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Distanziamento sociale, come non impazzire e aumentare la creatività

  • Il distanziamento sociale e la paura del contagio ci fanno sentire fragili, ma possiamo migliorare il nostro umore e le nostre giornate grazie alla creatività;
  • Un elenco di attività creative da fare tutti i giorni per non scoraggiarci e abbandonarci alla noia in modo positivo.

 

Raymond Carver una volta disse: “In definitiva, le parole sono tutto quello che abbiamo, perciò è meglio che siano quelle giuste, con la punteggiatura nei posti giusti in modo che possano dire quello che devono dire nel modo migliore”.

E aveva perfettamente ragione, perché quest’anno ce lo ricorderemo anche per l’uso di alcune parole e di come il loro significato abbia definito dei confini precisi nella nostra vita.

La definizione corretta di distanziamento sociale, due delle parole che nelle ultime settimane sentiamo e leggiamo praticamente ogni giorno, è questa: l’insieme di azioni di natura non farmacologica per il controllo delle infezioni volte a rallentare o fermare la diffusione di una malattia contagiosa. 

Una frase che spaventa un po’. L’obiettivo del distanziamento sociale è di diminuire la probabilità di contatto tra le persone. Lo sappiamo, in questi mesi è assolutamente necessario, ma ciò comporta qualcosa di innaturale perché gli esseri umani sono animali sociali.

Siamo evolutivamente collegati per la vicinanza reciproca, e non avere interazioni sociali può danneggiare il nostro benessere fisico e mentale.

Già da qualche giorno assistiamo a una piccola e graduale ripresa di alcune attività lavorative, ma anche sociali, come poter far visita ai propri congiunti, altra parola gettonatissima che entrerà a far parte di diritto nella top 10 di questo anno incredibile. Abbiamo assistito alle prime trasgressioni in questo fatidico passaggio dalla fase 1 alla fase 2 e ci sono ancora delle cose che non ci sono chiare, perché in fondo questa pandemia ci ha stravolto completamente, catapultandoci in un universo surreale, in cui non sappiamo ancora muoverci bene.

distanziamento sociale

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Sopravvivere al distanziamento sociale

Restare lucidi in momenti come questi non è facile, ci sono giornate in cui ci sembra di rivivere lo stesso giorno ogni giorno. Non sempre si può avere un atteggiamento positivo, e anche se ci dicono che andrà tutto bene, possiamo lasciarci andare ogni tanto, perché siamo umani e non dobbiamo dimenticarlo. Quello che probabilmente ci fa stare più male è la perdita di opportunità che stiamo vivendo, le esperienze che avremmo dovuto fare e il rammarico per ciò che abbiamo rimandato. Ci sentiamo bloccati da qualcosa d’invisibile che ci travolge.

Dobbiamo cambiare punto di vista. Dedicarci a qualcosa che avremmo voluto sempre fare ma che la vita frenetica di prima ci impediva di provare. Potremmo scoprire interessi e passioni di cui non conoscevamo l’esistenza. In quante cose insospettabili potremmo riversare il nostro tempo, noi che non eravamo abituati ad averlo e invece adesso ne abbiamo in abbondanza? Non sprechiamo gli attimi, perché se questo virus ci ha insegnato qualcosa è che tutto può cambiare, da un momento all’altro.

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Il distanziamento sociale non è una pratica nuova, e questa non è la prima volta che succede una cosa del genere.

Nel 1918, quando scoppiò l’influenza spagnola che avrebbe causato fino a 100 milioni di vittime in tutto il mondo, alcune città si adoperarono a implementare le procedure di distanziamento sociale. Chiusero scuole, campi da gioco, biblioteche, aule di tribunale e chiese. Bandirono le riunioni pubbliche di oltre 20 persone, i cosiddetti assembramenti. Il risultato? In queste città il tasso di mortalità per influenza era nettamente inferiore rispetto a quelle zone in cui furono ignorate le politiche di allontanamento sociale.

La morale, come allora, è sempre la stessa: restiamo a casa e, aggiungiamo, approfittiamo del tempo per fare ciò che avremmo sempre voluto fare.

Anche nella fase 2, infatti, è necessario mantenere la cautela e limitare i contatti per proteggere se stessi e gli altri.

creatività distanziamento sociale

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Come incrementare la creatività 

Il modo migliore per trascorre ore piacevoli è quello d’impegnarsi in qualcosa di produttivo, magari di nuovo. Questo è il periodo giusto per rispolverare un hobby che avevamo abbandonato anni fa.

Organizzare un collage di foto da inviare ai propri cari

Tutti scattiamo foto, lo facciamo per tener vivi i ricordi, le persone e i posti. Viaggiamo attraverso immagini immortalate per sempre, è qualcosa di nostalgico, dolce e può essere anche stimolante. Organizzare le foto ingiallite in vecchi album, sceglierne alcune da appendere in casa, trasformarle in cartoline per poi inviarle ai familiari e agli amici. Tutti abbiamo bisogno di una nota positiva in questo momento.

Creare la playlist perfetta

Creare playlist da ascoltare in diversi momenti della giornata durante la stesura di un progetto lavorativo, quando ci alleniamo, o mentre cuciniamo, può essere davvero utile, oltre che divertente. 

Alcune ricerche affermano che ci sono tre tipi di musica motivazionale: musica pre task per aiutarci ad entrare nel mood giusto prima di fare qualcosa. Musica da ascoltare durante l’attività per migliorare le prestazioni, e musica post attività che è quella che ci aiuta a calmarci, recuperare e riprenderci dopo un intenso compito. 

Pulizie di primavera

Non abbiamo più scuse, ora è il momento ideale per pulire ogni angolo della casa e liberarsi di tutte le inutili cianfrusaglie che abbiamo sempre fatto finta di non vedere. Gli scienziati del Neuroscience Institute dell’Università di Princeton hanno dimostrato che il disordine fa perdere la concentrazione. Uno studio condotto dalla rivista Current Psychology ha scoperto che chi ha troppa confusione in casa tende a procrastinare di più.

Il tempo c’è, non ci resta che armarci di buona volontà e di olio di gomito. Affrontiamo una stanza alla volta: partiamo dall’armadio, come veri e proprio discepoli di Marie Kondo, dedichiamoci al famigerato cambio di stagione fino a rivoluzionare il garage, la dispensa in cucina con tutte quelle spezie e confetture mai aperte.

E perché non passare al setaccio anche il proprio smartphone, il tablet e il portatile?

Sbarazziamoci di vecchi programmi e app che non usiamo, ripristiniamo il computer, ma prima non dimentichiamo di fare un backup.

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Stabilire e raggiungere i propri obiettivi

Scrivere su un quaderno i propri obiettivi aiuta a capire cosa abbiamo davvero a cuore.

Una ricerca condotta dalla Dominican University of California ha dimostrato che solo scrivere gli obiettivi aumenta le probabilità di raggiungerli del 42%. Ma se non conosciamo quali sono, ora abbiamo il tempo di scoprirli davvero.

Un suggerimento? Possiamo disegnare una ruota degli obiettivi e dividerla per aree. L’area del lavoro, dell’amicizia, delle passioni, e segnare da 1 a 5, il nostro grado di soddisfazione in quell’ambito. Questo ci farà capire quanto teniamo a qualcosa e dove possiamo impegnarci di più per migliorare quello che ancora non ci soddisfa.

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Munirsi di carta e penna

Siamo distanti con gli altri, ma niente ci vieta di riconnetterci con noi stessi e perché no, magari fare pace con le nostre fragilità. Avete mai provato a fare journaling?

Uno studio del 2017 dell’Academy of Management Journal ha seguito 63 professionisti, recentemente disoccupati, per otto mesi. Ad un gruppo è stato detto d’iniziare a scrivere un diario sulla propria quotidianità. All’altro gruppo di controllo no. I risultati sono sorprendenti. Il 52% di coloro che ha tenuto un diario ha trovato un lavoro a tempo pieno. I partecipanti che hanno scritto delle loro difficoltà nel trovare un nuovo lavoro sono stati in grado di elaborare meglio le loro emozioni. Ciò ha permesso loro di visualizzare le proprie motivazioni e assumere un atteggiamento più positivo. 

Tenete sempre un taccuino sul comodino. Prima di andare a letto, annotate le parti più importanti della giornata, cosa volete realizzare il giorno successivo, i vostri desideri e paure, tutto ciò che vi passa per la testa. Scrivere per noi stessi aiuta a conoscerci davvero.

Distanti ma vicini

Dobbiamo rispettare le distanze, ma possiamo essere vicini agli altri attraverso la tecnologia con videochiamate, messaggi, e telefonate. Uno studio ha scoperto che la mancanza di connessioni sociali ha riscontri peggiori dell’obesità, del fumo e della pressione alta. Non rinunciamo ad una chiacchierata, seppur virtuale, a chi sa sempre strapparci un sorriso.

A proposito di call

Con chi abbiamo bisogno di parlare? Che sia il nostro migliore amico, o nostra nonna, la parola d’ordine è una sola: videochiamali.

Possiamo chiamare in gruppo i nostri amici e uscire come una volta… più o meno. E se stare a telefono vi sembra riduttivo, perché non fare qualcosa tutti insieme via Skype? Guardare un film, leggere un libro, mangiare una pizza fatta in casa, o ordinarla da asporto.

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Fare volontariato online

Sapevate che è possibile fare volontariato stando seduti comodamente in poltrona?

Il volontariato fa bene alla mente, al corpo e allo spirito. L’International Journal of Epidemiology ha condotto uno studio su 308.733 coppie sposate di età superiore ai 25 anni. Le persone che hanno svolto volontariato, avevano un tasso di mortalità più basso rispetto alle altre, e ciò che è ancora più affascinante è che questi risultati sono indipendenti dalle condizioni di salute dei partecipanti.

