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Rendi la tua carriera professionale a prova di recessione

Questo argomento è stato concepito in tre parti

  • Prepararti all’incontro con un mercato del lavoro turbolento;
  • Sviluppare una strategia di carriera a prova di futuro;
  • Perfezionare il tuo marchio personale.

In questa sezione ci occuperemo di come affrontare un futuro mercato del lavoro turbolento.

La Madre di tutte le recessioni sta arrivando

Gli americani hanno una bomba enorme chiamata MOAB, che è comunemente chiamata “Madre di tutte le bombe”. Purtroppo, mentre scrivo questo alla Ottobre 2020, sembra che ci stiamo dirigendo verso l’equivalente economico: “MOAR” – la Madre di tutte le recessioni.

Nel Regno Unito, la Banca d’Inghilterra ha avvertito che il Regno Unito è pronto per la peggiore recessione degli ultimi 300 anni. In America, oltre 44 milioni di persone sono ora disoccupate. Si tratta di una cifra sbalorditiva e 11 milioni di persone in più rispetto all’intera popolazione attiva del Regno Unito. Anche in molti altri paesi la situazione è terribile e si prevedono forti venti economici.

Anche in Italia gli allarmi su cosa ci aspetta si susseguono di giorno in giorno.

Il vostro lavoro potrebbe essere a rischio se non lo è già

Per chiunque sia al lavoro, in cerca di lavoro o con la speranza di ottenere un lavoro migliore, il futuro è estremamente incerto. La disoccupazione è in aumento e i posti vacanti sono in calo. Nel mio settore, il marketing, i posti vacanti sono diminuiti del 75% rispetto all’anno scorso.

Ci sono migliaia di persone nel Regno Unito e milioni di persone in tutto il mondo che hanno smesso di lavorare a causa di Covid-19. Molti di questi posti di lavoro semplicemente non ci saranno più quando la crisi della Covid-19 sarà finita. Se siete già stati licenziati, allora potreste trovarvi in un mercato di acquirenti con poca domanda e molti lavoratori tra cui scegliere.

Questa è stata definita da McKinsey The Next Normal.

Ci siamo già stati in passato.

Nel 1987 abbiamo vissuto il crollo del mercato azionario del lunedì nero.

Nel 2000-02 abbiamo vissuto la recessione delle dotcom.

Nel 2007-08 abbiamo vissuto la crisi finanziaria.

Ora, con il Covid-19, abbiamo il quarto grande shock in 34 anni. Si tratta di una media di uno shock ogni 8,5 anni e mezzo.

Li ho sperimentati tutti nella mia vita lavorativa. Quando andrò in pensione, potrò aspettarmi almeno un altro shock che non è ancora stato rilevato. Per gli studenti che pensano a una lunga carriera di 45 anni davanti a loro, la minaccia di sconvolgimenti è grande e dovrebbero aspettarsi di essere preparati ad almeno 5 shock importanti nella loro vita lavorativa.

La differenza con il Covid-19 è che l’impatto è stato più nitido e universale che mai. Questa maggiore turbolenza sarà semplicemente una parte della futura vita lavorativa. Porterà a un cambiamento fondamentale nel modo di lavorare e di impegnarsi con i datori di lavoro. Dovreste aspettarvi maggiori cambiamenti sia nel vostro lavoro, sia nel vostro settore e nelle vostre condizioni di lavoro.

Per approfondimento su tutto questo, potete leggere “The New Long Life, A Framework for Flourishing in a Changing World” di Andrew Scott e Lynda Gratton (pubblicato nel 2020 da Bloomsbury).

Devi prepararti ora per un futuro di carriera fluido.

Quindi, devi iniziare a prepararti ora per un futuro fluido della tua carriera che ti aspetta. Questo futuro non è solo per le prossime settimane o i prossimi mesi, ma per i prossimi anni.

Se sei come me 25 anni fa, potresti non aver pensato molto alla tua carriera futura. Ero un giovane lavoratore energico e concentrato sul lavoro. C’era una scala di carriera naturale che potevo salire, ma non ho mai pensato se fosse la scala giusta per me. È stato solo quando sono diventato frustrato dalla mancanza di opportunità nella mia azienda che ho pensato alla mia carriera.

L’inazione non è più accettabile e lo devi a te stesso e ai tuoi cari di diventare padrone del tuo destino e di prendere sul serio la tua futura carriera.

Cosa dovete fare ora?

Per prepararsi al disordine che ci attende, bisogna fare tre cose:

1. Allineare la propria figura al mercato del lavoro;

2. Sviluppare una strategia di carriera;

3. Iniziare a fare marketing di sé stessi.

 

Allineati al mercato: l’audit dei punti di forza personali

Un mio amico era un poliziotto. Dopo un po’ di tempo, si è reso conto che poteva mettere a frutto la sua esperienza di poliziotto come formatore nella gestione della rabbia. Ora è molto richiesto come formatore per gli operatori sanitari, per gli operatori governativi e per il personale di prima linea nel trattare con i clienti arrabbiati e con il pubblico in generale. Conoscere i suoi veri punti di forza ha un grande impatto su quali lavori può fare domanda.

Quali sono i vostri veri punti di forza e come influisce sul vostro potenziale mercato del lavoro? Potreste avere dei punti di forza che aprono una nuova area di lavoro che non avete considerato in precedenza. Sei bravo con i bambini? Allora che ne dite di insegnare? Sei bravo con i numeri? Hai mai pensato di fare il contabile finanziario? Hai un hobby che ami? Puoi trasformarlo in un business? Sei bravo a spiegare le cose agli altri? Allora che mi dici della formazione?

Conoscere i tuoi veri punti di forza è quindi un esercizio importante. Dovresti quindi intraprendere un attento Personal Strengths Audit (controllo dei punti di forza personali). Infatti, i tuoi punti di forza possono essere suddivisi in 16 aree diverse attraverso diverse competenze. Utilizzate il modello qui sotto per vedere dove si trovano i vostri punti di forza. Cercate di riempire quante più caselle possibili con almeno un punto di forza.

 

Ovunque ci spazi vuoti, questi mostrano i potenziali punti deboli di altre aree a sfavore di altri candidati che si candidano per lo stesso lavoro. Naturalmente, i punti di forza e i punti deboli dipenderanno dal tipo di lavoro per il quale vi state candidando, ma qualunque essi siano, si inseriranno da qualche parte in questa matrice.

Guardare dentro di sé è la chiave di questo processo. Infatti, dovete prima guardare dentro di voi prima di guardare fuori di voi stessi al mercato del lavoro. Scavate a fondo e vedete cosa trovate.

 

La SWOT personale

Nonostante tutta la crisi economica, non tutti i settori stanno andando male e alcuni stanno effettivamente beneficiando della crisi di Covid-19. Ad esempio, molte industrie online stanno crescendo più velocemente che mai, tra cui l’istruzione online, lo shopping online e il gioco online. Al momento in cui scriviamo questo, c’è stata “un’esplosione” di prenotazioni di vacanze domestiche nel Regno Unito, poiché alcune restrizioni di viaggio sono state eliminate.

Ci saranno quindi anche delle opportunità. Ora è possibile cogliere i propri punti di forza e di debolezza e le opportunità e le minacce esterne in un Personal SWOT (vedi sotto).

Utilizzate questo SWOT per generare le domande chiave per la vostra carriera che dovete affrontare. Alcuni esempi sono: “Quali sono i posti di lavoro nella formazione online che posso ottenere nei prossimi 6 mesi?” oppure “Cosa devo fare per diventare un contabile qualificato? Per ottenere le domande giuste è fondamentale per ottenere la risposta giusta.

Come disse Albert Einstein: “Se avessi un’ora per risolvere un problema, passerei 55 minuti a pensare al problema e cinque minuti a pensare alle soluzioni”. In altre parole, se si definisce correttamente il problema, la risposta è molto più facile da trovare.

Non sottovalutare il potere dell’umile SWOT. Questo strumento è stato utilizzato in aziende globali complesse per semplificare le questioni strategiche che deve affrontare. Può quindi essere certamente utilizzato da voi a livello microscopico. È anche generalmente utilizzato in modo abusivo. Nella mia esperienza di centinaia di questi, direi che solo l’1% è fatto correttamente.

Fare un buon lavoro di questo primo passo vi aiuterà in modo significativo a prepararvi per il futuro fluido e turbolento che vi attende.

SWOT

 

Traduzione e adattamento a cura di Giorgio Burlini – Editor Ninja Marketing Pro Information

Black Friday 2020: quando sarà, come funziona e come prepararsi

  • Il Black Friday rappresenta un’enorme opportunità per aumentare le vendite, attirare nuovi clienti e dare respiro al mondo del commercio.
  • Quando c’è un ambiente economico frenetico come quello che abbiamo ora, i brand hanno bisogno di pianificazione e di strategie efficaci.
  • Una volta che gli ordini di vendita e le richieste dei clienti iniziano ad arrivare, non avrai molto tempo per creare e inviare contenuti.

 

Il clima autunnale porta con sé l’aria del Black Friday, i negozi si stanno attrezzando con personale extra e stanno facendo scorta di inventario per servire i clienti nel migliore dei modi.

