Tag di prodotto – Business

Cosa ci lascia il COVID-19? Il dover ripensare agli archetipi per i brand (e i consumatori)

  • Stiamo lentamente tornando alla normalità, e si comincia a fare i conti con i nuovi profili di consumatori che il COVID-19 ci ha lasciato
  • Questi nuovi profili lasciano spazio a nuovi comportamenti, con cui marche (e aziende) dovranno confrontarsi
  • Pescando dalle teorie di marketing archetipale, vediamo come tali comportamenti potranno influenzarne l’identità

Lo scorso sei maggio, GroupM ha condiviso un’interessante ricerca dal titolo “Le nuove personas al tempo del CoronaVirus” (ne avevamo parlato qui).

La ricerca ha fotografato, partendo dalle conversazioni in rete “7 identità di persone diverse, 7 tipologie di nuovi italiani, 7 segmenti di popolazione che non esistevano a gennaio perché avevano obiettivi, risorse, pensieri, speranze molto diverse rispetto agli obiettivi, risorse, pensieri, speranze che hanno oggi“.

I sette profili hanno tutti un nome particolare, che ne identifica il carattere: i Protector, i Defender, gli Escapist, i Calm Keeper, i Committed, i Communitarian, i Surrender.

Ognuno riconduce a un comportamento che si genera come conseguenza del lockdown e della pandemia e porta le persone a interfacciarsi con modalità nuove alla propria vita, agli affetti, alla dimensione professionale e sociale: un effetto comprensibile del momento epocale che stiamo vivendo.

La lettura del documento ci offre un assist prezioso per ragionare anche sul tipo di storie e su come evolveranno gli archetipi cui consumatori e aziende hanno fatto riferimento fino ad oggi.

Il grande cambiamento cui stiamo assistendo sta obbligando le persone a scoprire nuove paure, trovato risorse impreviste, far fronte a difficoltà mai provate prima: come cambieranno le storie che da essi nasceranno?

Contro il logorio del Covid-19, riscoprire l’Archetypal Marketing e la capacità di adattarsi

In Interstellar di Christopher Nolan, Matthew McConaughey alias Cooper, dopo aver trovato un drone militare e aver detto di volerlo smontare per rimuoverne i componenti e destinarli ad altro scopo, risponde così alla figlia Murph che gli chiede perché lo stia facendo: “Deve imparare ad adattarsi, Murph. Come tutti noi.”

Probabilmente, la capacità di adattamento sarà una di quelle qualità che determineranno i risultati dei prossimi mesi di professionisti e aziende.

Chi non saprà adattarsi velocemente alle nuove condizioni imposte dalla pandemia da Covid-19, rischierà più di prima di scomparire.

Un esempio lampante si vede con le condizioni imposte dai governi per le riaperture nella cosiddetta Fase 3: in molti sostengono che, con i limiti definiti dal distanziamento sociale, non sarà più conveniente riaprire. Un tema che riguarda non solo i servizi di ristorazione, che non sono altro che la punta di un iceberg.

Questo sarà probabilmente un problema che si presenterà pian piano in ogni settore merceologico.

Adattarsi, quindi. Capire che cosa stia succedendo al contesto, ed evolvere con esso, un po’ come capita ciclicamente sul pianeta Terra al cambiare delle condizioni geologiche.

Ma cosa succede a chi, fino ad oggi, ha saputo mostrarsi al pubblico con una chiave definita, un’identità specifica?

Grazie alle teorie dell’Archetypal Marketing, oggi siamo in grado di riconoscere un profilo che narrativamente sia definito.

Val la pena riproporre la matrice alla base di tali tecniche, nonostante comincino ad avere già qualche anno:

Un caro amico di Ninja Marketing, Gianluca Lisi, definisce così il Marketing archetipale: “Una tecnica di branding, che può essere utilizzata sicuramente per il posizionamento di un marchio, ergo di un’azienda. Parliamo di una tecnica che risale già agli anni 70, quando si iniziò a capire che il brand poteva essere trasmesso anche sfruttando elementi ed entità psicologiche. Il tutto basandosi sulla teoria della personalità, che classifica i brand esattamente come la psicologia junghiana classifica le caratteristiche delle persone con gli archetipi.” (per leggere l’intervista completa, potete andare qui).

Lo schema è abbastanza noto: le marche hanno un personalità, come le persone, e la esprimono attraverso un ruolo che recitano nei confronti dei propri stakeholder.

Tale ruolo definisce comportamenti e approcci, semplificando il modo di agire e di esprimersi: in altre parole, di sviluppare la propria narrative, intesa come sequenza di fatti organizzata che prefigura il contenuto narrativo. In altre parole, la propria storia.

Se osserviamo i profili della teoria jungiana che compongono la matrice, possiamo ritrovare alcune connessioni con le personas tracciate dalla ricerca di  GroupM, e probabilmente anche alcune indicazioni per il futuro.

Partiamo dalle prime.

È indubbio che alle persone serviranno le aziende, esattamente come alle seconde serviranno le prime: e attenzione, non parliamo di consumatori, parliamo di persone. Oggi l’azienda è un attore sociale più di prima, perché dalle sue scelte possono cambiare equilibri che vanno al di là del mercato e del consumo. Allo stesso modo, è necessario focalizzarsi su un punto: questa crisi ha messo in evidenza come nella crisi le aziende hanno saputo mettere le persone al centro veramente, cercando di preservarne la salute.

Facciamo un esempio: se le aziende fino a ieri si configuravano come Esploratori (cioè che promettono esperienze nuove, sfidando a provarle per imparare di più di sè) o Ribelli (agiscono senza limiti perché non si attendono ammirazione), e questo si riverberava anche sulle proprie persone, oggi quelle stesse aziende devono tener conto che si trovano ad affrontare un contesto che potrebbe minare dalla radice il proprio profilo identitario.

Riprendendo le nuove personas sopra citate, un Escapist, ad esempio (cioè coloro che hanno usato il tempo della crisi per trovare tempo per sé stessi ed approfondire i propri interessi e le proprie passioni) non sarà più disposto a concedere spazio e credibilità a una marca nella stessa misura in cui faceva prima. Probabilmente, si radicalizzerà nelle proprie convinzioni perché sarà più consapevole di sé, dando il via a una serie di trasformazioni che prima della pandemia non avrebbe avviato (e chissà, questo magari riguarda anche il rapporto con il proprio lavoro, quindi con la propria azienda!).

Stessa cosa per i Defender (cioè quelli che si sono riscoperti molto attenti alla salute e alla protezione dei propri cari), i quali hanno scelto consapevolmente di dare priorità ad alcune esperienze rispetto ad altre, privilegiando determinati modi di consumare e di relazionarsi a discapito di altri.

È probabile che per affrontare tali profili, un’azienda che si rifà ad esempio all’archetipo dell’Everyman dovrà necessariamente rivedere il proprio concetto di naturalezza e amicizia, perché con il mutare del contesto sarà decisivo interfacciarsi con persone meno disposte a relazionarsi secondo i criteri di naturalezza e amicizia che consideravamo “prima”.

In termini concreti: se prima della pandemia una persona riteneva amichevole nell’esperienza di marca trovare un contatto diretto e tangibile vis-a-vis, riscoprendosi nell’epoca COVID-19 Defender probabilmente riterrà amichevole solo un asettico contatto a distanza, mediato dal digitale, e invasivo un contatto con un altro essere umano.

Stiamo parlando degli stessi soggetti, che in due mesi devono riadattare il proprio modo di relazionarsi.

Ecco allora che la capacità di adattarsi dovrà essere più celere che in altri momenti della storia.

Se la rivoluzione digitale è arrivata sorniona nelle nostre economie, lasciando il tempo alle aziende di adattarsi, l’epoca da COVID-19 non sembra lasciare spazio a tante incertezze: è tempo da rispecchiarsi nella propria identità, e capire chi si vuole essere domani.

Riscoprire le proprie radici, proiettarle nel futuro

Rivedere il modo di interpretare l’archetipo che si è scelti è essenziale per riuscire a rimanere fedeli a ciò che si è: un’operazione essenziale e non priva di rischi.

Aggiornare la propria identità e comprendere come questa possa interfacciarsi con i tempi che cambiano non è un’operazione semplice: d’altronde, equivale a capire il proprio ruolo nel mondo.

In un tempo in cui però questo aspetto diventa centrale nello sviluppo di un’esperienza distintiva a tutti i livelli e per tutti gli stakeholder, non è possibile farne a meno. Anzi, forse è una delle cose di cui tener conto con maggior attenzione.

Gli archetipi sono uguali a loro stessi da sempre. Sono modelli ideali, che però acquisiscono importanza se inseriti in un percorso di senso. Decontestualizzarli rischia di far perdere senso alla loro funzione, proprio come succederebbe in qualsiasi storia. Per certi versi, è il contesto a renderli ciò che sono.

Ebbene, oggi il contesto è cambiato, e probabilmente potrebbe essere un cambio irreversibile.

Interpretare che tipo di archetipo si è scelto, e soprattutto come declinarlo nel presente, non è una scelta quindi secondaria o banale, ma rimane al centro dell’azione che una marca compie, perché dalla teoria ribalta i propri effetti sulla quotidianità.

Riflettere se la propria funzione è narrativamente efficace può rivelarsi un primo passo molto importante per capire come muoversi nel domani. Passaggio fondamentale in un mercato affamato sempre più di esperienza e tangibilità, dove un bene o un servizio diventa un percorso articolato che non si esaurisce con il consumo dello stesso, ma parte di uno storyworld.

nasa lancio spacex

SpaceX porta due astronauti della NASA nello spazio (e il lancio si potrà seguire in diretta streaming)

[UPDATE: 27 maggio – ore 22.36 (ora italiana)] Causa avverse condizioni meteo, il lancio è stato rimandato a sabato prossimo. La decisione è stata resa nota in diretta dal comando della NASA ieri sera, pochi minuti dopo l’ora prevista per il “go”.
Il 30 maggio, alle 15:22 di Washington, le 21:22 in Italia, dalla rampa di lancio dello John F. Kennedy Space Center a Cape Canaveral partirà la missione Demo-2 diretta verso la Stazione spaziale internazionale. Fino ad allora i due astronauti saranno nuovamente in quarantena.

Pochi giorni fa, con un tweet, la NASA ha invitato il pubblico a contribuire a celebrare una pietra miliare nel volo spaziale umano, mentre si prepara per #LaunchAmerica – il primo volo in orbita di astronauti americani sui razzi della compagnia privata statunitense SpaceX.