Implementare le proprie skill

Approfittare del distanziamento sociale per imparare nuove cose e farlo bene. Restare più tempo a casa ci permette di essere più concentrati e di avere meno distrazioni in modo da poterci dedicare maggiormente su una cosa. Ormai è assodato che essere multitasking non è necessariamente un dono, anzi, fare più cose contemporaneamente disperde energie e tempo.

Guarda un documentario su qualcosa che non conosciamo

Un sondaggio del 2019 riporta che su 1.027 americani, il 70% degli intervistati ha condiviso con gli altri qualcosa che ha imparato da un documentario. Il 44% degli intervistati ha affermato che guardare documentari li ha ispirati per apportare un cambiamento nella propria vita. Su Netflix ce ne sono tantissimi, dal design alla musica.

Il richiamo dei libri

Anni a comprare libri su libri e adesso possiamo buttarci a capofitto in avventure su carta e inchiostro. Come il canto delle sirene che attira i marinai, i libri ci ammaliano con il fruscio delle loro pagine e ci invitano a letture intense. Ora possiamo terminare quel romanzo insormontabile, o avvicinarci ad un genere del tutto nuovo. I libri sono il nostro tappeto magico verso terre inesplorate.

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libri quarentena per i più piccoli

Seguire un corso gratuito

Questo è il momento migliore per apprendere nuove competenze con corsi gratuiti messi a disposizione da diverse piattaforme. Basta scegliere un argomento e via, che la lezione cominci.

Imparare una nuova lingua

Imparare una nuova lingua non è semplicissimo, ma è utile. Secondo OptiLingo le persone che conoscono da 250 a 500 parole hanno un livello linguistico base, da principiante. Chi ne conosce da 1.000 a 3.000 può portare avanti conversazioni quotidiane, mentre conoscere da 4.000 a 10.000 parole vi rende utenti di lingue avanzate. Le persone che conoscono più di 10.000 parole parlano fluentemente una lingua.

Ciò significa che se impariamo 18 parole al giorno saremo dei principianti, e se ne impariamo 30 allora potremmo iniziare ad avere delle vere e proprie conversazioni quotidiane. Andiamo per gradi, all’inizio ogni cosa nuova è complicata, ma non impossibile.

Shake your body

Restare chiusi in casa ci fa sentire soffocati. Avvertiamo i nostri passi sempre più pesanti, il nostro corpo schiacciato dal peso della noia e dell’ansia. Ci sentiamo irrequieti pensando ad una giornata lunga e monotona. Abbiamo bisogno di scuoterci un po’ e un buon workout può essere una soluzione giusta.

In un’analisi di 70 studi pubblicati su Psychological Bulletin, i ricercatori hanno scoperto che le persone che si esercitavano regolarmente miglioravano i loro livelli di affaticamento rispetto a quelli che non si allenavano. Fare allenamento almeno tre volte a settimana, ci rende più carichi e positivi. Possiamo imparare a ballare con dei tutorial su Youtube o scaricare delle app apposite per il controllo del peso corporeo. Meglio ancora abbonarsi a qualche corso online di Yoga, Tai Chi o meditazione. 

Rappresentare con uno sketchboard un discorso significativo

Avete mai sentito parlare di sketchboarding?

Lo sketchboard è un modo per visualizzare un concetto attraverso disegni o grafici. Spesso usando una lavagna o un blocco da disegno, i progettisti spiegano concetti complessi con semplici disegni.

Un’idea da cui trarre spunto? Prendete il vostro discorso TED preferito, o uno qualsiasi che vi ha particolarmente colpito, e provate a rappresentarlo graficamente.

Creare una vision board

La solitudine prolungata non è un’esperienza piacevole. Un buon modo per ritrovare un po’ di sano ottimismo e focalizzarsi su qualcosa di piacevole, come la creazione di una vision board, una vera e propria tavola delle visioni. Non è solo un collage di immagini e frasi motivazionali, ma uno strumento per realizzare desideri e progetti.

Una tavola piena di sogni, un collage composto da immagini, parole e frasi. Un riflesso di speranze e desideri. È progettata per ispirarci e motivarci. Una rappresentazione ideale di chi vogliamo essere e diventare, e mai come ora è importante averla tutti i giorni davanti agli occhi.

Come realizzarne una? Procuriamoci un cartoncino o un foglio, forbici, colla e varie foto, immagini e citazioni da riviste, giornali e libri. Non dimentichiamo penne, pennarelli, e matite.

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Visite guidate e virtuali

Sapevate che molti musei offrono visite virtuali?

Possiamo visitare lo Smithsonian Museum of Natural History e perderci tra le opere del Guggenheim Museum. Attraverso Google Arts & Culture, viaggeremo da Parigi a Nuova Delhi o goderci l’incantevole Casa Azul in Messico, la dimora dell’iconica Frida Kahlo.

Possiamo fare un salto a Disney World e provare le montagne russe virtuali senza paura e senza dover fare la fila.

Liberare il nostro artista interiore

Dalla pittura, agli sketch veloci, immergiamoci nella bellezza dell’arte per provare qualcosa di nuovo. Possiamo migliorare la nostra calligrafia, imparare a disegnare in stili differenti, creare origami o dedicarci alla poesia e riprendere le lezioni di chitarra che avevamo abbandonato da piccoli.

Sfoggiare un nuovo look

Passare tanto tempo in casa non ci vieta di sperimentare nuovi look. Il nostro taglio di capelli ci sembra banale? Proviamo ad accorciare la frangia o a ravvivare le nostre ciocche. Possiamo provare nuove routine per la nostra skin care. Avete mai provato la skin care coreana? Prevede circa 10 passaggi tra detergenti, esfolianti, tonici, essenze, maschere e crema contorno occhi.

Creatività in cucina

Il nostro sogno è quello di cucinare una pasta al forno coi fiocchi?

Adesso è il nostro momento. Il cibo è uno dei modi migliori per nutrire la propria anima creativa. Vogliamo provare a mangiare cibo vegano? Sul web ci sono tantissime ricette deliziose da sperimentare. Non abbiamo trovato il pane fresco per il pranzo? Possiamo farlo in casa, e magari aggiungere qualche contorno sfizioso inventato al momento.

Se la cucina non è il vostro forte, magari avete il pollice verde, non resta che provare.

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L’isolamento, il distanziamento sociale, e la pandemia, per quanto possono fare paura, ci hanno mostrato non solo la nostra fragilità, ma anche la nostra forza.

Ci siamo trasformati da eterni corridori, pedine in movimento da un punto all’altro a piccoli puntini immobili. Abbiamo rimandato i nostri piani o in realtà stiamo scoprendo solo ora, in questa paralisi, cosa vogliamo davvero?

Stiamo riscoprendo le piccole cose che la frenesia quotidiana ci ha fatto dimenticare, come bere un caffè senza dover correre all’ennesimo appuntamento di cui non ci importa nulla.

Prima di ripartire, usiamo saggiamente questo tempo. Dopo la più nera delle notti sorge sempre un sole fulgente.

eCommerce 2019 e coronavirus

eCommerce: +17% nel 2019, ma il Coronavirus stravolge il settore

Il Coronavirus colpisce e modifica anche il mercato dell’eCommerce. È quanto emerge dal report E-commerce in Italia 2020 – Vendere online ai tempi del Coronavirus” della Casaleggio Associati, presentato questo pomeriggio durante un evento in streaming agli operatori del settore e al grande pubblico.

Giunta alla XIV edizione la ricerca ha analizzato i dati relativi alle vendite online nel 2019 che registrano una crescita del fatturato del 17% per un totale di 48,5 miliardi di euro.

Un focus è stato dedicato all’andamento del mercato negli ultimi mesi durante i quali l’obbligo di rimanere a casa ha portato a modificare fortemente le abitudini di acquisto in tutto il mondo. Il 54% delle aziende eCommerce intervistate, però, ha visto calare il proprio fatturato a causa del Coronavirus, mentre solo il 21% lo ha incrementato. Chi ha perso fatturato lo ha dimezzato, in media -54% del fatturato.

eCommerce in Italia 2019

Cosa racconta l’ultimo report sul mercato italiano

Il report, realizzato mediante l’elaborazione di studi e ricerche di mercato, articoli di attualità ed esperienza sul campo di Casaleggio Associati, nonché attraverso una survey online e interviste di approfondimento con alcuni dei principali operatori del mercato, ci dice che agli italiani acquistare online piace. Il 76% dei consumatori acquista da mobile, il 98% ha acquistato almeno una volta sui marketplace e oltre 31,6 milioni di persone nel 2019 hanno acquistato online da siti esteri, in particolare da Cina, UK, Stati Uniti e Germania.

“Da 15 anni l’e-commerce in Italia cresce a doppia cifra – spiega Davide Casaleggio, Presidente della Casaleggio Associati – ma negli ultimi mesi è stato registrato un calo fortissimo di transazioni in settori fino ad oggi dominanti online quali il turismo, a favore di altri fino a questo momento considerati marginali come l’alimentare che ha avuto una crescita a tre cifre. Ci troviamo di fronte ad un cambiamento epocale che durerà nel tempo e che modificherà fortemente l’economia e l’organizzazione del business di molte aziende oltre che la società intera. Se fino ad oggi era normale ricevere una pizza a casa, da oggi in poi sarà normale ricevere anche un cacciavite”.

eCommerce in Italia 2019 casaleggio associati

I dati

Le aziende eCommerce italiane che vendono all’estero sono state il 61% (+5% dallo scorso anno), mentre il 39% vende solo in Italia. La carta di credito è il mezzo di pagamento più diffuso (28%), seguita dai digital wallet (23%), dal bonifico (19%), dal pagamento alla consegna (17%), pagamento via mobile (7%) e altri per il 6%.