Giovani e adulti, sono pronti ad “abbattere i muri” per ottenere un buon affare. Si inizia lunedì 23 novembre e si conclude venerdì 27, con la coda che arriva fino al lunedì successivo: il Cyber Monday è solitamente riservato ai prodotti di elettronica, ma si possono reperire offerte speciali anche in altri comparti.

L’ultimo trimestre dell’anno, è tradizionalmente il periodo più trafficato e redditizio per l’eCommerce, tuttavia, la sequenza di eventi che continua a svolgersi, sta a significare che quest’anno potremmo assistere ad un periodo di picco molto diverso. Con tutti gli acquisti online in corso, le migliori offerte terminano ancora più rapidamente e molti prodotti popolari non sono disponibili.

“La settimana degli sconti”, fornisce un’analogia pratica sul modo in cui i professionisti del Marketing e i comunicatori devono pensare alla situazione imminente: attraverso il Black Friday i rivenditori hanno un’enorme opportunità di incrementare le vendite e attirare nuovi clienti. Una preparazione non adeguata sarebbe catastrofica, il che significa grandi perdite di guadagni e della fiducia delle persone. Tuttavia, la differenza è che probabilmente assisteremo a un periodo prolungato – anche mesi – in cui ogni giorno è come il Black Friday, ed occorre avere strategie a lungo termine.

Fai sentire i tuoi clienti davvero speciali

La pandemia sembra destinata a imporre un cambiamento permanente e duraturo per i rivenditori. Sebbene gli sconti possano fornire una spinta a breve termine, la tendenza a lungo termine vedrà meno negozi fisici e più eCommerce poiché le marche fanno dell’online il loro strumento principale e iniziano a introdurre nuove opzioni di acquisto che funzionano per il post-blocco dell’acquirente. Stiamo decisamente entrando in una nuova era.

Con l’imprevedibilità del COVID-19, i brand intelligenti sanno che non possono permettersi di reimpostare le aspettative dei consumatori per gli sconti tipo Black Friday tutto l’anno.

Poiché i consumer non sono in grado di entrare in modo agevolato in un negozio al dettaglio, come erano in grado di fare prima della pandemia, sembra che i professionisti del Marketing stiano prendendo decisioni di sconto quasi disperate perché mancano di una soluzione migliore. Nella maggior parte dei casi, nessuna quantità di promo convincerà gli acquirenti in negozio ad acquistare online, all’interno di determinate categorie di merce.

Il consiglio per i  rivenditori  è quello di segmentare l’elenco in anticipo e di indirizzare i clienti  in base a ciò che hanno già acquistato. Uno sconto del 30% su tutto è un po’ pigro e non mirato, occorre elaborare strategie ad personam o per gruppi omogenei. Invece di colpire i clienti con un’offerta il giorno stesso, (come faranno molti competitor), i rivenditori dovrebbero piantare il seme una settimana prima e avere un paio di e-mail di prevendita per “stuzzicare  l’appetito”. Ti consiglio di utilizzare l’aumento del traffico per portare le persone nella tua lista, anche se non acquistano. I rivenditori non devono essere tentati ad inviare spam ai clienti solo con offerte di sconto. Essere economico, non significa che la gente comprerà. Convincili ad aprire le tue email perché li interesserà, raccontali una storia.

Preparazione e attenzione ai dettagli, il Black Friday non è casuale

Il Black Friday va pianificato.

Quando c’è un ambiente economico frenetico come quello che abbiamo ora, i brand hanno bisogno di pianificazione e strategia tramite sconti e ottimizzazioni intelligenti. Le marche hanno già clienti fedeli e il messaggio che deve transitare non deve essere correlato soltanto agli affari. Indipendentemente dall’ambiente economico, buono o cattivo, alcuni clienti hanno semplicemente bisogno di uno sconto inferiore per convertire. Adattare le strategie e offrire alle persone offerte mirate in base alla loro sensibilità al prezzo, è una tattica efficace, che preserverà allo stesso tempo  le vendite e il margine di guadagno lordo.

Ridurre i prezzi può convincere gli acquirenti a spendere velocemente, ma a lungo termine danneggia la redditività. Lo sconto è diventato la strategia, ma sei certo che è quella corretta? Perché sarà molto difficile per queste stesse marche vendere a prezzo pieno una volta svanita l’attuale incertezza economica. Passando a sconti più intelligenti, i rivenditori possono personalizzare, rivedere ed implementare offerte più precise in tempo reale. Risparmiare più denaro, in modo che le aziende possano sopravvivere a questa turbolenza, ed emergere più forti ed attente “non appena il sole tornerà a splendere”.

Anche le campagne mirate sono importanti

Alle persone che hanno acquistato più di X volte da una categoria o una marca specifica negli ultimi 6 mesi, è importante inviare un’e-mail mirata con i prodotti corrispondenti. Offrire incentivi a più livelli per aumentare le dimensioni del paniere, ad esempio incrementando lo sconto in base alla soglia di spesa.

Adattarsi alle mutevoli esigenze dei consumatori non è più un optional. Potrebbe essere un costo proibitivo per molte aziende orientare le proprie offerte in questo momento, ma altre che hanno già pensato al futuro, dedicando tempo e budget allo sviluppo di offerte multicanali,  possono sfruttare questo cambiamento, creando esperienze davvero utili per il proprio pubblico.

LEGGI ANCHE: Le metriche di Email Marketing da misurare per migliorare le performance

7 consigli per gestire al meglio il Black Friday

Il Black Friday non è improvvisazione

Il focus è posto su:

  • Strategia dei contenuti
  • Email
  • Pagine di destinazione e moduli di partecipazione

Le email, i moduli di attivazione e le pagine di destinazione sono un ottimo modo per promuoverti. Ma per aumentare l’impatto, è necessario collegare il tutto ad una strategia di contenuti integrata, così da incrementare davvero le vendite.

Pensala in questo modo, se stai mirando al bullseye, quale strategia è più efficace?

  • Puntare la freccia verso il centro
  • Lanciare 10 frecce a caso sperando che una atterri nel mezzo

Sono sicuro che la maggior parte di noi, concorderà sul fatto che ha più senso mirare direttamente al centro, invece di sperare che una freccia arrivi a caso lì. Trasla lo stesso concetto alla tua strategia di Content Marketing , devi renderla mirata al 100% . E le tue frecce ,(e-mail, moduli di partecipazione ecc.), devono essere scagliate tutte verso un unico obiettivo.

Quindi, se il tuo scopo è massimizzare le vendite durante il Black Friday e il Cyber ​​Monday, il tuo piano di Marketing sarà inerente al raggiungimento di questo traguardo.

Poi arriva la tua strategia dei contenuti che è collegata agli obiettivi di Marketing,  bisogna aumentare il traffico e attirare lead. Gli strumenti più letali di qualsiasi attività di eCommerce sono le email e i moduli / pagine di destinazione. Secondo un rapporto di Smart Insights, il 23% delle vendite online del Black Friday è stato attribuito esclusivamente alle email.

L‘utilizzo della posta elettronica, dei moduli di attivazione e delle pagine di destinazione “sotto lo stesso ombrello” di contenuti, ti offre il vantaggio di inviare un messaggio chiaro alla tua audience,  sapranno cosa aspettarsi e rimarranno ammaliati dalla tua organizzazione.

Ora che sappiamo cosa dobbiamo fare per il Marketing BFCM (Black Friday Cyber Monday), vediamo come utilizzare effettivamente le email, i moduli di attivazione e le pagine di destinazione, come strumenti di contenuto efficaci.

1. Fai sapere al tuo pubblico che ci tieni

È importante che tu faccia sapere ai tuoi iscritti – newsletter – e ai visitatori, che stai entrando nello spirito festivo. Sebbene sia ovvio che i clienti vogliono un buon affare e tu vuoi vendere il  prodotto, non sarebbe male condividere contenuti relativi al ringraziamento con i tuoi dipendenti. Dimostra che ci tieni al tuo ambiente.

Oltre a umanizzare il tuo brand, la condivisione di email regolari poche settimane prima del Black Friday prepara i lettori a tenerti in primo piano. Ciò aumenta la probabilità di vendere con successo. Ecco come funziona:

Marco, che è abbonato alle tua newsletter, vede che hai inviato un’email relativa alle offerte del Black Friday e altre 2 riguardanti le occasioni del Cyber Monday. Li legge e continua la sua giornata. Il 27 novembre, Marco prende il telefono e inizia a cercare buoni affari perché sa che è il Black Friday, ricorderà di aver ricevuto alcuni messaggi di posta elettronica dal tuo brand e tornerà a quelle e-mail, aprirà il tuo sito Web per sfogliare il catalogo e inizierà la sua esperienza di acquisto.

2. Personalizza le tue e-mail e supera il disordine stagionale!

Ora, se invii a Marco un’altra email la mattina del Black Friday, la possibilità che lui la apra, sarà molto più alta. Questo è il motivo per cui è importante inviare newsletter regolari; è un promemoria per i tuoi clienti così da tenerti in primo piano quando sono pronti per l’acquisto!

Molti rivenditori di grandi giochi offrono sconti profondi che probabilmente non puoi eguagliare, quindi una strategia migliore è attirare i clienti con altre offerte significative del Black Friday e del Cyber ​​Monday.

