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A che punto è l’Influencer Marketing in Italia? Scopriamolo con questo report

Erano in molti ad immaginarsi un calo dell’attenzione sul settore, ma il report sull’Influencer Marketing di ONIM sfata immediatamente tale convinzione: continua la sua crescita sia in termini di numero di progetti realizzati che di budget.

Il 53,9% degli intervistati ha attivato progetti con creator e influencer, con addirittura un 37,3% di questi che hanno realizzato più di 10 campagne negli ultimi 12 mesi. Un dato che conferma la centralità acquisita dall’influencer marketing nelle strategie dei brand.

LEGGI ANCHE: Social Media Trends 2022: cosa devono sapere i brand per puntare al successo

report sull'influencer marketing

Si mantiene alto anche il livello di soddisfazione: il 67,5% si dichiara infatti da soddisfatto ad ampiamente soddisfatto dei risultati ottenuti.

Tra chi non ha realizzato progetti di IM i freni maggiori sono costituiti da limiti budget (47,9%) e mancanza di un team dedicato (39,4%).

Andando ad indagare gli obiettivi connessi alle campagne di influencer marketing troviamo certamente l’awareness (78,3%), da sempre tra le finalità più connesse a questo strumento, ma crescono obiettivi più concreti come incentivare all’acquisto (63,9%) o “maturi” come incrementare la brand reputation (47%) o rafforzare il rapporto con clienti e community (32,5%).

Il bacino di indagine del report sull’Influencer Marketing

485 professionisti, tra marketer ed esponenti di brand: ecco il panel profilato da cui nasce l’edizione 2021 del Report Brand & Marketer di ONIM (Osservatorio Nazionale Influencer Marketing). Un’analisi che si pone l’obiettivo di fissare un’istantanea fedele del suo utilizzo e, soprattutto, dare a chi opera nel settore insight utili a comprendere l’andamento dell’influencer marketing in Italia.

Una serie di chart nate dalle risposte a survey dedicati che indagano temi quali la soddisfazione, le attività, i canali utilizzati, la selezione e l’analisi dei risultati. Uno scenario ancora più “completo” grazie al confronto con i dati 2020, delineando così evoluzioni e possibili trend.

report sull'influencer marketing

Report sull’Iinfluencer Marketing: domina Instagram

Instagram si conferma il canale fondamentale per le campagne di influencer marketing, centrale per utilizzo e attitudine degli utenti (il 95,2% degli intervistati lo usa da spesso a molto spesso). Accanto ad Instagram crescono piattaforme come Twitch, ma soprattutto TikTok. La crescita dei dati relativi a quest’ultimo è davvero notevole: se un 43,4% lo utilizza a volte, un 26,5% va da spesso a molto spesso.

Un maggior utilizzo dell’IM e soprattutto delle risorse dedicate (il 53% degli intervistati aumenterà il budget nel prossimo anno) porta la necessità di un approccio più strategico e competenziale in tutte le fasi di progetto. Un cambio ben evidente nelle metodologie di selezione di influencer e creator. Aumenta infatti l’utilizzo di strumenti data-driven, portando un netto miglioramento nella valutazione dei profili. Il 53% dichiara di usare infatti tool dedicati mentre il 36,1% strumenti di social listening.

Resta, per molti, ancora diffuso un approccio meno verticale e connesso agli insight (es. il 24,1% che utilizza il passaparola per individuare influencer), ma è innegabile, anno su anno, una maggiore consapevolezza del mercato.

A conferma della centralità e dei budget importanti messi a disposizione dei progetti di IM c’è la tipologia di influencer maggiormente coinvolti. Se i micro-influencer restano i più utilizzati notiamo una crescita rilevante dei profili più “alti”: il 49,4% utilizza creator con una fanbase da 100.000 a 500.000 follower e, addirittura, c’è un 28,9% che attiva creator oltre i 500.000 follower.

report sull'influencer marketing

Lato misurazione a farla da padrone sono gli insight più “superficiali” come interazioni generate e audience raggiunta. Ancora limitato l’utilizzo di metodologie più complesse come l’analisi delle conversazioni online o l’impatto sulle vendite, metodologie che necessitano di competenze e strumenti dedicati non sempre a disposizione di tutti i professionisti che realizzano campagne di IM.

Calano gift ed esperienze gratuite

Il budget resta un punto sempre più chiave, vista la crescente professionalizzazione dei creator e, conseguentemente, il compenso richiesto per le loro attività: il 71,1% degli intervistati retribuisce da spesso a molto spesso gli influencer attivati.

Il pagamento resta per lo più connesso all’attività realizzata ed è economico. Calano gift ed esperienze gratuite dai dati del report sull’Influencer Marketing di ONIM.

Aumenta, ma resta comunque limitato, il ricorso a forme di retribuzione ibrida che prevedano una parte fissa ed una a performance, connessa cioè ai risultati ottenuti dal creator (16,9%).

“Un mercato che continua a crescere – dice Matteo Pogliani, founder dell’ONIM e partner di Open-Box in termini di volume di progetti realizzati e budget allocati, ma ancor di più nell’approccio e nella consapevolezza. Il report 2021 ci racconta, dati alla mano, la propensione da parte di brand e professionisti nel migliorare l’approccio all’influencer marketing e, conseguentemente, la necessità di avere team dedicati e strumenti ad hoc.
Un influencer marketing che amplia i canali utilizzati con Twitch e TikTok, ormai non più novità ma certezze concrete, e che si dimostra sempre più trasversale nella tipologia di progetti. Gli influencer passano dall’essere solo generatori di earned media a creator, co-creatori di contenuti brandizzati.”

Forum HR 2021 intervista sul metaverso agli HR Director italiani

Lavorare nel Metaverso è possibile? Lo abbiamo chiesto al mondo degli HR italiani

Lavorare nel Metaverso è possibile o è soltanto una visione distopica di un’umanità sempre più connessa ma scollegata dalla realtà non virtuale?

Il mondo del lavoro è in un costante cambiamento, oggi più che mai, e la portata di questa rivoluzione è stata al centro del Forum HR 2021.

Sono molte le discussioni che è necessario affrontare ora che le sfide tecnologiche, ma anche ambientali, ci mettono davanti a scelte sempre più nette.

Digital Transformation, welfare, wellbeing, recruiting, learning e hybrid working. Questi e altri importanti temi legati al mondo HR sono stati al centro dell’edizione 2021 del Forum delle Risorse Umane, quest’anno alla sua tredicesima edizione.

L’evento è finalmente tornato dal vivo, anche se con alcune limitazioni sul numero del pubblico.

Forum HR 2021 - federica bulega

Il Forum HR 2021 è stata anche l’occasione per la redazione di Ninja di entrare in contatto con le più importanti voci del mondo HR italiano e noi di Ninja non ci siamo fatti sfuggire l’occasione per fare loro qualche domanda sul futuro del lavoro in relazione a una delle tecnologie più impattanti annunciate recentemente: il Metaverso.

Le tecnologie emergenti di virtual communication e virtual collaboration promettono di unire una forza lavoro sempre più dispersa grazie ad avatar, riunioni olografiche, mondi virtuali. Molto prima dell’annuncio di Mark Zuckerberg, ne avevamo parlato approfonditamente in questo articolo.

Se come si deduce dalle dichiarazioni degli esperti saranno necessari ancora diversi anni prima che questa rivoluzione abbia luogo, è importante gettare uno sguardo sui prossimi anni e anticipare i possibili sviluppi di una tecnologia così disruptive.

Lavorare nel metaverso è possibile? Diventerà presto realtà?

La domanda che abbiamo posto ai rappresentanti del panorama HR italiano è stata proprio questa: possiamo aspettarci, a breve, di lavorare in spazi virtuali, uffici nei quali muoverci con il nostro avatar e interagire con le rappresentazioni cibernetiche dei nostri colleghi? Ecco cosa ci hanno risposto.

Simona Liguoro – HR Director Italy – Nestlé Nespresso

lavorare nel metaverso simona liguoro

In futuro lavoreremo con gli avatar e sono particolarmente sicura di questo, ma per conquistare le persone e farle legare all’azienda sarà sempre necessario e fondamentale il contatto fisico.

Dal mio punto di vista i sensi sono la cosa più importante.

