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L’app Immuni si può scaricare (ma è già allarme ransomware)

Il sistema di tracciamento dei contatti, utile per arginare eventuali nuovi focolai di contagio da Coronavirus, Immuni, non sarà subito attivo, ma l’app dovrebbe essere scaricabile già nelle prossime ore.

Immuni sarà disponibile sugli store di Google e Apple, manca però l’ok delle due piattaforme per lo scaricamento da parte degli utenti.

Intanto, secondo quanto riportato da La Stampa, una campagna di virus informatici starebbe interessando l’Italia nelle ore in cui sta per essere resa disponibile l’app Immuni. “A renderlo noto Agid-Cert, la struttura del governo che si occupa di cybersicurezza”.

Il ransomware (virus che prende in ostaggio i dispositivi e poi chiede un riscatto per sbloccare il dispositivo) si attiverebbe con il pretesto di far scaricare un file denominato Immuni. La diffusione avviene con una mail che invita a cliccare su un sito fake costruito per riprodurre quello del Fofi, la Federazione Ordini dei farmacisti italiani.

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L’app Immuni scaricabile ma non ancora funzionante

Il sistema di tracciamento dei contatti non sarà subito attivo. La sua sperimentazione comincerà infatti il 5 giugno in solo quattro regioni pilota: Puglia, Abruzzo, Marche e Liguria. Da quanto si apprende, nel resto d’Italia l’app potrà essere scaricata ma il contact tracing non funzionerà. Con la pubblicazione dell’app il controllo della sperimentazione passerà al ministero della Salute e il tempo stimato per rendere realmente funzionante il sistema è qualche settimana.

Intanto il governatore della Regione Puglia Michele Emiliano, prova a spiegare con più chiarezza l’utilità dell’app nella fase 2: “adesso dobbiamo capire come mettere immediatamente in quarantena eventuali contagiati e i loro contatti stretti. L’app Immuni serve a questo fine. Se qualcuno arriva in Puglia potremmo chiedergli la cortesia, non l’obbligo, di segnalare la propria presenza e di tenere memoria dei contatti”.

Come funziona l’app

Stando agli ultimi documenti pubblicati dagli sviluppatori, l’applicazione seguirà il modello decentralizzato di Google e Apple:

  • i dati raccolti saranno conservati sui singoli device e non su un server centrale;
  • non traccerà gli spostamenti, ma solo i contatti di prossimità tra smartphone;
  • non sarà obbligatorio scaricarla, né usarla;
  • i dati raccolti potranno essere condivisi solo con l’autorizzazione del possessore dello smartphone;
  • tutti i dati raccolti e condivisi con il server centrale, dovranno essere cancellati entro dicembre 2020.

La data del 5 giugno naturalmente non contribuisce a placare le polemiche verso le tempistiche di rilascio del sistema di tracciamento, quasi 20 giorni dopo la riapertura della maggior parte delle attività in tutta Italia.

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La realtà virtuale può migliorare il benessere dei detenuti

Li abbiamo visti in qualche pubblicità televisiva, sempre più spesso in TV e sulle pagine dei giornali. Non tutti li hanno ancora provati, ma gli strani visori indossati da giovani dall’aria meravigliata saranno presto una realtà quotidiana, non più riservata solo al mondo dei videogame.

Sì, perché la realtà virtuale è una di quelle tecnologie che stanno sempre più concretamente passando da una dimensione di immaginario fantascientifico ad una di realtà, anche grazie alle sue applicazioni.

Protagonista di uno dei webinar della Milano Digital Week, previsto per domani 30 maggio dalle ore 11.00 alle 11.30, sarà Paolo Strano, Cofondatore di Economia Carceraria, Presidente Associazione Semidilibertà e ideatore del progetto Work(in)Out. 

Quest’ultimo consiste in un’applicazione della Realtà Virtuale per aumentare il benessere psicofisico dei detenuti. Su Ninja Marketing abbiamo più volte affrontato il vasto argomento della realtà virtuale, ma a farci una presentazione inedita di questa applicazione, è proprio l’ideatore dell’iniziativa.

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La Virtual Reality, applicata alla vita dei detenuti

La realtà virtuale, o VR, è un modo nuovo di vivere i contenuti digitali. Nei film e nei videogames osserviamo da spettatori, da fuori, ciò che accade sullo schermo. Immaginate invece di potervi muovere dentro quei mondi digitali, girarvi a 360 gradi e interagire con gli oggetti come nel mondo reale.

E immaginate cosa possa significare questo per chi quel mondo reale non può vederlo, ascoltarlo e toccarlo, almeno temporaneamente.

L’Associazione Semi di Libertà nasce a Roma il 28 Gennaio 2013. È una Onlus con la mission di creare percorsi inclusivi per detenuti per evitarne la recidiva e sostenere la rete dell’Economia Carceraria.

In questi anni ha creato e gestito a Roma il microbirrificio Vale la Pena, progetto ideato per realizzare percorsi formativi e professionali nella filiera della birra artigianale, o il primo Festival Nazionale dell’Economia Carceraria, creando i presupposti per la nascita di una rete nazionale di Economia Carceraria, per supportare i numerosi progetti produttivi presenti nei penitenziari italiani.

Tornando all’innovativo “Work (In) Out”, Paolo Strano ci spiega che si tratta di «Un progetto pilota finalizzato a favorire una migliore condizione psicofisica per quanti sono ristretti nelle strutture detentive, mediante un’attività estremamente innovativa di Fitness Virtuale con l’utilizzo di visori e software all’avanguardia, creati e forniti dalla società romana Keiron Interactive. I detenuti potranno allenarsi e svolgere attività motoria con il supporto di visori di realtà virtuale, che utilizzano software innovativi in grado di personalizzare l’allenamento, e realizzare un’esperienza di utilizzo totalmente immersiva e coinvolgente, in grado di farli isolare dalla realtà detentiva che vivono, sperimentando la sensazione di essere in un ambiente diverso, durante un allenamento molto impegnativo. Costituisce un’offerta di attività trattamentale estremamente innovativa ed efficace, volta al miglioramento del benessere non solo fisico, ma anche mentale e sociale della persona in un ambiente particolarmente carente di spazi e libertà di movimento come il carcere.»

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realtà virtuale detenuti

Realtà virtuale, vantaggi reali

Per i detenuti il progetto punta a generare effettivi vantaggi fisici e psicologici sulla persona. L’ideatore ci spiega così quello che hanno potuto osservare e che si attendono da questa applicazione: «Intendiamo dimostrare che possa contribuire ad abbassare il livello di tensioni all’interno del carcere. L’ipotesi di ricerca è quindi che l’attività sportiva realizzata attraverso visori di realtà virtuale determini un effetto positivo significativo e misurabile sul benessere psico-fisico dei detenuti che partecipano al progetto, contribuendo ad abbassare i conflitti e conseguentemente a migliorarne il clima di convivenza anche con il personale di sorveglianza.»

