Sotto-tag BOFU (basso) di Funnel

TERNA SBARCA SU TIKTOK

Terna sbarca su TikTok con una campagna di talent attraction

Terna sbarca su TikTok con una campagna di “talent attraction” per il primo Master in Digitalizzazione del sistema elettrico per la transizione energetica, organizzato dal gestore della rete di trasmissione elettrica nazionale con le Università di Cagliari, Palermo e Salerno, nell’ambito del progetto Tyrrhenian Lab, in partenza il 14 novembre.

Terna sbarca su TikTok: l’obiettivo

L’obiettivo è quello di parlare alla Generazione Z e attrarre talenti al servizio del complesso processo di transizione verso le energie rinnovabili, attraverso i centri di alta formazione del Tyrrehenian Lab. Per questo, il gruppo guidato da Stefano Donnarumma ha deciso di approdare per la prima volta sul social media più frequentato dai ragazzi.

Proprio i giovani, con la loro sensibilità ambientale, con il desiderio di incidere sulla realtà, con l’orgoglio di essere “nerd”, come spesso accade agli studenti STEM (Science, Technologies, Engineering and Mathematics), sono i destinatari dei due temi della campagna, “Are you nerd?” e “Fuga di cervelli”.

I video sono stati realizzati da tiktoker particolarmente seguiti sui temi della sostenibilità e della formazione: Andrea Borello, alias “il politoker” (andreaborello_), Francesco Centemeri, studente in ingegneria (frartenzo) ed Elisa Negrisolo, neoingegnere e
influencer (elisavittoria).

terna sbarca su tiktok

Terna su TikTok: Are you nerd?…

Gli short video dal titolo “Are you nerd?” sono incentrati sull’orgoglio tecnologico e sulla crescente consapevolezza che la passione per le nuove tecnologie è diventata uno strumento imprescindibile per il successo.

Nella complessità del presente e con l’attuale sfida energetica, le competenze distintive di uno studente STEM sono, e saranno, fondamentali per la tutela del pianeta.

Nella generazione Z, quindi, ‘nerd’ non è più sinonimo di ‘solitario’ ma è parte attiva di una comunità di giovani innovatori con una spiccata vocazione per l’ambiente.

…e Fuga di cervelli

I video di “Fuga di cervelli” partono invece dal pregiudizio per cui un giovane italiano che voglia mettere a frutto le proprie competenze e trovare un lavoro all’altezza delle proprie aspettative sia costretto ad andare all’estero perché in Italia non c’è una sufficiente consapevolezza sui temi ambientali e sulla necessità di impegnarsi nella transizione energetica per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione.

Il protagonista prepara le valige per partire, ma poi viene a conoscenza di un innovativo master grazie al quale può rafforzare le proprie competenze scientifiche, messo a disposizione da un’azienda che investe nel futuro del Paese, per di più a Cagliari, Palermo e Salerno.

Il talento è al cuore del Tyrrhenian Lab, il progetto per il quale Terna investirà complessivamente 100 milioni di euro nei prossimi cinque anni: un centro di formazione di eccellenza, realizzato in stretta collaborazione con le Università di Cagliari, Salerno e Palermo e distribuito nelle città in cui approderanno i cavi del Tyrrhenian Link, l’elettrodotto sottomarino che unirà la Campania, la Sicilia e la Sardegna.

Terna selezionerà e formerà, tra l’autunno del 2022 e il 2025, più di 150 giovani di elevata professionalità, ai quali sarà erogato un master universitario di 12 mesi incentrato sullo sviluppo di competenze tecnologiche e strategiche funzionali alla trasformazione digitale e alla transizione energetica.

Gli studenti, una volta completati i 12 mesi di master, potranno essere poi assunti nelle sedi territoriali Terna delle tre città.

Terna è presente su tutti i principali canali social come Facebook, Twitter, Instagram, YouTube, LinkedIn, nonché sulle principali piattaforme audio, come Spotify e Spreaker, con “Nora, il futuro dell’energia è il nostro mestiere”, il podcast in nove puntate che racconta proprio il progetto del Tyrrhenian Lab agli appassionati dei temi dell’energia.

 

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coca cola campagne estive

IKEA, Coca-Cola e McDonald’s: 5 campagne estive per lasciarti ispirare

Le campagne estive sono un modo utile ed efficace per i marchi per rendersi visibili alle persone, potenziali clienti e affezionati, e attirare l’attenzione del pubblico in modi nuovi ed entusiasmanti.

Per questo spesso sono caratterizzate da un approccio creativo che permette loro di diventare memorabili.

Eccone alcune tra le più interessanti degli ultimi anni, raccolte qui per trovare l’ispirazione anche quando il conto alla rovescia verso il digital detox è già iniziato.

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Campagne estive: Coca-Cola Open for Summer

Nel 2021, Coca-Cola ha incoraggiato il pubblico, attraverso l’uso della poesia, a dare il benvenuto agli amati passatempi estivi.

campagne estive

Le bottiglie di Coca-Cola e di Coca-Cola Zero Sugar presentavano brevi poesie che evocavano il senso di riunirsi per godersi l’estate. Questa campagna di marketing estiva è stata l’occasione per molte persone che avevano bisogno di alleggerirsi un po’, visto che l’anno precedente la possibilità di godersi l’estate insieme era stata resa impossibile a causa della Covid-19.

Le 24 poesie di Cola-Cola facevano riferimento ad attività come le gite in spiaggia con la famiglia, le grigliate in giardino e le gite al cinema.

Ricordavano alle persone di vivere la vita con i propri cari per l’estate e di creare ricordi insieme partecipando ad attività semplici, ma preziose.

In occasione del lancio della campagna, Melissa Schwartz, direttore di Coke & Meals, aveva dichiarato: “L’anno passato ha privato tutti delle opportunità di stare insieme ai propri cari, quindi questa iniziativa sembra quasi una ri-celebrazione dell’umanità. L’estate è un momento di gioia e di unione, e questo sentimento si è intensificato nel 2021 più che in qualsiasi altro anno a memoria recente“.

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Le librerie IKEA sulla spiaggia

Memorabile campagna estiva “Books on the Beach” di IKEA del 2010.

La campagna si basava sulla celebrazione di una delle loro librerie simbolo, BILLY, che quell’anno compiva 30 anni. IKEA allestì la propria libreria all’aperto sulla famosa spiaggia di Bondi, in Australia, attirando centinaia di persone.

La biblioteca sulla spiaggia offriva una gamma di libri tra cui scegliere; l’iniziativa prevedeva che si potesse scegliere un libro per sé e scambiarlo con uno già in possesso, facendo una donazione. Tutti i proventi sono stati devoluti alla Australian Literacy and Numeracy Foundation.

L’iniziativa non solo incoraggiava le persone a leggere e a scambiarsi le storie, ma poteva contare anche su una buona causa.

La campagna estiva di marketing ha avuto un enorme successo, anche perché le librerie BILLY di IKEA sono uno dei mobili moderni di maggior successo commerciale. Nel 2019 il Times ha riportato che sono state vendute più di 110 milioni di librerie Billy dal loro ingresso sul mercato e questa attività estiva ha incrementato notevolmente le vendite.

Walkers and Doritos: Only on holiday

campagna estiva doritos e walker

In questo caso parliamo di una collaborazione fra brand: la campagna di marketing estiva “Only On Holiday” è stata lanciata con il tour operator easyJet.

La campagna ci porta in viaggio in diverse destinazioni di vacanza in tutto il mondo, dove i vacanzieri sono incoraggiati a concedersi un po’ di svago mentre sono all’estero. Lo spot ricorda in modo giocoso il divertimento che può derivare dai viaggi.

Fernando Kahane, senior marketing director di Walkers, ha dichiarato: “Offrire ai britannici la possibilità di vincere un pacchetto vacanze ogni ora, per 90 giorni, è stata di gran lunga una delle nostre promozioni on-pack più grandi ed eccitanti di sempre“.

La campagna estiva è stata perfettamente in linea con i tempi, dato che il 2022 è in effetti il primo anno in cui i cittadini hanno potuto viaggiare liberamente all’estero. Lo spot celebra il ritorno delle vacanze. Ispirando le persone ad acquistare una confezione di Walkers e Doritos e a concedersi una vacanza tanto desiderata.

Campagne estive: una doccia Sprite human-size

Questa sì che è creatività.

Sprite ha davvero alzato l’asticella del livello delle campagne di marketing estive con l’idea di offrire ai frequentatori delle spiagge di Tel Aviv e Rio De Janeiro una doccia veloce nel distributore di bibite Sprite a grandezza umana.

sprite

Dopo aver fatto la doccia, alcuni ambassador di Sprite hanno anche regalato loro una bottiglia gratuita della bevanda. Come si può non avere fatto una buona impressione quando il brand ha soddisfatto tutte le esigenze dell’estate?

L’ombra di McDonald’s

campagne estive mcdonalds

Individuare un cantuccio all’ombra nel caldo del calore estivo può regalare sensazioni fantastiche. McDonald’s lo ha reso possibile creando cartelloni pubblicitari “unici” per le fermate degli autobus.

Tendine verticali che si chiudono quando i sensori di movimento rilevano la presenza di persone sotto la pensilina, mostrando un annuncio che presenta le offerte speciali dedicate all’estate. Ecco come si raggiunge il target in modo davvero originale (e utile)!

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alternative a google analytics

Alternative a Google Analytics per essere GDPR compliant

Durante gli ultimi giorni abbiamo visto il Garante della privacy italiana allinearsi agli analoghi organismi di controllo della privacy europei nei confronti del più famoso ed utilizzato applicativo di analisi dati del mondo, Google Analytics (GA), definito non conforme al GDPR (General Data Protection Regulation).

Cosa viene accusato a GA? Non fornisce quelle garanzie previste dal Regolamento Ue in materia di protezione dei dati perché trasferisce queste informazioni su server che sono localizzati negli Stati Uniti, che è notoriamente un paese privo di un adeguato livello di protezione dei dati degli utenti.

In poche parole, se il nostro sito trasferisce dati a GA, una parte delle informazioni raccolte, quelle più sensibili, dall’ IP del dispositivo, alla lingua utilizzata, alla risoluzione schermo, sistema operativo, data e ora della visita al sito, verranno trasferite su data center residenti negli Stati Uniti e non in Europa come prevede il GDPR.

Perché ne parliamo

Il Garante della privacy, anche sulla base di quanto stabilito nei confronti della società Caffeina Media S.r.l. (90 giorni di tempo per adeguarsi), ha stabilito che non è possibile utilizzare Google Analytics garantendo la conformità prevista dal GDPR.

Quindi è palese che il Garante non interviene nei confronti della società di Mountain View, ma verso i gestori dei siti Web sui quali pende la responsabilità di non affidarsi a strumenti ritenuti non conformi alle normative vigenti.