Serena Rossi – Human Resources Director – Stryker

serena rossi stryker

Incontrarsi di persona sarà sempre essenziale: eventi come il Forum HR 2021 lo dimostrano. Non potremo mai essere sostituiti dal nostro avatar, o almeno ci proviamo. Magari, però, il nostro avatar potrà occuparsi di cose per noi che non riusciamo a gestire.

Non credo che la sostituzione completa sia una strada da seguire: l’essere umano ha bisogno di essere fisico, toccare, guardare negli occhi, ma certamente la tecnologia potrà aiutarci semplificandoci la vita.

Guido Stratta – Direttore People & Organisation Gruppo Enel

Lavorare nel Metaverso Guido Stratta Forum HR 2021

Secondo me dobbiamo far sì che questa nuova tecnologia non ci schiacci: credo sarà una buona dimensione da gestire con equilibrio.

Io penso che la relazione umana sia ancora determinante, abbinata però a tutte queste belle novità.

Annalisa Alberti – Human Resources, Facility Management, ICT & Compliance Director – Rheinmetall Italia S.p.A.

Lavorare nel metaverso - Annalisa Alberti al Forum HR

Il contatto umano resta fondamentale: dovremmo invece ragionare un po’ fuori dagli schemi e pensare che non ci si può più limitare a “un classico orario di lavoro” dalle 8.00 alle 16.30, perché viviamo in un mondo che è interamente connesso e abbiamo bisogno di ripensare il nostro modo di lavorare focalizzandoci sugli obiettivi.

Detto questo, il contatto umano e la vicinanza faranno la differenza per le aziende.

Tiziana Carnicelli – Group Education and HR Communication Head presso Angelini Holding

Tiziana Carnicelli

È un argomento che mi intriga molto: nell’esperienza vissuta durante il Covid, la cosa che abbiamo sofferto di più nel fare formazione era il non poter guardare negli occhi la persona e comprendere la comunicazione non verbale.

La possibilità di avere un’aula di formazione, nella quale posso dialogare con il professore anche se a distanza vedendolo come fosse dal vivo, e magari interagire con un mio collega, anche se il collega è dall’altra parte del mondo, può significare molto.

Tutto dipenderà da quanto saranno “intelligenti” questi avatar e ologrammi, se ci permetteranno davvero una reale interazione. Altrimenti, dubito che funzionerà.

Giuseppe Conte – Direttore centrale Formazione e sviluppo risorse umane · INPS

Giuseppe Conte - Forum HR 2021

Già oggi, tendenzialmente, molte riunioni che si organizzavano in presenza e che richiedevano spostamenti si possono fare tranquillamente a distanza.

Vi saranno però sempre dei momenti importanti in cui sarà utile incontrarsi in presenza, magari per appuntamenti di tipo laboratoriale o di brainstorming. Sarà sufficiente trovare un giusto equilibrio.

Fabrizio Tripodi – HR Director at Brown-Forman, the Jack Daniel’s company

Fabrizio Tripodi Lavorare nel Metaverso - Forum HR 2021

La tecnologia mi piace molto, perché si evolve velocemente, ma ho un punto fermo: deve essere al servizio dell’uomo; uno strumento attraverso il quale risparmiamo, ottimizziamo e ci concentriamo maggiormente su quello che è il valore aggiunto del contatto umano.

Tutti quelli che sono gli strumenti digitali sono benvenuti: si aggiungono e aiutano e non sostituiscono il contatto umano, ma permettono che il contatto umano sia usato nel modo migliore, laddove necessario per motivi professionali ma soprattutto per una connessione empatica tra le persone.

Accogliamo con entusiasmo il metaverso proprio considerandolo come una piattaforma di supporto e non di sostituzione del contatto umano.

Elisabetta Maiocchi – Head of HR di Siae Microelettronica

Lavorare nel Metaverso Elisabetta Maiocchi Forum HR 2021

È un percorso che considero realizzabile: per determinati tipi di funzioni aziendali, come ricerca e sviluppo e funzioni amministrative, c’è una compatibilità di fondo; per altri ambiti, come il mondo del commerciale, sarà necessario capire se la soluzione può essere valida, perché spesso l’incontro in presenza rimane la via preferibile.

Sul mondo training e academy mi sento ottimista sull’argomento: ci si può dotare di postazioni adatte allo scopo per le persone che non dispongono di strumentazione e connessioni adeguate.

Fabio Salvi – Head of HR/Team Lead People Partner Italy, Spain, Portugal, Serbia, Croatia and Romania presso FlixBus

Lavorare nel metaverso - Fabio Salvi - Flixbus

Questo scenario mi sembra un po’ una deriva dello sviluppo tecnologico, una sorta di puntata di Black Mirror.

La tecnologia, dal mio punto di vista, è uno strumento per abilitare in modi diversi le relazioni, ma la relazione è e resta umana. La tecnologia è solo uno dei canali che va sfruttato per quello che è nei suoi significati, funzionale quando ci sono team distribuiti e separati da una distanza fisica.

Quello che però è il rapporto umano è inalienabile. Se questo scenario degli avatar si realizzasse staremmo davvero ripensando alla natura stessa dell’essere umano e, almeno personalmente, non vorrei andare in questa direzione.

Federica Visioli – Head of Human Resources – CDI Centro Diagnostico Italiano

Lavorare nel Metaverso - Federica Visioli

Se ne parla molto e conosco le possibilità del metaverso. Non so però se il nostro contesto nazionale sia già pronto per arrivare a queste dinamiche.

Ritengo però che anche il mondo sanitario si stia evolvendo, per cui l’aiuto di tutti quelli che sono gli strumenti informatici è prezioso.

Pensiamo per esempio all’intelligenza artificiale, a quanto può aiutare il medico nel migliorare le logiche predittive su alcune malattie. Il rapporto tra medico e paziente rimane fondamentalmente fisico: per semplificare, talvolta è necessario toccare l’arto malato. Però ci sono degli aspetti come le consulenze e determinati momenti che possono essere gestiti in modo ottimale anche con una modalità da remoto.

Andrea Lugo – H.R. Director | Aruba S.p.A.

Andrea Lugo - Aruba - Metaverso

Spero non si arriverà a lavorare in ambienti virtuali per mezzo di avatar, anzi, spero di essere andato in pensione prima che succeda.

È un mondo che non conosco in modo approfondito, ma sul quale ho qualche dubbio: credo che per adesso l’assetto attuale nelle modalità di recruiting sia quello corretto.

Samanta Todaro – Direttrice delle Risorse Umane del Gruppo Alessi

Lavorare nel Metaverso Samanta Todaro Forum HR 2021

Io credo che l’aspetto relazionale debba rimanere, perché è quello che fa la differenza; lo comprendiamo bene anche da questo evento tornato in presenza: tutti avevano voglia di tornare a vedersi.

Penso però che la tecnologia ci possa aiutare, debba essere sfruttata come un mezzo per farci arrivare dove oggi fisicamente non possiamo. La realtà virtuale, nel lavoro, è infatti nata anni fa, per esempio nel training medico, ma può essere efficacemente utilizzata anche in altri ambiti diversi dalla formazione, per esempio nella simulazione di un investimento per valutarne il tasso di successo.

Roberta Fagotto – Chief Human Capital Officer – SIT

Lavorare nel Metaverso Roberta Fagotto - Forum HR 2021

Credo che non possiamo prescindere dalla relazione umana: nel nostro contesto latino facciamo molta difficoltà a sconnetterci completamente dall’organizzazione dal punto di vista fisico, perché la relazione umana, per esempio quelle che avviene alla macchinetta del caffè, il contatto visivo non asincrono come quello del contatto video che è sempre un filtro, per noi è ancora fondamentale.

Sia per la parte progettuale e di innovazione, che non può essere “remotizzata” completamente, ma anche perché spesso tendiamo a unire la dimensione umana del collega alla nostra quotidianità.

Ritengo che invece assumeranno maggiore importanza gli spazi di lavoro, perché saranno degli spazi in grado di valorizzare la connessione, anche da un punto di vista personale, di tutti i colleghi.

black days ninja copertina

Black Days: tutti i Corsi e Master del Nuovo Catalogo Ninja scontati di oltre il 50% (ma solo per i primi 100)

Il Black Friday è un’occasione imperdibile non solo per gli appassionati dell’affare a ogni costo: promozioni, sconti e offerte imperdibili fanno capolino su ogni media possibile. Smartphone, TV e vetrine degli store fisici riprendono il tema black e strillano l’invito di approfittare dei Black Days.

