Ci sono due motivi che devono spingere un creator di YouTube a pubblicare video: la soddisfazione dello spettatore e l’algoritmo della piattaforma
La formula magica di Justin non prevede solo il giusto minutaggio, ma contempla anche cinque elementi che servono per aumentare le visualizzazioni
Qual è la migliore strategia per ottenere più visualizzazioni su YouTube? Se anche tu ti sei posto questa domanda, ti riportiamo l’intervista di Michael A. Stelzner, il fondatore di Social Media Examiner, a Justin Brown, esperto di YouTube e strategia video.
Justin Brown e Primal Video Accelerator
Justin è un esperto di YouTube, un vero e proprio stratega del video che aiuta le aziende ad aumentare il proprio pubblico e a guadagnare. Sì, se crescono gli utenti su YouTube, conseguentemente, crescono anche le entrate: ed è proprio questo che egli spiega nel suo canale YouTube dal nome Primal Video.
Una piccolezza: si rivolge “solo” a 820 mila iscritti.
Non uno qualsiasi: Justin Brown ha lavorato con Netflix e si occupa della produzione di video “veri”, tanto da aver lavorato anche con importanti emittenti statunitensi. Il suo merito è quello di aver sviluppato la strategia perfetta per YouTube e la racconta, di volta in volta, nel suo canale: 3 milioni di visualizzazioni in un mese sono ormai, per lui, lo standard.
Secondo Justin, ci sono due motivi che devono spingere un creator di YouTube a pubblicare video: la soddisfazione dello spettatore e l’algoritmo della piattaforma.
Per questo motivo, è molto importante che un utente guardi sempre un video per intero, dall’inizio alla fine: un trucchetto potrebbe consistere nel fornire un’offerta o una promozione al termine del contenuto. Forse non è noto a molti ma quando un video su YouTube viene visto solo a metà, la piattaforma lo interpreta come un contenuto negativo che sarà poi penalizzato nella ricerca e nei risultati suggeriti.
Allo stesso modo, non bisogna però annoiare lo spettatore: invece che costringere un utente a guardare cinque video per ottenere ciò di cui ha bisogno, assicurati di fornire il tutto in un solo, in modo succinto e pratico, per essere sicuro che non mollerà la presa. Come dire: è meglio garantire un video visualizzato per intero che 5 a metà.
Ricorda che YouTube, contrariamente alle altre piattaforme, non si rivolge a chi ha un basso livello di attenzione, anzi. Con YouTube si parla di minuti, non di secondi: è opportuno ragionare dunque in questi termini… temporali.
Come strutturare un video di successo
La formula magica di Justin non prevede solo il giusto minutaggio, ma contempla anche cinque elementi che servono per aumentare le visualizzazioni.
Il gancio: la parole chiave
Quando qualcuno cerca un contenuto su YouTube, c’è sempre quell’ansia che persiste finché gli utenti non sanno che stanno guardando il video giusto. Per questo motivo, l’obiettivo è attirare immediatamente gli spettatori facendo sapere loro che sono nel posto giusto.
Per coinvolgere immediatamente gli utenti, occorre sviluppare un gancio che ripeta le parole chiave esatte relative alla loro domanda nella prima frase del vostro script video. Se in esso si parlerà del miglior software di editing video per utenti Mac, non dovrai esordire con “Ehi, sono Justin di Primal Video“, ma con “Stai cercando il miglior software di editing video su Mac nel 2020? Bene, in questo video lo analizzeremo. “
L’utilizzo della frase chiave esatta è importante perché YouTube trascrive i tuoi video, li valuta e li premia. O meno.
L’introduzione: tu e i tuoi contenuti
Sempre secondo Justin, dopo il gancio, presenta te stesso e il tuo canale, fornendo qualche dettaglio in più sui contenuti che intendi offrire. Lui propone, ad esempio, qualcosa come: “Ciao, sono Justin di Primal Video, dove ti aiutiamo a far crescere un pubblico e ad aumentare le tue entrate con i video online“. In questo modo non solo ti sei presentato ma hai anche detto alle persone quali sono i contenuti.
Contenuto: coinvolgi lo spettatore
Ora è il momento di mantenere ciò che hai promesso per mantenere il tuo spettatore attivamente coinvolto.
Non importa quanto siano belli i tuoi contenuti, se parli senza elementi visivamente interessanti da guardare gli spettatori si annoieranno. Oltre a ciò, assicurati le attività di coinvolgimento comuni come il fare clic sui pulsanti – pollice su o pollice giù -, lasciare un commento o fare clic su una scheda per visualizzare in anteprima un video correlato e così via.
Bonus: pubblicazione in eccesso
Quando hai concluso il contenuto promesso, offri agli spettatori qualcosa in più, qualcosa che non si aspettano. Scegli qualcosa che li aiuti a implementare la soluzione che hai appena suggerito o qualcosa relativo al prossimo ostacolo che incontreranno. Ad esempio, si potrebbe menzionare una risorsa scaricabile dal web per “chi sa”. Una tip non scontata, per intenderci.
Invito all’azione: il passo successivo
Se qualcuno guarda fino alla fine il tuo video, allora vorrà anche sapere quale sarà il passaggio successivo da fare. In questo, dovrai aiutare il pubblico a completare il suo viaggio. Un modo per farlo è suggerire di guardare un altro video specifico che continua quel percorso di conoscenza e scoperta già intrapreso. Utilizza sempre una schermata finale per indirizzare gli utenti verso il miglior video successivo che hai sull’editing video, magari uno che possa offrire suggerimenti su come modificare più velocemente. Quindi: “Perché non dai uno sguardo a questo fantastico video sull’editing video avanzato?”
Se non ne hai uno a disposizione, dirottalo sul video di qualcun altro. Perché? Una delle metriche che YouTube tiene in considerazione è il tempo della sessione. Se il tuo video avvia una sessione, ti viene attribuito quel “viaggio” di visualizzazione.
Suggerimento : se utilizzi il video di un altro canale, mantieni generico l’invito all’azione in modo da poterlo scambiare con uno dei tuoi nella schermata finale quando avrai un video pronto.
Un altro modo per aiutare gli spettatori a continuare il loro viaggio di scoperta è fornire un invito all’azione che li spinga a scaricare una risorsa o una guida correlata. Se stai parlando di editing video, condividi una guida al montaggio; se stai parlando di riprese, condividi una guida alle riprese.
YouTube, una gallina dalle uova d’oro
I modi per avere successo su YouTube sono tanti: questa volta ti abbiamo riportato i consigli di Justin Brown, ma il consiglio che vogliamo darti è quello di non smettere mai di sperimentare. Lo stesso Brown ha dichiarato che da quando ha aperto, nell’ormai lontano 2014, il suo canale ha conosciuto tanti fallimenti prima di ottenere il giusto successo.
Il consiglio è sempre uno, dunque: provare.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/youtubeads.png450759Eleonora Tricaricohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngEleonora Tricarico2021-01-13 16:35:472021-01-14 12:03:11Come ottenere più visualizzazioni su YouTube: consigli di un creator di successo
Secondo un rapporto di Cox Automotive , circa due acquirenti su tre hanno maggiori probabilità di acquistare prodotti completamente online
L’intelligenza artificiale sta già abilitando metodi di viaggio intelligenti attraverso auto a guida autonoma
È proprio il caso di dire che il nuovo anno automobilistico nasce sotto una buona…”Stellantis”.
“Il nuovo brand rappresenta l’unione tra due partner che condividono la stessa mentalità. Due realtà che si alleano per costruire qualcosa di unico”. Con queste parole John Elkann, presidente Exor e Fca, ha commentato il via libera dell’assemblea della holding della famiglia Agnelli alla fusione tra Fiat Chrysler Automobiles e Peugeot e dunque alla nascita del nuovo gruppo denominato Stellantis.
“Vogliamo avere un ruolo di primo piano nel prossimo decennio, che ridefinirà la mobilità”, ha sottolineato Elkann, “proprio come hanno fatto i nostri padri fondatori con grande energia negli anni pionieristici. La fusione proposta con Groupe Psa è un ulteriore coraggioso passo avanti nel nostro viaggio. Due realtà che si alleano per costruire qualcosa di unico”.
Sebbene le vendite di automobili siano diminuite all’inizio di quest’anno a causa della pandemia, la domanda è di nuovo in ripresa. In effetti, alcuni consumatori che in precedenza facevano affidamento sul ride-sharing e sul trasporto pubblico stanno pianificando di acquistare un’auto quest’anno, secondo un sondaggio CarGurus , e altri non vedono l’ora di acquistare un nuovo veicolo mentre l’attività economica continua a salire. L’industria automobilistica deve essere pronta a raggiungere questi nuovi clienti.
Molti marchi stavano già spostando le loro tattiche per servire più clienti online, ma le restrizioni COVID-19 richiedevano una svolta decisiva. Nuovi dati stanno facendo luce su come e perché ciò è accaduto e cosa devono fare i dirigenti senior al riguardo. Treasure Data ha collaborato con Winterberry Group e Ansira per raccogliere informazioni da oltre 30 professionisti del marketing del settore automobilistico per avere un’idea di ciò che verrà dopo.
Quattro fattori chiave per il futuro del marketing automobilitisco
1. Con la pandemia, l’automotive si sta adeguando al digitale
Quando gli acquirenti di auto non erano in grado di visitare gli showroom, il tradizionale modello di Marketing della concessionaria si è rotto. Sempre più persone hanno iniziato ad acquistare auto online e sono alla ricerca di nuovi modi per visualizzare in anteprima i propri acquisti. Anche prima, circa l’88% dei potenziali acquirenti di auto ha ricercato le proprie opzioni online prima di entrare in una concessionaria, secondo DealerWebb Services , e il 60% degli acquirenti ha trascorso sei o più mesi nella ricerca, con un massimo di 24 punti di contatto di marketing lungo il percorso.
Le case automobilistiche intelligenti stanno ruotando rapidamente con i loro annunci e stanno trovando modi unici per raggiungere questo potenziale pubblico. Anche ancora, l’industria è in ritardo. Le aziende automobilistiche sono abituate ad acquistare annunci TV e spot di trasmissione in prima serata, ma il pubblico che guarda la televisione in diretta continua a spostarsi verso i servizi di streaming. Questo è solo aumentato durante la pandemia.
Oltre a ciò, il vero impatto degli annunci televisivi è difficile da monitorare, poiché più persone fanno multitasking e controllano i loro telefoni, disattivano l’audio degli annunci pubblicitari o si allontanano dallo schermo durante le pause. Per rimanere competitive, le aziende automobilistiche dovranno adottare tattiche di marketing digitale, dove possono monitorare più da vicino come la spesa pubblicitaria influenza le decisioni di acquisto.
2. Gli acquirenti richiedono un approccio diverso
Secondo un rapporto di Cox Automotive , circa due acquirenti su tre hanno maggiori probabilità di acquistare prodotti completamente online oggi, secondo un rapporto di Cox Automotive , e sono alla ricerca di un’esperienza ricca di contenuti. Nel viaggio di acquisto dell’auto, le persone vogliono vedere tutte le opzioni disponibili e testare le variabili da soli piuttosto che sedersi in una concessionaria e discutere i dettagli nelle trattative faccia a faccia.
