Adobe annuncia di aver stipulato un accordo di fusione, di circa 20 miliardi di dollari, per acquisire Figma, la piattaforma di progettazione collaborativa leader nel web design.
Si tratta di un’operazione finanziaria che passerà alla storia: la notizia ha difatti colto di sorpresa un intero comparto creativo.
La missione di Adobe è da sempre quella di cambiare il mondo attraverso le esperienze digitali. Oggi tutto il settore deve molto agli strumenti e alle piattaforme di Adobe.
Nel corso della storia le innovazioni della software house statunitense hanno toccato miliardi di vite in tutto il mondo: dall’editing creativo di Photoshop ai documenti elettronici all’avanguardia col formato PDF, passando per altre rivoluzionarie piattaforme.
Il mondo Adobe si è evoluto nel tempo e continua a cambiare.
La missione di Figma è aiutare i team a collaborare visivamente e a rendere il design accessibile a tutti.
Fondata da Dylan Field ed Evan Wallace nel 2012, l’azienda ha aperto la strada al design dei prodotti sul web.
Oggi consente a tutti coloro che progettano applicazioni web e mobile interattive di collaborare attraverso flussi di lavoro multiplayer, sofisticati sistemi di progettazione e un ricco ecosistema di sviluppatori.
“La combinazione di Adobe e Figma è trasformativa e accelererà la nostra visione per la creatività collaborativa” ha affermato Shantanu Narayen, presidente e CEO di Adobe.
Figma ha attratto una nuova generazione di designer, sviluppatori e studenti.
Insieme, Adobe e Figma re-immagineranno il futuro della creatività e della produttività, con l’obiettivo di accelerare la creatività nel web.
L’intenzione è anche quella di accrescere la progettazione dei prodotti e di ispirare le community globali di creator, designer e sviluppatori.
La società con il nuovo assetto avrà un’enorme opportunità di mercato e sarà capace di generare valore significativo a tutti i livelli: per i clienti, gli azionisti e l’industry.
Adobe e Figma condividono la passione di aiutare le persone e i team a essere più creativi e produttivi. Con l’ampio portafoglio di prodotti, la società combinata avrà una rara opportunità di alimentare il futuro del lavoro unendo capacità di brainstorming, condivisione, creatività e collaborazione.
Il web è diventato onnipresente e sta rendendo più facile la creazione congiunta dei team.
Le app digitali sono al centro della nostra vita personale e professionale, stanno creando una crescita esplosiva nell’ambito del product design. I creator sono chiamati quotidianamente a creare un volume crescente di contenuti in stretta collaborazione.
Le capacità multiplayer web-based di Figma accelererà la distribuzione delle tecnologie Creative Cloud di Adobe sul Web, rendendo il processo creativo più produttivo e accessibile a più persone.
Al termine della transazione, Dylan Field, co-fondatore e CEO di Figma, continuerà a guidare il suo team, riportando a David Wadhwani, Presidente Digital Media Business di Adobe.
Fino alla chiusura della transazione, ciascuna società continuerà ad operare in modo indipendente.
Il fondatore di Patagonia, Yvon Chouinard, che in precedenza aveva già espresso una certa riluttanza ad accumulare ricchezza, sta cedendo la sua azienda.
L’azienda di abbigliamento outdoor sarà ora nelle mani di una onlus e senza scopo di lucro. Tutti i profitti futuri saranno donati per aiutare a combattere il cambiamento climatico, secondo quanto ha annunciato la società mercoledì.
La notizia, condivisa prima internamente con collaboratori e dipendenti, è stata poi annunciata con una lettera aperta di Yvon Chouinard che ha come titolo: “La Terra è ora il nostro unico azionista“, pubblicata sul sito modificato per l’occasione.
Il fondatore di Patagonia “dona” l’azienda a una onlus
“È passato mezzo secolo da quando abbiamo iniziato il nostro esperimento di business responsabile“, ha detto Chouinard, 84 anni. “Se c’è ancora speranza di vivere su un pianeta sano tra 50 anni, questa richiede a tutti noi di fare tutto il possibile con le risorse che abbiamo. In quanto leader aziendale che non avrei mai voluto essere, sto facendo la mia parte“.
E ha aggiunto: “Invece di estrarre valore dalla natura e trasformarlo in ricchezza, stiamo usando la ricchezza creata da Patagonia per proteggerne la fonte. Stiamo rendendo la Terra il nostro unico azionista. Sono seriamente intenzionato a salvare questo pianeta”.
Il Patagonia Purpose Trust controllerà tutte le azioni con diritto di voto della società (2%), mentre Holdfast Collective, un’organizzazione no profit per il cambiamento climatico, deterrà tutte le azioni senza diritto di voto (98%).
Chouinard, che attualmente è un membro del consiglio, ha dichiarato che sebbene cercasse di combattere il cambiamento climatico, si è reso conto che la sua azienda stava contribuendo ad esso e si è messo a pensare a come risolvere la situazione.
Un’opzione era venderla e donare il ricavato, ma Chouinard si è detto preoccupato che i nuovi proprietari potessero non avere gli stessi valori o mantenere i livelli occupazionali dell’azienda.
L’altra opzione era quella di diventare un’entità quotata in borsa.
“Che disastro sarebbe stato“, ha poi dichiarato. “Anche le società pubbliche con buone intenzioni sono sottoposte a troppa pressione per l’obiettivo creare guadagni a breve termine a scapito della vitalità e della responsabilità a lungo termine“.
