Venerdì 21 ottobre si è tenuta la prima sessione d’esame che ha certificato i primi tre professionisti italiani operanti in ambito Digital Marketing, Social Media Marketing ed eCommerce Management. Si tratta di un momento “storico” per i tutti i professionisti del digitale, un passo importante verso il riconoscimento di professioni fondamentali in un mondo e in una economia sempre più basati sulle tecnologie e su skill digitali avanzate.
Il basso livello generale di digitalizzazione in Italia rispetto agli altri paesi europei richiede un adeguamento rapido per colmare il gap professionale tra le figure richieste dalle aziende e l’offerta di professionisti qualificati e specializzati. In questo senso, un riconoscimento oggettivo delle competenze professionali acquisite attraverso percorsi formativi mirati ed esperienza reale conseguita sul campo, garantisce un miglior posizionamento nel contesto lavorativo. Posizionamento per il professionista e garanzia di competenze per le aziende in cerca di manager qualificati.
Hanno ben inteso le grandi potenzialità della certificazione i primi 3 professionisti del digitale certificati da Cepas attraverso il primo organismo di valutazione abilitato e qualificato Ninja Academy: Francesca Daniele, certificata come Digital Marketing Manager, Sacha Tellini, copywriter content creator e giornalista e oggi Social Media Manager certificato, e Federica Piccoli, digital strategist freelance e Digital Marketing Specialist.
Le voci dei protagonisti
“Essere tra le primissime persone ad aver preso parte a questo esame in Italia e la prima Digital Marketing Specialist certificata, avverto anche una certa responsabilità”, ha chiosato Federica al termine dell’esame di certificazione.
Le fa eco Francesca: “Un’esperienza personale e professionale di grande valore e di grande soddisfazione. Un tassello in più che si aggiunge a un percorso iniziato diverso tempo fa”.
Lo schema di certificazione approvato è stato realizzato da Cepas con la collaborazione di Ninja Academy e prevede la certificazione di 6 profili professionali, suddivisi in Manager o Specialist in base all’esperienza e al bagaglio formativo del candidato in Digital Marketing, Social Media Marketing ed eCommerce Management.
Certificare le proprie competenze digitali significa uscire dalla propria autoreferenzialità e ricevere un’attestazione di Terza Parte, a garanzia di affidabilità, trasparenza e aggiornamento continuo. I professionisti che hanno superato l’esame scritto e orale vengono automaticamente iscritti al Registro Pubblico CEPAS come professionisti certificati.
Anche Sacha ha ritenuto importante sottolineare questo aspetto: “Ringrazio Ninja e Cepas per questa bella opportunità di formazione e certificazione che reputo particolarmente importante: quello del digitale e, in particolar modo, quello del social media marketing è un mondo in cui le persone entrano senza avere un percorso consolidato e dimostrato alle spalle. Motivo per cui, certificare le proprie competenze ha davvero un valore distintivo”.
Cepas, Società del Gruppo Bureau Veritas Italia dedicata alla Certificazione di Competenze ha realizzato uno Schema di Certificazione per la valorizzazione delle professioni in ambito Digital Marketing. Le sessioni di esame hanno previsto il coinvolgimento di Ninja Academy, digital business school che ha contribuito attivamente alla progettazione dello schema presentato a maggio e che è ufficialmente il primo Organismo di Valutazione ufficiale accreditato per l’assessment dei candidati.
La certificazione Cepas è un riconoscimento oggettivo delle competenze professionali, che garantisce una marcia in più per fare carriera nelle professioni digitali in ambito nazionale e internazionale.
“Siamo molto orgogliosi di avere fortemente contribuito come Ninja Academy alla realizzazione del primo schema di certificazione delle competenze dei Digital Marketing Manager, Social Media Manager ed eCommerce Manager, tre professioni oggi fondamentali e che necessitano di essere sempre più riconosciute, apprezzate e valorizzate nel mercato. Questo schema e la relativa certificazione saranno una base solida per permettere alle aziende di scegliere professionisti qualificati“, ha detto Mirko Pallera, CEO & Founder di Ninja Academy e primo commissario d’esame qualificato in Italia insieme ad Adele Savarese.
Maggiori informazioni su come intraprendere il percorso di certificazione sono disponibili qui.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/10/professionisti-certificati-CEPAS.jpg6501200Redazionehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRedazione2022-10-27 13:33:242022-10-31 17:13:45Ecco chi sono i primi tre Digital Marketing e Social Media Manager certificati in Italia
Il Black Friday (il venerdì successivo al giorno del Ringraziamento), è un’occasione d’oro per le aziende. Si tratta di uno dei periodi più fecondi in termini di acquisto, probabilmente il più ricco dopo quello natalizio.
Una grande occasione per le attività di marketing, che rischia di trasformarsi in una sconfitta se non si è in grado di distinguersi nel rumore delle tante comunicazioni promozionali.
Anche se nel nostro Paese non ci sono le lunghe code e le resse nei negozi per accaparrarsi le migliori occasioni del “venerdì nero”, tipiche del mercato USA, molte sono le persone che attendono con ansia questo periodo per usufruire di eventuali sconti.
L’email è ancora uno strumento fondamentale per le campagne di marketing. L’invio di un’email è un gesto comune, parte integrante della nostra quotidianità. Nel 2021, ogni giorno, sono state inviate circa 319,6 miliardi di email, si ipotizza che nel 2025 la cifra crescerà fino a 376,4 miliardi di mail giornaliere.
Sempre secondo le stime, entro tale data, gli utenti di posta elettronica saranno 4,7 miliardi.
Il numero di email ricevute aperte da smartphone conferma il trend di crescita dei dispositivi mobili: già nel 2018, il 43% delle email è stata letta da telefono cellulare.
Nonostante la maggior parte degli utenti si dichiari annoiato dallo spam e preoccupato dai virus che viaggiano in allegato all’email, riconoscono anche di essere sufficientemente in grado di difendersi dal contagio.
Nel 2019, il 45% degli utenti ha riferito di aver evitato di aprire email con mittente sconosciuto.
Perché inviare email per il Black Friday
Nel periodo del Black Friday ci sono maggiori possibilità che gli utenti aprano le email pubblicitarie, mostrando una propensione agli acquisti superiore al normale. Non inviarle, vuol dire perdere un’occasione per incrementare le vendite in un momento in cui il consumatore è particolarmente sensibile.
L’invio di posta elettronica aumenta, inoltre, la possibilità di attirare nuovi clienti, spingendoli a sottoscrivere l’iscrizione alla propria newsletter.
Il tasso di apertura delle email del periodo risulta essere più alto alle 10.00 del mattino e alle ore 16.00: nel primo caso, è un modo per fare una piccola pausa sul lavoro; nell’orario pomeridiano, invece, una distrazione quando si è quasi terminato il lavoro della giornata.
6 Consigli per massimizzare le email
1. Pianificare in anticipo: nulla può essere fatto in breve tempo e senza lavoro, per creare un’ottima campagna email ci vuole tempo.