Le aziende automobilistiche vincenti saranno quelle che offrono numeri di inventario in tempo reale, opzioni di personalizzazione e dettagli sui prezzi sfumati. Invece di seguire un faticoso piano di implementazione di tre o cinque anni per i touchpoint digitali, i dirigenti devono cambiare marcia nell’immediato. I più veloci lo faranno meglio a lungo termine. È diventato ovvio che queste nuove strategie di marketing non saranno temporanee e richiederanno un’area di competenza completamente separata che si concentra sui dati.
3. I dati e gli strumenti in silos non funzioneranno
Le imprese automobilistiche sono abituate a lavorare in silos, con marketing, vendite, servizi e finanziamenti incentrati sulle proprie specialità.
Nel mondo digitale, questo ostacola la comunicazione incrociata sui clienti e sui dati rilevanti che potrebbero portare a vendite, come risposte alla pubblicità, visualizzazioni di siti Web, visite in concessionaria, cronologia dei servizi e informazioni sui precedenti acquirenti. Sebbene alcuni leader automobilistici abbiano iniziato a collegare i loro sistemi, c’è ancora un divario tra produttori e concessionari, nonché dipartimenti all’interno di ciascuno. Non esiste un vero framework end-to-end per monitorare le campagne di marketing, dare la priorità ai probabili acquirenti, personalizzare i messaggi o garantire che i team di vendita e assistenza dispongano di informazioni complete sui clienti
Quando le case automobilistiche combinano i loro dati per comprendere gli acquirenti, diventano più strategiche e aumentano i loro tassi di conversione. Con i flussi di dati connessi, i dirigenti possono selezionare gli acquirenti qualificati e tenere traccia dei passaggi precisi nel percorso del cliente. Possono anche creare campagne di marketing per raggiungere i clienti al momento giusto con messaggi personalizzati per la manutenzione dell’auto, test drive, riduzioni di prezzo e offerte di permuta dei veicoli. In poche parole, il nuovo focus sui dati riguarda la creazione di un’esperienza acquirente senza interruzioni.
4. Le case automobilistiche hanno bisogno di una solida base di dati
Per combinare questi approcci a silos ai dati, le aziende automobilistiche devono esaminare i loro strumenti tecnologici di marketing e reinventare del tutto il viaggio dell’acquirente nel mondo digitale. La parte difficile, ovviamente, è che gli attuali sistemi di gestione dei concessionari non sono sempre ben collegati. Allo stesso tempo, non è plausibile immaginare che le aziende inizino da zero con sistemi completamente nuovi.
Invece, possono fare un inventario dei loro dati attuali e utilizzare uno strumento come una piattaforma dati dei clienti (CDP) per colmare il divario e riunire le informazioni. Con i dati unificati, i professionisti del marketing automobilistico possono tracciare un particolare cliente o un gruppo di potenziali acquirenti in base ai loro interessi e bisogni. Ad esempio, se desiderano raggiungere gli acquirenti di autocarri di età compresa tra 30 e 50 anni che hanno un contratto di locazione in scadenza, possono creare un elenco segmentato e inviare messaggi personalizzati che abbiano senso e colpire nel momento ideale.
Quando Subaru ha effettuato la transizione, ad esempio, il team è stato in grado di combinare i dati da più touchpoint, inclusi social media, pubblicità, e-mail, la loro app mobile, spettacoli di auto di persona, test drive, visite in concessionaria e record di servizio. Sono stati in grado di personalizzare la messaggistica, migliorare il rendimento degli annunci, aumentare le vendite e aumentare in modo significativo le percentuali di chiusura della concessionaria.
Ora è il momento di prepararsi per l’impatto imminente sull’industria automobilistica e trovare nuovi modi per andare avanti. Il digitale è il “grande campo di battaglia ora“, come ha affermato uno dei leader del settore, e “tutti stanno combattendo per quel cliente digitale“. Chi è in grado di raccogliere dati e interpretarli correttamente avrà un’idea migliore di chi è nel mercato di un veicolo e di come offrire loro un’esperienza di acquisto fluida. Ecco dove sta il futuro.
Con l’accelerata digitalizzazione l’automotive è in evoluzione
L’industria automobilistica sta ora adottando tecnologie come Intelligenza Artificiale e Big Data, che sono in circolazione da un po’ di tempo. Tecnologie più recenti come Internet of Things (IoT) e Blockchain stanno trovando numerose applicazioni anche nel settore automobilistico.
Veicolo autonomo basato su IA
I veicoli autonomi basati sull’intelligenza artificiale sono i primi nel settore dell’automotive, L’intelligenza artificiale sta già abilitando metodi di viaggio intelligenti attraverso auto a guida autonoma. Queste auto non richiedono conducenti e si affidano a sensori e software per la navigazione e il controllo.
I veicoli autonomi mirano a ridurre la necessità di conducenti umani e semplificare il trasporto quotidiano. Gli studi riflettono che oggi ci sono circa 1.400 auto a guida autonoma sulle strade degli Stati Uniti. Anche se attualmente non è un numero elevato, è una cifra in costante aumento.
Grandi attori come Tesla, Google, Uber stanno spingendo fortemente i limiti delle auto autonome, rendendole più affidabili. Tuttavia, la pandemia di Covid-19 ha temporaneamente frenato il miglioramento del settore. Con l’industria dei veicoli autonomi stimata in un valore di 556 milioni di dollari entro il 2026, è probabile che gli investimenti continueranno ad arrivare, soprattutto se verranno esplorate ulteriori applicazioni.
Marketing e negoziazione digitale: elementi clou dell’automotive
La visione “futuristica” della vendita di veicoli automobilistici online si è affermata durante la pandemia. Anche se la visita di persona ai negozi dei concessionari e la guida di prova era uno step immancabile nell’acquisto di un’auto, i protocolli di blocco che limitavano gli spostamenti hanno spostato le preferenze sul mezzo online. Una significativa percentuale di persone ha apprezzato particolarmente questo cambiamento. Gli acquirenti di veicoli sono in grado di confrontare diversi modelli di auto e scegliere secondo le proprie reali esigenze, senza farsi condizionare dai suggerimenti del rivenditore. I concessionari moderni stanno quindi cercando di normalizzare l’acquisto di auto online offrendo nuove soluzioni: tour virtuali per garantire il checkout, opzioni finanziarie online e politiche di restituzione, anche se c’è da considerare che l’81% degli acquirenti, al momento, non approva l’acquisto online di auto nuove o usate. Questo trend è però destinato a cambiare nel 2021.
Elettrificazione
L’aumento del tasso di combustibili fossili e il danno all’ambiente causato dal loro utilizzo ha cambiato le prospettive dell’industria automobilistica verso i veicoli elettrici (EV). Le automobili contribuiscono al 15% delle emissioni di carbonio, il che esaurisce le preziose riserve di combustibili fossili e causa potenziali danni ambientali irreversibili.
Le auto elettriche, d’altra parte, stanno affrontando le nuove sfide sfruttando un livello più elevato di efficienza energetica e un ridotto consumo di carburante. Nell’agosto 2020, c’erano oltre 1,6 milioni di veicoli elettrici sulle strade degli Stati Uniti, che è esponenzialmente superiore ai previsti 1,4 milioni entro il 2024. Tuttavia, per una maggiore adozione e accettazione da parte delle persone, i veicoli elettrici devono trovare soluzioni ai prezzi mediamente più elevati, alla scarsa durata della batteri e, alla mancanza di infrastrutture di ricarica adeguate.
Blockchain nell’automotive
La Blockchain ha la capacità di trasformare i processi di un’organizzazione. Ciò include la condivisione dei dati del veicolo in rete e soluzioni di mobilità condivise come ride-hailing, trasporto urbano e consegne. La blockchain viene utilizzata nel processo di verifica per migliorare l’efficienza nella catena di approvvigionamento e nei lavori di back-office. Può anche essere utilizzata nella gestione e negli incentivi per migliorare le informazioni sui veicoli e i dati di utilizzo in tutto il settore. Anche in questo caso, si prevede che l’adozione della blockchain nel settore automobilistico aumenterà nel prossimo anno.
Stampa 3D
Un’esigenza che non si è modificata con l’adozione delle nuove tecnologie è quella di far fronte alla richiesta di nuovi veicoli e pezzi di ricambio. Anche la “sete” di veicoli più nuovi e con prestazioni migliori, così come la necessità di ottimizzare la produzione e razionalizzare le catene di approvvigionamento e la logistica, è in aumento. Una tecnologia che sta contribuendo ad affrontare queste sfide è la stampa 3D. La tecnologia di stampa 3D viene infatti esplorata in tutte le aree della produzione automobilistica. A parte il suo ampio uso per la prototipazione rapida, la tecnologia viene utilizzata anche per produrre utensili e parti terminali.
Un interessante studio di ACA Research ha cercato di mappare con precisione il customer journey di chi sta per acquistare un’auto , dalla ricerca iniziale all’acquisto finale. I ricercatori hanno scoperto che questo “viaggio” può durare dalle 5 alle 12 settimane e che si sviluppa più o meno in questo modo:
Nella fase iniziale, il consumatore utilizza le ricerche online per creare un elenco di veicoli e marchi che lo interessano (solitamente questo avviene da 1 a 3 mesi prima dell’acquisto);
viene quindi effettuata una selezione molto più ristretta, arrivando a una short-list (in media, 4/7 settimane prima dell’acquisto), spesso basata su opinioni e recensioni ;
successivamente, i potenziali acquirenti effettua il test drive (2/4 settimane prima dell’acquisto);
il consumatore arriva alla sua scelta finale.
Si tratta di un lungo viaggio del cliente che coinvolge diversi canali. Una buona campagna di marketing, quindi, non può ignorare tutto questo. Si tratta di trovarsi al posto giusto, al momento giusto e, soprattutto, sul canale giusto. Ciò sottolinea l’importanza fondamentale della raccolta e dell’analisi dei dati, nonché il ruolo di una prospettiva omnicanale. Attraverso questi touchpoint, l’automotive farà un concreto passo in avanti nel futuro.
Il potere del video personalizzato
Video personalizzati che si adattano all’utente, anche in tempo reale; sono interattivi e costruiti in base alle caratteristiche della persona a cui si rivolgono. L’efficacia di questo tipo di comunicazione è praticamente impareggiabile. Ma vale la pena tenerne conto: secondo una ricerca per Google di Millward Brown Digital , circa il 70% delle persone visualizza i video su YouTube nelle prime fasi del processo di acquisto dell’auto . Non è una sorpresa, poiché tenere conto delle nostre esperienze individuali sembra molto naturale.
Il pubblico di Jeep® Compass e Renegade 4xe Plug-In Hybrid ama le avventure ed è attento all’ecosistema digitale.
Oggi è possibile sfruttare le potenzialità del video abbinandolo alla personalizzazione . Non attraverso una comunicazione uno-a-molti (per quanto bella ed efficace), ma una comunicazione uno-a-uno su misura per il cliente che si ha di fronte. Non è un caso che Forbes definisca i video personalizzati come ” la svolta di marketing definitiva di cui i marchi hanno bisogno “.
L’automotive ha registrato la vendita di circa 78,6 milioni di veicoli in tutto il mondo nel solo 2018 (secondo gli ultimi dati disponibili ). Si tratta, insomma, di un ecosistema enorme e strategico, con una grande industria, che negli ultimi anni sta cercando di riscrivere le sue dinamiche, i suoi processi, e il suo presente.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/01/automotive-trends.jpg8301354Daniele D'Amicohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngDaniele D'Amico2021-01-08 12:41:462021-01-14 06:22:15Da Stellantis all'acquisto online: tutti i trend automotive per il 2021
Ogni anno PANTONE ci regala il colore tendenza dei prossimi mesi. Stavolta però il PANTONE 2021 sarà diverso, non una ma ben due tonalità: Ultimate Grey e Illuminating.