La valutazione degli effetti sarà realizzata attraverso una indagine ante, durante e post partecipazione all’attività sportiva, sia sui detenuti che sugli agenti di Polizia Penitenziaria con i quali interagiscono. A livello fisico realizza un allenamento completo e funzionale, altamente performante, le realtà virtuali riprodotte sono progettate per portare a dei risultati concreti, con un allenamento ad alta intensità che offre delle esperienze statiche-isometriche ma anche dinamiche-orientative, stimolando tutte le fasce muscolari. Da considerare che la realtà virtuale potrebbe essere utilizzata anche per il trattamento di disturbi e patologie mentali

realtà virtuale detenuti

Ci siamo chiesti infine, se è stato previsto un periodo di prova per l’applicazione della realtà virtuale in questo contesto e, nel caso, le reazioni dei detenuti. L’attività ha già superato un primo test nella sezione femminile della Casa Circondariale di Benevento, suscitando interesse e curiosità nelle detenute che hanno subito mostrato di apprezzare e di padroneggiare l’ambiente virtuale proposto per gli esercizi, ritenendolo particolarmente adatto viste le privazioni di spazi e movimento subite per la mancanza della libertà.

«Non abbiamo notizia di attività analoghe a livello mondiale, per cui riteniamo possa diventare, in caso di successo, una metodologia altamente scalabile e non solo in Italia. In più consideriamo l’utilizzo dei visori VR in carcere come strumento validissimo per far fruire alle persone in esecuzione penale anche tanti altri contenuti, ad esempio formativi e culturali per accrescerne l’empowerment, ed anche l’esperienza del COVID, che ha costretto alla sospensione di quasi tutte le attività trattamentali generando enormi problemi sia per i detenuti che per l’Amministrazione Penitenziaria, ha dimostrato l’utilità e l’efficacia di strumenti come questo, rendendone auspicabile un utilizzo in larga scala.»

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Dialoghi Ribelli: Top manager e Visionari hanno raccontato il futuro che verrà durante la maratona online

Il transumanesimo, le nuove tecnologie, le sfide del futuro, la musica a distanza, lo smartworking, la sostenibilità e un nuovo modo di andare in vacanza.

Sono alcuni degli argomenti affrontati durante “Dialoghi Ribelli – Verso N-Conference 2021”, l’evento parte del palinsesto della Milano Digital Week promosso da Ninja Academy.

“Il Coronavirus non deve essere un freno – spiega Mirko Pallera, Ceo e fondatore NinjaCome in ogni crisi occorre trovare la chiave per uscirne più forti e rafforzati. In tre ore abbiamo dato spazio a grandi personaggi del mondo del business che hanno raccolto la sfida della pandemia e hanno alzato lo sguardo sfruttando il momento senza soccombere. L’obiettivo è di raccontare storie, aprire confronti e dare spazio a riflessioni serie e concrete sul nostro oggi, ma soprattutto sul futuro che è qui, adesso”.

I protagonisti della maratona online si sono chiesti quali nuove sfide ci attendono, come cambieranno mondi come quello del Retail e del Travel, quali saranno le nuove strategie di marketing post covid-19, quali mantra hanno seguito gli HR delle grandi aziende per mantenere vivo lo spirito di squadra nonostante il periodo difficile e il remote working forzato.

Dialoghi, confronti, esperienze e testimonianze per guardare al futuro con ottimismo, capirne la direzione e seguirla con consapevolezza e determinazione.

Sul palco virtuale di Ninja, Mirko Pallera, founder & Ceo Ninja e Direttore Scientifico di Ninja Academy, ha dialogato con Marco Attisani – founder di Watly, Quang Ngo Dinh – VP Consumer Market Tim, Roberto Ciacci – Marketing Director di Robintur S.p.A., Mirco Pasqualini – VP Strategic and Innovation Design, Enea Roveda – Group Ceo Lifegate, Domenico Romano – Marketing Manager Aw-Lab, Guido Stratta – Direttore sviluppo, training, recruiting & people caring Gruppo Enel, e Fabio Zaffagnini – founder di Rockin’1000.

Puoi rivedere il video della diretta qui:

La tecnologia

Durante la diretta abbiamo un po’ ripercorso alcuni dei temi salienti di questo periodo di emeregnza, approfondendone altri.

“Il transumanesimo è una tecno filosofia che prevede l’evoluzione dell’essere umano grazie all’implementazione tecnologica – spiega Marco Attisani – Le tecnologie non devono essere utilizzate come arma di controllo ma devono essere studiate, capite perché solo così salveranno il mondo”.

“In questi mesi la tecnologia ha dato sicuramente un forte impulso al processo di digitalizzazione del Paese, innescando significativi cambiamenti che, se gestiti adeguatamente, potranno creare valore – afferma Quang Ngo Dinh, VP Consumer Market TIM –. Grazie alle nostra rete, sia fissa che mobile, i nostri figli hanno potuto continuare a studiare, le aziende hanno dato continuità alle proprie attività e tutti noi siamo riusciti a restare in contatto con i nostri cari e con il mondo esterno. Insomma, l’emergenza ci ha fatto rendere conto di quanto la digitalizzazione sia un bene primario: per la ripartenza ci aspettiamo che tecnologia e la connettività si affermino tra le priorità per uscire dall’emergenza velocemente e più forti”.

Domenico Romano di Aw-Lab è un ribelle del retail. “Il covid 19 ha solo accelerato la crisi di traffico negli store fisici già in corso nel mondo del retail. Gli scenari che si presentano a noi operatori del settore sono completamente nuovi – evidenzia Romano – L’innovazione è indispensabile. Innovazione nei business model, nei processi di vendita, nel marketing e soprattutto nella relazione col cliente. Le nuove frontiere del mondo ‘phygitale’ saranno enormi oceani blu da esplorare dove l’aspetto umano, il mondo degli atomi si mescolerà con le potenzialità della tecnologia, il mondo dei bit, per disegnare un nuovo futuro. A noi il compito di renderlo sostenibile.”

La musica, il design, l’ambiente

Fabio Zaffagnini, Founder Rockin ‘1000, ha raccontato il progetto “Together we can” di Aperol: 1200 musicisti hanno suonato a distanza a favore di una raccolta fondi per la protezione civile: “Entrare nelle case per riuscire a fare musica rappresenta di questo periodo la voglia di coesione sociale – sostiene Zaffagnini – La musica è sempre stata una forma di evasione e come tale ha scatenato un processo di umanizzazione. Il progresso tecnologico ha salvato le persone malate e la musica ha salvato tutti gli altri. Il digitale è stato utilizzato come mezzo di diffusione, non come un fenomeno fine a se stesso.”

Secondo Enea Roveda, Group Ceo Lifegate “la pandemia ci ha uniti e ci ha fatto prendere più consapevolezza degli aspetti sociali e ambientali. Gli eventi come questo portano a due fasi: la prima emozionale e la seconda di ragionamento secondo le scelte quotidiane che entrano a far parte della vita delle persone. La crescita dell’interesse verso la sostenibilità – evidenzia Roveda – è aumentata dal 2015 che era del 43% fino al 72% di oggi. Questo ha comportato un cambio di rotta delle aziende che si sono accorte dell’attenzione degli italiani sul versante della sostenibilità e gli aspetti sociali e ambientali.”