Districarsi nella giungla di promozioni può non essere facile, ma un buon mindset fa la differenza: se è vero che l’opportunità di accaparrarsi a prezzo scontato l’ultimo modello di tablet o la mega TV a schermo piatto, il periodo dell’anno particolarmente propizio può essere impiegato per migliorare le proprie competenze anche lato digital.

Le skill digitali necessarie per il mondo del lavoro

Approfittare di percorsi di studio a un prezzo più accessibile diventa di rilevante importanza, considerato che le digital skill sono ormai richieste e necessarie in ogni aspetto del quotidiano, dal modo di comunicare a quello di vivere e, soprattutto, a quello di lavorare. Il livello di rischio sul lavoro è inversamente proporzionale al livello di studio e di competenze avanzate in settori ad alta tecnologia.

1 miliardo di persone dovranno reskillarsi entro il 2030 per rispondere alla crescente domanda di competenze digitali e farsi trovare pronti è una necessità assoluta: l’Italia ha ancora un consistente gap digitale da recuperare rispetto agli altri Paesi europei.

Chi ha ruoli e competenze che permettono di lavorare da remoto è avvantaggiato, dal momento che le competenze digitali avanzate sono quelle oggi scarse e sempre più ricercate.

Oggi hai l’occasione di sviluppare le competenze digitali più richieste dal mercato, dalla Digital e Social Strategy all’eCommerce, dalla SEO al Content Marketing.

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Come approfittare dei Black Days di Ninja

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Dal 24 novembre alle 11.00 tutti i Corsi e Master del Nuovo Catalogo Ninja sono scontati di oltre il 50%. L’offerta è però limitata ai primi 100 iscritti, dunque rapidità e decisione la faranno da padrone.

Ma c’è di più: i Corsi e Master in offerta sono convalidabili per ottenere il Certificato Universitario di Executive Master che hai sempre sognato, rilasciato da Ninja Academy in collaborazione con il prestigioso Istituto Universitario IUSVE.

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pagespeed insights

Nuova versione di Pagespeed Insights e Google Page Experience arriva su desktop

Tante le novità nel campo SEO già annunciate in questa prima metà di Novembre. 

Tra tutte, spiccano la comunicazione ufficiale da parte di Google dell’arrivo dell’algoritmo Google Page Experience su desktop e il lancio della nuova versione di PageSpeed Insights, lo strumento gratuito messo a disposizione da Big G per migliorare le prestazioni di velocità del tuo sito web.

Andiamo a vederle entrambe nel dettaglio in questo articolo.

Il contenuto di questo articolo:

  1. Google Page Experience Update: che cos’è
  2. Google Page Experience su Desktop: cosa cambia?
  3. PageSpeed Insights di Google: che cos’è
  4. Live la nuova versione di PageSpeed Insights di Google

Google Page Experience Update: che cos’è

Il Google Page Experience è uno dei più recenti e significativi aggiornamenti dell’algoritmo di Google ed ha lo scopo di usare l’esperienza dell’utente come parametro per valutare a quali risultati dare priorità nei motori di ricerca. 

Ma come fare per valutare pagine web attraverso un criterio cosí complesso come la user experience (UX)? Per riuscire in questa titanica impresa, Google ha ideato quelli che definisce i “Segnali Web Essenziali” (in inglese “Core Web Vitals”), ovvero dei parametri di qualità utili a quantificare l’esperienza degli utenti su una determinata pagina web.

I Segnali Web Essenziali sono principalmente tre:

    • Largest Contentful Paint (LCP), il quale misura la performance di caricamento di una pagina e che dovrebbe mantenersi entro i 2,5 secondi da quando la pagina comincia a caricare’
    • First Input Delay (FID), il quale misura l’interattività dei contenuti su una pagina e dovrebbe mantenersi entro i 100 millisecondi o meno;
    • Cumulative Layout Shift (CLS), il quale misura invece la stabilità dei contenuti di una pagina da un punto di vista puramente visuale e che dovrebbe avere un valore di 0,1 o meno

 

linee guida Google su web core vitals

Punteggi da raggiungere per passare i Core Web Vitals. Screenshot tratto da
web.dev/vitals/, Aprile 2020.

Per avere l’OK di Google, le pagine devono superare i punteggi consigliati per almeno il 75% delle visite alle pagine.

Come menzionato, l’introduzione di queste nuove metriche e del Google Page Experience Update ha subito vari rinvii fino ad approvare su dispositivi mobili solo nell’agosto 2021. 

Google Page Experience su Desktop: cosa cambia?

Nell’edizione ​​2021 dell’evento annuale Google I/O, la compagnia di Mountain View aveva già annunciato i suoi piani di portare l’algoritmo anche su desktop. Il 4 novembre, tuttavia, ha finalmente dato dettagli più precisi riguardo alle date del lancio di questo nuovo aggiornamento dell’algoritmo.

La nota ufficiale specifica che Google comincerà ad utilizzare l’esperienza sulle pagine come uno dei suoi fattori di ranking sui dispositivi desktop, a partire da febbrario 2022, e che l’implementazione verrà finalizzata alla fine di marzo 2022.

Questo significa che dopo questa data, l’esperienza sulle pagine verrà aggiunta alle centinaia di altri indicatori che Google ogni giorno prende in considerazione per generare i risultati di ricerca, non solo su mobile, ma adesso anche su desktop. 

Perció, se hai un sito web e non hai ancora pensato a migliorare agli indicatori collegati all’esperienza sulle pagine del tuo sito (LCP, FID, CLS), questo è il momento giusto per cominciare a farlo. 

PageSpeed Insights di Google: che cos’è

PageSpeed Insights, anche conosciuto come PSI, è uno strumento offerto da Google, il quale valuta il caricamento di una pagina e ne propone suggerimenti su come migliorarne la performance sia su dispositivi desktop che mobile. 

Questo, insieme al fatto che sia completamente gratuito, rende questo strumento particolarmente popolare tra gli addetti ai lavori nel campo dello sviluppo e SEO. 

Lo strumento propone principalmente due tipi di dati: 

    • i dati sul campo (“dati reali”), ovvero i dati empirici
    • i “dati di laborario”, ovvero i dati di prova collezionati in un ambiente controllato

I primi sono principalmente raccolti attraverso il ‘Chrome User Experience Report’ (CrUX), cioè un insieme di dati pubblici costruiti da più campioni di utenti reali che utilizzano Chrome. Mentre, i secondi, sono offerti da Lighthouse, uno strumento open source creato per l’esecuzione di audit tecnici di siti web.

esempio dell’attuale schermata nello strumento pagespeed insights di google

Esempio dell’attuale schermata nello strumento PageSpeed Insights di Google. Screenshot tratto da web.dev/whats-new-pagespeed-insights/, November 2021.

Live la nuova versione di Google PageSpeed Insights

Lo scorso 3 novembre, Google aveva annuciato che avrebbe lanciato la nuova versione del suo popolare strumento di miglioramento delle prestazioni di siti web. Dal 16 novembre, il nuovo PageSpeed insights è finalmente live ed accessibile a tutti all’indirizzo pagespeed.web.dev.

Secondo la compania californiana, la precedente versione dello strumento usava un codice sorgente obsoleto risalente a più di 10 anni fa e necessitava dunque di un redesign. 

L’obiettivo era quello di risolvere alcuni problemi che da tempo affligevano il design dello strumento, tra i quali:

    • rendere la UI più intuitiva, facendo una chiara separazione tra i dati di laboratorio (“dati di prova controllati”) e le registrazioni di dati sul campo (“dati reali”);
    • rendere chiaro come i Segnali Web Essenziali (in inglese “Core Web Vitals”), cioè i parametri chiave di Google legati alla velocità di un sito, siano calcolati
    • modernizzare in generale il design dei risultati offerti dalla versione precedente dello strumento

Ma quali sono le funzioni della nuova versione migliorata di Google PageSpeed Insights? Andiamole a vedere nel dettaglio. 

