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intelligenza artificiale

Il punto sull’Intelligenza Artificiale: percezione e applicazioni

Non da poco l’intelligenza artificiale (IA) è entrata a far parte del nostro quotidiano. Il termine è familiare a molte persone, addette o meno al settore tecnologico ed informatico, che grosso modo collegano l’espressione ad una capacità decisionale avanzata legata ai computer, insomma qualcosa di più evoluto rispetto al classico “IF THEN ELSE”.

Spesso il riferimento è rivolto a funzionalità avanzate di vari dispositivi, dai comuni elettrodomestici ai telefonini fino alle automobili; in tanti utilizzano quotidianamente l’intelligenza artificiale senza rendersene conto.

Obiettivo di questo articolo è quello di fare il punto sullo sviluppo o meglio su quanto sia realmente evoluta oggi l’intelligenza artificiale e cosa dobbiamo attenderci nel breve termine.

Perché ne parliamo

Secondo recenti ricerche da parte dell’Osservatorio Artificial Intelligence, solo il 5% dei consumatori non ha mai sentito parlare di intelligenza artificiale il che dimostra una conoscenza diffusa pressoché nella totalità degli utenti, ma a livello superficiale, se si considera che solo il 60% ha la capacità di riconoscere la presenza di funzionalità di IA nei prodotti/servizi utilizzati.

Complessivamente buono il giudizio: l’80% degli intervistati ha un’opinione abbastanza o molto positiva dell’IA.

Il tema dell’intelligenza artificiale riveste un suo particolare fascino e le sue origini vanno indietro nel tempo di parecchi decenni, tanto che alcuni tipi di intelligenza artificiale esistono da più di 50 anni, ma i progressi nella potenza dei computer, la disponibilità di enormi quantità di dati e lo sviluppo di nuovi algoritmi hanno portato a grandi balzi in avanti nella tecnologia negli ultimi anni.

L’IA riveste un ruolo centrale nella trasformazione digitale della società e si presta a utilizzi legati ai settori più disparati: dalle vendite al marketing passando per la cybersecurity, l’automotive, dalla logistica alla sicurezza pubblica fino alla sanità; per non parlare degli usi più comuni come gli assistenti personali come Google e Alexa e delle ricerche online.

Da qui ne deduciamo che l’intelligenza artificiale è molto più che una qualsiasi funzionalità, dato che fornisce i processi e le capacità per potenziare al massimo la riflessione e l’analisi dei dati.

Sebbene nell’immaginario collettivo sia associato all’ immagine di robot simili agli esseri umani, completamente funzionanti e in grado di conquistare il mondo, l’intelligenza artificiale non è destinata a sostituire l’uomo dato che il suo scopo è quello di migliorare in modo significativo le abilità e le attività degli esseri umani.

Per questo motivo, è una risorsa molto preziosa per le aziende.

Perché è importante

Nella sua accezione più semplice, il termine “AI” (Artificial Intelligence) si riferisce a sistemi o macchine che imitano l’intelligenza umana per eseguire certe attività e che sono in grado di migliorarsi continuamente in base alle informazioni raccolte.

Al giorno d’oggi, per sfruttare appieno il valore e il potenziale dell’intelligenza artificiale, molte aziende stanno investendo in modo significativo nei team addetti al data science, ossia in quel campo interdisciplinare che utilizza metodi scientifici e di altro tipo per estrarre valore dai dati e combina le competenze di settori quali la statistica e l’informatica con le conoscenze aziendali per analizzare i dati raccolti da più fonti e fornire un supporto al processo decisionale umano.

La tecnologia AI sta migliorando le performance e la produttività delle aziende grazie all’automazione dei processi o delle attività che in passato richiedevano l’intervento umano.

Inoltre, l’intelligenza artificiale può sfruttare i dati a un livello che nessun essere umano potrebbe mai raggiungere e questa capacità consente di ottenere notevoli vantaggi economici come dimostrato da Netflix che fa uso del machine learning per offrire un livello di personalizzazione che ha consentito di aumentare la base clienti di più del 25% nel 2017.