Di design ha parlato Mirco Pasqualini, VP Strategic and Innovation Design. “È necessario pensare al design come una prospettiva per comprendere meglio come sviluppare il business – spiega –. Da questo si evince che in piena emergenza c’è stata un’accelerazione di alcuni cambiamenti che erano già in atto e una crescita più veloce delle abitudini”.

“Dovremo abituarci al fatto che la situazione sia cronica e rivedere tutto ciò che ci appartiene, accelerando nuove tendenze e cambiare in maniera radicale il nostro modo di fare turismo – sostiene Roberto Ciacci, Marketing Director di Robintur S.p.A- Il settore del turismo è inevitabilmente uno dei più colpiti in Italia, con il meno 55 % , ma stiamo cercando di fare il possibile per affrontare la situazione e far fronte alle difficoltà”. Ciacci ha poi raccontato che in base a un sondaggio effettuato tra i clienti di Robintur la destinazione privilegiata per le vacanze quest’anno sarà l’Italia. UN dato positivo e interessante sul quale puntare. “Spero che gli italiani tengano all’Italia e che ne valorizzino l’industria”, conclude.

Lo smart working

Molti gli aspetti positivi legati al lockdown evidenziati dai relatori, in particolare da Guido Stratta, Direttore sviluppo, training, recruiting & people caring Gruppo Enel.

“L’emergenza ci ha fatto reagire davanti alla paura, facendoci diventare ‘digilogici’, sfruttando il digitale al meglio delle potenzialità- sottoliena – 30.000 impiegati in Enel hanno lavorato in totale smart working in questi mesi: la gerarchia, spesso sentenziata dalle riunioni fisiche in ufficio, è sparita, in quanto le idee buone non la necessitano. Vi è stato un maggiore rispetto del tempo ed è emersa la consapevolezza di vivere nel mondo della liquidità. In Enel, quando la situazione sarà stabile, sarà l’individuo ad essere il protagonista del rientro. Dobbiamo contribuire a far fare alle persone le cose migliori che sono in grado di fare, non si ripartirà mai da soli”.

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Digital PR: competenze e attività strategiche di un ruolo cruciale dopo il lockdown

  • La figura del Digital PR sarà sempre più fondamentale in azienda
  • Per Digital PR si intende l’insieme delle attività strategiche di relazione verso tutti gli stakeholder di un’azienda attraverso i media digitali
  • Le competenze del professionista di quest’area devono svilupparsi in ottica T-shaped su tutte le aree della comunicazione digitale

 

“Se mi rimanesse un solo dollaro del mio budget di marketing, lo spenderei in PR”. L’avevate mai sentita? Questa famosa citazione è attribuita a Bill Gates e rappresenta molto bene quello che dovrebbe essere il ruolo delle PR all’interno delle attività messe in campo da ogni azienda – ancora di più in un momento delicato come questo.

Nell’ultimo decennio, mentre il digital marketing avanzava la sua scalata verso il podio di must-have skill, questa parte fondamentale del communication mix è stata relegata per lo più alla produzione di comunicati stampa, nel caso migliore, o soppressa, nel peggiore.

Nel mentre, però, si è contaminata evolvendosi nella sua versione digitale ed è pronta a riprendersi il palcoscenico.

La figura del Digital PR è infatti da tempo tra le più richieste delle aziende, ma dopo questo periodo di lockdown diventerà fondamentale. Il perché è semplice: il cambio di paradigma nel modo in cui abbiamo iniziato a comunicare – da un approccio più marcatamente commerciale alla costruzione di relazioni con gli utenti – non avrà un facile dietro-front, dunque la presenza di skill strategiche dedicate a questo sarà indispensabile.

Come tutte le nuove professioni, però, il Digital PR è continuamente oggetto di misunderstanding.
Se dovessimo basarci sulla maggior parte delle offerte di lavoro su Linkedin, al momento, la figura ricercata è un ibrido tra un addetto stampa bravo con il computer e un pr-qualcosa che passi molto tempo su Instagram. Ecco… non è proprio così. O meglio, è molto più di questo.

Che vuol dire, davvero, Digital PR?

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Un’attività di comunicazione strategica

Facciamo un passo indietro. A livello di mercato del lavoro spesso si indica per PR un’attività di comunicazione corporate, sviluppata però prevalentemente attraverso le relazioni con la stampa. In realtà la parte delle media relation è solo una delle leve di cui le Pubbliche Relazioni – o meglio, Relazioni Pubbliche – dispongono.

Per PR infatti si intende l’insieme di strategici processi comunicativi tesi a costruire rapporti e relazioni fra le organizzazioni e il loro target. L’ultima definizione ufficiale, data dalla Public Relation Society of America nel 2012, dice che le PR sono un processo di comunicazione strategica che costruisce relazioni reciprocamente vantaggiose tra l’organizzazione e tutti i suoi pubblici: non solo i media, dunque, ma anche tutti gli altri stakeholder, insieme anche a quelli che sono gli influencer e i decision maker.

Il professionista delle PR, di per sé, dovrebbe dunque avere alcune competenze di base: abilità di gestire rapporti interpersonali e di interpretare il contesto, ma anche capacità di scrittura, ideazione e gestione di eventi. Con l’avvento dei media digitali queste competenze non cambiano, ma si potenziano contaminandosi con altre più tattiche.

Il Digital PR per eccellenza è profondamente legato all’alta cultura e tradizione professionale delle relazioni pubbliche, ma contemporaneamente proiettato verso scenari digitali complessi che gli richiedono di impadronirsi di nuove, indispensabili, skill.

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Digital PR e competenze T-shaped

Non solo media relations, insomma, ma anche capacità di costruire progetti con i nuovi opinion leader (social influencer e blogger), di creare contenuti sui social media, di fare advertising e scrivere in ottica SEO.

Le Digital PR sono l’insieme di tutte le attività volte a raccontare l’azienda ai suoi stakeholder attraverso i media digitali: una professione profondamente strategica, che riesce a tenere le fila di tutte le azioni di coinvolgimento, comunicazione e relazione, facendole funzionare in sincronia. Un lavoro di coordinamento e dunque spesso manageriale in cui, molte volte, il professionista dev’essere in grado di dare un contributo specialistico – in ottica T-shaped.

Mai come in questo momento, insomma, le PR possono vivere la loro golden age e riprendersi il loro spazio nell’Olimpo della comunicazione e del marketing.

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Come condurre una vita digitale sana dopo il lockdown da Covid-19

  • Durante il lockdown abbiamo scoperto quanto le tecnologie digitali possano essere importanti nelle nostre vite;
  • L’iperconnessione ha però degli effetti collaterali: il nostro cervello è sempre in allerta;
  • Ecco 5 modi per ritrovare da subito il benessere nelle nostra vita digitale.

 

Tra le misure di contenimento che abbiamo vissuto per rallentare la diffusione del Coronavirus c’è stato il social distancing, ovvero il distanziamento sociale, consistente, ad esempio, nell’isolamento domiciliare, nella restrizione degli spostamenti e nella pratica del lavoro agile.

