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Metaverse Standards Forum

Il Metaverse Standards Forum scrive le regole mondiali del Metaverso

Standardizzare il Metaverso, è questo l’obiettivo del Metaverse Standards Forum. Ma andiamo per gradi e cerchiamo di capire da dove nasce l’esigenza di iniziare a mettere dei “paletti” condivisi per la nuova realtà virtuale esistente, chi si sta impiegando per trovare questo standard e quali sono i ricorsi storici per poter capire in quale parte del processo ci troviamo oggi per l’evoluzione del Metaverso.

Come il World Wide Web nel 1989

Facendo un paragone tra l’evoluzione attuale del Metaverso e quella che poteva essere una situazione simile del WWW nel 1989 possiamo affermare che ad un certo punto nasce l’esigenza di darsi delle regole, di standardizzare un processo affinché sia utile sia agli sviluppatori sia a chi dovrà “usufruire” di questi nuovi spazi virtuali.

Molto interessante, a questo proposito, le parole di Ganesh Raju, fondatore e CEO di Akshay.io che in un’intervista a Entrepreneur India ha affermato: “se ogni azienda inizia a creare una rete di computer, non c’è limite e quindi non ha valore. Ad un certo punto questo processo è stato standardizzato creando il famoso WWW. Tutti gli sviluppatori dell’epoca hanno unito le forze per costruirlo e credo che sia esattamente ciò che accadrà anche per il Metaverso“.

metaverse standard forum

Chi definirà gli standard del Metaverso?

Abbiamo parlato di Metaverse Standars Forum ma la domanda è, chi ne fa parte? Chi deciderà le procedure mondiali di questa nuova realtà parallela?

Ad oggi le aziende più importanti che hanno deciso di mettersi attorno a un tavolo per iniziare a discuterne sono, tra le altre, Microsoft, Epic Games, Adobe, Nvidia e Ikea. Il tutto è stato “organizzato” da Khronos Group, il consorzio di grandi aziende, come per esempio Amazon, Google, Samsung e Sony, che lavora alla creazione di alcuni standard di media dinamici su diverse piattaforme e dispositivi.

L’organizzazione no-profit Khronos Group e le oltre 150 aziende che ne fanno parte, gestiscono e sviluppano gli standard di molte tecnologie che utilizziamo oggi, come OpenGL, Vulkan e molti altri strumenti, inclusi i videogiochi.

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Un metodo aperto per individuare dei criteri comuni

Per poter definire una linea comune ci deve essere prima un accordo sul metodo da perseguire per “scrivere” delle regole che possano andar bene a tutti.

Un punto di incontro, anche figlio delle esperienze passate su tecnologie simili, pensiamo sia stato raggiunto. Infatti, molti degli attori coinvolti credono che rendere questo processo “aperto” sia la soluzione migliore per mettere in contatto le aziende che stanno investendo nel Metaverso ed unire le forze.

La costruzione di un Metaverso aperto e inclusivo su scala pervasiva richiederà una costellazione di standard di interoperabilità aperti creati da SDO come il Khronos Group, il World Wide Web Consortium, l’Open Geospatial Consortium, l’Open AR Cloud, la Spatial Web Foundation e molti altri.

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Il Metaverse Standards Forum mira a promuovere la cooperazione basata sul consenso tra diversi SDO e aziende per definire e allineare i requisiti e le priorità degli standard metaverse, accelerandone la disponibilità e riducendo la duplicazione degli sforzi in tutto il settore.

Metaverse Standards Forum

OneRare e Khronos confermano la direzione intrapresa (pur con qualche differenza)

A conferma della metodologia intrapresa per la definizione degli standard ci sono le dichiarazioni di due interpreti di spicco come Supreet Raju, cofondatore di OneRare e Neil Trevett, presidente di Khronos.

Supreet Raju afferma che “metaversi come Sandbox e Decentraland promuovono una cultura più aperta, in cui le persone hanno la possibilità di scegliere come costruire in questi spazi. In realtà non credo che la standardizzazione sia applicabile fino a quando un numero maggiore di metaversi non vi collaborerà.

A meno che non si tratti di un consiglio di metaversi già esistenti e di altri grandi attori, non la vedo come una vera e propria standardizzazione”. Dall’altra parte, invece, abbiamo Neil Trevett che, in virtù delle esperienze passate in altri settori, è piuttosto sicuro della sintesi che si verrà a creare per raggiunge l’obiettivo comune della standardizzazione dei parametri per il metaverso.

Trevett, infatti, ha affermato a Wired US che “uno standard di successo è così diffuso da far dimenticare che si tratti di uno standard”.

Imagen di Google

Google presenta Imagen: software di AI che traduce i testi in immagini

Nuova frontiera di Mountain View: Google presenta Imagen. Il sistema di text-to-image che consente di ottenere output fotografici sorprendenti a partire da testi complessi. 

Ne siamo consapevoli: anche l’occhio vuole la sua parte e il colosso di Mountain View, questo, l’ha compreso da tempo. È in fase di sviluppo, infatti, un suggestivo progetto a firma Big G il cui nome è Imagen: si tratta di un sistema che interpreta e traduce un testo in immagine. 

Google presenta Imagen: tool di text-to-image

Il sistema, noto come text-to-image, sfrutta il machine learning e l’intelligenza artificiale: in pratica il generatore va a pescare da un poderoso database di foto creando una miscellanea sorprendente.

Alla base vi è una stretta correlazione tra il contenuto semantico dell’input testuale e la relativa rappresentazione fotografica. Questa pratica definita dai modelli di diffusione da testo a immagine, consente di combinare set di coppie tra contenuti: il sistema, passo a passo, avanza nella comprensione dell’input testuale aggiungendo contenuto ed equilibrando l’output generato.

Il Brain Team di Google offre sul sito ufficiale una panoramica mirabolante di cosa questo sistema sia in grado di generare. Il sistema è in fase di sviluppo e verrà migliorato col tempo grazie all’intervento umano che corregge e segnala eventuali imperfezioni.

Google presenta Imagen: déjà vu o nuova frontiera?

Se nel 2015 Google si avvalse di algoritmi e reti neurali per produrre immagini dal forte gusto onirico e psichedelico (Deep Dream) Big G con Imagen, pare, si stia preparando a un decisivo balzo in avanti. Qual era il meccanismo alla base di Deep Dream? 

Deep Dream: tra entropia e connettività funzionale

Il software – sempre a marchio Google – utilizza una rete neurale convoluzionale per trovare e potenziare schemi all’interno di immagini tramite una pareidolia algoritmica.

Detto in termini più semplici: il tool Deep Dream è in grado di creare effetti allucinogeni che assumono le sembianze di un sogno. Il software concepito dal Brain Team di Mountain View – il cui nome originario era ‘Inception’ tratto dall’omonimo film – venne sviluppato per l’ImageNet Large-Scale Visual Recognition Challenge (ILSVRC) nel 2014 e rilasciato a luglio del 2015.

Il tool è stato concepito per riconoscere volti e altri pattern all’interno di immagini e, dopo una serie di reiterazioni, si ottiene una forma di illusione detta pareidolitica che consiste in immagini psichedeliche e surreali. Forte vero?

Ancor di più se consideriamo i risultati di uno studio pubblicato nel 2021 sulla rivista scientifica Entropy volto a dimostrare, con prove neuroscientifiche, la similarità tra l’esperienza visiva di Deep Dream e quella derivante dall’assunzione di sostanze psichedeliche tra cui LSD e psilocibina.

Il segnale elettroencefalografico registrato durante la visione di un video modificato da Deep Dream mostrava un elevato livello di entropia e connettività funzionale tra le aree del cervello. Entrambi sono biomarkers dell’esperienza psichedelica

Midjourney e OpenAI: il ritardo di Google

Anche il gigante statunitense arriva in ritardo. Strano ma vero. Prima dello sviluppo proposto dal team di Google Brain due progetti similari furono già concepiti e dati in pasto al popolo del web. Si tratta di Midjourney e di Dall.E e Dall.E2 a marchio, questi ultimi, OperAI – compagnia statunitense fondata nel 2015 da Elon Musk e Sam Altman. 

Google Imagen a brain riding a rocketship

Imagen sotto i riflettori: quale futuro per le immagini?

Se state googlando alla ricerca di Imagen vi possiamo dire che il vostro momento non è ancora arrivato. Per dar sfogo alla vostra fervida fantasia dovrete attendere ancora qualche settimana. Il Brain Team lascia Imagen ancora in pit stop.

L’algoritmo deve essere addestrato soprattutto per evitare problemi in fase di generazione delle immagini per evitare che si creino rappresentazioni dannose per gli utenti.

a cute corgi lives in a hous made out of sushi Google Imagen

Se da un lato, infatti, le infinite potenzialità di Imagen possono spalancare porte su territori inesplorati, dall’altro potrebbero determinare effetti tellurici afferenti la sfera etica. Quando parliamo di etica le domande che escono dal vaso di Pandora sono molteplici: la creatività artificiale può superare quella umana? Chi valuterà la qualità dei prodotti artistici o pseudo tali? Chi è l’autore delle creazioni? Difficile rispondere.

Nel frattempo una cosa è certa: immagina, puoi.

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Il brand activism al capolinea: nel futuro più dialogo e meno polarizzazione

Qualcosa sta cambiando nel grande racconto dei media mainstream occidentali, un cambiamento di cui dovranno tenere conto i grandi e piccoli brand impegnati nell’attivismo di marca.

Negli ultimi anni, nel mondo dell’impegno sociale, è sempre più frequente vedere aziende che si fanno portatrici di valori, anche molto divisivi, spesso privilegiando l’idea di perdere clienti piuttosto che inaugurare un approccio più dialogante.

Questa strategia è figlia di una società polarizzata in cui si sono venute a creare delle vere e proprie “echo chamber”, all’interno delle quali il dialogo è possibile solo verso il gruppo di riferimento ma è inibito verso l’esterno.

Il brand purpose, che in molti marchi riprende di volta in volta le tendenze sociali più in voga, ha esasperato questa polarizzazione, contribuendo – di fatto – al degrado del discorso pubblico e delle interazioni in rete.

Cosa intendiamo quando parliamo di polarizzazione? Si tratta di quella tendenza a comunicare i temi in agenda, aggregare persone (online e offline) e produrre contenuti dedicati alla fruizione di un target molto profilato, il quale, a sua volta, è spesso impermeabile a messaggi provenienti da fonti alternative.

I social media, ça va sans dire, hanno estremizzato questo fenomeno, contribuendo così ad una vera e propria “tribalizzazione” della società: i brand che vorrebbero unire in nome di presunti valori universalmente condivisi, finiscono per dividere ancora di più la società in “tribù” che tra loro alzano un muro di incomunicabilità.

I “valori universali e condivisi” sempre più spesso sembrano condivisi soltanto dal CEO del brand o dal proprio reparto marketing il cui target di clienti/consumatori sembra sempre più aspirazionale e sempre meno uno specchio nella società.