Patagonia rimarrà una B Corp e continuerà a donare l’1% dei suoi guadagni a gruppi ambientalisti e la leadership rimarrà invariata. La famiglia Chouinard guiderà anche il Patagonia Purpose Trust, eleggendo e supervisionando il CDA.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/09/Patagonia-cede-lazienda-a-una-onlus.jpg487747Fabio Casciabancahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFabio Casciabanca2022-09-15 14:24:012022-09-16 10:54:32Il fondatore di Patagonia "dona" l'azienda a una onlus per combattere il cambiamento climatico
In Italia, il 39% dei merchant Shopify vende all’estero, per un totale del 27% delle vendite generate fuori dal nostro Paese. A dirlo è una recente indagine interna condotta da Shopify che rivela, ancora una volta, quanto sia amato all’estero il Made in Italy.
Stando ai numeri, nel 2021, più di 11 milioni di consumatori nel mondo hanno acquistato da un negozio italiano su Shopify, per un totale di oltre il 28% del traffico verso gli store Shopify tricolore proveniente, in media, da 5 mercati internazionali. Con Stati Uniti in pole position, seguiti da Germania e Francia.
Le evidenze dimostrano che c’è una chiara opportunità per i merchant – non soltanto italiani – di espandersi in nuovi mercati e far crescere gli affari a livello internazionale. Una tendenza che si conferma in tutta la regione EMEA, con una spesa dall’estero verso i merchant Shopify dell’area cresciuta del 117,5% nel 2021 e del 28,7% nel primo trimestre 2022.
Shopify da sempre aiuta i merchant indipendenti di ogni dimensione a vendere cross-border. A questo scopo, nel settembre 2021 ha lanciato Shopify Markets, una piattaforma di gestione centralizzata che permette ai merchant su Shopify di fare business in nuovi mercati, direttamente da un unico store.
A un anno di distanza, potenzia l’offerta con il lancio di Shopify Translate & Adapt, una nuova app che aiuterà i merchant a localizzare in modo rapido e accurato le proprie vetrine, traducendole automaticamente e manualmente in diverse lingue, per una customer journey senza intoppi.
La localizzazione e la traduzione dei contenuti, infatti, hanno un impatto sostanziale sulle vendite, aumentando il GMV del 13%.
“Per vendere con successo all’estero, occorre gestire molti fattori: tasse, dazi, spedizioni, prezzi, lingua e pagamento, il più delle volte anche senza esperienze internazionali pregresse. In Shopify, gestiamo le complessità per permettere ai merchant di focalizzarsi sul business, sulla relazione con i propri clienti e sulla gestione di un’attività commerciale all’estero, spesso sfidante seppur con alto e riconosciuto potenziale di crescita” afferma Paolo Picazio, Country Manager Italia.
“Con Shopify Markets prima e con Shopify Translate & Adapt ora, diamo la possibilità a chiunque lo desideri di raggiungere nuovi mercati esteri senza preoccupazioni e cogliere così le opportunità che derivano dalla vendita cross-border”, conclude Picazio.
Nel concreto, grazie a Translate & Adapt i merchant italiani potranno:
Utilizzare una combinazione di traduzioni manuali e automatiche per mettere a punto e perfezionare i contenuti tradotti per raggiungere clienti multilingue.
Adattare contenuti personalizzati per ogni mercato. Per esempio, fare attenzione alle sfumature e ai dialetti nelle singole lingue, come “pants” e “trousers” quando fanno
riferimento ai pantaloni rispettivamente in inglese americano e britannico.
Aggiungere o rimuovere righe dalle descrizioni dei prodotti per riflettere meglio come i singoli prodotti potrebbero essere utilizzati o referenziati in Paesi diversi.
Adattare il contenuto nella pagina delle domande frequenti o di contatto per indirizzare meglio le richieste dei clienti.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/09/Shopify-Translate-Adapt.jpg6001026Fabio Casciabancahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFabio Casciabanca2022-09-14 12:05:112022-10-04 10:20:42Shopify potenzia le soluzioni per vendere il Made in Italy all’estero
L’aumento dei costi per l’energia ha messo tutti in allarme: in soccorso arrivano i pannelli solari IKEA, in un kit fai da te che promette di farci risparmiare sui costi dell’energia.
Assieme alle diverse soluzioni proposte e consigliate dagli esperti, come spegnere l’acqua di cottura della pasta dopo l’ebollizione e fare docce più brevi, una possibile soluzione in grado di limitare la spesa arriva dall’azienda svedese: dalla collaborazione del colosso del mercato dell’arredamento con il produttore di pannelli solari Wolmann nasce SOLSTRÅLE, un insieme di soluzioni fotovotaiche che dovrebbe consentire a chiunque di produrre energia da fonti rinnovabili.
L’obiettivo della partnership tra IKEA e Wolmann è quello di permetterci produrre energia a un prezzo accessibile in impianti domestici, ma non va sottovalutato neppure l’aspetto di tutela ambientale: l’utilizzo di fonti rinnovabili, affiancato al tradizionale consumo di energia prodotta da fonti fossili, può contribuire a ridurre i livelli di emissione di CO2, in modo da rendere il nostro impatto sul pianeta più sostenibile.
“Vogliamo offrire alle persone la possibilità di vivere in modo più sostenibile ed è per questo che ci concentriamo su prodotti dal prezzo accessibile ed efficienti dal punto di vista delle risorse e dell’energia. Con pannelli solari domestici, hot dog vegetariani e soluzioni per il risparmio energetico, stiamo aiutando la maggioranza delle persone a creare case più sostenibili” si legge sul sito del colosso svedese.
SOLSTRÅLE di IKEA è attualmente la soluzione più economica disponibile sul mercato e, se l’installazione sarà semplice come il montaggio dei mobili a cui l’azienda ci ha abituato, possiamo scommettere che si trasformerà in un successo, considerata l’importanza del tema che in questi mesi il rincaro dei costi energetici sta assumendo.
Secondo quanto dichiarato sulla pagina ufficiale del prodotto, per montare il sistema sulla propria abitazione si partirà da un sopralluogo tecnico di Wolmann, che definirà la fattibilità e individuerà il settaggio migliore per il kit rispetto all’immobile.