Abbiamo la fortuna, tuttavia, di vivere in un’epoca di iperconnessione e, nonostante la distanza fisica, abbiamo avuto modo di mantenere contatto con le persone della nostra vita. Tutti noi, chi più chi meno, abbiamo speso del tempo in più per sfruttare l’enorme potenzialità del web: abbiamo comunicato da remoto con le più svariate applicazioni per le videochiamate; ci siamo informati su fonti di notizie più o meno attendibili; abbiamo fatto shopping online; ci siamo divertiti, magari davanti a una delle tante serie tv su servizi di streaming on demand. Abbiamo scoperto quanto Internet giochi davvero un ruolo importante nelle nostre esistenze.

Allo stesso tempo, gli effetti collaterali dall’utilizzo eccessivo di Internet si fanno sentire più forti che mai, anche ora che è terminato il lockdown da Covid-19. Tra questi, la dipendenza da smartphone o quella da shopping compulsivo online (acquisti spesso dettati dal panico), che hanno minato il benessere di molte persone creando stati emotivi fortemente ansiosi.

Non ce ne rendiamo conto, ma il nostro cervello è costantemente in uno stato di allerta quando navighiamo su Internet e in particolare sui social network: siamo continuamente in attesa di qualcosa (come un commento o una importante notizia della giornata) e ci troviamo a gestire una situazione di ansia elevata per tutta la giornata.

Come fare per ritrovare il benessere digitale dopo le misure restrittive contro il contagio da Coronavirus? Ecco, qui di seguito, cinque consigli per vivere meglio il rapporto con il web.

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Naviga attivamente

Il modo con cui ci relazioniamo al web è drasticamente cambiato rispetto al passato. Viviamo sempre più in modalità “stream” e l’esempio più eclatante è quando apriamo social network come Instagram e Tik Tok: la navigazione non è più attiva e la scoperta di immagini, video e argomenti non è più lasciata alla propria sete di informazioni e conoscenza.

Il consumo passivo di contenuti altrui e la partecipazione passiva alla rete, come afferma Carlo Mazzucchelli in La solitudine dei social networker si traduce in “minore benessere, ma anche in malessere, come noia, depressione e solitudine“.

Per condurre una vita digitale serena e ritrovare il benessere online dopo il Coronavirus è importante riacquistare un senso di controllo delle tecnologie digitali e non subirle più passivamente.

Si potrebbe, ad esempio, utilizzare il digitale per fare progetti per il futuro, per fare programmi o per organizzare qualcosa con gli altri.

Un altro consiglio è quello di valutare quanto tempo si passa in modalità passiva rispetto alla modalità attiva dove si è noi, e non il proprio schermo, ad avere il controllo del device. Esistono numerose app che misurano il tempo da noi trascorso su luoghi virtuali dove la navigazione potrebbe essere più passiva rispetto ad altri.

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navigare attivamente, lockdown

Crea un ambiente di lavoro per focalizzarti al meglio

Il problema di chi si è trovato durante il lockdown, e probabilmente ancora si trova, a lavorare in smart working sono le numerose distrazioni ed interruzioni a cui si va incontro durante la giornata: chiamate, notifiche, messaggi possono minare il focus e condurre a stress, oltre che a un sovraccarico eccessivo di informazioni.

Come consiglia l’autore Alessio Carciofi in Digital Detox, la soluzione per ritrovare la concentrazione sui propri task e per ritrovare il benessere è quella di “eliminare o ridurre” le distrazioni “ridisegnando il proprio ambiente di lavoro”.

Si potrebbe, ad esempio, pensare ad una “stanza del silenzio“, una specifica stanza che viene usata solo ed esclusivamente per il lavoro. Tra le regole che ci si può imporre c’è, ad esempio, quella di non far entrare nessun componente della famiglia nella stanza dedicata al focus, magari comunicandolo con un cartello sulla porta. Soluzione semplice, ma che può “diminuire drasticamente la stanchezza ed aumentare la creatività“.

stanza del silenzio, coronavirus

Quando sei con qualcuno dimentica il cellulare

Ora che le misure di contenimento si sono fatte decisamente più blande e che è ritornata la possibilità di rivedere i propri congiunti ed i propri amici, bisogna godere al massimo del presente.

Un esercizio che si può mettere in pratica e che consiglia Marc Masip nel manuale “Disconnessi e felici” è quello di “dimenticare il cellulare quando si è con qualcuno“.

Si potrebbe, ad esempio, “non tenere il telefono in mano o sul tavolo per controllare eventuali chiamate e messaggi“. Anche se lo si fa, il linguaggio del nostro corpo potrebbe indicare che la nostra attenzione è indirizzata al telefono, creando disagio e poca fiducia da parte degli altri. Come fare? Bisogna sempre ricordare di dare attenzione alle persone con cui si è in quel momento.

Un altro esercizio consiste in un gioco di gruppo. Tutti i partecipanti devono lasciare il proprio smartphone al centro del tavolo per un certo periodo di tempo: chi lo tocca prima della fine del tempo incorre in una penalità. Ad esempio, può sparecchiare la tavola o lavare tutti i piatti.

L’obiettivo di questo esercizio è di far sì che si goda il presente al massimo e si ponga pienamente attenzione alla persona che si ha di fronte.

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Usa il digitale per aumentare le tue competenze

Per ritrovare il benessere digitale ed approcciarsi ad Internet senza ansia ed emozioni negative, si può approfittare delle numerose opportunità offerte dalla rete per fare formazione.

Questo periodo di lockdown ha visto il fiorire di webinar, seminari online che al momento sono uno dei pochi modi per continuare a fare didattica ed istruzione, appunto a distanza. Imparare nuove abilità e aumentare le competenze professionali tramite questi corsi online, può essere anche utile per aggiornare il proprio curriculum vitae.

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Riduci il consumo di informazioni

Le misure più restrittive per il contenimento del contagio ci hanno portato a passare molte ore in casa a leggere tante, troppe informazioni di attualità. Almeno una volta, in questo periodo di lockdown, abbiamo avuto a che fare con fake news, girate magari via Whatsapp o su social network come Facebook.

Un consiglio per ritrovare il benessere digitale dopo il lockdown da Covid-19 è quello di ridurre drasticamente il consumo di informazioni, magari solo ad uno o due “pasti informativi” al giorno.

Ancora più importante è cercare attivamente le informazioni, possibilmente da fonti attendibili.

Dialoghi Ribelli verso N-Conference. Segui il Ninja Talk

L’emergenza COVID-19 e il lockdown hanno generato un cambiamento rapidissimo in moltissimi settori. Tutto ciò a cui eravamo abituati è cambiato.

Anche N-Conference, l’evento ufficiale organizzato da Ninja che tanto aspettavamo, per ovvi motivi, è stato rimandato alla primavera 2021.

Ma questo non ha cancellato l’entusiasmo e la carica che attendevamo di ricevere dai due giorni live. Anzi, ci ha dato la spinta per chiederci quali nuove sfide ci attendono ora, come cambieranno mondi come quello del Retail e del Travel, quali saranno le nuove strategie di marketing post covid-19, quali mantra hanno seguito gli HR delle grandi aziende per mantenere vivo lo spirito di squadra nonostante il periodo difficile e il remote working forzato.