Già durante l’estate occorre pensare attentamente a come muoversi, rivedere il proprio database clienti, capire come realizzare messaggi personalizzati, e prevedere piani di offerta che avranno un buon eco e il massimo delle conversioni
2. Decidi il target: la segmentazione dei clienti è fondamentale.
Il primo passo è l’analisi del database, per cercare di capire chi sono i nostri clienti e cosa desiderano. Fidelizzare il consumatore è un aspetto fondamentale delle attività di marketing contemporanee: il cliente “desidera” un customer journey soddisfacente e pretende di essere seguito in questo suo viaggio di acquisto.
L’attenzione deve essere prestata agli acquisti precedenti e a quelli complementari.
Premia i clienti già fedeli per farli sentire apprezzati, magari riservandogli delle offerte specifiche o con l’invio di email in anticipo rispetto agli altri.
Potrebbe risultare tattico inviare, già durante il Black Friday, dei consigli per gli acquisiti di Natale: è un modo per coccolare il consumatore che ama fare wish list e muoversi per tempo, spingendolo ad approfittare del periodo di sconti per portarsi avanti con i regali di Natale.
3. Attenzione all'”oggetto” dell’email: un’email non aperta è un’occasione persa.
Per il Black Friday la mail deve sapersi distinguere, visto che la casella di posta elettronica degli utenti sarà colma di messaggi promozionali. L’oggetto delle email è il primo elemento che salta all’occhio del consumatore, deve catturarlo e spingerlo a leggere il corpo della mail, senza cancellarla ancor prima di aprirla.
Puntare sull’umorismo e i punti di forza del brand è determinate, ecco qualche esempio:
“offerte che ci rendono orgogliosi (a differenza di nostro nipote Steve)” (Groupon);
“Ottieni più spazio in cucina grazie a queste semplici soluzioni” (IKEA);
“Smetti di sprecare soldi in inchiostro” (HP).
Lo spazio dell’oggetto può essere sfruttato anche per insinuare un senso di urgenza nell’acquirente: “solo 10 pezzi rimasti”; “venduti velocemente…”; “quasi spariti…”.
Nel periodo precedente alla data clou, prepara l’utente all’imminente scadenza, con frasi del tipo: “sei pronto per il Black Friday?”; “Mancano pochi giorni…”.
Nell’ultima fase del periodo, invece, quando le offerte volgono al termine, incentiva con espressioni tipo: “ultima occasione”; “non è troppo tardi per…”; “inizia lo shopping”; “offerta solo per te”.
4. Crea l’aspettativa: fornire un’anteprima è utile perché crea aspettativa.
Inoltre, il consumatore ha modo per pianificare gli acquisti in base al proprio budget, e di conoscere la durata delle offerte, senza doversi precipitare nel giorno del Black Friday (nel caso in cui gli sconti previsti durino più giorni).
La presentazione delle offerte andrebbe fatta almeno con una settimana d’anticipo, corredata con un countdown che potrebbe risultare strategico: il conto alla rovescia aumenta l’ansia per l’attesa.
5. Corpo e grafica dell’email: nella moltitudine di email di offerte ricevute nel Cyber Week (la settimana che include il Black Friday e il Cyber Monday), bisogna distinguersi in creatività.
Convinto il consumatore ad aprire la mail, quest’ultima deve riportare in modo facilmente individuabile le informazioni principali che si ricercano prima di effettuare un acquisto online: politica di restituzione, assistenza clienti, e chat per comunicazioni in tempo reale.
Il testo deve essere breve perché le email ricevute nel periodo sono molte, spingendo così l’utente ad eseguire una lettura veloce, definita “modello Z”, svolta saltando parti del testo; oppure si segue il “modello piramidale”, soffermandosi solo sulla parte iniziale testo.
Per tali motivi le informazioni principali dovrebbero trovarsi essenzialmente nella prima parte del testo ed essere evidenziate, in modo da catturare immediatamente l’occhio del lettore.
L’email deve essere, inoltre, graficamente accattivante: eleganti e colorate. Il colore dominante è fondamentale, deve richiamare il periodo con tutti i suoi simboli: il nero e l’arancione (il colore delle zucche, alimento tipico del Ringraziamento americano), la fanno da padrone. Per sembrare più interattive possono riportare un bottone call to action.
6. Non dimenticare il “carrello abbandonato”: riempire carrelli online è un tipico sport degli amanti dello shopping! Molti vengono riempiti molto prima del Black Friday, nella speranza di buone offerte, ma poi restano dimenticati, tra i tanti che i tanti siti che il consumatore ha consultato.
Cerca di ricordare al cliente che il carrello è rimasto in sospeso, riaccendendo il lui il desiderio del prodotto
I “trucchi” da non dimenticare
Per avere un maggior impatto sul pubblico e assicurarsi che non si dimentichi delle offerte del brand, è bene inviare più di un’email, studiate una sequenza ponderata e non casuale, facendo molta attenzione a non creare spam.
Prima della partenza della campagna di sconti, è necessario testare il processo di acquisto del sito web: l’obiettivo è quello di ricevere un numero di ordini maggiori rispetto alla quotidianità, ma occorre accertarsi di essere in grado di evaderli, e che il sito funzioni nel modo più adeguato, per non rischiare di perdere clienti in futuro.
Gratifica il cliente dopo l’acquisto inviando un’email di ringraziamento, o premiandolo con un ulteriore sconto futuro per aver usufruito delle offerte del Black Friday.
Oltre agli sconti che il pubblico si aspetta, si può offrire qualcosa di inaspettato, come il regalo di una tessera vip ricevuta con l’acquisto, o la possibilità di poter visionare in anteprima la nuova collezione del brand, o ancora, prevedere la spedizione gratuita per il venerdì, un elemento sempre molto apprezzato dai consumatori.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/10/black-friday-email-marketing.jpg632965Ilenia Vallerianihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngIlenia Valleriani2022-10-27 08:00:472022-10-27 13:37:55Black Friday: come massimizzare la strategia di email marketing
Che la realtà sensibile ed esperibile non sia limitata a ciò che abbiamo intorno è un dato ormai assodato. Muovendoci tra le alternative possibili, realtà aumentata e realtà virtuale, viviamo cambiamenti epocali che modificheranno, se non lo hanno già fatto, le nostre percezioni e le nostre abitudini.
I mondi paralleli offerti da VR e AR hanno oltrepassato gli argini del puro entertainment per approdare nelle imprese. Complice la pandemia da Covid 19, il settore del commercio è consacrato, di fatto, all’online.
Tutto si gioca sulla ricerca visiva che rappresenta la chiave per attrarre gli utenti del metaverso.
Se fino a oggi i marketer di ogni dove si sono spesi in strategie brillanti per farsi trovare sui motori di ricerca, dovranno cambiare rotta per essere trovati nel metaverso. Come cambierà la SEO per il Metaverso? Che fine farà la SEO? Si dovrà parlare di Metaverse Optimization? Scopriamolo insieme.
Come cambierà la SEO per il Metaverso: Millennials e Gen Z alla guida di una rivoluzione
Per comprendere realmente quali saranno le nuove strategie di web (o metaverse) marketing è necessario fare un focus rapido sull’evoluzione dei consumi e degli utenti.