Ecco cosa puoi offrire tramite le tue email:

  • Codici coupon univoci per gruppi di clienti specifici
  • Vendita a livello di sito con un codice coupon universale
  • Prodotti o collezioni in vendita
  • Regalo o buono sconto con acquisto minimo
  • Spedizione gratuita

Ricordati sempre di premiare i tuoi clienti esistenti durante le promozioni speciali. Normalmente sono le persone più facili da convertire perché hanno già fiducia nel tuo brand. Puoi progettare un programma di premi per tutto l’anno con opzioni di fidelizzazione durante il Black Friday.

3. Utilizzare righe oggetto BFCM creative

Basandoti sui punti precedenti, un’altra modalità per sfondare un mucchio di e-mail che sembrano tutte uguali, è usare linee tematiche accattivanti e creative. La riga dell’oggetto è la prima impressione di un’email e il lettore impiega meno di 3 secondi per decidere se fare clic su di essa o meno. Quindi, una buona linea tematica, ha anche una correlazione positiva con il CTR.

Nel contesto del Black Friday e del Cyber ​​Monday ci sono alcuni punti da notare, ti aiuteranno a trovare titoli che attirano l’attenzione:

  • Mantieni l’oggetto pertinente al tuo brand, non esagerare per il bene della creatività
  • Usa elementi di curiosità e urgenza. Sono modi psicologicamente provati per attirare l’attenzione
  • Utilizza strumenti online come Kopywriting KoursePortent per fare brainstorming su idee eccellenti in merito all’argomento. Ho provato personalmente Portent con grande successo. Ecco un titolo generato in modo casuale che ho trovato divertente: “11  Things about –  Black Friday – Your Teachers – Wouldn’t Tell You”.

Su una nota più seria, ecco alcuni buoni esempi:

  1. Siamo contenti che tu abbia deciso di rimanere al Black Friday
  2. Non aspettare che sia troppo tardi! 
  3. Storia: come ho risparmiato acquistando cose! 

4. Preparare in anticipo il contenuto della posta elettronica

Questo punto è fondamentale. Una volta che gli ordini di vendita e le richieste dei clienti iniziano ad arrivare, non hai molto tempo per creare e inviare contenuti. È meglio se il tuo team ha già preparato dei bei modelli di email almeno un mese prima del Black Friday e del Cyber ​​Monday.

Devi preparare dei modelli in base al branding plan e alla segmentazione dei clienti che si collegano alla strategia dei contenuti. Ad esempio, se ti concentri sui coupon per gli abbonati di età superiore ai 30 anni e sugli sconti per quelli di età inferiore ai 30 anni, assicurati di preparare le tue email di conseguenza. Non puoi permetterti che la persona sbagliata riceva il messaggio errato.

5. Consenti ai visitatori di conoscere immediatamente le offerte del Black Friday / Cyber ​​Monday

Questo è un gioco da ragazzi. Se avete intenzione di fare Marketing per BFCM, le azioni di opt-in forme con landing page efficaci sono le migliori e le più convenienti.

La registrazione alla tua newsletter si concretizza se hai incuriosito il lead con i nuovi prodotti, le offerte speciali,  le promo limitate e un coupon gratuito. Non utilizzare il colore grigio per il corpo del testo. È troppo chiaro per attirare l’attenzione immediata, usa colori più scuri e audaci: il blu indica fiducia.

Ti consiglio di utilizzare Mailmunch per creare moduli di attivazione e pagine di destinazione semplici e privi di codifica che ti danno il controllo completo sul contenuto e sulla tempistica dei pop-up. Puoi anche scegliere tra una moltitudine di bellissimi design. 

6. Utilizzare moduli di partecipazione interessanti e pertinenti alla stagione

Dicono che i libri non dovrebbero essere giudicati dalle loro copertine, ma in quale altro modo possiamo avere un’idea di cosa c’è dentro?

I moduli per il Black Friday sono come i libri

La stessa logica si applica ai moduli di partecipazione. Il design e il contenuto che scegli sono la prima impressione che colpisce un visitatore. Se desiderano di ricevere le tue email, hanno bisogno di una sorta di regola abbreviata che li guidi. E questa regola sembra essere la rilevanza dell’offerta e la qualità del design. Pertanto è molto importante che entrambe queste funzionalità siano corrette.

Ora, se stiamo facendo una campagna per il Black Friday, il contenuto deve indicare chiaramente quale tipo di vantaggio riceverà il cliente dall’iscrizione alla newsletter. Tale contenuto deve essere supportato da un bellissimo design del modulo di partecipazione che rimane fedele al tema del Black Friday e del Cyber shopping. E già che ci sei, perché non affascinare veramente i tuoi lettori usando magneti al piombo. I magneti al piombo risolvono un vero problema per un cliente e sono veloci da digerire: esempi sono e-book, liste di controllo e cheat sheet.

7. Per la leva del posizionamento SEO utilizzare pagine di destinazione BFCM per tutto l’anno

Google, ha pubblicato un rapporto dove si evidenzia che il 61% degli acquirenti, ricerca i potenziali acquisti prima del fine settimana del Black Friday. Ciò significa che i consumatori hanno la tendenza a fare clic sui primi 10 risultati che vedono sul motore di ricerca, ed è qui che entra in gioco la leva SEO.

I marchi e i siti web che si classificano meglio raccoglieranno la maggior parte dei clic lasciandoti con un pezzo di torta minore. Questo è il motivo per cui è meglio creare pagine di destinazione annuali per il Black Friday e il Cyber ​​Monday, invece di ricominciare la stagione con un ranking SEO basso. Pensaci. 

Ora, sai che puoi sfruttare al meglio il Black Friday e il Cyber ​​Monday personalizzando le tue email, i moduli e le pagine di destinazione, in base al periodo storico, con un messaggio chiaro e lineare.

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Continua Marketing Hyper Experience, il Festival Digitale dell’Alta Formazione

Chi si occupa di formazione ha il compito imprescindibile di insegnare alle aziende come vivere le conseguenze della crisi e trasformarle in progetti virtuosi che non hanno nulla da invidiare a ciò che si è fatto in passato. L’esigenza attuale è di formarsi per il futuro, ottenere gli strumenti che servono adesso, sapere cosa tenere e cosa cambiare.

È da questa esigenza che nasce HYPER EXPERIENCE, il primo Festival Digitale dedicato alla Formazione. Un palcoscenico virtuale su un’innovativa piattaforma digitale dove andrà in scena una rassegna dei più importanti esperti nel mondo del marketing, vendite, negoziazione, strategia d’impresa e non solo. Infatti, ci sarà spazio anche per gli autori dei più importanti saggi che sono stati di ispirazione a migliaia di manager che incontreranno il loro pubblico in dei caffè letterari virtuali.

>>> Scopri subito tutto il programma di Marketing Hyper Experience!

Com’è nata l’idea di un Festival Digitale dedicato all’Alta Formazione

L’idea e il format sono di Performance Strategies, con i massimi esperti mondiali nelle aree strategiche per chi fa business oggi. Performance Strategies ha ascoltato le esigenze dei manager delle più importanti aziende come BOSCH, Pomellato, Ferrero, Adidas, Bauli, Banca Sella, PWC, Salesforce e tanti altri e ha voluto rispondere prontamente offrendo nuovi contenuti che potessero rappresentare una sorta di libretto di istruzioni per l’economia del futuro.

“Quanto accaduto negli ultimi mesi ci ha richiesto di andare ben oltre i limiti e di rifondare l’esperienza dell’alta formazione per rispondere a nuovi bisogni strategici, alla necessità di sviluppare modelli cognitivi e approcci specialistici. Abbiamo aperto le porte a una dimensione innovativa della formazione, dotata di un’incredibile forza evolutiva, grazie al sostegno dei relatori più eminenti nel mondo delle vendite, del marketing e della leadership. Un format innovativo ed unico, contenuti ed esperienze live e on demand per portare la formazione, il networking e l’ispirazione a un livello superiore, anche grazie ad una piattaforma tra le più importanti al mondo. È questo il nuovo mondo di Performance Strategies: Hyper Experience” – dichiara Marcello Mancini, founder Roi Group.

Come funziona Hyper Experience

3 settimane di contenuti, oltre 18 ore di formazione, 6 giorni di networking, 4000 partecipanti, aperitivi con gli autori, case studies: questo l’ambizioso programma di Marketing Hyper Experience. Content marketing strategico, neuromarketing, digital acceleration: ecco alcuni dei temi affrontati al Marketing Hyper Experience, il più importante virtual event italiano sui temi del marketing con 4 tra i massimi esperti nel mondo del settore.

Il primo Festival Digitale dedicato all’Alta Formazione sarà strutturato così: ci sarà un maxi-auditorium virtuale dedicato agli incontri con i relatori, una zona lounge, una sala d’attesa, stanze virtuali in cui fare aperitivi letterari con gli autori, sale dedicate ai momenti one to one tra le aziende per lo scambio delle informazioni e per stringere nuove relazioni di business, una library digitale, una focus room, una lobby. Queste sono solo alcune delle possibilità che i partecipanti avranno durante il festival.

Ha inaugurato il 9 ottobre Joe Pulizzi, uno dei massimi esponenti al mondo di Content Marketing, il primo a definirne il concetto nel 2001; venerdì 16 ottobre sarà la volta di Zoe Chance, esperta di persuasione ed economia comportamentale, è docente presso il dipartimento di Marketing della Yale School of Management; e in ultimo venerdì 23 ottobre protagonisti Neil Patel – definito da The Wall Street Journal uno dei più popolari influencer del settore, per Forbes è tra 10 migliori marketer online – e Derek Thompson, giornalista specializzato nei temi di media e tecnologia, uno degli autori più seguiti della rivista The Atlantic e autore del bestseller mondiale Creare Successi.