Il volo di prova “Demo-2” è previsto alle 16.33 ora americana di oggi e gli astronauti della NASA che partiranno per questa avventura saranno Robert Behnken e Douglas Hurley.

Intanto, il pubblico potrà assistere al lancio virtualmente, ricevendo gli aggiornamenti della missione minuto per minuto, anche grazie a un hashtag dedicato.

Un evento storico

Gli astronauti lasceranno la Terra a bordo della capsula Crew Dragon e di un razzo riutilizzabile Falcon 9, diretti alla Stazione Spaziale Internazionale. Il volo avviene all’interno del Commercial Crew Development Program, un piano che punta a incentivare lo sviluppo di veicoli per portare gli astronauti della NASA nello spazio, a cui partecipano sia Boeing che SpaceX.

Si tratta di un evento storico per diversi motivi:

  • è la prima volta che il compito di portare degli astronauti a bordo della Stazione Spaziale Internazionale viene affidato a un privato;
  • gli astronauti della NASA parteciperanno al collaudo di sistemi spaziali privati direttamente in orbita.

Il lancio rappresenta la riconquista dello spazio da parte degli Stati Uniti: per la prima volta dal 2011, un veicolo spaziale  dotato di equipaggio prenderà il volo direttamente dal suolo statunitense. Dai tempi dello Shuttle, infatti, per decolli e rientri la NASA aveva dovuto rivolgersi alle navicelle Soyuz dell’agenzia spaziale russa.

Cosa accadrà dopo il lancio

In totale, il volo che porterà i due astronauti a bordo della ISS durerà circa 24 ore: la navicella infatti non raggiungerà immediatamente la stazione spaziale, ma compirà alcune manovre intorno alla Terra per posizionarsi correttamente in orbita bassa.

Una volta attraccati, Behnken e Hurley saranno a tutti gli effetti parte dell’equipaggio e completeranno i test sulla navicella Dragon, oltre ad aiutare i colleghi con una serie di esperimenti in assenza di gravità.

Non si conosce ancora la durata della missione e dunque la data di rientro della navicella: la capsula Crew Dragon si sgancerà in modo automatico dalla Stazione Spaziale per rientrare in atmosfera, riportando i due astronauti sulla Terra con uno splashdown (ossia un ammaraggio) nell’Oceano Atlantico.

Se la missione avrà successo, SpaceX avrà via libera per altre sei missioni operative verso la Stazione Spaziale Internazionale; un primo passo per Musk verso il suo vero obiettivo: Marte.

Cosa sapere sul back to work per un luogo di lavoro a prova di COVID-19

  • Il DPCM del 17 Maggio 2020 contiene le misure per la ripartenza delle attività produttive;
  • Tutte le attività che richiedono la presenza fisica in azienda devono collaborare;
  • In caso di contagio in azienda, il datore di lavoro rischia un processo penale.

 

Ormai è trascorso un po’ di tempo dal momento in cui il Premier Giuseppe Conte ha firmato il DPCM recante le misure per il contenimento dell’emergenza epidemiologica da COVID-19. Con questo protocollo il governo ha dato il via libera alla ripresa della maggior parte delle attività produttive, economiche e sociali, a partire dal 18 maggio 2020. Di conseguenza, uffici, bar, ristoranti, negozi, musei, parrucchieri, estetiste hanno potuto riaprire, ma solo nel pieno rispetto delle linee guida contenute nel decreto.

La posizione del governo, è chiara: riaprire sì, ma con la massima sicurezza per tutti. Il timore, infatti, è che il virus possa approfittare di questa nuova situazione di normalità per diffondersi nuovamente.

Perciò, la regola n.1 è: mai sottovalutare il rischio e sentirsi troppo sicuri. Qualsiasi collega, anche se apparentemente sembra essere in piena salute, è potenzialmente infetto. Esiste un’alta percentuale di persone asintomatiche e di gente che pur essendosi ammalata non ha potuto fare il tampone. Sono stati registrati casi sia in Italia, che in Cina, di persone risultate positive al virus addirittura dopo 60-70 giorni dalla guarigione.

coronavirus igiene mani

LEGGI ANCHE: La vera sfida del lavoro da remoto? E’ per i dirigenti!

Quali sono le principali raccomandazioni?

Il nuovo DPCM integra i contenuti presenti nel “Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro” sottoscritto il 24 aprile 2020 fra il Governo e le parti sociali. 

La parola d’ordine è ancora “smart working, una misura largamente intrapresa nei due mesi di lockdown, che il Governo invita a proseguire laddove le condizioni lo permettono. La pandemia ha imposto di sperimentare il lavoro da remoto, consentendo a moltissime organizzazioni di scoprire una nuova modalità di lavoro, che in molti casi può essere funzionale. Questo cambiamento potrebbe segnare la fine del rapporto lavorativo “subordinato”, a favore di un modello maggiormente collaborativo basato su fiducia e autonomia, con straordinari risultati in termini di benessere, efficienza e produttività. E secondo un recente sondaggio di Nomisma, il 32% delle società intervistate continuerà ad applicare lo smart working anche dopo la fase di isolamento.

In questo caso il lavoratore è tenuto a portare a casa temporaneamente l’attrezzatura che utilizza (computer, monitor, tastiera, mouse, stampante, sedia, poggiapiedi e lampada). Il datore di lavoro, invece deve stabilire dei confini salutari tra le ore lavorative e tempo libero, fornire indicazioni sulle buone pratiche ergonomiche (come una postura corretta e il movimento frequente) e invitare i lavoratori a fare pause con regolarità (all’incirca ogni 30 minuti) per alzarsi, muoversi e fare stretching.

Per tutte quelle attività che prevedono una presenza fisica in azienda, invece, è richiesta la massima collaborazione, sia da parte del datore di lavoro, che dei dipendenti, per tutelare e promuovere la salute, la sicurezza e il benessere di tutti. In questo momento storico, parlare di sicurezza non è sufficiente: mai come ora le persone richiedono standard elevati di pulizia e controlli. Di seguito, le principali norme da rispettare.

Informazione

L’azienda deve informare chiunque entri in azienda delle disposizioni imposte dalle autorità, consegnando e/o affiggendo depliants nei luoghi maggiormente visibili, oltre ad un’apposita segnaletica per garantire il corretto flusso delle persone all’interno dell’ambiente di lavoro.

Tra le informazioni principali da comunicare:

  • l’obbligo di mantenere la distanza di sicurezza (di almeno un metro), di adottare tutte le precauzioni igieniche consigliate dalle Autorità e dal datore di lavoro;
  • l’obbligo di rimanere presso il proprio domicilio se si manifesta febbre superiore ai 37.5 gradi o altri sintomi influenzali (tosse secca, dolori muscolari, congestione nasale, mal di gola, congiuntivite o diarrea) e di informare tempestivamente sia il datore di lavoro, che il medico di famiglia.

Accesso alla sede di lavoro

Il personale, e chiunque intenda fare ingresso in azienda, non potrà accedere se negli ultimi 14 giorni ha avuto contatti con soggetti risultati positivi al COVID-19 o presenta una temperatura corporea superiore ai 37,5 gradi. I casi sospetti, cioè le persone che hanno avuto sintomi riconducibili al virus, devono attenersi alle disposizioni del medico curante. I lavoratori risultati positivi, invece, possono rientrare al lavoro solo dopo esser stati sottoposti al doppio tampone, su convocazione del Dipartimento di Sanità Pubblica.

Per quanto riguarda i dipendenti, vanno favoriti orari di ingresso/uscita scaglionati e un’adeguata turnazione, sia per evitare assembramenti sui mezzi di trasporto, che negli ambienti di lavoro. Questo vuol dire che se per esempio un’azienda ha 30 dipendenti può pensare di farne lavorare solo una decina dall’ufficio e una ventina da casa, a settimane alterne. 

Al fine di ridurre le possibilità di contatto con il personale, anche l’accesso di eventuali fornitori esterni (ad esempio addetti alle pulizie) deve essere regolato, attraverso l’individuazione di procedure di ingresso, transito e uscita ben definite. L’accesso ai visitatori esterni (ad esempio clienti), invece, dovrà essere limitato al massimo: qualora fosse necessario, gli stessi dovranno sottostare a tutte le regole aziendali.

coronavirus e lavoro

Igiene in azienda

L’azienda deve garantire la pulizia giornaliera delle superfici con disinfettanti a base di cloro o alcool e la sanificazione degli ambienti di lavoro, delle aree comuni e di svago. Inoltre, bisogna tenere controllata la qualità dell’aria, grazie a sistemi di ventilazione e di ricircolo.

Bisogna mettere a disposizione gel disinfettante per le mani: i detergenti devono essere accessibili a tutti, grazie a specifici dispenser collocati in punti facilmente individuabili dell’azienda. Ma non solo. Qualora non si riesca a mantenere una distanza interpersonale superiore ad un metro e non siano possibili altre soluzioni organizzative è necessario fornire mascherine e altri dispositivi di protezione individuale, come guanti, occhiali, tute, camici, conformi alle disposizioni delle autorità.

Per i fornitori ed il personale esterno occorre installare servizi igienici dedicati, differenti da quelli messi a disposizione per i propri dipendenti e all’interno dei quali deve essere garantita un’adeguata pulizia giornaliera. 

Sicurezza dei lavoratori

Gli ambienti di lavoro devono essere trasformati e ripensati per mantenere le distanze tra le persone: si potranno perciò spostare le scrivanie o, in mancanza di spazio, utilizzare pannelli di plexiglass tra una postazione e l’altra. 

Gli spostamenti all’interno dell’azienda devono essere limitati al minimo indispensabile. L’accesso agli spazi comuni (bar, mensa, aree fumatori, zone dedicate ai distributori di bevande e/o snack, spogliatoi, servizi igienici etc.) è contingentato: le persone devono evitare lunghe soste in queste zone e devono mantenere la distanza di sicurezza di almeno un metro dalle altre persone presenti. Inoltre è necessario garantire una ventilazione continua di questi ambientiAlcune aziende si sono anche attrezzate di un servizio delivery, al fine di limitare gli spostamenti dei lavoratori nell’ora di pranzo.