Tra i cambi più radicali, possiamo apprezzare la sostituzione delle etichette per i “dati reali” e i “dati di prova controllati”. Questo permette una separazione delle due sezioni, insieme all’aggiunta di una spiegazione più dettagliata su cosa questi dati significhino e come possano aiutarci a migliorare la performance del nostro sito.

Google, inoltre, ha aggiunto nella sezione “dati reali” una nuova funzione “schermata ampliata” (in inglese “expand view”). Questa fornisce agli utenti una visione piú dettagliata dei Segnali Web Essenziali come possiamo vedere dall’esempio riportato nell’immagine qui sotto.

nuova schermata expanded view in arrivo nella nuova versione di google pagespeed insights

Esempio della “Schermata Ampliata” introdotta nello strumento PageSpeed Insights di Google. Screenshot tratto da web.dev/whats-new-pagespeed-insights/, November 2021.

Infine, nello strumento sono stati aggiunti alcuni dati molto utili ad entrambi gli sviluppatori e i proprietari di siti quali:

    • il periodo di collezione dei dati presentati
    • la durata delle visite
    • i dispositivi analizzati
    • le connessioni network utilizzate per l’analisi
    • le versioni di Chrome utilizzate per l’analisi
esempio nuovi dati aggiuntivi in arrivo nella nuova versione di pagespeed insights

Esempio dei dati aggiuntivi introdoti nello strumento PageSpeed Insights di Google. Screenshot tratto da web.dev/whats-new-pagespeed-insights/, November 2021.

Non c’è dubbio che la nuova versione abbia un design più accattivante ed intuitivo. Non resta che mettere le mani su questo nuovo strumento a disposizione di digital marketer e sviluppatori.

Cosa cercano dai brand le nuove generazioni

Cosa cercano le giovani generazioni dai brand (e come avvicinarle)

Oggi più che mai, le giovani generazioni si distinguono profondamente dalle precedenti così come cambiano anche i valori di riferimento.

Rispetto ai più anziani, la Generazione Z e i Millennial parlano apertamente e si espongono in prima persona su argomenti critici per la società contemporanea, quali i cambiamenti climatici e la sostenibilità, le diversità, l’orientamento sessuale e la body positivity, sottolineando l’importanza delle azioni concrete.

Secondo uno studio condotto dal Pew Research Centre, il 32% della Generazione Z e il 28% dei Millennial hanno dato un contributo diretto (donazione di denaro, contatto con un funzionario eletto, volontariato o partecipazione a una manifestazione) per essere parte della soluzione delle maggiori problematiche contemporanee.

L’attivismo che caratterizza le giovani generazioni si riflette anche nel rapporto tra il brand e il consumatore, in quanto i membri della Generazione Z e della generazione Millennial hanno alte aspettative verso brand che amano in termini di trasparenza e etica.

Ma cosa cercano quindi le nuove generazioni dai brand? In che modo i brand possono personalizzare le proprio iniziative per rivolgersi in maniera diretta alle nuove generazioni?

Visha Naul, Director of Business Marketing for EMEA di Pinterest

Ninja Marketing ne ha parlato con Visha Naul, Director of Business Marketing for EMEA di Pinterest.

LEGGI ANCHE: Focus inclusività: a tu per tu con Jeremy King, SVP of Tech at Pinterest

Perché per chi si occupa di marketing è importante conoscere che cosa interessa al loro pubblico? Saperlo come influenza l’engagement?

Coloro che si occupano di marketing stanno affrontando un’incredibile serie di sfide nel post pandemia. Quella di nuova ‘normalità’ probabilmente è un’espressione inflazionata, ma così come i consumatori stanno cercando di capire che cosa significa per le loro vite, anche chi lavora nel mondo del marketing deve capirne le implicazioni per il proprio brand – prima che lo facciano le persone.

Quando capiscono veramente a cosa sono interessati i consumatori, hanno l’opportunità di sfruttare le loro esigenze in campagne attuabili per raggiungere il pubblico giusto al momento giusto, per avere un impatto reale sulla vita delle persone. Sono necessarie nuove prospettive, piattaforme e approcci; i dati, poi, mai come ora sono importanti per definire nuove strategie in simili circostanze inesplorate.

Inoltre, molti settori – come quello del retail – sono sottoposti a un’enorme pressione per sviluppare un business a prova di futuro.

Su Pinterest i brand possono scoprire gli interessi delle persone e senza esitazione possono entrare a far parte della conversazione: i contenuti dei brand non creano un’interruzione – danno ispirazione.

Più di 400 milioni di persone utilizzano Pinterest ogni mese in tutto il mondo per trovare idee e trovare ispirazione per il loro prossimo acquisto.

I brand che entrano nel modo corretto in questo flusso, hanno la possibilità di raggiungere un pubblico ad alto tasso di engagement, dato che l’83% degli utenti settimanali afferma di aver fatto un acquisto basato su contenuti che hanno visto dai brand su Pinterest  (GfK, Pinterest Path to Purchase Study among Weekly Pinners who use Pinterest in the Category).

In che modo gli insight di Pinterest possono essere rilevanti per i brand?

Il 97% delle ricerche più inflazionate su Pinterest non comprendono un brand, il che significa che la maggior parte dei consumatori non sta cercando un marchio specifico e le aziende, di qualsiasi dimensione esse siano, hanno le stesse possibilità di essere scoperte.

pinterest image nuove generazioni

Pinterest aiuta i brand a comprendere meglio il comportamento dei consumatori e anticipare le tendenze, ma è anche il luogo in cui le tendenze crescono più velocemente – e durano più a lungo, rispetto a qualsiasi altro luogo di internet.

Ad esempio, Pinterest Predicts riporta la previsione annuale delle tendenze che decolleranno nel prossimo anno sulla base delle ricerche degli utenti su Pinterest. Le nostre intuizioni forniscono a chi si occupa di marketing una preziosa visione di ciò che sta ispirando i loro consumatori.

Quest’anno i trend che si sono avverati e che avevamo previsto hanno registrato una crescita di circa il 56% nei loro primi sei mesi – mentre i trend individuati altrove sono cresciuti nello stesso lasso temporale solo di circa il 38%.

Che cosa cercano gli utenti su Pinterest?

Le persone si rivolgono su Pinterest per cercare ispirazione. Vengono con una mentalità aperta, alla ricerca di idee, liberi di essere se stessi e di scegliere le migliori idee e prodotti che li rendono felici. Ed è così per tutte le generazioni.

Pinterest ha recentemente pubblicato un report per l’Italia – Pinterest ispira gli italiani di tutte le età a trovare il proprio stile – che mostra come a prescindere dall’età, gli utenti italiani di Pinterest si rivolgono alla piattaforma per trovare ispirazione per vari momenti di vita e per trasformare le idee che scoprono in realtà.

Abbiamo scoperto che i Pinner di tutte le generazioni si interessano a progetti fai da te: se gli utenti più giovani prediligono creazioni più semplici (le ricerche per “anelli fai da te” sono aumentate fino a 7 volte), le persone più avanti con gli anni si cimentano in progetti molto più complessi (le ricerche per “idee vestiti fai da te” hanno registrato aumento di 3 volte per la fascia d’età dei trentenni, “idee vestiti fai da te” e “tutorial vestito cucito” sono in aumento rispettivamente di 3 e 2 volte per la fascia d’età dei cinquantenni).

Lo stesso succede per il genere: Pinterest ha scoperto che anche gli uomini, soprattutto tra i 20 ei 40 anni, usano la piattaforma per ispirazioni di moda per scoprire il proprio stile.

Per l’uomo prevale decisamente il trend vintage, con ricerche per “abbigliamento uomo vintage” in aumento di 3 volte, sia per i ventenni che per i trentenni, e di 2 volte per i quarantenni, a dimostrazione di come anche il pubblico maschile desideri stare al passo con le mode.

nuove generazioni su Pinterest cosa vogliono dai brand

Quali suggerimenti dareste ai brand che vogliono raggiungere un pubblico più ampio su Pinterest?

Le persone su Pinterest fanno propri i trend, plasmano le idee in modo unico a partire dal loro gusto personale in un ambiente positivo e inclusivo: 8 utenti su 10 si rivolgono a Pinterest per le sensazioni positive.