Dichiara il Garante: “Il sito Web che utilizza il servizio Google Analytics (GA), senza le garanzie previste dal Regolamento UE, viola la normativa sulla protezione dei dati perché trasferisce negli Stati Uniti, Paese privo di un adeguato livello di protezione, i dati degli utenti”,

La risposta di Google a tutto questo trambusto è ben visibile su Analytic con la seguente dicitura: “A partire dal 1° luglio 2023, Universal Analytics non elaborerà più i nuovi dati nelle proprietà standard. Preparati oggi stesso configurando e iniziando a utilizzare una proprietà Google Analytics 4”.

Alternative a Google Analytics

Perché è importante

Date le condizioni fin qui esposte, i gestori dei siti web si trovano a dover affrontare una scelta spinosa, migrare a GA4 con la prospettiva di risolvere in parte il problema, oppure valutare un’alternativa a GA che sia realmente GDPR compliant e trasferisca i dati sensibili all’interno dell’area euro ed evitare in questo modo i provvedimenti che il Garante ha adottato verso Caffeina Media s.r.l., imponendo di adottare le misure adeguate per il trasferimento dei dati entro 90 giorni.

In caso contrario, alla scadenza dei termini non potrà più utilizzare Google Analytics e potrebbe essere applicata una sanzione amministrativa.

Di seguito un elenco delle alternative a Google Analytics:

Alternative a Google Analytics

Detto ciò passiamo a considerare le reali alternative a GA che siano compliant GDPR.

Cosa c’è da sapere: le alternative a Google Analytics

Matomo rappresenta la soluzione privacy-friendly più diffusa e popolare utilizzata su oltre 1 milione di siti Web in oltre 190 paesi .Tra le aziende ed organizzazioni più importanti che lo impiegano possiamo menzionare le Nazioni Unite, la NASA e la Commissione europea.

Matomo è una soluzione open source e gratuita se viene ospitato sui propri server, altrimenti è possibile adottare la soluzione in cloud che parte da €19 per 50.000 hits di traffico mensile.

I dati sono al 100% di proprietà degli utilizzatori e a differenza di GA gli utenti possono utilizzare in sicurezza l’analisi senza preoccuparsi che i dati vengano utilizzati per scopi di marketing.

Matomo è stato realizzato in ottica privacy-safe e questo consente di essere configurato nel rispetto delle principali normative privacy: GDPR, HIPAA, CCPA, LGPD e PECR.

Con Matomo possiamo fare tutto quello che facciamo di solito con GA, tracciare eventi, impostare UTM, Heatmap, funnel e flow tracking, definire cluster di clienti e tanto altro.

Il suo punto di forza sta nell’assistenza per l’utente.

Plausible Analytics rappresenta un’ altra valida alternativa open source a Google Analytics. Allo stesso modo di GA, Plausible traccia le informazioni attraverso uno snippet code da inserire nel proprio sito. Per impostazione predefinita i dati degli utenti sono privati, ma è possibile renderli pubblici attraverso un link che consente a chiunque di visualizzarli.

Come strumento di web analytics di tipo privacy-friendly, Plausible non utilizza cookie, non conserva dati sensibili ed è pienamente conforme al GDPR, CCPA e PECR. In oltre i dati vengono conservati in un data center localizzato in Europa. In una nota a margine, Plausible viene lanciato apertamente su GitHub.

Nonostante tutto è bene far presente che Plausible rispetto a Matomo manca di un supporto per gli utenti, tra l’altro viene sconsigliato per un utilizzo a livello enterprise.

Il modello di pricing utilizzato è quello per pageviews e il taglio minimo è di €9 al mese per un traffico di 10K pageviews.

Fathom Analytics rappresenta una soluzione alternativa a GA, open source e compliant GDPR, CCPA, ePrivacy, PECR.

Fathom aiuta i gestori di siti web a capire il comportamento dei visitatori senza spiarli e per questo motivo viene utilizzato da migliaia di aziende, dalle società di software bootstrapped alle aziende Fortune’s100 come IBM, Intel, Sony, Dell e Uber.

Fathom non utilizza cookies per raccogliere i dati degli utenti, si installa tramite un piccolo snippet che risulta essere molto più leggero di quello di Google e quindi ad impatto zero per quanto riguarda la velocità di caricamento delle pagine web.

Al pari di Google GA, Fathom traccia eventi, e gestisce gli UTM; inoltre può inviare informazioni via email, Telegram e Slack non appena il sito smette di rispondere ed è idoneo per il monitoraggio di soluzioni enterprise.

Anche per Fathom segnaliamo l’assenza di un supporto per gli utenti che non sia il classico forum dove attendere la risposta di un buon samaritano.

Anche per Fathom il modello di pricing utilizzato è quello per pageviews e il taglio minimo è di $14 al mese per un traffico di 100K pageviews per oltre 50 siti gestibili.

Smartlook rispetto alle alternative fino ad ora proposte, Smartlook non è proprio un web analytic quanto uno strumento per l’analisi del user behavior.

Al pari di Matomo, Smartlook può essere utilizzato sia per web che mobile e consente di combinare analisi quantitative e qualitative di vario genere, di registrare il comportamento dei clienti sul sito (alla stregua di Hotjar), di applicare oltre 30 filtri per effettuare segmentazioni molto dettagliate e profonde, di generare heatmap, tracciare eventi, funnel e molto altro creando dashboard customizzate e report inviate via email.

Rispetto GA, Smartlook non mostra alcun dato acquisito dagli utenti, ma solo la loro journey e la curva di apprendimento di questo strumento è abbastanza alta.

Nonostante tutto Smartlook viene utilizzato da importanti brand come Sky, Vogue, Sanofi ed è sia GDPR che PCI DSS compliant. Per una ulteriore tutela dei dati, viene utilizzato un’algoritmo di crittografia a 256 bit, l’AES-256.

La politica di pricing prevede un piano free fino a 1.500 sessioni di registrazioni al mese per poi passare al piano “start up” da €31 al mese, “Business” da €93 al mese ed infine “ultimate” da concordare.

Simple Analytics si presenta tra le alternative privacy-first a Google Analytics, per questo motivo la conformità con il GDPR (ma anche al CCPA e PECR) viene indicata come una delle caratteristiche principali della piattaforma.

Si tratta in buona sostanza di uno strumento di data visualization e data analytics che non fa utilizzo di cookies.

Tutti i dati raccolti vengono cifrati in modo che non possano essere letti da terzi estranei, non viene archiviato alcun dato relativo agli utenti che visitano i siti Web, tutti i server sono localizzati in Europa, nello specifico in Olanda e nessuna delle informazioni analizzate viene venduta per finalità di marketing.

Il modello di pricing inizia da €9 al mese con la soluzione “Starter”, poi €49 al mese “Business” e infine “Enterprise” €99 al mese.

Ninja Upshot

Le alternative a Google Analytics sono davvero tante nonostante il mercato sia dominato da Google con una quota dell’80% circa. Il provvedimento adottato dal Garante è di grande rilievo per il mercato italiano dove il tool del gigante tech è probabilmente il più utilizzato in termini di web analytics.

La stretta europea al colosso tecnologico non è, però, destinata a fermarsi.

Sebbene a fine di marzo 2022 l’UE e gli USA abbiano annunciato il raggiungimento di un accordo post Privacy Shield, non esiste ancora una proposta concreta anche perché dati gli elevati standard di protezione dei dati richiesti dell’Unione Europea, non è così scontato che ci sarà mai”, afferma Maciej Zawadziński, CEO di Piwik PRO.

Sappiamo che nel frattempo Google ha annunciato che la versione Universal Analytics (UA) verrà ufficialmente eliminata a partire dal 1° luglio 2023 in favore del suo successore, Google Analytics 4 che comunque presenta ancora problemi in termini di privacy e conformità al GDPR per questo motivo non rappresenta un’alternativa al vecchio GA.

In conclusione, per essere sicuri di seguire le disposizioni del GDPR è fondamentale scegliere un fornitore europeo capace di garantire l’archiviazione dei dati crittografati in data center presenti sul territorio europeo.

ANA - influencer marketing Measurement Guidelines - copertina

Linee guida per una corretta misurazione dell’influencer marketing organico

Queste linee guida sono state create dall’Influencer Marketing Advisory Board dell’ANA in collaborazione con le principali agenzie e le maggiori piattaforme di social media.

Mentre le metriche standardizzate di misurazione degli influencer a pagamento sono disponibili per gli inserzionisti da quasi un decennio, l’influencer marketing organico non ha beneficiato di una standardizzazione simile.

La mancanza di coerenza e trasparenza ha limitato la misurazione del valore dell’influencer marketing organico per i marketer e la sua crescita. Nel 2020, l’Influencer Marketing Advisory Board dell’ANA è stato costituito per affrontare questa sfida e altre questioni relative all’influencer marketing in tutto il settore.

LEGGI ANCHE: Customer engagement: i 4 trend del 2022

Con le seguenti linee guida raccomandate per la misurazione dell’influencer marketing organico, il Comitato intende portare chiarezza e coerenza all’influencer marketing organico a livello di campagna.

ANA - influencer marketing Measurement Guidelines

Un mercato da 25 miliardi

Secondo Statista, l’influencer marketing è un settore globale da 13,8 miliardi di dollari, con una crescita prevista fino a 25 miliardi di dollari entro il 2025. Tuttavia, nonostante la sua diffusione e la sua crescente importanza, in particolare per raggiungere i consumatori più giovani, la misurazione dell’influencer marketing ha rappresentato un ostacolo significativo per gli inserzionisti.

Nel dicembre 2020, l’ANA ha condotto un sondaggio tra i soci sull’influencer marketing. In risposta alla domanda “Quali sono le principali sfide che incontrate con l’influencer marketing?“, la risposta numero uno dei marketer (79% degli intervistati) è stata la misurazione. Le ragioni principali di questa risposta sono due:

  • Mancanza di standardizzazione delle misurazioni tra le piattaforme

Tra le otto piattaforme più utilizzate per l’influencer marketing (Facebook, Instagram, LinkedIn, Pinterest, Snapchat, TikTok, Twitter e YouTube), ognuna definisce in modo diverso ciò che costituisce un engagement.

Ad esempio, una piattaforma considera un coinvolgimento la riproduzione automatica di un video nel feed, mentre un’altra conta solo le azioni come i like, i commenti o le condivisioni.

Allo stesso modo, ogni piattaforma calcola il tasso di coinvolgimento in modo diverso e ha un calcolo diverso per quanto riguarda la visualizzazione di un video. Una visualizzazione di un video potrebbe essere conteggiata “non appena il video viene riprodotto” o “dopo 30 secondi di riproduzione continua”.

Per l’influencer marketing organico (non retribuito), non esiste un luogo centrale in cui i marketer possano trovare, accedere e fare riferimento a queste significative differenze di misurazione.

  • Mancanza di coerenza nella misurazione delle campagne da parte delle agenzie

Tra le agenzie che eseguono campagne di influencer marketing, le metriche utilizzate per la rendicontazione ai brand non sono definite e calcolate in modo coerente.

Le agenzie spesso utilizzano algoritmi di misurazione proprietari, il che rende difficile per i brand sapere come si comportano le diverse campagne condotte da agenzie diverse rispetto alle altre. Inoltre, l’uso di algoritmi proprietari rispetto a metriche di misurazione coerenti nasconde quali agenzie stiano realmente realizzando le campagne più performanti.