Ultimate Grey e Illuminating sono due tinte sicure che rappresentano ottimismo e solidità.
Alla fine di ogni anno ci sentiamo sempre un po’ sollevati, ma anche pieni di aspettative per i prossimi mesi. Facciamo liste di buoni propositi, ripensiamo agli obiettivi raggiunti e quelli ancora da realizzare. Ci complimentiamo con noi stessi per i successi ottenuti e ci rammarichiamo per i fallimenti, ma promettendoci di dare il massimo, o almeno provarci. Quest’anno però è un po’ diverso. Abbiamo toccato con mano la paura dell’immobilità, del non poter progettare nulla, del dover rimandare, tutte sensazioni che, rispetto alla paura del fallimento, sono davvero terribili.
Abbiamo bisogno di sperare, di tornare a credere di poter realizzare sogni, ma abbiamo anche bisogno di tanta solidità. Questi desideri comuni si sono riversati in una scelta che, ormai da 20 anni, accompagna gli esperti del colore dell’istituto PANTONE. Come ogni fine anno, anche pochi giorni fa, è stato decretato e annunciato il colore dell’anno, ma stavolta le tonalità scelte sono due.
I colori PANTONE 2021 sono così diversi tra loro ma hanno tante cose in comune, sono tinte cariche che simboleggiano ottimismo e forza. Stiamo parlando di Ultimate Grey e Illuminating.
Che cos’è il colore dell’anno?
PANTONE si occupa di colori e della loro catalogazione dagli anni ’60, ma la scelta di decretare, ogni anno, un colore trend è una ricorrenza che risale agli anni 2000. Questo non è il primo caso in cui sono stati selezionati 2 colori, anche nel 2016 accadde la stessa cosa, la coppia in questione era formata da Rose Quartz e Serenity, il perfetto equilibro tra un tono caldo e uno freddo.
L’anno scorso, invece, toccò al Classic Blu, un intenso blu notte, pieno e rassicurante. Il motivo della scelta? Un messaggio universale di serenità e di calma, un momento particolare in cui il mondo intero sentiva l’esigenza di rallentare i propri ritmi frenetici e trovare un po’ di quiete.
Ogni scelta non è casuale, non è solo questione d’estetica, ma è soprattutto la necessità di veicolare un messaggio universale attraverso l’utilizzo dei colori. Tonalità che poi vengono scelte in ogni campo artistico e creativo, dalla moda, al design, al cinema fino a estendersi al makeup.
E quest’anno, perché proprio Ultimate Grey e Illuminating e quale sarà la missione di questi colori PANTONE 2021?
PANTONE 2021: l’unione fa la forza
Il mondo intero ha bisogno di respirare. È quasi un anno che tutte le nostre conversazioni, ansie e pensieri sono focalizzati su un unico argomento: il COVID-19. Ci sentiamo minacciati da una presenza che non vediamo ma è nell’aria, e questa cosa ci fa sentire impotenti.
Vogliamo tornare a vivere. In un mondo che sopravvive, la speranza e la voglia di progettare sono delle necessità fondamentali per superare i prossimi mesi.
Ultimate Grey e Illuminating si fanno portavoce delle urla che non abbiamo la forza di far uscire perché ci sentiamo stanchi e tanto arrabbiati. L’ottimismo e il coraggio di voler e poter andar oltre questo 2020 sono le basi per accogliere l’anno che verrà.
Volendo usare le parole di Leatrice Eiseman, l’executive director dell’azienda, il messaggio di PANTONE 2021 è questo: “abbiamo bisogno di pensare che le cose torneranno a splendere; è un qualcosa di essenziale per la mente umana”.
Ultimate Grey e Illuminating: i colori del momento
Ultimate Grey è un grigio profondo e intenso, un colore forte, che ci ricorda la solidità delle fondamenta, qualcosa di eterno e indistruttibile. Illuminating è un giallo vivace che ci ricorda l’intensità del sole, una tonalità calda e avvolgente.
Due colori diversi tra loro ma che insieme infondono forza e speranza, e ci mostrano come elementi così distanti possano trasmettere un messaggio potente, specialmente in un momento storico delicato come quello che stiamo vivendo.
Il messaggio dei colori PANTONE 2021 è quello della resilienza, un invito più profondo alla rigenerazione, ad accogliere il cambiamento, perché è proprio questo che ci farà andare oltre la paura. Abbiamo bisogno d’ispirazione, spingendoci verso nuovi concetti e nuovi modi di pensare.
PANTONE 2021: Come utilizzare Ultimate Grey e Illuminating
Le due tonalità Ultimate Gray e Illuminating possono essere usate insieme, da sole, o abbinate con altri colori differenti. Possiamo usarle in ogni ambito creativo, andando a valorizzare qualsiasi oggetto e texture.
Il campo della moda
Possiamo abbinare i due colori partendo da una base uniforme con Ultimate Gray e aggiungendo tocchi di luce con Illuminating attraverso piccoli accessori. Grazie alla sua forza energetica, il connubio di Ultimate Gray e Illuminating è perfetto per l’activewear, per esempio.
Il campo del makeup
Una coppia elegante anche nell’eccentrico mondo del makeup, dove l’imperativo del prossimo anno sarà stupire. Grazie all’abbinamento Illuminating + Ultimate Gray, avremo luccichii e scintilli irresistibili, una chiara affermazione della propria personalità che non passerà inosservata.
Il campo dell’home decor
Il connubio originale tra Illuminating e Ultimate Gray esalterà gli interni di qualsiasi casa indipendentemente dallo stile d’arredo scelto.
Il giallo luminoso porterà luce e vitalità, il grigio sarà un’ottima base neutra da cui partire per decorare pareti ed esaltare le forme degli arredi. Una combinazione perfetta in ufficio, negli ambienti domestici o in uno spazio commerciale.
Il campo della grafica
Una tinta amabile come Illuminating abbinata a una rassicurante come Ultimate Gray dà origine a un messaggio di vitalità infuso in una solida base di affidabilità, saggezza ed esperienza per la creazione di packaging innovativi e, ovviamente, per la grafica in generale.
I prossimi mesi saranno decisivi, cogliamo l’invito della coppia PANTONE 2021… è il momento di sprigionare la propria energia!
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/12/cover-pantone-2021.jpg5781045Mariagrazia Repolahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngMariagrazia Repola2020-12-13 11:47:282020-12-15 00:00:37PANTONE 2021: ecco i nuovi colori dell'anno che verrà
Scopri il funzionamento dell’algoritmo di TikTok, come si costruisce un design orientato, e cosa accade prima che un video venga pubblicato su TikTok.
Inoltre, c’è differenza tra i feed di TikTok e quelli di Facebook: analizziamo le diversità!
Capire il funzionamento del suo algoritmo è importante anche se non si è direttamente interessati a TikTok. Sempre più aziende, di tutti i settori industriali si troveranno ad affrontare concorrenti il cui vantaggio competitivo si concentrerà su un algoritmo di apprendimento automatico o machine learning. Ma andiamo nel dettaglio.
Cosa significa FYP?
Probabilmente avrai visto questo hashtag #fyp in molti video TikTok.
Più comunemente #fyp o FYP sta per “pagina personale“. La pagina “For You” è la pagina che viene visualizzata quando apri l’app TikTok sul tuo iPhone o Android. La maggior parte dei TikToker vorrebbe portare i propri contenuti in questa sezione in modo da raggiungere il vasto pubblico presente sulla piattaforma.
Negli ultimi anni, il machine learning ha fatto molti passi avanti ottenendo progressi nell’AI come il GPT-3 (“Generative Pre-trained Transformer”), ovvero un modello di linguaggio autoregressivo che utilizza l’apprendimento profondo per produrre testi di tipo umano. Andando più nel dettaglio, un transformer è una rete neurale che usa tecniche di Natural Language Processing per eseguire un compito. In altri termini si tratta di un modello di computazione linguistico pensato per generare sequenze di parole, codice o altri dati, partendo da un input di partenza.
Questi modelli statistici per produrre risultati rilevanti hanno bisogno di allenarsi con grandi quantità di dati. In questi ultimi mesi, la discussione sull’algoritmo di TikTok lo ha elevato a qualcosa di simile a uno di quei mistici artefatti archeologici presenti nei film di Indiana Jones.
La maggior parte degli esperti del settore dubita che TikTok abbia sviluppato qualche progresso finora sconosciuto negli algoritmi di raccomandazione per l’apprendimento automatico. In realtà, la maggior parte di loro direbbe che TikTok sta probabilmente costruendo gli stessi approcci standard adottati dagli altri player di mercato.
Ma dove si possono trovare brevi video di meme, di bambini che ballano e fanno singhiozzi, di animali domestici dall’aspetto adorabile, di influencer che sponsorizzano brand, di soldati che corrono su percorsi a ostacoli, di bambini, e così via?
Anche se foste in possesso di questi video, dove potreste trovare dei dati comparabili su come la popolazione generale reagisce ad essi? Al di fuori del set di dati di Musical.ly, che consisteva per lo più in ragazze adolescenti negli Stati Uniti, questi dati non esistevano. TikTok è quindi diventato la sua stessa fonte di dati per l’addestramento, aumentando le analisi man mano che la piattaforma cresceva il suo algoritmo si evoluto. Tutto questo sistema chiuso di auto feedback è stato reso possibile da una delle componenti più importanti della piattaforma: il design!
Un design su misura
La scuola di pensiero dominante quando si parla di design di un applicazione sta nell’eliminare le difficoltà degli utenti facilitandone le operazioni, creando un design intuitivo, ingegnoso ed elegante. Forse nessuna azienda ha incarnato questo più di Apple, che è stata capace di produrre negli anni hardware e software piacevolmente eleganti ma anche sexy per gli utenti.
Ma cosa succede se la chiave per servire al meglio i vostri utenti dipendesse in gran parte dalla formazione di un algoritmo ad apprendimento automatico? E se quell’algoritmo avesse bisogno di un massiccio set di dati per l’addestramento?
In un’epoca in cui l’apprendimento automatico o machine learning è in ascesa, questo è sempre più un obiettivo di progettazione critico. Quando si sviluppa un’applicazione, bisogna infatti considerare prima di tutto come ottimizzare al meglio il funzionamento dell’algoritmo e poi pensare agli utenti. TikTok affascina proprio per questo, è un esempio di applicazione dal design moderno, ottimizzato alla perfezione per il suo algoritmo, capace di creare quello che definirei un esempio di friendly design.
In definitiva, un design che aiuta un algoritmo a migliorarsi, lo fa con il fine di fornire all’utente la migliore esperienza possibile. Questa linea operativa potrebbe essere ancora considerata solo una variante della progettazione incentrata sull’utente, ma per quei team che lavorano su prodotti con una rilevante componente algoritmica, può essere utile riconoscerlo esplicitamente già nelle prime fasi di sviluppo.
Dopo tutto, quando un product manager, un designer e un ingegnere si incontrano per progettare un’applicazione, l’algoritmo non risulta ancora presente ma va tuttavia considerato.
Cosa vede l’algoritmo?
Ma andiamo ora a vedere nel dettaglio cosa intendo per design che ottimizza l’algoritmo dando un’occhiata più da vicino alla pagina denominata “For You Page”.