Pinterest ha fatto scelte concrete per garantire che i sentimenti positivi e l’ispirazione siano sempre parte di ciò che accade sulla piattaforma: non solo proteggiamo gli utenti da contenuti dannosi, ma mentre scoprono prodotti e fanno acquisti gli permettiamo di vivere un’esperienza unica. La cosa migliore che un brand può fare per raggiungere un pubblico più ampio è quello di accogliere questa positività e inclusività.

In altre parole, non dimenticare l’inclusione. Perché quando il pubblico si sente rappresentato, è più probabile che sceglierà il tuo brand, lo acquisterà e troverà i tuoi prodotti più velocemente.

Un altro focus importante è instaurare una connessione con gli utenti. L’empatia è cruciale ed è semplice da mostrare, ad esempio utilizzando un linguaggio inclusivo o tenendo conto della diversità e dell’inclusione.

Un Pinner che sente un legame con il brand e si sente accettato e incluso, sarà più propenso ad acquistarlo.

Forum HR 2021

Forum HR 2021, le sfide del mondo del lavoro tra talk, tavoli tematici e streaming

Il mondo del lavoro è in un costante cambiamento, oggi più che mai, e la portata di questa rivoluzione è stata al centro del Forum HR 2021.

Sono molte le discussioni che è necessario affrontare ora che le sfide tecnologiche, ma anche ambientali, ci mettono davanti a scelte sempre più nette.

Digital Transformation, welfare, wellbeing, recruiting, learning e hybrid working. Questi e altri importanti temi legati al mondo HR sono stati al centro dell’edizione 2021 del Forum delle Risorse Umane, quest’anno alla sua tredicesima edizione.

L’evento è finalmente tornato dal vivo, anche se con alcune limitazioni sul numero del pubblico.

I temi sono stati divisi tematicamente e affrontati in tre giornate, grazie alla presenza dei prestigiosi ospiti del panorama nazionale del mondo HR:

  • Training & Recruiting Day (16 novembre)
  • Welfare & Wellbeing Day (17 novembre)
  • Digital & Innovation Day (18 novembre)

Tre sono stati anche gli spazi intorno ai quali si è articolato l’evento Forum HR 2021: lo spazio Arena ha ospitato le sessioni in diretta streaming su Webex, LinkedIn e YouTube; lo spazio Patio ha accolto diversi digital speech ma anche una serie di tavoli tematici con un pubblico in presenza prevalentemente composto da opinion leader, HR manager e director.

A completare la platea, lo spazio Forge, dedicato a tavoli tematici a porte chiuse con sessioni di confronto esclusive tra top C-level.

Anche Ninja Academy al Forum HR 2021

Ninja Academy è la scuola di formazione nata per guidare i professionisti del futuro. Per questo non poteva mancare a un appuntamento così importante, un’occasione di confronto con il panorama italiano del mondo HR, per apportare la propria visione e il proprio contributo in un contesto di altissimo livello; ma anche per intercettare le tendenze del mondo del lavoro che stanno condizionando il presente e si apprestano a plasmare il futuro.

Mirko Pallera Forum HR 2021

Nella giornata di apertura, durante il digital talk “Reskilling, Upskilling e formazione continua: quali competenze servono oggi e come ottenerle“, Mirko Pallera, founder di Ninja Academy, ha spiegato come oggi le aziende avvertano chiaramente una gran voglia di mettersi in gioco, ma come, spesso, non sappiano esattamente cosa vogliano: diventa per questo assolutamente necessario assumere un mindset curioso e orientato alle novità, con una comunicazione interna rapida ed efficace fatta di formati multimediali veloci. Allo stesso tempo, è importante la costruzione di una community in grado di filtrare e condividere le informazioni con tutto il gruppo.

Durante il Digital and Innovation Day del 18 novembre, Federica Bulega, Corporate Training Manager di Ninja Academy, ha indagato la relazione profonda tra la maturità digitale e la formazione aziendale.

Per saper cogliere le opportunità offerte dalla continua e rapidissima evoluzione tecnologica, un’organizzazione deve saper sviluppare competenze e mindset digitali in tutte le sue persone.

Pertanto, per sviluppare o allenare il digital mindset è essenziale sperimentare comportamenti frequenti in linea con le sue componenti in situazioni nuove grazie a un modello unico che integra Intelligence, Learning e Community.

Forum HR 2021 - federica bulega

Attraction&Retention, formule ibride e Metaverso: il futuro del lavoro secondo Giuseppe Conte, direttore centrale Formazione e sviluppo risorse umane · INPS

Il Forum HR 2021 è stata anche l’occasione per la redazione di Ninja di entrare in contatto con le più importanti voci del mondo HR italiano.

Tra i professionisti del settore che abbiamo potuto ascoltare e intervistare, anche Guido Stratta, Direttore People and Organization del Gruppo Enel, Annalisa Alberti, Human Resources Director di Rheinmetall, la Direttrice delle Risorse Umane del Gruppo Alessi, Samanta Todaro, Fabrizio Tripodi, HR Director EMEA – Brown-Forman e Serena Rossi, HR Director di Stryker Italia.

Abbiamo approfittato per raccogliere diverse testimonianze e previsioni sulla direzione che il futuro del mondo del lavoro sta prendendo, anche per cercare di capire, direttamente dalle parole di chi vive a stretto contatto con queste tematiche quotidianamente, quale sia la visione a livello manageriale sui cambiamenti che ci attendono.

Per questi motivi, abbiamo fatto alcune domande a Giuseppe Conte, direttore centrale Formazione e sviluppo risorse umane · INPS, tra le quali una questione che sta davvero a cuore a molti HR: cosa dovrebbe fare un’azienda per trattenere i propri talenti e per attrarne di nuovi?

Giuseppe Conte - Forum HR 2021

Bisogna dare alle persone che lavorano nell’azienda, la prospettiva di una crescita personale“, ha affermato. “Entrare in un’azienda significa avere la possibilità di cambiare, di evolvere, di acquisire sempre nuove competenze per ricoprire compiti nuovi“.

Secondo Giuseppe Conte, se una persona ne ha voglia deve avere la possibilità di mettersi in gioco più volte nell’arco della propria vita lavorativa. La crescita non deve essere soltanto di tipo economico o di mansioni da svolgere. L’azienda dovrebbe dare la possibilità di crescere come persona, a tutto tondo, investendo sui talenti per permettergli di acquisire nuove prospettive ed essere preparati alle cose nuove che saranno chiamati a fare domani.

Sul tema della scelta ottimale tra lavoro in presenza, in smart working o in formula ibrida, ci ha detto: “Dobbiamo focalizzarci su quello che è il risultato dell’attività lavorativa: ci sono alcuni lavori che vanno svolti in presenza, però ci sono tante attività per cui questo non è necessario. Andiamo verso un mondo di libertà in cui le persone possano scegliere se venire o meno in ufficio: adesso abbiamo la possibilità di svincolarci dei limiti e lavorare dove vogliamo e quando vogliamo. Guardiamo al risultato e non al tempo trascorso alla scrivania“.

LEGGI ANCHE: Torna Forum HR, il più grande evento italiano su HR e People Management

E la dematerializzazione del lavoro è uno degli argomenti che sta tenendo banco grazie, anche, alle novità annunciate dalle aziende tecnologiche, Facebook in primis. Possiamo davvero immaginare un futuro nel mondo del lavoro in cui non sarà necessario incontrarsi di persona, ma si potrà interagire attraverso degli avatar?

Già oggi, tendenzialmente, molte riunioni che si organizzavano in presenza e che richiedevano spostamenti si possono fare tranquillamente a distanza. Vi saranno però sempre dei momenti importanti in cui sarà utile incontrarsi in presenza, magari per appuntamenti di tipo laboratoriale o di brainstorming. Sarà sufficiente trovare un giusto equilibrio“.

Black Friday Online - 3 strategie per aumentare le vendite

Black Friday online: 3 strategie per aumentare le vendite

Possiamo parlare di due eventi diversi, un Black Friday “fisico” e un Black Friday online?

Anche prima dell’emergenza legata al Covid-19 le statistiche sui consumi del Black Friday pendevano vigorosamente verso l’eCommerce; il 2020 è stato però il vero anno del ribaltone: il numero delle persone che hanno scelto di acquistare online invece di andare in cerca dell’occasione per negozi è stato quasi il doppio di chi ha scelto l’acquisto fisico.