Le riunioni in presenza, invece, non saranno consentite. Se proprio necessarie ed urgenti, dovranno essere ridotte al minimo nel numero di partecipanti e, comunque, dovranno essere garantiti il distanziamento interpersonale, un’adeguata pulizia del locale e aerazione continua. Sono sospesi e annullati anche tutti gli eventi, i congressi e le attività di formazione aziendale.

smartworking coronavirus

LEGGI ANCHE: Investire sul benessere dei propri dipendenti fa bene alle aziende

Adempimenti da rispettare per ogni specifico settore

Il documento in allegato al DPCM prevede la regolamentazione dei singoli settori produttivi. Le indicazioni in esse contenute si pongono in continuità con le indicazioni di livello Nazionale spiegate in precedenza. Inoltre, a tutte le attività, è consentito rilevare la temperatura corporea dei propri clienti e dipendenti, impedendone l’accesso in caso di valori superiori a 37,5°C

Uffici aperti al pubblico

Le principali indicazioni che devono rispettare uffici pubblici e privati, studi professionali e servizi amministrativi con accesso al pubblico sono:

  1. privilegiare il contatto con i clienti tramite modalità di collegamento a distanza, oppure contingentare l’accesso agli uffici tramite prenotazioni, consentendo la presenza contemporanea  di  un  numero  limitato di clienti in base alla capienza del locale;
  2. riorganizzare gli spazi, in modo da assicurare il distanziamento sociale, che deve essere di almeno 1 metro, sia tra i dipendenti, che con il pubblico. In alternativa è possibile installare delle barriere divisorie in plexiglass e vetri di protezione;
  3. mettere a disposizione dei dipendenti e dei clienti soluzioni idro-alcoliche per procedere con una frequente igienizzazione delle mani, in particolare dopo il contatto con materiale informativo. Assicurare un’adeguata pulizia delle superfici e la disinfezione di tutte le attrezzature.

Esercizi per la cura della persona (acconciatori ed estetisti)

Le prescrizioni che devono attuare acconciatori, barbieri ed estetisti sono:

  1. accettare solamente i clienti che hanno prenotato esplicitando il tipo di trattamento da effettuare, in modo da  ottimizzare i tempi di attesa ed evitare assembramenti all’interno del locale;
  2. riorganizzare gli spazi in ragione delle condizioni logistiche e strutturali del locale, per assicurare il mantenimento di almeno 1 metro di distanza tra i singoli clienti. L’area di lavoro deve essere arieggiata e può essere delimitata da barriere fisiche adeguate a prevenire il contagio. Inoltre, deve essere costantemente igienizzata e sanificata;
  3. dotare i propri dipendenti di adeguati dispositivi di protezione individuale, come mascherine FFP2, FPP3 e visiere protettive, guanti, grembiuli monouso, gel igienizzante, etc. da utilizzare, in particolare, quando non è possibile rispettare il distanziamento sociale con i clienti previsto dalla legge.

Esercizi di somministrazione di cibo e bevande

Qualsiasi esercizio di somministrazione di pasti e bevande, quali ristoranti, trattorie, pizzerie, self-service, bar, pub, pasticcerie, gelaterie, rosticcerie, oltre ad applicare le misure di contenimento generali deve:

  1. privilegiare l’accesso tramite prenotazione, per evitare assembramenti di persone in attesa fuori dal locale, bandire l’uso di buffet per servire il cibo e consentire la consumazione al banco solo se è possibile garantire la distanza interpersonale di almeno 1 metro tra i presenti;
  2. riorganizzare tavoli e posti a sedere, definendo un limite massimo di capienza predeterminato e prevedendo uno spazio di distanza di almeno 1 mt tra ogni cliente, fatta salva la possibilità di adottare misure extra, come per esempio le barriere divisorie in plexiglass; dove possibile, sono da favorire gli spazi esterni del locale (ad esempio terrazze, e giardini);
  3. dotare il proprio personale di servizio di dispositivi di protezione individuale (mascherine) e invitarlo ad igienizzare frequentemente le mani con le soluzioni idroalcoliche. Inoltre, deve areare il locale e posizionare i dispenser dei prodotti igienizzanti in diversi punti strategici (ad esempio all’entrata, oppure nei pressi dei servizi igienici, vicino alla cassa, etc.).

Commercio al dettaglio

Il settore del commercio al dettaglio deve:

  1. prevedere regole di accesso, in base alle caratteristiche dei singoli locali, in modo da evitare assembramenti e assicurare il mantenimento di almeno 1 metro di separazione tra i clienti;
  2. fornire al cliente guanti monouso da utilizzare obbligatoriamente per scegliere la merce in autonomia e soluzioni idroalcoliche per la corretta igienizzazione delle mani;
  3. assicurare la pulizia e la disinfezione quotidiana delle aree comuni. Favorire il regolare e frequente negli ambienti interni ed escludere totalmente, per gli impianti di condizionamento, la funzione di ricircolo dell’aria.

coronavirus sanificazione

LEGGI ANCHE: Da Gucci a FCA: i brand che hanno riconvertito la produzione

E se il lavoratore si ammala?

Ripartire in sicurezza: è il grande dilemma degli imprenditori. Da un lato è necessario proteggere i dipendenti dal rischio contagio, dall’altro ci si potrebbe trovare di fronte a responsabilità civili e penali. Marina Calderone, infatti, ha dichiarato che i datori di lavoro rischiano di subire un processo penale (con lunghe indagini e sequestri) per la violazione degli art. 590 [lesioni personali colpose] o 589 [omicidio colposo], nell’ipotesi in cui un proprio dipendente contraesse l’infezione da COVID-19 sul lavoro.

Il pubblico ministero, però, potrà esercitare l’azione penale in danno del datore di lavoro solo nel caso in cui emerga che lo stesso non abbia adottato tutte le misure necessarie per prevenire il rischio di contagio. La mancata osservanza di queste disposizioni può comportare la sospensione dell’attività fino al ripristino delle condizioni di sicurezza e una sanzione che può variare da un minimo di 400 euro ad un massimo di 3 mila euro e nei casi più gravi la detenzione. 

Il lavoro al tempo del COVID-19

Mettete in pratica adeguamenti nella disposizione del luogo di lavoro e nell’organizzazione del lavoro che ridurranno la trasmissione di COVID-19 (nel caso di dubbi potete farvi aiutare da un consulente in materia di salute e sicurezza). Nel farlo, prestate particolare attenzione ai dipendenti ad alto rischio (persone anziane, con problemi cronici o in gravidanza). Valutate di mettere in atto misure di supporto per i lavoratori che potrebbero soffrire di ansia o stress, che hanno subito eventi traumatici o che si trovano in difficoltà economiche.

In rete esiste una gran quantità di informazioni legate al COVID-19 e può essere difficile distinguere le informazioni affidabili dalle fake news. Se avete dubbi vi invitiamo a consultare fonti di informazioni qualificate, visitando i siti ufficiali:

illimity talk milano digital week

Human vs Artificial Intelligence: l’illimity talk della Milano Digital Week

Il digitale è stato un grande alleato per privati e aziende durante l’emergenza sanitaria: dal lavoro alla formazione fino alle relazioni, sono molti gli aspetti della vita quotidiana e lavorativa che non si sono mai interrotti, grazie alla tecnologia.

Per raccontare questo cambio di paradigma, illimity, banca ad alto tasso tecnologico quotata all’MTA di Borsa Italiana, partecipa alla Milano Digital Week, la manifestazione promossa dal comune di Milano sul tema della “Città trasformata”.

Nel dettaglio, il 26 maggio sarà possibile assistere al terzo illimity talk, il format della banca pensato per guardare oltre gli schemi, ispirare e dare forma al proprio potenziale.

>>> Guarda il talk di illimity “Let’s talk about: Human Vs Artificial Intelligence”.

illimity bank talk milano digital week

Il rapporto tra uomo e tecnologia nel talk di illimity

Il talk coinvolgerà Roberto Cingolani – Chief Technology and Innovation Officer del gruppo Leonardo, nonché ex direttore dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova – e Corrado Passera, che nelle sue molte vite è stato, tra l’altro, AD di Poste Italiane e Intesa, Ministro dello Sviluppo Economico e adesso CEO della banca tecnologica che ha fondato, illimity.

I due si confronteranno sul rapporto tra tecnologia, uomo e filosofia in un’era sempre più guidata da algoritmi di deep learning, robot e relazioni digitali che stanno trasformando le nostre vite, rimodellando la stessa condizione umana.

Con questa pandemia abbiamo cominciato a vedere i primi robot che consegnano i pasti negli ospedali e disinfettano le corsie. O le intelligenze artificiali che cercano molecole per nuovi farmaci o che tengono traccia dei possibili contagi. Di certo l’emergenza Coronavirus ha messo in chiaro una cosa: per il nostro futuro, per le sfide che abbiamo davanti, è di automazione e algoritmi che avremo sempre più bisogno in ogni ambito della nostra vita. E la loro diffusione sarà in ogni caso inarrestabile.

man robot illimity bank

Dove ci porteranno le macchine

Cosa rappresentano queste realtà così difficili da classificare? Una nuova specie? Soltanto macchine e software dotati di grandi potenze di calcolo o qualcosa che un giorno potrebbe evolvere, magari provare le nostre stesse emozioni? E noi umani, poi? Dovremmo averne paura, porci problemi di natura etica o arrenderci rassegnati alla loro avanzata?

L’essere umano ha impiegato 3 miliardi di anni di evoluzione per arrivare a una perfetta armonia tra mente e corpo, che gli permettono di affrontare i problemi con agilità, immediatezza ed efficienza. I robot esistono da poche decine di anni e provano a imitare questi meccanismi perfetti. Ai robot, però, manca la flessibilità degli esseri umani.

Quando si parla di quarta rivoluzione industriale, bisogna stare attenti a distinguere le cose. Un conto sono le automazioni che si limitano a velocizzare i processi, un altro le tecniche evolute delle intelligenze artificiali – come il machine learning o i software di autoapprendimento – che, ad esempio nel settore bancario, stanno offrendo contributi essenziali.

Questi stessi algoritmi, tuttavia, possono sfuggire di mano e arrivare a conclusioni imprevedibili, o discriminanti, su cui occorre invece trasparenza.
Il paragone uomo-macchina come misurazione di potenza di calcolo e consumo energetico è una visione che non tiene conto di tante caratteristiche dell’essere umano, come l’autocoscienza, la percezione di sé, la curiosità.

Partendo da queste premesse, i protagonisti del talk parleranno anche di creatività e gestione tecnologica di queste macchine, delle paure legate al loro avvento e di come dovremmo prepararci a questo nuovo futuro.

Guarda il talk di illimity della Milano Digital Week: “Let’s talk about: Human Vs Artificial Intelligence” 

Live dal 26 maggio alle ore 11.00

illimity talk

Lavoro, professioni e futuro

Dopo il primo talk, l’appuntamento è con gli altri due webinar organizzati da illimity.

Il primo, “Il futuro del lavoro tra UX, algoritmi, neuromarketing e open banking, si terrà il 27 maggio alle 16.00. Le diverse figure della banca in veste di Data Scientist, Digital Strategist e Designer partiranno dal concetto del design thinking per riflettere sull’importanza dei numeri, della creatività e della condivisione delle idee.