Visualizzando questo feed notiamo subito una particolarità, in questa sezione l’intero schermo viene riempito da un solo video alla volta. Sì, avete capito bene, solo uno. Viene visualizzato a schermo intero, con orientamento verticale. Questo non è un feed a scorrimento ma viene impaginato in modo efficace. Il video viene infatti riprodotto in autoplay quasi immediatamente (caricando i successivi sullo sfondo in modo che possano apparire velocemente in modo sequenziale).
Questo design pone una domanda immediata all’utente: cosa ne pensi di questo breve video?
Tutto ciò che fai dal momento in cui il video inizia a riprodursi è un segnale del tuo sentiment verso quest’ultimo. Decidi di passare al video successivo prima che sia terminata la sua riproduzione? Allora dimostri un segnale implicito di disinteresse.
L’hai guardato più di una volta, lasciandolo riprodurre un paio di volte? Sembra che qualcosa ti sia piaciuto. Hai condiviso il video attraverso il pannello di condivisione integrato? Un altro forte indicatore di un sentimento positivo. Se tocchi l’icona del LP che gira in basso a destra e guardi altri video con la stessa canzone, questo è un segnale aggiuntivo rispetto ai tuoi gusti. Sei entrato nella pagina del profilo del creator? Hai guardato altri suoi video e li hai seguiti? Oltre a goderti il video, forse apprezzi il personaggio.
Cosa accade prima che il video venga pubblicato?
Ma facciamo un passo indietro, per capire insieme cosa accade prima ancora di guardare i video, capiamo come l’algoritmo TikTok li “visioni” assegnandogli dei tag. Nelle prime fasi di vita dell’app qualche membro del team operativo di TikTok assegnava tag o etichette rilevanti manualmente, ora invece viene fatto in modo automatico.
Il video riguarda il ballo? La sincronizzazione labiale? Un gattino? Uno scoiattolo? È comico? Il soggetto è un maschio o una femmina? Di che età, all’incirca? È un video di gruppo? Dove è ambientato? Quali filtri o effetti visivi vengono utilizzati? Se si tratta di cibo, di che tipo? E così via. Tutte queste etichette diventano caratteristiche che l’algoritmo può ora vedere grazie alla Vision AI (un sistema molto avanzato di intelligenza artificiale e deep learning). Schematizzando il processo, quanto segue è cosa succede quando posti un nuovo contenuto.
L’algoritmo può anche vedere ciò che TikTok già conosce di te. Quali tipi di video ti sono piaciuti in passato? Quali informazioni demografiche o psicografiche si conoscono su di te? Dove guardi il video? Che tipo di dispositivo avete? E così via. Oltre a questo, quali altri utenti sono simili a te?
Ma torniamo al preciso momento nella quale guardi un video sul tuo cellulare. L’algoritmo FYP può ora chiudere tutti i loop di feedback, memorizzando tutte le azioni eseguite su quel preciso contenuto, comprendendo il tuo stato d’animo, i tuoi gusti e tutti gli attributi del video che ti piace cosi tanto.
TikTok Feed vs Facebook Feed
Tutto fantastico? Facciamo ora una differenziazione interessante, contrapponendo ciò che l’algoritmo FYP di TikTok analizza con ciò che un algoritmo di raccomandazione comparabile analizza sulla maggior parte degli altri feed dei social network.
L’interfaccia utente predefinita dei più grandi social network è oggi il feed a scorrimento verticale infinito, per esempio Facebook funziona in questo modo. Invece di servirvi di un contenuto alla volta, questa applicazione visualizza più elementi sullo schermo contemporaneamente. Scorrendo verso l’alto però, l’algoritmo non può “vedere” su quale storia si appoggeranno i tuoi occhi, e anche se potesse farlo non comprenderà mai se il tuo orientamento verso quella storia/post sia positivo o negativo.
Se si pensa che l’interfaccia utente ideale va ad eliminare le difficoltà di navigazione allora il feed a scorrimento infinito è l’ideale perché offre un senso di controllo disinibito del ritmo di consumo. La fisica simulata che ne risulta dallo sfogliare un feed con il pollice e vederlo scorrere verso l’alto con l’esatta velocità di rotazione del tuo gesto iniziale dà la possibilità a chi naviga di visionare oltre una mezza dozzina di tweet o di elementi del feed di Facebook in pochissimo tempo.
D’altra parte, forse non ti dispiacerebbe leggere un post alla volta se questi fossero più mirati? Tutto possibile ma non nell’ottica attuale perché Facebook non sa esattamente quali tipi di post ti interessano realmente.
Anche se su un post l’utente facesse delle attività, giudicarne il sentiment è una sfida. La maggior parte delle app ha solo meccanismi di feedback positivi, dato che applicazioni come Facebook, Instagram e Twitter sono costruite attorno alla socialità delle persone, è quindi ovvio il motivo per la quale queste piattaforme non possiedono (o non possiedono più) pulsanti di antipatia (dislike).
Anche TikTok non ha un pulsante esplicito per il downvote, ma, visualizzando un solo video alla volta, gli algoritmi riescono a dedurre la mancanza di interesse degli utenti per ogni singolo video. Un rapido strisciare in alto prima che il video sia stato completato corrisponde alla strisciata a sinistra su Tinder, insomma non siamo piaciuti.
Pensaci un attimo, se clicchi su un post Facebook non commentando o non mettendo “mi piace”, come può Facebook giudicare il tuo sentiment nei confronti di quel post? Forse il pensiero di poter dissentire violentemente qualcuno commentando un post, può portare al pensiero di essere inopportuni agli occhi di amici o conoscenti.
TikTok non solo cattura segnali di sentiment da parte dei suoi utenti, ma ne raccoglie anche un volume enorme per ogni navigazione. Nel peggiore dei casi, alcuni video potrebbero annoiarti, ma eliminare la categoria risulta semplicissimo, e poiché l’algoritmo ascolta attentamente il tuo feedback, potresti anche divertirti a eliminare i video sapendo che l’applicazione registrerà la tua opinione e agirà di conseguenza.
Chi è arrivato prima di TikTok?
A tal proposito, TikTok non è l’unica applicazione con un’interfaccia ottimizzata per il compito di abbinamento che mostra un video alla volta. Prima di TikTok, avevamo un’intera categoria in cui era dominante l’UI in stile audition-style one-item-at-a-time: Tinder ha ideato quello che sembra un design primitivo su un’interfaccia utente touchscreen per il voto binario.
Concludendo, Bytedance viene spesso definita come la società dagli algoritmi misteriosi, e TikTok nelle ultime settimane è stato descritto come il risultato di tale magia nera. Molti sono arrivati al punto di dire che TikTok non varrebbe la pena di acquistarlo se l’algoritmo non fosse incluso. Questo è un errore, secondo me. Sì, la riqualificazione dell’algoritmo delle raccomandazioni del FYP potrebbe richiedere così tanto tempo che alcuni utenti rinuncerebbero al suo utilizzo.
Non intendo banalizzare questo compito. Ma la vera magia è il modo in cui ogni elemento del design e dei processi di TikTok si connettono tra loro per creare un set di dati con cui l’algoritmo si allena quotidianamente per raggiungere il massimo delle prestazioni forse mai raggiunte prima da un social network.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/10/tiktok-algoritmo.jpg7821210Michele Miconihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngMichele Miconi2020-10-19 17:18:302020-10-20 14:10:04TikTok: cosa significa FYP e cosa dovresti sapere sul funzionamento del suo algoritmo
Post COVID 19: come cambiano le aziende con l’accelerazione digitale. Esempi concreti di quelle che stanno subendo una trasformazione irreversibile
L’eCommerce è la risposta per reagire al ristagno economico dell’Europa
Consigli per lavorare bene in smart working da chi ci lavorava ancor prima della pandemia
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Con l’arrivo del COVID-19 ci siamo ritrovati bloccati, da un giorno all’altro, minacciati da qualcosa che non potevamo prevedere, che non potevamo e non possiamo vedere, ma che era, ed è tutt’ora presente. Abbiamo dovuto cambiare abitudini, uscendo di casa solo se strettamente necessario e per procurarci beni di prima necessità.
Le nostre giornate sono state scandite da ritmi lenti. Noi che correvamo da una parte all’altra della città per lavoro, impegni e aperitivi, abbiamo trascorso mesi chiusi tra 4 mura, a lavorare al PC e la musica che ci accompagnava dai balconi come in un surreale spettacolo che ancora fatichiamo a comprendere.
File chilometriche fuori ai supermercati, locali chiusi, negozi serrati ad eccezione di poche attività. Chi lavora a contatto diretto con le persone, come ha fatto ad andare avanti? Trovando vie alternative. Il bisogno di sopravvivere in un mondo paralizzato ha avuto come conseguenza l’accelerazione digitale in molti settori economici e non solo, cambiando i servizi e il modo di erogarli.
Molti Paesi stanno ripartendo, e quasi tutte le attività si stanno preparando per fare il grande salto verso una po’ di normalità, cercando di andare oltre il punto d’arresto. Tutti noi vi aspiriamo, ripensando al vecchio tran tran quotidiano quasi con malinconia, quando un caffè al bar era un gesto spontaneo e ora ci sembra un atto rivoluzionario.
Nonostante la graduale ripresa, è impossibile non rendersi conto che con il COVID-19 il mondo è cambiato e che intere aziende hanno avviato un processo di accelerazione digitale ormai irreversibile.
L’accelerazione digitale dovuta al COVID-19
Forrester Research Inc., una società di ricerche di mercato americana, sta preparando un rapporto sulle aree tecnologiche che riceveranno investimenti per la digitalizzazione. Secondo Stephen Powers, vice presidente e direttore del gruppo Forrester, possiamo individuare 4 categorie chiave in cui sta avvenendo l’accelerazione digitale:
Gestione dei rischi / crisi relativi allea ziende, dipendenti, fornitori e partner
Tecnologie per la customer experience come chatbot, sistemi di feedback dei clienti e contact center
Tecnologie per la salute e la sicurezza come tracciamento dei contatti e sorveglianza
Esperienza dei dipendenti e strumenti di gestione del capitale umano come piattaforme di contenuto, videoconferenza per la gestione dei contratti e gestione del capitale umano.
Sebbene queste tendenze fossero già ben avviate prima della pandemia, Rob Thomas vicepresidente senior della piattaforma cloud e dati di IBM Corp, ha dichiarato che la crisi ne ha aumentato l’accelerazione digitale prima del previsto.
Le piattaforme di cloud e videoconferenze sono state le più ricercate e utilizzate nel periodo della pandemia per facilitare la comunicazione tra colleghi ma anche per incontrarsi virtualmente con la famiglia e gli amici.
1. Sviluppo software low-code / no-code con l’accelerazione digitale
La necessità di essere veloci e pronti è stata la molla che ha fatto scattare gli sviluppatori a ricorre a nuove applicazione da lanciare sul mercato. Le piattaforme di sviluppo low-code e no-code, che utilizzano componenti visivi e costruzioni drag-and-drop per sviluppare software rapidamente, erano già avviati e a buon punto prima che iniziasse la pandemia. La tecnologia low code permette di adattare e soddisfare le richieste mentre avvengono.
Lo scorso anno Forrester aveva previsto che questa tipologia di codici avrebbe fatturato, entro il 2022, più di 20 miliardi di dollari, mentre Gartner sostiene che saranno scelti per programmare dal 65% degli sviluppatori entro il 2024. Qualche esempio?