La buona notizie c’è, ed è che l’acquisto digitale consente di evitare folle scalmanate e schegge impazzite impegnate nella spasmodica ricerca dell’offerta da urlo.

Tuttavia, nella traduzione dall’analogico al digitale, qualcosa si è perso. Diversamente dalla prospettiva europea, per la quale il Black Friday è semplicemente un’occasione di risparmio e poco più, nella tradizione nord americana l’evento di shopping è sempre stato importante quanto il tacchino ripieno per la Festa del Ringraziamento.

Parliamoci chiaro: aggirarsi in silenzio e solitariamente tra le vetrine virtuali delle pagine web è di certo molto più sicuro e comodo ma altrettanto noioso. Indipendentemente dalle offerte, non c’è paragone per il coinvolgimento emotivo del cliente e questo può abbassare le prospettive di vendita.

acquisto su ecommerce black friday online

Sebbene nello scorso anno le vendite totali del Black Friday abbiano superato, nei soli Stati Uniti, 188 miliardi di dollari, i rivenditori di tutto il mondo sono seriamente preoccupati che l’esperienza digitale potrebbe perdere appeal in futuro, già a partire da quest’anno, ora che le persone sono meno preoccupate dai rischi della pandemia e potrebbero preferire un approccio “più tradizionale”.

In effetti, la vendita al dettaglio online pare essere meno conveniente per il venditore rispetto a quella in store: un recente rapporto ha evidenziato come il 71% degli acquirenti abbia speso più di 50 dollari in una singola visita presso un negozio fisico, contro il 54% dei web surfer.

In che modo è possibile spingere sugli aspetti psicologici che marcano queste differenze, per allineare la quota di spesa sul web a quella delle attività analogiche?

Una possibile soluzione è quella di digitalizzare aspetti della “vecchia scuola del Black Friday”, che lo hanno reso un fenomeno commerciale e culturale particolarmente forte. Attraverso questa trasformazione, grandi rivenditori e piccole imprese possono aumentare il piacere dello shopping dei clienti e la soddisfazione del consumo durante questo periodo così importante, tanto che queste strategie possono essere rese permanenti e fungere da volano all’acquisto in ogni periodo dell’anno.

LEGGI ANCHE: Black Friday: 7 campagne da ricordare (e da cui prendere ispirazione)

Strategie da portare nel Black Friday online: i prodotti Doorbuster

I consumatori del Black Friday online e fisico sono notoriamente attratti da alcuni rivenditori in particolare grazie a offerte davvero convenienti e spettacolari, oppure particolarmente pubblicizzate: mega televisori a schermo piatto, costosi videogiochi a metà prezzo e così via. Queste offerte vengono chiamate “Doorbusters“.

Per chi le mette in atto, questi articoli tanto convenienti sono quasi sempre dei “loss leader“: prodotti che vengono venduti senza margine di guadagno (o addirittura in perdita) per attirare i clienti.

L’efficacia dell’offerta è dimostrata dal fatto che le persone sono ormai abituate a confrontare i prezzi di acquisto tra i vari rivenditori e scegliere il più conveniente. Una volta “attirati in negozio”, però, il profitto viene generato attraverso l’acquisto d’impulso di beni a prezzo standard (quando non palesemente maggiorato).

Anche quando i prodotti Doorbusters sono terminati o non più disponibili, tendenze comportamentali come il sunk-cost bias e l’avversione alle perdite incoraggiano i consumatori ad acquistare altri articoli come una sorta di premio di consolazione.

Questo tipo di strategia è raramente impiegata negli store digitali e i miglioramenti possono essere applicati su più fronti.

In primo luogo, nella pagina principale di un eCommerce, i prodotti doorbuster dovrebbero essere visualizzati insieme ad altri articoli di vendita a più alto margine, per trarre vantaggio dalla strategia loss leader; in particolare, possono essere articoli che “completano” chiaramente il doorbuster, come un telecomando all’avanguardia (a prezzo pieno) per la TV a schermo piatto super scontata o una costosa sedia ergonomica da abbinare al laptop in offerta.

eCommerce Black Friday online

Questo tipo di prodotti complementari, dovrebbero apparire anche durante il check-out e nelle email di conferma dell’ordine.

Inoltre, se l’articolo “acchiappa consumatori” è esaurito al momento in cui il cliente accede allo store digitale, invece di mostrare un semplice messaggio che avvisa dell’indisponibilità del prodotto, il rivenditore dovrebbe “compensare” la delusione del potenziale acquirente con un buono spendibile su altri prodotti nelle ore successive. La mossa potrebbe fornire un forte incentivo a completare l’acquisto su altra merce, con uno sconto anche minore rispetto al “prodotto specchietto per le allodole”.

Management della Scarsità

I rivenditori brick and mortar sfruttano attentamente la scarsità nei loro eventi del Black Friday, offrendo un numero limitato di unità per un particolare articolo in vendita.

Poiché le persone tendono a trovare gli articoli più scarsi più desiderabili, queste scorte limitate sono una parte importante dell’attrazione del Black Friday, causando lunghe file prima dell’apertura dei negozi e la ben nota corsa che ne consegue. Ma i rivenditori devono bilanciare questa frenesia con il rischio di delusione dei clienti e il probabile contraccolpo sui social media se gli articoli pubblicizzati risultano poi eccessivamente scarsi.

La soddisfazione del cliente dipende in grandissima misura dalla conferma delle sue aspettative: anche variazioni abbastanza piccole tra quello che le persone si aspettano e la reale situazione proposta possono seriamente influenzare i loro atteggiamenti verso un’esperienza di shopping e verso un brand.

I negozi fisici utilizzano da anni queste strategia e hanno consolidato un equilibrio che permette una delusione “attenuata”, fornendo aspettative realistiche sulla possibilità di accaparrarsi il prodotto che le persone stanno cercando: la tradizionale esperienza del Black Friday inizia con una lunga coda e in questo modo i clienti possono letteralmente valutare a che punto sono e regolare le loro aspettative di conseguenza.

A livello pratico, riprodurre questo stratagemma online è molto più complicato: senza la coda fisica, impostare le aspettative dei potenziali clienti sul principio di scarsità può risultare un’impresa impossibile.

box amazon black friday online

Durante l’evento Black Friday online 2020 di Walmart, per esempio, il bundle Nintendo Switch MarioKart Deluxe 8 è andato esaurito quasi istantaneamente. Molti consumatori  sono rimasti scontenti e hanno lasciato una serie di recensioni velenose; nel giro di poche ore, la valutazione dell’articolo è crollata da 4,2 stelle a 2,5 stelle.

I player dell’eCommerce hanno quindi bisogno di bilanciare le aspettative dei clienti con il rischio di delusione. Una delle possibili soluzioni in tal senso è evidenziare chiaramente che lo stock di prodotto è limitato. Un passo successivo, è mostrare in tempo reale quante persone hanno visitato la pagina del prodotto o stanno perfezionando l’acquisto, in modo da aiutare le persone a valutare le proprie probabilità di aggiudicarsi l’articolo a prezzo scontato.

Ulteriori indicazioni utili per il nostro Black Friday online sono quelle di mostrare in modo evidente il numero di unità rimanenti e impostare alert quando il prodotto è in esaurimento (come fanno Macy’s e Amazon).

Oltre a sintonizzare il potenziale acquirente con una corretta aspettativa di successo, questi accorgimenti sono utili anche a spingerlo all’acquisto.

Un altro sistema per evitare la delusione al ritardatario è il digital-queueing: questa implementazione consente all’acquirente di visualizzare la sua posizione “in coda” per l’acquisto e richiedere, se il prodotto viene esaurito, di essere aggiunto in una lista d’attesa nel caso qualcuno lo abbia battuto sul tempo.

LEGGI ANCHE: Così non va: l’Italia ancora fanalino di coda in Europa per Digital Skill

Dal Black Friday fisico al Black Friday online: il Browsing

Gli eventi come il Black Friday non servono “soltanto” a smaltire scorte di magazzino, aumentare il fatturato e raggiungere gli obiettivi trimestrali o annuali: sono anche molto utili per convertire i consumatori passivi in acquirenti attivi e questo vale anche per il Black Friday online.

Come esseri umani, adoriamo provare la sensazione di vittoria, come quella che si prova aggiudicandosi l’oggetto del desiderio a un prezzo conveniente, tanto più se l’acquisto avviene dopo una serie di ricerche in cui ci siamo impegnati attivamente.