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Come creare delle metriche condivise per il monitoraggio dell’influencer marketing organico

Per creare queste linee guida per la misurazione dell’influencer marketing organico, l’Influencer Marketing Advisory Board dell’ANA ha collaborato a stretto contatto con le principali agenzie e le maggiori piattaforme di social media.

In primo luogo, il Comitato ha incontrato circa 25 agenzie che eseguono campagne di influencer marketing per conoscere le definizioni delle metriche e i KPI che utilizzano per gli obiettivi di awareness, engagement e conversione.

Il Comitato ha poi sintetizzato tutte le risposte per creare definizioni di metriche standardizzate raccomandate per l’influencer marketing organico autenticato.

Il Comitato ha inoltre tenuto incontri individuali con ciascuna delle principali piattaforme utilizzate per l’influencer marketing (Facebook, Instagram, LinkedIn, Pinterest, Snapchat, TikTok, Twitter e YouTube), per capire come definiscono l’engagement, calcolano il tasso di engagement e calcolano le visualizzazioni dei video per i posizionamenti organici degli influencer.

Queste linee guida sono il risultato delle ricerche condotte dal Board e delle ampie conversazioni con i partner delle agenzie e delle piattaforme. Esse riflettono lo stato attuale della misurazione degli influencer organici e sono state concepite per favorire una maggiore coerenza nella misurazione e nel reporting a livello di settore.

Le linee guida continueranno a essere riviste e aggiornate per riflettere i cambiamenti del settore, i suggerimenti dei marketer dopo la loro implementazione e una maggiore trasparenza delle piattaforme e accesso ai dati in futuro.

Come utilizzare le linee guida per la misurazione dell’influencer marketing organico

  • Come punto di partenza per comprendere le differenze tra le piattaforme social nelle definizioni di misurazione e nei calcoli per i posizionamenti organici degli influencer.
  • Comunicando ai punti di contatto della vostra piattaforma le definizioni e i calcoli delle linee guida ed esprimere la necessità di una maggiore trasparenza dei dati, soprattutto per quanto riguarda l’esposizione organica.
  • Condividendo le linee guida con i vostri team di marketing interni. Considerate di includere non solo i leader che eseguono le campagne di influencer, ma anche i team di comunicazione e PR, dati e analisi, social e digital, media e content marketing.
  • Condividendo le linee guida con le agenzie partner e allineatevi sull’uso delle definizioni e dei calcoli delle linee guida per la misurazione e il reporting delle campagne organiche.

Metriche consigliate per l’influencer marketing organico a livello di campagna

Metriche di Awareness

Obiettivo della campagna: Generare visibilità e riconoscibilità del marchio, prodotto, servizio o messaggio da parte dei consumatori.

  • Reach Complessiva: la somma degli utenti unici esposti per post sulla piattaforma in cui è stata attivata la campagna.

Note: La misurazione della portata totale nell’influencer marketing differisce dai media tradizionali in quanto non tiene conto della duplicazione dell’audience/raggiunta tra i post o le piattaforme. Se la portata unica non è disponibile, utilizzare la metrica più vicina alla portata – ad es. ad esempio, le visualizzazioni uniche di un video nel caso di un video.

Esempio: L’influencer A ha un post con cinque milioni di visualizzazioni uniche su Instagram e due milioni di visualizzazioni uniche su YouTube. L’influencer B ha due post su Instagram con due milioni di visualizzazioni uniche ciascuno. La portata unica totale è di 11 milioni.

  • Costo per reach: il costo del programma di influencer diviso per il numero totale di contatti unici.

Esempio: Il costo è di 500.000 dollari. La portata è di 10 milioni. Il costo per reach è di 0,05 dollari.

  • Visualizzazioni video totali: la somma delle visualizzazioni per post sulla piattaforma in cui è stata attivata la campagna.

Le visualizzazioni differiscono dalla portata totale in quanto possono esserci più visualizzazioni per utente. Se le visualizzazioni video sono applicabili, ogni piattaforma definisce e calcola le visualizzazioni video in modo diverso.

Esempio: La visualizzazione di un video su TikTok viene conteggiata dopo l’inizio della riproduzione del video. I replay non sono non sono inclusi nel conteggio.

  • Impression totali: la somma delle impression per post sulla piattaforma in cui è stata attivata la campagna (non è necessario che si tratti di utenti unici).

Note: Le impressioni differiscono dalla portata totale in quanto possono esserci più impression per utente. La somma non tiene conto della duplicazione di pubblico/impressioni all’interno delle piattaforme.

Esempio: L’influencer A ha due post con un milione di impressioni totali (non duplicate) su Instagram. L’influencer B ha quattro post su TikTok con un milione di visualizzazioni video totali ciascuno. Le impressioni totali sono sei milioni.

Metriche di Engagement

Obiettivo della campagna: Fare in modo che il consumatore interagisca direttamente con il messaggio del brand attraverso diverse azioni (comunemente click, mi piace, commenti e condivisioni) come mezzo per indicare l’interesse o l’affinità con il marchio.

  • Costo per engagement (comunemente abbreviato in “CPE”): il costo del programma di influencer diviso per il numero totale di ingaggi.

Note: Se la portata è organica, anche i costi utilizzati per calcolare il CPE devono riflettere solo l’organico e quindi escludere l’amplificazione dei media a pagamento.

Esempio: Il costo è di 10.000 dollari. Gli engagement sono 5.000. Il costo per coinvolgimento è di 2 dollari.

  • Sentiment della campagna: la metodologia varia a seconda dell’inserzionista e dell’agenzia, ma dovrebbe riflettere una valutazione quantitativa del sentiment sui post della campagna attraverso le piattaforme e gli influencer utilizzati.

Note: È assolutamente importante includere una misurazione del sentiment nell’analisi della campagna. Altrimenti, un post o una campagna potrebbero essere considerati “di successo” grazie al forte coinvolgimento, ma l’elevato coinvolgimento potrebbe derivare da reazioni negative.

  • Engagement Rate (comunemente abbreviato in “ER”): le definizioni di quali azioni sui social media costituiscono un coinvolgimento e il calcolo del tasso di coinvolgimento variano notevolmente a seconda della piattaforma.

Per una ripartizione delle definizioni e dei calcoli forniti da ciascuna piattaforma e come raccomandato dall’Influencer Marketing Advisory Board dell’ANA in seguito agli incontri con le principali piattaforme, si rimanda alla griglia sottostante:

misurare influencer marketing - griglia engagement rate 01

misurare influencer marketing - griglia engagement rate

Metriche di conversione

Obiettivo della campagna: far sì che il pubblico compia l’azione desiderata verso un obiettivo predeterminato obiettivo, acquisto o transazione. I KPI dipenderanno fortemente dai dati a disposizione dell’inserzionista.

  • Traffico totale generato: la somma dei visitatori di un sito web generati dalla campagna di influencer.

Note: il dato potrebbe includere, ma non limitarsi a, misurazioni basate sui clic dei link, link affiliati e UTM (Urchin Tracking Module, utilizzato per tracciare il traffico per l’attribuzione).

Questa metrica dovrebbe includere solo il traffico direttamente attribuibile all’attività dell’influencer e potrebbe non essere applicabile o misurabile per tutti gli inserzionisti.

  • Conversioni totali: la somma delle azioni compiute dai consumatori a seguito della campagna.

Note: La definizione di conversione varia a seconda della campagna e dell’inserzionista. Può includere riscatto di codici coupon, clic su link di affiliazione, passaggi di consegne, aggiunte a carrelli, iscrizioni e download di app.

Ogni azione che può essere considerata una conversione deve essere essere calcolata per la valutazione e l’analisi della campagna.

  • Costo per conversione: il costo del programma di influencer diviso per le conversioni totali.

Note: Se le conversioni sono generate organicamente, i costi utilizzati per calcolare il costo per conversione devono riflettere solo l’organico ed escludere qualsiasi amplificazione dei media a pagamento.

Esempio: Il costo è di 500.000 dollari. Le conversioni totali sono 10 milioni. Il costo per conversione è di 0,05 dollari.

  • Vendite totali generate: la somma delle vendite generate che possono essere attribuite direttamente alla campagna influencer.

Può includere le riscossioni dei codici coupon, le vendite effettuate tramite un link di affiliazione e la quantità di acquisti effettuati in-app utilizzando strumenti di acquisto.

Note: Questa metrica dovrebbe includere solo le vendite direttamente attribuibili all’attività organica degli influencer e potrebbe non essere applicabile/misurabile per tutti gli inserzionisti.

  • Ritorno sull’investimento (ROI): il costo del programma di influencer diviso per le vendite totali generate.

Note: Se le vendite sono generate organicamente, i costi utilizzati per calcolare il ROI devono riflettere solo le vendite organiche ed escludere l’amplificazione dei media a pagamento.

Il brand activism al capolinea: nel futuro più dialogo e meno polarizzazione

Qualcosa sta cambiando nel grande racconto dei media mainstream occidentali, un cambiamento di cui dovranno tenere conto i grandi e piccoli brand impegnati nell’attivismo di marca.

Negli ultimi anni, nel mondo dell’impegno sociale, è sempre più frequente vedere aziende che si fanno portatrici di valori, anche molto divisivi, spesso privilegiando l’idea di perdere clienti piuttosto che inaugurare un approccio più dialogante.

Questa strategia è figlia di una società polarizzata in cui si sono venute a creare delle vere e proprie “echo chamber”, all’interno delle quali il dialogo è possibile solo verso il gruppo di riferimento ma è inibito verso l’esterno.

Il brand purpose, che in molti marchi riprende di volta in volta le tendenze sociali più in voga, ha esasperato questa polarizzazione, contribuendo – di fatto – al degrado del discorso pubblico e delle interazioni in rete.

Cosa intendiamo quando parliamo di polarizzazione? Si tratta di quella tendenza a comunicare i temi in agenda, aggregare persone (online e offline) e produrre contenuti dedicati alla fruizione di un target molto profilato, il quale, a sua volta, è spesso impermeabile a messaggi provenienti da fonti alternative.

I social media, ça va sans dire, hanno estremizzato questo fenomeno, contribuendo così ad una vera e propria “tribalizzazione” della società: i brand che vorrebbero unire in nome di presunti valori universalmente condivisi, finiscono per dividere ancora di più la società in “tribù” che tra loro alzano un muro di incomunicabilità.

I “valori universali e condivisi” sempre più spesso sembrano condivisi soltanto dal CEO del brand o dal proprio reparto marketing il cui target di clienti/consumatori sembra sempre più aspirazionale e sempre meno uno specchio nella società.

I cittadini (clienti e consumatori) seguiranno a loro volta nelle idee chi ha più seguito: influencer, star, attivisti della cosiddetta “politica Netflix”, diventano tutti portavoce di un pensiero presente nell’opinione pubblica e rilanciato dai brand.