1.1 Esempi di software in low code
AirDev LLC ha creato un’applicazione per una catena scozzese di ristoranti che sostituisce le ordinazioni segnate solitamente dai camerieri con un’app. Il software è stato realizzato in meno di una settimana. Il CEO di AirDev, Andrew Haller ha dichiarato che sfruttando i nuovi codici al posto della programmazione convenzionale, realizzano e chiudono lavori in una, massimo 4 settimane, invece che i soliti, minimo, 3 mesi
VantIQ Inc., produttore di una piattaforma di applicazioni real time ha visto una crescita delle opportunità legate al settore della sicurezza. Uno dei suoi partner sta sviluppando un’app di distanziamento sociale per i negozi al dettaglio che consente ai clienti di effettuare prenotazioni in modo che gli acquirenti non debbano attendere troppo tempo.
Inesa Co. Ltd. sta sviluppando un’applicazione per ascensori smart per tenere traccia delle metriche di salute di chi li utilizza e un altro partner sta lavorando a un’applicazione che fornisce gestione dei rischi, della quarantena, monitoraggio e instradamento intelligente delle persone negli ospedali. Le applicazioni per monitorare il movimento delle persone sono richiestissime, e sono quelle per cui la domanda crescerà sempre di più.
Appian Corp. ha utilizzato la propria piattaforma low code per creare e lanciare tre applicazioni in due mesi per aiutare le aziende a far fronte alla crisi, consentendo alle organizzazioni di garantire un ritorno sicuro a lavoro. La città di San Antonio, in Texas, ha utilizzato una piattaforma di Mendix Tech BV per accelerare l’elaborazione delle domande di noleggio, ipoteca, utilità e trasferimento. L’app è stata realizzata in 12 giorni.
2. Vendita al dettaglio ma in digitale
Con la chiusura della maggior parte delle attività commerciali, milioni di persone si sono precipitate a effettuare acquisti sul web. Non solo chi era solito farle ha aumentato la frequenza di acquisto, ma anche chi non aveva mai provato l’ebrezza di fare shopping nel cyberspazio ha cominciato a prenderci gusto.
Un sondaggio di Forrester evidenzia che nel mese di Aprile su 1.122 intervistati, il 21% ha dichiarato di aver acquistato generi alimentari online per la prima volta e il 41% sta acquistando più prodotti online rispetto al passato. Sempre nei mesi precedenti, le catene di negozi di Stati Uniti e Canada hanno visto un aumento dell’80% delle vendite online rispetto all’anno precedente. Il numero di acquisti per la prima volta sui siti di e-commerce dei rivenditori sono aumentati del 119%.
E ancora, una società di consulenza aziendale West Monroe Partners LLC ha effettuato delle interviste a 150 dirigenti di medie e grande imprese, dimostrando che un terzo di queste attività si sta reinventando grazie all’acquisizione di nuove competenze online, sfruttando l’ondata dell’accelerazione digitale.
Credits: wearesocial.com
2.1 La vendita al dettaglio resiste
Anche se il COVID-19 ha temporaneamente rallentato la vendita al dettaglio, non significa che stia scomparendo. Swerdlow ha dichiarato che il 45% degli acquirenti vuole riprendere le consuete abitudini d’acquisto. I rivenditori devono tener conto di questo aspetto, perché per quanto ci sia stata un’impennata degli acquisti online, i consumatori vogliono tornare ad acquistare nei negozi. Ciò significa che dobbiamo aspettarci un futuro ibrido che combina elementi sia virtuali che fisici.
In primis si prevede un implemento delle innovazioni nello shopping in “touchless”, come accade nei negozi di alimentari senza cassiere di Amazon, con tecnologie che permettono alle persone di scansionare i codici a barre per la consegna in lotti anziché prelevare gli articoli dagli scaffali. Sono cose che già esistono, è vero, ma assisteremo a una vera e proprio aumento di questi servizi.
Anche gli spazi subiscono delle modifiche. Le aziende stanno investendo di più nella costruzione di relazioni one-to-one su siti web che in negozio. Powerfront Inc., produttore di una piattaforma di chat e di messaggistica live per rivenditori online, ha ampliato lo sviluppo della sua funzione Video Assistant, che consente al personale di offrire assistenza ai clienti, come dimostrazioni dei prodotti da remoto. I rivenditori devono attrezzarsi sempre di più su come vendere senza l’utilizzo di un luogo fisico.
3. Chatbot e robot protagonisti dell’accelerazione digitale
Strumenti come chatbot e altri supporti informativi hanno colmato con grande successo il problema dei call center decimati da assenze e malattie. Anche l’Organizzazione mondiale della sanità e i Centri per il controllo delle malattie hanno adottato chatbot per rispondere a milioni di domande. Molti siti web governativi stanno facendo la stessa cosa.
Research and Markets Ltd. prevede che il mercato globale dei chatbot crescerà di circa il 30% all’anno, raggiungendo 9,4 miliardi di dollari entro il 2024.
Attualmente i chatbot vengono utilizzati per rispondere rapidamente a domande generiche o per risolvere reclami, ma è probabile che la loro presenza si espanderà a nuove aree. Nel mondo post-pandemia diventeranno portali digitali per l’assistenza sanitaria interattiva, aiutando i pazienti a trovare un medico o un servizio, pianificare appuntamenti, facilitare il controllo dei sintomi, condurre il triage nelle cure di emergenza, preparare le procedure e seguire le istruzioni post dimissione.
3.1 Automazione e robotica
La difficoltà che le aziende hanno dovuto assumere per lavori in ambienti rischiosi come magazzini e negozi al dettaglio alimenterà un trend di investimento già forte nella robotica. Mordor Intelligence LLP prevede che il mercato crescerà del 25% ogni anno fino al 2025.
Pring di Cognizant fa un’affermazione che fa riflettere, ossia che nel post- COVID sarà molto più facile ottenere un prestito da una banca per investire in un robot piuttosto che assumere altre quattro o cinque persone per la propria attività. Inoltre si prevede che la robotica sarà sempre più utilizzata in compiti amministrativi.
Amazon ha fatto la sua seconda acquisizione di un’azienda robotica l’anno scorso, acquistando lo sviluppatore di veicoli autonomi Canvas Technology LLC. Inoltre sta sperimentando autonomamente veicoli e droni per alimentare la sua vasta rete di distribuzione.
Wal-Mart Stores Inc. utilizza robot per pulire i pavimenti e McDonald’s Corp. vuole sperimentarli sempre di più per svolgere diverse mansioni. I robot in Corea del Sud sono stati utilizzati per misurare le temperature e distribuire disinfettante per le mani. JD Logistics, una filiale del colosso cinese dell’e-commerce JD.com, ha utilizzato veicoli autonomi per consegnare pacchi agli ospedali di Wuhan, evitando il contatto fisico durante lo scoppio del contagio. I robot hanno utilizzato la tecnologia di riconoscimento facciale per convalidare l’identità dei destinatari.
Non dobbiamo sottovalutare la tendenze per cui le persone preferiranno andare in un posto che ha meno lavoratori e più macchine perché si sentono di poter ridurre il rischio di contagio, ha detto giustamente Martin Ford alla BBC.
4. L’affermarsi della telemedicina con l’accelerazione digitale
La telemedicina è l’evoluzione digitale dei servizi sanitari. Facilita la comunicazione tra medici e pazienti ed era già previsto che avrebbe fatturato 130 miliardi di dollari entro il 2025.
Durante la pandemia poi ha visto un incremento del suo utilizzo del 500% e ciò vuol dire che l’assistenza sanitaria da remoto diventerà mainstream più velocemente del previsto grazie all’accelerazione digitale. Un consulto medico virtuale sarà il primo passo, seguito da quello di persona, ha detto Pring di Cognizant.
La società di software per la sanità Epic Systems Corp. ha realizzato la propria piattaforma di telehealth in poche settimane. Cosa fa? Consente ai provider di avviare una visita video con un paziente, rivederne la storia clinica e aggiornandone la documentazione direttamente dall’app Epic.
Il COVID-19 ha costretto le aziende ad interagire con le persone senza doverle vedere di persona, ma a distanza, implementando nuove soluzioni prima del previsto. In California la società di software medica Heal Inc. sta lanciando un nuovo servizio che consentirà a coloro che ne hanno bisogno di consultare uno psicologo tramite una videochat.
La nuova app di Vecna Technologies Inc. sta avendo molto successo per lo snellimento delle pratiche burocratiche sulla registrazione dei pazienti. Una serie di procedure che prima richiedevano l’interazione faccia a faccia.
5. L’importanza degli open software
Sebbene le licenze open source siano in circolazione da oltre 30 anni, durante la pandemia sono state utilizzate per creare servizi in ogni campo. Codici liberi, open-source e gli account di cloud computing che molti fornitori hanno reso disponibili durante la pandemia hanno permesso lo sviluppo di applicazioni per qualsiasi cosa, dalla traccia dei contatti alla ricerca virale.
Github,un servizio di hosting per progetti software, elenca oltre 27.000 repository di progetti open source relativi a COVID-19, tra cui: Coronavirus Tracker, che presenta visualizzazioni dell’epidemia globale utilizzando un repository di dati aperto gestito dalla Johns Hopkins University, e COVID-19 Scenarios, una dashboard di analisi per modellare le traiettorie dell’epidemia e la domanda ospedaliera.
5.1 Solidarietà digitale e open source
Il designer di user interface Michele Memoli ha realizzato, nel suo tempo libero, un’app per tracciare i contatti anonimi e l’ha aperta su GitHub. L’app automatizza la registrazione delle informazioni di contatto, avvisa le persone di una famiglia o di un gruppo se qualcuno si ammala e calcola i livelli di rischio in base ai contatti effettuati dagli utenti, preservando la privacy. Costruito con un budget pari a zero, il software utilizza un database grafico backend donato da Neo4j Inc. e un account di web hosting gratuito da Digital Ocean Inc. Memoli ha scritto il codice di base sul framework open source Gatsby.js con i linguaggi di query GraphQL e Cypher di Neo4j. Ha pubblicato il progetto in un canale Slack e circa una dozzina di collaboratori sono intervenuti per aiutarlo. Il codice open source e la collaborazione globale hanno dato vita a questo incredibile progetto in poche settimane.
Postman Inc., che commercializza un ambiente di sviluppo API, ad esempio, ha raccolto un ampio elenco di database a cui gli sviluppatori possono collegarsi. IBM ha rilasciato una versione del suo IBM Watson Assistant for Citizens specificamente indirizzato alle inchieste COVID-19 e sta lavorando con numerose organizzazioni governative su implementazioni personalizzate. Lo sviluppatore di software di riconoscimento vocale Deepgram Inc. ha donato 1 milione di dollari di riconoscimento vocale automatico agli operatori sanitari da utilizzare nel corso del prossimo anno.
Google LLC sta rendendo disponibile gratuitamente un repository ospitato di set di dati pubblici relativi alla pandemia sulla sua piattaforma cloud per query e formazione linguistica. Anche Amazon Web Services Inc. ha una risorsa simile, così come Microsoft Corp.
6. Sicurezza zero-trust
La sicurezza zero-trust ribalta le tradizionali difese perimetrali supponendo che nessuno e nulla siano attendibili. I dispositivi e gli utenti devono fornire un’ulteriore prova dell’identità quando accedono a informazioni sempre più sensibili, anche se sono già connessi alla rete. Con milioni di persone che si connettono alle reti aziendali da casa, utilizzando apparecchiature sconosciute alle loro organizzazioni IT, molte aziende stanno rivalutando la propria sicurezza informatica.