La sensazione di soddisfazione aumenta se incappiamo “casualmente” in un’offerta e ne approfittiamo, anche se non avevamo in mente di compiere quell’acquisto quando siamo entrati in negozio: l’auto-scoperta è un fattore decisamente motivante! L’acquisto diventa quasi un’avventura durante la quale, tra mille cartelli e annunci strombazzanti, siamo riusciti a districarci con successo e a concludere l’affare.

La possibilità di vedere e toccare il prodotto rappresenta un indiscutibile vantaggio per i negozi fisici, un piacere sensoriale che difficilmente può (al momento) essere replicato con il codice delle pagine web.

La presenza di altri acquirenti con cui entrare in competizione è un altro fattore chiave: rende l’esperienza di shopping un’esperienza sociale e competitiva, perché siamo tendenzialmente portati a sbirciare nel carrello degli altri.

Innescare questo tipo di scoperta online è una vera sfida per chi si occupa di vendite digitali, perché pagine web e siti di eCommerce sono intrinsicamente ambienti sensoriali meno coinvolgenti. Inoltre, gli algoritmi di raccomandazione dei prodotti appaiono coercitivi, eliminando il senso critico di autonomia e di libera scoperta.

Alcuni eTailer stanno quindi mettendo in costruzione dei veri e propri spazi virtuali multidimensionali, per attenuare il senso di solitudine asettica che ci pervade durante la navigazione di un eCommerce. Per esempio, IKEA ha creato una replica digitale 3D e interattiva dei suoi showroom fisici in Russia, generando un aumento del 17% delle vendite.

Anche Marks & Spencer (in collaborazione con Mindshare) ha introdotto uno showroom VR per il suo reparto di articoli per la casa dove i clienti potevano assemblare il loro spazio vitale ideale e condividere i loro progetti sui social media.

In un evento virtuale legato Black Friday, i clienti potrebbero passeggiare alla scoperta dei prodotti. Il rivenditore potrebbe nascondere sconti speciali in ogni stanza, incoraggiandoli a esplorare e quindi a scoprire nuovi articoli.

In futuro, i rivenditori potrebbero anche utilizzare la realtà aumentata per la gamification. Pensiamo a giochi stile Pokemon Go, ma declinati per la promozione di uno store fisico in una realtà locale. Inseguendo le offerte più interessanti da una strada all’altra della propria città, i clienti potrebbero incontrarne di interessanti che considererebbero come scoperte personali.

In questo tipo di eventi, i rivenditori dovrebbero de-enfatizzare le raccomandazioni ufficiali dei prodotti a favore delle recensioni degli utenti e dei contenuti della community. Questo permetterebbe ai consumatori di scoprire offerte e articoli, rafforzando la soddisfazione e fornendo benefici psicologici grazie al senso di sentirsi parte di una comunità.

In conclusione

Ognuno di questi tre approcci è efficace di per sé, ma possono rendere molto meglio se usati in combinazione.

Per esempio, i rivenditori possono impostare una coda virtuale per i consumatori che arrivano prima dell’orario ufficiale di inizio. Mentre aspettano, potrebbe essere data loro la possibilità di guardare lo streaming in diretta di dimostrazioni di prodotti o di giocare a un gioco che ha per oggetto alcuni dei prodotti venduti (da soli o in competizione con altri). Entrambe le scelte potrebbero sbloccare codici di sconto esclusivi. Queste attività digitali combinerebbero le sensazioni di scoperta dello smart shopper con la gestione delle aspettative di coda e il costo sommerso del classico doorbusting.

Sia che vengano implementate una tantum o in combinazione, questi analoghi digitali delle tattiche del brick and mortar possono aiutare gli e-tailer a raggiungere il tipo di entusiasmo (e di performance di vendita) dei più importanti eventi dal vivo.

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intervista arturo brachetti

Life Change: Arturo Brachetti ci spiega cosa significa trasformazione

Trasformazione, rinnovamento, fulminei cambi di rotta. Per tracciare qualche pista di riflessione sul tema del “cambiamento” abbiamo interpellato Arturo Brachetti. Il più grande interprete mondiale del trasformismo teatrale (una diramazione della commedia dell’arte), è stato ospite di un numero speciale – l’episodio 500 – di Ninja Morning PRO, la prima newsletter italiana in formato testo+audio per i professionisti del digital business, del marketing e della comunicazione.

Ascolta l’intervista anche in versione audio qui sotto!

 

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Siamo tutti trasformisti

Ciao e benvenuto nel mondo Ninja. Perché il trasformismo è un’arte traversale?

«C’è una parte superficiale che può essere il trasformismo quotidiano di come ci vestiamo per vivere, perché l’abito fa il monaco. Abbiamo una divisa, una uniforme quasi per andare a divertirci, un’altra per andare a fare lo sport, ecc.

E poi un trasformismo metaforico, che è quello che noi viviamo nel corso della nostra vita quando ci rinnoviamo perché se non c’è trasformazione non c’è vita».

Capire il pubblico per comunicare. Che cosa significa per te questo passaggio e qual è il segreto per metterci davvero in contatto con il nostro pubblico?

«Il segreto è molto semplice e si basa sull’empatia umana. È l’empatia, purtroppo non si impara a scuola, ma bisogna impara a scuola, uno deve lavorarsela da solo. Una aspetto importantissimo è capire l’interlocutore.

Faccio un esempio, quando vado al mercato di Porta Palazzo a Torino, e vedo queste signore del mercato che si rivolgono alla cliente che arriva, la inquadrano in un secondo. Decidono se darle del tu o del lei, se chiamarla signora o signorina, se fare complimenti o se tenere le distanze, e tutto ciò per creare empatia. Tutto questo per che cosa? Per vendere i funghi e le carote. Il fine è il business, ma il mezzo è empatico, cioè questo software meraviglioso che noi impariamo da piccoli, quando sollecitiamo i neuroni specchio nei primi tre anni di vita e impariamo dai nostri genitori.

Quindi l’empatia è anche riuscire a capire in qualche modo la lunghezza di un d’onda della persona con cui ti stai relazionando per riuscire a parlargli in quella stessa lunghezza d’onda. Però è sempre un problema di apertura: bisogna essere aperti all’altra cultura, all’altra persona, all’estraneo. A quel punto riesci a fare delle cose incredibili.

Io credo che molte volte anche i politici più internazionali, nei loro meeting, si vedono non solo attraverso i video, ma dal vivo per creare questo meccanismo di empatia che provoca accordi universali importantissimi per il pianeta».

Credit: Paolo Ranzani

A proposito di questo esempio del mercato, lo citi perché quando sei in Italia ti piace andare al mercato…

«Moltissimo, mi piace moltissimo andare al mercato perché è una casbah. Passando attraverso le bancarelle, ti rendi conto che la lingua è più internazionale che italiano, perché poi tutti tra di loro parlano africano, arabo, siciliano, piemontese. Poi certo punto passa una bella bionda, e l’italiano diventa improvvisamente internazionale».

Quando vai al mercato come ti vesti? Ti diverte travestirti anche quando non sei sul palco? 

«Sì, io mi travesto da prete, per esempio lo faccio per divertire i miei amici, andando in farmacia a chiedere il Viagra e vedere la faccia del farmacista; oppure ho una parrucca straordinaria con i capelli lunghi, che mi serve per andare nei club, così non vieni fotografato da tutti  e non vai a finire sul Facebook di mezzo mondo».

Business e trasformazione: l’importanza di saper cambiare

A Torino nella tua casa, a proposito di cambiamenti, è vero che c’è perfino un muro che si sposta? 

«Ho creato un po’ la mia casa come un grande castello pieno di sorprese. E quindi sì, c’è il muro che si sposta. Ma c’è anche lo specchio che parla, l’acqua luminosa. Ci sono delle cose che non sembrano quel che sono, il che fa parte della mia filosofia. Perché credo che la realtà immaginata è quella che ci rende più felici.

Quindi, per esempio, suona il telefono e tu devi prendere la bottiglia di Ketchup per rispondere. Però se non lo sai, stai così per un quarto d’ora, con questo suono di telefono nell’aria, chiedendoti se devi rispondere con una banana o con chissà che cosa».