Si tratta dell’”Effetto San Matteo”, dal Vangelo di Matteo («Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha»): nella scienza delle reti è la tendenza a connettersi con le persone che, a loro volta, hanno reti più ampie.

Su internet (e spesso anche nella vita) siamo attratti da chi ha già molte connection. Chi ha molto seguito è probabile che abbia anche molto “potere” divulgativo, da qui al tentativo di imporre la propria personale (e parziale) visione su ogni tema in agenda, il passo è breve.

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La polarizzazione del discorso pubblico

Le reti polarizzate rappresentano una nuova comfort zone: aiutati dagli algoritmi dei social media, che ci mostrano principalmente quello che è in linea con i nostri interessi, siamo sempre più abituati a osservare la nostra parte di mondo ignorando tutto il resto.

Prendendo in prestito il titolo del libro di Guia Soncini, viviamo nell'”era della suscettibilità”, dove tutto sembra offenderci e turbarci. Questa iper-sensibilità si sviluppa e arriva alle estreme conseguenze proprio in virtù della polarizzazione delle reti: se si abbandona il confronto e ci si avvale solo di contenuti in linea con la nostra visione delle cose, la repentina comparsa di una voce contraria non potrà che provocarci sentimenti di irritazione e rabbia.

Nelle reti polarizzare le intersezioni tra bolle sono sempre più rare e lo è altrettanto il dialogo e la condivisione tra chi la pensa – legittimamente – in maniera differente.

L’output di un algoritmo che ambisce a diventare il framing con cui ciascuno di noi guarda la realtà, non può che avere l’ambizione di indicarci il bene e il male, il giusto e lo sbagliato, la verità e il fake in una sorta di operazione manichea dove non sono ammesse sfumature.

La semplicità di questo pensiero trova una sponda decisiva nella narrativa dominante in Occidente: le cause sociali sostenute dalla politica, dalla parte di opinione pubblica più “rumorosa” e dai brand spesso forniscono rassicuranti conferme a chi vive nelle echo chambers più convenzionali e dominanti.

Perché il brand activism esacerba il dibattito

Nell’esperienza quotidiana di ciascuno di noi, quando non condividiamo l’idea di un’altra persona con cui ci troviamo a parlare a cena, di solito, proviamo a trovare dei punti d’incontro, prima, ad esempio, di dover venire alle mani.

Imparare la flessibilità, calarci nel pensiero altrui, aprirci ad altre idee: esercizi utili e necessari non solo per ogni professionista della comunicazione ma anche per chiunque ambisca a tessere reti sociali di un qualche successo. Edward de Bono, lo studioso ideatore del concetto di “pensiero laterale” mostrava, attraverso la celebre teoria dei sei cappelli, come “indossando” un cappello di colore diverso ci si calasse in un pensiero diverso, quasi come novelli attori del metodo Stanislavskij.

Molti degli attuali brand sembrano aver perduto l’empatia a vantaggio di una sola e monocolore uniforme (cappello). Una strategia commerciale piuttosto discutibile.

LEGGI ANCHE: Intervista a Kevin Roberts: per abbracciare il cambiamento devi perdere il controllo

brand activism
Illustrazione di Silvia Camerani, graphic designer @ Venice Bay – Communication and Web Studio

La fiducia nei governi e nei media è al minimo storico

Perché l’attivismo di marca è un tema così importante? Secondo l’indagine Gallup/Knight Foundation negli USA solo il 27% degli americani si fida complessivamente delle news che vengono fornite loro dai media mainstream nazionali. Va meglio per la stampa locale. Tra i repubblicani (che ad oggi rappresentano circa un elettore su due) la fiducia è quasi azzerata (5%).
Contro la “disinformazione” il 27 aprile del 2022 il Governo USA dà il via al “Disinformation Governance Board”. L’iniziativa avrà vita breve: la costruzione del dicastero viene fermata dopo la tempesta di polemiche suscitata da quello che è stato definito il “Ministero della Verità” di orwelliana memoria.

Il trend italiano non è diverso: nel 2022 la fiducia nell’informazione è al minimo storico del 35%. In un contesto dove l’autorevolezza dei media sembra insomma essere al minimo storico.

I consumatori sembrano confidare più nei brand rispetto che nei governi nazionali, nei media o nelle istituzioni religiose.

 

brand activism

brand activism

Il ritorno della concretezza

La guerra in Ucraina, gli anni di pandemia, la crisi energetica, il rincaro delle materie prime e l’inflazione hanno rappresentato e rappresentano dei veri e propri terremoti nelle società occidentali e non solo. Questo brusco risveglio impone di concentrare nuovamente l’attenzione su temi concreti.

La issue dell’economia negli USA è tornata prepotentemente al primo posto, il 70% degli americani considera l’inflazione il problema più importante da affrontare al momento.

Abbiamo raggiunto Emiliano Romano, presidente di Lexis Ricerche, uno dei principali istituti di ricerca italiani, che conferma la tendenza in atto: «Le aziende riducono il loro attivismo selezionando e perseguendo solo le strategie che sanno sostenere e che sono coerenti con la propria vision, tenendo a mente che prima di fare la differenza in campo sociale, ambientale o etico devono fare la differenza per il cliente, generando soddisfazione e loyalty. Il consumatore vuole anche un vantaggio, un benefit personale che in qualche modo ‘premi’ la sua adesione a una mission. Abbiamo svolto recentemente diverse indagini a tema sostenibilità e notato che senza un tornaconto personale l’attenzione all’ambiente non è un tema così appealing come si potrebbe immaginare. Faccio un esempio: le confezioni sostenibili sono certamente apprezzate a livello teorico, ma non si è disposti a rinunciare alla funzionalità e all’estetica del pacchetto! È un compromesso a cui non si vuole scendere».

«Quindi, come visto in altri settori si conferma l’interesse per i temi concreti, basti pensare ad esempio che la prima motivazione per essere attenti al food waste è la possibilità di risparmiare, e quasi il 40% dei consumatori sarebbe incentivato a riciclare di più se ricevesse dei soldi. Risparmio ed economia personale sono tornate on top, poi certo ci sono anche tutte le motivazioni sociali e ambientali, ma il principio fine a se stesso è sempre più per una nicchia».

Come esistono nicchie di persone disposte a comprare per ideologia, esistono altrettante nicchie di persone che le medesime ideologie non le condividono. Ha fatto recentemente notizia la dichiarazione di Horacio Pagani, fondatore e proprietario della celebre Pagani Automobili, che ha confessato particolare scetticismo sul ban della vendita di auto a motore endotermico in Europa dal 2035.

Nonostante gli sforzi dell’azienda di creare un team di ricerca per lo sviluppo di supercar elettriche, nessun cliente si sarebbe mostrato interessato al prodotto. «Non credo che una Pagani elettrica possa dare un contributo al pianeta. Voi pensate che una ventina di navi cargo inquinano come 50 milioni di vetture…».

nave container

Brand Activism: il dialogo e il confronto può tornare di moda

Elon Musk, nel mese del “pride” 2022 ha pubblicato su Twitter una vignetta in cui prende si prende gioco di quei brand che, per 30 giorni, mostrano di essere inclusivi e vicini al mondo LGBT colorando di arcobaleno i propri loghi.

L’uomo più ricco del mondo che vuole portare l’umanità su Marte, sembra rigettare la narrazione dominante del politicamente corretto smascherando, di tweet in tweet, ipocrisie di brand, media e istituzioni. Vicino alla maggioranza degli americani che, come abbiamo visto, non si fida dei media, Mr Tesla mostra in un meme come la tribalizzazione del discorso pubblico abbia portato a sua volta ad una polarizzazione acerbata delle posizioni.

Chi, come lui, si definiva liberal moderato adesso si ritrova nel campo dei conservatori. Brand, media, politici, star e attivisti hanno talmente estremizzato il dibattito, da far risultare “di destra” anche un moderato di sinistra.

Paul Graham, rispondendo a Musk, mostra un grafico in cui questa polarizzazione “agli estremi” risulta particolarmente evidente.

Musk riesce a rendere “cool” ogni tema che tocca, mostrando come certa narrativa attuale sia già vecchia. L’annuncio del calo degli abbonati di Netflix, seguito dal tonfo in borsa, sembra non premiare le scelte della società di puntare su contenuti che non sarebbero in grado di accontentare i gusti di un’audience più ampia e meno stereotipata.

Cosa succede nel frattempo nella Silicon Valley?

L’ottimo Alessandro Tapparini analizza QUI il calo demografico che sta interessando l’alta California e il trasferimento di molte imprese in cerca di una nuova casa in altri Stati. «In America si usa dire che quando in un posto le cose non funzionano, la gente “vota con i piedi”: è andandosene che i residenti pronunciano la loro condanna da giuria popolare. Nel 2021 la Silicon Valley ha perso ben 40.000 residenti. In termini assoluti la sua popolazione complessiva è diminuita anziché aumentare, ed è la prima volta che accade da 12 anni a questa parte».

La lista di migrazioni è lunga: da HPE (HP) a Tesla, da Intel a AirBnB per non parlare di Palantir, Oracle, Dropbox e molte altre che stanno annunciando traslochi.

Rendere “cool” la libertà di opinione

L’idea di cosa è “cool” e cosa non lo è non riguarda solo il settore della moda ma ogni campo dell’opinione pubblica. Cosa è di moda pensare e cosa non lo è? È possibile fare “tornare di tendenza” un sano confronto tra opinioni che non sia acerbato dalle logiche della polarizzazione?

Musk potrebbe rappresentare il cavallo di troia per inaugurare una nuova stagione di free speech nella società, a partire dai social fino ai media mainstream. Una maggiore libertà di opinione e un crescente confronto potrebbe tradursi in maggior fiducia delle persone nel mondo dell’informazione e, in ultima analisi, anche nelle istituzioni.

Chi saranno i primi a intercettare questa tendenza? Con una certa ragionevolezza possiamo prevedere chi saranno gli ultimi: i brand multinazionali.

I grandi player del mercato seguiranno le tendenze sociali come hanno sempre fatto nel corso della storia, rilanciando, di volta in volta, i temi più funzionali al proprio target (più auspicato che reale). L’abbandono progressivo di certe posizione estremiste, che chiudono la porta in faccia a moltissimi persone, sarà il primo segnale di questa inversione di tendenza.

Un maggiore dialogo con i cittadini/consumatori che tenga conto e rispetti la diversità e la complessità delle opinioni sarà il nuovo punto d’arrivo a cui le marche dovranno tendere per essere accettate, e per avere successo, in una società occidentale sempre più frammentata e complessa.

Salesforce report - customer engagement

Customer engagement: i 4 trend del 2022

La relazione dei consumatori con i brand oggi è cambiata, così come le aspettative che le aziende si trovano a soddisfare. In questo nuovo contesto fiducia, interazione, fedeltà del marchio e personalizzazione, secondo i dati raccolti da Saleforce, rappresentano le chiavi per migliorare il customer engagement.