I cittadini (clienti e consumatori) seguiranno a loro volta nelle idee chi ha più seguito: influencer, star, attivisti della cosiddetta “politica Netflix”, diventano tutti portavoce di un pensiero presente nell’opinione pubblica e rilanciato dai brand.

Si tratta dell’”Effetto San Matteo”, dal Vangelo di Matteo («Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha»): nella scienza delle reti è la tendenza a connettersi con le persone che, a loro volta, hanno reti più ampie.

Su internet (e spesso anche nella vita) siamo attratti da chi ha già molte connection. Chi ha molto seguito è probabile che abbia anche molto “potere” divulgativo, da qui al tentativo di imporre la propria personale (e parziale) visione su ogni tema in agenda, il passo è breve.

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La polarizzazione del discorso pubblico

Le reti polarizzate rappresentano una nuova comfort zone: aiutati dagli algoritmi dei social media, che ci mostrano principalmente quello che è in linea con i nostri interessi, siamo sempre più abituati a osservare la nostra parte di mondo ignorando tutto il resto.

Prendendo in prestito il titolo del libro di Guia Soncini, viviamo nell'”era della suscettibilità”, dove tutto sembra offenderci e turbarci. Questa iper-sensibilità si sviluppa e arriva alle estreme conseguenze proprio in virtù della polarizzazione delle reti: se si abbandona il confronto e ci si avvale solo di contenuti in linea con la nostra visione delle cose, la repentina comparsa di una voce contraria non potrà che provocarci sentimenti di irritazione e rabbia.

Nelle reti polarizzare le intersezioni tra bolle sono sempre più rare e lo è altrettanto il dialogo e la condivisione tra chi la pensa – legittimamente – in maniera differente.

L’output di un algoritmo che ambisce a diventare il framing con cui ciascuno di noi guarda la realtà, non può che avere l’ambizione di indicarci il bene e il male, il giusto e lo sbagliato, la verità e il fake in una sorta di operazione manichea dove non sono ammesse sfumature.

La semplicità di questo pensiero trova una sponda decisiva nella narrativa dominante in Occidente: le cause sociali sostenute dalla politica, dalla parte di opinione pubblica più “rumorosa” e dai brand spesso forniscono rassicuranti conferme a chi vive nelle echo chambers più convenzionali e dominanti.

Perché il brand activism esacerba il dibattito

Nell’esperienza quotidiana di ciascuno di noi, quando non condividiamo l’idea di un’altra persona con cui ci troviamo a parlare a cena, di solito, proviamo a trovare dei punti d’incontro, prima, ad esempio, di dover venire alle mani.

Imparare la flessibilità, calarci nel pensiero altrui, aprirci ad altre idee: esercizi utili e necessari non solo per ogni professionista della comunicazione ma anche per chiunque ambisca a tessere reti sociali di un qualche successo. Edward de Bono, lo studioso ideatore del concetto di “pensiero laterale” mostrava, attraverso la celebre teoria dei sei cappelli, come “indossando” un cappello di colore diverso ci si calasse in un pensiero diverso, quasi come novelli attori del metodo Stanislavskij.

Molti degli attuali brand sembrano aver perduto l’empatia a vantaggio di una sola e monocolore uniforme (cappello). Una strategia commerciale piuttosto discutibile.

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brand activism
Illustrazione di Silvia Camerani, graphic designer @ Venice Bay – Communication and Web Studio

La fiducia nei governi e nei media è al minimo storico

Perché l’attivismo di marca è un tema così importante? Secondo l’indagine Gallup/Knight Foundation negli USA solo il 27% degli americani si fida complessivamente delle news che vengono fornite loro dai media mainstream nazionali. Va meglio per la stampa locale. Tra i repubblicani (che ad oggi rappresentano circa un elettore su due) la fiducia è quasi azzerata (5%).
Contro la “disinformazione” il 27 aprile del 2022 il Governo USA dà il via al “Disinformation Governance Board”. L’iniziativa avrà vita breve: la costruzione del dicastero viene fermata dopo la tempesta di polemiche suscitata da quello che è stato definito il “Ministero della Verità” di orwelliana memoria.

Il trend italiano non è diverso: nel 2022 la fiducia nell’informazione è al minimo storico del 35%. In un contesto dove l’autorevolezza dei media sembra insomma essere al minimo storico.

I consumatori sembrano confidare più nei brand rispetto che nei governi nazionali, nei media o nelle istituzioni religiose.

 

brand activism

brand activism

Il ritorno della concretezza

La guerra in Ucraina, gli anni di pandemia, la crisi energetica, il rincaro delle materie prime e l’inflazione hanno rappresentato e rappresentano dei veri e propri terremoti nelle società occidentali e non solo. Questo brusco risveglio impone di concentrare nuovamente l’attenzione su temi concreti.

La issue dell’economia negli USA è tornata prepotentemente al primo posto, il 70% degli americani considera l’inflazione il problema più importante da affrontare al momento.

Abbiamo raggiunto Emiliano Romano, presidente di Lexis Ricerche, uno dei principali istituti di ricerca italiani, che conferma la tendenza in atto: «Le aziende riducono il loro attivismo selezionando e perseguendo solo le strategie che sanno sostenere e che sono coerenti con la propria vision, tenendo a mente che prima di fare la differenza in campo sociale, ambientale o etico devono fare la differenza per il cliente, generando soddisfazione e loyalty. Il consumatore vuole anche un vantaggio, un benefit personale che in qualche modo ‘premi’ la sua adesione a una mission. Abbiamo svolto recentemente diverse indagini a tema sostenibilità e notato che senza un tornaconto personale l’attenzione all’ambiente non è un tema così appealing come si potrebbe immaginare. Faccio un esempio: le confezioni sostenibili sono certamente apprezzate a livello teorico, ma non si è disposti a rinunciare alla funzionalità e all’estetica del pacchetto! È un compromesso a cui non si vuole scendere».

«Quindi, come visto in altri settori si conferma l’interesse per i temi concreti, basti pensare ad esempio che la prima motivazione per essere attenti al food waste è la possibilità di risparmiare, e quasi il 40% dei consumatori sarebbe incentivato a riciclare di più se ricevesse dei soldi. Risparmio ed economia personale sono tornate on top, poi certo ci sono anche tutte le motivazioni sociali e ambientali, ma il principio fine a se stesso è sempre più per una nicchia».

Come esistono nicchie di persone disposte a comprare per ideologia, esistono altrettante nicchie di persone che le medesime ideologie non le condividono. Ha fatto recentemente notizia la dichiarazione di Horacio Pagani, fondatore e proprietario della celebre Pagani Automobili, che ha confessato particolare scetticismo sul ban della vendita di auto a motore endotermico in Europa dal 2035.

Nonostante gli sforzi dell’azienda di creare un team di ricerca per lo sviluppo di supercar elettriche, nessun cliente si sarebbe mostrato interessato al prodotto. «Non credo che una Pagani elettrica possa dare un contributo al pianeta. Voi pensate che una ventina di navi cargo inquinano come 50 milioni di vetture…».

nave container

Brand Activism: il dialogo e il confronto può tornare di moda

Elon Musk, nel mese del “pride” 2022 ha pubblicato su Twitter una vignetta in cui prende si prende gioco di quei brand che, per 30 giorni, mostrano di essere inclusivi e vicini al mondo LGBT colorando di arcobaleno i propri loghi.

L’uomo più ricco del mondo che vuole portare l’umanità su Marte, sembra rigettare la narrazione dominante del politicamente corretto smascherando, di tweet in tweet, ipocrisie di brand, media e istituzioni. Vicino alla maggioranza degli americani che, come abbiamo visto, non si fida dei media, Mr Tesla mostra in un meme come la tribalizzazione del discorso pubblico abbia portato a sua volta ad una polarizzazione acerbata delle posizioni.

Chi, come lui, si definiva liberal moderato adesso si ritrova nel campo dei conservatori. Brand, media, politici, star e attivisti hanno talmente estremizzato il dibattito, da far risultare “di destra” anche un moderato di sinistra.

Paul Graham, rispondendo a Musk, mostra un grafico in cui questa polarizzazione “agli estremi” risulta particolarmente evidente.

Musk riesce a rendere “cool” ogni tema che tocca, mostrando come certa narrativa attuale sia già vecchia. L’annuncio del calo degli abbonati di Netflix, seguito dal tonfo in borsa, sembra non premiare le scelte della società di puntare su contenuti che non sarebbero in grado di accontentare i gusti di un’audience più ampia e meno stereotipata.

Cosa succede nel frattempo nella Silicon Valley?

L’ottimo Alessandro Tapparini analizza QUI il calo demografico che sta interessando l’alta California e il trasferimento di molte imprese in cerca di una nuova casa in altri Stati. «In America si usa dire che quando in un posto le cose non funzionano, la gente “vota con i piedi”: è andandosene che i residenti pronunciano la loro condanna da giuria popolare. Nel 2021 la Silicon Valley ha perso ben 40.000 residenti. In termini assoluti la sua popolazione complessiva è diminuita anziché aumentare, ed è la prima volta che accade da 12 anni a questa parte».

La lista di migrazioni è lunga: da HPE (HP) a Tesla, da Intel a AirBnB per non parlare di Palantir, Oracle, Dropbox e molte altre che stanno annunciando traslochi.

Rendere “cool” la libertà di opinione

L’idea di cosa è “cool” e cosa non lo è non riguarda solo il settore della moda ma ogni campo dell’opinione pubblica. Cosa è di moda pensare e cosa non lo è? È possibile fare “tornare di tendenza” un sano confronto tra opinioni che non sia acerbato dalle logiche della polarizzazione?

Musk potrebbe rappresentare il cavallo di troia per inaugurare una nuova stagione di free speech nella società, a partire dai social fino ai media mainstream. Una maggiore libertà di opinione e un crescente confronto potrebbe tradursi in maggior fiducia delle persone nel mondo dell’informazione e, in ultima analisi, anche nelle istituzioni.

Chi saranno i primi a intercettare questa tendenza? Con una certa ragionevolezza possiamo prevedere chi saranno gli ultimi: i brand multinazionali.

I grandi player del mercato seguiranno le tendenze sociali come hanno sempre fatto nel corso della storia, rilanciando, di volta in volta, i temi più funzionali al proprio target (più auspicato che reale). L’abbandono progressivo di certe posizione estremiste, che chiudono la porta in faccia a moltissimi persone, sarà il primo segnale di questa inversione di tendenza.

Un maggiore dialogo con i cittadini/consumatori che tenga conto e rispetti la diversità e la complessità delle opinioni sarà il nuovo punto d’arrivo a cui le marche dovranno tendere per essere accettate, e per avere successo, in una società occidentale sempre più frammentata e complessa.

campagna dole

Dole lancia una campagna per riscattare la mela proibita con un appello al Papa

Dole Sunshine Company e il “sacro” frutto della mela, in questi giorni sono al centro di una campagna insolita.