Riguardo alla trasformazione a volte nel mondo delle aziende, e non solo, da un lato si dichiara di voler un cambiamento ma dall’altro si vorrebbe “cambiare senza spostare nulla”. Ciò rappresenta un problema? 

«Guarda, per esempio tutti noi teatranti ci siamo dovuti rinnovare. E ovviamente c’era poco da fare, non potevamo dire cambiamo un poco, perché non c’era più il pubblico e allora cosa si fa? C’è gente che ha fatto il teatro online, io ho fatto dei podcast, altri hanno fatto un periodo di ricerca per poi presentare magari spettacoli in altre forme più interattive. Forzatamente siamo dovuti rinnovare. Ma il rinnovamento non è qualcosa su cui uno deve discutere o no, il rinnovamento c’è sempre inevitabilmente, e la cosa più giusta da fare è prepararsi alla trasformazione perché comunque ci sarà».

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Digital Law: istruzioni per un uso consapevole del mondo digitale

Sono due mondi che sembrano, apparentemente, lontanissimi fra loro: comunicazione e diritto. Invece la Digital Law è materia sempre più attuale: sono moltissimi i punti di contatto tra i progressi tecnologici e le questioni da regolamentare nel mondo fisico e digitale.

I temi che legano le due realtà sono tanti e, spesso, non di facile soluzione a livello intuitivo. Pensiamo infatti alle regole, spesso non troppo chiare (e rispettate) per i contenuti sponsorizzati e gli influencer (che adesso puntano a un proprio sindacato), ma anche al tanto discusso diritto all’oblio o alla tutela dei minori, che con internet ha assunto sfumature del tutto nuove e sta presentando problematiche non ancora del tutto acclarate.

Quello che appare chiaro è come la legislazione non posso “giocare d’anticipo” sugli sviluppi della tecnologia, ma debba anzi rincorrere continuamente l’innovazione per cercare di minimizzare i rischi a cui tutti siamo esposti.

digital law - vittorio maria corelli - chiara dal ben - copertina

Per chiarire alcuni di questi aspetti, abbiamo fatto qualche domanda a Chiara Dal Ben, Marketing & Innovation Director di Flu e Vittorio Maria Corelli, esperto di diritto civile, bancario e commerciale in ambito giudiziale e stragiudiziale.

Chiara e Vittorio sono anche gli autori di “Digital Law – Istruzioni per un uso consapevole degli strumenti del mondo digitale“, che fa parte della collana Digital Generation di Maggioli Editore.

La rivoluzione digitale ha sconvolto in pochi anni il nostro approccio a diversi aspetti della tecnologia. Lo sviluppo normativo è stato altrettanto rapido?

Partendo dal presupposto che la tecnologia è collegata ad un concetto di azione e di evoluzione riteniamo sia impossibile che il diritto riesca a “tenere il ritmo” dell’evoluzione tecnologica e quindi ad essere costantemente aggiornato.

Quello che, a nostro avviso, dovrebbe fare la normativa non è stare al passo bensì fare un’opera preventiva cercando di anticipare i cambiamenti e quindi arginare le possibili anomalie del sistema.

Proprio questo tema rappresenta una grande sfida per i legislatori in tutto il mondo.

Un altro punto da segnalare riguarda il fatto che l’evoluzione normativa ci sta portando verso l’era dell’informazione totale all’interno della quale l’utente deve essere informato su tutto.

digital law -Chiara dal Ben

Questa tendenza, certamente meritoria, rischia però di ottenere il risultato contrario; la troppa informazione si traduce, nella pratica, nella creazione di un numero eccessivamente elevato di documenti che di fatto creano il risultato inverso ossia quello della disinformazione dell’utente.

Si pensi alla normativa privacy e ai termini e condizioni che quotidianamente l’utente è obbligato ad accettare, tutti documenti che dovrebbero informare il fruitore di internet ma che nella fattività quotidiana si riducono a mere spunte disinformate.

LEGGI ANCHE: Cookieless: possibili soluzioni per evitare la catastrofe

Internet può essere considerato un diritto da garantire universalmente?

Assolutamente sì: non può essere un diritto da garantire ma un diritto che DEVE essere garantito!

La pandemia ha dato un impulso ancora maggiore alla digitalizzazione e questo ci deve spingere ad operare con più concretezza verso l’obiettivo che veda Internet come un diritto garantito universalmente.

Fondamentale diventa a questo punto il principio dell’accessibilità e al tempo stesso dell’uso consapevole.

Due presupposti che devono necessariamente essere analizzati e sviluppati insieme perché l’accessibilità alla rete senza un’adeguata conoscenza dello strumento causerebbe profondi terremoti sociali e civili.

digital law - Vittorio Maria Corelli

Molte persone sono preoccupate che la privacy non sia tutelata da queste nuove tecnologie. Com’è la situazione ad oggi?

Nella società odierna i dati hanno un’importanza fondamentale, ci piace considerarli come il nuovo “oro nero”, e per questo motivo devono essere tutelati e protetti.

Dal GDPR in poi sono stati fatti numerosi passi in avanti ma il percorso è naturalmente in divenire, anche per la natura endemica del settore.

La normativa di riferimento si trova oggi a dover risolvere importanti problematiche connesse principalmente alla concreta informazione dell’utente e dall’altra parte all’effettività e certezza della risposta sanzionatoria.

I tempi sono maturi per la nascita di un Sindacato degli Influencer?

Si assolutamente. Gli influencer oggi sono una categoria di lavoratori riconosciuta e per tale ragione è corretto che esista un sindacato che, in modo virtuoso e costruttivo, si adoperi affinché non vi siano lesioni ai diritti dei lavoratori.

Forum HR

Torna Forum HR, il più grande evento italiano su HR e People Management

Torna il più importante appuntamento nazionale dedicato ai temi delle Risorse Umane e del People Management: Forum HR, giunto alla 13° edizione, è una tre giorni ricca di incontri, speech e case study riunisce top manager e accademici per discutere e confrontarsi sulle sfide e opportunità del settore.

Il mondo del lavoro è stato messo a dura prova dalla pandemia, che ha costretto i professionisti dell’HR Management a ripensare le procedure, riorganizzare i processi nelle nuove condizioni, costruire nuove soluzioni. Mentre ci allontaniamo dalla crisi, alcune criticità restano ed è più importante che mai per la business community italiana tornare a incontrarsi e fare rete.

Quest’anno l’evento è in edizione phygital: sarà in presenza da Phyd a Milano (ma l’accesso sarà riservato a un numero limitato di ospiti) e sarà trasmesso gratuitamente in diretta streaming.

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Tre giorni dedicati al futuro delle competenze, del welfare e dell’innovazione

Per dare a questi temi lo spazio che meritano, il Forum sarà organizzato in una tre giorni di sessioni, ciascuno dedicato a una diversa area di interesse: Training & Recruiting Day (16 novembre), Welfare & Wellbeing Day (17 novembre) e Digital & Innovation Day (18 novembre).

Il programma del Forum HR

Ciascuna delle tre giornate avrà inizio con una sessione plenaria, a cui seguiranno Talk Show, Digital Speech, Tavoli Tematici, con la partecipazione di Direttori di funzione e Opinion Leader d’eccezione del mondo HR, chiamati a confrontarsi sul presente e sul futuro del People Management, su come rilanciare il lavoro e far ripartire il paese.

Saremo presenti anche noi di Ninja con due appuntamenti:

Il 16 Novembre dalle ore 15:35 alle 16:20 sarà la volta del digital talk: “Reskilling, upskilling e formazione continua: quali competenze servono oggi e come ottenerle”, tra gli interventi anche Mirko Pallera, CEO Ninja Academy. Sarà possibile seguire l’evento in digitale.

Un keynote speech “Verso la maturità digitale: il ruolo chiave della formazione aziendale e le competenze fondamentali“, a cura di Federica Bulega, Corporate Training Manager di Ninja Academy, è previsto invece per il 18 Novembre dalle ore 14:00 alle ore 14:20.

Nel keynote speech approfondiremo molti temi strettamente correlati tra loro mindset, competenze, leadership, tecnologia e racconteremo casi pratici e replicabili di formazione aziendale che abbiamo progettato con successo a supporto della trasformazione delle competenze nelle organizzazioni.

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