Per essere aggiornati sulle tendenze relative ai consumatori ed in qualche modo legate alle aziende, per gli amministratori così come per chi si occupa di marketing, è fondamentale oggi più che mai poter avere una panoramica su dati e statistiche di valore in grado di mostrare la situazione generale in Italia rispetto alle preferenze dei consumatori. Questi dati di valore rappresentano infatti un valido supporto per chi è nella posizione di dover intraprendere delle scelte strategiche all’interno di un’impresa.

Poter fare scelte strategiche sempre più consapevoli rappresenta un grande vantaggio competitivo, oggi più che mai, in un momento storico dove i consumatori sono sempre più esigenti. Per questo motivo i dati stanno acquisendo sempre più importanza strategica perché attraverso queste risorse è possibile ottenere le informazioni per ottimizzare ogni strategia aziendale in atto.

L’acquisizione di informazioni può spesso passare dagli stessi dati interni alle aziende, che oggi con l’ausilio delle nuove tecnologie legate all’intelligenza artificiale possono essere sempre più sfruttati per essere trasformati in informazioni di valore. In altri casi però, i dati a supporto delle aziende non derivano dai dati legati alle stesse, ma dai dati dei consumatori che in generale sono in grado di mostrare tendenze e preferenze per il mercato B2B e B2C.

In entrambi i casi infatti, conoscere l’andamento del mercato inerente alle tendenze dei consumatori è un fattore essenziale da includere nella propria strategia di business.

In questi casi ci sono diverse fonti autorevoli da cui estrarre i dati più utili al caso specifico. Realtà come Salesforce sono un esempio di come poter acquisire facilmente tutte le informazioni aggiornate che possono essere di maggiore interesse rispetto alle tendenze del customer engagement. Salesforce infatti, permette di acquisire informazioni relative alle nuove tendenze del customer engagement B2B e B2C attraverso la quinta edizione dello State of the Connected Customer, dove mostra informazioni molto utili per colmare il gap fra le aspettative dei consumatori e le proposte dei brand, attraverso interviste fatte a oltre 13.000 consumatori e 4.000 buyer B2B.

Tra le informazioni evidenziate da Salesforce relative alle nuove tendenze del customer engagement B2B e B2C possiamo vedere come:

  • L’88% dei consumatori si aspetta che ogni azienda comunichi chiaramente i valori secondo cui opera, solo uno su due ritiene che ciò accada;
  • L’83% dei consumatori si aspetta un’interazione immediata quando contatta un’azienda;
  • Il 53% denuncia interazioni ancora estremamente frammentate.

customer engagement

Le 4 tendenze 2022 del customer engagement

Le tendenze principali evidenziate da Saleforce possono essere racchiuse in quattro elementi principali:

  • La fiducia
  • Le interazioni
  • La fedeltà del marchio
  • La personalizzazione

La fiducia: la chiave per conquistare il cuore dei consumatori

A incidere sempre di più nelle  relazioni tra consumatori e aziende troviamo la fiducia che i consumatori devono necessariamente avere nei confronti del brand.  Nello State of the Connected Customer vediamo come l’87% degli intervistati in Italia sostiene infatti  che il valore della fiducia abbia acquisito ancora maggiore importanza rispetto al passato, specialmente in tempi di cambiamento, come quelli che stiamo vivendo in questo momento.

Ma come fanno i consumatori a valutare la fiducia nei confronti del brand?

salesforce report trust - customer engagement

Metro per valutare la fiducia dei consumatori nei confronti del brand può essere la qualità delle loro interazioni con l’azienda. L’esperienza è in questo caso un fattore molto importante che i consumatori valutano per decidere il grado di fiducia che possono avere nei confronti di un’azienda. Una buona esperienza aumenterà il grado di fiducia che l’azienda può ottenere dai consumatori. Per capire quanto l’esperienza offerta ai clienti sia un elemento decisamente  importante basta fare riferimento ai dati, secondo cui in Italia l’89% dei consumatori afferma che l’esperienza fornita da un’azienda è importante tanto quanto i suoi prodotti o servizi (il dato global si attesta all’86%), una percentuale che arriva addirittura al 92% per la fascia generazionale dei Millennial.

Interazioni tra brand e consumatori: più importanti e più varie rispetto al passato

Il coinvolgimento dei clienti oggi è decisamente digital-first, poiché il mondo digitale è parte integrante del mondo reale e nessuna azienda può pensare di poter essere competitiva sul mercato senza sposare questa dimensione e quindi assumere una strategia di pensiero digital-first. Per questo motivo, i brand sono continuamente sotto pressione per riuscire nell’obiettivo di creare un’integrazione tra i dati delle interazioni online e quelle delle interazioni  offline in un’unica esperienza personalizzata.

salesforce interaction witch customer report

L’esigenza di raggiungere questo obiettivo è diventata ancora più pressante oggi rispetto al periodo pre-covid ed importante stando ai dati dello State of the Connected Customer: il 59% degli italiani ha dichiarato che a partire dal 2020 ha fatto acquisti in modi nuovi (rispetto al 68% dei consumatori a livello globale).

Molti comportamenti inizialmente adottati come soluzioni rapide alle restrizioni imposte dalla quarantena sono infatti ora abitudini destinate a durare, con cui le aziende devono fare i conti. Nel dettaglio, nei prossimi tre anni:

  • Il 59% degli italiani si aspetta di aumentare il ricorso ai metodi di pagamento contactless;
  • Il 52% degli italiani si aspetta di incrementare gli acquisti tramite social media, una percentuale ancora maggiore per Millennial (56%) e GenZ (61%).

La fedeltà del marchio

Con il passare del tempo il cambiamento dei comportamenti dei consumatori così come i loro desideri e le loro priorità è diventato sempre più evidente e quella fedeltà già conquistata dai brand non è più da percepire come stabile nel tempo ma può sempre modificarsi con il variare delle condizioni generali.

Riguardo alla fedeltà del marchio i dati infatti parlano chiaro e mostrano come:

  • L’83% dei consumatori italiani ha cambiato brand per i propri acquisti almeno una volta nell’ultimo anno (71% a livello global;
  • Solo il 43% dei consumatori italiani dichiara di fidarsi delle aziende da cui acquista.

Questi dati mostrano bene come la fedeltà del marchio possa sempre vacillare, se non coltivata in maniera corretta e costante nel tempo intraprendendo azioni mirate allo scopo di mantenere fiducia e fidelizzazione nei consumatori.

La domanda di personalizzazione: un trend in continua crescita

La personalizzazione rappresenta una tendenza in continua crescita negli ultimi anni tra i consumatori e i  nuovi punti di contatto digitali rappresentano nuove opportunità per le aziende per creare esperienze personalizzate. Stando ai dati possiamo vedere come la gran parte dei consumatori (il 73%) presume che le aziende comprendano le loro esigenze individuali, soprattutto data la grande mole di informazioni personalizzate raccolte dalle interazioni avute.

L’intelligenza artificiale in questo caso rappresenta uno strumento funzionale allo scopo di non deludere le aspettative dei consumatori. Affinché questo strumento sia sfruttabile però, i dati sono fondamentali perché solo sfruttandoli è possibile usare le soluzioni AI come mezzo per raggiungere gli obiettivi aziendali. L’acquisizione dei dati necessari per andare incontro alla domanda crescente di personalizzazione dei servizi da parte dei consumatori inoltre, non trova limitazioni neanche tra gli stessi consumatori, che stando ai dati raccolti per l’84% (dei consumatori italiani) dichiara di trovarsi a proprio agio con le aziende che utilizzano le informazioni personali rilevanti in modo trasparente e vantaggioso.

 

evento per designer e developer

Scopri come acquisire hard e soft skill per designer e developer e imparare a lavorare insieme

Essere designer o developer nel 2022 vuol dire aver scelto una professione non solo molto richiesta (la percentuale di occupazione di web developers e digital designer crescerà del 13% entro il 2030 secondo il Bureau of Labor Statistics degli Stati Uniti) ma anche sfidante e in continua evoluzione.

La Digital Transformation infatti, sta stimolando la nascita di varie professionalità ibride come ad esempio digital product designer, data scientist, 2D e 3D graphic designer ed esperti di phygital.  

Per distinguersi è quindi necessario andare oltre la formazione di base per designer e developer e lasciarsi contaminare dalle novità che stanno muovendo il mondo digitale e non. Da dove iniziare? Sicuramente frequentando gli eventi del settore come Intersection Conference (in programma a Torino il 7 e 8 ottobre), l’evento internazionale di Hinto® dedicato alle nuove metodologie e tendenze digitali dove si confrontano designer, sviluppatori e manager di tutta Europa. Un’occasione imperdibile, con contenuti che proiettano verso il futuro del settore grazie agli interventi di speaker internazionali.

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Come trovare l’ispirazione se ti occupi di design e sviluppo

Quando le giornate fluiscono sotto il peso di call, consegne “per ieri” e tentativi di bilanciare lavoro e vita privata, è difficile ricercare nuovi stimoli creativi. Con le richieste incalzanti di team e clienti che stringono il tuo campo d’azione, la sensazione di non riuscire ad esprimerti diventa assillante. È un cane che si morde la coda: non ho stimoli creativi, non riesco ad essere performante, mi blocco professionalmente. 

designer e developer

Cosa fare quindi, per uscire da questi momenti stagnanti? 

Ritagliarsi del tempo per incontrare persone del settore, ad esempio, può rivelarsi un trick molto utile per crescere attraverso lo scambio di idee. Quando gli altri trasmettono le loro esperienze, queste possono diventare la fonte d’ispirazione per tornare a pensare fuori dagli schemi e ritrovare la giusta motivazione creativa. 

Durante Intersection Conference saranno molte le fonti d’ispirazione come ad esempio il digital designer Marc Biemer che racconterà di design e sviluppo di giochi per bambini con autismo, Adam Cochrane con il Ritual Design che mette gli esseri umani al centro di organizzazioni e servizi, Claudia Cristina e Riccardo Iaconelli del Dipartimento per la trasformazione digitale con un intervento sulla developer experience nella PA, Simone Pancaldi e Raquel Rodrigo Musat di Atlassian per parlare di cultura dell’innovazione e nuovi stili di lavoro.

Hard e soft skill per designer e developer: la combo per fare la differenza

Le competenze tecniche sono naturalmente il punto di partenza imprescindibile. Tuttavia ci sono delle competenze senza le quali sarebbe difficile farsi strada nel mondo della programmazione e del design: le soft skill. Le “competenze trasversali” sono quelle abilità/qualità personali di cui ciascuno è dotato in misura diversa, fondamentali tanto quanto quelle tecniche per poter lavorare con team e clienti.

Le soft skill non si acquisiscono direttamente con lo studio, come le nozioni tecniche, ma si possono sviluppare con i giusti stimoli.

Tornando alle hard skill – che da sole non bastano – devono essere sempre aggiornate. Complici i repentini cambiamenti nel panorama del design e del development, ce ne sono alcune su cui vale la pena investire per essere sempre all’avanguardia. 

Perciò, vediamo quali sono le 5 (hard e soft) skill per designer e developer che puoi migliorare partecipando a Intersection Conference per fare l’upgrade come professionista.