Sembra chiaro quindi che il prodotto si rivolge espressamente a piccole abitazioni indipendenti invece che a un contesto urbano popolato da edifici che richiedono certamente un dispendio energetico maggiore.
I pannelli andranno poi accoppiati ad accumulatore e inverter per rendere disponibile l’energia anche durante le ore del giorno in cui il sistema non produce a causa della mancanza di sole (nelle ore notturne, ad esempio) o in condizioni di cielo nuvoloso.
La linea di questi prodotti sostenibili, come detto, risulta abbastanza economica: i pannelli solari IKEA costano 5.490 euro; è il prezzo di listino per il prodotto base SOLSTRÅLE di IKEA da nove pannelli (anche se sono disponibili soluzioni più performanti). prezzo che viene ridotto del 50% grazie allo sconto immediato in fattura previsto dall’Ecobonus.
“Siamo consapevoli del fatto che sempre più persone vogliono ridurre il proprio impatto sul pianeta, ma sappiamo anche che molte non sanno come farlo. Per facilitare il compito, ci concentriamo su alcuni aspetti fondamentali: energia, aria, acqua e rifiuti“.
Ridurre l’impatto sul pianeta e sul nostro portafoglio (magari aumentando quello sulle vendite di IKEA).
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/09/pannelli-solari-ikea.jpg5481080Fabio Casciabancahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFabio Casciabanca2022-09-09 09:34:012022-09-17 20:15:58IKEA lancia un kit di pannelli solari per risparmiare sulle bollette elettriche
Poche semplici parole diffuse anche sull’account ufficiale Instagram per annunciare la triste notizia:
Una dichiarazione di Sua Maestà il Re: La morte della mia amata Madre, Sua Maestà la Regina, è un momento di più grande tristezza per me e per tutti i membri della mia famiglia. Piangiamo profondamente la dipartita di una cara Sovrana e di una Madre tanto amata. So che la sua perdita sarà profondamente sentita in tutto il paese, nei Regni e nel Commonwealth, e da innumerevoli persone in tutto il mondo. In questo periodo di lutto e cambiamento, io e la mia famiglia saremo confortati e sostenuti dalla nostra conoscenza della stima e del profondo affetto in cui The Queen era così ampiamente tenuta.
Un’icona POP
Da quando nel 1952 diventò regina, alla morte del padre, è sempre stata una figura di riferimento non solo a livello politico rappresentando il Regno Unito, ma anche una vera e propria icona POP.
Come dimenticare le mille sfumature dei suoi abiti e cappellini nelle occasioni ufficiali? Oppure i cagnolini al suo seguito durante le battute di caccia che sottolineavano uno spirito avventuroso e al tempo stesso autoritario?
Gli abiti colorati della Regina Elisabetta II – Source: people.com
Nel lunghissimo regno di Queen Elizabeth il mondo è cambiato e il marketing con lui. Ripercorriamo insieme i principali step di questa evoluzione di cui a volte anche la Regina è stata protagonista tra comunicazione, social media e pubblicità.
1950: gli anni d’oro del marketing e dell’incoronazione della Regina Elisabetta
Spesso considerati l’inizio dell’età dell’oro del marketing, gli anni Cinquanta hanno migliorato il modo in cui gli operatori potevano comunicare con le masse.
Va da sé che radio, giornali e riviste erano ancora canali estremamente importanti: il numero di lettori di giornali non era mai stato così alto.
Ma i miglioramenti sostanziali apportati al televisore a tubo catodico e l’introduzione della radio a transistor furono rivoluzionari e permisero ai marketer di alzare l’asticella grazie a un accesso al pubblico su più canali e piattaforme, come mai avevano fatto prima.
Anche la teorie di marketing si evolvevano di pari passo con questi progressi tecnologici. Non passò molto tempo prima che prendesse forma anche il fidato alleato del marketer, il punto di vendita unico (USP), coniato da Rosser Reeves. I brand iniziavano a studiare frasi uniche e veloci per consolidare la loro identità e il loro prodotto nella mente del consumatore.
1960
Gli anni Sessanta segnarono un altro decennio esplosivo per i progressi tecnologici che avrebbero avuto un grande impatto sul settore del marketing, tanto che un’intera serie di successo, Mad Men, parla proprio di questo.
La stampa, la TV e la radio rimasero forti in questo decennio, ma anche un nuovo media prese rapidamente piede: il direct mail.
Inizialmente si trattava di un’attività su scala macro, con campagne inviate alle masse nella speranza di ottenere un ampio richiamo.
L’introduzione della posta elettronica personale aprirà poi la strada a un nuovo tipo di marketing, poiché era possibile utilizzare più informazioni demografiche per rivolgersi a gruppi più piccoli.
Naturalmente, il sistema non sarebbe decollato fino alla diffusione di Internet, che, nonostante sia stato creato nel 1969, è diventato parte integrante della vita quotidiana solo molto più tardi.
1970
Non sorprende che questo decennio sia stato definito “il decennio dell’Io“, poiché ha rappresentato un chiaro spostamento verso l’individualismo.
Negli anni ’70, più persone che mai hanno avuto il televisore in casa e di conseguenza è diventato una parte importante della nostra cultura. Non passò molto tempo prima che la pubblicità televisiva prendesse vita con il colore, nel 1972.
L’aggiunta di più canali diede ai consumatori una maggiore scelta su ciò che volevano guardare, il che a sua volta significava che i marchi dovevano pensare al motivo per cui i consumatori avrebbero scelto di guardare la loro pubblicità.
Il marketing basato sui prodotti lasciò il posto agli “annunci comparativi” e i pubblicitari iniziarono a riconoscere l’impatto che la messaggistica carica di emozioni poteva avere sulle persone.