A intervallare queste giornate, il mercoledì di ogni settimana sarà dedicato all’aperitivo con gli autori di best seller internazionali sui temi del marketing come Alf Rehn ed Emily Heyward (14 ottobre), Perry Marshall e Safi Bachall (21 ottobre); e alle case study di successo con testimonianze e best practice dalle realtà imprenditoriali italiane. Protagonisti Roberto Giugliano di Redbull (14 ottobre); Giampaolo Grossi di Starbucks e Riccardo Iovino di Edilizia Acrobatica (21 ottobre).

Iscriviti a Marketing Hyper Experience, una grande arena dove trovare nuove ispirazioni, nozioni, contenuti e strumenti per poter ricostruire con successo e soddisfazione l’economia del futuro.

retail

Free Listing e Local Service ads: scopriamo i nuovi strumenti di Google per il Retail

  • Google ha da poco introdotto schede dei prodotti gratuite su Shopping tab e annunci di Servizi locali.
  • Per questi ultimi non è necessario avere un sito web per attivarli e si paga solo quando si riceve effettivamente il contatto di un potenziale cliente.

 

Google ha da poco annunciato il lancio di due nuovi strumenti pensati per aiutare i retailer a raggiungere i propri clienti e a cogliere nuove opportunità grazie al supporto del digitale.

Si tratta dell’introduzione delle schede dei prodotti gratuite (free listing) sulla Shopping tab e degli annunci di Servizi locali (Local Service ads).

In questo periodo di particolare difficoltà per il settore, è utile conoscere tutti i tool che possono consentire di migliorare il proprio posizionamento online, raggiungere effettivamente i potenziali clienti ed aumentare così le vendite. Scopriamo quindi insieme queste due nuove possibilità.

Le schede dei prodotti gratuite nella Shopping tab

Anche i retailer di Europa, Medio Oriente e Africa hanno l’opportunità di avere schede dei prodotti gratuite sulla scheda Google Shopping (Shopping tab).

Disponibili a livello globale a partire da metà ottobre, i risultati di ricerca sulla Shopping tab consisteranno principalmente in schede dei prodotti gratuite, per aiutare i retailer a trovare nuovi clienti pur non effettuando investimenti pubblicitari su Google.

Gli acquirenti potranno scegliere tra una più ampia selezione di prodotti e negozi, in tempo per il periodo di acquisti più intenso dell’anno.

Per i retailer che utilizzano già Google Ads per raggiungere potenziali clienti, la possibilità di utilizzare delle schede dei prodotti gratuite sulla scheda Google Shopping rappresenta una spinta anche per le campagne a pagamento.

Per fare un esempio pratico, negli Stati Uniti, i retailer che hanno usufruito sia delle schede dei prodotti gratuite sulla Shopping tab, sia degli annunci hanno visto in media raddoppiare le proprie visualizzazioni e aumentare del 50% le visite. E le piccole e medie imprese sono quelle che ne hanno beneficiato maggiormente, registrando incrementi maggiori da quando sono state introdotte le schede di prodotto gratuite.

Se già si utilizzano il Merchant Center e gli annunci Shopping, non è necessario fare nulla per beneficiare di questo cambiamento; l’inventario di prodotti apparirà automaticamente e senza costi.

Google sta lavorando, intanto, per rendere più semplice possibile il processo di adesione per i nuovi retailer. In Europa, è inoltre possibile scegliere quale Servizio di Shopping Comparativo (SSC) possa includere le schede dei prodotti gratuite.

LEGGI ANCHE: Verso il New retail normal: sono cambiati i comportamenti degli italiani

Mettere in contatto le persone con professionisti locali

Molte persone acquistano localmente e stanno cercando di rafforzare i contatti all’interno della propria community locale. Le ricerche che contengono la dicitura “vicino a me” sono più che raddoppiate in tutto il mondo: in Italia per esempio, considerando la prima settimana di aprile rispetto alla prima settimana di agosto 2020, sono cresciute del 300%. In Europa, nella prima metà del 2020, le ricerche di servizi locali, per esempio legate a lavori di ristrutturazione e manutenzione della casa, hanno subito un incremento del 25% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Per aiutare le realtà locali a raggiungere i clienti più vicini a loro, il colosso del web ha introdotto anche gli annunci di Servizi locali in Italia e in altri nove paesi europei: Austria, Belgio, Francia, Germania, Irlanda, Paesi Bassi, Spagna, Svizzera e Regno Unito.

Gli annunci di Servizi locali aiutano le persone a individuare e a mettersi in contatto con professionisti locali di fiducia – per esempio idraulici, addetti alle pulizie o elettricisti – supportati dal badge Protezione Google. I potenziali clienti possono visionare le informazioni relative alla loro licenza e le recensioni dei clienti precedenti, confrontarle e poi contattare i fornitori. Non è necessario disporre di un sito web per usufruire di questo tipo di annunci, e gli inserzionisti pagano solo nel momento in cui vengono contattati da un cliente, senza alcuna commissione prevista quando qualcuno clicca sull’annuncio. Le persone possono prenotare i servizi anche attraverso una telefonata.

retail

Lo stato delle piccole imprese online

La presenza online è diventata fondamentale per il successo commerciale di un’azienda, anche locale. Tuttavia, “secondo una ricerca YouGov del 2019, circa un terzo delle piccole imprese in Europa non ha neanche un sito web”.

Per aiutare le imprese a compiere i primi passi online, Google ha anche lanciato un sito per le aziende, dedicato alle piccole e medie imprese italiane. Google per le aziende si inserisce nel più ampio contesto di Italia in Digitale, il nuovo piano di Google annunciato a luglio per accelerare la ripresa economica del Paese attraverso progetti di formazione, strumenti e partnership per supportare le aziende e le persone in cerca di opportunità lavorative.

Proprio all’interno del sito dedicato a Italia in Digitale è ora consultabile una sezione interamente dedicata al retail, che raccoglie tutti gli strumenti Google pensati appositamente per supportare le aziende del settore. Da Market Finder, con il nuovo percorso specifico per il retail per creare una strategia aziendale globale, a Categorie Retail in crescita, per capire quali sono le categorie di vendita al dettaglio in rapida crescita nella Ricerca Google.

Da Grow My Store, pensato per supportare le aziende retail nel migliorare la loro presenza online, a Machine Learning Checkup, per capire le applicazioni dell’intelligenza artificiale e i potenziali benefici per la propria impresa, fino a Google My Business, per interagire più facilmente con i propri clienti.

Gli strumenti e le competenze digitali hanno rappresentato un’ancora di salvezza durante il lockdown. Oggi ha davvero senso continuare a sviluppare la propria presenza online non solo per fronteggiare il presente ma anche per farsi trovare pronti al futuro.

ninja e dbinformation

DBInformation e Ninja uniscono le forze, per la formazione digitale

DBInformation entra in Ninja Marketing con l’acquisto del 51% del capitale. Mirko Pallera resta socio e amministratore della società con il 48%.

L’acquisizione della maggioranza di Ninja, edutech company focalizzata sul potenziamento aziendale per la trasformazione digitale, è tappa importante di un processo di sviluppo di DBInformation verso la diversificazione dei propri servizi alle imprese e, in particolare, verso la completa digitalizzazione della propria offerta. L’ingresso di DBI consentirà a Ninja di accelerare la crescita su nuovi settori e mercati.

Lo sviluppo di DBI, l’evoluzione di Ninja

“L’acquisizione della maggioranza di Ninja Marketing è per noi motivo di grande soddisfazione”, ha dichiarato Gianni Vallardi, amministratore delegato di DBI, che ha aggiunto:

“Abbiamo creato le condizioni per un ulteriore e rapido sviluppo di DBI in un campo, come quello della formazione digitale, in grande e continuo sviluppo. Ninja Academy è la realtà più dinamica e creativa presente sul mercato. Il suo fondatore, Mirko Pallera, rappresenta per DBI e per il mercato la massima garanzia di continuità dei programmi in corso e, soprattutto, di espansione delle attività attraverso nuovi progetti, nuovi corsi e tecnologie per la formazione digitale, nuove iniziative di marketing.”

Vallardi ha concluso sottolineando che: “Ninja è tappa importante dello sviluppo di DBI verso la digital transformation dell’azienda, che è già in piena fase di realizzazione con il supporto consulenziale di Alkemy spa. Altri passi seguiranno nella stessa direzione”.

Mirko Pallera, founder e CEO Ninja ha sottolineato: “Tutto nell’Universo si evolve verso una maggiore complessità e consapevolezza e così anche le aziende. Da oggi inizia un nuovo capitolo della saga dei Ninja. Con l’ingresso di un gruppo industriale editoriale e tecnologico come DBI nella compagine sociale ci assicuriamo maggiore solidità finanziaria, maggiore capacità manageriale, maggiore impulso commerciale. A questo si aggiungono la stessa energia di sempre, lo stesso approccio all’innovazione, lo stesso spirito ribelle e soprattutto un team straordinario in grado di realizzare l’impossibile”.

ninja e dbinformation

Nato nel 2004, come un pioneristico osservatorio sul marketing non-convenzionale, negli anni Ninja Marketing si è evoluto diventando il punto di riferimento per il marketing e la comunicazione in Italia.