La multinazionale statunitense con sede a Westlake Village, in California, attualmente è il più grande produttore di frutta e verdura al mondo: con un giro di affari ampliato ad una compagnia di navigazione, Dole Ocean Cargo Express. Si è rivolta direttamente al Vaticano, per una campagna PR decisamente “stravagante”.

Il presidente di Dole David H. Murdock, che ha creato il Dole Nutrition Institute, Fondazione per la ricerca e l’educazione nutrizionale, ha infatti autorizzato una lettera aperta al Papa, Jorge Mario Bergoglio, per riclassificare il frutto “proibito” restituendo valore alla mela che da sempre rappresenta l’asse primario della nutrizione, collegata però al peccato originale.

Dole e la frutta del peccato

Le mele contese – Fonte The Drum

L’appello invita il Papa a invertire il “più grande disastro di pubbliche relazioni che il frutto abbia mai affrontato” modificando la Bibbia per sostituire la parola “frutto” con più palesi e peccaminose tentazioni quali tabacco o alcol.

Dole Sunshine Company sta implorando perdono dall’alto per tutti coloro che volontariamente “infrangono il volere di Dio gustando il “frutto proibito”, cercando di scagionare Adamo 4 mila anni dopo essere stato brutalmente diffamato per aver morso una mela (presumibilmente), la campagna cerca di fare della disobbedienza una virtù trasmutando il peccato originale nello spuntino originale, amato da tutte le generazioni.

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Una campagna per promuovere una dieta più sana

Dole ha osservato che le diete povere uccidono più persone a livello globale rispetto al tabacco e all’ipertensione e la malnutrizione è la più grande sfida sociale del mondo secondo il Global Nutrition Report.

Lettera aperta di Dole Sunshine

Lanciata in occasione della Giornata internazionale della frutta sul quotidiano La Repubblica, la lettera cerca di ripristinare il buon nome del “Frutto proibito” dopo migliaia di anni di colpe, apportando un piccolo ritocco alla Bibbia, sostituendo la parola frutto con qualsiasi altro spuntino malsano.

La lettera – un appello umoristico e senza precedenti al Pontefice – intende avviare un dialogo globale sull’importanza della frutta per una dieta nutriente e concentrarsi sui benefici della vitamina C e sull’accessibilità globale.

Comprendiamo che richiedere questo cambiamento è una richiesta audace e provocatoria, e ovviamente non intendiamo mancare di rispetto a Sua Santità o alla Chiesa”, ha affermato Pier Luigi Sigismondi, Presidente del Dole Packaged Foods & Beverages Group.

“Crediamo che se riusciamo a risolvere questa falsa rappresentazione della frutta, possiamo avviare una nuova narrativa che si concentri sui suoi benefici e crei nuove abitudini alimentari più sane che siano coerenti con il nostro scopo di portare una buona alimentazione a tutti”.

La lettera aperta sottolinea rispettosamente che, anche se la mela non è mai stata menzionata per nome nella Bibbia, questo frutto in particolare è stato oggetto di calunnia poiché erroneamente associato al peccato originale. 

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In un mondo in cui ci sono chiaramente più cibi peccaminosi e decadenti da raggiungere, la mela non dovrebbe più essere considerata proibita. 

Piuttosto, Dole Sunshine Company sostiene che la frutta stessa può essere l’eroe e lo slancio per un cambiamento nella conversazione su un’alimentazione nutriente e un motore per una consapevolezza maggiore rispetto a ciò che gira sulle nostre tavole.

PR dagli Inferi: Dole desidera che la frutta venga assolta dal peccato originale. Fonte: Mediashotz.

Dole Sunshine Company conclude la lettera con una umile richiesta a Papa Francesco: “Chiediamo umilmente l’assoluzione della mela che solo tu può dare“.

evento per designer e developer

Scopri come acquisire hard e soft skill per designer e developer e imparare a lavorare insieme

Essere designer o developer nel 2022 vuol dire aver scelto una professione non solo molto richiesta (la percentuale di occupazione di web developers e digital designer crescerà del 13% entro il 2030 secondo il Bureau of Labor Statistics degli Stati Uniti) ma anche sfidante e in continua evoluzione.

La Digital Transformation infatti, sta stimolando la nascita di varie professionalità ibride come ad esempio digital product designer, data scientist, 2D e 3D graphic designer ed esperti di phygital.  

Per distinguersi è quindi necessario andare oltre la formazione di base per designer e developer e lasciarsi contaminare dalle novità che stanno muovendo il mondo digitale e non. Da dove iniziare? Sicuramente frequentando gli eventi del settore come Intersection Conference (in programma a Torino il 7 e 8 ottobre), l’evento internazionale di Hinto® dedicato alle nuove metodologie e tendenze digitali dove si confrontano designer, sviluppatori e manager di tutta Europa. Un’occasione imperdibile, con contenuti che proiettano verso il futuro del settore grazie agli interventi di speaker internazionali.

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Come trovare l’ispirazione se ti occupi di design e sviluppo

Quando le giornate fluiscono sotto il peso di call, consegne “per ieri” e tentativi di bilanciare lavoro e vita privata, è difficile ricercare nuovi stimoli creativi. Con le richieste incalzanti di team e clienti che stringono il tuo campo d’azione, la sensazione di non riuscire ad esprimerti diventa assillante. È un cane che si morde la coda: non ho stimoli creativi, non riesco ad essere performante, mi blocco professionalmente. 

designer e developer

Cosa fare quindi, per uscire da questi momenti stagnanti? 

Ritagliarsi del tempo per incontrare persone del settore, ad esempio, può rivelarsi un trick molto utile per crescere attraverso lo scambio di idee. Quando gli altri trasmettono le loro esperienze, queste possono diventare la fonte d’ispirazione per tornare a pensare fuori dagli schemi e ritrovare la giusta motivazione creativa. 

Durante Intersection Conference saranno molte le fonti d’ispirazione come ad esempio il digital designer Marc Biemer che racconterà di design e sviluppo di giochi per bambini con autismo, Adam Cochrane con il Ritual Design che mette gli esseri umani al centro di organizzazioni e servizi, Claudia Cristina e Riccardo Iaconelli del Dipartimento per la trasformazione digitale con un intervento sulla developer experience nella PA, Simone Pancaldi e Raquel Rodrigo Musat di Atlassian per parlare di cultura dell’innovazione e nuovi stili di lavoro.

Hard e soft skill per designer e developer: la combo per fare la differenza

Le competenze tecniche sono naturalmente il punto di partenza imprescindibile. Tuttavia ci sono delle competenze senza le quali sarebbe difficile farsi strada nel mondo della programmazione e del design: le soft skill. Le “competenze trasversali” sono quelle abilità/qualità personali di cui ciascuno è dotato in misura diversa, fondamentali tanto quanto quelle tecniche per poter lavorare con team e clienti.

Le soft skill non si acquisiscono direttamente con lo studio, come le nozioni tecniche, ma si possono sviluppare con i giusti stimoli.

Tornando alle hard skill – che da sole non bastano – devono essere sempre aggiornate. Complici i repentini cambiamenti nel panorama del design e del development, ce ne sono alcune su cui vale la pena investire per essere sempre all’avanguardia. 

Perciò, vediamo quali sono le 5 (hard e soft) skill per designer e developer che puoi migliorare partecipando a Intersection Conference per fare l’upgrade come professionista.

1. Doti comunicative

Una delle soft skill per designer e developer che non può mancare è quella della comunicazione interpersonale. Mey Besairon terrà un workshop su come presentare in maniera accattivante una nuova feature o una nuova idea alla tua audience e imparerai, così, a fare il tuo primo tech talk.

2. Creatività e UI design

Tecnologia e creatività insieme possono dare vita a prodotti e professionalità nuove. Come? Si può utilizzare la programmazione per creare suoni, immagini 2D e 3D e animazioni ad esempio. Con Giulio Poggia di Hinto entrerai nel mondo della SVG animation mentre Andrea Marec ti porterà nel mondo di Digital Art e NFT.  

3. Tecniche di design e sviluppo

Per creare prodotti digitali che le persone saranno felici e soddisfatte di usare, occorre una perfetta integrazione tra design e sviluppo. Sfortunatamente, implementare processi che favoriscano una comunicazione aperta e che facilitino la collaborazione fra team interfunzionali può rivelarsi piuttosto impegnativo. Nel workshop che terranno Boris Di Chio, Cristina Lusetti e Guido Parlato di Frog potrai imparare a impostare una collaborazione virtuosa fra designer e developer per lavorare insieme ad un prodotto digitale. Di collaborazione tra ruoli diversi nella stessa unità ne parleranno anche Tiziano Marano e Giulia Moraglia di A2A.

4. Data driven interface

Solo negli ultimi due anni è stato generato il 90% dei dati nel mondo, una mole impressionante da cui ricavare preziose informazioni. Vedrai come l’arte della trasformazione dei dati in visualizzazioni esteticamente accattivanti e in esperienze digitali immersive, può diventare la skill per designer e developer su cui puntare. A tenere l’intervento sulla data viz lato sviluppo ci saranno Federico del Gaudio e Filippo Elgorni di Accurat. Inoltre, Sara Michelazzo di ThoughtWorks, mostrerà come sfruttare al meglio i dati con l’approccio human-centred data.

5. Artificial intelligence

L’intelligenza artificiale e le reti neurali trovano numerosi casi di applicazione che sono ancora poco conosciuti alla maggioranza dei developer. Sentirai parlare di machine learning, algoritmi genetici, mixed reality experience e campi che sono in pieno sviluppo per future opportunità lavorative. Mey Beisaron nel suo intervento mostrerà come applicare algoritmi genetici alla risoluzione di problemi del quotidiano.

All‘evento firmato da Hinto non mancheranno le opportunità di networking e scambio. Il primo giorno, sabato 7 ottobre si terranno i workshop con laboratori pratici. Tra i vari, potrai sperimentare il design di hybrid and mixed realities con Alaistair Sommerville, scoprire il tool BAD Canvas di Matteo di Pascale per imparare a strutturare workshop di business design e creare così prodotti/servizi che funzionino e con Giulia Calabretta della Delft University of Technology apprenderai di più su come la design leadership possa aumentare l’impatto del design stesso all’interno della propria azienda.

Al termine si terrà una visita guidata di Torino ed una cena (fino ad esaurimento posti) dove i partecipanti potranno fare networking con gli speaker e gli sponsor. Inoltre molto interessante sarà sperimentare le carte di Intùiti per sbloccare i processi creativi insieme a Matteo di Pascale (la sessione con lui è limitata a sole 8 persone).
Il secondo giorno, sabato 8 ottobre, a concludere gli interventi dei 14 relatori ci sarà ulteriore spazio per il networking durante l’aperitivo di chiusura presso il Grattacielo San Paolo.