Per rispondere a tutte queste domande, abbiamo pensato a un Ninja Talk spin-off di N-Conference, i “Dialoghi Ribelli”, proprio durante la settimana della Milano Digital Week.

>> Iscriviti al Ninja Talk “Dialoghi Ribelli: Verso N-Conference 2021” <<

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Di cosa parleremo durante Dialoghi Ribelli

In live streaming oggi, 28 Maggio 2020, dalle ore 17 alle 20.30, il Founder & CEO di Ninja, Mirko Pallera, dialogherà con alcuni dei Top Speaker Ribelli che vedremo (finalmente) nella tanto attesa N-Conference 2021.

Inoltre parteciperanno con noi altri ospiti d’eccezione che ci condivideranno il loro punto di vista in termini di business, digital, travel, service design.

Riprendendo i tre Vertical di N-Conference – Technology powered by TIM, Culture powered by AW-Lab e Industry powered by GoDaddy – ci confronteremo con Marco Attisani, Founder Watly, sul tema della singolarità.

Insieme al VP Consumer Market TIM, Quang Ngo Dinh, parleremo di come le tecnologie che cambiano i mercati; con Roberto Ciacci (Marketing Director Robintur S.p.A.),  Mirco Pasqualini (VP Strategic and Innovation Design) ed Enea Roveda (Group CEO LifeGate) parleremo di cosa ci aspetta nei prossimi 18 mesi, dal mondo dei viaggi al service design e nella comunicazione d’impresa.

Ci confronteremo anche sul tema della musica come il linguaggio universale per superare la crisi, insieme a Fabio Zaffagnini (Rock Band – Founder Rockin’1000) e con Domenico Romano (Marketing Manager Aw-Lab) chiacchiereremo sul tema del “Rebel Retail: guida galattica alla phygital economy”.

Infine, ci confronteremo con Guido Stratta (Direttore sviluppo, training, recruiting & people caring Gruppo Enel) sulle lezioni imparate nel gestire le risorse umane durante il lockdown.

Scopri il futuro che verrà insieme ai top speaker di N-Conference. Iscriviti al Ninja Talk!

10 appuntamenti da non perdere durante la Milano Digital Week 2020

L’edizione completamente online della Milano Digital Week di quest’anno ci ha già regalato moltissimi appuntamenti interessanti, e tra quelli da non perdere fino a sabato 30 maggio, ne abbiamo raccolti dieci da segnare assolutamente nella nostra agenda digitale.

In un contesto del tutto particolare come quello attuale, Milano Digital Week riparte dalle riflessioni sulle trasformazioni del vivere quotidiano, con una possibilità ridotta di fruire fisicamente gli spazi, di vivere le relazioni interpersonali, di far parte di una comunità. Il tema centrale attorno al quale si muovono gli oltre 600 eventi con più di 200 speaker tra live talk, conferenze, webinar, lectio magistralis, Hackathon, è quello della “Città trasformata”.

La manifestazione, promossa dal Comune di Milano – Assessorato alla Trasformazione digitale e Servizi civici – e realizzata da IAB Italia, Cariplo Factory e Hublab, con il sostegno di Intesa Sanpaolo, punta così a valorizzare le esperienze e gli approcci alle tecnologie che partono dai cittadini, dal sistema produttivo e da quello accademico, la promozione dell’open access, l’inclusione e l’alfabetizzazione digitale.

#1 L’identikit delle professioni del futuro

Webinar | 28 maggio – 15:15–15:45

In uno scenario di trasformazione digitale, diviene importante ripensare ai luoghi di lavoro. Marco Russomando, head of Human Resources di illimity, ci spiega l’importanza di una visione sinergica dove competenze umane e digitali, creatività e tecnologia, possono accendere il potenziale delle persone e creare luoghi di lavoro realmente inclusivi.

Ingresso gratuito con registrazione obbligatoria.

#2 Le top skill per una carriera in cybersecurity

Webinar | 28 maggio – 16:00–16:30

Hai mai pensato di poter diventare un Cybersecurity Expert? Vorresti sapere quali sono le competenze digitali più richieste in uno degli ambiti lavorativi più ricercati dalle aziende? Potrai scoprirlo durante il worshop organizzato da Accenture insieme a Marilisa Del Vecchio, Cybersecurity Consultant, alla scoperta delle nuove figure professionali più quotate nel mondo della sicurezza informatica.

Ingresso gratuito con registrazione obbligatoria.

#3 Dialoghi Ribelli verso N-Conference

Ninja Talk | 28 maggio – 17:00–20:30

Tutto ciò a cui eravamo abituati è cambiato. Tutto quello che fino a ieri ci sembrava impossibile è avvenuto.

N-Conference è l’evento ufficiale organizzato da Ninja e, come tutti sappiamo per ovvi motivi, è stato rimandato alla primavera 2021. Ma noi di Ninja non ci fermiamo e durante il Ninja Talk il Founder & CEO di Ninja Mirko Pallera “dialogherà” con alcuni dei Top Speaker Ribelli di N-Conference 2021.

Inoltre parteciperanno con noi altri ospiti d’eccezione che ci condivideranno il loro punto di vista in termini di business, digital, travel, service design.

Ingresso gratuito con registrazione obbligatoria.

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#4 Assistenti vocali e reti neurali

Webinar | 28 maggio -17:30–18:00

Mirko Tavosanis, professore di Storia della Lingua italiana all’Università di Pisa, parlerà delle evoluzioni nel campo dei traduttori automatici e degli assistenti vocali.

Ingresso libero.

LEGGI ANCHE: Milano Digital Week, dal 25 al 30 maggio l’evento in versione online

#5 Automation, Intelligent Automation ed ora Hyper Automation

Webinar | 29 maggio – 09:30–10:00

Durante il webinar organizzato da IBM approfondiremo soluzioni in grado di incrementare la produttività delle aziende grazie all’Intelligenza Artificiale. Gli interventi di business automation ci hanno permesso di velocizzare il percorso di trasformazione digitale, aumentando efficienza, flessibilità e riducendo i costi operativi. Ora è giunto il momento di dare un’ulteriore accelerazione, incrementando la produttività di ogni “knowledge worker” ad un livello superiore grazie all’Intelligenza Artificiale e al Digital Worker.

Ingresso gratuito con registrazione obbligatoria.

#6 Le competenze trasversali

Webinar | 29 maggio – 16:30–17:00

Emiliano Sironi, Ricercatore in Statistica Demografia, Università Cattolica Milano, spiega natura e importanza delle cosiddette competenze trasversali nel mondo del lavoro digitale.

Ingresso gratuito con registrazione obbligatoria.

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#7 Stop agli haters: la linguistica computazionale contro l’odio online

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Marco Guerini, Ricercatore Fondazione Bruno Kessler, illustra il ruolo della linguistica nella battaglia all’odio online.

Ingresso libero

#8 Workin(out): Realtà Virtuale per i detenuti

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Paolo Strano, Presidente Associazione Semidilibertà, ci mostra l’applicazione della Realtà Virtuale per aumentare il benessere psicofisico dei detenuti.

Ingresso libero.