Cosa c’è da sapere

A questo punto la domanda da porsi riguarda come sta evolvendo la diffusione dell’ AI nelle aziende e quindi nel nostro quotidiano; ebbene secondo un sondaggio condotto da Harvard Business Review, le imprese fanno uso dell’intelligenza artificiale principalmente per conseguire i seguenti obiettivi:

  • Rilevare e impedire le intrusioni di sicurezza (44%)
  • Risolvere i problemi tecnologici degli utenti (41%)
  • Ridurre le attività di gestione della produzione (34%)
  • Misurare la compliance interna relativa all’utilizzo dei fornitori approvati (34%)

Sulla base di questi dati possiamo stabilire quali siano i fattori alla base della diffusione e sviluppo dell’intelligenza artificiale in vari settori e sono:

  • Capacità computazionali altamente performanti a prezzi accessibili dovute specialmente all’evoluzione e diffusione dei cloud, dato che prima dell’avvento di questa tecnologia gli ambienti di elaborazione disponibili per l’intelligenza artificiale avevano costi proibitivi.
  • Grandi volumi di dati disponibili per la formazione della stessa AI che deve essere sottoposta ad un processo di apprendimento per poter eseguire previsioni corrette.
  • Vantaggio competitivo dell’intelligenza artificiale applicata ai contesti aziendali.

Per quanto riguarda la trasformazione digitale della società per effetto della AI, si è reso necessario creare osservatori dedicati e le stesse istituzioni hanno compiuti importanti passi avanti nella regolamentazione dell’ intelligenza artificiale.

La Commissione Europea ha presentato di recente la proposta di regolamento, che rappresenta oggi una pietra fondamentale nella costruzione di una fiducia nelle tecnologie e l’Italia ha lanciato il nuovo Programma Strategico, che grazie al lavoro congiunto di tre Ministeri ha prodotto 24 raccomandazioni di azione, con un approccio collaborativo e inclusivo, che affronta in modo esplicito alcuni mali cronici dell’innovazione nel nostro Paese.

Ninja Upshot

L’importanza dell’intelligenza artificiale è dimostrabile attraverso moltissime storie di successo dove le aziende che aggiungono machine learning e interazioni cognitive ai processi e alle applicazioni aziendali tradizionali possono migliorare notevolmente la propria user experience e la produttività.

Nonostante il quadro fin qui delineato, esistono alcuni ostacoli alla diffusione di massa della AI, tra questi i progetti basati sull’intelligenza artificiale che non utilizzano il cloud computing spesso implicano costi di elaborazione elevati, sono complessi da realizzare e necessitano di esperti del settore, molto richiesti ma difficili da trovare.

Sapere quando e dove integrare l’intelligenza artificiale e quando rivolgersi a una terza parte consentirà di ridurre al minimo queste difficoltà.

Oltre a questo aspetto, abbiamo che flussi di lavoro inefficienti possono impedire alle aziende di sfruttare appieno il valore delle implementazioni AI.

Concludiamo sfatando un particolare mito diffuso nell’immaginario collettivo: ad oggi siamo ben lontani da una AI che possa essere minimamente paragonabile a quella umana.

A dirlo sono Jerome Pesenti, uno dei massimi esperti mondiali di intelligenza artificiale oggi a capo del dipartimento Ai di Facebook, Andrew Ng (co-fondatore di Google Brain), Yann LeCun e Yoshua Bengio, entrambi vincitori del Turing Award 2018.

metriche social media 2023

Social Media: le metriche che devi conoscere e le novità in arrivo per il 2023

Come ad ogni chiusura anno che si rispetti, è tempo di bilanci. Ecco allora che parliamo di resoconti, ma anche di previsioni dei social media, strumenti di comunicazione e marketing relativamente recenti, ma che sono destinati a delineare la storia.

Questo lo avevamo capito con la nascita di Facebook una decina di anni fa che ha sconvolto il modo di stringere amicizie e di coltivare rapporti e ne abbiamo avuto la conferma con l’avvento di Meta. Ma non si tratta più solo di Facebook, anzi, ogni marketer che si rispetti dovrebbe usare ogni canale social che ha a disposizione secondo una strategia ben precisa, a secondo del target intercettato.