Sei prontǝ a dare un boost alle tue competenze?

<<Scopri il programma completo di Intersection Conference>>

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Nel Metaverso sono arrivati gli avatar non-binari

L’evoluzione del Metaverso non si arresta. L’obiettivo di creare un mondo simile, e, potenzialmente, migliore di quello “reale” sta diventando concreto. Un’esigenza che brand e aziende iniziano a comprendere e a concepire come un’importante opportunità da inserire nella propria strategia di business.

L’inclusività e la libertà di amare sono diventati temi consistenti anche nel Web3. Il mese di giugno (mese del Pride nel mondo) non poteva che essere il migliore per rappresentare questo nuovo scenario.

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Il progetto di NYX insieme a POC (People of Crypto)

Per rimediare all’assenza di avatar che rappresentassero realmente l’intera popolazione mondiale, l’azienda di makeup NYX Professional del gruppo L’Oréal, in collaborazione con People of Crypto Lab (laboratorio che si occupa della diversità nel Metaverso), ha lanciato una collezione NFT non binaria e un evento Pride, Belonging Week, sulla piattaforma immobiliare virtuale The Sandbox.

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Gli NFT sono certificati di proprietà di tutti quegli elementi presenti nel Metaverso (edifici, terreni, avatar, veicoli), che dallo scorso mese, si arricchiscono con la nuova collezione.

Il co-fondatore e Direttore creativo di The Sandbox, (piattaforma online che riproduce una struttura simile al mondo fisico, con terreni da acquistare, luoghi da visitare, oggetti e utenti), Sebastien Borget, ha specificato “abbiamo spinto per rendere il Metaverso un lungo più vario e inclusivo; questa è un’opportunità per sistemare le cose”.

Gli fa eco il Direttore Generale di NYX Professional, Yasmin Dastamalchi“abbiamo sempre sostenuto il concetto di essere alleati orgogliosi per tutti, e vediamo questo spazio come un’estensione”, affermando quanto sia importante per l’azienda creare uno spazio in cui le persone possano usare l’avatar in un luogo in cui si sentissero al sicuro.

Gli avatar dell’inclusione

L’idea ha previsto la creazione di una collezione NFT di 8430 avatar, rilasciata il 17 giugno da People of Crypto in collaborazione con NYX, per sottolineare che il trucco non ha genere. Il numero di avatar non è stato scelto a caso: secondo gli studiosi è rappresentativo dell’84,3% della popolazione globale, comprensivi di comunità di colore e LGBTQIA+.

Gli avatar, personalizzabili da ogni proprietario, prevedono 36 tonalità di pelle, diverse disabilità (come gli arti con protesi), e indumenti vari (ad esempio l’hijab).

Ognuno potrà indossare un trucco ispirato alla collezione proposta da NYX Professional che, per l’occasione, rappresenta i colori della bandiera arcobaleno.

metaverso

Il Direttore Generale di NYX ha affermato che l’azienda sta lavorando affinché il makeup possa essere acquistato anche nel Metaverso, lasciando intendere che non è ancora chiaro se i prodotti saranno gli stessi del mercato fisico o creati appositamente per gli avatar.

Simone Berry, co-fondatrice di People of Crypto, è convinta che la collezione di NYX Professional, permetterà di mettere in luce il talento delle comunità LGBTQIA+, “il Web3 consente loro di esprimersi e di cambiare i modelli di monetizzazione, e in POC vogliamo consentire l’accesso alla conoscenza in modo che tutti possano partecipare”.

Giungo, mese del Metapride Party

Giugno è stato eletto nel mondo come il mese del Pride, dopo i moti di Stonewall del 1969 in cui avvennero gli scontri tra comunità gay e forze dell’ordine. Sui balconi appaiono le bandiere simbolo che, grazie al metaverso, aiutano ad estendere, nel tempo e nello spazio, la battaglia per il rispetto delle comunità LGBTQIA+, facendola uscire dai confini reali.

Il 24 giugno è stata lanciata la “settimana dell’appartenenza”, che ha visto realizzarsi su The Sandbox un party pride, con tanto di pista da ballo della discoteca decorata con la scritta “Say gay”, in riferimento alla recente legge approvata in Florida che vieta la discussione a scuola sui temi della sessualità, fino al terzo anno del primo ciclo di studi.

metaverso

Partecipazione senza confini

Matt Stevenson, ex dirigente di The Time Magazine e fondatore di Metapride Land, associazione che si occupa di organizzare eventi nel Web3, ha sottolineato apertamente l’allarmante situazione riguardo le diversità nel mondo: “ci sono ancora 68 Paesi nel mondo in cui è illegale essere gay. Negli Stati Uniti, ci sono più di 200 proposte di legge che prendono di mira la nostra comunità in un modo o nell’altro. Mi è sembrato importante che in questo mese di giugno fornissimo uno spazio accessibile, indipendentemente dal luogo in cui ci si trova, per entrare e celebrare la propria vita”. 

People of Crypto ha inoltre collaborato con The Sandbox per la creazione di un hub virtuale di diversità, equità e inclusività, dal nome Valley of Belonging. “Le comunità emarginate tendono ad essere lasciate indietro, quindi l’obiettivo di POC con Valley of Belonging è garantire che ogni comunità abbia accesso a eventi a cui possa partecipare apertamente. Dato l’attuale clima di crescente discriminazione contro le comunità LGBTQIA+ e altre minoranze, non c’è mai stato un momento più importante per costruire uno spazio sicuro che accolga tutti”, ha detto il co-fondatore di POC, Akbar Hamid.

Come richiedere un NFT di NYX

Per richiedere un avatar della collezione NYX, basta iscriversi al sito People of Crypto, e inserirsi nella lista di benvenuto aperta dal 9 giugno. L’acquisto è possibile dal 19 giugno per un importo di circa 100 dollari. Tramite il marketplace NFT Opensea, sarà possibile utilizzare gli avatar sulla piattaforma The Sandbox collegandoli ai loro portafogli crittografici.

Ogni avatar è personalizzabile nei tratti fisici, nell’abbigliamento, nell’eventuale identità di genere e sessuale, con la possibilità di apostrofarsi con il pronome che più si desidera.

Il 10% dei proventi derivanti dall’acquisto degli avatar sarà devoluto al Los Angeles LBGT Center.

Il Metaverso è un luogo sicuro?

Anche nel Metaverso molte comunità hanno denunciato problemi relativi all’omofobia e al razzismo, addirittura casi di violenza sessuale, e forte si avverte il problema della tutela della privacy e dell’anonimato.

Sebastian Barget, co-fondatore di The Sandbox ha dichiarato a Cointelegraph l’impegno volto a migliorare la sicurezza, definita come la priorità per gli utenti nel Metaverse.

A cause delle preoccupazioni, è garantito l’anonimato a tutti i partecipanti. Tuttavia, c’è chi invoglia a svelare la propria identità proprio a tutela della diversità. Hamid, incoraggia infatti i fondatori dei gruppi sottorappresentati a rivelare la propria identità per aumentare e sostenere l’inclusività.

Metaverso

Iara Dias, capo di Metaverse Pride su Decentraland (altra piattaforma per eventi pride, organizzati da Cash Labs di David Cash), ha specificato che su Metaverse Pride sono state stabilite delle linee guida relative al comportamento: “le uniche identificazioni utente su Decentraland sono nomi utente e indirizzi di portafoglio. Ciò consente agli utenti che desiderano rimanere anonimi la possibilità di esprimersi pienamente senza il timore di essere identificati” e aggiunge “utilizzeremo personaggi non giocanti per offrire una guida su come farlo, ma lo abbiamo reso molto facile da usare”. Si aggiunge, inoltre, la possibilità di bloccare gli utenti colpevoli di molestie, per garantire agli utenti di partecipare con assoluta tranquillità.

LEGGI ANCHE: Anche Rai Cinema è entrata nel Metaverso su The Nemesis

Metaverso: cos'è e possibili applicazioni presenti e future

Metaverso: cos’è e possibili applicazioni presenti e future

A descrivere per la prima volta il concetto di metaverso è stato Neal Stephenson nel suo romanzo Snow Crash scritto nel 1992, dove del metaverso veniva fatta una descrizione distopica e non positiva. Il contributo alla popolarità del concetto è poi arrivato anche grazie al romanzo Ready Player One di Ernest Cline, in seguito trasformato in un film diretto da Steven Spielberg.

A farlo diventare un termine sempre più familiare però, possiamo dire essere stata la decisione di Mark Zuckerberg che nell’ottobre 2021 ha cambiato il nome Facebook, uno dei più popolari social network al mondo, trasformandolo in Meta.

La società infatti, come è stato più spesso dichiarato, punta molto allo sviluppo del metaverso e per la crescita dello stesso, ha già scelto di sostenere investimenti di diversi miliardi di dollari. Il cambio di nome rappresenta dunque solo un dettaglio rispetto ad un percorso decisionale basato su una nuova visione di Zuckerberg progettata per “dare vita al metaverso”, come spiega lo stesso fondatore del social network in una lettera aperta.

Ma cosa si intende esattamente quando si sente parlare di metaverso?

Un metaverso è un universo 3D virtuale e digitale formato dalla fusione di vari tipi di spazi virtuali, dove persone reali comunicano tra loro e vivono esperienze attraverso i loro avatar, ovvero delle ricostruzioni di se stessi con cui mostrarsi, interagire e costruire comunità virtuali. Possiamo affermare che il metaverso è una realtà che in qualche misura le persone possono “vivere”. Il metaverso è infatti un mondo virtuale che imita aspetti del mondo fisico, utilizzando molteplici tecnologie come la realtà virtuale (VR), la realtà aumentata (AR), l’intelligenza artificiale, i social media e la valuta digitale.

Nonostante il metaverso sia un mondo virtuale, è però bene chiarire come per l’utente che vi accede l’individualità sia sempre mantenuta e come al suo interno sia garantita la continuità dei dati ad esso legati, come:

  • oggetti
  • identità
  • diritti
  • interazioni
  • pagamenti
  • cronologia

Altro concetto fondamentale da comprendere e legato al metaverso è quello della proprietà. Relativamente al metaverso non esiste nessun singolo fornitore che possiede lo spazio, tuttavia sempre relativamente al concetto di proprietà, al suo interno è possibile acquisire delle proprietà, con tanto di atto digitale che garantisca il possesso, ma le transazioni che avvengono all’interno di un metaverso hanno luogo attraverso l’utilizzo di token non fungibili (NFT) e valute digitali.

Intanto questa semplice ma esaustiva descrizione apre le porte alla domanda successiva che è bene porsi per comprendere pienamente il concetto di metaverso: quali sono le possibili applicazioni presenti e future?