Come abbiamo appena affermato, gli indicatori che presagiscono il futuro roseo dello shopping online (e virtuale) sono parecchi. I target diventeranno sempre più giovani poiché avanzano inesorabilmente le frange di Millennials e Gen Z portatori di innovazione e di nuove esigenze.
Un sondaggio promosso da OnBuy.com rivela che il 53% delle persone di età compresa tra 25 e 34 anni preferirebbe fare acquisti online piuttosto che entrare in un negozio fisico. Pare, infatti, che il 61% dei Millennials affermi di trovare più efficiente parlare con un rivenditore tramite SMS o chat online.
Il Gruppo Gen Z si fa portavoce di una vera svolta. Si tratta di una “nuova generazione di consumatori” che, cresciuta in un mondo florido di tecnologia, rincorre le tendenze, lascia spazio alle opportunità e alle novità non garantendo la propria fedeltà ai marchi.
Ottimizzazione dell’ambiente virtuale (VEO)
VR e AR, dunque, hanno un impatto rilevante in ogni campo: non è sbagliato dire che shopping ed eCommerce sono gli ambiti di maggiore riverbero.
Perché le nuove schiere di consumatori, Millennials o GenZ che siano, desiderano immergersi in un’esperienza di acquisto online. Non c’è nulla di più suadente che provare vestiti e scarpe online come nel caso del mondo VR di Nike.
In questo quadro di innovazione i marketer sono chiamati a restare al passo con il futuro del commercio VR.
E se un tempo la SEO è stata regina indiscussa delle strategie di posizionamento e di marketing, oggi il mondo si apre a una imponente novità: la VEO, l’ottimizzazione dell’ambiente virtuale.
“La crescita del metaverso è inevitabile ed è qualcosa che dovremmo iniziare a prendere in considerazione ora“. Queste le parole di Mindy Weinstein , fondatore e CEO di Market Mindshift, crede che la realtà virtuale sia qui per restare e, in quanto SEO, dobbiamo adattarci ai cambiamenti.
Secondo Weinstein “dato che il metaverso è un ambiente visivo, dovremmo assicurarci che le immagini ottimizzate siano incluse nelle nostre strategie di contenuto SEO. Inoltre, il metaverse è già impostato per l’audio, quindi non è un grande salto di immaginazione che verrà sviluppato un tipo di opzione di ricerca vocale. Pertanto, credo che con l’evoluzione del metaverso, la ricerca vocale debba essere al primo posto per i marketer digitali“.
E chi si occupa di SEO non dovrà né stupirsi né spaventarsi rispetto alle evoluzioni che l’ottimizzazione delle ricerche subirà di qui a breve.
Già da tempo, infatti, Big G ci ha abituati a ripensare alle strategie di posizionamento con Hummingbird, una delle revisioni complete dell’algoritmo principale di Google.
Fin da quest’ultimo aggiornamento l’Azienda di Mountain View ha influenzato il modo con cui il suo motore di ricerca seleziona gli articoli più pertinenti, sfruttando la ricerca semantica ed il Knowledge Graph.
Nel 2015 Bloomberg pubblicò il primo di una serie di interessanti articoli in cui spiegava come Google avesse modificato la formula con cui calcolava i siti rilevanti da far comparire in cima al suo motore di ricerca, basandosi sull’intelligenza artificiale. Questo, grazie a un nuovo algoritmo che oggi noi tutti – o quasi – conosciamo come RankBrain.
Si tratta di fatto di un sistema di “filtri semantici” basato sulla intelligenza artificiale in grado di apprendere in modo automatico, che viene effettivamente utilizzato da Google per affinare i risultati di ricerca.
Anche la Vocal Search ha rappresentato un importante traguardo grazie anche all’avento di Alexa, Cortana, Siri o il Google Assistant.
E i marketers hanno sviluppato tecniche di VSO, acronimo di Voice Search Optimization, e VEO, acronimo di Vocal Engine Optimization, indicano le strategie di ottimizzazione dei motori vocali. Il fine è quello di offrire alle persone la miglior esperienza conversazionale e di permettere a pagine web e contenuti di posizionarsi nei cosiddetti VERSO.
I VERSO, Vocal Engine Result Search Output, sono i risultati offerti dai dispositivi di Voice Search e corrispondono alle SERP per le ricerche digitate sui motori di ricerca.
L’obiettivo delle strategie di ottimizzazione per la Vocal Search è quello di intercettare traffico qualificato e una domanda più o meno consapevole a seconda della fase del funnel in cui la persona si trova. È così che la Vocal Search favorisce il contatto con il brand e le conversioni.
Cosa cambierà, dunque, nello scenario del Metaverso? Come cambierà la SEO per il Metaverso? Forse le soluzioni sono già a portata di mano. Anzi, di voce.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/10/seo-per-il-metaverso.jpg627939Luca Arlottohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngLuca Arlotto2022-10-26 11:00:392022-10-26 10:44:32SEO per il Metaverso: le nuove strategie di Content Marketing
Viviamo nell’epoca della project economy. Il numero di progetti avviati in tutti i settori è salito alle stelle e le capacità di gestione dei progetti sono diventate essenziali per ogni leader e manager.
Con l’evolversi della tecnologia, anche il campo della gestione dei progetti si è evoluto. In questo contesto sempre più aziende si rivolgono a Digital Project Manager per supervisionare i loro progetti online.
Un project manager digitale garantisce il completamento e la consegna tempestiva dei progetti.
Assicura che i progetti siano allineati con gli obiettivi aziendali. È responsabile della supervisione e del coordinamento di tutti gli aspetti di un progetto digitale, dall’inizio alla fine.
Ma quali sono le competenze chiave necessarie per avere successo in questo campo professionale?
Che cos’è e cosa fa un Digital Project Manager
Un Digital Project Manager è una persona incaricata di avviare, pianificare, eseguire, implementare e gestire progetti con componenti o strumenti digitali.
È una figura professionale che lavora con i clienti, i contractor e tutti gli stakeholder dell’organizzazione per garantire che i progetti soddisfino gli obiettivi in tempo ed entro il budget stabilito.
I project manager digitali utilizzano anche strumenti digitali come word processor, email, fogli di calcolo, gantt chart, pipeline per supervisionare i progetti dal kick-off alla delivery.
I project manager digitali pianificano, delegano, comunicano, tracciano, elaborano strategie, analizzano e gestiscono i progetti. Possono cercare aree di miglioramento per una gestione efficace. Un Digital Project Manager è anche un leader in grado di capire i punti di forza e di debolezza di un team. È sempre pronto a motivare le persone, a supportarle e ad aiutarle a raggiungere il loro pieno potenziale.
I Digital Project Manager si assicurano che tutti gli elementi del progetto procedano senza intoppi. Questo può includere:
Creare e comunicare un project o un budget plan
Assegnare compiti e scadenze
Programmare check-in frequenti
Eliminare blocchi superflui
Cogliere le sfide
Fornire report sullo stato dei lavori alla direzione
Gestire i campi di azione
Monitorare i risultati
Contribuire alle proposte e ai preventivi
Valutare il successo del progetto
Come diventare Digital Project Manager
Occorrono diverse abilità per diventare un Digital Project Manager o anche per integrare la skill trasversale del Digital Project Manager per rendere la propria professionalità ancora più appetibile: la gestione del tempo, la gestione delle risorse, la gestione della comunicazione del progetto, la pianificazione, l’organizzazione in generale.