La regina Elisabetta II – Queen Elizabeth II, on the internet, in 1976.PHOTO: PETER KIRSTEIN
Negli anni ’70 anche il web stava diventando più importante, soprattutto per le agenzie, che potevano condurre ricerche di mercato migliori e, di conseguenza, condurre campagne segmentate. Era l’inizio del marketing incentrato sul cliente che conosciamo oggi.
1980
Spesso evocati con grande nostalgia e orgoglio, ma anche etichettati da alcuni come il decennio dell’avidità, gli anni ’80 sono stati il periodo in cui la tecnologia informatica per uso personale è decollata.
Le prime versioni del computer portatile di cui oggi non possiamo fare a meno furono create a metà del decennio da giganti della tecnologia come Apple e Microsoft.
La diffusione del computer ha fatto sì che il desktop publishing diventasse di uso comune, offrendo anche alle aziende più piccole la possibilità di produrre campagne dall’aspetto professionale. Anche il telemarketing ha iniziato a prendere forma negli anni ’80.
Nel 1989, il web si diffuse a livello mondiale e i miglioramenti nei database permisero ai marketing manager di continuare ad aumentare gli sforzi di segmentazione per ottenere risultati migliori.
1990
Negli anni ’90, Internet stava diventando più accessibile grazie a Netscape e Internet Explorer, erano nati siti di eCommerce come Amazon ed eBay e il numero di utenti a livello globale stava aumentando in modo esponenziale.
L’email sarebbe diventata il nuovo canale di outbound marketing e gli indirizzi sarebbero stati raccolti in iniziative strategiche online. Verso la fine del decennio, nel 1998, fu fondata Google, che presto il marketing digitale arrivò alle masse.
2000
L’inizio del nuovo millennio ha segnato una nuova era nel marketing: basti pensare al lancio degli annunci di Google, a Google Analytics nel 2005 e, naturalmente, ai social media.
Il marketing stava diventando più accessibile a un numero maggiore di persone. Inoltre, l’approccio pay as you go di Google, unito a programmi di incentivi ben posizionati, ha convinto le aziende di tutte le dimensioni a immergersi nell’oceano digitale.
La nascita dell’Advertising Exchange e dell’RTB all’inizio del secolo ha livellato il campo di gioco, consentendo ai marchi più piccoli, che in precedenza non avrebbero potuto permettersi di mettere il proprio nome sulle grandi testate, di acquistare spazi e di utilizzarli in modo adeguato ai propri obiettivi di marketing e al proprio pubblico, anche se con una rigorosa targettizzazione.
Il decennio hanno visto la creazione di piattaforme di social media come LinkedIn nel 2002, Facebook nel 2004 e YouTube nel 2005. Questo, insieme al lancio del primo iPhone nel 2007, ha fatto sì che il marketing fosse sulla buona strada per diventare quello che conosciamo oggi.
2010 e oltre
Inizia l’ascesa dell’influencer marketing: partito nel decennio precedente si è diffuso a macchia d’olio negli anni dal 2010 in poi, e il lancio di Instagram nel 2010 e di TikTok nel 2016 non ha fatto altro che alimentare la fiamma.
Sebbene il concetto di influencer marketing esista tecnicamente da più tempo, il lancio e l’ascesa dei canali dei social media ha reso possibile a chiunque diventare un influencer. Tutto ciò che occorreva era l’accesso a Internet, un indirizzo email e un seguito di nicchia.
Instagram è stato un enorme catalizzatore dell’era dell’influencer marketing sui social media, in cui le celebrità e i “micro influencer“, vengono pagati per promuovere prodotti e servizi ai loro fedeli seguaci.
L’ultimo decennio fino a oggi si è concentrato sul realismo sociale e sulla pubblicità consapevole. I social influencer hanno svolto un ruolo significativo nel creare una maggiore relazionalità con i brand rispetto all’uso esclusivo di attori selezionati in passato.
In un cambiamento di tono generale, spesso le campagne più popolari e di successo sono quelle più consapevoli di sé.
Cosa ci aspetta adesso
Se si considera quanto è cambiato negli ultimi 70 anni, le possibilità dei prossimi 70 sembrano illimitate.
L’abbandono dei cookie segna il prossimo grande cambiamento nel marketing. Il targeting contestuale e semantico regnerà probabilmente sovrano e perderemo l’accesso alla misurazione precisa dell’attribuzione a cui siamo abituati. Questo aprirà le porte a formati meno tradizionalmente attribuibili come l’audio e la TV connessa? Resta da vedere, ma sembra plausibile un boom dell’innovazione in cui il buon senso e la memorabilità hanno più peso dei tassi di conversione.
Se è vero che il metaverso è già in atto da qualche decennio, sarà all’altezza della visione di Mark Zuckerburg? Chi lo sa, ma una cosa è certa: probabilmente trasformerà il marketing come lo conosciamo oggi, rendendo potenzialmente la vita più facile in ogni scenario.
La fantascienza sembra sempre più una realtà scientifica. Che lo si ami o lo si odi, Elon Musk ha dei piani piuttosto radicali per il futuro. Potrebbe portare la pubblicità direttamente al nostro cervello? O forse al digital out-of-home su un altro pianeta?
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/09/regina-elisabetta-seconda.jpg508834Fabio Casciabancahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFabio Casciabanca2022-09-08 20:42:502022-09-11 20:36:11Come si è evoluto il marketing durante il Regno della Regina Elisabetta II
Per il terzo anno consecutivo, gli esperti di marketing affermano che TikTok è il brand mediatico globale più innovativo. TikTok è stato anche l’unico marchio globale di media a registrare un aumento della fiducia tra i marketer in un ambiente in cui la tendenza è negativa.
Media Reactions è la classifica globale di Kantar sull’ad equity dei canali e dei marchi media. L’anno scorso, TikTok si è classificato al primo posto a livello globale per l’ad equity, superando oltre 290 concorrenti.
