pubblica da Michael Burry (il personaggio iconico che ha ispirato il film “La grande scommessa”) nel 2013, che ha creato un fondo d’investimento i cui asset si dividono tra acqua, oro e terreni agricoli.

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Cosa sono i water futures e come funzionano

Per la prima volta, nel dicembre 2020 l’acqua “fluttuava” a Wall Street sotto forma di diritti di utilizzo, i cosiddetti water futures.

Tali contratti sono in tagli da 10 acre-foots (cioè 3 milioni e 260 mila galloni d’acqua) e il prezzo per acre-foot è fissato dal NQH20.

La scommessa degli investitori non è però valore dell’acqua, già prefissato, ma sulla scarsità della stessa durante l’anno: si comprano tante obbligazioni sulla base di quanta prelazione si vuole avere sull’acqua a disposizione, cercando di prevedere come e quanto bene sarà disponibile durante l’anno.

Le previsioni, per niente rosee, prevedono scarsità d’acqua entro il 2025 e questo spinge non solo i classici speculatori finanziari, ma soprattutto agricoltori ed industriali ad acquistare il diritto di utilizzo di un ammontare di acqua per continuare la produzione.

Il prezzo viene fissato sulla disponibilità di acqua dei maggiori fiumi californiani, che è anche uno degli stati in cui la produzione e l’utilizzo di acqua si assestano sui valori più alti al mondo; con precisione, la definizione di water futures è: “Futures contracts are financial derivatives that reflect a contract between two parties that commit to exchange a water use right on a specific date, at an agreed price. That is, you do not buy water today, but the right to use it in the future“.

Per semplificare, i water futures sono dei veri e propri contratti che forniscono, all’acquirente, la possibilità di impiegare tale risorsa idrica in un momento preciso nel futuro, in caso di necessità, grazie all’acquisizione del diritto di prelazione sul consumo di tale bene.

Il vantaggio che gli investitori ricevono dai water future, oltre che al diritto di prelazione, è quello del prezzo stabile : si compra oggi un contratto di utilizzo di un bene che  verrà utilizzato in futuro, ma al suo costo odierno. Se il prezzo del bene nel futuro si alzerà, l’investitore sarà tutelato da tale fluttuazione avendolo già acquistato in precedenza.

The Nasdaq Veles California Water Index (NQH2O), l’origine del “prezzo” dell’acqua

Come è stato stabilito il prezzo dell’acqua? Mettendo insieme VelesWater, una realtà specializzata nella definizione del prezzo dell’acqua e di tutti i suoi derivati oltre che nel trading degli stessi, il NASDAQ, il gruppo borsistico che si occupa di regolamentare e rendere statistici i dati di trading, e la California, il terzo più vasto stato americano, ma in assoluto il più densamente popolato con un consumo di acqua che si attesta solo secondo dopo la Cina.

Da questa collaborazione nasce The Nasdaq Veles California Water Index (NQH2O) nel 2018.

Il NQH2O si basa sul prezzo dei diritti di utilizzo dell’acqua nei cinque distretti acquiferi più sfruttati in California, compresi i più importanti bacini come quello centrale, Chino, San Gabriel e Mojave.

Viene misurato in dollari per acre-foot la cui dimensione volumetrica è 325,851 galloni (circa 1234 litri) e che in un periodo tra il 2012 e il 2019 ha già portato ad un volume transazionale che si aggira intorno ai 2,6 miliardi di dollari.

Al momento del lancio nel 2018, il prezzo nominale di un diritto di utilizzo era di 371,11 dollari, ma ogni settimana, di mercoledì mattina, viene pubblicata la sua fluttuazione e definito il prezzo di mercato a cui ogni contratto può essere comprato o venduto. Il valore viene calcolato sul volume di acqua alla fonte.

Ogni obbligazione ha un taglio a 10 acre-foots e tali lotti devono essere comprati e venduti tutti insieme.