Alcune applicazioni del metaverso sono ben spiegate nella lettera aperta scritta da Zuckerberg in cui racconta: “Nel metaverso, sarai in grado di fare quasi tutto ciò che puoi immaginare – stare insieme con amici e familiari, lavorare, imparare, giocare, fare acquisti, creare – oltre a esperienze completamente nuove che non si adattano molto al modo in cui pensiamo computer o telefoni oggi. Abbiamo realizzato un film che esplora come un giorno potresti usare il metaverso”.

Zuckerberg, nella sua lettera, continua evidenziando come l’uso del metaverso possa tradursi in un ottenimento di vantaggi nell’ambito della vita professionale ma anche legati alla sostenibilità ambientale: “In questo futuro sarai in grado di teletrasportarti istantaneamente come ologramma per essere in ufficio senza fare il pendolare, a un concerto con gli amici o nel soggiorno dei tuoi genitori per recuperare il ritardo. Questo aprirà più opportunità, non importa dove vivi. Potrai dedicare più tempo a ciò che conta per te, ridurre il tempo nel traffico e ridurre la tua impronta di carbonio”.

Il metaverso ha molteplici potenzialità, sono infatti già molte le imprese che lo hanno compreso e che in questo mondo virtuale stanno già presenziando e investendo, sfruttando le potenzialità degli NFT, ovvero i token non fungibili, un elemento legato imprescindibilmente al metaverso e includendo l’NFT Marketing nelle proprie Digital Strategy.

Ma per capire di cosa si sta parlando quando ci si riferisce agli NFT ecco una breve descrizione per meglio comprendere questo concetto e cosa questo comporta: i token non fungibili o NFT rappresentano un elemento fondamentale del metaverso e si basano sulla stessa tecnologia blockchain che viene usata dalla criptovaluta. Questo significa che quando si parla di NFT si può intendere diverse cose come un’opera d’arte, una canzone o un immobile digitale e possedendo un NFT si ha come un contratto digitale attraverso cui si può provare la proprietà di un determinato bene.

Per quanto riguarda le prospettive future di questo mondo virtuale, lo sviluppo del metaverso avverrà attraverso il perseguimento di un obiettivo chiaro: ottenere un’interazione sempre più “materiale”. Affinché questo possa avvenire entrano in gioco diversi fattori e strumenti legati allo sviluppo del metaverso e sui quali si punterà per la crescita dello stesso. Tra questi troviamo: i device, la domotica, il lavoro, l’intrattenimento, i social media, la realtà aumentata. L’ottimizzazione di tutti questi elementi è funzionale a rendere l’interazione sempre più “materiale” è sarà la chiave per l’evoluzione del metaverso e la crescita degli utenti coinvolti.

Le tecnologie del metaverso

Il metaverso è abilitato da molte tecnologie diverse, come VR, AR, AI, 5G, 3D, cloud computing vocale, edge computing, blockchain, strumenti software, app, piattaforme e hardware. Tutti mezzi utili ed essenziali affinché gli utenti possano essere in grado di imitare aspetti del mondo fisico durante la loro permanenza nel mondo virtuale e possano avere una tutela a livello di sicurezza.

Ecco un esempio di come queste tecnologie saranno impiegate nello sviluppo del metaverso:

  • Il trasferimento di valore, la credibilità e l’archiviazione dei dati all’interno di un metaverso sarà convalidato dalla Blockchain.
  • La visualizzazione 3D di oggetti e l’interazione in tempo reale sarà consentita dall’AR.
  • Un’esperienza sensoriale sarà offerta grazie alla realtà virtuale.
  • Interazioni illimitate e integrazioni senza interruzioni dei dati saranno possibili grazie a intelligenza artificiale, apprendimento automatico e IoT.
  • Creare spazi virtuali realistici e dall’aspetto naturale sarà possibile grazie alla ricostruzione 3D.

Alcune di queste tecnologie sono più accessibili, come nel caso dell’implementazione AR per cui è necessario solo un dispositivo abilitato alla fotocamera, ma altre tecnologie, come nel caso della realtà virtuale, richiedono apparecchiature più costose come schermi multimodali e HMD. Nel futuro è possibile che nel Metaverso si impieghi una combinazione di diverse tecnologie  chiamata Extended Reality (XR), ovvero tre insiemi di tecnologie diverse che coinvolgono:

  • Realtà Virtuale (VR) dove gli utenti sono completamente immersi in un’esperienza sintetica.
  • Realtà aumentata (AR) dove gli utenti interagiscono  con il mondo fisico attraverso una sovrapposizione digitale.
  • Mixed Reality (MR) dove gli utenti interagiscono con il mondo fisico e quello virtuale.
metaverso web 3d

Immagine estratta da weforum.org

 

Riguardo all’uso di questi dispositivi sono state fatte delle stime, che ci aiutano a comprendere come potrebbe crescere l’uso del metaverso. Secondo queste stime pubblicate su bitkraft.vc in pochi anni si prevede che le spedizioni di cuffie per realtà estesa supereranno le vendite di console di 20 milioni di unità.

metaverso av vr

Immagine stratta da bitkraft.vc

Le competenze richieste

A conferma dell’enorme potenziale del metaverso si aggiunge anche Citi, la banca d’investimento afferma che vede un enorme potenziale nel concetto di realtà estesa e  in un rapporto, afferma che il metaverso rappresenta un’opportunità potenziale da 8 trilioni a 13 trilioni di dollari entro il 2030 e che potrebbe vantare fino a 5 miliardi di utenti (stima che include una base di utenti di telefoni cellulari. Se il metaverso è limitato ai dispositivi VR/AR, si prevede che il pubblico sarà più vicino a 1 miliardo.)

Visto le prospettive future, le aziende di tutto il mondo saranno quindi sempre più interessate al metaverso e per questo saranno competenze molto specifiche quelle ricercate dalle imprese e per cui i candidati dovranno farsi trovare pronti.

Tra le competenze più ricercate troviamo:

  • Modellazione 3D e Design, fondamentali per offrire esperienze agli utenti all’altezza delle aspettative e il più possibile vicine alla realtà. Concettualizzare, prototipare e costruire gli ambienti che gli utenti del metaverso esploreranno e  gli oggetti così come gli avatar con cui interagiscono saranno competenze essenziali per ottenere risultati ottimali;
  • Programmazione computer, per offrire esperienze nuove e coinvolgenti. Le competenze di programmazione saranno sicuramente skill molto apprezzate tra le aziende che desiderano essere all’avanguardia nello sviluppo del metaverso;
  • Sviluppo VR/AR. Per la costruzione di interfacce più coinvolgenti e per puntare all’obiettivo di colmare il divario esistente tra il mondo reale e quello virtuale, la realtà virtuale e la realtà aumentata giocheranno un ruolo molto importante, perciò le skill in questi ambiti seppur non essenziali per il metaverso sono certamente consigliate;
  • Blockchain / Ingegneria NFT: con l’uso della blockchain si potrà creare un’infrastruttura distribuita e decentralizzata per costruire mondi sotto il controllo dei loro proprietari, mentre creare asset unici o in edizione limitata sarà possibile grazie agli NFT, attraverso cui si potrà anche avere una prova della proprietà rispetto ad un bene;
  • Competenze sui dati, saper analizzare ogni dato, come quelli estrapolati dal comportamento degli utenti sarà fondamentale per la creazione di esperienze in linea con le aspettative degli utenti ed in grado di soddisfare ogni necessità;
  • Progettazione UI/UX per garantire che l’interfaccia utente (UI) sia naturale e che l’esperienza utente (UX) sia intuitiva, divertente e gratificante;
  • Project Management per lo sviluppo di esperienze coinvolgenti che saranno possibili grazie a diverse skill grazie a cui sarà possibile gestire un progetto nel metaverso;
  • Cyber Security per offrire garanzie di sicurezza, essenziale nel mondo cibernetico, proprio come in quello reale. La condivisione dei dati delle persone sarà destinata a crescere con lo sviluppo del metaverso e la crescita che si verificherà tra gli utilizzatori perciò dati preziosi come quelli  di una carta di credito o quelli legati alla propria salute saranno informazioni che sarà importante tutelare;
  • Marketing per sfruttare pienamente le molteplici possibilità di pubblicità e marketing offerte da questo mondo virtuale dove sarà necessario trovare nuovi modi coinvolgenti utili alla promozione di prodotti e servizi, oltre che alla creazione di una brand identity;
    Etica e Responsabilità Sociale per  ridurre la possibilità che ci siano conseguenze negative per gli individui o per la società e per l’ambiente.

15 esempi di aziende che investono nel metaverso

Il metaverso è un concetto che è entrato sempre più nella mente degli imprenditori che cercano di rendere le loro operazioni a prova di futuro. Per questo viene sempre più utilizzato, sono sempre di più le aziende che in qualche modo ne sfruttano le potenzialità e sempre di più i brand che vi presenziano includendolo nella propria strategia di marketing, così come sono sempre in numero maggiore le aziende che decidono di investire in questa visione del futuro diverse migliaia di dollari.

Vediamo di seguito 15 esempi di aziende che investono nel metaverso.

Meta

Prima tra tutte arriva Meta che come visto in precedenza, solo per il 2022 lo scorso anno aveva previsto di spendere 10 milioni di dollari nell’acquisizione e nello sviluppo di hardware e software che verranno utilizzati per fornire funzionalità VR all’interno del metaverso ed è fra le aziende che più di tutte crede nello sviluppo del metaverso, ormai punto focale della visione del suo fondatore Zuckerberg. Per rendere ciò possibile l’azienda sta lavorando incessantemente e ha realizzato diversi strumenti utili allo scopo come visori fondamentali per l’uso della realtà aumentata.

A sottolineare l’impegno profuso lo stesso Zuckerberg, nella sua lettera aperta in precedenza citata, annunciando il cambio del nome Facebook in Meta, ha sottolineato: “La nostra missione rimane la stessa: si tratta sempre di riunire le persone […] Ma tutti i nostri prodotti, comprese le nostre app, ora condividono una nuova visione: aiutare a dare vita al metaverso. E ora abbiamo un nome che riflette l’ampiezza di ciò che facciamo”.

In questo interessante video pubblicato dal The Guardian, Mark Zuckerberg ha rivelato uno scorcio dei piani di Facebook per costruire il “metaverso”, un mondo digitale costruito sopra il nostro, che comprende cuffie per realtà virtuale e realtà aumentata.

Microsoft

Microsoft che già nel 2016 aveva lanciato degli occhiali intelligenti per realtà mista chiamati HoloLens, ha dichiarato che nel 2022 rilascerà Mesh per Microsoft Teams, un servizio innovativo attraverso cui gli utenti di Teams situati in diverse posizioni fisiche potranno organizzare riunioni virtuali in cui partecipare grazie a esperienze olografiche collaborative e condivise. Grazie a Mesh gli utenti potranno stabilire una presenza virtuale usando un avatar personalizzato utilizzabile su qualsiasi dispositivo.