LEGGI ANCHE: Human vs Artificial Intelligence: l’illimity talk della Milano Digital Week

#9 L’economia generativa

Live Lectio Magistralis | 30 maggio – 12:00–13:00

La stagione di una crescita pensata come aumento indiscriminato e illimitato di possibilità è finita.

Abbiamo bisogno di una concezione diversa. Sempre di crescita si tratterà. Ma una crescita capace di trovare un nuovo (difficile e delicato) equilibrio tra le esigenze della produttività e quelle dell’ambiente; tra l’efficienza economica e la giustizia sociale; tra gli investimenti in tecnologia e quelli nelle persone; tra l’eccellenza e la fragilità; tra la quantità e la qualità; tra la competitività e la coesione. Intervento a cura di Mauro Magatti, sociologo ed economista.

Ingresso libero.

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#10 Final Party MDW2020

Live talk | 30 maggio 21:00–22:30

L’incanto di un artista unico nel suo genere, Venerus. Una location iconica, il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci. Un biglietto a un prezzo simbolico, in grado di lanciare un forte messaggio a sostegno delle produzioni dei live stream concert.

Il party finale di MDW – il primo concerto in streaming in Italia con pubblico pagante – è realizzato in collaborazione da RADAR concerti e Milano Digital Week e DICE, la piattaforma di ticketing e discovery.

Ingresso a pagamento.

Cosa ci lascia il COVID-19? Il dover ripensare agli archetipi per i brand (e i consumatori)

  • Stiamo lentamente tornando alla normalità, e si comincia a fare i conti con i nuovi profili di consumatori che il COVID-19 ci ha lasciato
  • Questi nuovi profili lasciano spazio a nuovi comportamenti, con cui marche (e aziende) dovranno confrontarsi
  • Pescando dalle teorie di marketing archetipale, vediamo come tali comportamenti potranno influenzarne l’identità

Lo scorso sei maggio, GroupM ha condiviso un’interessante ricerca dal titolo “Le nuove personas al tempo del CoronaVirus” (ne avevamo parlato qui).

La ricerca ha fotografato, partendo dalle conversazioni in rete “7 identità di persone diverse, 7 tipologie di nuovi italiani, 7 segmenti di popolazione che non esistevano a gennaio perché avevano obiettivi, risorse, pensieri, speranze molto diverse rispetto agli obiettivi, risorse, pensieri, speranze che hanno oggi“.

I sette profili hanno tutti un nome particolare, che ne identifica il carattere: i Protector, i Defender, gli Escapist, i Calm Keeper, i Committed, i Communitarian, i Surrender.

Ognuno riconduce a un comportamento che si genera come conseguenza del lockdown e della pandemia e porta le persone a interfacciarsi con modalità nuove alla propria vita, agli affetti, alla dimensione professionale e sociale: un effetto comprensibile del momento epocale che stiamo vivendo.

La lettura del documento ci offre un assist prezioso per ragionare anche sul tipo di storie e su come evolveranno gli archetipi cui consumatori e aziende hanno fatto riferimento fino ad oggi.

Il grande cambiamento cui stiamo assistendo sta obbligando le persone a scoprire nuove paure, trovato risorse impreviste, far fronte a difficoltà mai provate prima: come cambieranno le storie che da essi nasceranno?

Contro il logorio del Covid-19, riscoprire l’Archetypal Marketing e la capacità di adattarsi

In Interstellar di Christopher Nolan, Matthew McConaughey alias Cooper, dopo aver trovato un drone militare e aver detto di volerlo smontare per rimuoverne i componenti e destinarli ad altro scopo, risponde così alla figlia Murph che gli chiede perché lo stia facendo: “Deve imparare ad adattarsi, Murph. Come tutti noi.”

Probabilmente, la capacità di adattamento sarà una di quelle qualità che determineranno i risultati dei prossimi mesi di professionisti e aziende.

Chi non saprà adattarsi velocemente alle nuove condizioni imposte dalla pandemia da Covid-19, rischierà più di prima di scomparire.

Un esempio lampante si vede con le condizioni imposte dai governi per le riaperture nella cosiddetta Fase 3: in molti sostengono che, con i limiti definiti dal distanziamento sociale, non sarà più conveniente riaprire. Un tema che riguarda non solo i servizi di ristorazione, che non sono altro che la punta di un iceberg.

Questo sarà probabilmente un problema che si presenterà pian piano in ogni settore merceologico.

Adattarsi, quindi. Capire che cosa stia succedendo al contesto, ed evolvere con esso, un po’ come capita ciclicamente sul pianeta Terra al cambiare delle condizioni geologiche.

Ma cosa succede a chi, fino ad oggi, ha saputo mostrarsi al pubblico con una chiave definita, un’identità specifica?

Grazie alle teorie dell’Archetypal Marketing, oggi siamo in grado di riconoscere un profilo che narrativamente sia definito.

Val la pena riproporre la matrice alla base di tali tecniche, nonostante comincino ad avere già qualche anno:

Un caro amico di Ninja Marketing, Gianluca Lisi, definisce così il Marketing archetipale: “Una tecnica di branding, che può essere utilizzata sicuramente per il posizionamento di un marchio, ergo di un’azienda. Parliamo di una tecnica che risale già agli anni 70, quando si iniziò a capire che il brand poteva essere trasmesso anche sfruttando elementi ed entità psicologiche. Il tutto basandosi sulla teoria della personalità, che classifica i brand esattamente come la psicologia junghiana classifica le caratteristiche delle persone con gli archetipi.” (per leggere l’intervista completa, potete andare qui).

Lo schema è abbastanza noto: le marche hanno un personalità, come le persone, e la esprimono attraverso un ruolo che recitano nei confronti dei propri stakeholder.

Tale ruolo definisce comportamenti e approcci, semplificando il modo di agire e di esprimersi: in altre parole, di sviluppare la propria narrative, intesa come sequenza di fatti organizzata che prefigura il contenuto narrativo. In altre parole, la propria storia.

Se osserviamo i profili della teoria jungiana che compongono la matrice, possiamo ritrovare alcune connessioni con le personas tracciate dalla ricerca di  GroupM, e probabilmente anche alcune indicazioni per il futuro.

Partiamo dalle prime.

È indubbio che alle persone serviranno le aziende, esattamente come alle seconde serviranno le prime: e attenzione, non parliamo di consumatori, parliamo di persone. Oggi l’azienda è un attore sociale più di prima, perché dalle sue scelte possono cambiare equilibri che vanno al di là del mercato e del consumo. Allo stesso modo, è necessario focalizzarsi su un punto: questa crisi ha messo in evidenza come nella crisi le aziende hanno saputo mettere le persone al centro veramente, cercando di preservarne la salute.

Facciamo un esempio: se le aziende fino a ieri si configuravano come Esploratori (cioè che promettono esperienze nuove, sfidando a provarle per imparare di più di sè) o Ribelli (agiscono senza limiti perché non si attendono ammirazione), e questo si riverberava anche sulle proprie persone, oggi quelle stesse aziende devono tener conto che si trovano ad affrontare un contesto che potrebbe minare dalla radice il proprio profilo identitario.