Oggi, in un’economia digitale competitiva e in continua evoluzione, le aziende richiedono un livello sempre più elevato di efficienza e produttività. Per questo, la competenza del Digital Project Management assume un’importanza fondamentale.
Per sviluppare capacità manageriali necessarie a portare avanti più progetti in parallelo per organizzazioni e aziende di qualsiasi dimensione è necessario formarsi in maniera specifica, essere aggiornati sugli ultimi metodi e approcci, tool e strumenti di gestione dei progetti.
Un live event per la community Ninja
Venerdì 28 ottobre alle ore 13 Ninja Academy propone un Live Event per comprendere le competenze chiave del Digital Project Manager e capire come avere successo in questo campo professionale.
Michela Solitro, Product Leader Ninja Academy, ne parlerà con Piero Tagliapietra, Project Manager e Presidente di Hypernova Società Cooperativa, Matteo Figoli, Digital Strategist e Fabio Scafoletti, Agile Project Manager & eCommerce Marketing, tra i maggiori esperti di Digital Project Management, i cui ulteriori contributi sul tema si potranno trovare all’interno del Corso Digital Project Manager, web live a partire dal 14 novembre.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/10/corso-digital-project-manager-6.jpg533800Giuseppe Tempestinihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngGiuseppe Tempestini2022-10-25 10:57:312022-10-28 11:17:26Chi è il Digital Project Manager e come diventarlo
WhatsApp non funziona: la popolare app di messaggistica registra segnalazioni di problemi di utilizzo in tutto il territorio nazionale.
Sembra che fuori dall’Italia la situazione sia invece regolare, mente all’inizio di ottobre si erano registrati alcuni problemi negli USA.
WhatsApp non funziona: i disservizi
Non è al momento possibile scambiare messaggi con i propri contatti dall’app di messaggistica di casa Zuckerberg: sebbene sia possibile aprire l’applicazione e leggere le chat delle conversazioni, il sistema rimane perennemente “in connessione” impedendo quindi di visualizzare gli status e bloccando l’invio di testi e immagini.
Inutile provare a riavviare i dispositivi o a disinstallare e reinstallare l’app (sì, qualcuno proprio non è riuscito a resistere): gli account registrano disservizi diversi, dalla scomparsa delle spunte blu di ricezione all’impossibilità di avviare nuove conversazioni.
Le problematiche non riguardano però soltanto l’app di Meta: neppure nella funzionalità desktop è possibile collegarsi alle chat e, in più, non è nemmeno possibile accedere ai propri messaggi e visualizzare file e conversazioni.
Va in tendenza #whatsappdown
Tutti su Twitter a commentare la débâcle dell’app di messaggistica di Facebook: l’hashtag #whatsappdown sale subito in tendenza registrando, al momento in cui scriviamo, circa 115 mila tweet sull’argomento.
Naturalmente, l’occasione è giusta per dare sfogo a creatività e ironia.
Io che da ore tiro madonne al wifi e alla tim perché non mi andava internet..
Sempre io che entro su Twitter e capisco#whatsappdownpic.twitter.com/KPJXYoFkj9
Qualcuno ricorda che esistono le email per continuare a comunicare, altri ringraziano Twitter, che si conferma il social media “ancora” dei momenti difficili di WhatsApp, altri ancora spingono sul suggerimento a passare a Telegram, che sembra immune a questo genere di disservizi.
Eccoli qui.
Vi vediamo.
Gli occasionali.
“Uh, non va #WhatsApp, andiamo su quel coso lì, come si chiama, ah sì #twitter, così vediamo cosa accade”.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/10/whatsapp-non-funziona.jpg392783Fabio Casciabancahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFabio Casciabanca2022-10-25 10:53:132022-10-25 11:03:00WhatsApp non funziona e su Twitter si scatena l'ironia
Nonostante la ritrovata normalità e l’accelerazione di quest’estate nella fruizione di eventi e spettacoli dal vivo, i consumi culturali sono ancora lontani dai livelli pre-Covid e risalgono lentamente.
L’indice realizzato da Impresa Cultura Italia-Confcommercio e SWG raggiunge nei primi 9 mesi del 2022 i 68 punti (+9 punti sul 2021 e +12 sul 2020), distante più di 30 punti dal valore di riferimento del 2019.
Si riduce il timore per il Covid ma rispetto a prima della pandemia la fruizione di beni e servizi culturali è più digitale, domestica e solitaria.
In ogni caso, dopo il crollo del 2020 in seguito ai lockdown cresce la voglia di partecipare alle attività culturali outdoor anche se la ripresa è a ritmi diversi: più rapida per concerti e spettacoli all’aperto, più lenta e altalenante per cinema e teatro; a settembre il 17% degli italiani ha acquistato biglietti per visitare mostre, musei e siti archeologici così come per andare al cinema, l’11% per concerti (con una spesa media pro capite di oltre 22 euro in più rispetto a settembre 2021), l’8% per spettacoli all’aperto e il 6% per il teatro; tuttavia l’incertezza economica legata al caro energia, alla guerra in Ucraina e all’inflazione galoppante rischia di vanificare nei prossimi mesi la ripresa dei consumi culturali: in autunno la spesa media mensile per famiglia potrebbe aggirarsi attorno ai 46 euro, con una riduzione di oltre il 20% rispetto ai 58 euro di settembre.
Un calo, peraltro, trasversale a tutti i beni e servizi culturali e più accentuato per concerti, cinema e teatro.
Consumi televisivi
Evidente il cambiamento nei consumi televisivi a livello generazionale: tra gli ultrasessantenni tiene la TV generalista, ma tra i giovani quasi la metà del consumo televisivo è veicolato dalle piattaforme a pagamento. A settembre si registra anche una forte crescita della fruizione televisiva attraverso piattaforme web gratuite (+23% rispetto a settembre 2021), facilitata da un’offerta che consente di trovare sempre più spezzoni di spettacoli sui social media.
Si conferma la preferenza per la lettura dei libri in cartaceo anche se cresce la quota in digitale (rispettivamente 34% e 20% di lettori abituali a settembre); in flessione la lettura di quotidiani (8% di lettori abituali in meno su settembre 2021) mentre il web si consolida come principale canale di accesso a contenuti giornalistici e di informazione (33% di lettori abituali a settembre, + 4% sullo stesso mese del 2021).
Offerta culturale e turismo
L’offerta culturale nelle città sembra essere tornata ai livelli pre-pandemici; per oltre sette italiani su dieci le iniziative culturali sono un importante attrattore turistico e rendono le città più vive e piacevoli.
Per i turisti autunnali i beni e servizi culturali che incidono di più nella scelta della meta di vacanza sono i musei e i siti archeologici (40%), seguiti da eventi enogastronomici (38%), festival (28%) e mostre (27%).
Consumi culturali: le misure di sostegno
Per due italiani su cinque l’estensione del bonus cultura e la detrazione fiscale delle spese in cultura sono le misure più efficaci per la ripresa dei consumi culturali.