Nel gennaio 2022 inoltre, Microsoft ha chiuso un accordo da 70 miliardi di dollari che nei prossimi anni consentirà all’azienda di sviluppare giochi e software supportati da Microsoft all’interno del metaverso, grazie all’acquisizione di Activision Blizzard, l’enorme sviluppatore ed editore di videogiochi.

Google

Google è un altro grande investitore nel metaverso. Il suo investimento è pari a ben 39,5 milioni di dollari investiti in un fondo di private equity per tutti i progetti sul Metaverso, inoltre il CEO dell’azienda, Sundar Pichai, ha discusso più volte rispetto all’interesse di Google nei confronti della realtà aumentata, tanto che potrebbe anche inserire servizi come Maps e YouTube nel panorama virtuale.

Accenture

Accenture che assume più di 100.000 persone ogni anno, usando Mesh aiuta le aziende ad inserire nuovi dipendenti. Attraverso Microsoft Teams i nuovi assunti si incontrano per essere istruiti sulla creazione di un avatar digitale ed accedere in uno spazio virtuale condiviso, parte del processo di onboarding. Qui i nuovi assunti trovano una sala conferenze centrale, una sala riunioni virtuale e monorotaie digitali che i nuovi assunti utilizzano per viaggiare verso diverse mostre.

Il sostegno da parte di Accenture è ben chiaro ed espresso sullo stesso sito dell’azienda, dove si possono leggere le parole di Paul Daugherty – Group Chief Executive – Technology & Chief Technology Officer di Accenture che afferma:  “È vero che siamo ancora agli albori, ma il metaverso progredirà molto rapidamente. Se le aziende non agiscono subito, si troveranno a operare in mondi progettati da, e per, qualcun altro“.

Nike

Nike sta già investendo nel metaverso attraverso diverse scelte imprenditoriali utili a garantire all’azienda il suo posto in questo nuovo mondo digitale. La pianificazione del futuro del brand fatta dal gigante dell’abbigliamento sportivo può essere così riassunta:

  • Ad ottobre 2021 Nike ha presentato all’Ufficio brevetti e marchi degli Stati Uniti ben sette richieste  per proteggere i suoi marchi in “beni virtuali scaricabili” e servizi correlati;
  • Ha accettato di acquistare RTFKT, un’azienda che si occupa ella creazione di prodotti digitali come scarpe da ginnastica e utilizza la tecnologia blockchain per garantirne l’autenticità;
  • A novembre 2021, ha debuttato con Nikeland , il mondo del brand nel metaverso dove, grazie ad una collaborazione instaurata con la piattaforma di videogiochi Roblox, gli utenti che giocano possono vestire i propri personaggi con oggetti digitali firmati Nike.

McDonald’s

Anche McDonald’s intende investire nel metaverso e si sta preparando per aprire un negozio nel metaverso e ciò è presumibile dal fatto che la catena globale di fast food, ha presentato domande all’Ufficio brevetti e marchi degli Stati Uniti.

La scommessa che McDonald’s sta facendo sul metaverso non si limita però alla domanda di hamburger digitali ma include altro, ovvero la vendita dell’ordinazione a domicilio, in pratica vuole offrire ai clienti, attraverso il metaverso, un altro modo per ordinare cibo online, che sarà consegnato nel mondo fisico.

Coca-Cola

Coca-Cola è tra i brand che fin da subito ha scelto di investire nel metaverso, Coca-Cola Creations ha anche unito le forze con l’organizzazione di gioco PWR per creare Pixel Point, un’isola personalizzata nella modalità creativa di Fortnite dove chi la raggiunge può giocare ai minigiochi basati sul brand. Inoltre di recente ha rinnovato il suo investimento nel metaverso con la creazione di una bevanda “dal gusto pixellato”. La bevanda, chiamata Zero Sugar Byte, è stata lanciata nel metaverso ancora prima di essere disponibile, in edizione limitata, nei negozi a partire dal 2 maggio 2022. Oana Vlad, senior director of strategy di Coca-Cola spiega così la scelta: “Volevamo creare un gusto innovativo ispirato alla giocosità dei pixel, radicato nelle esperienze che il gioco rende possibili“.

Samsung

Samsung nel gennaio 2022, ha lanciato il suo primo negozio nel metaverso a Decentraland. Il negozio prende il nome di Samsung 837x ed è stato realizzato sul modello del negozio fisico a 837 Washington Street, New York City. All’interno gli utenti possono:

  • costruire la propria avventura;
  • interagire con altri personaggi di gioco;
  • portare a termine missioni.

Gucci

Gucci ha intrapreso diverse iniziative a manifestazione del suo interesse nell’investire nel metaverso. La casa di moda italiana, è infatti uno dei primi brand di moda che offre agli utenti:

  • Esperienze nel mondo digitale con collaborazioni di videogiochi;
  • La versione digitale del suo Gucci Garden su Roblox;
  • La possibilità di  acquistare capi Gucci con cui vestire i propri avatar grazie alla partnership stipulata con Zepeto.

Unity Software

Unity Software nel 2021 ha chiuso un accordo da oltre 1,6 miliardi di dollari per l’acquisizione di  Weta Digital, una società di effetti visivi digitali grazie alla quale Unity Software  potrà essere aiutata nello sviluppo della sua tecnologia RT3D grazie agli innovativi strumenti VFX di Weta Digital.

Shopify

Shopify è un’altra azienda che punta ad investire nel metaverso ed in particolare sullo shopping AR, che coinvolgerebbe gli utenti che provano vestiti o visualizzano oggetti nelle loro case virtualmente prima di effettuare un acquisto. Shopify ha anche avviato una versione beta del proprio marketplace NFT.

Roblox

L’investimento di Roblox consiste nello stringere diverse partnership con alcuni brand, così da ottenere una notevole presenza nel metaverso dove si concentrerà sullo sviluppo di un mondo virtuale in cui i giocatori possono giocare e interagire.

Qualcomm

Qualcomm che si concentra sull’ispirare più persone a prestare attenzione su questa nuova versione di Internet ha scelto di collaborare con Microsoft per un impegno condiviso nei confronti di XR e del metaverso.

Nvidia

Nvidia si sta impegnando nello sviluppo del suo strumento Omniverse, una piattaforma di sviluppo per simulazioni 3D e design che supporta gli sviluppatori nella creazione delle loro applicazioni e sta pianificando lo sviluppo di applicazioni che permettono di creare avatar realistici per il metaverso.

Tinder

Tinder sta già lanciando le proprie monete – Tinder Coins – attualmente in fase di test in diversi mercati. Inoltre Shar Dubey, CEO della società madre di Tinder Match Group in una lettera agli azionisti, rispetto all’interesse dell’azienda sul metaverso ha parlato di “un’interfaccia che consente agli utenti di connettersi con gli altri attraverso nuove esperienze oltre lo Swipe che era Tinder“.

Mentre rispetto alle loro monete ha dichiarato: “Le monete possono anche essere utilizzate per incentivare determinati comportamenti per aiutare i membri a stabilire connessioni più significative su Tinder, come verificare il loro profilo o aggiungere video alla loro biografia. E, forse la cosa più importante, le monete saranno essenziali per i beni virtuali e l’ecosistema commerciale pianificato per il 2022 e oltre”.

Victoria’s Secret

Victoria’s Secret, il noto brand di intimo,  avrebbe di recente depositato 4 nuove domande di marchio indicando che intende vendere ‘intimo virtuale, calzature e accessori moda, secondo quanto ha scritto in un tweet l’ avvocato specializzato in marchi Josh Gerben.

Le possibili applicazioni del metaverso

Le possibili applicazioni del metaverso spaziano in diverse direzioni, come è già possibile intuire visto anche gli usi che i brand ne stanno già facendo e grazie alle funzionalità offerte dallo stesso.

Funzionalità che sembrano essere molto appetibili specialmente dal punto di vista lavorativo. Come previsto dal co-fondatore di Microsoft Bill Gates, nei prossimi due o tre anni la maggior parte delle riunioni virtuali si sposterà da scatole quadrate bidimensionali al metaverso, uno spazio 3D con i partecipanti che appariranno come avatar digitali.

Le applicazioni nell’ambito della vita professionale sono forse quelle più vicine rispetto ad un ambito temporale di crescita e sviluppo del metaverso, infatti le aziende possono già sfruttare le funzionalità offerte da questa tecnologia per avere interazioni con gli esseri umani digitali per:

  • scopi aziendali;
  • inserire i dipendenti;
  • vendere;
  • fornire servizi ai clienti.

Gli utenti all’interno del metaverso invece possono creare, condividere e scambiare risorse o esperienze.

Il metaverso è il futuro del web?

Il metaverso sembrerebbe a tutti gli effetti essere l’evoluzione di ciò che fino ad ora è stato internet, convogliando tutto ciò che è possibile fare su internet ma permettendo di farlo in modo più intuitivo e coinvolgente. Grazie al metaverso le aziende amplieranno la possibilità di entrare in contatto con gli utenti, così come la possibilità di ricavare ed analizzare preziosi dati relativi al comportamento degli utenti, fondamentali per creare vantaggio supplementare per le proprie strategie di marketing.

Allo stesso tempo, le imprese avranno modo di creare e rafforzare la propria identità di brand ma anche di cogliere le opportunità e modelli di business decentralizzati, persistenti, interoperabili e collaborativi che aiuteranno le aziende a elevare il business digitale a livelli senza precedenti. Mentre gli utenti avranno la possibilità di fare molteplici esperienze virtuali fino ad ora neanche immaginate dematerializzando ogni cosa fino ad oggi presente solo nella realtà fisica.

Con il metaverso, infine, cresceranno le opportunità di carriera nell’ambito digitale, grazie alla richiesta di nuove competenze utili allo sviluppo del metaverso nel prossimo futuro. Secondo queste potenzialità e stando ai dati fin qui visti, possiamo essere certi che il metaverso non è un concetto da sottovalutare, ma è invece da tenere in forte considerazione per non farsi trovare impreparati nel momento in cui questo assumerà maggior rilievo con la crescita degli utenti che lo utilizzeranno.

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3 Free Webinar per orientarti nel mondo eCommerce

Il mercato dell’eCommerce è cresciuto a un ritmo notevole negli ultimi anni. Prima dell’emergenza Covid-19 l’economia mondiale stava già accompagnando lo sviluppo dello shopping online. La pandemia ha poi definitivamente accelerato questo processo.

Il settore è così in rapida crescita che, secondo uno studio Nasdaq, entro il 2040 il 95% degli acquisti avverrà online.

Una potente espansione che offre una serie di opportunità di business per l’innovazione di brand e aziende. In un contesto come questo, nasce l’esigenza di ripensare l’impresa in chiave digitale, facendo evolvere il proprio modello di business, trasformando i processi aziendali e potenziando le competenze interne.