L’ad equity misura l’atteggiamento dei consumatori nei confronti dell’esperienza pubblicitaria sulle diverse piattaforme mediatiche. Una maggiore ad equity porta a risultati di campagna più impattanti per i brand.
Il rapporto Media Reactions di quest’anno fornisce informazioni su oltre 18.100 consumatori e 900 interviste a marketer senior che coprono quasi 400 marchi in 29 mercati.
Il segreto di TikTok: annunci più divertenti che intrattengono
Negli ultimi tre anni TikTok si è quasi sempre classificata al primo posto per quanto riguarda l’ad equity, perché fornisce contenuti di marca in gradi di risuonare realmente con le persone. Inoltre, il fatto che gli annunci siano divertenti e di intrattenimento permette di raggiungere il pubblico in modi nuovi, soprattutto se il panorama pubblicitario continua a evolversi verso un rifiuto generalizzato dei contenuti pubblicitari da parte dell’utenza.
Un dato fondamentale emerso dallo studio rispetto all’anno scorso è che la fiducia dei marketer nella piattaforma è aumentata, pur mantenendo la stessa percezione di innovazione.
Questo dato è significativo perché mentre la fiducia dei marketer è aumentata per TikTok, è diminuita in generale per gli altri brand di media in un panorama mediatico in continua evoluzione.
I creatori sono parte integrante di una strategia mediatica online vincente in particolare su TikTok: i creatori sono l’ingrediente chiave del successo online e parte integrante della formula che ha portato l’azienda ad essere individuata come brand più innovativo.
Lavorare con i creatori mette i brand e le aziende di fronte a un nuovo pubblico per creare connessioni autentiche.
Il successo di TikTok sembra quindi dettato dalla singolare capacità della piattaforma di costruire esperienze pubblicitarie divertenti e di intrattenimento.
La conferma nello studio di Kantar su scala globale suggerisce grandi opportunità per gli inserzionisti mentre il panorama dei media si evolve adattandosi alle nuove esigenze di un pubblico sempre più giovane ed esigente.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/09/tiktok-brand-piu-innovativo-secondo-kantar.jpg528874Fabio Casciabancahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFabio Casciabanca2022-09-08 12:30:122022-09-08 12:13:32TikTok è il media brand più innovativo per i marketer: lo dice uno studio di Kantar
Qualcuno scrisse che “l’amor move il sole e l’altre stelle”. Chissà cosa avrebbe asserito di fronte ai marchi apposti su felpe, bottigliette, borse che fanno letteralmente innamorare le persone tanto da riunirsi in tribù di appassionati.
Non conosceremo mai l’opinione di Dante in proposito, ma sappiamo che in ogni settore esistono uno o più love brand in grado di creare una relazione unica con i consumatori basata su forti connessioni emotive. Quest’ultime, secondo numerosi studi di neuromarketing hanno un ruolo importantissimo nelle decisioni d’acquisto.
Perciò, se ignori le emozioni che il tuo brand suscita nelle persone e non fai nulla per sviluppare la community di quelli che lo apprezzano, perdi l’opportunità di posizionarlo tra i migliori.
Una tribù o community di persone appassionate al brand non si forma per caso ma è il frutto di scelte strategiche unite ad un costante lavoro di coinvolgimento e aggregazione.
Love brand come Coca-Cola, Mulino Bianco, Apple, si sono posizionati nella top of mind dei consumatori e sono la prima risposta che salta in mente quando ce n’è bisogno.
Le emozioni a cui si associano possono essere varie: felicità, spensieratezza, tenerezza, entusiasmo ecc. ed è certo che quando proviamo un’emozione – specialmente se positiva – siamo portati a condividerla con amici e parenti.
È così che si accende la miccia della community attorno al brand, con un passaparola tanto autentico quanto vantaggioso. Quindi avere o non avere una community passa attraverso vari fattori concatenati come:
le emozioni suscitate nel consumatore;
la condivisione di emozioni/esperienze;
la fedeltà alla marca.
Perché la loyalty è fondamentale
La fedeltà al marchio esiste nel momento in cui i clienti hanno una buona ragione per scegliere un altro brand ma, nonostante questo, continuano a scegliere il tuo per vari motivi, non sempre spiegabili razionalmente.
Secondo la teoria classica, la Brand Loyalty si sviluppa in tre stadi:
Brand recognition: la persona conosce il brand, ne ha un’opinione positiva ma non ha ancora nessun legame con esso. Infatti non esclude ancora l’acquisto di prodotti simili di altri marchi se più convenienti.
Brand preference: il cliente preferisce il brand e lo acquista con maggiore preferenza. Ma sarà comunque disposto ad acquistare il prodotto di una marca concorrente nel caso in cui non fosse disponibile.
Brand insistence: in questo stadio il cliente è talmente affezionato al brand che la sua fedeltà è dimostrata dal fatto che non accetta alcun sostituto. Proprio per questo è disposto ad aspettare affinché il prodotto non torni disponibile. Nel lungo periodo acquisterà con frequenza e in maniera esclusiva.
Quando l’azienda si impegna a costruire una base considerevole di clienti veramente fedeli, otterrà un vantaggio significativo: i consumatori altamente fedeli possono restare al fianco del brand anche in tempi difficili, non lo abbandoneranno neanche se i prezzi dovessero aumentare o crollasse l’economia.
Inoltre, queste persone si faranno anche promotori del brand: parleranno dei prodotti e dei servizi ai loro amici e familiari, lo sosterranno personalmente e contribuiranno ad aumentarne l’awareness: tutto questo può avere un effetto positivo nelle vendite, anche senza un massiccio investimento finanziario.
L’89% dei consumatori si fida delle raccomandazioni ricevute da amici e conoscenti (Nielsen, 2021).