Un intervistato su quattro indica una maggiore promozione delle attività sul territorio e agevolazioni per le politiche di investimento nel settore.
Le dichiarazioni sull’indagine di SWG per i consumi culturali
“Dopo il Covid una nuova pandemia, innescata dal caro bollette, dalla crisi geopolitica e dalla spirale inflattiva, mette a rischio la ritrovata normalità degli italiani nella fruizione di beni e servizi culturali e la voglia di spendere in cultura. Occorre, dunque, un intervento tempestivo e urgente da parte del prossimo Governo per non vanificare la ripartenza del mondo della cultura e per sostenere con misure appropriate ed efficaci la ripresa, i consumi e gli investimenti nel settore a partire dalle agevolazioni fiscali per famiglie e imprese”, ha dichiarato Carlo Fontana, Presidente di Impresa Cultura Italia-Confcommercio.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/10/consumi-culturali-indagine-swg.jpg650977Redazionehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRedazione2022-10-21 08:30:532022-10-21 17:02:57Consumi culturali: ancora lontani i livelli pre-Covid. L'indagine di SWG
Netflix torna a crescere dopo un periodo di declino: l’azienda ha dichiarato di aver aggiunto più di 2,4 milioni di abbonati nel terzo trimestre, soprattutto fuori degli Stati Uniti, interrompendo una serie di calo di di clienti che quest’anno ha creato disagio tra gli investitori e interrogativi sulle prospettive di crescita.
Il gigante dello streaming ha precisato di poter contare attualmente su 223 milioni di abbonati in tutto il mondo, dopo aver superato la sua precedente previsione di circa un milione di nuovi clienti per il terzo trimestre. Una buona ripresa, considerato che Netflix ha perso 200.000 abbonati nel primo trimestre e quasi un milione nel secondo.
“Dopo un primo semestre difficile, crediamo di essere sulla strada giusta per accelerare nuovamente la crescita“, ha dichiarato l’azienda nella sua lettera trimestrale agli azionisti. “La chiave è soddisfare i membri“.
Nel terzo trimestre ha generato un fatturato di circa 7,9 miliardi di dollari, con un aumento di quasi il 6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. L’azienda ha registrato circa 1,4 miliardi di dollari di profitti, con un calo del 3% rispetto all’anno precedente.
Le azioni di Netflix sono poi aumentate di oltre il 10% nelle contrattazioni after-hours.
Nella sua lettera agli azionisti ha dichiarato che prevede di aggiungere ancora 4,5 milioni di abbonati nel quarto trimestre, con un calo del 46% rispetto agli 8,3 milioni di abbonati aggiunti nello stesso periodo dell’anno precedente. Ha inoltre aggiunto che a partire dal prossimo trimestre smetterà di fornire agli investitori indicazioni sul numero di abbonati previsto.
L’arrivo del piano base con pubblicità
Netflix si sta preparando a introdurre la pubblicità sul suo servizio il 3 novembre, come parte di un tentativo di attirare più clienti con un abbonamento a basso costo. Il piano supportato dalla pubblicità mostrerà agli abbonati da quattro a cinque minuti di pubblicità per ogni ora di contenuti guardati.
La decisione di introdurre un’opzione pubblicitaria su Netflix è stata una vera svolta per l’azienda, che per anni ha sottolineato la sua esperienza senza adv come punto di forza per i clienti.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/09/Netflix-story.jpg8001320Fabio Casciabancahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFabio Casciabanca2022-10-19 11:20:322022-10-20 09:19:43Netflix torna a crescere: 2,4 milioni di abbonati in più nel terzo trimestre
Si parla molto della Generazione Z, quella dei nativi digitali, ma anche quella di coloro che stanno crescendo con i problemi globali davanti agli occhi, dopo aver vissuto una pandemia. È la generazione che, già dall’età adolescenziale, acquisisce familiarità con l’ansia e presta maggiore attenzione alla propria salute mentale.
Se parliamo di intrattenimento, giovane non è sempre sinonimo di divertimento e musica ad alto volume.
Spesso infatti sono proprio gli adolescenti che ricercano uno spazio dove trovare la calma, placare lo stress e contrastare attacchi di panico, purtroppo, sempre più frequenti.
La pandemia ha fatto emergere la necessità di uno stile di vita rallentato, secondo la tendenza slow living. In questo contesto le tecnologie entrano in scena diventando alleati preziosi per il benessere psichico.
Un sondaggio di Ipsos, condotto quest’anno, ha mostrato che l’83% degli intervistati tra la Gen Z, ha utilizzato Youtube per fruire di contenuti rilassanti.
Il social è infatti ricco di video definiti calmanti, come i live streaming di animali, filmati di paesaggi naturali, spesso con sottofondo di musica meditativa o video per accompagnare lo studio e agevolare il sonno. Ma non solo.
Il boom dei video ASMR
Si tratta dei così detti video sussurrati, in circolazione da qualche anno, ma esplosi nell’ultimo periodo tra i giovanissimi.
Il termine, coniato nel 2010 (Autonomous Sensory Meridian Response), si riferisce alla risposta involontaria del corpo ad uno stimolo come sussurro, sospiro e crepitio. La reazione causata nell’utente è una sensazione di rilassamento, quasi sedativa, nota con il nome di “massaggio cerebrale”.
“Sostanzialmente è una sensazione simile a quei piacevoli brividi che si provano quando qualcuno ti sfiora la schiena con la punta delle dita” spiega Heather Feather, popolare “ASMEtist” con circa 40.000 iscritti su Youtube.
I video ASMR di Youtube, che riproducono suoni ovattati e discorsi sussurrati, hanno registrato nel 2021 più di 65 miliardi di visualizzazioni nel mondo, un dato non trascurabile per i marketer. I video ASMR su Instagram vanno fortissimo e anche sugli altri social media.
Anche le grandi istituzioni hanno iniziato a strizzare l’occhio al trend, l’Albert and Victoria Museum di Londra, ad esempio, ha creato una playlist dal titolo “ASMR at the museum”, nella quale vengono riprodotti suoni rilassanti con le opere della collezione, come il fruscio delle pagine sfogliate.
Inoltre, alcune persone utilizzano i video ASMR per dormire e sono molto gettonati anche gli ASMR di makeup.
Video Cottagecore
Il termine Cottagecore, dall’inglese cottage (le tipiche abitazioni di montagna e campagna) e core (nucleo, cuore, focus…), rappresenta uno stile nato su Internet a partire dal 2010 e definitivamente decollato nel 2020, raggiungendo in poco tempo circa 50 milioni di visualizzazioni.
Identifica una filosofia di vita definita semplice, lontana dallo stress cittadino.
È un richiamo alle origini e alla vita vissuta con calma, non a caso sono esplosi nel periodo del lockdown, che ha fatto riflettere sulla necessità di rallentare una vita che va sempre di corsa.
Lo stile Cottagecore ha interesse nella moda rustica, le candele, i fiori di campo e i colori della terra.