Nel 2010 è stata lanciata anche Ninja Academy, la scuola di formazione nata per guidare i professionisti del futuro. Da quel momento il magazine e la scuola si sono evolute sinergicamente diventando insieme una piattaforma di empowerment professionale e contribuendo a formare giovani talenti che sono diventati affermati professionisti. E oggi l’obiettivo è quello di aiutare le aziende a crescere.

“L’ingresso di DBI in Ninja Marketing consentirà di accelerare i processi di crescita già in corso e di mettere in opera più rapidamente nuovi progetti finalizzati allo scaleup dell’azienda – racconta ancora il CEO di Ninja -. La nostra consolidata esperienza nel campo della formazione digitale si arricchirà e trarrà vantaggio dalla presenza di DBI, dalle sue attività, dal suo ricco data base e dalle ampie relazioni con migliaia di aziende italiane e con decine di migliaia di professionisti di diversi settori”.

Un nuovo CdA

ninja e dbinformation

Il nuovo CdA di Ninja Marketing è composto da Mirko Pallera, Adele Savarese, Roberto Briglia, Gianni Vallardi, Edoardo Vallardi.

Alex Giordano, dal 2015 socio di minoranza senza cariche rappresentative e operative, mantiene l’1% del capitale sociale.

Digital Marketing e Automotive

Digital Marketing e Automotive: cosa sapere per iniziare e 3 casi di successo

  • Segnali di ripresa dal mercato Automotive: il Digital Marketing può essere la benzina giusta per innestare la potenza propulsiva definitiva.
  • Il 92% degli acquirenti di auto effettua ricerche online prima di acquistare e il formato video è il contenuto preferito dagli utenti.

 

I dati di vendita del mercato automobilistico fanno ben sperare per il prossimo futuro grazie a una lenta ripresa post-lockdown. È il digital marketing per l’Automotive l’artefice di questa faticosa rimonta? In realtà, il marketing digitale è la via che produttori e distributori hanno deciso di intraprendere già da qualche anno a questa parte. E sembra essere molto più di una semplice tendenza.

Automotive, qual è il polso della situazione?

Partiamo da un dato interessante: secondo gli ultimi rilevamenti di agosto, la domanda di auto sembra essersi stabilizzata rispetto alla voragine che si era aperta a marzo 2020 in concomitanza del lockdown. I mesi tristi di marzo, aprile e maggio sono stati più un mettere in stand-by i consumi delle famiglie italiane, piuttosto che un vero e proprio collasso economico.

Ora, coloro che in precedenza facevano affidamento esclusivamente sul trasporto pubblico o altre forme di mobilità come il ride-sharing, valutano la possibilità di acquistare un’auto nei prossimi mesi. Probabilmente mossi dalla necessità di maggior sicurezza sanitaria negli spostamenti quotidiani, in primis casa-lavoro.

Quello che emerge dal sondaggio condotto da CarGurus è che il 79% degli intervistati non ha rinunciato all’acquisto di una nuova auto, ma sta solo aspettando una situazione economica più stabile.

Ma attenzione a pensare che il concessionario stia lucidando per benino la vetrina del suo salone, in attesa che i clienti si sentano pronti per far visita al suo parco auto. L’Automotive ha smesso già da un po’ di giocare d’attesa e, ancor prima della pandemia, ha scoperto il Digital Marketing. Vediamo come.

Digital Marketing e Automotive Google Trends

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Digital Marketing per l’Automotive, le strade si erano già incrociate

Già prima dell’avvento del Covid-19, i principali player Automotive hanno spostato focus ed energie verso il pubblico online. Pur senza calare completamente le serrande della pubblicità sui mass media tradizionali. Le restrizioni legate alle pandemia hanno solo accelerato le strategie di digital marketing già in test qualche anno prima. La digital transformation ha iniziato a fare breccia nelle opinioni di manager e responsabili di distribuzione, soprattutto negli Stati Uniti. Adesso si prova a fare sul serio anche in Italia.

In tanti si chiedono quali siano i KPI rilevanti per poter attuare una concreta strategia di marketing digitale per mercato auto e moto. Ad esempio, Treasure Data ha sviluppato un’indagine per raccogliere informazioni da oltre 30 professionisti del marketing Automotive per avere un’idea di come si svilupperà la “nuova normalità” nel mercato automobilistico. In che modo il digital marketing ottimizza l’Automotive per una ripresa a tutto gas?

L’Automotive si interfaccia con un nuovo consumatore, e lo ha capito

I responsabili marketing delle maggiori case produttrici di automobili hanno capito che il pubblico e i clienti stanno lentamente riversando la loro attenzione verso altri canali di comunicazione. Il fattore generazionale incide anche dal punto di vista della propensione all’acquisto. Chi decide di comprare un’auto, oggi proviene da un background molto diverso rispetto a quello di 20 anni fa. Sono cambiate esigenze, motivazioni, interessi verso uno specifico brand. E non ultimo, è cambiato il funnel di acquisto dell’utente medio tra i 25 e i 45 anni.

Il consumatore oggi sa come muoversi online, ma anche come dialogare in maniera diretta con l’azienda o il concessionario. Pretende un “trattamento” personalizzato: è un consumatore smart! Ergo, case automobilistiche e distributori devono spingere ancor di più sul pedale dell’acceleratore del digital marketing. Come devono farlo?

Il digital marketing per l’Automotive significa non solo rimodulare la comunicazione e i canali mediatici verso cui riversare le campagne di advertising. Ma adottare un vero e proprio metodo di acquisizione, profilazione e analisi dei dati socio-demografici del consumatore. I dati giocheranno un ruolo sempre più importante nella digital transformation dell’Automotive.

Già nel 2015, i player dell’Automotive avevano delineato un nuovo customer journey del cliente medio. I concessionari hanno circoscritto l’arco temporale del processo di acquisto medio dell’auto. Può durare grosso modo dalle 5 alle 12 settimane e in genere si sviluppa in questo modo:

  1. L’utente stila una selezione di veicoli a cui è interessato, in base a ricerche online, recensioni dal web e il grado di fedeltà e apprezzamento verso il brand (in genere da 1 a 3 mesi prima dell’acquisto);
  2. Successivamente, restringe la selezione in una short-list sulla base di pareri e opinioni di amici o parenti (in genere da 4 a 7 settimane prima dell’acquisto);
  3. Il momento del test-drive è circoscritto a una selezione di massimo 3 auto (in genere da 2 a 4 settimane prima dell’acquisto);
  4. Infine, si arriva al momento vero e proprio della scelta (in genere da 1 a 3 settimane prima dell’acquisto).

Ok, dove si inserisce il digital marketing in questo preciso calendario di conversione? Il vero punto di rottura è che la generazione della consapevolezza d’acquisto avviene online. Ecco perché:

  • Il 92% degli acquirenti di auto effettua ricerche online prima di acquistare.
  • Il 60% di tutte le ricerche Automotive proviene da un dispositivo mobile e alcune delle principali ricerche da dispositivo mobile sono correlate ai concessionari.
  • Il 64% degli acquirenti che guarda video online per avere informazioni sull’auto da acquistare, afferma che i nuovi formati video li convincerebbe ad acquistare un’auto senza un test drive.

Digital Marketing Automotive Video Google

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Grazie a piattaforme come YouTube e alle ricerche su Google, i consumatori hanno accesso a una enorme gamma di contenuti digitali prima di comprare l’auto che cercano. In questo senso, i professionisti del marketing per l’Automotive oggi vedono moltiplicare le opportunità di posizionamento del brand, soprattutto nel momento in cui gli utenti valutano quale sia l’auto migliore per le loro esigenze.

Negli ultimi due anni, il tempo di visualizzazione dei test drive in video su YouTube è cresciuto di oltre il 65%, segnando una tendenza nel consumo di video online simile all’impennata avuta con le recensioni e gli unboxing dell’high tech di alcuni anni fa. Il futuro dello shopping automobilistico si sta decisamente spostando online.

Nuove strategie da sfruttare per il digital marketing nell’Automotive

1. Usa l’integrazione dei dati

Produttori, distributori e rivenditori hanno a loro disposizione una serie sbalorditiva di database contenenti una grossa quantità di dati sui clienti, sulle transazioni e sulle prestazioni di marketing del concessionario.

Rispetto all’offline, la tecnologia digitale fornisce un percorso alternativo fatto di strumenti di gestione dei dati sempre più sofisticati quanto a capacità di acquisire, gestire e attivare informazioni. Dov’è l’utilità di tenere questi dati separati tra loro? Perché non provare a incrociarli per fare previsioni e strutturare una customer journey personalizzata?

Il ruolo di data analysis e CRO specialist sarà ancor più rilevante per poter rispondere in maniera adeguata a una ristrutturazione del digital marketing per l’Automotive e una corretta allocazione del marketing mix.

2. Sfrutta il local business

La catena di vendita dell’Automotive potrebbe sembrare piuttosto complessa e articolata. In realtà, il punto chiave è una corretta gestione del punto vendita grazie a un piano di digital marketing ben organizzato. Se è vero che il processo di acquisto inizia online, resta ancora inconfutabile che la firma del contratto si risolva in concessionaria. Ecco perché il trend della keyword SEO “concessionario auto vicino a me”, continua a riscuotere grande successo!