1. Doti comunicative

Una delle soft skill per designer e developer che non può mancare è quella della comunicazione interpersonale. Mey Besairon terrà un workshop su come presentare in maniera accattivante una nuova feature o una nuova idea alla tua audience e imparerai, così, a fare il tuo primo tech talk.

2. Creatività e UI design

Tecnologia e creatività insieme possono dare vita a prodotti e professionalità nuove. Come? Si può utilizzare la programmazione per creare suoni, immagini 2D e 3D e animazioni ad esempio. Con Giulio Poggia di Hinto entrerai nel mondo della SVG animation mentre Andrea Marec ti porterà nel mondo di Digital Art e NFT.  

3. Tecniche di design e sviluppo

Per creare prodotti digitali che le persone saranno felici e soddisfatte di usare, occorre una perfetta integrazione tra design e sviluppo. Sfortunatamente, implementare processi che favoriscano una comunicazione aperta e che facilitino la collaborazione fra team interfunzionali può rivelarsi piuttosto impegnativo. Nel workshop che terranno Boris Di Chio, Cristina Lusetti e Guido Parlato di Frog potrai imparare a impostare una collaborazione virtuosa fra designer e developer per lavorare insieme ad un prodotto digitale. Di collaborazione tra ruoli diversi nella stessa unità ne parleranno anche Tiziano Marano e Giulia Moraglia di A2A.

4. Data driven interface

Solo negli ultimi due anni è stato generato il 90% dei dati nel mondo, una mole impressionante da cui ricavare preziose informazioni. Vedrai come l’arte della trasformazione dei dati in visualizzazioni esteticamente accattivanti e in esperienze digitali immersive, può diventare la skill per designer e developer su cui puntare. A tenere l’intervento sulla data viz lato sviluppo ci saranno Federico del Gaudio e Filippo Elgorni di Accurat. Inoltre, Sara Michelazzo di ThoughtWorks, mostrerà come sfruttare al meglio i dati con l’approccio human-centred data.

5. Artificial intelligence

L’intelligenza artificiale e le reti neurali trovano numerosi casi di applicazione che sono ancora poco conosciuti alla maggioranza dei developer. Sentirai parlare di machine learning, algoritmi genetici, mixed reality experience e campi che sono in pieno sviluppo per future opportunità lavorative. Mey Beisaron nel suo intervento mostrerà come applicare algoritmi genetici alla risoluzione di problemi del quotidiano.

All‘evento firmato da Hinto non mancheranno le opportunità di networking e scambio. Il primo giorno, sabato 7 ottobre si terranno i workshop con laboratori pratici. Tra i vari, potrai sperimentare il design di hybrid and mixed realities con Alaistair Sommerville, scoprire il tool BAD Canvas di Matteo di Pascale per imparare a strutturare workshop di business design e creare così prodotti/servizi che funzionino e con Giulia Calabretta della Delft University of Technology apprenderai di più su come la design leadership possa aumentare l’impatto del design stesso all’interno della propria azienda.

Al termine si terrà una visita guidata di Torino ed una cena (fino ad esaurimento posti) dove i partecipanti potranno fare networking con gli speaker e gli sponsor. Inoltre molto interessante sarà sperimentare le carte di Intùiti per sbloccare i processi creativi insieme a Matteo di Pascale (la sessione con lui è limitata a sole 8 persone).
Il secondo giorno, sabato 8 ottobre, a concludere gli interventi dei 14 relatori ci sarà ulteriore spazio per il networking durante l’aperitivo di chiusura presso il Grattacielo San Paolo.

Sei prontǝ a dare un boost alle tue competenze?

<<Scopri il programma completo di Intersection Conference>>

Metaverso: cos'è e possibili applicazioni presenti e future

Metaverso: cos’è e possibili applicazioni presenti e future

A descrivere per la prima volta il concetto di metaverso è stato Neal Stephenson nel suo romanzo Snow Crash scritto nel 1992, dove del metaverso veniva fatta una descrizione distopica e non positiva. Il contributo alla popolarità del concetto è poi arrivato anche grazie al romanzo Ready Player One di Ernest Cline, in seguito trasformato in un film diretto da Steven Spielberg.

A farlo diventare un termine sempre più familiare però, possiamo dire essere stata la decisione di Mark Zuckerberg che nell’ottobre 2021 ha cambiato il nome Facebook, uno dei più popolari social network al mondo, trasformandolo in Meta.

La società infatti, come è stato più spesso dichiarato, punta molto allo sviluppo del metaverso e per la crescita dello stesso, ha già scelto di sostenere investimenti di diversi miliardi di dollari. Il cambio di nome rappresenta dunque solo un dettaglio rispetto ad un percorso decisionale basato su una nuova visione di Zuckerberg progettata per “dare vita al metaverso”, come spiega lo stesso fondatore del social network in una lettera aperta.

Ma cosa si intende esattamente quando si sente parlare di metaverso?

Un metaverso è un universo 3D virtuale e digitale formato dalla fusione di vari tipi di spazi virtuali, dove persone reali comunicano tra loro e vivono esperienze attraverso i loro avatar, ovvero delle ricostruzioni di se stessi con cui mostrarsi, interagire e costruire comunità virtuali. Possiamo affermare che il metaverso è una realtà che in qualche misura le persone possono “vivere”. Il metaverso è infatti un mondo virtuale che imita aspetti del mondo fisico, utilizzando molteplici tecnologie come la realtà virtuale (VR), la realtà aumentata (AR), l’intelligenza artificiale, i social media e la valuta digitale.

Nonostante il metaverso sia un mondo virtuale, è però bene chiarire come per l’utente che vi accede l’individualità sia sempre mantenuta e come al suo interno sia garantita la continuità dei dati ad esso legati, come:

  • oggetti
  • identità
  • diritti
  • interazioni
  • pagamenti
  • cronologia

Altro concetto fondamentale da comprendere e legato al metaverso è quello della proprietà. Relativamente al metaverso non esiste nessun singolo fornitore che possiede lo spazio, tuttavia sempre relativamente al concetto di proprietà, al suo interno è possibile acquisire delle proprietà, con tanto di atto digitale che garantisca il possesso, ma le transazioni che avvengono all’interno di un metaverso hanno luogo attraverso l’utilizzo di token non fungibili (NFT) e valute digitali.

Intanto questa semplice ma esaustiva descrizione apre le porte alla domanda successiva che è bene porsi per comprendere pienamente il concetto di metaverso: quali sono le possibili applicazioni presenti e future?

Alcune applicazioni del metaverso sono ben spiegate nella lettera aperta scritta da Zuckerberg in cui racconta: “Nel metaverso, sarai in grado di fare quasi tutto ciò che puoi immaginare – stare insieme con amici e familiari, lavorare, imparare, giocare, fare acquisti, creare – oltre a esperienze completamente nuove che non si adattano molto al modo in cui pensiamo computer o telefoni oggi. Abbiamo realizzato un film che esplora come un giorno potresti usare il metaverso”.

Zuckerberg, nella sua lettera, continua evidenziando come l’uso del metaverso possa tradursi in un ottenimento di vantaggi nell’ambito della vita professionale ma anche legati alla sostenibilità ambientale: “In questo futuro sarai in grado di teletrasportarti istantaneamente come ologramma per essere in ufficio senza fare il pendolare, a un concerto con gli amici o nel soggiorno dei tuoi genitori per recuperare il ritardo. Questo aprirà più opportunità, non importa dove vivi. Potrai dedicare più tempo a ciò che conta per te, ridurre il tempo nel traffico e ridurre la tua impronta di carbonio”.

Il metaverso ha molteplici potenzialità, sono infatti già molte le imprese che lo hanno compreso e che in questo mondo virtuale stanno già presenziando e investendo, sfruttando le potenzialità degli NFT, ovvero i token non fungibili, un elemento legato imprescindibilmente al metaverso e includendo l’NFT Marketing nelle proprie Digital Strategy.

Ma per capire di cosa si sta parlando quando ci si riferisce agli NFT ecco una breve descrizione per meglio comprendere questo concetto e cosa questo comporta: i token non fungibili o NFT rappresentano un elemento fondamentale del metaverso e si basano sulla stessa tecnologia blockchain che viene usata dalla criptovaluta. Questo significa che quando si parla di NFT si può intendere diverse cose come un’opera d’arte, una canzone o un immobile digitale e possedendo un NFT si ha come un contratto digitale attraverso cui si può provare la proprietà di un determinato bene.

Per quanto riguarda le prospettive future di questo mondo virtuale, lo sviluppo del metaverso avverrà attraverso il perseguimento di un obiettivo chiaro: ottenere un’interazione sempre più “materiale”. Affinché questo possa avvenire entrano in gioco diversi fattori e strumenti legati allo sviluppo del metaverso e sui quali si punterà per la crescita dello stesso. Tra questi troviamo: i device, la domotica, il lavoro, l’intrattenimento, i social media, la realtà aumentata. L’ottimizzazione di tutti questi elementi è funzionale a rendere l’interazione sempre più “materiale” è sarà la chiave per l’evoluzione del metaverso e la crescita degli utenti coinvolti.

Le tecnologie del metaverso

Il metaverso è abilitato da molte tecnologie diverse, come VR, AR, AI, 5G, 3D, cloud computing vocale, edge computing, blockchain, strumenti software, app, piattaforme e hardware. Tutti mezzi utili ed essenziali affinché gli utenti possano essere in grado di imitare aspetti del mondo fisico durante la loro permanenza nel mondo virtuale e possano avere una tutela a livello di sicurezza.

Ecco un esempio di come queste tecnologie saranno impiegate nello sviluppo del metaverso:

  • Il trasferimento di valore, la credibilità e l’archiviazione dei dati all’interno di un metaverso sarà convalidato dalla Blockchain.
  • La visualizzazione 3D di oggetti e l’interazione in tempo reale sarà consentita dall’AR.
  • Un’esperienza sensoriale sarà offerta grazie alla realtà virtuale.
  • Interazioni illimitate e integrazioni senza interruzioni dei dati saranno possibili grazie a intelligenza artificiale, apprendimento automatico e IoT.
  • Creare spazi virtuali realistici e dall’aspetto naturale sarà possibile grazie alla ricostruzione 3D.