Un approccio zero trust offre un ulteriore livello di protezione contro visitatori sconosciuti. Può anche aiutare a proteggersi dai difetti di nuove app che vengono lanciate nella produzione per far fronte alla pandemia senza il solito rigore di sicurezza.
McAfee LLC ha registrato un aumento del 50% nel numero di porte Remote Desktop Protocol esposte a Internet, che consentono l’accesso esterno a una rete a causa di sistemi online con controlli di sicurezza minimi.
Barracuda Networks Inc. ha dichiarato di aver registrato nel mese di Marzo un picco del 667% negli attacchi di phishing relativi a COVID. Un sondaggio di Pulse Secure LLC ha scoperto che solo il 4% delle aziende ha implementato la segmentazione della rete e le pratiche di autenticazione a più fattori, mentre il 69% prevede di farlo in futuro.
7. Database di prossima generazione
Gli strumenti per tracciare e contenere il virus hanno tutti una cosa in comune: i dati.
Applicazioni su come tracciare i dati e ricavarne le informazioni necessarie fanno aumentare la domanda di nuovi motori di database in grado di funzionare su vasta scala. L’interesse è particolarmente elevato nei database di grafici, che sono ottimali per il monitoraggio delle relazioni. Il mercato raddoppierà i guadagni ogni anno per almeno i prossimi due anni, ha sottolineato Gartner all’inizio del 2019.
Lo sviluppatore del motore grafico Neo4j Inc. ha creato COVID-19-Community, un’applicazione di tracciamento dei contatti di crowdsourcing, che utilizza il monitoraggio del telefono cellulare per identificare rapidamente gli utenti che sono entrati in un hotspot e per avvisare gli operatori sanitari.
Un’applicazione sviluppata per l’annuale Graphs4Good GraphHack della società, denominata Project Domino, monitora i post di Twitter di COVID-19 per contrassegnare le truffe, tracciare la disinformazione clinica e infine aiutare i responsabili politici a comprendere la conformità del comportamento e la non conformità tra demografia e regioni.
TigerGraph Inc. offre un kit gratuito ai funzionari governativi e sanitari che viene fornito con un set di dati di esempio, schema e query che possono essere utilizzati per rilevare i centri di infezione e tenere traccia dei movimenti di potenziali spargitori.
La pandemia sta anche alimentando la domanda di motori di database in tempo reale e cosiddetti translytical, che possono eseguire calcoli analitici sui dati di produzione senza perdere troppo tempo.
8. Il cloud computing è fondamentale
Una tendenza già ben collaudata e affermata da tempo e che sta avendo un forte implemento con l’accelerazione digitale è quella di riunire tutti i dati in cloud. Gartner ha previsto che il 75% di tutti i database aziendali sarà distribuito o migrato su una piattaforma cloud entro il 2022.
Oltre ai vantaggi di disponibilità e scalabilità, le piattaforme cloud hanno anche il beneficio di una portata globale. Clemens Mewald di Databricks ha sottolineato l’importanza della raccolta dati e delle esigenze da parte delle aziende di avere software ideali per avere l’erogazione di servizi sempre reperibili e nello stesso posto. Dopo l’esperienza di questa pandemia, ci rendiamo sempre più conto che il cloud è vitale.
Le imprese europee hanno bisogno di e-commerce per superare la recessione
In Europa l’epidemia di Coronavirus ha avviato la corsa verso la digitalizzazione degli acquisti, grazie all’accelerazione digitale in molti settori, anche se è stata una strada molto lenta fino a poco tempo fa.Secondo Eurostat, solo il 17% delle aziende con 249 o meno dipendenti vende online. Per aiutare ad accelerare la transizione, verranno destinati dei fondi, un pacchetto salvataggio con 750 miliardi di euro per investimenti in infrastrutture tra cui: intelligenza artificiale, dati, cloud e reti mobili 5G.
Il vicepresidente della Banca centrale europea, Luis de Guindos ha chiaramente espresso che è necessario investire nella digitalizzazione delle aziende per renderle più competitive.Il Fondo monetario internazionale prevede che l’economia dell’UE si ridurrà quest’anno del 7,1%. Le aziende che sono attive digitalmente hanno avuto più vantaggi durante la pandemia e continueranno ad averne poiché le restrizioni di distanza sociale limiteranno le interazioni quotidiane anche nei prossimi mesi.
Lucia Cusmano che è a capo della divisione PMI e imprenditorialità dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico afferma infatti che ci sono prove concrete che le aziende che erano già abilitate digitalmente, anche con l’uso base di piattaforme o strumenti, stanno affrontando meglio la crisi.Gli economisti della Banca centrale spagnola dichiarano che durante la pandemia gli acquisti online sono saliti al 22% rispetto al precedente 15%.
Cosa possiamo imparare da chi lavorava già da remoto
Per chi non fosse abituato a lavorare da casa, gli ultimi mesi devono essere sembrati davvero terribili. Non tutti erano pronti e disponevano degli strumenti giusti, e presto ci siamo dovuti abituare allo smart working, che in realtà il nostro non lo è stato davvero, ma aveva solo alcune caratteristiche in comune con esso. Ci sono state persone che non hanno avuto modo di gestire adeguatamente il carico di lavoro, anzi hanno avuto l’impressione di aver lavorato il doppio rispetto ai ritmi a cui erano abituati in ufficio. C’è però anche chi può ritenersi soddisfatto e vorrebbe continuare il proprio lavoro in questo modo.
Con più aziende che vogliono convertisti allo smart working e permettere il lavoro a distanza, è tempo di fare un nuovo passaggio con la possibilità che diventi una realtà a lungo termine grazie all’accelerazione digitale che sta investendo il mondo del lavoro. Per prepararsi a questo possibile scenario, bisogna tenere a mente alcune cose e imparare da chi già lavorava da remoto.
I team che lavorano in posti diversi sono più espliciti nello stabilire processi e norme di gestione. In un ufficio tanti punti non vengono delineati. Chi lavora da remoto documenta tramite un plan gli obiettivi raggiunti e i compiti che deve ancora completare per mostrarli al proprio superiore e ai colleghi.
Adattare gli strumenti di comunicazione al messaggio
Le procedure per le comunicazioni devono essere chiare. Strumenti altamente interattivi come le videoconferenze tendono ad essere stancanti, mentre le interazioni su app come Slack sono brevi e mirate. I team dovrebbero stabilire abitudini sane e sostenibili per prevenire il burnout causato da un eccessivo tempo trascorso su Zoom e piattaforme simili. Si potrebbero utilizzare le videochiamate per le riunioni del team, su Slack lasciarsi andare a qualche chiacchiere libera durante il giorno e usare le mail per decisioni o istruzioni importanti.
Per le comunicazioni urgenti dopo l’orario di chiusura, molti team hanno come regola quella di chiamare o inviare messaggi, quindi nessuno si aspetta che un dipendente controlli costantemente la posta elettronica. Ciò dà a tutti la possibilità di disconnettersi.
Essere flessibile e trasparente sulla pianificazione
Lavorando in home working possiamo stabilire i nostri orari e quando essere reperibili. Considerando che durante il lockdown bisognava gestire anche la presenza di bambini e varie esigenze personali, non tutti potevano essere presenti nello stesso orario. È importante dare ai lavoratori la possibilità di definire le proprie ore ed essere flessibili e trasparenti sulla pianificazioni dei plan.
Fare attenzione quando l’ufficio si riapre
Stiamo assistendo ad un graduale ritorno in ufficio e questo potrebbe comportare una sorta di esclusione non volontaria per chi invece sta ancora lavorando da casa. Man mano che i luoghi di lavoro iniziano a riaprire, una comunicazione chiara diventerà più importante per far funzionare i team senza intoppi.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/07/3622110.jpg6671000Mariagrazia Repolahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngMariagrazia Repola2020-07-08 16:54:042021-01-05 15:47:40Accelerazione digitale e Post COVID-19: come si evolveranno le tecnologie
Questo articolo è stato scritto da Marianna Nash – Contributor, Think with Google
Non sorprende che il settore dell’online gaming stia andando molto bene in questo momento di crisi. In tutto il mondo si contavano già 2,5 miliardi di giocatori. Ora che le persone cercano modi per passare il tempo e socializzare in tutta sicurezza restando a casa, il mondo dei giochi online sta attirando molti nuovi utenti.
E in questo clima i professionisti del marketing non sono rimasti con le mani in mano. Hanno risposto alla situazione ripensando le loro strategie pubblicitarie, aggiornando i sistemi per i messaggi e i posizionamenti e addirittura introducendo nuove funzionalità per rendere più divertenti i giochi da fare in casa.
Ecco quindi qual è il comportamento dei consumatori, i trend relativi al gaming in tutto il mondo e il loro significato per chi opera all’interno e all’esterno di questo settore.
Ricerche per trovare ispirazione per l’online gaming
Per affrontare questo periodo di incertezze, sfuggire alla monotonia ed entrare in contatto con gli altri durante la quarantena, le persone cercano nuove esperienze virtuali. Non tutti sono giocatori e infatti molti di questi si avvicinano al mondo del gaming per la prima volta, pertanto cercano attivamente spunti di ispirazione.
Le ricerche ci consentono di capire in che modo gli utenti vogliono trascorrere il loro tempo e riflettono un andamento crescente dell’interesse per il settore dei giochi online. Il mese scorso, le ricerche di “app di gaming” sono aumentate di oltre il 100% in una sola settimana.
Più in generale, le ricerche di “best online games” (migliori giochi online) hanno registrato un incremento del 100% rispetto all’anno precedente. Inoltre, tra il 35% e il 44% dei partecipanti a un sondaggio in 14 Paesi ha dichiarato di aver scaricato un’app di gioco o per l’attività fisica e il benessere nell’ultima settimana.
Anche le visualizzazioni di giochi in streaming stanno aumentando. Oltre a giocare insieme, le persone stanno creando community online con un tasso di partecipazione elevato su piattaforme che consentono di guardare e commentare in tempo reale.
Nell’ambito della campagna di YouTube Resta a casa #con me, ad esempio, i creator stanno semplificando il modo in cui entrare in contatto con gli utenti invitando i fan a giocare con loro.
L’interesse di ricerca su YouTube per il “gaming” è quasi raddoppiato dall’anno scorso. Questa crescita è coerente con i dati rilevati da Nielsen, che dimostrano che la fruizione di video in streaming negli Stati Uniti è aumentata durante tutte le ore del giorno grazie anche al live streaming legato al gaming.
Per i responsabili marketing, puntare su questi appassionati potrebbe essere una scelta saggia, senza dimenticare tuttavia che la scoperta avviene su un’ampia serie di canali. Per raggiungere gli utenti con maggiori probabilità di effettuare un download, è bene valutare la possibilità di utilizzare le campagne per app per promuovere giochi su YouTube, Google Play Store e altre destinazioni chiave, ad esempio.
Anche i professionisti del marketing che non operano nel settore del gaming possono valutare di riassegnare la loro spesa pubblicitaria verso questo pubblico, dato che nelle ultime settimane le app di giochi per dispositivi mobili hanno registrato un maggior tasso di coinvolgimento.