Il concessionario è l’anello della catena Automotive che deve necessariamente attivarsi con campagne di digital marketing locale. Parlo di ottimizzazione per SEO locale del sito web, sviluppo di campagne di advertising impostate per un pubblico locale, una corretta gestione della vetrina di Google My Business e dei feedback al suo interno.

3. Assicurati che i tuoi collaboratori siano digital-friendly

Il concessionario non può più essere il salone auto in cui il venditore si presenta al cliente in giacca e cravatta per intraprendere una trattativa estenuante. I tuoi collaboratori devono essere tanto smart quanto lo sono i clienti che si trovano davanti. Sono persone che hanno già guardato qualsiasi tipo di video-recensione su YouTube dell’auto dei loro sogni. Hanno letto ogni tipo di articolo di descrizione tecnica. Hanno trascorso ore e ore sui forum e sul sito della casa produttrice per analizzare ogni singola specifica dell’auto. Forse la conoscono meglio del concessionario!

Il compito di chi lavora in concessionario, è solo quello di trasferire l’esperienza utente dall’online all’offline. E farlo nella maniera meno “traumatica” possibile. In un mondo in cui la digital transformation per Automotive è la prassi, l’auto è già stata venduta online e il cliente si reca in concessionario solo per assicurarsi che il suo processo di acquisto esista davvero. Il venditore deve solo accompagnarlo nell’ultimo step del funnel di conversione. Possibilmente, il personale che lavora in concessionaria dovrà padroneggiare il linguaggio di comunicazione online, dal saper gestire una diretta social al saper negoziare in modalità videoconferenza, come spiega MotorK.

4. Sfrutta la potenza del video

Un dato interessante che emerge da una ricerca di Pixability in collaborazione con Google, è che tra i primi 200 video di auto più visti dal 2017 al 2018, quelli che generano maggior engagement tra gli spettatori sono i video pubblicati da creator e video-maker indipendenti. Si tratta di professionisti del social video marketing che hanno la passione e la giusta conoscenza tecnologica per presentare all’utente online l’auto dei loro sogni, nei minimi dettagli. Surclassando i video corporate delle case automobilistiche del calibro di Mercedes, Volkswagen, Ford. Questo riflette la fiducia e la connessione personale tra gli utenti online – YouTube in particolare – e i creator per l’Automotive.

Digital Marketing Automotive Creator Youtube

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Integrazione Digital Marketing e Automotive, 3 casi di successo

1. L’integrazione dei dati CRM per BMW Mini

In collaborazione con Universal McCann, BMW Mini ha ideato un sistema per ottimizzare i metodi di engagement del proprio target: adulti interessati a un veicolo di fascia premium. Mini ha scansionato i dati delle persone inseriti nel loro sistema CRM, o perché già clienti o perché avevano dato il consenso al trattamento dei dati dopo aver visitato un canale del brand. Mini ha dunque utilizzato la digital automation per ottimizzare attività di marketing come l’invio di messaggi e notifiche push personalizzate sui dispositivi mobile. Ciò ha aumentato di 3 volte la conversione dell’utente, riducendo il costo per acquisizione del lead fino al 75%.

2. Come Opel ha sfruttato Facebook Marketplace

Nel 2018, la casa automobilistica tedesca voleva aumentare il traffico sul sito web di Opel Occasions, il portale dove poter trovare veicoli Opel usati certificati. Quando Facebook Marketplace è diventato disponibile come posizionamento pubblicitario, Opel Netherlands ha collaborato con Greenhouse, la sua web agency di riferimento, per trarne vantaggio. Sono state create campagne di Facebook Ads con obiettivo pubblicitario Conversioni ed è stata impostata la ricerca sul sito web come principale evento di conversione.

I gruppi di inserzioni mostrati su Marketplace e nella sezione Notizie hanno ottenuto prestazioni migliori rispetto a quelli mostrati solamente nella sezione Notizie. Risultati: un 20% in meno sul costo per conversione; il 27% in più sulle conversioni dalle inserzioni mostrate su Marketplace; il 15% di copertura in più sulla sezione Facebook Marketplace.

3. TikTok, BTS e Hyunday

Con oltre tre miliardi di visualizzazioni, #PositiveEnergyChallenge è stato uno dei trend TikTok più popolari dell’estate 2020. L’agenzia coreana Global Business Solutions (GBS) ha pensato bene di lanciare la campagna per conto di Hyunday con il supporto della boy band coreana BTS. Il risultato è stato un vero e proprio crack mediatico. In particolare, la casa automobilistica di Seul ha trovato il modo per comunicare la visione del brand alle nuove generazioni: promuovere la sostenibilità ambientale e condividere maggiore consapevolezza sulle auto a idrogeno. Hyunday ha da tempo consolidato la partnership con i BTS per promuovere il suo marchio EV, IONIQ, rilasciando una serie di canzoni sulle principali piattaforme video e social.

Come spiega Wonhong Cho, Executive Vice President e Global Chief Marketing Officer di Hyundai Motor Company:

Hyundai Motor e BTS collaborano per diffondere il valore della positive energy che perseguono insieme oltre che alla promozione di un veicolo specifico. La nuova gamma IONIQ è la risposta di Hyundai Motor ai problemi ambientali e alle global community legate alla sostenibilità, di cui i Millennial e le generazioni della Gen-Z sono i principali sostenitori, e vogliamo dimostrare il nostro impegno con un’attenzione sempre maggiore verso i veicoli elettrici.

Google University o università tradizionali? Due modelli a confronto

  • Google lancia la sua università online, costringendo (forse) anche le università tradizionali a reinventarsi.
  • La proposta di Google sembra avere parecchi punti di forza, ma è davvero tutto oro quello che luccica?

 

Google ha lanciato la sua università online, con corsi basati sui Google Career Certificates, destinati a studenti che intendono laurearsi nelle professioni più richieste oggi nel mondo digitale.

La notizia è di qualche settimana fa e nel frattempo c’è stato modo di approfondire e verificare l’argomento, magari anche con qualche raffronto con l’offerta delle università tradizionali.

Questo è quello che abbiamo provato a fare anche nelle redazione di Ninja, andando ad analizzare una serie di caratteristiche dal piano di studi al prezzo.

Ma andiamo con ordine e partiamo dalle certificazioni Google.

università

Google University

Non sono lauree brevi, ma corsi intensivi che hanno lo stesso valore di un percorso universitario tradizionale. Il costo contenuto permette a un numero più elevato di studenti di frequentarli e il fatto che siano online evita costi di trasferimento e strutture da gestire.

L’obiettivo di Google, come riportato dalla stessa azienda, è quello di offrire opportunità di lavoro a coloro che non possono permettersi la rata di un college americano. Come ha affermato Kent Walker, vice presidente senior per gli affari globali di Google, infatti, i corsi si basano su programmi già esistenti in azienda e servono per specializzare le persone senza laurea che lavorano nel settore IT. 

L’offerta tradizionale

Le università e i corsi di specializzazione in presenza e online che tutti siamo abituati a frequentare partano da un modello completamente diverso da quello di Google. Certamente sono più onerosi, ma garantiscono anche uno sviluppo di competenze più trasversali.

Certamente non tutte le università attuano programmi per l’inserimento immediato nel mondo del lavoro, e dunque non offrono stage e apprendistato, ma il percorso spalmato su un periodo di tempo più prolungato punta a offrire un maggiore approfondimento su diverse discipline.

Google vs. tutti

Abbiamo selezionato due corsi di studi tradizionali di facoltà italiane (pubbliche e private) per operare un confronto con l’offerta formativa di Google. Ed ecco cosa è emerso:

confronto università digital

Al momento la proposta di Google sembra avere parecchi punti di forza, tra cui la durata del percorso e la sua economicità.

C’è chi critica la mossa, sostenendo che una società privata non può e non deve paragonarsi a un’istituzione universitaria. C’è chi invece lo vede come uno sprono per gli istituti tradizionali, per reinventarsi e avvicinarsi di più alle esigenze del mondo del lavoro.

Ma davvero basta un corso di studi online per imparare un mestiere come quello dell’UX Designer (per esempio), o invece servono ore, ore e ancora ore di esperienza su campo? E voi che cosa ne pensate?

Amazon Luxury Stores: un nuovo posizionamento per il gigante dell’eCommerce?

  • Amazon ha lanciato Amazon Luxury Stores, una sezione esclusiva a cui per ora possono accedere solo alcuni Prime members in US.
  • Questa nuova funzione potrebbe riposizionare Amazon e renderlo una nuova tappa per gli shopper online del lusso, cambiando il ruolo degli eCommerce proprietari.
  • Le conseguenze nel marketing potrebbero riguardare uno shift negli investimenti economici e di effort dei brand.
  • Ma Amazon non è il primo ad aver pensato a un “corner” di lusso: Tmall ha già da anni il “Tmall Luxury Pavillon”. Vediamo le differenze e quello che possiamo imparare.

La notizia è recente: Amazon ha aperto una sezione über esclusiva dedicata al lusso, Amazon Luxury Stores. Quando ne ho letto la prima volta nella mia mente si è affacciata una sensazione simile a quella dei protagonisti di Dark, un deja vu. Perché non mi suonava nuova? Un paio di scorse rapide nella memoria e ho capito: Tmall, il rivale oltre Muraglia, ha una sezione simile da anni.