In Italia ha conquistato i giovani diventando virale su Tik Tok, Instagram e Pinterest, oltre che su Youtube. Molti di questi video mostrano immagini rilassanti quali una tazza di té fumante, un camino acceso, il fermo immagine di una stanza dalla calda atmosfera, un libro dalla copertina vintage, una torta home made, o ancora, paesaggi per lo più autunnali o primaverili, coniugate ad una musica distensiva.
Si tratta di video con contenuti che ripropongono azioni ripetitive (ad esempio mescolare la vernice, tagliare il sapone, modellare uno slime, glassare una torta, scoppiare dei palloncini…), che creano un senso di soddisfazione nello spettatore.
I video oddly satisfyng, nati da circa 10 anni, sono basati sull’aspetto visivo, a differenza di quelli ASMR, focalizzati sul senso dell’udito.
Secondo la psicologia, la soddisfazione è da ricercarsi nella perfezione del gesto che si ripete tanto da far scattare la voglia di continuare a guardare. Il corpo rilascia dopamina e serotonina, le sostanze chimiche presenti nel nostro cervello che ci fanno sentire felici, provocando una piacevole sensazione di formicolio sulla pelle, come se fossimo noi stessi a compiere l’azione (grazie ai neuroni specchio).
Video creator della quotidianità
Il 69% degli intervistati appartenenti alla Gen Z, afferma che ama particolarmente guardare video vlog, dove i creator riprongono la loro quotidianità, ricevendone una sensazione di sollievo. In molti casi i video sono di lunga durata, addirittura di ore, in cui il creator svolge faccende domestiche, cucina, studia, o semplicemente riprende l’intero svolgersi della giornata, spesso con della musica in sottofondo.
L’82% ha invece dichiarato di aver usato YouTube per guardare contenuti di youtuber che comunicano un senso di nostalgia, l’equivalente di un vecchio film quando ci si sente giù di morale.
Molto seguiti anche i video tutorial di make up che riproducono suoni rilassanti realizzati dallo youtuber, come il tamburellare dei pennelli o delle unghie su una superficie.
ASMR influencer più seguiti
La diffusione mediatica del fenomeno, in impennata con la quarantena, ha destato la curiosità delle aziende, che seguono con attenzione gli influencer del settore, iniziando a coinvolgerli nelle pubblicità.
Gli ASMRtist comunicano catturando l’attenzione della Gen Z e generando un ricordo durevole, elementi chiave del marketing.
Tra gli influencer del settore più seguiti al mondo troviamo:
ASMR TESORO: il canale registra circa 2,5 milioni di abbonati, offre video rilassanti soprattutto finalizzati a conciliare il sonno
SAS-ASMR: più di 9 milioni di followers, è un canale centrato sui suoni riprodotti masticando e tagliando il cibo
ASMR MARINA: 2,5 milioni di followers per l’influencer che crea video in cui gioca e modella lo slime, intervallati da tutorial di makeup
In Italia tra i più seguiti troviamo:
CHIARA ASMR: dichiarata “regina dei video rilassanti” da Vanity Fair con più di 1 milione di followers, inventa giochi di ruolo (roleplay), parla a bassa voce (soft spoken), sussurra frasi (whispering) e riproduce suoni realizzati con oggetti. Negli anni è diventata un’autorità dei video ASMR in Italia.
NINFEA ASMR: seguita da 38.500 followers, propone “La settimana enigmistica”, video nei quali rilassa i fan compilando i cruciverba della nota rivista settimanale.
DESY MAGIC: il canale registra più di 156 mila followers, oltre a riprodurre i suoni che innescano formicolii e brividi (trigger), la youtuber ha realizzato una playlist per bambini in cui racconta fiabe
FAIRY ASMR: 155 mila followers, presente tra i suoi video anche dei mukbag (nei quali mangia riproducendo così il suono dei morsi e del masticare il cibo). Ideatrice del poadcast Audible “5 sensi relax ASMR”.
Quali sono i brand che già utilizzato i video rilassanti in ASMR?
KFC: in un video Youtube, George Hamilton, attore nei panni del colonnello Sanders, sussurra dolci paroline, interrompendosi con dei morsi al pollo croccante. “C’è una community assolutamente affascinata ed entusiasta dell’esperienza sensoriale del suono” specifica il CMO di KFC, Kevin Hochman, “l’ASMR genera una sensazione di comfort, esattamente come il nostro cibo”.
PRINGLES: dal 1996 gli annunci utilizzano spesso suoni quali battiti ritmici, scricchiolii e rumori dello sgranocchiare le patatine stesse, che aiutano ad evocare buoni sentimenti da legare al prodotto
IKEA: 25 minuti di video in cui si ascolta una rilassante voce che accompagna le immagini e i suoni, ad esempio della mano che sfiora il lenzuolo o picchietta sui mobili dell’azienda
LUSH: la ragazza del video utilizza i prodotti del brand battendo le dita sul packaging, grattando i contenitori, immergendo le bombe da bagno nell’acqua, lasciando così riprodurre il rumore dello sfrigolio del sapone che si scioglie
W MAGAZINE: la rivista statunitense ha lanciato una serie di interviste a personaggi dello spettacolo che rispondono sussurrando o con dei suoni, come il burro spalmato con il coltello sul toast, l’allacciare di una cintura di sicurezza, i tacchi delle scarpe…
LINCOLN: Il brand automobilistico, oltre a lanciare un video pubblicitario nel quale la voce dell’attore Matthew McConaughey racconta dell’incontro con un toro, armonizzato dal rumore del vento in sottofondo, ha aggiunto un’app in cui l’attore racconta una favola della buonanotte con voce sussurrata:
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/09/istockphoto-1279325075-170667a.jpg339509Ilenia Vallerianihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngIlenia Valleriani2022-10-19 09:00:512023-05-12 12:49:59Includi i video ASMR nella tua strategia di marketing per arrivare alla Gen Z
E se il Metaverso si potesse toccare con mano? Una vera rivoluzione targata Samsung. E-Skin: questo il nome della ‘pelle’ progettata dal Professor Unryong Jeong del Dipartimento di Scienza e Ingegneria dei Materiali presso la Pohang University of Science and Technology della Corea del Sud.
Il gigante della tecnologia ha dato il suo notevole contributo al progetto Future Technology Promotion.
Vediamo nel dettaglio cos’è e-skin la pelle per percepire il Metaverso.
E-Skin la pelle per “percepire” il Metaverso
E-skin è una tecnologia che cerca di riprodurre la capacità della pelle umana di reagire all’ambiente simulando tutte le sensazioni tattili. Questa capacità sinestetica, spiega il professor Jung, permetterà alle persone – mediante i propri avatar – di toccare gli oggetti, avvertire gli sbalzi di temperatura e pressione.
In questo modo, infatti, le persone potranno provare su di sé le sensazioni tattili e condividerle con gli altri.
L’obiettivo dell’azienda è di contaminare la realtà virtuale attraverso esperienze sensibili. Il preludio alla connessione tra uomo e macchina che non tarderà ad arrivare.
Il professor Unryong Jeong, che ha guidato la ricerca ha dichiarato in merito: “Uno degli ostacoli alla completa immersione negli ambienti di realtà virtuale è la mancanza di feedback tattili complessi. Nonostante lo scetticismo che circondava il nostro progetto, con il supporto di Samsung siamo riusciti a sviluppare un prototipo di pelle che può replicare quella umana”.