I giochi online favoriscono il contatto sociale a distanza
I giochi consentono a milioni di persone in tutto il mondo di entrare in contatto tra di loro ogni giorno. Che si tratti di condividere suggerimenti su YouTube o di trovare modi creativi per giocare, le persone cercano esperienze virtuali che consentano loro di rafforzare le relazioni esistenti e crearne di nuove.
L’interesse di ricerca per la query “online games to play with friends” (giochi online da fare con gli amici) ha subito un incremento di 20 volte tra febbraio e marzo, il che indica che le persone cercano giochi che possono fare con amici e familiari.
Anche l’interesse di ricerca per “multiplayer video games” (videogiochi multigiocatore) è aumentato rapidamente alla fine di marzo.
I professionisti del marketing nel settore dei giochi devono stare al passo con le tendenze relative ai giochi online e monitorare le proprie metriche per comprendere meglio cosa si aspettano le persone dal gaming.
Ad esempio, segmentando il pubblico in base ai nuovi trend, i marketer potrebbero rivolgersi specificamente a coloro che cercano creatività accattivanti a livello visivo mettendo in evidenza gli aspetti social dei giochi.
Altri, potrebbero anche pensare a come creare una community: secondo Edelman, l’83% dei consumatori afferma di volere che i brand mettano in contatto le persone e le aiutino a rimanere emotivamente vicine.
Personalizzare il messaggio in base al momento
Per i brand, è sempre stato fondamentale creare una corrispondenza tra il tono utilizzato e il contesto, ma questo aspetto non è mai stato così importante come lo è ora, in un mercato in rapida evoluzione.
Lo stesso studio di Edelman indica che l’89% dei consumatori che hanno partecipato al sondaggio vorrebbe che i brand offrissero prodotti gratuiti o a prezzi ribassati per gli operatori sanitari. Questo è un aspetto importante che dovrebbero considerare tutti i brand, ma soprattutto quelli nella posizione di poter dare un contributo.
La società sviluppatrice di giochiPlaydotssta collaborando con Frontline Foods e ha donato $10.000 a questo ente di beneficenza che supporta i ristoranti locali acquistando pasti da consegnare agli operatori sanitari. Uno dei suoi giochi, Two Dots, include all’interno dell’app un evento del tipo caccia al tesoro con contenuti di branding e messaggi che incoraggiano i giocatori a donare. I giocatori hanno anche la possibilità di competere per l’esclusiva medaglia “Selfless Silverware”.
I professionisti del marketing nel gaming possono rispondere meglio alle aspettative del loro crescente pubblico raggiungendo gli utenti tramite i canali giusti, tenendo sotto controllo le esigenze dei consumatori emergenti e aggiornando le strategie per il posizionamento e le creatività in risposta a quanto hanno appreso.
Anche gli inserzionisti che operano all’esterno del settore dei giochi online devono valutare in che modo possono trasmettere un autentico senso di comunità attorno a ciò che offrono. Inoltre, se non l’hanno già fatto, devono pensare a come raggiungere questo pubblico in rapida crescita, altamente coinvolto e con sete di contenuti.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2016/10/videogiochi-mai-usciti-storie-di-impresa.jpg640960Think with Googlehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngThink with Google2020-07-06 15:49:112020-07-08 17:31:00Cosa possono imparare i professionisti del marketing dalle strategie efficaci per l'online gaming
Siamo entrati nella fase 3: perché nessuno compra?
La Customer Experience come asset per fare riemergere il business
Tre traiettorie dove orientare gli sforzi di marketing e business
Siamo entrati da qualche settimana nella fase 3, ma aziende e business faticano ad accorgersene. Si chiama ‘Effetto Caverna’ e può essere riassunto così: in queste condizioni e dopo 3 mesi di stanziamento domestico, chi ha più voglia di rimettere la testa fuori casa?
E così, soprattutto in Europa, mentre ci sarebbe gran bisogno di spendere e tornare (con senno e nel rispetto delle regole) a uscire e consumare per fare ripartire l’economia, noi fatichiamo. Se aggiungiamo poi i timori del futuro imminente, il pranzo è servito.
E allora, cosa possiamo fare come marketer, imprenditori, consulenti e business strategist? La risposta finora ha un nome, ho meglio un acronimo: CX, ovvero Customer Experience. Tutto, o almeno la maggior parte, sta lì. Se le crisi sono gravi ma offrono tante opportunità ai pensatori laterali, comprendere per davvero cosa vogliono i consumatori e come deliziare le persone oggi – qualcosa di molto diverso rispetto a 3 mesi fa – è decisivo.
Cosa significa Customer Experience e perché oggi più che mai è decisiva
Partiamo dai fondamentali, ovvero da cosa significa CX.
Per Customer Experience intendiamo le reazioni emotive che i nostri utenti hanno quando entrano in contatto con noi attraverso una comunicazione, un’interazione, un touchpoint, …
il 53% degli executive intervistati valutava la CX una leva di vantaggio competitivo;
di conseguenza, il 45% considerava la gestione della CX una priorità strategica;
nonostante tutto, la stessa percentuale (45%) valutava difficile misurarne il ROI.
Oltre a queste statistiche sfidanti, capiamo un altro motivo per cui oggi, rispetto alla CX, è davvero il tempo di passare dal dire al fare. Perché è cambiato tutto!
I consumatori sono sul divano;
Anche se possono muoversi, valutano questa opzione ancora poco conveniente;
Amazon ha scardinato tanti indecisi digitali, facendo capire loro che con 2 soli click possono avere a casa e il giorno dopo (quasi) tutto ciò che serve;
[Potrei continuare con decine di altre motivazioni…]
Una notizia positiva, è che il consumatore comunque non è sparito; come citato nel punto uno, è ‘semplicemente’ a casa e vuole buoni motivi per spostarsi dalla conca del divano che si è comodamente creato in queste settimane di remote working e social distancing. Dopo le settimane dell’empatia digitale, dove tutte le ricerche – in primis, quella di McKinsey legata a come declinare la Customer Experience al tempo del Coronavirus – erano concordi sulla necessità di rimanere digitalmente vicini ai clienti, dobbiamo adesso passare all’azione.
Tre stimoli di Customer Experience a prova di Covid-19
Ne abbiamo sentiti tanti, forse troppi: webinar, consigli, white paper, ricerche più o meno solide contenenti le linee guida per reinventare il dialogo con i customer.
Ma poi, cosa funziona davvero? Da tutto questo mare magnum di stimoli e contenuti, ti riporto tre pensieri su cui consiglio di ragionare e iniziare a lavorare.
Pensa poli-canale, non (più) omni-canale
Ivan Ortenzi – Chief Innovation Evangelist del Gruppo BIP – ha provato a tracciare una nuova architettura dell’esperienza. Tra gli stimoli, uno mi sembra particolarmente efficace: almeno per un po’ di tempo, sarà difficile pensare omni-canale.
Se per anni abbiamo disegnato e progettato con il cliente al centro, semplicemente adesso il cliente al centro non vuole stare. Ha paura, preferisce mettersi di lato o non esserci proprio. Alcuni canali, dunque, saranno molto meno efficaci rispetto a prima: uno tra tutti lo store fisico. Il suo suggerimento è di pensare invece poli-canale, dando la precedenza ad alcuni touch-point rispetto ad altri.
Tieni comunque il mindset omni-canale nel tuo cassetto in ufficio: tornerà, tornerà. ?
Ripensa gli spazi
A proposito di precedenze, è indubbio che gli spazi fisici stanno soffrendo. Già soffrivano in parte prima del Coronavirus, ora fanno proprio fatica a riemergere. Non parlo solo del +400% che ha segnato l’eCommerce nelle ultime settimane: come anticipato le persone hanno paura, temono il contatto diretto, e in generale non vivono una bella esperienza in store con tutta quell’amuchina e quei guanti.
L’ultima trimestrale Inditex – il gruppo di Zara, per intenderci – non lascia spazio a dubbi ed è ben analizzata sul suo blog da Romano Cappellari, Professore di Marketing e Retailing: saranno chiusi nel triennio 1.000-1.200 punti vendita (il 13-16% della rete attuale e il 10-12% della superficie complessiva), ma nonostante queste chiusure la superficie complessiva della rete fisica è destinata a crescere del 2,5% annuo per effetto di 450 nuove aperture. Saranno negozi più grandi, più belli, più sostenibili e in grado di offrire una migliore Customer experience completamente integrata con l’esperienza online.
Già, l’online… non pensare che anche gli spazi digitali non debbano essere rivisitati. Come ho avuto modo di sottolineare in un recente articolo pubblicato sul mio blog, qualsiasi trasformazione digitale deve partire dai disobbedienti. Troppo spesso progettiamo per noi, o anche solo per una personas ‘media’: di ceto medio, di consapevolezza digitale media, e così via. Dobbiamo invece progettare per coloro che di digitale non capiscono molto, che fanno fatica ad avvicinarsi per via delle paure che solo il nome mette. La UI di Amazon è brutta, diciamocelo. Ma funziona benissimo. Pensa a spazi digitali a prova di… chiunque.
Rispetta il cliente
Una banalità, vero?
Quello del(la) cliente al centro è un grande mantra, che ogni tanto si perde in moda o in semplice linguaggio. Basta dire ‘Customer Centricity’ e pouf, ci sentiamo in pace verso il customer: stiamo facendo la cosa giusta, qualunque cosa sia. Tale dinamica ci fa perdere il contatto reale con le persone. Altre volte, il troppo successo ci rende sbruffoni e poco rispettosi, quasi come di così tanti clienti non ne avessimo bisogno. Quante volte abbiamo dovuto fare la fila, al caldo, per entrare in un posto? E quante volte abbiamo avuto a che fare con un front office poco cortese? Tutti abbiamo notato il cambio di orientamento della forza vendita nel post Covid-19: grandi saluti, grandi cerimoniali, grandi sorrisi (nascosti dalla mascherina, ma l’occhio non mente). Il problema, è che questo dovrebbe essere lo standard!
Approfitta di queste settimane per fare formazione di Customer Centricity ai sales assistant e a tutte le persone che si interfacciano giornalmente con gli utenti: è una buona occasione per allacciare i rapporti con clientela nuova, o per riscoprire un ‘pezzo’ di customer base che se ne stava lì, dormiente.
Magari seguendo casi eccellenti come Gucci, che ha nella boutique Gucci Wooster di New York ha sperimentato un nuovo modello di vendita attivando i Gucci Connectors. I visitatori sono infatti accolti da questo gruppo di ambasciatori della marca, il cui scopo sarà quello di coinvolgere i clienti nel brand storytelling. Il loro scopo? Non è solo la vendita, ma piuttosto la creazione di un legame profondo fra Gucci e il cliente.
Il rispetto del(la) cliente passa anche però da tutte le variabili che compongono il prodotto, prezzo compreso. L’economia ci insegna che il rapporto tra il prezzo di un servizio e il suo costo determina il markup che desideriamo ottenere. La riorganizzazione degli spazi, dei servizi e di molto altro che Covid-19 ha reso necessaria ha comportato per tutti investimenti più o meno ingenti, certamente sostanziosi. Diversi giornali hanno riportato una presunta tassa Covid-19 che alcuni commercianti e imprenditori hanno esplicitamente incluso nello scontrino mostrato al cliente finale.