Il secondo, “L’identikit delle professioni del futuro: tra digital transformation e human touch”, sarà in diretta il 28 maggio alle 15.15. Il webinar di Marco Russomando, head of Human Resources, permetterà di approfondire il tema dei nuovi lavori e dell’importanza di una visione sinergica tra creatività e tecnologia per accendere il potenziale delle persone e creare luoghi di lavoro realmente inclusivi.

Guarda tutti i Webinar!

 


Image credits: Depositphotos #325837798 – #13635402 – #18264893 – #512264

evoluzione della tecnologia dopo il coronavirus

9 previsioni sull’evoluzione della tecnologia dopo il Coronavirus

  • Il Covid-19 ci ha trovati impreparati facendo sì che ci adattassimo a una nuova realtà quotidiana inaspettata;
  • Abbiamo riprogrammato le nostre abitudini in maniera efficace grazie all’utilizzo della tecnologia, che ci ha permesso di andare avanti in questa fase di lockdown;
  • Il futuro post-covid vedrà un’evoluzione tecnologica mirata a convivere ed affrontare nuove emergenze in maniera consapevole.

 

La pandemia causata dal Coronavirus ha portato molti cambiamenti. Ci ha costretti tutti a trovare nuovi modi di lavorare, interagire e vivere. Ha sollevato domande su come le nostre società sono organizzate e su dove vogliamo e dobbiamo investire per il futuro. Ci ha mostrato i nostri punti di forza e ha evidenziato le nostre debolezze. Ci ha posto nuove sfide, non ultima quella di cercare una cura. L’evoluzione della tecnologia dopo il Coronavirus è una componente chiave del nostro sforzo collettivo per affrontare il virus e sostenere i nostri nuovi modi di vivere e di lavorare in questo periodo inaspettato.

I vari Stati hanno dovuto lavorare per coordinare, integrare e avviare misure per affrontare ogni aspetto dell’emergenza sanitaria e il digitale, i media e le telecomunicazioni hanno svolto un ruolo vitale. Le tecnologie digitali non sono mai state così importanti nella nostra vita. È quindi fondamentale poter garantire che si disponga delle infrastrutture, della connettività e delle normative necessarie per rispondere al contagio e per dare la possibilità alle persone di continuare a vivere più normalmente possibile.

La diffusione del virus in tutto il pianeta, ha quindi costretto l’umanità ad innovare e cambiare il modo in cui lavoriamo e viviamo. Il lato positivo dell’esperienza che stiamo vivendo è che gli individui e le società saranno più preparati e coordinati per affrontare un mondo post COVID-19.

Ecco alcune previsioni su come potrebbe apparire la nostra vita una volta che ci saremo lasciati alle spalle la pandemia grazie all’evoluzione della tecnologia dopo il Coronovirus.

evoluzione della tecnologia dopo coronavirus

1. Interfacce e interazioni contactless

Non sono passati molti anni da quando siamo stati travolti dalla tecnologia del “touch-screen” e da tutto ciò che ci ha permesso di fare. Il COVID-19 ha reso consapevoli la maggior parte di noi di quanto ogni superficie “toccabile” potesse trasmettere la malattia.

Quindi in un mondo post-COVID-19, ci si aspetta che avremo meno touch-screen e più interfacce vocali. Inoltre da poco abbiamo imparato ad apprezzare la possibilità di pagare senza contatto tramite carte e dispositivi mobili grazie al contactless. Con l’aumentare delle persone che vorranno limitare ciò che toccano, è probabile che un’opzione di pagamento per beni e servizi che non richiede alcun contatto fisico possa guadagnare terreno.

evoluzione della tecnologia

2. Infrastruttura digitale rafforzata

Il COVID-19 ha fatto sì che le persone si adattassero a lavorare da casa e in isolamento. Siamo stati, in un certo modo, forzati nelle nostre abitudini collettive a trovare soluzioni digitali per tenere riunioni, lezioni, allenamenti e altro ancora. Fare tutto questo, restando rifugiati nelle nostre case, ha permesso a molti di noi di valutare la possibilità di continuare alcune di queste pratiche in un mondo post-COVID-19.

Leggendo varie esperienze, ci sono molti lavoratori che hanno capito che spostarsi da un ufficio all’altro, o da un edificio all’altro o addirittura in alcuni casi cambiare città solo per una riunione, non è sempre essenziale.

Le videochiamate o in gergo le “Conference Call” hanno conquistato un po’ tutti, e sono assolutamente valide ed efficaci per tutti i tipi di riunioni (sì, anche le riunioni del consiglio di amministrazione).

Come per tutte le crisi, quella attuale rappresenta quindi un’opportunità per velocizzare il miglioramento di tutta l’infrastrutturadigitale e in un certo senso anche di una trasformazione culturale.

evoluzione della tecnologia dopo il Coronavirus

3. Miglior controllo mediante Internet of Things (IoT) e Big Data

Stiamo constatando in tempo reale la vera potenzialità dei dati in questa pandemia. Gli insegnamenti che stiamo ricevendo da questa esperienza ci permetteranno di monitorare le pandemie future utilizzando la tecnologia e i Big Data su internet. Grazie all’utilizzo dell’internet delle cose riusciremo ad avere sistemi che segnalano e tracciano chi mostra i sintomi di un’epidemia, in maniera molto più veloce ed efficace.

Abbiamo già degli esempi reali di come gli Stati e i privati stiano tentando di mettere in pratica questi concetti. È noto in Italia il caso dell’app Immuni di Bending Spoons che utilizzerebbe i dati GPS dei nostri smartphone per tracciare gli spostamenti delle persone contagiate, segnalando con chi hanno interagito in modo da monitorare gli eventuali contagi.

Come ogni volta che si è di fronte ad una nuova tecnologia, bisogna fare giustamente attenzione a far sì che l’innovazione apportata, possa allo stesso tempo salvaguardare la privacy di ogni individuo e prevenire l’abuso dei dati.

Nel momento in cui tecnologia e privacy degli utenti andranno d’accordo, si potranno ottenere enormi vantaggi per monitorare e affrontare in modo più efficace le future pandemie.

LEGGI ANCHE: Quando crisi e opportunità sono davvero la stessa cosa

4. Machine Learning e Intelligenza artificiale in Medicina

Il Machine Learning ha fatto grandi progressi nell’efficienza farmaceutica e biotecnologica.

Lo sviluppo di farmaci è un processo notoriamente costoso e lungo. Molti dei processi analitici coinvolti nello sviluppo dei farmaci possono essere resi più efficienti con il Machine Learning e grazie all’implementazione dell’intelligenza artificiale. Proprio in un momento come questo, bisogna puntare a sfruttare questo potenziale per ridurre anni di lavoro e centinaia di milioni di investimenti.

L’intelligenza artificiale è un partner ideale nello sviluppo di farmaci perché può accelerare e integrare le attività umane. Più velocemente potremo creare e distribuire un farmaco efficace e sicuro per combattere e  prevenire il COVID-19 e virus futuri, più velocemente essi potranno essere contenuti.

evoluzione della tecnologia dopo il Coronavirus

Foto Credits: Franck V. on Unsplash

5. Telemedicina

Diciamoci la verità, la maggior parte di noi, probabilmente, non ne ha mai sentito parlare. La Telemedicina è il metodo che prevede servizi sanitari a distanza come il monitoraggio e la consulenza tra medici e pazienti online, attraverso una connessione sicura. Tuttavia, la verità è che solo una manciata di paesi nel mondo ha adottato questo metodo. La telemedicina quindi rimane solo un concetto per molti, soprattutto per l’Italia.  Questa triste realtà può essere attribuita alla mancanza di infrastrutture adeguate a sostenerla e alla mancanza di consapevolezza. Un altro fattore è che gli aspetti culturali non sono stati presi in considerazione, come di solito accade nella salute digitale.

Per frenare il traffico negli ospedali e negli uffici degli operatori sanitari, molti stanno implementando o ricordando ai propri pazienti che è possibile effettuare consultazioni online. Invece di correre dal medico o al centro sanitario, le cure a distanza consentono servizi clinici senza una visita di persona. Nonostante la materia fosse già nota prima del COVID-19, l’interesse è aumentato ora che il distanziamento sociale è stato obbligatorio in molte aree.

Un recente articolo dell’American Journal of Managed Care ha discusso la necessità e le sfide da affrontare per incorporare la telemedicina nella quotidianità. Si legge che “sebbene permangano alcune sfide legali, e relative alle normative, l’epidemia COVID-19 potrebbe essere la giusta spinta per i legislatori e le agenzie di regolamentazione a promulgare ulteriori misure che facilitino un’adozione più diffusa della telemedicina”.

evoluzione della tecnologia dopo il coronavirus

Foto Credits: intouchealth

6. Più acquisti online

Sebbene negli ultimi anni il commercio elettronico sia cresciuto notevolmente, il COVID-19 ha dato una scossa a tutto l’ambiente come mai prima d’ora. Questo è avvenuto in maniera naturale, poiché la maggior della gente su tutto il pianeta ha dovuto spostare online quasi tutti i propri acquisti.

Le aziende che non disponevano di un’opzione online hanno dovuto affrontare una rovina finanziaria e quelle che avevano una piccola presenza sul web hanno cercato di aumentare la propria offerta.

Dopo il COVID-19, le aziende che vogliono rimanere competitive dovranno spostarsi obbligatoriamente online anche se il loro business principale resterà offline. Ci saranno inoltre miglioramenti nei sistemi logistici e di trasporto merci, uno dei pochi settori che in questo periodo ha riscontrato una impennata di lavoro per far fronte all’ondata di richiesta delle consegne.

LEGGI ANCHE: L’eCommerce ai tempi del Coronavirus: numeri, trend, scenari e strategie

evoluzione della tecnologia dopo il Coronavirus

7. Maggiore dipendenza dai robot

Nel bene e nel male i robot sostituiranno molti umani nel loro lavoro, dicono gli analisti, e l’epidemia da Coronavirus sta accelerando il processo. La gente di solito dice di volere un elemento umano nelle proprie interazioni, ma il COVID-19 ha cambiato questa situazione e cambierà le preferenze dei consumatori aprendo davvero nuove opportunità per l’automazione.

Le grandi e piccole aziende stanno diversificando il modo in cui utilizzano i robot per aumentare la distanza sociale e ridurre il numero del personale che deve andare fisicamente a lavoro. I robot vengono utilizzati anche per svolgere ruoli che i lavoratori non possono svolgere da casa.