Alcune di queste tecnologie sono più accessibili, come nel caso dell’implementazione AR per cui è necessario solo un dispositivo abilitato alla fotocamera, ma altre tecnologie, come nel caso della realtà virtuale, richiedono apparecchiature più costose come schermi multimodali e HMD. Nel futuro è possibile che nel Metaverso si impieghi una combinazione di diverse tecnologie  chiamata Extended Reality (XR), ovvero tre insiemi di tecnologie diverse che coinvolgono:

  • Realtà Virtuale (VR) dove gli utenti sono completamente immersi in un’esperienza sintetica.
  • Realtà aumentata (AR) dove gli utenti interagiscono  con il mondo fisico attraverso una sovrapposizione digitale.
  • Mixed Reality (MR) dove gli utenti interagiscono con il mondo fisico e quello virtuale.
metaverso web 3d

Immagine estratta da weforum.org

 

Riguardo all’uso di questi dispositivi sono state fatte delle stime, che ci aiutano a comprendere come potrebbe crescere l’uso del metaverso. Secondo queste stime pubblicate su bitkraft.vc in pochi anni si prevede che le spedizioni di cuffie per realtà estesa supereranno le vendite di console di 20 milioni di unità.

metaverso av vr

Immagine stratta da bitkraft.vc

Le competenze richieste

A conferma dell’enorme potenziale del metaverso si aggiunge anche Citi, la banca d’investimento afferma che vede un enorme potenziale nel concetto di realtà estesa e  in un rapporto, afferma che il metaverso rappresenta un’opportunità potenziale da 8 trilioni a 13 trilioni di dollari entro il 2030 e che potrebbe vantare fino a 5 miliardi di utenti (stima che include una base di utenti di telefoni cellulari. Se il metaverso è limitato ai dispositivi VR/AR, si prevede che il pubblico sarà più vicino a 1 miliardo.)

Visto le prospettive future, le aziende di tutto il mondo saranno quindi sempre più interessate al metaverso e per questo saranno competenze molto specifiche quelle ricercate dalle imprese e per cui i candidati dovranno farsi trovare pronti.

Tra le competenze più ricercate troviamo:

  • Modellazione 3D e Design, fondamentali per offrire esperienze agli utenti all’altezza delle aspettative e il più possibile vicine alla realtà. Concettualizzare, prototipare e costruire gli ambienti che gli utenti del metaverso esploreranno e  gli oggetti così come gli avatar con cui interagiscono saranno competenze essenziali per ottenere risultati ottimali;
  • Programmazione computer, per offrire esperienze nuove e coinvolgenti. Le competenze di programmazione saranno sicuramente skill molto apprezzate tra le aziende che desiderano essere all’avanguardia nello sviluppo del metaverso;
  • Sviluppo VR/AR. Per la costruzione di interfacce più coinvolgenti e per puntare all’obiettivo di colmare il divario esistente tra il mondo reale e quello virtuale, la realtà virtuale e la realtà aumentata giocheranno un ruolo molto importante, perciò le skill in questi ambiti seppur non essenziali per il metaverso sono certamente consigliate;
  • Blockchain / Ingegneria NFT: con l’uso della blockchain si potrà creare un’infrastruttura distribuita e decentralizzata per costruire mondi sotto il controllo dei loro proprietari, mentre creare asset unici o in edizione limitata sarà possibile grazie agli NFT, attraverso cui si potrà anche avere una prova della proprietà rispetto ad un bene;
  • Competenze sui dati, saper analizzare ogni dato, come quelli estrapolati dal comportamento degli utenti sarà fondamentale per la creazione di esperienze in linea con le aspettative degli utenti ed in grado di soddisfare ogni necessità;
  • Progettazione UI/UX per garantire che l’interfaccia utente (UI) sia naturale e che l’esperienza utente (UX) sia intuitiva, divertente e gratificante;
  • Project Management per lo sviluppo di esperienze coinvolgenti che saranno possibili grazie a diverse skill grazie a cui sarà possibile gestire un progetto nel metaverso;
  • Cyber Security per offrire garanzie di sicurezza, essenziale nel mondo cibernetico, proprio come in quello reale. La condivisione dei dati delle persone sarà destinata a crescere con lo sviluppo del metaverso e la crescita che si verificherà tra gli utilizzatori perciò dati preziosi come quelli  di una carta di credito o quelli legati alla propria salute saranno informazioni che sarà importante tutelare;
  • Marketing per sfruttare pienamente le molteplici possibilità di pubblicità e marketing offerte da questo mondo virtuale dove sarà necessario trovare nuovi modi coinvolgenti utili alla promozione di prodotti e servizi, oltre che alla creazione di una brand identity;
    Etica e Responsabilità Sociale per  ridurre la possibilità che ci siano conseguenze negative per gli individui o per la società e per l’ambiente.

15 esempi di aziende che investono nel metaverso

Il metaverso è un concetto che è entrato sempre più nella mente degli imprenditori che cercano di rendere le loro operazioni a prova di futuro. Per questo viene sempre più utilizzato, sono sempre di più le aziende che in qualche modo ne sfruttano le potenzialità e sempre di più i brand che vi presenziano includendolo nella propria strategia di marketing, così come sono sempre in numero maggiore le aziende che decidono di investire in questa visione del futuro diverse migliaia di dollari.

Vediamo di seguito 15 esempi di aziende che investono nel metaverso.

Meta

Prima tra tutte arriva Meta che come visto in precedenza, solo per il 2022 lo scorso anno aveva previsto di spendere 10 milioni di dollari nell’acquisizione e nello sviluppo di hardware e software che verranno utilizzati per fornire funzionalità VR all’interno del metaverso ed è fra le aziende che più di tutte crede nello sviluppo del metaverso, ormai punto focale della visione del suo fondatore Zuckerberg. Per rendere ciò possibile l’azienda sta lavorando incessantemente e ha realizzato diversi strumenti utili allo scopo come visori fondamentali per l’uso della realtà aumentata.

A sottolineare l’impegno profuso lo stesso Zuckerberg, nella sua lettera aperta in precedenza citata, annunciando il cambio del nome Facebook in Meta, ha sottolineato: “La nostra missione rimane la stessa: si tratta sempre di riunire le persone […] Ma tutti i nostri prodotti, comprese le nostre app, ora condividono una nuova visione: aiutare a dare vita al metaverso. E ora abbiamo un nome che riflette l’ampiezza di ciò che facciamo”.

In questo interessante video pubblicato dal The Guardian, Mark Zuckerberg ha rivelato uno scorcio dei piani di Facebook per costruire il “metaverso”, un mondo digitale costruito sopra il nostro, che comprende cuffie per realtà virtuale e realtà aumentata.

Microsoft

Microsoft che già nel 2016 aveva lanciato degli occhiali intelligenti per realtà mista chiamati HoloLens, ha dichiarato che nel 2022 rilascerà Mesh per Microsoft Teams, un servizio innovativo attraverso cui gli utenti di Teams situati in diverse posizioni fisiche potranno organizzare riunioni virtuali in cui partecipare grazie a esperienze olografiche collaborative e condivise. Grazie a Mesh gli utenti potranno stabilire una presenza virtuale usando un avatar personalizzato utilizzabile su qualsiasi dispositivo.

Nel gennaio 2022 inoltre, Microsoft ha chiuso un accordo da 70 miliardi di dollari che nei prossimi anni consentirà all’azienda di sviluppare giochi e software supportati da Microsoft all’interno del metaverso, grazie all’acquisizione di Activision Blizzard, l’enorme sviluppatore ed editore di videogiochi.

Google

Google è un altro grande investitore nel metaverso. Il suo investimento è pari a ben 39,5 milioni di dollari investiti in un fondo di private equity per tutti i progetti sul Metaverso, inoltre il CEO dell’azienda, Sundar Pichai, ha discusso più volte rispetto all’interesse di Google nei confronti della realtà aumentata, tanto che potrebbe anche inserire servizi come Maps e YouTube nel panorama virtuale.

Accenture

Accenture che assume più di 100.000 persone ogni anno, usando Mesh aiuta le aziende ad inserire nuovi dipendenti. Attraverso Microsoft Teams i nuovi assunti si incontrano per essere istruiti sulla creazione di un avatar digitale ed accedere in uno spazio virtuale condiviso, parte del processo di onboarding. Qui i nuovi assunti trovano una sala conferenze centrale, una sala riunioni virtuale e monorotaie digitali che i nuovi assunti utilizzano per viaggiare verso diverse mostre.

Il sostegno da parte di Accenture è ben chiaro ed espresso sullo stesso sito dell’azienda, dove si possono leggere le parole di Paul Daugherty – Group Chief Executive – Technology & Chief Technology Officer di Accenture che afferma:  “È vero che siamo ancora agli albori, ma il metaverso progredirà molto rapidamente. Se le aziende non agiscono subito, si troveranno a operare in mondi progettati da, e per, qualcun altro“.

Nike

Nike sta già investendo nel metaverso attraverso diverse scelte imprenditoriali utili a garantire all’azienda il suo posto in questo nuovo mondo digitale. La pianificazione del futuro del brand fatta dal gigante dell’abbigliamento sportivo può essere così riassunta:

  • Ad ottobre 2021 Nike ha presentato all’Ufficio brevetti e marchi degli Stati Uniti ben sette richieste  per proteggere i suoi marchi in “beni virtuali scaricabili” e servizi correlati;
  • Ha accettato di acquistare RTFKT, un’azienda che si occupa ella creazione di prodotti digitali come scarpe da ginnastica e utilizza la tecnologia blockchain per garantirne l’autenticità;
  • A novembre 2021, ha debuttato con Nikeland , il mondo del brand nel metaverso dove, grazie ad una collaborazione instaurata con la piattaforma di videogiochi Roblox, gli utenti che giocano possono vestire i propri personaggi con oggetti digitali firmati Nike.

McDonald’s

Anche McDonald’s intende investire nel metaverso e si sta preparando per aprire un negozio nel metaverso e ciò è presumibile dal fatto che la catena globale di fast food, ha presentato domande all’Ufficio brevetti e marchi degli Stati Uniti.

La scommessa che McDonald’s sta facendo sul metaverso non si limita però alla domanda di hamburger digitali ma include altro, ovvero la vendita dell’ordinazione a domicilio, in pratica vuole offrire ai clienti, attraverso il metaverso, un altro modo per ordinare cibo online, che sarà consegnato nel mondo fisico.

Coca-Cola

Coca-Cola è tra i brand che fin da subito ha scelto di investire nel metaverso, Coca-Cola Creations ha anche unito le forze con l’organizzazione di gioco PWR per creare Pixel Point, un’isola personalizzata nella modalità creativa di Fortnite dove chi la raggiunge può giocare ai minigiochi basati sul brand. Inoltre di recente ha rinnovato il suo investimento nel metaverso con la creazione di una bevanda “dal gusto pixellato”. La bevanda, chiamata Zero Sugar Byte, è stata lanciata nel metaverso ancora prima di essere disponibile, in edizione limitata, nei negozi a partire dal 2 maggio 2022. Oana Vlad, senior director of strategy di Coca-Cola spiega così la scelta: “Volevamo creare un gusto innovativo ispirato alla giocosità dei pixel, radicato nelle esperienze che il gioco rende possibili“.

Samsung

Samsung nel gennaio 2022, ha lanciato il suo primo negozio nel metaverso a Decentraland. Il negozio prende il nome di Samsung 837x ed è stato realizzato sul modello del negozio fisico a 837 Washington Street, New York City. All’interno gli utenti possono:

  • costruire la propria avventura;
  • interagire con altri personaggi di gioco;
  • portare a termine missioni.

Gucci

Gucci ha intrapreso diverse iniziative a manifestazione del suo interesse nell’investire nel metaverso. La casa di moda italiana, è infatti uno dei primi brand di moda che offre agli utenti:

  • Esperienze nel mondo digitale con collaborazioni di videogiochi;
  • La versione digitale del suo Gucci Garden su Roblox;
  • La possibilità di  acquistare capi Gucci con cui vestire i propri avatar grazie alla partnership stipulata con Zepeto.