Nel 2019 il Tempo libero è stato il settore più importante per l’eCommerce (rappresenta il 42,7% del fatturato totale), seguito dal Turismo (25,6%). Il primo cresce del 21% rispetto all’anno precedente, mentre il turismo che è un settore maturo in termini di eCommerce del 7%. I centri commerciali rappresentano il 15,5% con una crescita del 25%.

Gli altri settori rappresentano tutti dati più bassi del 5% dello share e raggiungono complessivamente il 16,2% del totale del fatturato. Le Assicurazioni, che crescono del 4% in fatturato, rappresentano il 4,6% dello share. Salute e bellezza cresce del 27%, seguendo il trend dello scorso anno ma rappresenta ancora solo lo 0,4% sul totale. Casa e arredamento cresce del 25% e arriva a rappresentare lo 0,9% del totale. Alimentare cresce del 19%, grazie sia al food delivery che al largo consumo, e rappresenta il 3,1% del totale. Elettronica di consumo cresce del 17% (3,3% del totale), Moda cresce del 16% (2,1% del totale), Editoria dell’11% (1,8% del totale) dove più di un libro su quattro oggi viene venduto online.

Ma con l’avvento del Coronavirus tutto è cambiato e l’alimentare, con il suo 3,1% del totale del fatturato dell’eCommerce in Italia diventato il settore merceologico con più transazioni.

In crescita il settore Salute e Bellezza, soprattutto grazie al pharma, e l’Editoria, grazie ai contenuti in streaming. L’elettronica non si ferma e vede crescere in particolare gli acquisti di laptop, notebook, stampanti, e piccoli elettrodomestici, ma con scontrini più bassi. Il settore Moda subisce un impatto negativo dovuto alla mancanza di necessità del prodotto che impatterà su tutto l’anno. Il tempo libero sta subendo l’influenza della limitazione delle opportunità di gioco fisiche. Gli ordini di giocattoli sono aumentati considerevolmente, così come di accessori per gli hobby casalinghi o gli ordini di sex toys. L’acquisto di articoli sportivi è limitato, mentre il comparto eventi subisce un impatto fortemente negativo a causa della sospensione degli stessi. Fanalino di coda il turismo.

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L’emergenza Coronavirus per l’eCommerce in Italia

“Ma se la gente in questi mesi sta incrementando gli acquisti online, dall’analisi condotta da Casaleggio Associati su 58 operatori rappresentativi di tutti i settori merceologici, emerge che la maggior parte delle aziende non vede un miglioramento dei propri affari – spiega Davide Casaleggio – E chi ha incrementato il proprio fatturato fa fatica a stare dietro agli ordini con un +96% di incremento medio in settori come l’intrattenimento online e la formazione, o i negozi online di alimentari che da soli hanno visto un +300%”.

Le aziende eCommerce italiane hanno dovuto riorganizzarsi per gestire il momento critico. In particolare gli ambiti valutati più sotto stress sono legati all’organizzazione con lo smart working (31%), la logistica (27%) e l’approvvigionamento di prodotto (21%). Ma il tema che sembra inquietare anche chi ha visto un aumento delle vendite è la questione finanziaria, sia per uno scoraggiamento generale degli investitori che per una generale maggiore rigidità nei pagamenti per paura di non incassare da parte delle altre aziende con cui collaborano.

“L’esperienza Covid spingerà a ripensare i canali di comunicazione a partire dal ruolo dei social fino all’integrazione con un modello fisico digitale dei punti vendita – spiega Luca Eleuteri, Socio fondatore della Casaleggio Associati – Ci dovrà essere una spinta verso l’utilizzo di canali proprietari che oggi ha un peso del 50% sui fatturati rispetto ai marketplace più blasonati che sottraggono margine ai brand. Un equilibrio da trovare per le Piccole e medie imprese e i commercianti tra investimenti per incrementare la visibilità del prodotto attraverso la presenza sui social e margine da cedere ai marketplace”.

social distancing whipper burger king

Burger King riapre al pubblico e lancia la novità: il Social Distancing Whopper

I ristoranti di Burger King hanno riaperto da oggi gli oltre 220 punti in Italia e per festeggiare questo importante momento il brand ha lanciato il Social Distancing Whopper®, il panino con tre strati di cipolla che aiuta gli altri a starti lontano, disponibile in tutti i punti vendita allo stesso prezzo del classico Whopper®.

Burger King non manca di riaccogliere i suoi clienti con lo spirito e anche l’umorismo che lo contraddistingue da sempre e così, proprio quando la distanza sociale rappresenta una delle regole fondamentali per affrontare la Fase 2, sforna una “profumata” ricetta.

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Nuovo Whopper e misure di sicurezza nei ristoranti Burger King

Porte aperte da oggi dunque, dopo aver predisposto le condizioni e messo in atto tutte le misure di sicurezza richieste dalle attuali disposizioni di legge e rispondere alle nuove regole imposte nella Fase 2 a seguito dell’emergenza sanitaria causata dal Covid-19: sanificazione dei locali, delle cucine e delle attrezzature più volte al giorno, distanziamento dei tavoli, dispositivi di sicurezza per i dipendenti, percorsi sicuri per i clienti, controllo della temperatura a dipendenti e clienti che accedono ai locali, gel igienizzanti e guanti, oltre a una formazione specifica che in questi due mesi ha coinvolto tutto il personale in modalità eLearning e in pre-apertura.

“Abbiamo messo in atto tutte le procedure necessarie per poter riavviare la nostra catena di ristoranti e riaccogliere i clienti in tutta sicurezzaafferma Andrea Valota, Amministratore delegato Burger King® Restaurants Italia. In sala abbiamo ridotto e predisposto i tavoli adibiti alla consumazione distinguendoli da quelli che non possono essere utilizzati in modo da poter garantire le corrette distanze fra i clienti. Oltre a questo, siamo pronti ad aggiungere sui tavoli ulteriori plexiglass ove se ne verificherà la necessità.”

All’entrata il cliente troverà un vero e proprio check-point, con un addetto alla misurazione della temperatura con termometro ad infrarossi e alla verifica del corretto utilizzo dei DPI. Successivamente il cliente potrà sanificarsi le mani, indossare i guanti, e seguendo un percorso guidato, raggiungere i kiosk digitali per fare il suo ordine e pagare anche in modalità contactless. L’ordine verrà comunicato telematicamente in cucina dove verrà prodotto e consegnato al cliente in un sacchetto chiuso con safety sticker attraverso un ulteriore pannello di plexiglass.

“Abbiamo riorganizzato anche le cucine spostando i macchinari per garantire il corretto distanziamento tra i dipendenti marcando sui pavimenti e sulle pareti le aree di confinamento delle singole persone. In alcuni punti vendita il personale è stato addirittura diviso in gruppi di lavoro distinti per ulteriore sicurezzacontinua Valota-. “Inoltre, abbiamo rinforzato le nostre procedure di igiene e sicurezza già molto rigide: ad esempio tutto il personale, oltre ad indossare maschere e guanti, deve lavarsi le mani ogni mezz’ora. Mi preme sottolineare infine, che per primi abbiamo messo le basi per una grande rivoluzione: abbiamo predisposto un’app – disponibile da quest’estate – che consentirà ai nostri clienti direttamente dallo smartphone di riservare un posto a sedere in modo da poter consumare in tutta tranquillità e sicurezza all’interno del punto vendita, saltando eventuali file all’ingresso. Tramite l’app sarà anche possibile ordinare, prenotare l’asporto e pagare.”

Negli ultimi tre anni Burger King® ha investito enormemente nell’innovazione tecnologica: dalla nuova app ai kiosk digitali, alla corsia drive, che oggi rappresenta il metodo di consumo più sicuro sul mercato visto che garantisce un’esperienza totalmente contactless. Proprio grazie a questa strategia e agli investimenti fatti, oggi siamo in grado di reagire meglio e più rapidamente alla crisi del momento”.

Da oggi dunque diventano attivi tutti i servizi di Burger King®: ristoranti, home delivery attraverso le principali piattaforme e le 114 corsie di King-drive, le corsie dedicate che permettono l’acquisto senza scendere dall’auto.

twitter brand consumatori covid

Cosa si aspettano in questo momento i consumatori dai brand, secondo Twitter

  • Il 64% degli utenti statunitensi intervistati da Twitter afferma che i brand dovrebbero continuare a sponsorizzare i loro prodotti;
  • Secondo i dati proporzionati da IAB invece un brand su quattro ha messo in pausa tutta la pubblicità per la prima metà del 2020;
  • Anche Facebook ha riferito che l’89% degli inserzionisti ha modificato i budget allocati all’advertising sulla piattaforma.

 

La situazione senza precedenti che stiamo vivendo a causa della pandemia di Covid-19, che ha contagiato quasi 5 milioni di persone in 90 Paesi in tutto il mondo, ha sconvolto la vita di tutti.

Ci troviamo un momento di incertezza che sta avendo un forte impatto negativo sull’economia mondiale, in cui molte aziende (anche le più grandi) si sentono spaesate e sono alla ricerca di indicazioni su come modificare la propria strategia di comunicazione per adattarsi al contesto. 

Per aiutare le imprese a superare tutte le complessità del caso numerose piattaforme, come Global Web Index e Hootsuite, hanno pubblicato svariate analisi degli scenari post-Covid, dando ai brand indicazioni specifiche sul cambiamento del comportamento dei consumatori negli ultimi mesi.

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Anche Twitter si è attivato per aiutare i brand in tempo di crisi

Prima di tutto, la piattaforma ha aggiornando la sua politica pubblicitaria aggiungendo delle limitazioni per quanto riguarda gli advertising che fanno riferimento all’emergenza.

Nello specifico, Twitter ha vietato la sponsorizzazione di contenuti contenenti riferimenti sgradevoli al Coronavirus o messaggi che potrebbero suscitare il panico tra gli utenti; poi ha iniziato a controllare i prezzi di vendita dei prodotti correlati al virus, per evitare che vengano gonfiati.