Walmart, il più grande rivenditore americano, sta usando i robot per pulire i pavimenti. I robot in Corea del Sud sono stati utilizzati per misurare le temperature e distribuire disinfettanti per le mani.

Con gli esperti sanitari che avvertono che in mancanza di un vaccino o di una cura efficace, potrebbero essere necessarie alcune misure di distanziamento sociale addirittura fino al 2021, i lavoratori robot potrebbero essere più richiesti. Potrebbero essere utilizzati per consegnare generi alimentari o per prendere informazioni vitali in un sistema sanitario o per far funzionare una fabbrica.

Le aziende si rendono conto di come i robot potrebbero supportarci oggi e svolgere un ruolo importante in un mondo post COVID-19 e – speriamo di no – durante una futura pandemia.

LEGGI ANCHE: eCommerce: +17% nel 2019, ma il Coronavirus stravolge il settore

evoluzione della tecnologia dopo il Coronavirus

Credits Foto: Andy Kelly on Unsplash

8. Eventi offline ed eventi digitali

L’organizzazione di un grande evento richiede un grande sforzo. I lavori iniziano almeno sei mesi prima della data stabilita e molte persone vengono coinvolte a diversi livelli. C’è un luogo da scegliere, il giusto servizio di ristorazione da selezionare, il viaggio e l’alloggio del team. Poi bisogna trovare sponsor e personale di sicurezza. Per non parlare delle molte ore passate a contattare e trovare i migliori relatori e di quelle impiegate a lanciare le campagne di marketing per promuovere l’evento. E la lista continua. Quindi, immaginate cosa si prova a cancellare tutto nel giro di pochi giorni. Al di là delle ripercussioni psicologiche ed economiche, le grosse difficoltà si riscontrano nel cancellare tutto e nel non sapere se e quando si potrà replicare il tutto.

È molto probabile che molte cose saranno diverse anche una volta che l’emergenza sarà completamente finita. I grandi eventi e le conferenze non saranno più gli stessi, né le interazioni umane, almeno per un po’ di tempo. Ed è abbastanza probabile che molte aziende e molte persone preferiranno attenersi al nuovo modello di conferenza online piuttosto che rischiare di organizzarle dal vivo per poi vederle andare in fumo.

In realtà, questa è anche una spinta alla trasformazione. I nuovi strumenti sono destinati a soddisfare le nuove esigenze digitali dell’industria delle conferenze e quelle dei meeting più piccoli. Si dovrà quindi imparare ad interagire in modo diverso. Una cosa è certa bisogna trovare un modo per offrire la stessa, o anche migliore, qualità al nostro pubblico. I community manager devono continuare a lavorare per migliorare non solo i loro contenuti, ma anche il modo in cui li forniscono.

Gli organizzatori e i partecipanti agli eventi offline che sono stati costretti a passare al digitale, hanno realizzato che ci sono pro e contro in entrambi i casi. I nuovi eventi virtuali non dovranno quasi mai preoccuparsi di far fronte al problema del numero massimo di persone da poter accogliere, come invece accade con un evento dal vivo. Inoltre ci possono essere partecipanti collegati da tutto il mondo contemporaneamente senza che essi, o chi per loro, debbano sostenere spese di viaggio e alloggio.

Anche se le previsioni ci dicono che gli eventi di persona non verranno sostituiti interamente dopo questa pandemia, molto probabilmente gli organizzatori scopriranno come gli aspetti digitali possano integrarsi con gli eventi dal vivo. Sicuramente ci sarà un forte aumento degli eventi ibridi in cui parti dell’evento si svolgeranno di persona ed altri fruibili digitalmente.

Abbiamo ormai varcato una soglia, e guardare indietro non è certo il modo di andare avanti.

evoluzione della tecnologia dopo il Coronavirus

Credits Foto: Jonas Jacobsson on Unsplash

9. Videogames ed eSport

Eventi sportivi, organizzazioni e tifosi hanno dovuto fare i conti con la sospensione dei loro passatempi preferiti. In alcuni casi le stagioni sono state completamente cancellate a causa del COVID-19. Ma i videogames e gli eSport sono in buona salute. Si prevede che nel 2020 il mercato globale dei videogiochi varrà 159 miliardi di dollari, circa quattro volte i ricavi al botteghino (43 miliardi di dollari nel 2019) e quasi tre volte i ricavi dell’industria musicale (57 miliardi di dollari nel 2019). Il mercato più grande per fatturato è quello dell’Asia-Pacifico con quasi il 50% del mercato dei giochi per valore.

Una piccola parte ma in forte crescita è costituita dagli eSport. Essi non sono altro che competizioni di videogiochi sportivi organizzati in modalità multi-giocatore. Si prevede che questo settore cresca fino a poco più di un miliardo di dollari nel 2020.

I modelli di business negli eSport seguono da vicino lo sport professionistico e anche se le competizioni sono molto più frammentate, la maggior parte delle entrate proviene dalla pubblicità e dalla radiodiffusione. Anche se relativamente piccolo rispetto al mercato complessivo dei giochi, gli eSport hanno un ruolo rilevante in questo momento storico. Gli organizzatori dei campionati sportivi di tutto il mondo si sono rivolti al settore per trovare nuovi modi di interagire con i tifosi. Diverse competizioni di eSport in alcuni paesi, sono state trasmesse in diretta televisiva. Le emittenti cercano di riempire ore di contenuti sportivi programmati che sono stati cancellati in seguito alla pandemia. Sarà anche questo sicuramente un settore che continuerà a crescere dopo la pandemia.

evoluzione della tecnologia dopo il corona virus

Il COVID-19 sta mettendo a dura prova i nostri sistemi e la nostra pazienza, ma sta anche costruendo la nostra resilienza. Sembra paradossale ma il virus ci sta consentendo di sviluppare soluzioni nuove e innovative.

In un mondo post COVID-19, sarà stato il virus e rendere il nostro pianeta un posto migliore, ma non grazie all’evoluzione della tecnologia, ma grazie alle persone. Si tratta di imparare. Si tratta di mantenere i contatti personali e professionali in un periodo in cui è molto facile sentirsi isolati.
Vinceremo tutti insieme, imparando da questa esperienza e ne usciremo più forti e più connessi, con alcuni nuovi modi di lavorare e di usare la tecnologia, affinché il futuro, non ci trovi nuovamente impreparati.

*Articolo liberamente ispirato e tradotto dal post originario di Bernard Marr.

ripresa economica

Per il post-covid abbiamo bisogno di una ripresa economica sostenibile

  • Anche durante l’emergenza è aumentata la consapevolezza delle persone sulla questione ambientale;
  • Tra Recovery fund e European Green Deal, la Commissione Europea vuole far ripartire l’Europa con investimenti sostenibili;
  • Il Manifesto firmato da oltre 400 imprese italiane chiede alle istituzioni una valorizzazione del green come grande opportunità per l’Italia.

 

Il 2020, oltre che l’anno del Covid, si prevede avrà un clima molto caldo in Europa, dopo che già il 2019 aveva battuto ogni record dal 1979.

In soli 40 anni la temperatura è aumentata di 1,2°C. Sembrerebbe un numero da niente, ma insieme ad altri fattori come la deforestazione e la forte vicinanza tra uomo e animali selvatici, genera reazioni a catena che alterano gli  ecosistemi. Questa è molto probabilmente anche la causa del Covid-19 secondo un report del WWF.

La pandemia che ci ha colpito in questi mesi, sembra aver rimescolato le carte del mondo e generato nelle persone una crescente consapevolezza sul rapporto uomo e ambiente e sull’urgenza di un cambiamento sostenibile, in precedenza solo timidamente avviato.

Una consapevolezza che diventa concreta, nel momento in cui parliamo di ripresa economica.

Come si colloca la questione ambientale nel post-Covid? Come si stanno muovendo le persone, le istituzioni e le aziende?

ripresa economica sostenibile

Il mondo post-Covid per gli italiani

Uno studio Ipsos condotto dal 21 febbraio al 6 marzo 2020 in 29 nazioni, tra cui l’Italia, ha indagato come il mondo vede il cambiamento climatico e il Covid-19. Per il 71% delle persone il cambiamento climatico deve considerarsi una crisi quanto la pandemia.

Il 63% degli intervistati italiani pensa che nella ripresa economica il governo dovrebbe dare priorità alla questione ambientale. Il 47% è inoltre fortemente d’accordo che dopo la pandemia ci saranno molte più persone che si batteranno attivamente a favore dell’ambiente. A livello politico il 66% non appoggerà un partito che non prenderà seriamente in considerazione il cambiamento climatico.

rifiuti urbani ambiente

LEGGI ANCHE: ll consumo sostenibile è in crescita. Ecco come cambiano le nostre abitudini (e anche le aziende)

Per gli intervistati italiani i problemi ambientali maggiori su cui il governo dovrebbe porre attenzione sono: Aumento delle temperature/cambiamento climatico (44%), inquinamento dell’aria (42%), gestione dei rifiuti (48%).

Per quanto riguarda le azioni in ottica di sostenibilità, l’85% privilegerà prodotti più salutari e migliori per l’ambiente.

Inoltre entro l’anno prossimo gli italiani intervistati pensano di:

  • limitare l’acquisto di prodotti con molto confezionamento (58%);
  • evitare di acquistare nuovi prodotti, favorendo usato o riparazioni (53%);
  • ridurre l’utilizzo della macchina a favore di camminate, bicicletta e mezzi pubblici (50%);
  • risparmiare acqua in casa, riducendo per esempio il tempo della doccia o non innaffiando il giardino (50%);
  • risparmiare energia in casa, con riqualificazione energetica e attenzione ai consumi (48%);
  • mangiare meno carne, sostituendola con alternative come i fagioli (45%)

ripresa economica_mobilità sostenibile

Parlando di mobilità sostenibile, in questi giorni è stata approvato con il Decreto Rilancio il bonus bici, che prevede fino al 60%, massimo 500 euro, per l’acquisto di biciclette, eBike, monopattini elettrici e altri dispositivi di micromobilità. Un’azione che insieme a investimenti sulle piste ciclabili potrebbe rivelarsi davvero importante per la qualità dell’aria nelle nostre città. Questo si aggiunge al decreto clima che era stato già approvato lo scorso dicembre.

Un’altro incentivo sostenibile presente nel decreto rilancio è l’ecobonus al 110% per ottenere una detrazione fiscale su interventi di riqualificazione energetica e antisismici sugli immobili, in misura superiore rispetto al costo.

La ripresa economica europea

Il 13 maggio scorso la presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen ha presentato l’architettura e le caratteristiche del Recovery Fund post-Covid, su cui il Parlamento Europeo dovrà esprimersi.