Aver stabilito un indice del genere con molte caratteristiche e regole precise lo rende un indice attendibile per il mercato e assolutamente trasparente: chi possiede un contratto di questo tipo o lo vuole vendere conosce esattamente, di settimana in settimana, il suo valore effettivo e quanto vale il suo diritto di prelazione sulla risorsa.

Comprare uno o più contratti darà, quindi, ad agricoltori o industrie, oltre che un diritto di prelazione sul volume d’acqua “prenotata” anche una previsione più o meno precisa dei costi legati a questa materia prima: se io oggi compro un’obbligazione a 500 dollari, per esempio, so che per la produzione che impiegherà quel volume di acqua, il costo ad essa collegata sarà di 500 dollari, senza fluttuazioni date dal differimento di utilizzo; se poi vorrò mettere sul mercato il mio diritto inutilizzato, posso già stimare quanto mi verrà pagato. L’indice è preciso e pubblico, quindi saprò con sicurezza se rientrerò totalmente dal mio investimento ottenendo anche un guadagno o se invece ci avrò perso.

Se è vero che l’acqua è ormai quotata e preziosa, la fluttuazione del suo prezzo è calmierata e controllata.

Focus on California, lo stato americano in cui l’acqua vale più dell’oro

Perché proprio la California è stata individuata come stato su cui basare un indice mondiale di valore dell’acqua?

Le ragioni sono molteplici: è lo stato più densamente popolato degli USA in cui l’acqua viene sfruttata al massimo del suo potenziale, con un consumo di acqua, in proporzione, solo secondo alla Cina.

Ad oggi la California, da sempre protagonista nella costruzione di infrastrutture necessarie e basilari per l’utilizzo e la canalizzazione dell’acqua, oggi si vede al centro di quella che è una polemica in cui si definiscono obsolete le tecnologie sviluppate rispetto ad un incremento di industrializzazione oltre che ad un cambiamento di coltivazioni, che ha portato ad una necessità acquifera quadruplicata per un settore che contribuisce solo con il 2% sul PIL nazionale.

La California, per molti anni, inoltre, ha basato il suo approvvigionamento idrico sul Rio Colorado, ma oggi, a causa dell’aumento della popolazione in Nevada e Arizona, si trova in seria difficoltà a coprire il fabbisogno dello stato.

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Quali iniziative è possibile mettere in atto per tamponare la situazione in uno stato con il consumo di acqua tra i più alti del mondo ma nel quale questa risorsa diventa sempre più scarsa?

Si stanno ora valutando nuovi progetti che puntano a ottimizzare le quantità disponibili, sia a livello di efficienza di utilizzo e trasporto della risorsa sia a livello di rispetto ambientale con la creazione di aree dedicate a riserva e area protetta.

Il confine, però, tra sfruttamento intensivo senza rischi ambientali e la salvaguardia del mondo per le generazioni future è forse troppo labile.

50+ checklist e worksheet per rendere più rapido il tuo lavoro

Semplificare i processi è la parola d’ordine. Gli strumenti più adatti per verificare velocemente se abbiamo rispettato tutti i passaggi necessari alla produzione di un contenuto sono proprio le checklist, che ci permettono di sviluppare una panoramica complessiva delle operazioni necessarie per non incappare in errori oppure intervenire tempestivamente nel caso di sviste  e mancanze.

Anche i fogli di lavoro ci permettono di organizzare al meglio le attività e verificare la completa aderenza del risultato finale con l’obiettivo proposto.