Ma andiamo per ordine, prima di dare avvio a un confronto finale tra big del settore, capiamo insieme come funziona e quali sono aspetti must know della vicenda e conseguenze per i marketer.

Amazon Luxury Stores: una selezione così esclusiva che per ora è solo negli Stati Uniti

First things first: come accedere ad Amazon Luxury Stores? Questa è stata proprio la mia prima preoccupazione, accingendomi a fare ricerca per questo articolo. E quello che ho scoperto, googlando Amazon Luxury Store e cliccando sopra la pagina di Amazon è che venivo subito rilocalizzata sulla pagina US dell’azienda.

Ecco la mia prima amara scoperta. Per accedere alla nuova sezione devi essere negli Stati Uniti, store view sul resto del mondo per ora non sono all’orizzonte.

Amazon Luxury Stores_Home-min

Oltre a ciò, la sezione non è aperta a tutti i residenti degli Stati Uniti, ma solo a chi ha ricevuto l’invito dal Tycoon americano.

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I brand presenti su Amazon Luxury Stores

Per ora, tutto ciò che sappiamo sulla selezione di brand presenti su Amazon Luxury Stores è che il grande protagonista è Oscar De La Renta. Che, tramite l’iniziativa di Amazon ha dato accesso anticipato a una nicchia di utenti alla nuova collezione FW 2020. Il lancio è stato comunicato attraverso un video su Instagram con protagonista Cara Delevingne sul canale del brand.

Le successive presenze – come si legge sulla landing – saranno una selezione di well-established and sought-after emerging luxury brands, quindi sia grandi pilastri che marchi emergenti.

Cosa significa tutto questo per il marketing

Possiamo provare ad immaginare le conseguenze in termini di marketing? Sì, basta guardare ad Oriente, dove l’eCommerce proprietario è già un vecchio ricordo. A titolo esemplare prendiamo la Cina, in cui più dell’85% delle vendite online fa capo ai tre leader tra i marketplace (Tmall, JD.com e Pinduoduo, dati Statista 2020).

Amazon Luxury Stores_China Marketplace

Quote di mercato dei marketplace in Cina (Statista, 2020)

Nella user journey cinese, che potrebbe rappresentare per l’occidente un di punto di arrivo in termini di integrazione digitale, l’utente non è più interessato a portare a termine il suo acquisto su un sito di tipo proprietario. E’ abituato ad andare direttamente su Tmall a cercare il prodotto per nome e concedersi al migliore offerente.

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Questa però non è certo una novità: succede già in occidente e da diverso tempo. Il tema del controllo dei prezzi è in auge da anni e riguarda tutti coloro che vedono il proprio prodotto venduto a prezzo iper scontato da terze parti. Tra cui i rivenditori su Amazon.

Difatti l’idea di aggregare tutto il mondo del lusso in una vetrina è un’ottima idea, bisogna riconoscerlo. Dà all’utente una visione di insieme, un pit stop unico e comodo e soprattutto una trustability che non può avere nel momento in cui si deve recare negli store dei singoli rivenditori terzi. (Sarà vera quella borsa? Mi viene dato un certificato?)

Cosa potrebbe cambiare con gli Amazon Luxury Stores

Ciò che cambierà veramente se gli Amazon Luxury Stores prenderanno piede saranno gli investimenti e le strategie nel marketing.

Se prima un brand era obiettivamente più interessato a rendere “appetibile” il proprio e-commerce proprietario, ora una parte dell’effort economico e strategico sarà orientato a ottenere un buon posto nella nuova vetrina Amazon e a capire come portarci traffico.

Se prima una strategia cross-channel era orientata a portare tutto il traffico di Instagram al sito proprietario per convertire, se prima per calcolare il ROI la fonte principale di informazioni era il sito proprietario, ora ci saranno anche i dati del Luxury Store di Amazon da calcolare.

Ma prima di Amazon Luxury Stores c’era il Tmall Luxury Pavillon

Per trarre delle vere e proprie conclusioni su Amazon Luxury Stores dovremmo aspettare che diventi accessibile a più utenti, che vengano rilasciati dei primi dati sulle vendite e di poterli testare con mano.

Tuttavia, possiamo fare qualche ipotesi sul tipo di tool di marketing che dovremmo imparare ad usare. Come? Sempre guardando ai più grandi con l’impresa di Jack Ma, Alibaba.

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L’ecosistema Alibaba versus Amazon

Prima di tutto, gerarchia: Alibaba è l’azienda a cui fanno capo Taobao, Tmall e Alibaba.com (per il comparto B2B). I tre marketplace – che la fanno da padrona in Cina – si differenziano per posizionamento e target. Il primo si può paragonare a un eBay (C2C), il secondo ad Amazon (marketplace B2C generalista), il terzo a niente di simile in occidente, è una piazza dedicata al B2B di varie industry.

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User journey dell’utente cinese nell’ecosistema Alibaba (Taobao, Tmall Luxury Pavillon)

Nel primo schermo qui sopra l’homepage di Taobao: al suo interno si possono trovare sia prodotti venduti da rivenditori privati, sia i prodotti venduti sui flagship store ufficiali (e non) dei brand. Un po’ come su Amazon da un certo punto di vista. Le icone in alto indirizzano l’utente verso varie sezioni dell’ecosistema Alibaba: la prima icona (il gattino) indirizza a Tmall, la terza a Tmall Global (per le vendite cross border). Dall’homepage è possibile poi arrivare alla seconda schermata, che è il Luxury Pavillon di Tmall.

Il Tmall Luxury Pavillon e i flagship store di Tmall: le differenze con gli Amazon Luxury Stores

Il Luxury Pavillon di Tmall è quanto di più simile esista agli Amazon Luxury Store: una landing page che aggrega diversi brand di diversi comparti del lusso. Il pavillon è una sorta di vetrina e trampolino di lancio per i brand che vogliano testare il mercato: per accedervi non è necessario curare né aprire un proprio store, il tutto è curato più o meno completamente dalla piattaforma.

I Tmall Flagship Store

Dalla homepage di Taobao è possibile anche possibile ricercare un brand o prodotto all’interno della barra di ricerca. I risultati appaiono come nel terzo screen sulla destra: in alto ci sono i risultati sponsorizzati, che appartengono alla sezione a pagamento “Starshop”, una funzionalità di Tmall che rimanda ai flagship store ufficiali gli utenti.

Amazon Luxury Stores_Tmall_Valentino

Oltre a Starshop, l’ecosistema Alibaba mette a disposizione degli utenti numerosi altri tool per emergere all’interno della folla generalista: Weitao, una sorta di sezione di content marketing orientata al branding all’interno del proprio store e Good Goods, presidiato interamente dai prodotti consigliati dagli influencer.

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Ecco, contestualmente allo sviluppo degli Amazon Luxury Stores, quello che possiamo immaginarci è il rilascio di nuove funzionalità di marketing e la nascita di nuove strategie, tutte atte a traghettare una nuova fetta di mercato in una nuova piazza digitale.

La partnership tra Tink ed Enel X per il digital banking

Enel X, la business line del Gruppo Enel, la più grande utility europea, ha scelto la piattaforma Tink come proprio fornitore di tecnologia di open banking. La tecnologia di personal finance management di Tink consentirà a Enel X Financial Services, società di Enel specializzata in soluzioni di pagamento, di sviluppare soluzioni finanziarie digitali rivolte ai propri clienti in Italia e in Europa.

La partnership

La scelta strategica porterà Enel X Financial Services in una posizione ottimale per soddisfare le crescenti aspettative dei clienti sui servizi digitali smart. Ciò consentirà all’azienda di sfruttare l’accesso alle soluzioni di Tink per il digital banking e la gestione delle finanze personali, disponibili attraverso la piattaforma di open banking di Tink. Le soluzioni finanziarie digitali di Tink implementate da Enel X Financial Services saranno lanciate nelle prossime settimane.

Giulio Carone enel x

Giulio Carone

Giulio Carone, CEO di Enel X Financial Services, ha affermato: “Questo accordo è un importante passo del nostro impegno per diventare uno dei principali player nel settore del digital banking, abilitato dalle opportunità generate dall’open banking, integrandolo nell’ecosistema Enel che include servizi quali l’energia e l’e-mobility. Attraverso la partnership con TINK saremo in grado di supportare i nostri clienti nella gestione quotidiana delle proprie finanze offrendo una soluzione innovativa che sarà in grado di fornire consigli personalizzati attraverso l’utilizzo dell’intelligenza artificiale e all’analisi dei dati”.

Lanciata nel 2017, Enel X è la business line globale di Enel dedicata allo sviluppo di prodotti innovativi e soluzioni digitali nei settori in cui l’energia sta evidenziando il maggior potenziale di trasformazione: città, abitazioni, industria e mobilità elettrica. La sua controllata Enel X Financial Services è un istituto di moneta elettronica autorizzato dalla Banca d’Italia che fornisce soluzioni di pagamento a consumatori e imprese.

Daniel Kjellén tink

Daniel Kjellén

Daniel Kjellén, co-founder e CEO di Tink, ha aggiunto: “Siamo estremamente orgogliosi di collaborare con la società di servizi finanziari di una delle più grandi aziende di utenze del mondo e diventare loro partner tecnologico di open banking. Collaborando con Enel X Financial Services, insieme e nel tempo renderemo disponibile la tecnologia di open banking di Tink a milioni di clienti Enel in tutto il mondo. Siamo pronti a supportare Enel X nella sua missione di diventare uno tra i principali player nel settore fintech”.