Inoltre, la piattaforma ha condotto un sondaggio negli Stati Uniti per capire come reagiscono gli utenti nei confronti ai contenuti pubblicitari che stanno vedendo su Twitter in questo periodo di crisi sanitaria. Vediamo quali dati hanno raccolto.

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twitter sul covid-19

Il 64% degli utenti afferma che i brand dovrebbero continuare a sponsorizzare i loro prodotti

Scommettiamo che questo primo dato vi lascia un po’ basiti, perché probabilmente la maggior parte dei marketer si immaginava una percentuale totalmente diversa.

Ma non è solo Twitter a sostenere questa teoria. Secondo uno studio condotto da Kantar, addirittura il 92% delle persone intervistate pensa che le aziende dovrebbero continuare a fare pubblicità durante l’epidemia. Sembra infatti che per la metà degli intervistati, vedere o ascoltare annunci pubblicitari doni loro un senso di “normalità”.

Attenzione, perché questo non vuol dire continuare a “comunicare normalmente” facendo finta che nulla sia cambiato. Ovviamente gli utenti si aspettano che il tono di voce e i messaggi veicolati dai brand comincino a ruotare attorno a valori differenti.

Infatti, il 78% dei consumatori crede che i marchi dovrebbero aiutarli ad affrontare la “nuova normalità” utilizzando toni rassicuranti e offrendo loro una prospettiva positiva e ottimista rispetto al futuro.

Ad esempio, dalla ricerca emerge che le nuove strategie di comunicazione di brand come IKEA (concentrate sull’importanza della casa) o di Nike (a supporto delle decisioni governative e delle organizzazioni sanitarie) sono state particolarmente apprezzate dagli utenti.

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Il 77% degli utenti apprezza le aziende che si sforzano di sostenere la società

I brand che si impegnano per fornire supporto alla comunità, ai governi, al personale sanitario, alle piccole attività, sono quelli che riescono a stabilire una connessione diretta e vera con i propri consumatori.

Ma cosa si aspettano, in concreto, gli utenti?

  • L’82% degli intervistati afferma che i marchi dovrebbero supportare in prima linea il personale sanitario, ove possibile, mentre l’86% chiede un aiuto concreto nei confronti delle persone vulnerabili all’interno delle loro comunità;

  • L’89% pensa che i marchi dovrebbero fornire informazioni affidabili e accurate, come ad esempio comunicare quali azioni hanno intrapreso internamente a supporto dei propri dipendenti (80%).

  • Il 70% invece chiede ai brand di fornire un servizio clienti più rapido e preciso.

Non solo Twitter: qual è la strategia migliore da seguire in base ai dati?

Non si tratta di opportunismo, ma bisogna ammettere che in uno scenario simile, le opportunità da cogliere da parte dei brand sono numerose e differenti.

Prima di tutto, la concorrenza nel mercato pubblicitario è diminuita drasticamente, in quanto secondo i dati proporzionati da IAB un brand su quattro ha messo in pausa tutta la pubblicità per la prima metà del 2020.

Anche Facebook ha riferito che l’89% degli inserzionisti ha modificato i budget allocati all’advertising sulla piattaforma, o spostato gli investimenti su altri tipi di media, in risposta alla crisi del Covid19. 

Tutto questo in uno scenario dove i dati raccolti da Gupta Media mostrano che il CPM di Facebook è recentemente sceso sotto i $2 per la prima volta nella storia dell’azienda.

Che cosa vuol dire? Che in questo momento raggiungere un pubblico più vasto sulla piattaforma di Zuckerberg costa meno che mai, poiché allo stesso tempo l’utilizzo del Social Media è ai massimi livelli.

In conclusione, l’utilizzo delle piattaforme digital è aumentato mentre la concorrenza tra inserzionisti è diminuita. Per le aziende che sono in grado di sostenere le spese pubblicitarie, questo potrebbe essere un ottimo momento per spingere campagne di branding, per aumentare i livelli di awareness e di notorietà del brand.

the unlimited power of beauty

Cosa ci racconta l’ultima campagna firmata Sephora sui nuovi modelli di bellezza

  • Pochi mesi fa Sephora e BETC hanno lanciato una nuova campagna dedicata alla bellezza inclusiva;
  • Per la campagna, Jonas Lindstroem ha girato uno spot cinematografico, la fotografa Nadine Ijewere ha realizzato 12 meravigliose stampe in stile pop ed è stata coinvolta anche Rihanna.

 

The unlimited power of beauty è la nuova campagna dedicata alla bellezza individuale, autentica e senza standard, lanciata da Sephora e BETC lo scorso febbraio. Una campagna multicanale diversa dal passato, diffusa su tutti i media digitali e tradizionali, come cinema, TV, stampa e social media che offre una visione forte, ambiziosa e onnicomprensiva della bellezza” come ha affermato il fondatore, presidente e direttore creativo dell’agenzia Rémi Babinet.

Il concetto di bellezza, infatti, è notevolmente cambiato nel tempo: non è più rappresentato dell’ideale delle riviste patinate e delle passerelle, dalle taglie e dai filtri, ma dai selfie degli influencer e degli amici che seguiamo ogni giorno sui nostri profili social. Una bellezza senza giudizio, dove ognuno ha il potere e il diritto di sperimentare ciò che vuole, ma anche una bellezza senza limiti che è presente, in modo differente, in tutte le persone che ci sono al mondo. nuova campagna sephora

The Unlimited Power of Beauty: lo spot di BETC e Jonas Lindstroem

Per evidenziare la posizione di Sephora, BETC e Jonas Lindstroem hanno deciso di girare un potente spot cinematografico, diverso dai precedenti, che racconta la storia di una donna che riflette sul concetto di bellezza, ripercorrendo la propria vita. Una donna che cresce, affronta e impara ad abbracciare la sua unicità, mentre il suo aspetto si modifica nel tempo.

Sulle note toccanti della melodia “I’m Not in Love” della violoncellista Kelsey Lu, si susseguono le immagini toccanti della protagonista: dai primi esperimenti con il trucco, alle classiche paranoie sul proprio aspetto fisico, al desiderio di emulare le proprie amiche, alle guance inzuppate di mascara per le lacrime di dolore, fino all’evidenza dei primi segni della vecchiaia, quando inizia a sentirsi indesiderata di nuovo. Il video si conclude con una frase “la forza di essere me”. 

A tal proposito Sephora afferma che: la bellezza è forza, è accettazione, è nelle nostre mani. Non è uno standard, ma uno strumento di potere che consente di affermare e amare noi stessi all’interno della società. Inoltre, ognuno di noi ha la facoltà di interpretare ed incarnare il concetto di bellezza come meglio crede.

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La sfida di Jonas Lindstroem, in questo spot, è stata quella di comprendere le sfumature della prospettiva della donna e rappresentarle con la giusta sensibilità, attingendo dalle proprie esperienze di vita quotidiana. In questo spot, infatti, non si è limitato a raccontare la classica storia pubblicitaria della vita felice e perfetta, ma ha preferito mettere in luce gli alti e bassi, i dubbi, le gioie e i dolori che attanagliano tutte le donne. Una campagna universale nel suo cast, ma anche molto intima nel tono e nelle immagini. 

Florence Bellisson, presidente responsabile della creazione di BETC Etoile Rouge, afferma che:

La bellezza si evolve e non ha più standard. Volevamo mettere in scena una forma di veridicità, da cui la scelta di questo cast e di questi talenti. Questa campagna è allo stesso tempo molto completa e molto Sephora perché combina autenticità, emozione ma anche gioia. Questa nuova visione mira a costruire l’impronta culturale di Sephora.

The Unlimited Stories riprendono il concetto di bellezza senza confini

Sephora unlimited stories

Ma non è finita qui: Sephora ha arruolato anche la fotografa britannica Nadine Ijewere per rappresentare un concetto di bellezza che non dipende da uno stereotipo di età, sesso, etnia, taglia o stile. È così che nascono le 12 stampe della serie, in stile pop, dedicate alle categorie delle fragranze, del make up e della skincare. 

Lo stesso concetto è ripreso anche all’interno delle Unlimited Stories, mini video-storie che raccontano il Beauty Power insito in alcune persone. Ad esempio, in evidenza è possibile trovare la storia di Adual Cole, una ragazza ventenne australiana di Melbourne, che aveva difficoltà nel trovare del make up adatto alla sua pelle, ma da quando ha scoperto i prodotti di Sephora ha potuto esprimere la sua creatività.  

C’è anche la storia di Irka, una ragazza russa di venticinque anni dai capelli cortissimi, che non ama truccarsi, ma si prende cura della propria pelle: 

Infine, tra le Unlimited Stories c’è anche quella di un uomo, Ezra Mabengeza, sud africano di quarantacinque anni che crede che essere belli significhi essere naturali.

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Cosa ne pensano le fondatrici dei grandi marchi di make-up?

Sephora ha invitato alcune famose imprenditrici, che hanno creato una propria linea di make up, ad unirsi alla campagna “the unlimited power of beauty”, esprimendo la propria opinione in merito. 

Rihanna, ad esempio, non è solo una famosa cantante, ma anche la fondatrice del marchio Fenty Beauty, una linea make-up inclusiva, rispettosa delle caratteristiche di qualsiasi tipologia di incarnato e capace di soddisfare tutte le donne del mondo. La sua vision:

Il make-up deve divertire e non essere un obbligo, né dare l’impressione di essere un uniforme. Sentiti libera di cogliere delle opportunità, di correre dei rischi, di osare qualcosa di nuovo o diverso!