In questa selezione in continuo aggiornamento abbiamo raccolto alcuni dei formati più utili e versatili. Come per l’articolo sui report indispensabili per il 2021, abbiamo raccolto il materiale in una cartella per migliorare la fruizione del contenuto, accessibile qui. In alternativa, è possibile visualizzare solo quello di interesse attraverso i link.

eCommerce

eCommerce

2021 eCommerce Best Practice Checklist

95 Point eCommerce platform migration

Online Trade Marketing

 

Email

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Email Template

Email Deliverability

Email Send Time

Email Subject Line

Email Checklist

Newsletter

 

Eventi

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Advanced Checklist for Corporate Event Planning

Live Streaming Event

Event Marketing Checklist

Post Event

Webinar

Sustainable Event

 

Social Media

social media checklist

Hashtag Best Practice

Social Media Goals

Influencer

Social Linstening

Social Media Checklist

 

Jobs&Workplace

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Workplace Checklist for Covid-19

Employee Retention

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LinkedIn Profile and Networking

 

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Basic Podcast Checklist

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Evaluating Outsourcing Development Firms

Franchise Asessment

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Advanced Digital Marketing Checklist

Value Proposition

Your Daily Competitive Monitoring

Real Estate Marketing

Crisis Communication Plan

Crypto economy: perchè devi capire la blockchain per prepararti al Web 3.0

Bentrovati a questo nuovo appuntamento con i Webinar PRO targati Ninja, il nostro obiettivo è condividere con voi insight, trucchi, trend, dietro le quinte sui temi caldi del momento.

Per questa puntata abbiamo cambiato lo scenario, il tema è la Crypto economy: perchè devi capire la blockchain per prepararti al Web 3.0.

Mirko Pallera, founder di Ninja, ha intervistato Gian Luca Comandini, direttore The Blockchain Management School.

Non perderti i punti salienti dell’intervista:

  • Cos’è la Blockchain: min 06,20
  • Come funziona Bitcoin: min 09,50
  • Cosa sono gli Smart Contract: min 16,55
  • Differenze tra Web 2.0 e Web 3.0: min 20,30
  • Cos’è Ethereum 2.0 e cosa rende possibile: min 26,26
  • Quali nuovi prodotti e opportunità per il marketing: min 33,50

brand su clubhouse

Avvertenze per brand su Clubhouse: come usare il nuovo canale senza lasciarsi travolgere

La corsa a Clubhouse di queste ultime settimane ha polarizzato la discussione sui nuovi strumenti per interagire e restare in contatto con gli altri, ma anche su come questa nuova, entusiasmante piattaforma possa essere o meno destinata a sottrarre tempo e visibilità ad altri social media più longevi e affermati, come Facebook e Instagram.

Nella frenetica apertura alla room, è bene però non dimenticare che l’esposizione online genera conseguenze, più o meno importanti. Per questo, seguire alcune regole basiche può aiutarci a rendere l’esperienza di utilizzo del mezzo più piacevole e totalmente esente da rischi.

Al di là delle semplici indicazioni universali riguardo alla tutela dei propri dati durante la navigazione e delle consuete norme di educazione da seguire, online e offline, quando ci si approccia a un nuovo strumento, una delle operazioni propedeutiche più utili da fare è quella di analizzare con attenzione i Terms of Service della piattaforma; passaggio che viene spesso saltato a piè pari quando il buzz rimbalza da un feed all’altro e veniamo trascinati con foga in un nuovo servizio.

A cosa devono fare attenzione i brand su Clubhouse

brand su clubhouse

Se questa considerazione è importante per ciascuno di noi, assume rilevanza ancora maggiore quando sono i brand a entrare in contatto con il pubblico attraverso un nuovo strumento di comunicazione.

Per dirla con le celebri parole di Warren Buffet, “Ci vogliono vent’anni per costruire una reputazione e cinque minuti per rovinarla“. Una citazione mai troppo abusata, che anzi vale la pena di ricordare soprattutto in relazione a realtà come Clubhouse, in cui la mancanza di un filtro tra produzione del contenuto ed esposizione dello stesso può tradursi facilmente in gaffe indesiderate. “È il bello della diretta“, direbbe un altro famoso comunicatore italiano. Sì, ma non sempre è così bello.

Ecco quindi cosa è importante sapere e alcuni consigli utili per conoscere a fondo le regole di Clubhouse e avviare una strategia di inserimento del tuo marchio senza correre rischi inutili.