Perché investire sullo sviluppo di una brand community
Abbiamo visto come un brand veramente forte e autorevole goda non solo di awareness sul mercato ma anche di un insieme di percezioni positive e di fedeltà. E sappiamo che il mercato in cui “vive” il brand è fatto di singole persone che ne condividono i valori e si identificano con esso. A questo punto vediamo perché la creazione della community è il tassello che non deve assolutamente mancare nella tua strategia di comunicazione e quali sono i vantaggi:
È più facile comunicare e ottenere feedback con chi si sente parte del tuo brand rispetto a chi acquista casualmente;
Quando le persone si sentono parte di una comunità hanno anche più fiducia nel brand e restano fedeli ad esso;
In una brand community possiamo trovare dei veri ambasciatori del brand, i quali interverranno in conversazioni importanti per supportarlo;
Gli ambasciatori sono più inclini a condividere ciò che amano con gli amici alimentando il passaparola;
I membri della comunità saranno le persone più adatte da coinvolgere nelle scelte di marketing mix.
Gli step per creare la brand community su misura
Secondo TERRITORY Influence – l’agenzia che in 17 anni ha aiutato oltre 500 brand a raggiungere gli obiettivi di marketing mettendo al centro delle strategie gli esseri umani – è fondamentale trovare uno spazio comune in cui brand e persone possono dialogare. Può essere un evento offline, un social network o anche una piattaforma creata appositamente dal brand: l’engagement e l’amore per il brand faranno la differenza.
Quindi, come creare una community che funziona?
TERRITORY suggerisce una checklist di 7 punti molto utile per la creazione della brand community.
1 – Metti il brand al centro
Tutto all’interno della community deve ricordare il brand e parlare del brand, dal tono di voce alla mission e i suoi valori. Chiunque si iscriva deve comprendere facilmente e condividere queste caratteristiche.
2 – Scegli i canali giusti
Dove si incontreranno regolarmente gli amanti del brand? Su Facebook, Instagram, Youtube, Telegram, su una piattaforma dedicata?
Per ciascuno di questi canali dovrai valutare attentamente i pro e i contro.
3 – Coinvolgi e ispira i membri
Una volta acquisiti i membri, mantenere i membri della comunità impegnati dovrà essere la priorità.
Come? Con contenuti educativi, di intrattenimento e condivisibili.
Devono godere di un valore pratico, vivere esperienze esclusive, poter condividere le proprie emozioni. Un esempio è il programma per ambasciatori con un sistema di gamification, in cui c’è una ricompensa dopo un certo numero di azioni compiute.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/09/territory-influence-brand-communicty.jpg574922Ninja Partnerhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngNinja Partner2022-09-08 10:30:152022-09-08 08:58:01Brand Community: come si crea e perché è così importante per il tuo marchio
Lavazza è entrata ufficialmente nel metaverso lanciando un videogioco di calcio pensato per sensibilizzare i più giovani su uno dei problemi ambientali più urgenti, la deforestazione.
Lavazza Arena è lo spazio su Roblox che permette ai visitatori di divertirsi e allo stesso tempo di comprendere la portata del fenomeno: ogni giorno la Foresta Amazzonica perde oltre un milione di alberi, pari alla superficie di un campo da calcio ogni 20 secondi.
In occasione dell’Amazon Day, il 5 settembre, due grandi nomi del calcio mondiale – Claudio Marchisio e Giorgio Chiellini – sono stati ospiti speciali durante le dirette Twitch di Marcy7 e de ilGattoSulTubo sfidando i gamer iscritti all’evento.
È fondamentale per il marchio monitorare nuovi idiomi, stili e canali di comunicazione per poter parlare di progetti e temi di interesse per la comunità, perché l’innovazione è un valore chiave per l’azienda.
Per Lavazza, tutte le attività di comunicazione sono volte a creare un legame emotivo e valoriale con le persone, andando oltre il brand per coinvolgere e stimolare la riflessione, come in questo caso con il pubblico giovane della Gen Z. L’azienda crede fermamente nel coinvolgimento delle nuove generazioni utilizzando diverse piattaforme, digitali, di eventi esperienziali e musica, per stimolare il dialogo su temi culturali e sociali rilevanti per la comunità.
Consapevole dei problemi ambientali odierni e dell’urgenza di sensibilizzare il maggior numero possibile di persone sulla grave situazione della foresta amazzonica, Lavazza vuole aiutare i giovani a comprendere questo tema coinvolgendoli su Roblox con un divertente videogioco di calcio e utilizzando un linguaggio diretto ed emotivamente coinvolgente. Il gioco è ispirato a uno dei tanti progetti della Fondazione Lavazza, che in questo caso specifico collabora con Cesvi per sostenere le comunità native nella riforestazione dell’Amazzonia peruviana, nella provincia di Tambopata, nella regione di Madre de Dios.
Cos’è Lavazza Arena
Lavazza Arena è un mondo virtuale da scoprire ed esplorare, completamente diverso dai normali campi da calcio.
I giocatori entrano e si trovano in un campo completamente “pulito”.
Una volta lì, possono iniziare a partecipare alle varie aree dell’Arena: più partite si giocano, più la mappa di gioco si riempie di spazi verdi, natura e alberi. I giocatori possono gareggiare sul campo o semplicemente divertirsi nell’Area di allenamento, dove varie esercitazioni metteranno alla prova le loro abilità.
In alternativa, possono trascorrere il tempo nel Lavazza Cafè o nell’Area di apprendimento, dove possono informarsi sui problemi della deforestazione.
Sono inoltre disponibili skin e potenziamenti specifici per l’Amazzonia per personalizzare il proprio avatar.
Lavazza Arena entra nel metaverso su Roblox
Lavazza Arena è disponibile su Roblox, la piattaforma online che ha recentemente raggiunto i 50 milioni di utenti giornalieri. Al lancio hanno partecipato, oltre ai calciatori Claudio Marchisio e Giorgio Chiellini, anche i creatori del gioco Marcy7, ilGattoSulTubo, Queen_Giorgia e OwengeJuiceTV, che hanno esplorato l’Arena Lavazza e organizzato un vero e proprio torneo con la loro community durante le dirette Twitch.