Le gemelle Jean & Jane Ford, invece, hanno fondato il marchio Benefit Cosmetics, con il desiderio di regalare il sorriso a ogni donna. Il loro motto? “La risata è il migliore dei cosmetici!” L’idea delle Ford è stata quella di creare dei prodotti innovativi, dal packaging divertente e dai nomi irriverenti, che fossero soluzioni istantanee di bellezza per tutte

Anche Huda Kattan, influencer e fondatrice del marchio Huda Beauty cerca di infondere tutto il suo know-how in termini di bellezza, invitando le donne a sperimentare i suoi prodotti, nel rispetto del proprio stile. Cercando di dare risposta alla domanda “Cos’è la bellezza?” risponde: “può cambiare il modo in cui le donne si percepiscono. Credo che una donna sicura di sé possa conquistare il mondo!”

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The beauty board: carica il tuo look preferito

Il progetto di bellezza di Sephora, in realtà, ha avuto inizio molti anni fa: nel 2014 il famoso brand di cosmetici ha lanciato The beauty board”, una nuova piattaforma social in stile Pinterest che consente agli utenti di caricare immagini dei propri look preferiti all’interno della Community e di “acquistare il look” di altre persone.

the beauty board

In altre parole, se apprezzi la resa di un particolare make up su un utente, puoi immediatamente aggiungere il prodotto utilizzato nel carrello virtuale. Attualmente sono tantissime le foto caricate: immagini di donne di tutte le età e di tutte le etnie, sono fonte di ispirazione per molti membri della Community.

intrattenimento

Cosa cambierà per cinema e intrattenimento nel post-Covid

  • L’industria dell’intrattenimento ha registrato un aumento del debito nell’ultimo periodo, come conseguenza dell’emergenza;
  • Soluzioni possibili e già testate non serviranno solo per trasmettere pellicole ma anche per assistere a spettacoli dal vivo in totale sicurezza;
  • Anche da parte degli spettatori, il mondo dell’intrattenimento subirà notevoli cambiamenti.

 

L’industria dell’intrattenimento è in crisi. Non c’è bisogno di troppi giri di parole per spiegare il perché. Oltre allo streaming, che ha comunque dovuto registrare un notevole rallentamento nelle nuove produzioni (nonché uno stop in settori come quello del doppiaggio), tutto il mondo dell’entertainment si è visto completamente bloccato dall’emergenza Coronavirus.

Stop alle attività e crescita del debito

Secondo Statista, l’intrattenimento (insieme al travel) ha contratto un debito di 23,1 miliardi di dollari. Una delle crisi peggiori per il settore, che per debiti contratti risulta essere secondo solo al mercato dell’automotive e della vendita al dettaglio.

 

Cinema

A causa del momento che stiamo vivendo, diverse produzioni per il piccolo e grande schermo sono state interrotte e rimandate a data da destinarsi o posticipate al prossimo anno. La stessa Disney ha comunicato lo stop di varie pellicole tra cui Peter Pan & Wendy e La Sirenetta.

Sono state sospese anche le riprese di film di punta come The Batman, Jurassic World: Dominion e Animali Fantastici 3.

Anche i big dello streaming accusano i colpi dell’emergenza. Nonostante i picchi di nuovi utenti registrati dalle famose piattaforme durante il lockdown, vediamo l’interruzione di serie TV quali Carnival Row (di Amazon), The Witcher e Stranger Things 4 (di Netflix). Questo potrebbe portare alla mancanza di titoli originali e a puntare sui grandi successi del passato.

La prima problematica post lockdown sarà la riprogrammazione di tutte le agende dell’industria cinematografica. Andrà stravolto quanto pianificato finora: dalle date d’uscita dei film alle nuove produzioni.

Al momento, quello che spaventa l’intero business, è la mancata certezza di una data di ripresa. La chiusura dei cinema, la conseguente mancanza di incassi e lo stop alle campagne marketing, stanno portando a un’inevitabile crisi a livello mondiale.

Si stima che se le sale di tutto il mondo riapriranno per giugno, le perdite al box office potrebbero arrivare al 30% degli incassi annuali. Nel peggiore dei casi, qualora la pandemia dovesse ripresentarsi in autunno, i guadagni potrebbero risentirne sino al 60%.

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Spettacoli dal vivo

Oltre all’industria del cinema, a perderci sono i parchi a tema e gli spettacoli dal vivo, come le opere teatrali, i concerti e lo sport.

Gregory Williams (della società di consulenza finanziaria Cowen) afferma che i parchi a tema avranno bisogno di anni prima di recuperare quanto perso durante l’epidemia.

Broadway è in perdita, così come i teatri più vicini a noi. Si conta un calo complessivo di quasi 14 milioni tra La Fenice (Venezia), L’Opera di Roma e il Regio di Torino.

Le principali associazioni della filiera musicale (concerti, case discografiche ed editori musicali) hanno presentato a Conte un decalogo per tamponare il danno complessivo stimato per fine anno, di oltre 600 milioni.

Tutti gli sport a livello agonistico si sono fermati e con loro gli atleti e le società. Le Olimpiadi di Tokyo 2020 sono state rimandate alla prossima estate. Lo stop degli eventi sportivi ha inciso inevitabilmente sulle trasmissioni, sulle sponsorizzazioni e partnership pubblicitarie e infine sulle entrate provenienti dai campionati.

Senza parlare delle perdite legate agli enormi investimenti pubblicitari legati a tanti di questi eventi.

Possibili soluzioni per risollevarsi durante e dopo il periodo Coronavirus

Tornando a parlare di cinema, alcune grandi case produttrici stanno cercando di attutire il colpo provando a distribuire i propri film attraverso piattaforme di streaming proprietarie e non. Uno dei casi più discussi è stato Trolls world tour, che è risultato essere il più grande debutto streaming di tutti i tempi. I risultati ottenuti non sono di certo paragonabili ai Box Office in sala, ma ha rappresentato una possibile risposta alla situazione attuale.

Anche Disney si prepara a far debuttare sulla propria piattaforma di streaming il film Artemis Fowl, il cui rilascio era precedentemente previsto nelle sale per fine maggio.

Un’altra possibile soluzione sembra essere la riapertura dei drive-in, per garantire l’accesso a film e spettacoli dal vivo in totale sicurezza.

Proprio questo è l’intento di “Live Drive-In“,  progetto italiano che cerca di dare una speranza ai settori dell’intrattenimento, riscuotendo grande successo e approvazione in diverse città. L’obbiettivo è quello di trasformare ampie location attrezzando mega schermi e palcoscenici che possano restituire, seppur in parte, l’esperienza di un evento live.

Per sopperire alla cancellazione dei concerti e mantenere il contatto con il pubblico, diversi artisti stanno organizzando eventi live sui propri social. Jovanotti ha pianificato il suo Jova House Party, Elisa e Tommaso Paradiso hanno inciso un singolo, mentre Bruce Springsteen ha regalato lo stream di un suo concerto.

Una delle migliori alternative alle performance live è stata quella di Fortinite, in cui 12 milioni di utenti hanno assistito al concerto del rapper Trevis Scott. L’evento ha riscosso un enorme successo e ha dimostrato ancora una volta come il mondo del gaming possa dimostrarsi fonte d’innovazione e sperimentazione.

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Quali saranno gli effetti a lungo termine sulle abitudini di fruizione?

Anche dopo la riapertura (graduale) dei cinema, teatri e luoghi all’aperto le persone avranno bisogno di tempo per fidarsi e non aver paura del contagio. In seguito al termine della pandemia, la ripresa per i proprietari di cinema, teatri e spettacoli dal vivo potrebbe non avere un rilancio immediato. Inoltre, le abitudini di fruizione dei film stanno cambiando. Le persone si stanno abituando a vedere i contenuti appena usciti comodamente sul divano di casa.

Pensare che questo modo di fruire i contenuti possa diventare la normalità è poco probabile, la suggestione del cinema, l’autorevolezza del teatro e l’euforia di un concerto non sono neppure paragonabili a come stiamo vivendo film e musica in questo momento.

Quello che possiamo però affermare è che la crisi attuale sta permettendo a nuovi canali di svilupparsi e diventare sempre più parte della nostra quotidianità. Non andranno a sostituire le nostre abitudini, ma rappresenteranno una valida alternativa.

animal crossing new horizon

Scoprendo Animal Crossing, il gioco più gettonato della quarantena

  • Le chat, le video chiamate e i giochi online, sono stati i protagonisti indiscussi di questo periodo;
  • Il gioco Animal Crossing di Nintendo è in cima alle classifiche dei titoli più popolari, complice anche lo stop forzato da quarantena.

 

Se qualche settimana fa ci avessero detto che le nostre uniche interazioni sociali sarebbero avvenute tramite video chiamate, chat o giochi online, saremmo rimasti un po’ perplessi. Se ci avessero detto che a parte le nostre mura di casa, il resto del mondo lo avremmo potuto guardare esclusivamente grazie a degli schermi fatti di pixel, avremmo sicuramente pensato più alla trama di un episodio di Black Mirror, che non alla nostra quotidianità.

La quarantena ci ha portati ad avere molto più tempo libero. Molti i momenti della giornata da riempire, quindi tantissime persone hanno deciso di optare per i giochi online.

animal crossing

Le vendite dei videogiochi aumentano

Solamente nella settimana dal 16 al 22 marzo sono stati scaricati dagli store online circa 2,74 milioni di giochi. L’incremento maggiore dell 174,9%, è avvenuto in realtà nei sette giorni successivi al  momento in cui il Presidente Conte ha esteso la “Zona Rossa” a tutto il territorio per combattere il contagio da COVID-19.

Questi eventi hanno portato al successo, soprattutto di una categoria particolare di giochi, i Life Simulator. I videogiochi di simulazione danno al giocatore la possibilità di controllare uno o più personaggi virtuali (umani o meno) vivendone la loro vita quasi a 360°. L’esperienza può ruotare intorno ad individui e relazioni fino ad arrivare ad una simulazione di interi ecosistemi.

Questi simulatori di vita impegnano il giocatore nel mantenimento e nella crescita dei personaggi mediante il potere di controllare la vita di persone o creature inventate.