Unity Software

Unity Software nel 2021 ha chiuso un accordo da oltre 1,6 miliardi di dollari per l’acquisizione di  Weta Digital, una società di effetti visivi digitali grazie alla quale Unity Software  potrà essere aiutata nello sviluppo della sua tecnologia RT3D grazie agli innovativi strumenti VFX di Weta Digital.

Shopify

Shopify è un’altra azienda che punta ad investire nel metaverso ed in particolare sullo shopping AR, che coinvolgerebbe gli utenti che provano vestiti o visualizzano oggetti nelle loro case virtualmente prima di effettuare un acquisto. Shopify ha anche avviato una versione beta del proprio marketplace NFT.

Roblox

L’investimento di Roblox consiste nello stringere diverse partnership con alcuni brand, così da ottenere una notevole presenza nel metaverso dove si concentrerà sullo sviluppo di un mondo virtuale in cui i giocatori possono giocare e interagire.

Qualcomm

Qualcomm che si concentra sull’ispirare più persone a prestare attenzione su questa nuova versione di Internet ha scelto di collaborare con Microsoft per un impegno condiviso nei confronti di XR e del metaverso.

Nvidia

Nvidia si sta impegnando nello sviluppo del suo strumento Omniverse, una piattaforma di sviluppo per simulazioni 3D e design che supporta gli sviluppatori nella creazione delle loro applicazioni e sta pianificando lo sviluppo di applicazioni che permettono di creare avatar realistici per il metaverso.

Tinder

Tinder sta già lanciando le proprie monete – Tinder Coins – attualmente in fase di test in diversi mercati. Inoltre Shar Dubey, CEO della società madre di Tinder Match Group in una lettera agli azionisti, rispetto all’interesse dell’azienda sul metaverso ha parlato di “un’interfaccia che consente agli utenti di connettersi con gli altri attraverso nuove esperienze oltre lo Swipe che era Tinder“.

Mentre rispetto alle loro monete ha dichiarato: “Le monete possono anche essere utilizzate per incentivare determinati comportamenti per aiutare i membri a stabilire connessioni più significative su Tinder, come verificare il loro profilo o aggiungere video alla loro biografia. E, forse la cosa più importante, le monete saranno essenziali per i beni virtuali e l’ecosistema commerciale pianificato per il 2022 e oltre”.

Victoria’s Secret

Victoria’s Secret, il noto brand di intimo,  avrebbe di recente depositato 4 nuove domande di marchio indicando che intende vendere ‘intimo virtuale, calzature e accessori moda, secondo quanto ha scritto in un tweet l’ avvocato specializzato in marchi Josh Gerben.

Le possibili applicazioni del metaverso

Le possibili applicazioni del metaverso spaziano in diverse direzioni, come è già possibile intuire visto anche gli usi che i brand ne stanno già facendo e grazie alle funzionalità offerte dallo stesso.

Funzionalità che sembrano essere molto appetibili specialmente dal punto di vista lavorativo. Come previsto dal co-fondatore di Microsoft Bill Gates, nei prossimi due o tre anni la maggior parte delle riunioni virtuali si sposterà da scatole quadrate bidimensionali al metaverso, uno spazio 3D con i partecipanti che appariranno come avatar digitali.

Le applicazioni nell’ambito della vita professionale sono forse quelle più vicine rispetto ad un ambito temporale di crescita e sviluppo del metaverso, infatti le aziende possono già sfruttare le funzionalità offerte da questa tecnologia per avere interazioni con gli esseri umani digitali per:

  • scopi aziendali;
  • inserire i dipendenti;
  • vendere;
  • fornire servizi ai clienti.

Gli utenti all’interno del metaverso invece possono creare, condividere e scambiare risorse o esperienze.

Il metaverso è il futuro del web?

Il metaverso sembrerebbe a tutti gli effetti essere l’evoluzione di ciò che fino ad ora è stato internet, convogliando tutto ciò che è possibile fare su internet ma permettendo di farlo in modo più intuitivo e coinvolgente. Grazie al metaverso le aziende amplieranno la possibilità di entrare in contatto con gli utenti, così come la possibilità di ricavare ed analizzare preziosi dati relativi al comportamento degli utenti, fondamentali per creare vantaggio supplementare per le proprie strategie di marketing.

Allo stesso tempo, le imprese avranno modo di creare e rafforzare la propria identità di brand ma anche di cogliere le opportunità e modelli di business decentralizzati, persistenti, interoperabili e collaborativi che aiuteranno le aziende a elevare il business digitale a livelli senza precedenti. Mentre gli utenti avranno la possibilità di fare molteplici esperienze virtuali fino ad ora neanche immaginate dematerializzando ogni cosa fino ad oggi presente solo nella realtà fisica.

Con il metaverso, infine, cresceranno le opportunità di carriera nell’ambito digitale, grazie alla richiesta di nuove competenze utili allo sviluppo del metaverso nel prossimo futuro. Secondo queste potenzialità e stando ai dati fin qui visti, possiamo essere certi che il metaverso non è un concetto da sottovalutare, ma è invece da tenere in forte considerazione per non farsi trovare impreparati nel momento in cui questo assumerà maggior rilievo con la crescita degli utenti che lo utilizzeranno.

Intervista ITA Airways

Come si raggiunge il proprio pubblico? Lo abbiamo chiesto a ITA Airways

La chiamata a raccolta a Milano della comunità di Salesforce ha fatto il suo debutto il 7 giugno, al MiCo, in un’atmosfera molto friendly ma calata tra clienti, “trailblazer”,  partner e giornalisti.

Tra tutti i partecipanti si è respirata quell’aria di giovialità della quale si sentiva la mancanza, e tra gli interventi di spicco, c’è stato quello di Emiliana Limosani, Chief Commercial Officer di ITA Airways, la quale ha posto l’accento sulla cura e l’attenzione che viene posta quotidianamente ad ogni persona, che gravita nel infosfera ITA e su quanto i dati siano fondamentali per andare incontro alle esigenze del pubblico di riferimento.

ITA Airways - evento salesforce

LEGGI ANCHE: Salesforce Live 2022: cosa abbiamo visto all’evento della piattaforma di CRM numero uno al mondo

D’altronde, il report State of Connected Customer di Salesforce basato su un’indagine condotta a livello globale tra consumatori e buyer aziendali, evidenzia come le aspettative e i comportamenti dei consumatori siano cambiati nel tempo. “In tempi di cambiamento, è fondamentale rendere le esigenze e le aspettative dei propri clienti un faro che possa guidare la propria azienda”, osserva Maurizio Capobianco, Area Vice President Cloud Sales di Salesforce Italia.

“Non stupisce osservare che nel nostro Paese la relazione con il servizio clienti e l’assistenza diventa cruciale. Basti pensare che in Italia il 75% del campione intervistato, (l’82% nel caso della fascia dei Millennial), ha dichiarato di aver consigliato ad amici o parenti un brand in base alla propria esperienza con il customer service. É solo capendo di cosa ha bisogno ogni singolo cliente, che si tratti di un consumatore o di un buyer aziendale, che le aziende possono guadagnare, costruire e mantenere la valuta che permetterà loro di coinvolgere i propri consumatori: la fiducia”.

Noi Ninja abbiamo partecipato all’evento e abbiamo colto l’occasione per conversare proprio con Emiliana Limosani, Chief Commercial Officer di ITA Airways.

ITA Airways come raggiunge il proprio pubblico di riferimento?

«Per Ita Airways, arrivare alle persone giuste è importante, anzi, di fondamentale importanza a maggior ragione in un mercato di riferimento che sta fortemente cambiando dopo la pandemia, sia per quanto riguarda i viaggi di lavoro che quelli di piacere.

Con Salesforce abbiamo iniziato un percorso in merito alla creazione del nostro nuovo programma di loyalty che abbiamo lanciato lo scorso 15 ottobre 2021 con l’obiettivo di rispondere in modo adeguato e completo alle richieste, alle esigenze e alle preferenze della nostra clientela in modo tale da costruire un’esperienza di viaggio a 360 gradi, che possa fidelizzare ogni passeggero».

Qual è la strategia che avete avviato per mettere le persone al centro del brand?

«Stiamo cercando di inserire concretamente le persone al centro investendo su innovazione, digitalizzazione e tramite lo snellimento dei processi che per noi partono prima che il passeggero arrivi in aereoporto, proseguendo con tutta l’esperienza di viaggio fino alla sua conclusione. Lo stiamo facendo misurandoci in base alla soddisfazione del cliente, tramite la modalità NPS  – Net Promoter Score, e noi stessi siamo misurati e remunerati rispetto al raggiungimento di determinati KPI».

ITA Airways - evento salesforce-2

In quale progetto in particolare c’è discontinuità con il passato?

«La discontinuità in realtà c’è in ogni area aziendale, in termini di programma di fidelizzazione, di flotta, stiamo  lavorando per essere sempre più sostenibili, ed essere davvero green. Si tratta di una sfida complessa ma ci crediamo. Abbiamo scelto la famiglia AIRBUS che ci permetterà, nel corso degli anni, di ottenere un risparmio di CO2 di 750 mila tonnellate».

In merito al Salesforce Live, qual è il valore che ITA Airways, ha voluto trasmettere?

«In primis, è bellissimo essere qui con tanto pubblico dal vivo, e volevamo essere tra le persone.  Ci stiamo focalizzando sulla nostra modalità e visione del viaggio, garantendo esperienze uniche, in giro per l’Italia. Negli scorsi mesi e settimane abbiamo sponsorizzato diverse attività.  Al tempo stesso aumentiamo la partecipazione in Italia e all’estero a kermesse di settore, perché stiamo sviluppando una florida parte di awareness e  ITA Airways ha bisogno da farsi conoscere su più fronti e affermarsi sul mercato internazionale».

Qual è la strategia di ITA Airways verso gli italiani hanno pronti per le vacanze?

«Ci troviamo in anno anomalo, è cambiato tutto. Ora le prenotazioni sono molto a ridosso, c’è stato un boom di prenotazioni da aprile ad oggi.  Ad oggi premiamo le persone che riescono a prenotare con largo anticipo, stiamo spingendo molto le destinazioni nazionali, in particolare la Sardegna.

Poi c’è il lungo raggio, abbiamo inaugurato 3 nuove rotte: Los Angeles, San Paolo e Buenos Aires che vanno a completare il network dove già operavamo su New York,  Boston e Miami».

C’è un’augurio che vuole fare al Paese e ad Ita Airways?

«Noi abbiamo un ruolo fondamentale, diventare punto di riferimento per l’Italia, per connettere i popoli tramite l’efficienza economica, l’innovazione e la sostenibilità.  Il nostro Paese ha bisogno di una compagnia aerea di bandiera che porti sviluppo, e dobbiamo stare in piedi con le nostra gambe… O sulle nostre Ali».