Mi trovo ancora una volta pienamente d’accordo con l’analisi di Romano Cappellari: se certamente le spese ci sono state a discapito dell’efficienza e dei margini, considerare i costi il principale riferimento per determinare il prezzo è sbagliato. Il cliente oggi compra la maggior parte dei prodotti e dei servizi perché vuole sentirsi coccolato, servito, e desidera vivere un’esperienza. Paga volentieri per questo motivo; considera invece implicito che il prezzo copra anche il fatto che vengano adottate tutte le precauzioni e le norme attualmente in vigore per la migliore igiene, qualunque esse siano e qualunque cosa esse comportino.
In effetti, è anche generalmente poco interessato a capire che impatto abbiano tali precauzioni sui costi di chi gli fornisce il servizio. Evita dunque di mostrare la tassa Covid-19 e concentrati al contrario su come incrementare il valore percepito dell’offerta attraverso l’esperienza più opportuna: se il cliente è disposto già a pagare 40 Euro per un servizio completo, forse puoi proporgli un’esperienza ancora più ricca capace di inglobare implicitamente i costi sostenuti? Così facendo, tra l’altro, quando in futuro i protocolli di sicurezza consentiranno di tornare a una maggiore efficienza potrai anche godere di un incremento del markup.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/06/Starbucks.jpg5121024Alberto Maestrihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngAlberto Maestri2020-06-23 14:54:472020-06-24 18:04:16La roadmap e il mindset per reinventare la tua Customer Experience
Il momento storico in cui siamo stati catapultati, ha davvero scosso i nostri animi. Siamo stati costretti a reinventarci e pensare a nuovi possibili modi di vivere, interagire e lavorare.
In particolare il lavoro da remoto e la sua diretta evoluzione, lo smart working, sono diventate parole chiave fondamentali di questo cambiamento, per garantire la business continuity.
Rispondere in modo efficace a questa nuova necessità presuppone lo sviluppo di un percorso di cambiamento organizzativo che possa attivare ilframework per avviare, sostenere e scalare una iniziativa di smart working.
Una’analisi dettagliata sulla nuova normalità: gli impatti su persone, organizzazioni e processi di lavoro;
Come attivare un progetto di Smart Working, dalle strategie al framework;
Le piattaforme abilitanti il remote working e lo smart working;
From face to screen: pratiche virtuose per riunioni e presentazioni da remoto.
Una nuova frontiera
Come aiutare le imprese a lavorare con queste nuove dinamiche in modo efficace? Come far evolvere l’organizzazione dal lavorareremote al lavoraresmart? Come scalare un reale processo smart in un’organizzazione complessa?
La guida si pone l’obiettivo di aiutare imprenditori, manager, HR a comprendere i punti saldi di questo nuovo modo di lavorare e applicarli nelle proprie aziende, al fine di trasformarle in vere smart organization.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/06/Creator_studio_Cover-1.jpg600900Redazionehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRedazione2020-06-15 13:07:052020-06-16 11:07:06Come far evolvere l’organizzazione dal Remote Working allo Smart Working: scopri la Guida Interattiva Ninja
Viviamo tempi incredibilmente complessi e sfidanti. La pandemia Covid-19 ha scosso le fondamenta del mondo per come lo conosciamo: come ogni crisi improvvisa, ci ha costretto a trovare nuovi modi di pensare, interagire e soprattutto lavorare. Infatti in una manciata di giorni le nostre aziende hanno dovuto cambiare radicalmente processi e operatività, e ci siamo tutti ritrovati a lavorare a distanza, come membri e leader di team virtuali.
Abbiamo quindi creato una guida interattiva focalizzata su un aspetto importantissimo di questo cambiamento: il lavoro da remoto, remote working o remotely working in inglese, e la sua diretta evoluzione, lo smart working, parole a volta abusate che rappresentano però sfide centrali per garantire la business continuity.
Come aiutare le imprese a lavorare con queste nuove dinamiche in modo efficace? Come far evolvere l’organizzazione dal lavorare remote al lavorare smart? Come scalare un reale processo di smart working in un’organizzazione complessa?
Questa guida si pone l’obiettivo di aiutare imprenditori, manager, HR a comprendere i punti saldi di questo nuovo modo di lavorare e applicarli nelle proprie aziende, al fine di trasformarle in vere smart organization.
Gli autori Federica Bulega, Corporate Training Manager Ninja Academy, e Alessandro Prunesti, Consulente Senior in HR Digital Transformation e Digital Marketing, ti guideranno verso paradigmi e nuovi modelli lavorativi.
Che cosa trovi nella guida?
La nuova normalità: gli impatti su persone, organizzazioni e processi di lavoro
La necessità di organizzazioni “Change-able”
Dal remote working allo smart working
Facciamo chiarezza sulla differenza tra smart working e remote working
I principali vantaggi dello Smart Working
I principali rischi dello smart working
Come attivare un progetto di Smart Working
Strategie e tecniche per superare le resistenze
Il framework per avviare, sostenere e scalare una iniziativa di smart working
Fase 1: Definire la sfida
Fase 2: Mobilitare l’organizzazione
Fase 3: Focalizzare gli investimenti
Fase 4: Rendere scalabile il progetto
Le piattaforme abilitanti il remote working e lo smart working
Piattaforme di Enterprise Productivity
Piattaforme verticali per la collaboration
Soluzioni a supporto delle attività di video conference
Management skills: gestione di team virtuali
From face to screen: pratiche virtuose per riunioni e presentazioni da remoto
Il framework degli aspetti operativi e di comunicazione
La guida interattiva Ninja Pro per i manager e professionisti.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/04/1200x628-1.jpg6281200Federica Bulegahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFederica Bulega2020-06-10 11:49:132021-10-01 11:55:12Dal Remote Working allo Smart Working: come evolve il lavoro nelle organizzazioni
La tecnologia spinge oggi le aspettative dei clienti a nuovi livelli e in questo contesto professionisti e responsabili del marketing diventano promotori di relazioni significative ben oltre il primo acquisto.
Sulla scia della pandemia di COVID-19, gli standard di coinvolgimento dei clienti stanno cambiando ancora una volta e i marketer sono in prima linea nell’innovazione, come mostrano i dati raccolti da Salesforce nella sesta edizione della ricerca “State of Marketing”.
Le aspettative e i comportamenti dei consumatori, delle imprese e della società in generale stanno cambiando con una velocità e una portata senza precedenti. I marketer sono sotto un’enorme pressione per rivedere i loro modelli organizzativi e l’uso della tecnologia, per questo l’innovazione è la priorità numero uno nel settore.
Mentre i clienti imparano una serie di “nuove norme”, personalizzazione ed empatia non sono mai state così importanti. La consegna di messaggi e offerte in linea con le esigenze e le aspettative uniche di ciascun cliente richiede una profonda comprensione.
I responsabili marketing stanno cambiando il modo in cui si procurano e gestiscono i dati e stanno incrementando l’uso di tecnologie come l’intelligenza artificiale che li aiutano a sfruttarli al meglio. La crescita nell’adozione dell’AI è pari al 186% dal 2018.
Man mano che le aziende passano dalla comprensione di questa crisi alla ripresa e all’adattamento, i marketer hanno l’opportunità unica di trasformare le relazioni con i clienti in valore commerciale. Tenendo sempre più traccia di metriche come la soddisfazione del cliente, l’impegno digitale e il valore del cliente possono oggi ottenere un quadro olistico di ciò che funziona e ciò che non funziona nel customer journey.
I marketer B2B, infine, hanno un ruolo particolarmente importante nella crescita del business attraverso l’Account-Based Marketing (ABM).
Per scoprire più nel dettaglio gli insight del settore, Salesforce Resarch ha intervistato quasi 7.000 leader del marketing in tutto il mondo.
“Le interviste risalgono a gennaio e febbraio, prima dell’emergenza Covid-19, ma pensiamo che i risultati, alla luce di ciò che è successo, oggi abbiano ancora più valore”, ha spiegato in una conferenza stampa Stefano Cassola, Head Corporate Communications Italia e Spagna di Salesforce.
Sono questi i due aspetti che mettono oggi sotto pressione i marketer. Mentre le aziende cercano di connettersi con le persone e di costruire la fiducia in tempi incerti, l’esperienza del cliente è diventata più importante che mai.
L’84% dei clienti afferma che l’esperienza che un’azienda fornisce è importante quanto i suoi prodotti e servizi – in aumento rispetto all’80% del 2018.
Oggi l’88% degli high performer marketer guida iniziative di customer experience nelle organizzazioni, rispetto al 68% degli underperformer. Ma il cambiamento di mentalità e l’esecuzione sul campo sono due cose molto diverse, e molti marketer faticano a far corrispondere le operazioni alle aspirazioni. Meno della metà delle organizzazioni di marketing tiene traccia del customer lifetime value (LTV).
Innovazione significa fondamentalmente adattamento al cambiamento e questo è un punto critico nel momento storico nel quale ci troviamo. Già prima della pandemia COVID-19 , i responsabili del marketing riconoscevano nell’innovazione la loro massima priorità.
L’impegno innovativo in tempo reale non è un’impresa facile, per questo strumenti e tecnologie migliorate completano le principali priorità di marketing del 2020. Tuttavia, i responsabili del marketing riconoscono che raggiungere i loro ambiziosi obiettivi sarà una sfida.
Una rivalutazione dei budget per una nuova era
I budget di marketing erano costituiti da una gamma diversificata di attività che andavano ben oltre la pubblicità. Come tutti i leader aziendali, i CMO stanno ora rivalutando le voci di spesa.
“Ogni leader deve essere adattabile in tempi senza precedenti come questi, quando si pensa alla strategia e al budget. […] Nel breve termine, tattiche come fiere e pubblicità potrebbero essere ridotte o messe in pausa, ma gli investimenti in tattiche come l’ABM, il content marketing e la tecnologia rimangono fondamentali“, osserva Phil B. Clement Chief Marketing Officer di Johnson Controls.
“Ora è il momento di riaffermare i fondamenti del brand ai consumatori che si sono fidati di voi prima di COVID-19. Questo è ciò che dovrebbe guidare qualsiasi strategia di budget e tutte le decisioni di aggiustamento”, spiega Doug Zarkin Chief Marketing Officer di Pearle Vision.
Guardare avanti, ecco i prossimi marketing trend
I marketer – insieme al resto del mondo – si trovano oggi ad affrontare una crisi. Ma con il passare del tempo, il business si riprenderà, la fiducia aumenterà, e un ritrovato apprezzamento per l’innovazione si farà strada. I professionisti del settore si aspettano che i prossimi 10 anni portino grandi impatti di trasformazione dal punto di vista delle nuove tecnologie e ma anche degli sviluppi della società.
“La crisi Covid-19 sta costringendo i marketer italiani a ripensare ogni aspetto della propria attività, dalla definizione delle priorità e delle sfide strategiche, alle competenze tecnologiche e di team di cui avranno sempre più bisogno per migliorare sempre più la customer experience nella nuova normalità”, ha dichiarato Andrea Buffoni, Regional VP di Salesforce Marketing Cloud.
Da un punto di vista tecnologico, i marketer si aspettano che le reti wireless 5G avranno il maggiore impatto sul loro lavoro, ma anche la legislazione e i cambiamenti sociali sono destinati a trasformare ulteriormente il marketing.
Vuoi saperne di più sullo Stato del Marketing e sui trend del settore? Approfondisci conil sesto report “State of Marketing” di Salesforce.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/05/marketing-trend-salesforce.jpg466942Ninja Partnerhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngNinja Partner2020-06-08 11:00:322020-06-09 18:05:25State of Marketing: trend e insight da un'era di cambiamento globale
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