In un contesto come questo, il titolo che sta dominando la scena è Animal Crossing di Nintendo. A otto anni di distanza dall’ultimo capitolo, uscito all’epoca su 3DS,  il nuovo New Horizons è in cima alla classifica dei titoli più popolari.

Il life simulator di Nintendo propone una esperienza di gioco in cui la lotta contro il tempo non esiste, tutto scorre senza fretta di dover superare livelli velocemente. Animal Crossing: New Horizons è un gioco che esce fuori dagli schemi e ci permette per qualche ora al giorno di evadere con leggerezza, in cui siamo noi a dettare i tempi, senza costrizioni o missioni.

I giochi delicati e confortanti come l’ultimo successo di Nintendo, sono un perfetto intrattenimento: ci aiutano anche a connetterci con altre persone nella nostra stessa situazione in questi tempi strani. Proprio per questo sono davvero tante le persone che, annoiate e bloccate a casa, lo hanno scaricato.

In questo passatempo, i giocatori sono incoraggiati a costruire un’isola deserta guidata da un magnate immobiliare nelle vesti di un procione panciuto. Nel gioco si trova sia una via di fuga che uno spazio sicuro per ricongiungersi con gli amici. Si può infatti interagire con gli altri giocatori cercando i propri amici. Si può anche visitare le loro isole, il che è un po’ come vederli in un contesto diverso da quello che succede nella nostra vita reale. Tutto ciò è confortante in quanto non ci sono pericoli di contagio o restrizioni.

animal crossing

Anche i VIP giocano online

Sono davvero tante le persone che sono riuscite a trovare conforto e connessione su un’isola digitale durante la crisi attuale. L’attrice premio Oscar Brie Larson ha condotto un’intervista con la rivista Elle dalla sua “Dessert Island” in cui ha dichiarato: “Mi cambio i vestiti più spesso in Animal Crossing rispetto a quanto accade nella vita reale”.

La modella Chrissy Teigen ha twittato sulla sua ossessione per il gioco, e la cantante Lil Nas X su Instagram ha lanciato un appello chiedendo di giocare con lei.

 

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Animal Crossing non è l’unico gioco che crea una fuga virtuale.

Questi giochi sono più di un intrattenimento poiché aiutano a rimodellare il nostro modo di connetterci in un futuro in cui la distanza sociale potrebbe diventare la norma. I videogiochi permettono alle persone di chiacchierare, connettersi e incontrare nuove persone. Solo nell’ultimo mese, le lauree, alcuni matrimoni, le proteste e gli incontri virtuali con gli amici, sono stati programmati su lussureggianti schermi pixelati.

Altra notizia curiosa ed affascinante allo stesso tempo, è quella che arriva dagli USA. Gli studenti di San Antonio e del Bronx per combattere il lock-down hanno ricreato le loro scuole superiori su Minecraft. Se anche questo esempio non è ancora sufficiente a far capire quanto i videogiochi online uniscano più che mai, dovete sapere che i giocatori di Final Fantasy hanno organizzato una marcia commemorativa digitale quando uno di loro è morto a causa del Coronavirus.

Mentre la pandemia e il conseguente isolamento hanno cambiato radicalmente il nostro modo di vivere la nostra vita, i videogiochi ci offrono un modo del tutto sicuro per soddisfare il nostro bisogno umano fondamentale di socializzare.

Rachel Kowert, una psicologa ricercatrice che ha studiato il fenomeno del gioco negli ultimi dieci anni, suggerisce che l’impulso travolgente che ci porta a giocare non è la fantasia e la distrazione, ma il disperato bisogno di avere il controllo su qualcosa, qualsiasi cosa. Gli utenti che in queste settimane si sono avvicinati ad Animal Crossing, lo hanno fatto perché non posso controllare quello che sta succedendo in questo difficile momento storico, ma posso controllare i compiti che svolgono sulla propria Isola. Tutto ciò ha un effetto calmante.

Molti di questi giochi “confortanti” sono classificati come “simulatori di vita”, dice Kowert. Le attività coinvolgenti del gioco permettono agli utenti di provare un senso di normalità. Non sono basati sulla fantasia; piuttosto, corrono su una narrazione di frontiera che consiste nel costruire il terreno e nel connettersi con i vicini per creare una comunità, favorendo un ambiente in cui i giocatori sentono di non competere ma di lavorare insieme. Questo permette anche di comunicare e di consultarsi come ad esempio si fa nelle squadre per raccogliere fossili e pesci.

Inoltre, questi giochi sono facili da capire e da imparare. Non c’è molto sforzo per giocarci, non ci sono molti pulsanti o combinazioni di tasti per effettuare mosse speciali, non c’è pressione, non c’è stress, non c’è nessuno che ti insegue. Se vuoi coltivare e vendere ortaggi, puoi farlo. Se ti va di passare un’intera giornata a decorare la tua casa, puoi farlo. Vuoi imparare i pettegolezzi del quartiere, pescare o esplorare una foresta, puoi farlo. Non c’è un modo giusto per trascorrere una giornata virtuale, e di solito basta muovere un controller in una direzione o nell’altra per vedere il mondo.

In Animal Crossing, basta spostarsi su di un’altra isola per giocare con gli amici. Sono relazioni para-sociali.

King Words e i messaggi digitali

Kind Words è un altro gioco che aiuta chi si trova in isolamento a comunicare con gli estranei. In esso, un avatar si siede a una scrivania in una camera da letto digitale e scrive domande sui problemi personali del mondo reale. In cambio, gli altri giocatori rispondono con note incoraggianti. Il gioco si svolge interamente all’interno dello spazio di una stanza, con i giocatori che ricevono e inviano le note tramite busta digitale.

Pubblicato a settembre, Kind Words è stato originariamente concepito come “antidoto ad un ambiente internet sempre più al vetriolo”, dice il co-creatore Ziba Scott. Nelle ultime settimane, però, ha assunto un ruolo aggiuntivo, un nuovo modo confortante e sicuro di comunicare per le persone. La scorsa settimana, il gioco ha visto un aumento di 17.000 messaggi rispetto alla settimana precedente, molti dei quali includevano parole come “quarantena”, “covid” e “malato”.

Chris Ferguson, un ricercatore di videogiochi della Stetson University, dice che in titoli come Kind Words e Animal Crossing, gran parte del gioco è costruito intorno alle relazioni che gli utenti possono instaurare con altri giocatori che condividono le stesse idee. Questo è particolarmente importante nell’era della pandemia.

Le persone che non avevano mai giocato prima dell’attuale crisi ora possono improvvisamente vedere come i giochi possano aiutarli a connettersi. Anche l’OMS sta ora incoraggiando le persone a rimanere a casa e a giocare ai videogiochi, utilizzando l’hashtag #PlayApartTogether. Questo aiuta certamente a cancellare parte della visione che circonda i giochi con lo spettro della “dipendenza”.

I videogiochi, in particolare quelli rilassanti, offrono anche spazi sicuri per le persone emarginate o che cercano conforto nella semplice gioia di incontrare qualcuno di nuovo. Ci offrono un modo possibile per mostrare il nostro io digitale, la nostra personalità, senza dover mostrare il nostro “vero io”, rendendo la connessione meno spaventosa, sia fisicamente che emotivamente.

Ci auguriamo che l’emergenza sanitaria causata dalla diffusione del Covid-19 possa al più presto rientrare, permettendoci magari di continuare a fare qualche bella partitella in spiaggia, sotto il nostro ombrellone dopo un bel bagno in mare.

crisi e opportunità

Quando crisi e opportunità sono davvero la stessa cosa

  • Crisi e opportunità sono spesso la stessa cosa (anche se non letteralmente) in cinese, ma bisogna saper creare le condizioni per il cambiamento
  • Alcuni visionari sono riusciti a creare, in breve tempo, business completamente nuovi per rispondere alle nuove necessità, come Youprobablyneedahaircut
  • Il segreto è la capacità di effettuare pivot, non solo per le startup ma per aziende e singoli

 

C’è un ideogramma cinese che è diventato largamente famoso anche al di fuori della Cina, usato e forse abusato nei discorsi di motivatori, leader e addirittura presidenti (pare che il primo a utilizzarlo sia stato addirittura John F. Kennedy nel 1959): si tratta di wēijī.

crisi in cinese La sua fama è dovuta non solo al suo significato, ovvero “crisi”, ma più che altro a quello dei simboli che la compongono, che dovrebbero essere “pericolo” e “opportunità”.

In realtà i linguisti hanno considerato una “colorita pseudoetimologia” questa traduzione, e sottolineano che da solo non significa tanto “opportunità” quanto più che altro “momento cruciale“.

Ma a prescindere dalle sottigliezze linguistiche, quello che è certo è che il mondo intero in questo momento si trova in un’enorme wēijī. E che se per tutti o quasi la parte di pericolo è ben chiara, molti faticano a trovare l’opportunità che si nasconde nell’ideogramma.

Eppure è evidente che siamo veramente a un “punto cruciale”, sul vergere di un cambiamento che presumibilmente lascerà forti strascichi politici, economici, ma soprattutto culturali.

 

Come si fa a trasformare un momento cruciale in opportunità

Per quanto molti non vedano l’ora di tornare nel chiassoso caos degli uffici dopo questo lungo periodo di lavoro da casa obbligato, abbiamo ormai infranto una sorta di spaventosa barriera invisibile che ci separava dallo smart working, e abbiamo scoperto forzatamente che sì, è possibile.

I vestiti firmati hanno lasciato spazio alle tanto bistrattate tute, e forse alla fine di questo periodo ci sarà qualche fashion victim in meno sugli eCommerce. Il minimalismo, la comprensione di quanto siano poche ed essenziali le cose che ci servono per essere felici, potrebbe assestare un bel colpo alla società dei consumi.

E sull’onda di questi cambiamenti, tante aziende che stanno semplicemente aspettando che la tempesta passi per “riprendere a lavorare come prima”, rischiano semplicemente di morire lungo la strada.