Dal suo lancio in Svezia nel 2012, Tink ha operato per consentire a banche, fintech e startup di creare servizi finanziari intelligenti basati sui dati. Tramite un’API, Tink consente ai clienti di gestire i propri conti da un’unica app, effettuare pagamenti, trasformare i dati grezzi in informazioni tangibili e controllare meglio la propria vita finanziaria. Oggi, Tink ha oltre 270 dipendenti ed è la principale piattaforma di open banking in Europa, dando l’opportunità ai propri clienti di connettersi ad oltre 2.500 banche che raggiungono più di 250 milioni di clienti bancari.

retail new normal report

Retail 4.0: la vendita al dettaglio è sempre più personalizzata

  • Oggi, la vendita al dettaglio avviene nei negozi fisici, attraverso l’eCommerce e con l’home delivery.
  • Gli algoritmi, alla base della loro tecnologia, sono in grado di analizzare i comportamenti online e riescono a proporre agli utenti offerte mirate.
  • I retailer devono investire nell’assunzione di Data Specialists e facilitare la formazione continua.

 

Negli ultimi due decenni, la perpetua crescita della tecnologia digitale, ha influito sul retail con profondi mutamenti. I confini tra innovazione e umanità continuano ad intrecciarsi e gli esercenti devono affrontare sfide sostanziali.

In un periodo storico in cui migliaia di negozi sono in crisi a causa del Covid-19 e tante saracinesche si sono abbassate, la riduzione dei margini di guadagno è evidente e la battaglia per fidelizzare i consumatori è più complicata che mai. Una strategia digitale di successo, è un’opportunità per i commercianti così da parlare direttamente ai propri stakeholder e stimolare un interesse diffuso e costante per i marchi e i prodotti.

Oggi, la vendita al dettaglio avviene nei negozi fisici, attraverso l’eCommerce e con l’home delivery. La logistica, la produzione e il servizio commerciale hanno avuto un aggiornamento con format sempre più orientati alla relazione e all’erogazione di servizi aggiuntivi.

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Il digitale ha un ruolo sempre più decisivo nel definire il retail attuale

Le aree di innovazione nel retail

Dal White Paper pubblicato da Thron, si evince che in uno scenario retail destinato ad essere completamente stravolto, il digitale ha un ruolo sempre più decisivo nel definire la nuova formula degli store. La chiave sta in una strategia Customer First, basata sulla fiducia e sull’empatia.

È fondamentale la capacità di anticipare i bisogni dei clienti e sviluppare esperienze d’acquisto personalizzate. Il consumatore, esperto e smart, si aspetta di poter entrare in un negozio e continuare a cercare, trovare e pagare con la stessa esperenzialità che ha con gli strumenti digitali.

Le persone amano le offerte personalizzate, poiché mostrano che un brand si sta interessando a loro con autenticità. Il reatil ad personam aumenta anche la probabilità  di maggiore spesa.  Come riportato da Accenture, un cliente conosce il nome e la storia dei suoi acquisti, ed è in grado di consigliare i prodotti in base all’esperienza vissuta, soprattutto online.

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Personalizzare l’offerta per creare fidelizzazione

La digital tecnology produce la certezza che ogni istante si auto-rigenera: il volantino non basta più, il 6×3 per strada non è più di vitale importanza, così come non lo sono i gadget “brandizzati” distribuiti in-store, ciò su cui si fa leva è la personalizzazione. Strumenti e strategie digitali all’interno dell’attività commerciale: inventari, ordini, sicurezza interna, gestione del magazzino, esposizione ed allestimento, assortimento dei prodotti e sistemi di pagamento, costituiscono tutta una serie di realtà non più analogiche:

  • NFC e portafogli mobili per i pagamenti attraverso il proprio smartphone;
  • RFID per la memorizzazione di etichette elettroniche;
  • Totem interattivi e supporti digitali touch-screen per ordini, acquisti o consultazioni;
  • Videocamere di sorveglianza e sistemi di controlli termici sempre più avanzati;
  • Barcode, QR Code, Data Matrix e SmartCode anche per il semplice biglietto per l’autobus;
  • Wifi, cloud e social media per connettersi al mondo di clienti potenzialmente illimitato.

Nel retail è fondamentale la capacità di anticipare i bisogni dei clienti e sviluppare esperienze d’acquisto personalizzate.

Il nuovo ruolo del digitale nella Customer Journey

Gli algoritmi, alla base della loro tecnologia sono in grado di analizzare i comportamenti online e riescono a proporre agli utenti offerte mirate che:

  • Anticipano i loro bisogni;
  • Eliminano le loro incertezze in fase di discovery;
  • Fanno scoprire nuovi articoli in linea con le loro esigenze.

Dunque c’è un approccio One-to-one e nessun consumatore è uguale a un altro. Secondo Epsilon, l’80% dei clienti ha maggiore probabilità di concludere un acquisto da un brand che offre esperienze ad personam.

Nel retail, la massimizzazione del business transita dai dati. Essi preparano il terreno all’acquisto e devono essere raccolti in tempo reale e l’unico modo che le aziende hanno per tracciare in modo diretto le intenzioni e gli interessi dei clienti è quello inerente ai canali digitali.

La tecnologia informatica dunque è il campo in cui si giocherà la vera competizione tra i retailer: la relazione con i clienti dovrà essere acquisita e consolidata prima dell’ingresso nei negozi, in modo che i dati raccolti servano poi a ottimizzare l’offerta nel punto vendita.

Il Customer Journey in-store diventa così più efficiente e veloce: si riesce ad assicurare a ciascun cliente l’attenzione individuale che merita, senza creare congestioni e rallentamenti nel servizio.

Come si sta evolvendo il retail?

Il content è il punto di contatto per convertire

I contenuti pubblicati sul sito e sui social media diventano il perfect match con i consumatori. Una dettagliata descrizione del prodotto genera un retail di qualità e sicurezza negli acquirenti.

Online i clienti, sono animati dai bisogni latenti o attivi: avvertono di avere un’esigenza da risolvere e cercano soluzioni che possano fare al caso loro. In questa fase dedicano molto tempo alla ricerca di informazioni su prodotti da acquistare. Per attrarli e fare breccia nella loro mente è indispensabile offrire una selezione di contenuti in grado di convincerli e ingaggiarli.

L’esperienza del consumatore deve essere ricca e il contenuto si posiziona a cavallo tra i dati e le risorse multimediali.

La rilevanza dell’approccio omnicanale

L’approccio omnicanale spinge i rivenditori a mappare il percorso del cliente, identificando i punti di contatto che possono fare la differenza tra una vendita e un’opportunità persa. I rivenditori sono incoraggiati a intraprendere questo esercizio e a decidere come sostenere un approccio integrato in tutta l’azienda, sia online che in negozio.

Prendiamo ad esempio il Customer Care. I clienti potrebbero aver bisogno del servizio clienti in negozio se stanno cercando una soluzione immediata, oppure potrebbero preferire la comodità di accedere all’assistenza online o via telefono.

Non dovrebbero esserci incongruenze tra i vari canali. I team offline e online devono presentare un messaggio unificato che abbia la stessa identità.

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I rivenditori riconoscono di avere accesso a una notevole quantità di dati

I dati sono la keyword per migliorare l’esperienza del cliente

I rivenditori riconoscono di avere accesso a una notevole quantità di dati e stanno lavorando attivamente per utilizzarli così da indirizzare meglio i potenziali clienti, ottimizzare l’esperienze d’acquisto e colmare il divario tra esperienza digitale e fisica. L’efficace utilizzo di questi dati dipende dalla presenza di persone competenti. I commercianti devono investire nell’assunzione di Data Specialists e facilitare la formazione continua, per garantire che le loro conoscenze siano effettivamente utili.

Il passaggio successivo consiste nell’applicare le conoscenze dove è necessario. Recenti studi del Digital Marketing Institute hanno dimostrato che per più di un quarto dei rivenditori, l’esperienza del cliente è la priorità numero uno per differenziarsi. I dati che i rivenditori detengono – e analizzano – sono estremamente utili per adattare l’esperienza ai singoli consumatori.

Ad esempio, sapendo quando è più probabile che un cliente navighi in un sito Web, visiti un negozio e infine effettui un acquisto, i rivenditori possono inoltrare offerte che hanno maggiori chances di incoraggiare un’azione.

Se un cliente ha la tendenza a visitare il negozio il venerdì pomeriggio, non ha senso inviare offerte il martedì mattina. Attira la loro attenzione invece venerdì mattina, quando è più probabile che si trovino in zona e desiderino fare una visita. È uno scenario semplice, ma dimostra come un approccio congiunto ai dati nell’ambito del Marketing omnicanale, possa produrre risultati.

Creare una cultura incentrata sul pubblico di riferimento

Attualmente il retail è stato completamente rivoluzionato dalla tecnologia digitale. Ma nonostante tutta l’innovazione il fattore più importante rimane quello umano.

La cultura incentrata sul cliente è essenziale per qualsiasi rivenditore. Presentarsi non è abbastanza; è la qualità della relazione che fa la differenza.