Per il 2023 la previsione è quella di avere uno strumento, inteso sempre più come mezzo di interazione tra i brand e gli utenti, che restituisca un’esperienza di utilizzo personalizzata al massimo.

Social Media Statistics, come è andata nel 2022

Alcuni numeri:

  • Quasi 4 miliardi di utenti connessi
  • Praticamente 2 ore e mezza spese da ogni utente a navigare sui social
  • La metà dei consumatori cerca i prodotti che vorrebbe comprare sui social, se soddisfatto da quello che trova lo compra e lo consiglia.

Ma scendiamo nello specifico. Ecco cosa è successo al mondo Social Media se parliamo di consumatori.
Profili social aziendali e loro siti internet non sono mai stati così connessi: l’89% degli utenti ha affermato che compra online da un determinato brand dopo averlo iniziato a seguire sui social ed essersi fidato del suo profilo online.

La segmentazione generazionale, poi, ci dice il pubblico che troveremo prevalentemente su uno o l’altro canale: Gen Z e Milliennals usano i social tutti i giorni, seguiti da Baby Boomer e Gen X. In generale, più si sale con l’età anagrafica, più il tempo speso sui social diminuisce.
A questo possiamo, sicuramente, aggiungere che sono più le donne che passano il loro tempo online rispetto al genere maschile.

LEGGI ANCHE: Generazione Twitch: cos’è e come i brand possono coinvolgerla e intercettarne il potere d’acquisto

Per quel che riguarda poi la penetrazione di mercato per Paese, gli Emirati Arabi detengono lo scettro con una penetrazione del 99%; l’Europa si attesta al 79% e l’Italia al 67,90%.

Questo cosa vuol dire per i social media manager? Che l’obiettivo è quello di attirare i consumatori sul profilo social del brand perché questo significherà, quasi automaticamente, portare conversioni al sito internet e alle vendite online.
Se ancora su Facebook si parla di advertising con una quota pagante del 93%, su Instagram si punta sugli influencer e su Linkedin o Twitter l’idea è quella di conversazioni in campo B2B.

Si sa poi che post con contenuti fotografici scatenano un maggior engagement (le stime dicono del 120%) con commenti e condivisioni da parte degli utenti, ma, ancora di più, sono i video che raccolgono le interazioni degli utenti e il loro “invia” agli amici in chat private.

Parliamo ora delle diverse piattaforme.

La prima, Facebook, la più “vecchia” del panorama, ma ancora la più popolata se si parla di utenti con 2,89 miliardi di utenti totali e di cui il 24% sono utenti unici giornalieri, e con più di 60 milioni di pagine attive nel 2022, di cui solo 6 milioni sono attive nel mondo delle pubblicità a pagamento. 4,75 miliardi di post sono quelli condivisi ogni giorno.

La seconda, Twitter, ha sicuramente un peso specifico negli USA dove è tra le piattaforme più importanti per il 92% degli americani. Seppur gli utenti iscritti la fanno essere la quindicesima piattaforma mondiale, solo una piccola parte degli utenti producono la maggior parte dei tweet condivisi.

Instagram, il social per pubblicare le foto per eccellenza con 1 miliardo di utenti attivi al mese e 40 miliardi di foto condivise dalla sua nascita.

TikTok e Youtube a chiusura dell’elenco, la prima, più recente e diffusa soprattutto tra i giovanissimi sta accusando il colpo del suo legame con il governo cinese e dal quale sta cercando di staccarsi, la seconda conosciuta ancora e frequentata da chi ama e cerca video informativi, tutorial o di svago.

Prima di dare uno sguardo a quello che ci si aspetta nel 2023, possiamo tranquillamente affermare che metà del popolo mondiale ha almeno un profilo social con una prevalenza di chi ha tra i 20 e i 29 anni e che i social media sono sicuramente uno strumento di connessione per chi ne fa parte e vuol rimanere informato o cerca qualcosa in particolare, ma, dall’altra parte, può rappresentare, se non correttamente regolamentato, una fonte di disinformazione o di invasione della privacy.