Riprendendo le nuove personas sopra citate, un Escapist, ad esempio (cioè coloro che hanno usato il tempo della crisi per trovare tempo per sé stessi ed approfondire i propri interessi e le proprie passioni) non sarà più disposto a concedere spazio e credibilità a una marca nella stessa misura in cui faceva prima. Probabilmente, si radicalizzerà nelle proprie convinzioni perché sarà più consapevole di sé, dando il via a una serie di trasformazioni che prima della pandemia non avrebbe avviato (e chissà, questo magari riguarda anche il rapporto con il proprio lavoro, quindi con la propria azienda!).

Stessa cosa per i Defender (cioè quelli che si sono riscoperti molto attenti alla salute e alla protezione dei propri cari), i quali hanno scelto consapevolmente di dare priorità ad alcune esperienze rispetto ad altre, privilegiando determinati modi di consumare e di relazionarsi a discapito di altri.

È probabile che per affrontare tali profili, un’azienda che si rifà ad esempio all’archetipo dell’Everyman dovrà necessariamente rivedere il proprio concetto di naturalezza e amicizia, perché con il mutare del contesto sarà decisivo interfacciarsi con persone meno disposte a relazionarsi secondo i criteri di naturalezza e amicizia che consideravamo “prima”.

In termini concreti: se prima della pandemia una persona riteneva amichevole nell’esperienza di marca trovare un contatto diretto e tangibile vis-a-vis, riscoprendosi nell’epoca COVID-19 Defender probabilmente riterrà amichevole solo un asettico contatto a distanza, mediato dal digitale, e invasivo un contatto con un altro essere umano.

Stiamo parlando degli stessi soggetti, che in due mesi devono riadattare il proprio modo di relazionarsi.

Ecco allora che la capacità di adattarsi dovrà essere più celere che in altri momenti della storia.

Se la rivoluzione digitale è arrivata sorniona nelle nostre economie, lasciando il tempo alle aziende di adattarsi, l’epoca da COVID-19 non sembra lasciare spazio a tante incertezze: è tempo da rispecchiarsi nella propria identità, e capire chi si vuole essere domani.

Riscoprire le proprie radici, proiettarle nel futuro

Rivedere il modo di interpretare l’archetipo che si è scelti è essenziale per riuscire a rimanere fedeli a ciò che si è: un’operazione essenziale e non priva di rischi.

Aggiornare la propria identità e comprendere come questa possa interfacciarsi con i tempi che cambiano non è un’operazione semplice: d’altronde, equivale a capire il proprio ruolo nel mondo.

In un tempo in cui però questo aspetto diventa centrale nello sviluppo di un’esperienza distintiva a tutti i livelli e per tutti gli stakeholder, non è possibile farne a meno. Anzi, forse è una delle cose di cui tener conto con maggior attenzione.

Gli archetipi sono uguali a loro stessi da sempre. Sono modelli ideali, che però acquisiscono importanza se inseriti in un percorso di senso. Decontestualizzarli rischia di far perdere senso alla loro funzione, proprio come succederebbe in qualsiasi storia. Per certi versi, è il contesto a renderli ciò che sono.

Ebbene, oggi il contesto è cambiato, e probabilmente potrebbe essere un cambio irreversibile.

Interpretare che tipo di archetipo si è scelto, e soprattutto come declinarlo nel presente, non è una scelta quindi secondaria o banale, ma rimane al centro dell’azione che una marca compie, perché dalla teoria ribalta i propri effetti sulla quotidianità.

Riflettere se la propria funzione è narrativamente efficace può rivelarsi un primo passo molto importante per capire come muoversi nel domani. Passaggio fondamentale in un mercato affamato sempre più di esperienza e tangibilità, dove un bene o un servizio diventa un percorso articolato che non si esaurisce con il consumo dello stesso, ma parte di uno storyworld.

Live streaming: 5 strumenti (digitali e fisici) indispensabili per organizzare le tue dirette

  • Secondo una ricerca di StreamElements, in Italia il pubblico delle dirette streaming è cresciuto di oltre il 66%, mentre il numero dei canali streaming seguiti è quasi raddoppiato;
  • Il boom del live streaming è in parte effetto del periodo di quarantena, tuttavia non si tratterebbe di un fenomeno transitorio ma di un trend in forte espansione;
  • Per farsi trovare pronti, ecco i tool indispensabili per organizzare una diretta streaming.

 

Secondo una recente ricerca di StreamElements, in Italia il pubblico delle dirette streaming è cresciuto di oltre il 66% dalla prima settimana di febbraio, mentre il numero dei canali streaming seguiti è quasi raddoppiato

Dalle sessioni di yoga alle lezioni di cucina, da Instagram a Youtube, mai come negli ultimi due mesi, abbiamo assistito all’esplosione delle dirette streaming.

Complice l’effetto lockdown e la corsa globale verso nuovi e sempre più fantasiosi modi di condividere, tenersi in contatto e riempire le lunghe ore trascorse in casa, il live streaming non è mai stato così popolare.

live streaming tool

Credits: Depositphotos #321512232

Senza dubbio, parte del suo successo è dovuto alla maggiore accessibilità dei tool ed a un discreto abbassamento del know-how tecnico necessario per organizzare le dirette. Ma la verità è che lo streaming è divertente perché cattura un po’ del caos della vita quotidiana e lo rende alla portata di tutti. Tutto quello che dobbiamo fare è provare.

Cominciamo subito con una rassegna dei cinque strumenti (digitali e fisici) indispensabili per preparare una diretta streaming.

Scopriamoli insieme.

LEGGI ANCHE: Gen Z e streaming online durante la quarantena: quali sono i contenuti più visualizzati

1. Teleprompter

A seconda dell’evento, potrebbe essere necessario preparare uno script prima del live streaming. Per non togliere autenticità al momento, ti consigliamo di non pianificare tutto parola per parola ma di tenere una sceneggiatura minima.

Soprattutto se ci sono molti nomi o informazioni da conoscere e tenere a mente, ti suggeriamo di provare queste tre app di teleprompter per agevolare la visualizzazione dello script durante la diretta.

Teleprompter Lite

Si tratta di una delle app di teleprompter più votate su App Store. Ti consente di creare e modificare un numero illimitato di script e regolare la velocità di conseguenza. Poiché si tratta di un’app gratuita, è sicuramente utile se hai un budget limitato.

iPrompt Pro

iPrompt Pro è molto semplice. Funziona sia con dispositivi Apple che Android e per usare questa app, è sufficiente copiare e incollare lo script. Successivamente, puoi impostare qualsiasi cosa: dal carattere al colore, fino all’opzione di velocità di scorrimento.

Prompster Pro

La differenza tra questo tool e iPrompt Pro è che qui il testo utilizzato per lo streaming può essere importato tramite e-mail o iTunes. Inoltre, l’interfaccia dell’app è molto user friendly e ti permette di controllare la velocità di riproduzione e registrare l’audio.

LEGGI ANCHE: Da Facebook Gaming App all’annuncio del pulsante Go Live: fine del duopolio Twitch-YouTube?

live streaming

2. Microfono

Un altro aspetto importante che dovrai tenere in considerazione per un live streaming è l’audio. A volte, il luogo in cui avviene la diretta è troppo rumoroso e il pubblico potrebbe avere difficoltà a seguire i dialoghi.