L’iniziativa è nata da un’idea di We Are Social, che ha fornito la strategia, la creatività e la produzione. Il gioco è stato sviluppato da Dubit.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/09/lavazza-arena.jpg6071120Redazionehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRedazione2022-09-07 13:00:082022-09-07 09:28:49Lavazza entra nel metaverso con Lavazza Arena su Roblox
Lo scenario distopico si è avverato: i politici sono su TikTok!
Montgomery Burns è il celeberrimo personaggio de I Simpson, proprietario della centrale nucleare di Springfield e dispotico capo di Homer. Nell’immaginario creato da Matt Groening è anche l’uomo più vecchio della città e leader della locale sezione del Partito Repubblicano.
In una puntata della stagione 6 (“Who Shot Mr. Burns” – Parte 1) Mr. Burns si presenta dal direttore Skinner vestito da giovane, con tanto di cappellino e t-shirt grunge. Skinner, che lo riconosce subito, gli chiede come creda che un uomo di 104 anni possa davvero assomigliare a un suo studente delle elementari.
Il celebre frame di questa puntata è diventato, negli anni, una tra le più diffuse base meme.
L’Effetto Burns e i politici su TikTok
Chiameremo “Effetto Burns” quella parte di comunicazione politica che viene creata per un target giovane e il cui risultato rasenta spesso il cringe.
La campagna elettorale per le elezioni politiche italiane 2022 ci offre numerosi casi di Effetto Burns, tra i più celebri: lo sbarco di Silvio Berlusconi su Tik Tok, il messaggio di Carlo Calenda che elenca tutti i luoghi comuni della piattaforma e il video inaugurale di Matteo Renzi che sembra una vera e propria parodia di se stesso; molto si è detto e scritto riguardo l’uso che la politica italiana sta facendo dei social media per parlare al pubblico dei Millennial e alla sfuggente Generazione Z.
Quale deve essere il tone of voice giusto? Come ci si presenta? Cosa interessa veramente ai ragazzi?
Spesso i politici e il loro staff puntano su una strategia di comunicazione che tende a posizionare vicino ai giovani, utilizzando i codici linguistici (stereotipati) dei ragazzi e gestualità e temi “giovanilistici”.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: l’Effetto Burns è assicurato, con le inevitabili trollate degli utenti.
Tra slacktivism e voglia di cambiamento
A scanso di equivoci, e non per difendere i politici italiani su Tik Tok, possiamo dire che parlare a determinati target non è mai stato semplice: c’è innanzitutto da affrontare la disaffezione cronica nei confronti della politica e una rassegnazione generazionale difficile da scalfire con promesse e programmi elettorali.
Alle elezioni politiche italiane 2022 i sondaggisti stimano un’affluenza al voto tra il 65 e 70% e gli under 35 che si recheranno alle urne saranno probabilmente intorno al 50%.
Insomma, ai giovani interessa poco la politica perché si sentono poco rappresentati?
Le ragioni di un fenomeno antico e trasversale alle democrazie occidentali sono molti e vari; perfino “l’attivismo” sociale, che a più riprese negli ultimi 20 anni, aveva preso il posto della vecchia cara funzione della “militanza” sembra venuto meno.
Lo slacktivism (l’attivismo pigro, quello dei copia incolla degli appelli sui social), prende sempre di più il posto della militanza vecchio stile, fatta di iniziative politiche e battaglie a suon di banchetti in centro, manifesti, cortei e volantini.
Non si cada però nell’errore di pensare che la Generazione Z sia indifferente alle cause: i giovani di oggi hanno maggiori probabilità di firmare petizioni, aderire a cause e partecipare a manifestazioni rispetto alle generazioni precedenti.
Anche grazie alla diffusione dei social media, alle app di messaggistica, ai siti web e ai gruppi dedicati, aggregare attorno a cause, e tematiche calde nell’agenda dell’opinione pubblica, oggi è paradossalmente più semplice e immediato di un tempo.
Cari politici su TikTok, parlare ai giovani non significa parlare come i giovani
Per parlare alle generazioni più giovani i politici dovrebbero smettere di scimmiottare i giovani: l’Effetto Burns non aiuta la loro causa ma li rende delle macchiette.
I ragazzi non sono bambini: non esiste un “codice” linguistico per avvicinarsi a loro e renderci più simpatici ai loro occhi.
I ragazzi vogliono, giustamente, essere trattati da adulti anche nel linguaggio: bene dunque essere presenti nelle piattaforme da loro maggiormente fruite ma senza indossare nessun cappellino grunge o inventarsi improbabili saluti.
Per parlare efficacemente ai giovani si potrebbero rivelare, ad esempio, interessi e hobby trasversali che “svecchiano” l’immagine, a patto però che siano autentici.
Gli esempi sono molti e noti, tra tutti citiamo l’ex presidente americano Jimmy Carter, che era un grande frequentatore di festival musicali e aveva un grande rapporto con alcuni idoli dei giovani di allora come ad esempio Willie Nelson, The Allman Brothers, Bob Dylan (per gli appassionati, c’è anche un documentario che si chiama Jimmy Carter: Rock & Roll President).
Oppure Bill Clinton, che guadagnò grande popolarità suonando il sax in diretta al talk show di Arsenio Hall nel 1992.
Insomma, la migliore strategia per parlare ai giovani è semplicemente quella di presentarsi con serietà e in maniera coerente con la propria immagine pubblica, evitando di usare terminologie giovanilistiche e gestualità imbarazzanti, parlando come si farebbe in qualsiasi talk show “per adulti” (ovviamente con i tempi adatti al format di ciascun canale).
La soluzione potrebbe quindi essere più semplice di quello che si immagina: non snaturare il proprio tone of voice ma concentrarsi semmai sui temi che interessano maggiormente un pubblico under.