Le conversazioni sono temporaneamente registrate

Usando Clubhouse, acconsenti al fatto che il tuo audio venga temporaneamente registrato nel caso in cui venga segnalato un incidente di trust & safety.

In pratica, la piattaforma registra l’audio criptato degli speaker di una stanza mentre è in corso la diretta (non quello degli speaker o del pubblico col microfono chiuso, quindi). Se durante la diretta uno o più utenti segnalano una violazione, Clubhouse “trattiene” la registrazione per il tempo necessario a investigare su quanto successo per poi cancellarlo a indagine conclusa. Diversamente, se nel corso del live streaming non ci sono state segnalazioni, l’app cancella l’audio appena la stanza viene chiusa.

Ecco che per un brand diventa quindi importante la possibilità di monitorare le conversazioni e il sentiment sul proprio marchio all’interno delle room. Attualmente, non esistono però strumenti di Social Media Monitoring in grado di raccogliere e analizzare le mention in Clubhouse tutelando così la reputation delle aziende.

La grande domanda quindi è: cosa dicono le persone del tuo brand quando lasci la stanza o non partecipi alla conversazione? A meno di utilizzare costosi strumenti di speech detection basati su AI e certamente non alla portata di tutti, la questione è (almeno per il momento) destinata a rimanere senza risposta.

Tutti gli iscritti devono essere reali

Social media manager unieuro

Registrandoti al servizio, accetti di fornire informazioni vere, accurate, aggiornate e complete su te stesso. È quindi vietato fornire dati fasulli ma anche impersonare altre persone (magari famose), aziende o entità.

In realtà, manca un vero e proprio strumento di certificazione che garantisca che stiamo conversando proprio con Elon Musk, per esempio, e non con un suo clone digitale. Al momento, data l’assenza di un “certificato di autenticità” (il bollino blu che compare accanto al nome delle pagine su Facebook, per intenderci), chiunque potrebbe impersonare un top CEO e causare danni di reputazione all’azienda.

Di sicuro, è più semplice riconoscere Elon Musk da una sua foto che dalla sua voce.

No alla pubblicità indesiderata

I messaggi promozionali e commerciali indesiderati sono vietati un po’ ovunque e Clubhouse non fa eccezione e, anzi, estende il divieto anche all’organizzazione di contest di vario genere.

Se un brand partecipa alla creazione della stanza o alla divulgazione dei contenuti, sarà quindi buona norma segnalarlo espressamente con i consueti mezzi che vengono utilizzati sugli altri social e media, quindi sì ai TAG come #adv, #pubblicità e #sponsorizzato da, e a formule chiare come “powered by” e “branded content“, così come stabilito dall’Agcm, l’Authority garante del commercio e della concorrenza

Vietato registrare le conversazioni (senza il consenso degli speaker)

brand su clubhouse

Una delle caratteristiche che ha agevolato la rapida diffusione di Clubhouse come piattaforma per lo scambio di opinioni è la regola generale che riguarda le conversazioni. Diversamente da un post pubblicato su Facebook o di un tweet, che rimangono visibili e possono essere condivisi e commentati, le conversazioni delle room dovrebbero rimanere assolutamente private.

È vietata, quindi, la registrazione dello streaming salvo disporre del consenso scritto di tutti gli speaker partecipanti. La regola è chiara, ma ha un limite ben preciso: l’impossibilità di invitare sul palco chi non abbia precedentemente acconsentito, per iscritto, alla registrazione.

Il carattere stringente di questa norma interna ha spinto organizzatori e moderatori a cercare delle scorciatoie per acquisire il consenso dei partecipanti senza dover ricorrere alla forma scritta e sottostare ai lunghi tempi necessari al ricevimento del documento, che poco si integrano con l’immediatezza dello strumento Clubhouse.