Bisogna più che mai imparare la lezione dai cinesi (no, non sulle abitudini alimentari) e capire che una crisi è un momento cruciale, ma non un opportunità. Diventa “opportunità” solo quando siamo noi a fare qualcosa perché sia così.

Per continuare con la metafora linguistica dei cinesi, a dovremmo aggiungere un pezzo per ottenere “opportunità”, che sarebbe jīhuì (机会). E così noi a questa crisi, al pericolo e al cambiamento che stiamo vivendo, dobbiamo aggiungere qualcosa di più, qualcosa di nuovo.

Uno sforzo deliberato per comprendere i nuovi bisogni dei consumatori. Una sana auto-analisi per capire se stavamo facendo qualcosa di sbagliato, se gli obiettivi che stavamo inseguendo erano davvero all’altezza. Uno sforzo, in definitiva, per non limitarci a inseguire l’onda, ma provare a cavalcarla. In fondo, è così che è nato il surf… ma basta con le metafore, o questo articolo rischia di diventare qualcos’altro.

 

Non tutto il male viene per nuocere

youprobablyneedahaircut

È quello che deve aver pensato Greg Isenberg, mentre in piena quarantena correva a registrare il suo nuovo dominio: www.youprobablyneedahaircut.com

Parrucchieri e barbieri sono stati colpiti duramente in tutto il mondo da questa crisi e sono senza lavoro – ha detto Isenberg a Today Style. Avendo sentito alcune storie di amici barbieri che lottavano per sbarcare il lunario, e realizzando che, ‘ehi, probabilmente ho bisogno di un taglio di capelli’, ho pensato che “youprobablyneedahaircut” sarebbe stato un modo elegante per risolvere questo problema per me e gli altri.

E così, in piena crisi, Isenberg trova un’opportunità: un’idea semplice, talmente semplice che in poco tempo il sito era live e funzionava perfettamente, con recensioni entusiaste come quella di Sarah F.: “adoro il mio ragazzo, ma era orribile. Mi hai salvato la vita!”. La vita forse no, ma salvato una relazione da settimane di recriminazioni per un taglio sbagliato sicuramente sì.

Il funzionamento? Nulla più che una semplice videoconferenza con il barbiere, che per 18$ ti guida passo passo nel realizzare un taglio di capelli da urlo (in positivo, certo), sul/la tuo/a compagno/a o addirittura, per i più coraggiosi, su te stesso!
Semplice ed estremamente efficace: esattamente ciò di cui il mondo ha bisogno ai tempi del Coronavirus.

Un’epifania simile deve averla avuta un ex primario dell’Ospedale di Gardone Val Trompia, in provincia di Bescia, il dottor Renato Favero, quando osservando la penuria di maschere c-Pap in cui versava l’Italia all’apice della crisi, ha avuto un’idea geniale: aggiungere una valvola stampabile in 3D alle maschere integrali per lo snorkeling di Decathlon, e convertirle in congegni medici.

Dimostrando inconfutabilmente una grande verità sull’origine dell’innovazione: la creatività si basa sull’evoluzione, sulla rivoluzione, o sulla sintesi di qualcosa di esistente. E tutti abbiamo la possibilità, entro il nostro campo di competenza, di apportarla alla nostra vita e al nostro business.

innovazione creatività  

 

Pivot: la parola magica per trasformare le crisi in opportunità

Ed è questo il grande segreto: la semplicità. La costruzione, mattoncino dopo mattoncino, di un nuovo edificio, una nuova creatura, partendo dalla base di ciò che già avevamo: conoscenze, abilità, pubblico, materiali.

Fare un assessment di ciò che si possiede, dei punti di forza diciamo, e di ciò che il nuovo mercato che ci troviamo ad affrontare richiede, per fare un pivot della propria attività e smettere di remare contro corrente, cominciando a cavalcare l’onda.

Il pivot è un termine derivato dal basket che indica i cambi di strategia tipici di una startup, dopo che ha testato il suo modello originale e scoperto che modificandolo si ottengono migliori risultati. Ma in periodi di crisi, e a dire il vero in qualsiasi periodo, questa metodologia non dovrebbe essere utilizzata solo dalle startup: tutti, aziende e privati, dipendenti e freelance, adulti e bambini dovrebbero essere in grado di “pivotare” quando le situazioni cambiano e la cosa si rende necessaria.

Forse il risultato non sarà interessante o proficuo quanto ciò che stavamo facendo prima, ma ehi, come si dice? “Quando la vita ti dà i limoni, tu impara a fare la limonata“.

Ci sono tantissimi esempi di pivot di successo in questa crisi, opportunità bellissime nate in questo periodo e colte da aziende lungimiranti, che possono ispirarti su come fare un passaggio rapido a nuovi modelli di business, per rimanere a galla, contribuire allo sforzo di contenere il virus e fornire servizi utili in modo sicuro e distanziato:

Insomma, è un mondo spaventoso e terribile quello che si è delineato in questi ultimi mesi, fatto di estremi, di rischi, di profondi rovesci e cambiamenti. Ma è anche una situazione in cui il minimo sforzo può portare al massimo risultato, dando nuova linfa vitale alle attività e una sferzata di novità a settori ormai “tradizionalisti”.

Checché ne dicano i linguisti, non c’è momento migliore per credere che l’ideogramma cinese che significa crisi sia composto esattamente da questo.

 

Forse un’opportunità ancora più profonda per il mondo?

La necessità di un cambiamento, in questo momento di crisi storica, va ben oltre il livello del singolo cittadino o della singola azienda.

Come sostiene The Economist, il mondo intero corre un rischio fortissimo: quello del perdurare per mesi, nel peggiore dei casi anni, di quella che definiscono “l’economia al 90%“. Che presumibilmente continuerà anche dopo che il picco infettivo del Covid-19 sarà passato, per paura di ulteriori contagi, di nuovi focolai, o di un nuovo virus.

Un’economia post-lockdown, che si muove, certo, ma a livelli basici, meno della metà di quelli pre-crisi. Con interi settori fermi – il turismo, uno tra tutti. Aziende che falliscono, e quelle “troppo grandi per fallire” che vengono tenute in piedi con aiuti statali (pensiamo alle compagnie aeree o alla crocieristica), che rischiano di creare disparità con il trattamento riservato alle PMI.

Questa crisi ci sta mettendo davanti a verità che facevamo finta di ignorare per tanto tempo: la diseguaglianza sociale tra i malati e i diversi Paesi, gli alti tassi di mortalità tra le minoranze, le problematiche lavorative, la necessità di assistenza sanitaria per tutti… finalmente questi problemi sono sotto gli occhi di tutti, e il mondo chiederà riforme.

Alcune di queste richieste di riforma nascono proprio in USA  che hanno visto la trasformazione del lavoro e dei servizi come  Uber, Instacart e  Amazon e adesso sono al centro di forti scontri con i lavoratori per garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro e maggiore equità nelle retribuzioni.

Ma forse è qui che giace la più grande opportunità di questa crisi: perché quando le persone sono stanche e hanno paura, chiedono un cambiamento. E se sapremo governare quel cambiamento, se i leader di questo futuro-presente distopico sapranno rispondere alla chiamata del popolo, proponendo mercati più equi, solidarietà internazionale e apertura invece di chiusura, forse questo Coronavirus avrà rappresentato allora una grande occasione per l’umanità.

Per certi aspetti, sta già succedendo: la corsa alla mobilità sostenibile post-Covid che tutti i Paesi stanno affrontando. Le proposte di maggiore equità che stanno attraversando l’Unione Europea.

Per il resto, per ciò che ancora ha da venire, non ci resta che aspettare e prepararci a surfare su questo tsunami. Ricordandoci che la voce di ciascuno dovrebbe essere, come diceva Gandhi, “il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo”.

Advertising e Covid-19: come cambiano gli investimenti pubblicitari in tempo di crisi

  • Secondo i dati del WFA, l’80% delle multinazionali ha messo in stand-by le campagne pubblicitarie pianificate per il secondo trimestre del 2020;
  • Il 79% dei marchi che hanno partecipato allo studio condotto dal WFA ha dichiarato di aver iniziato a lavorare a nuovi messaggi per rispondere direttamente agli effetti della pandemia;
  • Per i grandi brand è indispensabile cominciare a pianificare le proprie strategie di Marketing per quello che sarà il post-Covid19.

 

Nelle ultime settimane sono state ampiamente analizzate le conseguenze della crisi del Coronavirus sulle abitudini di acquisto dei consumatori. 

Abbiamo visto come l’economia di tutto il mondo stia subendo pesanti danni, con perdite soprattutto per settori come quello del turismo, dei trasporti, della ristorazione e dell’intrattenimento.

Inoltre, l’attenzione si è focalizzata anche sul cambiamento della fruizione da parte degli utenti dei contenuti pubblicitari e non: abbiamo potuto osservare un incremento notevole dell’utilizzo delle piattaforme digital, soprattutto per quanto riguarda millennial e Generazione Z.

carriera nel digitale

Cosa sta succedendo al mondo dell’Advertising?

Secondo i dati raccolti in un sondaggio condotto nel mese di marzo dalla World Federation of Advertisers (WFA) ben l’80% delle multinazionali ha messo in stand-by le campagne pubblicitarie pianificate per il secondo trimestre del 2020, con una media che oscilla tra il 20% e il 40% per quanto riguarda il taglio del budget dedicato alle spese pubblicitarie.

Un’analisi condotta da WARC Data propone tre scenari ipoteticamente probabili per quanto riguarda l’effetto del Coronavirus sugli investimenti pubblicitari dei grandi brand.

Questi scenari sono stati delineati in base agli studi effettuati durante dell’epidemia di Sindrome respiratoria acuta grave (SARS) nella prima metà del 2003 e dell’epidemia di Sindrome respiratoria del Medio Oriente (MERS) tra maggio e agosto 2015.