L’ideale sarebbe avere una stanza senza rumori di fondo, oppure portare l’intervista in un punto isolato per minimizzare i rumori.

Tuttavia, il microfono esterno rimane l’unica opzione per avere un audio di alta qualità e dare una migliore esperienza d’ascolto a chi ti segue.

3. Luci

Per garantire al tuo pubblico una migliore fruibilità dei contenuti, in termini di qualità delle immagini, ti consigliamo dedicare un piccolo budget all’acquisto di una luce ad anello da fissare sullo smartphone.

Per aiutarti a scegliere quella più adatta alle tue esigenze, sul web trovi tante recensioni sulle luci per smartphone: potresti consultarle e scoprire qual è quella che fa per te.

luci per smartphone tool per live streaming

4. Treppiedi

A nessuno piacciono i video traballanti, sono molto difficili da seguire e l’effetto vertigine è assicurato. Ecco perché è utile destinare una piccola somma all’acquisto di un treppiedi. Questo tool è generalmente accessibile a tutti e ha prezzi di partenza piuttosto bassi.

Usarlo, agevolerà molto il tuo live streaming, soprattutto se stai girando da solo.

Esistono modelli regolabili che possono rimanere fissi o piegarsi in qualsiasi angolazione e su diverse superfici. Ciò ti consente di mantenere stabile l’inquadratura dello smartphone praticamente ovunque – a volte può essere davvero una salvezza!

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5. Batteria portatile

Last but not least, i live streaming tendono a scaricare molto rapidamente la batteria del cellulare quindi è molto utile avere a disposizione una batteria portatile. Sono due le caratteristiche da considerare prima di acquistarne una: capacità e peso.

L’ideale sarebbe avere batteria portatile in grado di contenere almeno il doppio della capacità di quella dello smartphone, quindi di circa 10.000 mAh. In alternativa, nel caso tu abbia bisogno di ricaricare una sola volta, va benissimo anche una batteria più piccolo ed economica, della capacità di circa 3.000 mAh.

Quanto al peso, dato che potrebbe capitarti di essere in giro durante il live streaming, dovresti cercare una batteria leggera e poco ingombrante per agevolare le riprese.

Adesso che conosci tutti gli strumenti necessari per preparare la tua diretta non ti resta che entrare in azione. Sei pronto?

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Human vs Artificial Intelligence: l’illimity talk della Milano Digital Week

Il digitale è stato un grande alleato per privati e aziende durante l’emergenza sanitaria: dal lavoro alla formazione fino alle relazioni, sono molti gli aspetti della vita quotidiana e lavorativa che non si sono mai interrotti, grazie alla tecnologia.

Per raccontare questo cambio di paradigma, illimity, banca ad alto tasso tecnologico quotata all’MTA di Borsa Italiana, partecipa alla Milano Digital Week, la manifestazione promossa dal comune di Milano sul tema della “Città trasformata”.

Nel dettaglio, il 26 maggio sarà possibile assistere al terzo illimity talk, il format della banca pensato per guardare oltre gli schemi, ispirare e dare forma al proprio potenziale.

>>> Guarda il talk di illimity “Let’s talk about: Human Vs Artificial Intelligence”.

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Il rapporto tra uomo e tecnologia nel talk di illimity

Il talk coinvolgerà Roberto Cingolani – Chief Technology and Innovation Officer del gruppo Leonardo, nonché ex direttore dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova – e Corrado Passera, che nelle sue molte vite è stato, tra l’altro, AD di Poste Italiane e Intesa, Ministro dello Sviluppo Economico e adesso CEO della banca tecnologica che ha fondato, illimity.

I due si confronteranno sul rapporto tra tecnologia, uomo e filosofia in un’era sempre più guidata da algoritmi di deep learning, robot e relazioni digitali che stanno trasformando le nostre vite, rimodellando la stessa condizione umana.

Con questa pandemia abbiamo cominciato a vedere i primi robot che consegnano i pasti negli ospedali e disinfettano le corsie. O le intelligenze artificiali che cercano molecole per nuovi farmaci o che tengono traccia dei possibili contagi. Di certo l’emergenza Coronavirus ha messo in chiaro una cosa: per il nostro futuro, per le sfide che abbiamo davanti, è di automazione e algoritmi che avremo sempre più bisogno in ogni ambito della nostra vita. E la loro diffusione sarà in ogni caso inarrestabile.

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Dove ci porteranno le macchine

Cosa rappresentano queste realtà così difficili da classificare? Una nuova specie? Soltanto macchine e software dotati di grandi potenze di calcolo o qualcosa che un giorno potrebbe evolvere, magari provare le nostre stesse emozioni? E noi umani, poi? Dovremmo averne paura, porci problemi di natura etica o arrenderci rassegnati alla loro avanzata?

L’essere umano ha impiegato 3 miliardi di anni di evoluzione per arrivare a una perfetta armonia tra mente e corpo, che gli permettono di affrontare i problemi con agilità, immediatezza ed efficienza. I robot esistono da poche decine di anni e provano a imitare questi meccanismi perfetti. Ai robot, però, manca la flessibilità degli esseri umani.

Quando si parla di quarta rivoluzione industriale, bisogna stare attenti a distinguere le cose. Un conto sono le automazioni che si limitano a velocizzare i processi, un altro le tecniche evolute delle intelligenze artificiali – come il machine learning o i software di autoapprendimento – che, ad esempio nel settore bancario, stanno offrendo contributi essenziali.

Questi stessi algoritmi, tuttavia, possono sfuggire di mano e arrivare a conclusioni imprevedibili, o discriminanti, su cui occorre invece trasparenza.
Il paragone uomo-macchina come misurazione di potenza di calcolo e consumo energetico è una visione che non tiene conto di tante caratteristiche dell’essere umano, come l’autocoscienza, la percezione di sé, la curiosità.

Partendo da queste premesse, i protagonisti del talk parleranno anche di creatività e gestione tecnologica di queste macchine, delle paure legate al loro avvento e di come dovremmo prepararci a questo nuovo futuro.

Guarda il talk di illimity della Milano Digital Week: “Let’s talk about: Human Vs Artificial Intelligence” 

Live dal 26 maggio alle ore 11.00

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Lavoro, professioni e futuro

Dopo il primo talk, l’appuntamento è con gli altri due webinar organizzati da illimity.

Il primo, “Il futuro del lavoro tra UX, algoritmi, neuromarketing e open banking, si terrà il 27 maggio alle 16.00. Le diverse figure della banca in veste di Data Scientist, Digital Strategist e Designer partiranno dal concetto del design thinking per riflettere sull’importanza dei numeri, della creatività e della condivisione delle idee.

Il secondo, “L’identikit delle professioni del futuro: tra digital transformation e human touch”, sarà in diretta il 28 maggio alle 15.15. Il webinar di Marco Russomando, head of Human Resources, permetterà di approfondire il tema dei nuovi lavori e dell’importanza di una visione sinergica tra creatività e tecnologia per accendere il potenziale delle persone e creare luoghi di lavoro realmente inclusivi.

Guarda tutti i Webinar!

 


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