Alcune novità del 2022: video e Reel protagonisti

L’evoluzione di uno strumento si basa anche sulle novità che è in grado di proporre al pubblico. Se i social media rimanessero invariati anno dopo anno sul fronte delle funzionalità, probabilmente sarebbero già stati dimenticati da tempo.

Una piccola carrellata di quelle che sono state le nuove features in campo social nel 2022.

Per Instagram i Reel, introdotti quasi per gioco, oggi sono una delle funzionalità principali. Sono stati allungati a 90 secondi ampliando quindi lo strumento anche a chi aveva bisogno di creare, ad esempio, video tutorial.
Sul tema “contenuti video” ha introdotto la possibilità di generare i sottotitoli automatici, funzionalità già presente su Facebook e che rende sicuramente la fruizione più facile. Infine ha esteso l’opzione tag anche ai prodotti e brand in modo più efficace.

Anche per Facebook la parola Reel è stata la protagonista delle evoluzioni 2022, portando la funzionalità molto più vicina alla tipologia dei video Youtube: con un piano di monetizzazione per i produttori dal nome “Stars on Reels”, il tutto collegato al suo metaverso in cui gli avatar hanno acquisito funzionalità (e vestiti!).

Twitter, fresca di recente acquisizione, sta pensando (per ora attivo solo negli USA) ad un piano a pagamento dal nome Twitter Blue, in cui le aziende aderenti, a fronte di una fee mensile, avranno a disposizione un supporto dedicato e funzionalità esclusive come l’annullamento della pubblicazione del Tweet entro 30 secondi.
La modifica del Tweet rimane, comunque, nel 2022, una delle novità, oltre la possibilità per i taggati di rimuovere il proprio tag in situazioni che non considera idonee.

Linkedin, infine, cavalca l’onda delle conversazioni a distanza e mette a disposizione per gli utenti video in diretta di presentazioni o convegni abbattendo le barriere fisiche tra brand e pubblico. Introduce le Stories, chiaramente da utilizzare per lanciare prodotti o servizi, dare informazioni da parte di un brand, annunciare l’apertura delle assunzioni, non per mettere in vetrina il proprio gattino paffuto. In ultimo: l’ascesa dei sondaggi.

Le predizioni 2023 per il mondo Social Media

Eccoci alla parte “buoni propositi per l’anno nuovo”. Il 2023 potrebbe essere definitivamente l’anno del “all things digital” con social media che, necessariamente, dovranno prevedere contenuti immersivi per l’utente e il più possibile personalizzati, il 56% degli utenti ha scelto un particolare brand o prodotto perché si è sentito particolarmente e direttamente coinvolto.
Nel 2022 si è parlato tanto di metaverso con il caso Meta di Facebook. Potremmo dire che siamo solo all’inizio.

I social si sposteranno nelle mani dell’utente che cercherà esperienze multisensoriali online, tramite strumenti di realtà aumentata e una comunicazione diretta con i brand proprio attraverso questo canale.

I chatbot saranno più intelligenti, non solo sapranno rispondere alla cosiddette FAQ, ma saranno in grado di fare ragionamenti più complessi, traghettandoci quindi nell’era degli “intuitive chatbot”.

Ai chatbot si collega una forte importanza per la customer care che dovrà essere necessariamente il valore aggiunto dei brand. Se il consumatore si sente ascoltato continuerà a fidarsi ciecamente di quel brand.