Si tratta di una pacchetto di ripresa economica che l’Europa mette in campo per risollevarsi, supportando gli Stati Membri, a livello pubblico e privato. Il piano di ripresa sarà interamente erogato attraverso i programmi europei e durerà pochi anni. Già a partire da quest’anno sarà anticipato parte dell’investimento.

ripresa economica energie rinnovabili

In ottica sostenibilità il Recovery Fund guarda all’European Green Deal, quindi investimenti pubblici e riforme essenziali in linea con le priorità europee: la duplice transizione verso un’Europa climaticamente neutra e un’Europa resiliente e digitalizzata. Ci saranno inoltre ingenti investimenti privati nei settori e nelle tecnologie fondamentali: dallo standard 5G all’intelligenza artificiale, dall’idrogeno pulito all’energia rinnovabile offshore.

LEGGI ANCHE: Dopo il Coronavirus, l’European Green Deal sarà ancora una priorità?

Riprendendo il discorso di Ursula Von der Leyen:

“Prima o poi i nostri scienziati e ricercatori troveranno un vaccino contro il Coronavirus. Ma non c’è vaccino contro i cambiamenti climatici. Per questo motivo l’Europa deve ora investire in un futuro pulito.

I nostri investimenti per la ricostruzione saranno fatti a caro prezzo. Vale a dire l’aumento dell’onere del debito. Ma se dobbiamo aumentare il debito che i nostri figli dovranno pagare in futuro, il minimo che possiamo fare è usare il denaro per investire nel loro futuro; affrontare i cambiamenti climatici e ridurre la pressione sul clima. e non solo fare piccoli miglioramenti.

Una volta superata la crisi non dobbiamo ricadere nei vecchi modelli, non dobbiamo avviare la ripresa per ricostruire il modello economico di ieri. Dovremmo invece ora cogliere coraggiosamente l’opportunità, per costruire un’economia moderna, sana e pulita, che assicuri il sostentamento della prossima generazione.

L’Unione europea non può, da sola, curare tutte le ferite che questa crisi lascerà dietro di sé. Ma noi assumiamo la nostra parte di responsabilità riequilibrando gli oneri tra gli Stati membri e garantendo nel contempo che gli enormi sforzi che oggi facciamo abbiano ricadute positive anche per le giovani generazioni”.

Il Manifesto delle imprese per un Green Deal italiano

I consumatori guardano a una ripresa economica sostenibile, l’Europa anche, e le aziende?

Non sono da meno.

In questi giorni, oltre 400 aziende italiane tra le quali Philips Italia, Illycaffè, ENEL hanno firmato il Manifesto “Uscire dalla Pandemia con un nuovo Green Deal per l’Italia”.

Il Manifesto interviene nel dibattito in corso, a livello nazionale ed europeo, sulle misure per la ripresa economica sollecitando un progetto di sviluppo all’altezza delle sfide della nostra epoca. Si propone una ripresa economica sostenibile e si chiede al Governo che nel pacchetto di misure, il green non sia marginalizzato, ma sia invece valorizzato per le sue grandi potenzialità.

agricoltura sostenibile

Le aziende firmatarie concordano che un nuovo Green Deal Italiano possa portare a una più forte e duratura ripresa, valorizzando le migliori potenzialità dell’Italia, legate alle produzioni di qualità, sempre più green e “inscindibili dai cambiamenti verso la decarbonizzazione e la circolarità dei modelli di produzione, distribuzione e consumo”. La valorizzazione del green potrebbe portare inoltre a un rilancio di diverse attività economiche, come il turismo.

Ripresa a breve termine, ripresa a lungo termine

La crisi economica peggiorata dalla pandemia, ha messo e sta mettendo a rischio molte aziende e posti di lavoro. In Italia si prevede un crollo del PIL del 9%.

Per natura l’uomo sceglie il certo rispetto all’incerto, la crisi economica è ora, la cassa integrazione tarda ad arrivare e quella climatica viene percepita da molti ancora come distante. Un ghiacciaio che si scioglie in Islanda come e quando può impattare una persona che abita in Italia?

Inoltre, non tutti i politici e Paesi sono d’accordo in una ripresa economica in ottica green. La Repubblica Ceca e la Polonia, nazioni dove sono presenti molte industrie di combustibili fossili, spingono per mettere da parte l’European Green Deal concentrando tutte le risorse per combattere la pandemia. Anche in Italia c’è un dibattito in corso tra parti politiche e aziende: pensiamo per esempio alla plastic tax.

Ma i valori chiave per guidare la ripresa sono due:

  • equilibrio. La salvaguardia della capacità produttiva può andare di pari passo alla resilienza per affrontare nuove crisi. Un esempio è il sostegno oggi alle attività fortemente colpite come la ristorazione e il turismo e allo stesso tempo incentivate lo smart working dove possibile o trovare opportunità nell’ecoturismo.
  • Coraggio. Nel prendere scelte a lungo termine, di fare investimenti oggi in piena crisi per tutelarci domani.

In quest’ottica lo sviluppo sostenibile è un’assicurazione per il futuro e un’opportunità per il presente.

Verso il New retail normal: sono cambiati i comportamenti degli italiani

Dopo due mesi di lockdown, maggio e giugno segneranno per molte aziende del settore Retail una transizione verso la (nuova) normalità, rappresentata da riaperture dei negozi all’insegna di nuove modalità di acquisto ed esperienze rinnovate, in un contesto che si prospetta profondamente mutato rispetto al precedente.

Sono cambiati il livello di fiducia e i comportamenti degli italiani

  • In due settimane, la percentuale di persone che credono che solo nel 2021 troveremo una qualche forma di stabilità è passato dal 14% a 31%;
  • Il 50% degli italiani intende evitare luoghi affollati come possono essere i negozi;
  • Il 60% degli italiani adotterà misure di precauzione e sarà molto cauto prima di decidere di entrare in negozio.

Sono parimenti cambiati i comportamenti di acquisto delle persone: in tre settimane è stato registrato un incremento delle vendite online del 180% e nel mese di aprile il 75% degli acquirenti online è rappresentato da nuovi utenti, coloro che non avevano mai fatto un acquisto attraverso eCommerce.

In questo contesto profondamente modificato, molti retailer che per recuperare parte delle vendite perse sul canale fisico durante il lockdown hanno adottato velocemente nuovi canali di vendita con formule innovative (delivery, click & collect, click & drive, app per la gestione delle file) si preparano adesso alla riapertura con il problema di gestire la clientela nel rispetto delle nuove normative e, in generale, di capire come affiancare nuovamente il retail “classico” all’eCommerce e ai servizi online.

retail

Il ritorno alla “normalità” passerà attraverso due fasi distinte

Nel breve termine, il focus sarà sulla gestione delle riaperture.

In un primo momento il focus delle aziende sarà necessariamente sulla riapertura dei negozi, nel rispetto delle indicazioni del governo: le aziende dovranno iniziare a comunicare la ripartenza, i nuovi orari, eventuali vincoli di servizio (sanificazione, gestione delle code, disponibilità più o meno limitata di prodotti e servizi).

Ogni attività di comunicazione dovrà essere chiara, tempestiva e rilevante.

Così come nelle settimane di lockdown è stato importante per le marche far sentire la propria vicinanza e assumere un ruolo nei confronti dei consumatori, anche in questa fase i clienti si attendono che le aziende diano il loro contributo, attraverso comunicazioni che siano chiare e tempestive nell’annunciare la riapertura, ma anche rilevanti perché in grado di interpretare proattivamente il cambiamento.

La chiarezza e la tempestività si otterranno:

  • Rispondendo in modo puntuale alle richieste degli utenti nella comunicazione “Inbound” ? occorrerà presidiare le ricerche online su negozi, orari, eventuali variazioni o novità dei servizi offerti; verificare la correttezza delle schede di Google Local Business con l’indicazione della riapertura, con i relativi orari; sviluppare, o aggiornare, i contenuti all’interno dei siti e delle app; essere pronti a rispondere ai quesiti delle persone attraverso social e contact center in generale.
  • Stimolando la generazione di traffico in store, con la comunicazione “Outbound” ? occorrerà prediligere canali attivabili rapidamente, quali la radio, la digital display e la social adv per comunicare la riapertura; a livello di mezzi propri, utilizzare il CRM attraverso email, sms e push notification per fornire indicazioni chiare ai propri clienti.

In questa fase sarà importante impostare piani di comunicazione dinamici e flessibili che consentano la declinazione della comunicazione in logica di addressability su target diversi e in territori diversi.

Ad esempio è possibile impostare piani di comunicazione che, integrando mezzi off line come TV e radio con altri digitali come il mobile e la Digital Out Of Home (DOOH), consentono una attivazione rapida, flessibile, e geo-targettizzabile.

È possibile infatti andare live anche solo un giorno, in una specifica fascia oraria o area geografica, con tempi di messa on air ridotti al minimo e pagando soltanto i contatti realmente raggiunti, grazie alla possibilità di rilevare le OTS generate sui singoli impianti. Queste modalità di pianificazione consentono non solo di selezionare le posizioni più rilevanti, raggiungendo lo scopo di generare traffico verso i punti vendita di interesse, ma anche di avere accesso a dashboard di consultazione delle proprie campagne per monitorarne in tempo reale i risultati.

LEGGI ANCHE: eCommerce: +17% nel 2019, ma il Coronavirus stravolge il settore

Ma la comunicazione dovrà anche essere rilevante.
Infatti, se la rapidità nell’attivare un piano di comunicazione chiaro e tempestivo è sicuramente in grado di dare un vantaggio al first mover, tuttavia, all’ennesimo spot che racconti gli orari di apertura, ricordi l’uso della mascherina e il distanziamento in store, il rischio di generare insofferenza diventa concreto.

A livello pratico, le modalità di attivazione saranno le stesse descritte sopra, ma a livello di contenuto comunicare la presenza di app “salta file” o di booking dei servizi online, pagamenti contact less, un servizio clienti multicanale (magari attraverso app di messaggistica alla Whatsapp), la consegna a casa disponibile per nuove merceologie, e via dicendo, farà la differenza.

Nel medio termine, l’importanza della transizione a un modello realmente omnicanale e omniesperienziale

Torna con rinnovata urgenza il tema della convergenza virtuosa fra mondo fisico e digitale.

Le aziende hanno capito che il digitale necessita di uno sviluppo più urgente che mai e la riapertura dei negozi non deve distogliere l’attenzione delle aziende sugli aspetti evolutivi da completare o intraprendere nei prossimi mesi.