Come spiegano Jianliang Xiao e Wei Zhang, i leader del team statunitense, dalle pagine della rivista Science Advances, il segreto della nuova e-skin è nel materiale: un polimero (poliimmina) e nanoparticelle d’argento che conferiscono elasticità, stabilità chimica e conducibilità elettrica.
Non solo, la formulazione del materiale permette alla e-skin di ripararsi da sola grazie all’aggiunta di un mix di tre composti chimici a base di etanolo, facilmente reperibili in commercio. Sempre l’etanolo è la chiave della vera innovazione tecnologica: la completa riciclabilità del prodotto.
Basta immerge la pelle artificiale in una soluzione di etanolo perché il polimero si degradi e le particelle d’argento precipitino sul fondo. Tutto recuperabile e pronto per assemblare una nuova e-skin.
Il ‘reale’ obiettivo di E-skin
Il team di progetto ha un obiettivo ben più ampio. Ampliare il Metaverso è solo uno dei traguardi.
La e-skin troverà il suo utilizzo primario in ambito medico con la volontà di ambiziosa di restituire ai pazienti ustionati la possibilità di provare le sensazioni tattili e di temperatura.
Progetto, questo, di portata straordinaria che traccerebbe nella storia dell’umanità un solco indelebile e che, a effetto domino, produrrebbe riverberi positivi su sperimentazioni ulteriori.
Gli studi sull’e-skin, a dire il vero, sono in corso da diversi anni.
Il California Institute of Technology sta sviluppando una pelle elettronica in grado di misurare i segni vitali, mentre un gruppo di ricercatori della Graduate School of Engineering dell’Università di Tokyo ha realizzato una pelle in materiale flessibile che rileva il battito cardiaco e gli impulsi elettrici dal movimento dei muscoli.
La soluzione di Samsung vuole però andare oltre, simulando a tutti gli effetti il comportamento della pelle umana.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/10/e-skin-pelle-virtuale.jpg6441041Luca Arlottohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngLuca Arlotto2022-10-18 11:00:312022-10-19 11:21:14Come funziona la pelle artificiale che ci farà toccare con mano il Metaverso
+1,8 milioni di persone ascoltano podcast in controtendenza con la news avoidance del mondo mediale
I content creator indipendenti dell’audio sono i nuovi microinfluencer del digitale
Il futuro del podcasting è tra rinascita dell’oralità, cryptovalute e digital marketing
Il Festival del Podcasting 2022
Il Festival del Podcasting 2022, in 6 giorni, con oltre 35 ore di streaming no stop e più di 300 partecipanti nella giornata dal vivo il Festival del Podcasting 2022 ha celebrato ancora una volta per la sua settima edizione lo strumento di content creation che negli ultimi anni ha dimostrato più vigore e capacità di sviluppo.
Il più grande evento per chi ama i podcast in italia è nato con lo scopo di far incontrare centinaia di persone che hanno in comune l’amore per il podcasting per conoscersi, scambiare idee e creare collaborazioni, e la settima edizione del Festival del Podcasting, che si è svolta dal 3 all’8 Ottobre, online e in presenza a Roma e a Milano, ha coinvolto complessivamente quasi 900 partecipanti tra podcaster alle prime armi, professionisti del mondo digital audio, editori e rappresentanti delle piattaforme.
115 speaker hanno animato 16 tavole rotonde, 10 workshop, 22 interventi di approfondimento “FocusOn”, 4 talk ispirazionali, 3 podcast live, 2 presentazioni di libri e 13 interventi “Storie di podcaster”.
Avendo seguito le precedenti edizioni, vale la pena scoprire quali novità e quali tendenze sono diventate rilevanti in quest’ultimo anno.
E abbiamo scoperto che gli ascoltatori di podcast hanno raggiunto nel 2022 circa 11,1 milioni di utenti tra i 16 e i 60 anni, con un aumento di ben 1,8 milioni rispetto all’anno precedente.
Una crescita molto significativa che testimonia la capacità del podcast di attrarre e interessare il pubblico, ottenendo una sua collocazione sempre più rilevante nelle abitudini di fruizione mediatica. Ascoltatori soddisfatti di questo strumento mediale tanto da dedicare circa 35 minuti al giorno ai podcast (il tempo che una volta si dedicava alla lettura del quotidiano).
Un pubblico che rimane prevalentemente giovane (quasi la metà è under 35) e socio-culturalmente elevato (il titolo di studio è ancora più elevato rispetto al 2021) e fatto in buona parte da professionisti e da “early adopter”.
Sono ascoltatori che decidono di fruire di un podcast a partire da un argomento di interesse (34%); il driver di scelta più forte è proprio l’argomento del podcast (57%), mentre è in calo il peso relativo degli host (28%), che rimangono ancora una leva da valorizzare sul mercato.
Ci sono ricerche, infatti, che dimostrano che le voci narranti portano con sé un capitale di fiducia che non solo può fare da traino alla scelta dei podcast, ma al contempo orienta di ascoltatori e può rappresentare una valida argomentazione commerciale per il riverbero positivo possono dare su tutti i contenuti (compresi quelli pubblicitari: 7 ascoltatori su 10 ricordano messaggi pubblicitari abbinati ai podcast).
Riflettendo sul più ampio contesto mediale in cui podcast giocano la loro partita, si tratta di un momento in cui la trasformazione del settore media e intrattenimento vive una forte accelerazione e finalmente anche l’Italia sta provando a colmare alcuni divari.
La pandemia ha sicuramente contribuito a questa accelerazione ma allo stesso tempo mentre si fa sempre più serrata, ed affollata, la competizione per una quota dell’attenzione; ma anche le aspettative, i comportamenti e le attitudini del pubblico stanno dando il segno di evolvere.
La parola d’ordine di quest’anno nel mondo mediatico è stata news avoidance (o selected news user avoidance), cioè la tendenza delle persone a limitare la propria esposizione alle notizie o a determinati tipi di notizie dalla tendenza negativa. In un contesto dove nell’audiovisivo si sta iniziando anche a ripensare il concetto di gratificazione istantanea e del binge watching, si osservano i comportamenti di fruizione dei più giovani che richiedono ai media approcci più innovativi della comunicazione tradizionale e l’attenzione per i podcast e il digital audio in genere rappresenta una bella controtendenza.
E infatti, secondo alcune indagini di Reuters, l’80% degli operatori editoriali ha collocato i podcast e l’audio digitale tra le attività a cui dedicare più risorse in questo ultimo periodo.
Dai dati emerge con grande forza ancora quanto sia alto il livello di engagement già sorto negli ultimi anni, con oltre la metà degli utenti che dichiara di ascoltare podcast per l’intera durata, così come cresce in maniera significativa l’ascolto per intero delle serie di podcast. Un tema cruciale è proprio quello della capacità di fidelizzazione dei podcast, specialmente per un format dalla logica pull.
I temi
Che il podcasting sia variegato ed eterogeneo non è una novità.