LEGGI ANCHE: Effetto Musk: gli utenti lasciano Twitter in massa (e si rifugiano su Mastodon)

Per quello che riguarda le diverse piattaforme, invece:

  • Facebook, si trova di fronte a una perdita di terreno, soprattutto tra il pubblico più giovane, vista l’ascesa di TikTok e da questo sta prendendo spunto per la creazione di un feed molto più basato su notizie correlate agli interessi dimostrati o a temi cari, invece che rimanere ancorato ad una homepage zeppa di aggiornamenti di amici e parenti.
    Secondo il trend registrato, questi aggiornamenti avvengono molto di più tramite sistemi di messaggistica privata che attraverso una condivisione pubblica.
    Il Metaverso e la realtà aumentata sono sicuramente le punte di diamante su cui il caro Mark vuol puntare: avatar sempre più personalizzabili ed in grado di interagire; video e contenuti disponibili per l’utente in realtà aumentata e il lancio, entro il 2024, di occhiali brandizzati e in grado di immergere il target in un mondo parallelo.
  • Instagram prevede di rimanere il social media con il più alto tasso di coinvolgimento con gli influencer con ampio spazio per i nano influencer: coloro che non sono così famosi da avere milioni di followers, ma proprio per questo considerati icone dagli utenti che in loro sono in grado di rivedersi e da loro accettano consigli.
    I Reel saranno il fattore “all-in” più lunghi e costruibili anche tramite carrellata di foto e video già postati.
    Avanza l’era del “live shopping” con la possibilità per il cliente di parlare in tempo reale con un addetto, come se fosse direttamente in negozio.
  • Su Twitter le previsioni sono meno chiare. Ad oggi possiamo pensare che la strategia per questo 2023 sia simile a quella che Musk, il nuovissimo proprietario, ha sperimentato su Tesla.
    Le prime opzioni dicono che Musk porterà Twitter ad essere a pagamento per le aziende che lo vogliono usare come canale, con abbonamento mensile e annunci targhettizzati. Per l’utente finale, invece, le proposte sono di un controllo più diretto di cosa voglio vedere e cosa no con una gestione più in primo piano della home.
    Free-speech e Twitter Payment Method sono, infine, le ultime funzionalità che potrebbero essere implementate.
  • Linkedin sta vivendo un momento in cui le nuove funzionalità 2022, come i video o le storie, potrebbero minare la sua funzione originaria di essere il social media per eccellenza dei professionisti.
    Il focus è quello di fornire dati sempre più precisi sui possibili candidati profilati online e di diventare una piattaforma di formazione con sempre più corsi online forniti dalla piattaforma e la possibilità per le organizzazioni e brand di organizzare dirette streaming, anche di colloqui di lavoro oltre che di convegni formativi.
    Si parlerà di “Linkedin TV”?
  • TikTok, il più giovane dei social, sia per diffusione sia per età media degli utenti, deve innanzitutto risolvere il problema di come scostarsi il più possibile dal governo cinese. Ha intenzione di puntare sui video, non più solo per creare dei trend, ma per costruire delle vere e proprie sessioni di live shopping cercando di trovare il modo più efficace possibile per pagare chi i contenuti li produce. C’è chi dice che stia prendendo spunto da Youtube.
app AI immagini testi e musica

Immagini, testi e musica: le applicazioni AI più cool del momento

L’ Intelligenza Artificiale (AI) rappresenta l’applicazione informatica che più di tutte tende ad evolvere a un ritmo così veloce da rendere obsoleti i traguardi raggiunti solo pochi mesi prima.

Molteplici possono essere le applicazioni dell’AI in diversi ambiti che non necessariamente fanno riferimento al settore industriale, ma anche domestico, basti pensare ai sistemi di domotica in grado di regolare in autonomia la temperatura, l’umidità o l’illuminazione delle nostre case sulla base alle nostre abitudini.

Ancora, gli assistenti vocali di Amazon e Google che grazie ai nostri comandi vocali facilitano la gestione delle nostre abitazioni e, in generale, i nostri impegni giornalieri.

Nonostante tutto, se è vero che l’Intelligenza Artificiale potrebbe essere applicata a diversi ambiti della nostra quotidianità, è anche vero che questo processo di diffusione si manifesta a velocità differenti per tre motivi:

  • le soluzioni tecnologiche disponibili;
  • il valore attribuito dalle aziende all’innovazione;
  • i costi di implementazione dell’ AI nei prodotti o nei processi.