Wavemaker ha preparato una check list per valutare il livello di evoluzione di alcuni asset fondamentali.

“Basics”

  • Presidio delle ricerche attraverso adeguata presenza SEO e SEA, da analizzare attraverso i benchmark di cui disponiamo in agenzia.

  • Corretto sviluppo del sito, sia in logica di indicazioni di informazioni basiche su offerta e servizi, sia per quanto riguarda lo sviluppo di servizi omnicanale, magari demandata a piattaforme di terze parti per accelerare la presenza.

  • Introduzione e sviluppo delle pagine di Local Business, che sta diventando il primo contatto tra la ricerca dell’utente e la risposta online.

Attività da implementare

  • Lo sviluppo dell’eCommerce
    Per quei brand che possono vendere online, gestire una consegna a casa o comunque delegare parte delle attività tradizionali alle piattaforme digitali: per esempio gestire appuntamenti online propedeutici alla visita in negozio, concessionaria, filiale e agenzia, per condividere contenuti, raccogliere documentazione da parte degli utenti, ecc.
  • Attenzione all’esperienza e alla sicurezza di acquisto
    Prenotazione online per appuntamenti in store, app salta file, pagamenti digitali, gestione e monitoring degli ingressi, delivery / take away vs modelli di acquisto online
  • Un rinnovato supporto alla vendita
    Attenzione alle recensioni online, presenza di guide per l’acquisto proposte da esperti, possibilità di interagire con asset virtuali, assistenti virtuali.

Cosa ci attende?

“La verità è che nessuno può saperlo, e ogni previsione è basata su un’ampia serie di scenari possibili. Ma mai come prima siamo noi a poter definire il futuro che verrà. Una cosa è chiara per tutti: superata la fase emergenziale, il luogo fisico assumerà nuovi significati e nasceranno nuovi concept per riaffermare i legami tra persone e prodotti, ma soprattutto esperienze.

Viceversa, ci aspettiamo che tutto ciò che sarà legato a un acquisto ricorsivo e gestibile a distanza, o che non garantirà la sicurezza, sarà demandato completamente alla tecnologia che colmerà quel distanziamento sociale con cui abbiamo imparato a convivere ultimamente”, dichiara Marco Magnaghi, Chief Digital Officer Wavemaker.

turismo covid-19

Dalla Finlandia alla Giamaica, come comunicano le destinazioni in tempi di COVID-19

  • L’industria del turismo globale sta vivendo un periodo molto difficile a causa del COVID-19, stime OCSE valutano un crollo del 45% dell’economia dei viaggi;
  • Le destinazioni in tutto il mondo adottano una strategia di Brand Protection, cercando di ingaggiare i viaggiatori in pausa forzata offrendo nuovi stimoli su territorio e cultura.

 

Tra frontiere serrate, divieti di viaggio e distanziamento sociale, il turismo internazionale sta vivendo una crisi senza precedenti. Basti pensare che le stime OCSE valutano un crollo del 45% dell’economia dei viaggi in questo 2020, tanto atipico quanto drammatico.

Se il turismo è fermo a causa dell’emergenza sanitaria, i viaggiatori esplorano contenuti social e piattaforme digitali sognando nuove rotte da percorrere quando tutto questo sarà finito. Per il momento, ritardano l’acquisto di viaggi e li annullano nel breve periodo, come riportato dal Global Web Index. 

In questo scenario, gli enti turistici ragionano su come adeguare le proprie strategie di marketing e comunicazione. L’obiettivo attuale non è promuovere offerte o strutture turistiche, ma mantenere una relazione costante e positiva con quei globetrotter in pausa forzata, puntando su messaggi di responsabilità, speranza, selfcare. 

Le destinazioni attorno al globo sono per lo più allineate: stanno tutte adottando una strategia di Brand Protection. Cercano di rafforzare il posizionamento della destinazione arrivando al cuore del turista, creando engagement e intrattenendolo con contenuti di valore ed esperienze digitali innovative. È il momento di offrire nuovi stimoli e punti di vista originali sul territorio e sulla sua cultura.

“Le persone vogliono tornare a viaggiare al più presto, ed è proprio questo il momento giusto per le destinazioni di comunicare i propri punti di forza, in modo da attrarre e coinvolgere tutti i turisti target”.

Ha commentato Armando Travaglini, docente Ninja Academy ed esperto di Digital Marketing turistico, su questa strategia.

Ho provato a viaggiare anche io tra la comunicazione digitale delle destinazioni: vediamo insieme come affrontano questo periodo gli enti turistici di alcuni paesi attorno al mondo.

LEGGI ANCHE: Undertourism e turismo di prossimità, le nuove tendenze per viaggiare ai tempi del Coronavirus

turismo covid-19

VisitFinland e le lezioni online di felicità

Iniziamo dal grande nord. La Finlandia (o Suomi, chiamiamola con il nome proprio) è la terra dei 188.000 laghi, delle aurore boreali e del sole di mezzanotte. Della sauna, del circolo polare artico e della popolazione percepita come la più felice al mondo dal Sustainable Development Solutions Network, il network dell’ONU che ogni anno mappare la felicità in 156 paesi analizzando parametri economici, sociali e culturali.

LEGGI ANCHE: Undertourism e turismo di prossimità, le nuove tendenze per viaggiare ai tempi del Coronavirus

Visit Finland, l’ente che si occupa della promozione turistica del paese, ha lanciato la campagna “Rent a Finn goes Virtual”, un percorso di cinque dirette programmate sulla pagina Facebook ufficiale. Durante gli appuntamenti social otto finlandesi, esperti ad esempio di sport e cucina, offrono consigli su come raggiungere la felicità adottando il Finnish Lifestyle: tra i temi trattati l’alimentazione sana, il fitness, le attività per il tempo libero, la ricerca del benessere interiore. Ma c’è di più: è possibile prenotare delle videocall individuali con gli otto esperti su Zoom o Skype, per approfondire gli argomenti trattati nelle live. 

Un’iniziativa che avvicina il turista ad una cultura e un lifestyle che vede nella tranquillità e nella cura di se stessi il fulcro principale. 

Il tour da remoto nelle remote Faroe Island

Restiamo sempre in terre e acque nordiche. Ci spostiamo nelle Isole Faroe, arcipelago subartico autonomo parte della Danimarca nel bel mezzo dell’Oceano Altantico del Nord, tra Islanda, Scozia e Norvegia.

Visit Faroe Island ha creato un’esperienza turistica interattiva: Remote Tourism. Si tratta di tour in diretta sia su Facebook che sul website dedicato. In ogni tour, i local, equipaggiati di videocamera, fanno scoprire i paesaggi incredibili, le città e i musei di queste incredibili lande subpolari scoperte dai Vichinghi. L’esplorazione del territorio diventa un videogioco in cui è possibile controllare attraverso il proprio smartphone, come fosse un joypad, i movimenti della guida locale in tempo reale, per scoprire le peculiarità di questo territorio selvaggio e incontaminato.

Il virtual tour si tiene una volta al giorno in diretta durante il periodo del lockdown. Durante il tour il social media team resta online per rispondere in tempo reale a domande e curiosità degli utenti.

Le isole Canarie

Spostiamoci un (bel) po’ più a sud nell’Altantico, verso isole decisamente più calde. Le Canarie puntano sulla responsabilità, sull’empatia e sul selfcare.

Portogallo: Can’t Skip Hope

Turismo de Portugal ha trasformato la campagna di destination awareness da “Can’t Skip Portugal” in #CantSkipHope, lanciando un messaggio di speranza a turisti internazionali, operatori turistici e ai Portoghesi stessi: è tempo di fermarsi, rifocalizzarsi e unire le forze per andare avanti. Il video emozionale, che racconta i migliori scorci del territorio, è stato prodotto dal team dell’ente (operativo in smart working) con immagini d’archivio, mentre il voiceover è stato registrato con uno smartphone.

“È tempo di capire e rispettare i nostri tempi. Rispettarci.
Più velocemente ci fermiamo, prima torneremo ad abbracciarci.
È tempo di sognare quei giorni fantastici che devono ancora arrivare.
E quando arriveranno, potremo dire di nuovo: VisitPortugal”

LEGGI ANCHE: Quando crisi e opportunità sono davvero la stessa cosa

Dubai: #TillWeMeetAgain

Anche Dubai Tourism punta su un video emozionale che mostra gli scorci futuristici dell’emirato invitando i turisti a rallentare, a stare a casa finché non sarà sicuro viaggiare di nuovo.

“For now, we have to take a breath, slow down and stand still. But when you return, we promise to make your stay truly extraordinary”.

 

Tra raggae e ska: la Giamaica fa viaggiare con la musica

Finiamo il nostro viaggio nel mar dei Caraibi dove tra spiagge borotalco e natura selvaggia, la musica è da sempre al cuore della cultura. Jamaica Tourist Board a gennaio 2020 ha lanciato la nuova campagna di brand positioning “Jamaica heartbeat of the world” per rafforzare il posizionamento dell’isola come destination brand tra le destinazioni mesoamericane. Su questa linea, lancia una playlist su Spotify di oltre 200 canzoni per 15 ore di musica: tra raggae, ska, rocksteady o dancehall, invitando l’utente a rilassarsi e viaggiare con la mente grazie alle sonorità tipiche del paese.

Every little thing is gonna be alright”, l’iconico verso di Bob Marley, forse il giamaicano più famoso al mondo, è il titolo della playlist ascoltabile a questo link.

Ma non è tutto: sulla IGTV di VisitGiamaica è possibile scoprire altri aspetti culturali dell’isola, seguendo ad esempio lezioni di cucina con chef locali, lezioni di Fitness con personal trainer o DJ Session.

abitudini di acquisto

Come potrebbero cambiare le abitudini di acquisto in Italia (nel lungo periodo)

  • È possibile che questa emergenza da Covid-19 cambierà, anche nel lungo periodo, determinate abitudini di acquisto dei consumatori;
  • Analizzando e osservando alcune ricerche, è possibile individuare almeno 3 trend, in cui potrebbero immedesimarsi i consumatori: acquisto maggiore di FMGC, avvicinamento ai canali digitali e ricerca di qualità ed empatia con i brand;
  • Gli strumenti digitali rappresentano una grande opportunità per le aziende che riusciranno ad accelerare tutti i processi di digital transformation.

 

La diffusione del Covid-19 in quasi tutte le nazioni del mondo, ha costretto le persone a cambiare le proprie abitudini di vita, dalle più semplici come andare a fare la spesa al supermercato fino all’utilizzo delle tecnologie digitali, sia per lavoro che per intrattenimento. In ogni caso si sta andando verso una semplificazione degli spostamenti fisici per le attività abituali di ogni giorno.