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Nuovo ciclo di Free Webinar

Nell’ultimo decennio gli acquisti online hanno registrato una crescita esponenziale anche in Italia. Oggi, infatti, avere un negozio digitale non rappresenta più solo un’opportunità, ma una vera e propria necessità. Laddove gestire efficacemente un progetto eCommerce rappresenta un fattore critico di successo, a prescindere dal settore merceologico di appartenenza.

Il confronto con gli esperti delle industry rappresenta un’occasione concreta per aggiornarsi continuamente su tool, algoritmi e comportamenti del consumatore.

Per questa ragione, dopo la serie di live event “Così ho capito che il Digital era la mia vocazione”, Ninja Academy presenta un nuovo ciclo di dirette per conoscere da vicino il mondo dell’eCommerce e sfruttarne tutte le potenzialità.

Il primo live event sarà:

Giovedì 14 Luglio ore 13
Your eCommerce Check up
Cosa funziona e cosa non funziona nel tuo eCommerce

Lo scopo del Live Event è quello di fornire consigli pratici per migliorare il proprio eCommerce oppure la propria idea di strategia di eCommerce, partendo proprio dal far analizzare i progetti in diretta agli esperti.

Attraverso il form di registrazione, infatti, è possibile linkare il proprio e-shop: i più interessanti saranno analizzati durante la live.

Il ciclo continuerà fino al 22 luglio con altri due appuntamenti:

Martedì 19 Luglio ore 13
Livestream Shopping e nuove frontiere dell’eCommerce
Il caso Rinascimento

Venerdì 22 Luglio ore 13
Community per il successo di un eCommerce
I casi MSC Crociere e 23BASSI

Le competenze vincenti in ambito eCommerce

Il ciclo di eventi è dedicato a eCommerce Manager, eCommerce Specialist, Brand Manager, Marketing Manager, Imprenditori e a tutti quei commercianti che intendono implementare la loro di strategia digitale.

Le dirette oltre a illustrare strumenti, risorse, modelli e framework per avere successo nelle vendite online, offrono l’occasione di riflettere su un mercato sempre più digitale grazie a illuminanti case study.

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Ridisegnare la gestione delle vendite in chiave digitale richiede competenze diverse. Ma esiste un modo per farle convergere tutte. Le live saranno anche un occasione per approfondire un percorso completo, pratico e professionalizzante per comporre il proprio modello vincente di eCommerce: l’eCommerce Factory, in collaborazione con i top brand Shopify, Doreca, Venchi e Mercedes.

<< Registrati gratis al ciclo di Live “Your eCommerce Check up – Cosa funziona e cosa non funziona nel tuo eCommerce”>>

bitcoin

Bitcoin, tutti ne parlano, ma chi davvero ne ha compreso il potenziale?

L’8 luglio Palazzo Innovazione ospita l’associazione Digital South e Ninja Academy per un evento di divulgazione e formazione per comprendere il potenziale economico e sociale della blockchain e di Bitcoin.

Bitcoin, tutti ne parlano, ma chi davvero ne ha compreso il potenziale?

bitcoin come strumento per disinnescare il mondo

Sistema di pagamento, riserva di valore, ma anche strumento sociale che può aiutare comunità e persone a mantenere la libertà finanziaria e a trasferire valore senza intermediazione e censure.

Sarà la moneta universale del futuro? Che opportunità crea la blockchain per le aziende?

Ne discuteranno insieme a professionisti e imprenditori nel corso di un evento pubblico e gratuito che si terrà in presenza a Palazzo Innovazione, l’8 luglio dalle ore 17,30:

  • Riccardo Giorgio Frega, attivista, co-autore e voce insieme a Luca Berto di Bitcoin Italia Podcast, che terrà una masterclass dal titolo: “Bitcoin come strumento per disinnescare il mondo: fare impresa nel futuro che ci attende
  • Mirko Pallera, fondatore di Ninja, giornalista e imprenditore, modererà il dibattito finale.

L’evento è organizzato da Digital South, associazione che riunisce imprese e professionisti del digitale e da Ninja Academy, la digital business school di Ninja Marketing, focalizzata sul potenziamento delle competenze digitali avanzate.

<<Vuoi comprendere il vero potenziale di Bitcoin? Segui qui la diretta su LinkedIn>>

I relatori dell’evento

  • Riccardo Giorgio Frega, classe 1979, è un autore, divulgatore e attivista libertario italiano. Impegnato dal 2013 nella lotta antiproibizionista e da sempre appassionato di nuove tecnologie, è esperto delle possibili applicazioni della blockchain e in particolare di Bitcoin, che considera presidio importante di tutela dei diritti civili e delle libertà individuali. Dal 2018 è autore e voce del Bitcoin Italia Podcast, il primo e il più seguito podcast a tema in lingua italiana.
  • Laura Nori, communication designer e community manager di Bitcoin People, vede Bitcoin come il network di pagamento che rivoluzionerà la società a partire dal mondo del lavoro. Esperta di comunicazione nei social network, la sua missione è portare questa tecnologia nelle case e nelle attività di tutti.

L’evento si terrà in presenza nel Complesso Monumentale di Santa Sofia a Salerno, l’8 luglio, dalle ore 17:30. Per partecipare è necessario iscriversi all’evento a questo indirizzo.

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Google Analytics cosa dice il garante

Ecco cosa dice il Garante: no, non basta utilizzare Google Analytics 4 per essere in regola

Il 7 giugno 2022 la CNIL (Commission nationale de l’informatique et des libertés) ha inviato una diffida formale a diverse organizzazioni a conformarsi all’uso di Google Analytics, a causa del trasferimento dei dati negli Stati Uniti senza sufficienti garanzie per i diritti degli utenti europei. Quali sono le conseguenze per le organizzazioni?

Questa FAQ riguarda solo le decisioni di avviso formale della CNIL sull’uso di Google Analytics in seguito all’invalidazione del Privacy Shield.

La dichiarazione congiunta della Commissione europea e degli Stati Uniti del marzo 2022 su una futura decisione di regolamentare adeguatamente i flussi di dati verso gli Stati Uniti è al momento solo un annuncio politico.

Il 6 aprile il GEPD (Garante europeo della protezione dei dati) ha rilasciato una dichiarazione in cui chiarisce che tale dichiarazione non costituisce un quadro giuridico su cui le organizzazioni possono fare affidamento per trasferire i dati negli Stati Uniti.

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Cosa è successo in Italia

Il sito web che utilizza il servizio Google Analytics (GA), senza le garanzie previste dal Regolamento Ue, viola la normativa sulla protezione dei dati perché trasferisce negli Stati Uniti, Paese privo di un adeguato livello di protezione, i dati degli utenti.

garante della privacy - google-analytics

Lo ha affermato il Garante per la privacy a conclusione di una complessa istruttoria avviata sulla base di una serie di reclami e in coordinamento con altre autorità privacy europee. Dall’indagine del Garante è emerso che i gestori dei siti web che utilizzano GA raccolgono, mediante cookie, informazioni sulle interazioni degli utenti con i predetti siti, le singole pagine visitate e i servizi proposti.

Tra i molteplici dati raccolti, indirizzo IP del dispositivo dell’utente e informazioni relative al browser, al sistema operativo, alla risoluzione dello schermo, alla lingua selezionata, nonché data e ora della visita al sito web. Tali informazioni sono risultate oggetto di trasferimento verso gli Stati Uniti.

Nel dichiarare l’illiceità del trattamento è stato ribadito che l’indirizzo IP costituisce un dato personale e anche nel caso fosse troncato non diverrebbe un dato anonimo, considerata la capacità di Google di arricchirlo con altri dati di cui è in possesso.

All’esito di tali accertamenti il Garante ha adottato il primo di una serie di provvedimenti con cui ha ammonito Caffeina Media S.r.l. che gestisce un sito web, ingiungendo alla stessa di conformarsi al Regolamento europeo entro novanta giorni. Il tempo indicato è stato ritenuto congruo per consentire al gestore di adottare misure adeguate per il trasferimento, pena la sospensione dei flussi di dati effettuati, per il tramite di GA, verso gli Stati Uniti.

Il Garante ha evidenziato, in particolare, la possibilità, per le Autorità governative e le agenzie di intelligence statunitensi, di accedere ai dati personali trasferiti senza le dovute garanzie, rilevando al riguardo che, alla luce delle indicazioni fornite dall’EDPB (Raccomandazione n. 1/2020 del 18 giugno 2021), le misure che integrano gli strumenti di trasferimento adottate da Google non garantiscono, allo stato, un livello adeguato di protezione dei dati personali degli utenti.

Con l’occasione l’Autorità richiama all’attenzione di tutti i gestori italiani di siti web, pubblici e privati, l’illiceità dei trasferimenti effettuati verso gli Stati Uniti attraverso GA, anche in considerazione delle numerose segnalazioni e quesiti che stanno pervenendo all’Ufficio. E invita tutti i titolari del trattamento a verificare la conformità delle modalità di utilizzo di cookie e altri strumenti di tracciamento utilizzati sui propri siti web, con particolare attenzione a Google Analytics e ad altri servizi analoghi, con la normativa in materia di protezione dei dati personali.

Allo scadere del termine di 90 giorni assegnato alla società destinataria del provvedimento, il Garante procederà, anche sulla base di specifiche attività ispettive, a verificare la conformità al Regolamento Ue dei trasferimenti di dati effettuati dai titolari.

Fonte: Sito Ufficiale del Garante per la Protezione dei Dati Personali

Cosa dobbiamo imparare dalle comunicazioni formali emesse dalla CNIL

Il contesto

Il 16 luglio 2020, la Corte di giustizia dell’Unione europea ha emesso un’importante sentenza: il Privacy Shield, che regolava i trasferimenti di dati tra l’Unione europea e gli Stati Uniti, è stato invalidato perché non offriva garanzie adeguate contro il rischio di accesso illecito da parte delle autorità americane ai dati personali dei residenti europei.

Solo se le organizzazioni adottano ulteriori garanzie tecniche, legali e organizzative per impedire tale accesso, tali trasferimenti potrebbero essere effettuati nella pratica.

Nell’agosto 2020, NOYB ha presentato 101 reclami a varie autorità europee per la protezione dei dati su siti web che utilizzano, tra gli altri, il diffusissimo strumento di analisi web Google Analytics, la cui società madre ha sede negli Stati Uniti.

La decisione

Nella comunicazione formale emessa il 10 febbraio 2022 in merito a una di queste organizzazioni, la CNIL ha ritenuto che :

  • le misure messe in atto da Google non sono sufficienti a escludere la possibilità di accesso ai dati dei residenti europei; i dati degli utenti
  • europei di Internet vengono quindi trasferiti illegalmente attraverso questo strumento.

Perché l’avviso pubblicato online è stato reso anonimo?