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Scenario 1: spostamento del budget pubblicitario al secondo semestre del 2020

Nella prima ipotesi i brand decidono di congelare gli investimenti pubblicitari per la prima metà dell’anno e, in caso si riesca a contenere il virus e tornare a una “vita semi-normale” a partire da Giugno-Luglio, spostare tutto il budget destinato al 2020 nel secondo semestre.

Sempre secondo la World Federation of Advertisers (WFA) il 34% dei brand conferma di mettere in stand-by le proprie campagne pubblicitarie per uno o due mesi, il 28% ha rinviato i piani per un intero trimestre, mentre il 13% afferma di aspettare almeno sei mesi prima di ripartire con l’ADV.

 

Gli studi condotti da WARC mostrano che già nei primi due mesi del 2020 gli investimenti pubblicitari hanno subito un fortissimo calo rispetto al mese di Dicembre 2019. I media tradizionali hanno registrato i risultati peggiori in Asia, mentre la crescita del digitale è stata notevolmente più lenta di quanto ci si aspettasse.

A Gennaio lo confermava anche Baidu, il principale motore di ricerca in lingua cinese, che in una pubblicazione anticipava che le entrate pubblicitarie sarebbero calate tra il 5% e il 13% nel primo trimestre del 2020, per un totale di circa a 500 milioni di dollari.

In questo primo caso i brand dovrebbero analizzare approfonditamente i pro e i contro di uno spostamento totale del budget, oltre che chiedersi se sia il caso di modificare del tutto o in parte i messaggi delle campagne pubblicitarie già pianificate e solo rimandate.

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Scenario 2: riallocazione a breve termine del budget pubblicitario

Un secondo scenario, molto più probabile del primo, è quello della riallocazione a breve termine del budget destinato all’Advertising, in base al cambiamento delle abitudini di fruizione dei media pubblicitari da parte degli utenti.

Questa riallocazione viaggia parallela al cambio delle strategie di Marketing dei brand, che si trovano costretti a ripensare alle campagne di comunicazione già definite per il 2020.

Pensiamo per esempio alle conseguenze del lockdown su l’Outdoor Advertising, che secondo uno studio condotto dal Financial Times sarà il mezzo di comunicazione a subire il danno maggiore. Basta vedere come Clear Channel, una delle compagnie di pubblicità OOH più importante a livello mondiale, ha perso il 75% del prezzo delle sue azioni in borsa in un solo mese.

Scenario 3: taglio degli investimenti e grave recessione pubblicitaria

L’ultimo scenario, e speriamo il meno probabile, è quello di una grave recessione del settore dell’advertising entro la fine del 2020.

Questa catastrofica proiezione è da tenere in conto principalmente per un motivo: la stretta relazione tra la spesa pubblicitaria dei brand e il PIL di una nazione. La crisi economica che la maggior parte dei Paesi affetti dalla pandemia di Covid19 sta affrontando, porta come conseguenza diretta il crollo del PIL – Prodotto Interno Lordo.

In questo scenario, la probabilità che il mercato pubblicitario globale cada in recessione è più alta, ma non è garantita. 

Come ripianificare i piani media dei brand?

A prescindere dagli scenari disegnati da WARC Data, molti brand si stanno già muovendo per modificare i propri piani di comunicazione per il 2020.

Nel frattempo infatti, il 79% dei marchi che hanno partecipato allo studio condotto dal WFA ha dichiarato di aver iniziato a lavorare a nuovi messaggi per rispondere direttamente agli effetti della pandemia.

Indipendentemente dal fatto che i brand decidano di sospendere del tutto l’attività pubblicitaria o di metterla in stand-by, la prima cosa che devono tenere in mente per ripianificare il proprio piano media è la fascia di età del proprio target e i rispettivi comportamenti di fruizione dei media attuali.

Per esempio, la Generazione Z passa la maggior parte del tempo a guardare video online su YouTube e TikTok, mentre i Millennials prediligono le piattaforme di live streaming (30%) e l’ascolto di podcast (20%). Il 42% dei Baby Boomer invece preferisce guardare le trasmissioni TV.

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L’importanza di un piano di comunicazione post-Covid19

Pensare a breve termine è indispensabile in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo, ma cosa ne sarà della comunicazione a lungo termine? 

Se è vero che bisogna pensare a un problema alla volta, è indispensabile per i grandi brand cominciare a pianificare le proprie strategie di Marketing per quello che sarà il post-Covid19. Perché se ora la maggior parte degli acquisti da parte degli utenti è in stand-by, arriverà il momento in cui l’economia riprenderà a girare e i brand dovranno essere pronti. 

Sicuramente la velocità e le prospettive di ripresa variano da paese a paese, ma possiamo vedere come in Cina ad esempio ci siano già segnali di recupero incoraggianti, che fanno ben sperare anche per il resto del mondo.

Per concludere, i brand hanno a disposizione un numero sufficiente di dati e statistiche per poter giocare al meglio le loro carte, ma è anche vero che in un periodo di incertezza e come quello che stiamo vivendo, il comportamento del consumatore è talmente volubile che è quasi impossibile definire un percorso certo.

Sicuramente ne usciranno vincitori i brand che sapranno rimanere al passo con le continue evoluzioni dei trend di mercato, riuscendo ad adattare ai tempestivamente la propria strategia di comunicazione secondo i cambi che avverranno nei prossimi mesi.

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Halving Bitcoin: cos’è e come cambierà la vita di miner e investitori?

  • Satoshi Nakamoto, l’uomo misterioso considerato il padre della criptomoneta più celebre, ha previsto questo meccanismo per limitare il numero dei Bitcoin in circolazione;
  • Il numero dei Bitcoin minabili sono 21 milioni, di cui restano oggi da estrarre circa poco più di 3 milioni;

 

Si chiama halving ed è l’evento più atteso della community degli appassionati di Bitcoin. “Halving” significa dimezzamento ed è ciò che avviene al valore dei Bitcoin, ogni quattro anni. Quello a cui abbiamo assisto ieri è il terzo halving della storia.

Perché succede? Satoshi Nakamoto, l’uomo misterioso considerato il padre della criptomoneta più celebre, ha previsto questo meccanismo per limitare il numero dei Bitcoin in circolazione e proteggerne così il valore nel tempo.

Se sei poco esperto del mondo Bitcoin, ti basterà sapere che il numero dei Bitcoin minabili sono 21 milioni, di cui restano oggi da estrarre circa poco più di 3 milioni. Oggi si calcolano in circa 18,4 milioni i bitcoin in circolazione. I Bitcoin sono estratti dai “miners”, che con la potenza di calcolo dei loro computer in rete risolvono dei codici complessi.

Ma quali sono gli effetti che il dimezzamento produce sugli investitori e sul valore della criptomoneta? Lo raccontiamo in quest’articolo.

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Il terzo halving della storia

Dalla sua nascita, nel 2008, i Bitcoin hanno conosciuto tre halving.

Nel primo, il 28 novembre del 2012, il numero dei bitcoin estraibili risolvendo i complessi codici che li sbloccano, è passato da 50 ogni 10 minuti a 25.

Il secondo halving invece ha avuto luogo il 9 luglio del 2016 portando la ricompensa dei miner, per ogni blocco, a 12,5 BTC.

Il terzo halving invece dimezza ancora di più questa cifra, fino a 6,25 con l’estrazione del blocco numero 630 mila.

Oltre a un minore compenso per i miner, che si vedono restituire meno moneta dal loro lavoro di estrazione, un halving ha in genere un aumento del valore sul mercato dei Bitcoin, anche se la volatilità delle cripto rende molto complesso fare previsioni.

Tuttavia, la storia ci dice questo, prendendo come riferimento i due halving precedenti. Nel 2012, per esempio, il valore dei Bitcoin, post halving che ha toccato la quota di 1000 dollari (per fare un raffronto un anno prima ne valeva poco meno di 10).

Una situazione simile si è verificata con il secondo halving, con il valore dei bitcoin arrivato alla cifra monstre di 20mila dollari (rispetto ai 200 dollari dell’anno precedente).

bitcoin halving

Cosa aspettarsi con il terzo halving?

Come dicevamo difficile fare previsioni. Alla normale volatilità della cripto oggi va aggiunta la questione Coronavirus, che di certo rende il quadro previsionale ancora più complesso.

Gli esperti sperano che anche questa volta la cripto aumenti il suo valore, andando a recuperare terreno dopo la perdita di valore degli ultimi giorni, con i Bitcoin che dopo aver superato 10mila dollari, sono crollati di circa il 20% in pochissime ore.

Anche se non è possibile avere certezze, tuttavia, è possibile prevedere alcuni scenari:

  • un rialzo ancora più rapido. In un momento in cui i mercati finanziari sono in una fase buia, l’aumento dei prezzo potrebbe portare attirare nella sua rete sempre più investitori retail. Questa è l’opinione, per esempio, di CryptoMurmur, un hub che riunisce appassionati delle criptovalute).
  • Una più veloce regolamentazione. Un ulteriore aumento dei prezzi potrebbe spingere la classe politica a velocizzare le operazioni di regolamentazione della cripto per proteggere gli investitori. Questa l’opinione di Simon Peters, analista della piattaforma di investimento eToro.
  • Un trasferimento dei miner su cripto più remunerative. Un altro scenario vede i miner protagonisti: questi potrebbero lasciare la cripto e vendere, per avvicinarsi ad altre cripto che ritengono più vantaggiose, le cosiddette Altcoin.

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Halving vince già su Google

In attesa di sapere quali saranno gli esiti del dimezzamento, una notizia è già certa: il boom delle ricerche su Google per “halving di Bitcoin, che hanno superato di circa il 360%, il numero di ricerche per il secondo halving, quello del 2016, come riportato anche da CoinTelegraph.

A testimonianza di una crescita dell’interesse di appassionati e investitori verso la criptovaluta più nota.