Negli ultimi tre mesi e in quasi ogni parte del mondo, gli store fisici appartenenti a brand di molti settori merceologici, hanno chiuso i propri battenti al pubblico ed hanno conseguentemente generato una maggiore distanza fra i loro prodotti e servizi, e i rispettivi clienti: l’effetto è stato amplificato nei casi in cui non è stato possibile attuare un’adeguata strategia di business e di marketing digitale.

LEGGI ANCHE: eCommerce: +17% nel 2019, ma il Coronavirus stravolge il settore

L’Italia post Covid-19

La percezione è che questa situazione di distanziamento sociale, senza precedenti, si stia avviando verso una soluzione (non immediata) e che, con le dovute precauzioni e nel pieno rispetto dei vari Dpcm, in materia di contenimento dell’epidemia, i clienti stiano tornando a frequentare le strade delle città italiane che fino a qualche giorno fa erano considerate off-limits.

Secondo molti pareri, gli effetti e le conseguenze di questa pandemia, che ha fortemente scosso il mondo intero, difficilmente svaniranno nel breve periodo o in un arco temporale riconducibile alle riaperture degli store fisici e alla ripresa della vita commerciale delle città: è possibile presupporre che questo Covid-19 cambierà, anche nel lungo periodo, determinate abitudini di acquisto dei consumatori sia italiani che di tutto il globo.

digital marketing covid-19
In Italia, come in altri paesi, è incerta la qualità dello stato d’animo dei consumatori che a breve potranno liberamente scegliere dove effettuare acquisti e come modulare le proprie priorità in termini di carrello e compere.

LEGGI ANCHE: L’evoluzione delle Personas al tempo del Coronavirus

Isolamento domestico e digital transformation

Sembrerebbe che il Coronavirus stia accelerando, in molti campi di applicazione, la digital transformation dei brand e dei servizi ad essi connessi, ridefinendo le necessità e i concetti di spesa degli utenti.

Durante i giorni che le persone hanno trascorso fra le mura domestiche, lontane dal mondo esterno, è stato osservato da alcune ricerche un aumento del numero di consumatori che hanno acquistato online e che si sono interfacciati con strumenti digitali. Questo trend potrebbe confermarsi anche nei prossimi mesi, rappresentando una valida alternativa al negozio fisico e configurandosi come una grande opportunità per le aziende che riusciranno a optare in velocità per soluzioni digitali e ad accelerare tutti i processi di digital transformation: gli italiani, per necessità, stanno acquisendo know-how.

LEGGI ANCHE: Post-covid: l’emergenza cambierà per sempre le nostre abitudini di consumo e di lavoro

filiera-agro-alimentare-italia-retail

Tre possibili trend nel lungo periodo per le abitudini di acquisto

A tal proposito, analizzando e osservando alcuni dati, è possibile individuare almeno 3 trend, in cui potrebbero immedesimarsi i consumatori che stanno avvertendo una graduale modifica delle proprie abitudini e propensioni di acquisto.

1. Riempire la dispensa di beni di largo consumo

Analizzando i dati di ricerche Nielsen sul mercato italiano, emerge che dal 17 febbraio al 15 marzo 2020, rispetto allo stesso periodo del 2019, le vendite di FMGC in Italia sono aumentate del 12% offline e del 79,8% online (e ancora non si era raggiunto l’ulteriore picco di crescita di questo trend, che verrà successivamente illustrato).

Questo dato potrebbe far credere che, anche dopo la fase acuta della pandemia, quando l’emergenza da Covid-19 andrà verso il termine, le persone continueranno a riempire le proprie dispense di FMGC (Fast-moving consumer goods).

Gli FMGC sono i beni di largo consumo e secondo una definizione contemporanea corrispondono a prodotti alimentari, bevande, prodotti per l’igiene della casa e della persona, per citarne alcuni.

2. Utilizzo dell’eCommerce e strategia omnicanale

Sempre secondo Nielsen, questa volta dai dati della ricerca “Nielsen eCommerce tracking, andamento vendite a valore, totale Italia online Week 16 2020 vs. Week 16 2019” si vede che nella settimana da lunedì 13 a domenica 19 aprile, le vendite online di prodotti di largo consumo in Italia sono aumentate del +217,3% rispetto al medesimo periodo del 2019.

Dati del genere definiscono delle nuove opportunità nel mercato sia per i produttori che per i rivenditori di beni di largo consumo: puntare con forza su una strategia di eCommerce sostenuta da un altrettanto valida strategia di marketing omnicanale, potrebbe rappresentare un valore aggiunto nel secondo semestre del 2020.

Una strategia di marketing omnicanale potrebbe costituire una delle chiavi per interpretare le nuove abitudini di acquisto dei consumatori post Covid-19: essere presenti su più punti strategici, dai social alle app, passando per gli store fisici, farà sì che l’utente potrà avere un’esperienza d’acquisto più immediata, completa e trasparente. La customer journey tradizionale potrebbe subire una trasformazione.

abitudini di acquisto

3. Ricerca di qualità ed empatia nei brand

Forse le persone focalizzeranno le proprie attenzioni sui brand che amano e sui prodotti che realmente desiderano: da qui l’importanza di stabilire ancora di più una connessione con loro, tramite una strategia che porti all’empatia con il consumatore, senza snaturare la qualità dei messaggi corporate del brand utilizzati fino ad ora, aggiornandoli però con il sentiment di questo periodo.

Il prezzo resterà uno dei fattori determinanti nei processi d’acquisto dei consumatori, ma è comunque possibile che in molti si informeranno di più prima di procedere alla “conversion”, e valuteranno con maggiore interesse l’aspetto qualitativo. Probabilmente questo avverrà su canali digitali.

abitudini di acquisto

Solo il tempo sa quanto cambieranno le nostre abitudini di acquisto

Solo il tempo potrà dire quando sarà possibile riprendere tutte le vecchie abitudini di vita e di conseguenza d’acquisto.
Questa pandemia ha indiscutibilmente accelerato il processo di digital transformation sociale (oltre che di brand): le persone si sono prima approcciate e poi hanno imparato ad utilizzare strumenti digitali per tante attività come effettuare il pagamento di un’utenza domestica o inviare una somma di denaro in beneficenza via smartphone.

La proposta è di non trascurare, nella definizione delle prossime manovre di marketing, questo know-how digitale acquisito dal consumatore. Andando sempre più incontro alle necessità di tutti. Aiutando chi è rimasto indietro in questo processo di digitalizzazione.

facebook shops

Arriva Facebook Shops, per creare eCommerce direttamente sul social

  • In una diretta, Mark Zuckerberg ha annunciato il lancio di Facebook Shops e ha dichiarato che l’espansione dell’eCommerce sarà importante per iniziare a ricostruire l’economia mentre la pandemia continua;
  • La creazione di uno shop su Facebook è gratuita. Le aziende possono scegliere i prodotti che vogliono inserire nel loro catalogo e poi personalizzare il look and feel del loro negozio.

 

Mentre eravamo ancora impegnati a creare i nostri Avatar, Mark Zuckerberg ha deciso di sganciare la vera bomba per Facebook e ha lanciato Shops.

La piattaforma sta attuando una nuova importante spinta verso l’eCommerce, dopo le funzioni Checkout e i tag Shopping per Instagram.

In una diretta oggi, l’amministratore delegato ha dichiarato che l’espansione dell’eCommerce sarà importante per iniziare a ricostruire l’economia mentre la pandemia continua. “Se non si riesce ad aprire fisicamente il negozio o il ristorante, si possono ancora prendere ordini online e spedirli alle persone”, ha detto. “Stiamo vedendo molte piccole imprese che non hanno mai avuto un’attività online, farlo per la prima volta”.

I just announced that we’re launching Facebook Shops today – the basic idea is that any small business can easily start…

Pubblicato da Mark Zuckerberg su Martedì 19 maggio 2020

La sfida e le opportunità dell’eCommerce durante la pandemia

Il lancio di Shops arriva in un momento di vero boom per l’eCommerce, a livello globale, legato al lockdown. Se la pandemia è stata devastante per le piccole imprese, un terzo delle quali ha riferito di aver smesso di operare in un sondaggio condotto da Facebook, un ulteriore 11% afferma che potrebbe fallire nei prossimi tre mesi se la situazione attuale dovesse continuare.

Le vendite online sono state invece un punto luminoso per le piccole imprese. Etsy, dove  a vendere sono i piccoli artigiani locali, ha raddoppiato il suo fatturato rispetto a tre anni fa e ora Facebook scommette che portare un maggior numero di imprese locali online le aiuterà a sopravvivere, creando al tempo stesso nuove grandi opportunità di business per l’azienda, come aveva già anticipato lo scorso anno Zuckerberg, parlando degli interessi della compagnia verso l’eCommerce.

Nelle intenzioni di Zuckerberg, Shops dovrebbe migliorare l’esperienza standard del commercio online, memorizzando le credenziali di pagamento degli utenti in un unico luogo, per poi utilizzarle su qualsiasi vetrina di Facebook o Instagram. Un potenziale enorme, considerando che attualmente ci sono più di 160 milioni di piccole imprese che utilizzano le app della società.

Come funziona Facebook Shops

Facebook Shops dovrebbe rendere semplice per le aziende la creazione di un negozio online a cui i clienti possono accedere sia su Facebook che su Instagram.

La creazione di un negozio su Facebook è gratuita. Le aziende possono scegliere i prodotti che vogliono inserire nel loro catalogo e poi personalizzare il look and feel del loro negozio con un’immagine di copertina e colori in linea con il brand. Questo significa che qualsiasi venditore, indipendentemente dalle sue dimensioni o dal suo budget, può portare la sua attività online e connettersi con i clienti ovunque e in qualsiasi momento.

facebook shops

Le persone possono trovare i negozi Facebook Shops sulla pagina Facebook di un’azienda o sul profilo Instagram, oppure scoprirli attraverso storie o annunci. Da qui, è possibile sfogliare l’intera collezione, salvare i prodotti che ti interessano e fare un ordine – sia sul sito web dell’azienda che senza lasciare l’applicazione, se l’azienda ha attivato il checkout negli Stati Uniti.

Proprio come in un negozio fisico, per chiedere assistenza basterà inviare un messaggio all’azienda attraverso WhatsApp, Messenger o Instagram Direct per fare domande, ottenere supporto, monitorare le consegne e altro ancora. In futuro, sarà possibile anche visualizzare il negozio di un’azienda e fare acquisti direttamente in una chat su WhatsApp, Messenger o Instagram Direct, secondo quanto si legge sulla nota diffusa dall’azienda.