Da molti anni abbiamo assistito alla creazione di serie orizzontali o verticali su temi e ambiti davvero multiformi. Non solo per quanto riguarda le categorie (Storie, True Crime, News, Commedia, Sport, Cultura e Società, Formazione, Business, Tecnologia, Arte, Famiglia, etc.) ma soprattutto perché la possibilità di accesso da parte di tanti permette la creazione di contenuti tematici che afferiscono a tante categorie professionali e alle loro community di riferimento.
La forza del podcast è sempre stata quella di creare engagement con comunità di interesse e di pratica, di awareness professionale attraverso l’intimità dell’ascolto e della profondità a cui può arrivare la riflessione o la chiacchierata a più voci su un determinato tema.
La kermesse del Festival ha permesso di comprendere quanto alcune categorie professionali o determinati temi sociali siano molto rilevanti per far generare un “trigger” di interesse che diventa continuativo nel tempo: dalla sessualità, alla genitorialità, al food, ma anche la stand-up comedy, la psicologia, lo sport e il true crime continuano ad avere successo e a generare nuovi talenti del podcasting.
Estremamente significativa, poi, la trasformazione che tante realtà media tradizionali e di brand journalism stanno dando all’informazione attraverso lo sviluppo del filone del podcasting per l’aggiornamento e il newsmaking, ma soprattutto dell’approfondimento giornalistico da parte di una “firma” che diventa a tutti gli effetti una “voce”, creando ancora più intimità e fidelizzazione con il lettore/ascoltatore.
Piccola nota a margine per il mondo People&Culture aziendale: in questo Festival si sono iniziati anche a vedere progetti di HR Podcasting che hanno permesso il coinvolgimento diretto di lavoratori e collaboratori all’interno dell’organizzazione per raccontare le storie di apprendimento in azienda, per engagement su valori e contenuti di employer branding interno ed esterno, o per migliorare significativamente la comunicazione interna.
Con tutta la potenza dell’audio che si fonde con una community già esistente unita dal lavoro per un brand che può animare e coinvolgere anche tutti gli stakeholder che ruotano attorno al microcosmo aziendale.
Ma forse, dall’osservazione dei contenuti emersi nel Festival del Podcasting, la vera grande peculiarità di questo strumento, oltre alle sue caratteristiche di intimità, di profondità del contenuto, di ascolto in mobilità, di digital wellbeing e di autenticità, sta in due capisaldi importanti: la democraticità del mezzo, accessibile veramente a tutti (molto più che il videomaking) e l’incredibile capacità di generare community, sotto-community e network di appassionati che ruotano intorno ad un tema specifico e di nicchia.
Osservare dal vivo la comunità dei podcaster che si incontra, scambia idee e attiva sinergie fa immaginare quanto l’engagement basato sulle passioni comuni, sulle comunità di pratica e professionali che possono fare knowledge sharing e sull’amore per l’emozione che possono generare le voci sia davvero potente.
Il futuro del podcasting
Il 2022 è stato anche l’anno in cui in maniera sempre più chiara si sono affermate le major del mondo della distribuzione, ma anche e soprattutto sono nate e cresciute in maniera importante le realtà di produzione audio, soprattutto attraverso i modelli del branded podcast e della monetizzazione attraverso la sponsorizzazione di serie o host di successo.
Ma non per questo l’attenzione verso il podcasting indipendente ha perso la sua presa.
Per certi versi è come se negli ultimi anni avessimo assistito a ciò che accadeva intorno al 2008/2009 quando incominciarono a nascere i primi youtuber (tra i primi youtuber italiani ricordiamo Willwoosh, Clio MakeUp, Frank Matano e Yotobi), giovani ragazzi e ragazze che caricavano video con serialità, spinti soltanto dalla passione di fare video e dalla curiosità scaturita da questo nuovo mezzo di comunicazione.
Oggi la concorrenza inizia a farsi sentire e la difficoltà nella “discovery” di contenuti nuovi e originali è limitata anche dal fatto che le piattaforme di ascolto sono tante e diversificate, al contrario della piattaforma di Mountain View.
Stiamo osservando anche i primi tentativi di rendere i podcast dei “vodcast”, cercando di unire il contenuto audio a quello video, con una sorta di catch-up al contrario, quando invece in molti semplicemente riversavano i contenuti YouTube su Spotify e Apple Podcast.
Le sperimentazioni del Podcast Index, una directory aperta di podcast a cui chiunque può inviare il proprio feed RSS e che qualsiasi app può ricercare, stanno andando avanti per permettere al podcasting indipendente di sopravvivere al potere delle major che fagocitano i più piccoli ed effettuano un controllo editoriale sugli episodi uploadati.
Nato dall’idea di Adam Curry, il “primo podcaster della storia”, propone ai podcaster di intraprendere il “Value for Value” model, che attraverso servizi “custodial”, permette di monetizzare autonomamente l’ascolto dei podcast prodotti attraverso le cryptovalute.
E allora il futuro del podcasting sta veramente nei content creator dell’audio, che possono continuare ad alimentare una sottocultura indipendente, al di là delle logiche del digital marketing più mainstream, oltre le logiche editoriali ma anche insieme ad esse. Nell’unione sinergica di questi universi e con una competizione sana si possono disegnare i tratti di una nuova capacità di comunicare nel mondo BANI (Brittle/Fragile, Ansioso, Non lineare, Incomprensibile).
Il podcasting, inoltre, può essere considerato uno strumento del futuro, in quanto riesce a generare un nuovo spazio di comunicazione, perché permette di non subire la dittatura dell’immagine. Anticamente la frattura che abbiamo osservato nella filosofia dei media era tra oralità e scrittura.
Oggi esiste un’altra “frattura” che si configura tra scrittura e immagine. E per abitare bene questa “crepa”, questo spazio di navigazione, bisogna utilizzare delle “barche” che sappiano reinventare in fondo il podcast: che oggi non è che una “nave di Teseo” che rimane sé stessa anche se mutano nel percorso i suoi componenti e si frammenta in tante realtà identitarie.
Una delle critiche che viene fatta spesso al mondo del podcast è che “di podcast ce ne sono troppi” e che vengono ascoltati da poche persone.
Ma per quanto possano essere poche, compongono un ambiente, anche circoscritto, in cui è possibile sperimentare e imparare delle cose nuove. Perché davvero facendo podcast e ascoltando podcast, si impara moltissimo e si impara molto di sé.
Si tratta di scoprire (o riscoprire) la propria voce, ma anche mettersi a disposizione degli altri, un po’ come avviene con le idee secondo il celebre aforisma di G.B. Shaw: “se tu hai un’idea, ed io ho un’idea, e ce le scambiamo, allora abbiamo entrambi due idee”.
Attraverso il podcasting, fatto di oralità e di voce, si riesce ad andare oltre ciò che siamo: è quella parte del corpo che non è nel corpo – è l’invisibile del corpo – con la quale riusciamo a “toccare” qualcuno senza spostarsi, parlandogli e facendo vibrare qualcosa che condividiamo, passando dalle orecchie e arrivando direttamente alla mente e al cuore.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/11/podcast.jpg583912Giulio Beroniahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngGiulio Beronia2022-10-13 08:50:062022-10-13 08:50:06Reportage e nuovi trend dal Festival del Podcasting 2022
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