Una emittente radio molto conosciuta in Italia ha inserito, nel titolo della room, l’avvertenza che il flusso audio sarebbe stato trasmesso in diretta. Altri amministratori integrano nel nome della stanza un pallino rosso, simbolo comune per indicare la registrazione in atto.

Queste precauzioni saranno sufficienti per essere compliant coi termini di servizio?

No alla condivisione di informazioni e quote contrassegnate come “off the record”

Come abbiamo già avuto modo di capire, le conversazioni all’interno delle room sono riservate ai partecipanti e non possono essere registrate. Ma neppure divulgate, se uno degli speaker fa espressa menzione di non essere d’accordo o non gradire la condivisone di quanto detto.

Alcuni speaker, nella loro bio, hanno fatto riferimento espresso alle Chatham House Rules. Secondo questa regola, i partecipanti a un meeting o a una riunione sono liberi di utilizzare le informazioni emerse dalla discussione, ma non sono autorizzati a rivelare chi ha detto cosa. La regola trova la sua ragion d’essere nella possibilità di partecipare a dibattiti su argomenti controversi senza rischiare di esserne penalizzati.

Pare invece che Marc Andreessen, co-fondatore della società di VC Andreessen Horowitz, e finanziatore di Clubhouse, abbia bloccato diversi giornalisti, impedendo loro di ascoltare il discorso-evento di Elon Musk.

Anche in questo caso vige il principio generale di rispettare la sensibilità di speaker, organizzatori e moderatori e seguire le regole che vengono stabilite da chi amministra lo spazio virtuale.

Clubhouse potrebbe non intervenire nella tua controversia

brand su clubhouse

Al momento è difficile stabilire quale sarà il rapporto tra Clubhouse e i brand, in mancanza di chiare indicazioni in questo senso da parte della piattaforma.

Quello che è certo è che, come accade su diversi social media, il peso di un brand all’interno di Clubhouse potrebbe essere molto diverso rispetto a quello dei “normali utenti” presenti sull’app.

I grossi marchi, anche in ragione degli enormi investimenti pubblicitari che riversano sulle piattaforme sociali, dispongono spesso di canali preferenziali per le comunicazioni con chi amministra i sistemi, sicuramente diversi da quelli messi a disposizione per l’utenza consumer.

Infatti, Alpha Exploration Company, società proprietaria del social network, si riserva il diritto, ma non l’obbligo, di venire coinvolta nelle dispute tra gli utilizzatori del servizio. Clubhouse deciderà quindi in modo assolutamente discrezionale quando vi sia l’opportunità di “schierarsi” dalla parte di uno dei due contendenti oppure lasciare che la problematica venga risolta tra le parti.

Conclusioni: perché un brand dovrebbe provare Clubhouse (e perché non c’è nulla di cui preoccuparsi)

Anche se lo strumento è relativamente nuovo ed è necessario seguire alcune regole per regalare ai propri follower una piacevole esperienza, Clubhouse è potenzialmente un terreno di conquista ideale per brand e aziende.

Solo pochi giorni fa, Burger King ha aperto una room ufficiale sul social audio del momento, definito, con le parole del Global Chief Marketing OfficerRBI , Fernando Machado, “una piattaforma autentica, reale, onesta, trasparente”.

Se Burger King è la prima multinazionale ad aver aperto la conversazione con i suoi fan e clienti attraverso la stanza dedicata “Open Kitchen”, anche noi Ninja abbiamo avviato una collaborazione con Peroni per la giornata di San Valentino, durante la quale le due realtà hanno commentato insieme le più belle campagne dedicate alla giornata degli innamorati.

Un chiaro segnale che l’ingresso su Clubhouse non è affatto sbarrato per i brand che hanno voglia di mettersi in gioco e sperimentare, raggiungendo i propri fan in modi sempre nuovi e attuali.

In questa prospettiva, la regola aurea è quella di evitare assolutamente l’improvvisazione e rivolgersi a player qualificati per condurre in porto un progetto così ambizioso. Oltre, naturalmente, a rispettare tutte le regole.