Una delle comunicazioni formali relative all’uso di Google Analytics è stata pubblicata in forma anonima sul sito web della CNIL il 16 febbraio 2022.
La decisione è stata resa anonima perché non è sembrato utile nominare un particolare editore di siti web, dato che lo strumento è ampiamente utilizzato.

L’obiettivo è che tutti i responsabili del trattamento dei dati che utilizzano questo strumento siano conformi.

Le organizzazioni hanno una scadenza per la conformità?

Le organizzazioni notificate hanno un mese di tempo per conformarsi e giustificare tale conformità alla CNIL. Questo periodo di un mese può essere rinnovato su richiesta delle organizzazioni interessate.

Tutti i responsabili del trattamento dei dati che utilizzano Google Analytics in modo simile a queste organizzazioni devono ora considerare questo uso come illegale ai sensi del GDPR.

Dovrebbero quindi rivolgersi a un fornitore che offra sufficienti garanzie di conformità

Questa interpretazione delle conseguenze della sentenza “Schrems II” della CNIL è condivisa a livello europeo?

Al fine di armonizzare le decisioni e fornire certezza giuridica alle parti interessate, le autorità europee che hanno ricevuto reclami dall’associazione NOYB (none of your business) sul tema dei trasferimenti di Google Analytics si sono organizzate in un gruppo di lavoro per esaminare insieme le questioni legali sollevate in questi casi e coordinare le loro posizioni e decisioni.

La decisione della CNIL non è la prima a livello europeo: un mese prima della CNIL, l’autorità austriaca per la protezione dei dati ha emesso a gennaio una prima decisione che va nella stessa direzione di quella dell’autorità francese.

Perché i reclami presentati dall’associazione NOYB non sono stati trattati contemporaneamente?

Tutti i reclami presentati dall’associazione NOYB e deferiti alla CNIL sono stati esaminati in modo coordinato: tuttavia, le situazioni sono state esaminate caso per caso e in base alle risposte fornite dalle organizzazioni.

Tutte le organizzazioni francesi il cui utilizzo di Google Analytics è stato oggetto di reclami da parte della NOYB hanno ricevuto una notifica formale.

Esistono clausole contrattuali standard e garanzie aggiuntive per consentire l’utilizzo di Google Analytics?

Gli intervistati avevano stabilito con Google clausole contrattuali standard, che Google offre di default agli utenti di questa soluzione. Queste clausole contrattuali standard non possono da sole fornire un livello di protezione sufficiente in caso di richiesta di accesso da parte di autorità straniere, in particolare se tale
accesso è previsto dalle leggi locali.

Nella sua risposta alle richieste della CNIL, Google ha indicato di aver messo in atto misure legali, organizzative e tecniche aggiuntive, che tuttavia sono state ritenute insufficienti a garantire
l’effettiva protezione dei dati personali trasferiti, in particolare contro le richieste di accesso ai dati da parte dei servizi segreti statunitensi.

È possibile impostare lo strumento Google Analytics in modo che i dati personali non vengano trasferiti al di fuori dell’Unione Europea?

No. In risposta al questionario inviato dalla CNIL, Google ha indicato che tutti i dati raccolti tramite Google Analytics sono ospitati negli Stati Uniti.

Anche in assenza di trasferimento, l’utilizzo di soluzioni offerte da aziende soggette a giurisdizioni extra-UE può comportare difficoltà in termini di accesso ai dati. In effetti, le organizzazioni
possono essere obbligate dalle autorità di paesi terzi a divulgare i dati personali ospitati su server situati nell’UE.

L’articolo 48 del GDPR limita tale divulgazione ai casi in cui il Paese terzo richiedente e l’UE o lo Stato membro interessato siano parti di un accordo internazionale che preveda tale divulgazione.

È possibile impostare Google Analytics in modo che trasferisca solo dati anonimi negli Stati Uniti?

Nel contesto della comunicazione formale, Google ha indicato che utilizza misure di pseudonimizzazione, ma non di anonimizzazione. Google offre l’anonimizzazione degli indirizzi IP, ma non è applicabile a tutti i trasferimenti. Inoltre, dalle prove fornite da Google non è chiaro se questa anonimizzazione avvenga prima del trasferimento negli Stati Uniti.

Inoltre, il semplice utilizzo di identificatori univoci per differenziare gli individui può rendere i dati identificabili, soprattutto se combinati con altre informazioni come i metadati del browser e del sistema operativo. Questi dati consentono di tracciare con precisione gli utenti, in alcuni casi su più dispositivi.

Se il GEPD ammette nelle sue raccomandazioni del 18 giugno 2021 la possibilità di utilizzare la pseudonimizzazione come misura supplementare, il suo utilizzo è soggetto a un’analisi volta a garantire che tutte le informazioni trasmesse non consentano in alcun modo la reidentificazione della persona, anche tenendo conto dei mezzi sostanziali a disposizione delle autorità che potrebbero voler effettuare tale reidentificazione.

Infine, l’uso congiunto di Google Analytics con altri servizi di Google, in particolare con i servizi di marketing, può aumentare il rischio di tracciamento. In effetti, questi servizi, molto diffusi in Francia, possono consentire un controllo incrociato dell’indirizzo IP e quindi tracciare la cronologia di navigazione della maggior parte degli utenti di Internet su un gran numero di siti.

Differenza tra anonimizzazione e pseudonimizzazione

La pseudonimizzazione è il trattamento dei dati personali in modo tale che non sia più possibile attribuirli a una persona fisica senza ulteriori informazioni. In pratica, la pseudonimizzazione consiste nel sostituire i dati direttamente identificativi (cognome, nome, ecc.) in un set di dati con dati indirettamente identificativi (alias, numero sequenziale, ecc.).

L’anonimizzazione consiste nell’utilizzare un insieme di tecniche in modo tale da rendere impossibile, in pratica, l’identificazione della persona con qualsiasi mezzo e in modo irreversibile. I dati anonimizzati non sono più soggetti al GDPR.

La crittografia potrebbe essere una garanzia aggiuntiva sufficiente?

Sì, ma a determinate condizioni. L’implementazione della crittografia dei dati da parte di Google si è rivelata una misura tecnica insufficiente, in quanto Google LLC stessa cripta i dati ed è obbligata a consentire l’accesso o a fornire i dati importati in suo possesso, comprese le chiavi di crittografia necessarie per rendere i dati intelligibili. Poiché Google LLC mantiene la possibilità di accedere ai dati delle persone in chiaro, tali misure tecniche non possono essere considerate efficaci in questo caso.

La crittografia è quindi una garanzia aggiuntiva insufficiente se l’organizzazione soggetta alle richieste delle autorità statunitensi può accedere ai dati personali in chiaro.

Affinché la crittografia sia considerata una salvaguardia aggiuntiva sufficiente, le chiavi di crittografia dovrebbero, tra l’altro, essere tenute sotto il controllo esclusivo dell’esportatore dei dati o di altri soggetti stabiliti in un territorio che offra un livello di protezione adeguato.

Ci sono sufficienti garanzie aggiuntive per continuare a utilizzare il solo strumento di Google Analytics?

Nessuna delle garanzie aggiuntive presentate alla CNIL nel contesto della messa in mora impedirebbe o renderebbe inefficace l’accesso dei servizi di intelligence statunitensi a i dati personali degli utenti europei quando si utilizza esclusivamente lo strumento Google Analytics.

Tuttavia, può essere possibile una soluzione che preveda il coinvolgimento di un server proxy per evitare il contatto diretto tra il terminale dell’utente Internet e i server dello strumento di misura. Tuttavia, occorre garantire che questo server soddisfi una serie di criteri per poter ritenere che questa misura aggiuntiva sia in linea con quanto previsto dal GEPD nelle sue raccomandazioni del 18 giugno 2021.

È possibile continuare a trasferire i dati con il consenso esplicito delle persone?

Il consenso esplicito degli interessati è una delle possibili deroghe previste per alcuni casi specifici dall’articolo 49 del GDPR. Tuttavia, come indicato nelle linee guida del Comitato europeo per la protezione dei dati su queste deroghe, esse possono essere utilizzate solo per trasferimenti non sistematici e non possono costituire una soluzione permanente e a lungo termine, in quanto il ricorso a una deroga non può diventare la regola generale.

Esistono strumenti alternativi?

La CNIL ha pubblicato un elenco di strumenti di misurazione dell’audience che, se correttamente configurati, possono essere esenti dal consenso.

Questo elenco comprende strumenti che hanno già dimostrato alla CNIL di poter essere configurati in modo da limitarsi a quanto strettamente necessario per la fornitura del servizio, e quindi di non richiedere il consenso dell’utente, ai sensi dell’articolo 82 della legge sulla protezione dei dati.

Tuttavia, questo elenco non prende attualmente in considerazione le questioni sollevate dai trasferimenti internazionali, comprese le conseguenze della sentenza “Schrems II”.

Come garantire che gli strumenti di misurazione dell’audience non trasferiscano i dati a un paese terzo non appropriato?

Nel caso in cui lo strumento previsto trasferisca dati al di fuori dell’Unione Europea o la società che pubblica lo strumento abbia legami patrimoniali o organizzativi con una società madre situata in un paese che prevede la possibilità per i servizi di intelligence di richiedere l’accesso a dati personali situati in un altro territorio, è necessario valutare il quadro giuridico del paese terzo.
Questa valutazione può basarsi su :

  • decisioni della CGUE o della Corte europea dei diritti dell’uomo, che hanno potuto valutare la conformità di determinate legislazioni agli standard europei di protezione dei dati;
  • le raccomandazioni della CNIL europea, che hanno, ad esempio, dettagliato le garanzie essenziali che devono essere presenti nel Paese terzo quando si valuta il livello di protezione dei dati.

È inoltre possibile utilizzare il metodo della proxyfication che, se correttamente configurato, consente di inviare a un server al di fuori dell’Unione europea solo dati pseudonimizzati.

I responsabili del trattamento possono adottare un approccio basato sul rischio, tenendo conto della probabilità di richieste di accesso ai dati?

No. I dati personali trasferiti in un Paese al di fuori dell’Unione Europea devono beneficiare di un livello di protezione “sostanzialmente equivalente” a quello garantito nell’UE.

In particolare, la possibilità di un accesso illegale ai dati personali che vada oltre quanto necessario e proporzionato in una società democratica da parte delle autorità pubbliche mina gravemente i diritti e le libertà fondamentali degli interessati.

Nel caso in cui tale accesso sia possibile (e non solo quando l’accesso è probabile) e le garanzie che circondano l’emissione di richieste di accesso ai dati non siano sufficienti ad assicurare un livello di protezione dei dati sostanzialmente equivalente a quello garantito nell’UE (si vedano le raccomandazioni del GEPD sulle garanzie essenziali), sono necessarie misure tecniche aggiuntive per rendere tale accesso impossibile o inefficace.

Queste misure sono previste dalle raccomandazioni sulle misure complementari ai trasferimenti del Comitato europeo per la protezione dei dati.