Siate voi stessi, parlate loro come parlereste a una platea di Confindustria. Magari non vi voteranno ma eviterete imbarazzi e “cringiate” da parte di tutti (non solo dei giovani). Nel modesto panorama della comunicazione politica italiana attuale sarebbe già un buon risultato.
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Grafica di copertina a cura di Silvia Camerani, Venice Bay
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/09/politici-su-TikTok.jpeg7201280David Mazzerellihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngDavid Mazzerelli2022-09-07 09:30:562022-09-08 20:43:27L'Effetto Burns: perché per parlare di politica ai giovani non è necessario fare i giovani
Meta ha lanciato Creators of Tomorrow, una campagna pensata per mettere in luce i diversi talenti che, a livello globale, stanno contribuendo alla nascita di una nuova ondata di contenuti digitali, creativi e originali.
In Europa, in Medio Oriente, in Africa, e prossimamente in tanti altri Paesi, l’azienda sta lavorando a stretto contatto con questi creator emergenti per aiutarli a far crescere il loro pubblico e trasformare le loro passioni in professioni.
I Creators of Tomorrow hanno davanti a sé enormi opportunità di carriera. Sono stati selezionati perché si stanno affermando all’interno delle loro community online e perché mostrano un approccio innovativo nella creazione di contenuti video, nell’utilizzo della tecnologia e nella proposta di contenuti d’intrattenimento originali e coinvolgenti: qualità che, siamo certi, saranno parte fondamentale dell’evoluzione del metaverso.
Creators of Tomorrow: i 10 Creators of Tomorrow italiani
I 10 Creators of Tomorrow italiani rappresentano l’ampio ventaglio di talenti che ogni giorno utilizzano le app di Meta per esprimersi, raccontando le loro storie e promuovendo la loro professione.
C’è chi viene dal mondo del gaming, come Fjona Cakalli, ideatrice di Games Princess, il primo sito italiano dedicato ai videogiochi gestito esclusivamente da ragazze, e poi di Tech Princess, che racconta la tecnologia con uno sguardo inedito.
Fjona Cakalli
C’è chi si sta affermando nel mondo della moda come Aya Mohamed e Sumaia Saiboub, che raccontano la loro visione e la loro estetica con un fortissimo senso di identità culturale, profondamente radicato nelle loro origini, o come Eugenia Longo, che esprime la propria creatività nel segno della self-acceptance.
Fanno parte della rosa anche le food creator Cibosupersonico, ideatrici di esperienze culinarie autentiche a base di piatti sani e completamente plant-basede Chiara’s Cakery, che ha fatto della pasticceria la sua missione di vita.
Aya Mohamed
Dal mondo lifestyle, la creator Macy Fancy ci regala uno sguardo unico sulla black beauty, inseguendo il desiderio di mostrare i mille volti e le tante sfaccettature che ci rendono speciali.
E, ancora, la campionessa di nuoto paralimpica Arianna Talamona, che ha trasformato la malattia da cui è affetta in un’opportunità, insieme ad artisti come Francesco Spedicato, che utilizza le piattaforme Meta per ispirare, intrattenere, emozionare e divertire quante più persone possibili attraverso i suoi disegni, realizzati con tecniche diverse e Ceppeland, videomaker specializzato in effetti visivi, programmatore e musicista polistrumentista.
I Creators of Tomorrow stanno crescendo in modo sorprendente perché, con i loro contenuti digitali, cavalcano le nuove tendenze culturali e scoprono nuove strade per fare business, coltivando nuove opportunità, che abbracciano il futuro di Internet: dal costruire i propri marketplace digitali a ospitare eventi immersivi con fan da tutto il mondo, fino alle collaborazioni con i brand per promuovere nuove esperienze.
Parallelamente al costante impegno dell’azienda nello sviluppo del metaverso, lavoreremo per aiutare i creator a farsi strada nelle loro carriere, favorendo loro l’accesso a strumenti, formazione e risorse all’avanguardia, per testare e sperimentare in prima persona nuove opportunità e innovazioni.
Creators of Tomorrow: programmi e iniziative locali
Nei prossimi mesi Meta darà vita a una serie di progetti e iniziative che avvicineranno i creator alla cultura aziendale, metteranno in luce il loro talento e gli permetteranno di fare passi avanti nella crescita delle proprie carriere.
Per fare in modo che i creator conoscano tutte le ultime novità e tutti gli strumenti offerti dalle nostre tecnologie, saranno organizzati workshop in presenza, dedicati a ciascuno di loro.
In Italia, in particolare, ci sarà una masterclass per esprimere al meglio la creatività sulle nostre piattaforme attraverso le diverse funzionalità a loro disposizione.
Inoltre accesso a esperienze ed eventi unici, che possano ispirare a creare contenuti originali e di tendenza. In Germania, ad esempio, Meta ospiterà i Creator of Tomorrow al Superbloom Festival, dove avranno un accesso VIP ai concerti, mentre i creator dell’area MENA parteciperanno a Forever is Now, una mostra d’arte immersiva alle Piramidi di Giza, durante la quale potranno fare esperienza diretta delle nostre installazioni in realtà aumentata.
Infine, tutti i Creators of Tomorrow saranno invitati alla EMEA Creator Week, che si terrà per la prima volta a novembre a Londra, presso l’iconica Tate Britain. Qui, i Creators of Tomorrow avranno la possibilità di conoscersi: un’occasione per far emergere la loro creatività, imparare gli uni dagli altri e trarre ispirazione per la creazione di contenuti sempre più originali.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/09/creators-of-tomorrow-Foto-collage-degli-italiani-selezionati-da-Meta.jpg595886Redazionehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRedazione2022-09-06 11:56:082022-09-06 16:43:58Meta presenta i Creators of Tomorrow: ecco chi sono gli italiani selezionati
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