Perché parliamo delle app di Intelligenza Artificiale

La quantità di dati che al giorno d’oggi vengono generati sia dalle persone che dai computer è tale da superare la capacità da parte delle persone di interpretarli e assimilarli al fine di prendere delle decisioni.

Questo è il motivo alla base dell’importanza dell’AI, e del fatto che in futuro supporterà tutti i processi decisionali complessi data la loro capacità di modificare il proprio comportamento analizzando gli effetti delle azioni precedenti e lavorando quindi in totale autonomia.

Perché è importante

L’importanza dell’AI è dovuta da alcune potenzialità intrinseche:

  • rende automatico l’apprendimento continuo, attraverso l’accesso continuo ai dati generati ogni giorno;
  • analizza i dati in maniera approfondita, grazie alla capacità di gestire vari livelli di apprendimento (machine learning);
  • riesce ad ottenere il massimo dai dati, con il supporto di algoritmi di autoapprendimento i dati stessi possono diventare proprietà intellettuale;
  • aggiunge intelligenza, dato che numerosi oggetti e prodotti vengono oggi già forniti di funzionalità basate su AI;

Tutto ciò indica che l’intelligenza artificiale non riguarda solo l’efficienza e lo snellimento di compiti ripetitivi, ma grazie ad deep e machine learning è possibile analizzare nuove informazioni da molte fonti e grazie alla capacità di auto-apprendimento e auto-ottimizzazione vengono generate “risposte” che amplificano continuamente il vantaggio competitivo delle aziende.

Cosa c’è da sapere sulle app di Intelligenza Artificiale

Al di là degli aspetti economici, tecnologici e sociali fin qui visti, vediamo quali sono le applicazioni che al momento riteniamo più interessanti per il livello intrinseco di evoluzione raggiunta dalla AI.

ChatGPT è il chatbot di intelligenza artificiale rilasciato da OpenAI al pubblico alla fine di novembre e diventato rapidamente un vero e proprio fenomeno virale. Il suo punto di forza che lo distingue dalle altre chatbot è dato dal modello su cui si basa, il GPT-3.5 .

Il GPT (Generative Pretrained Transformer) non è altro che una famiglia di modelli di intelligenza artificiale sviluppati da OpenAI per comprendere e generare il linguaggio naturale. Ovviamente necessitano di una fase di “addestramento” per imparare a comprendere il linguaggio dai dati di testo che vengono forniti, da qui possono essere utilizzati per diverse applicazioni linguistiche, come la generazione automatica di testi e la risposta automatica alle domande.

ChatGPT - AI - intelligenza artificiale

Altra caratteristica importante dei modelli GPT sta nella loro capacità di comprensione del linguaggio naturale e quindi rispondere alle domande e generare testo coerente e coeso.

Grazie alla loro potenza e flessibilità, i modelli GPT possono essere utilizzati in diverse applicazioni linguistiche, dalla risposta alle domande, alla generazione di testi, traduzione automatica, sintesi vocale, fino al completamento automatico del testo.

Dall-e 2 è un altro prodotto rilasciato da OpenAI, è un innovativo sistema basato su machine learning capace di generare immagini sia realistiche che artistiche partendo da una descrizione testuale.

Dall-e 2 è stato addestrato a conoscere la relazione tra le immagini e il testo usato per descriverle. Utilizza un processo chiamato “diffusion”, che inizia con uno schema di punti casuali e invecchia gradualmente quel modello verso un’immagine quando riconosce aspetti specifici di quell’immagine.

Dall-e - intelligenza artificiale

L’ho testata personalmente e devo dire che fornendo all’ AI una descrizione non molto dettagliata di quello che si ha in mente si riesce ad avere un discreto risultato.

Lensa AI è caratterizzata da un elevato numero di download (4 milioni nei primi giorni di dicembre) e diffusione, Lensa è un’app scaricabile per Android e IOS che utilizza l’intelligenza artificiale per generare avatar illustrati partendo da un semplice selfie che qualsiasi utente può caricare nell’interfaccia personale.

Una volta scattato il nostro selfie, Lensa richiede all’utente il genere con cui si identifica e, nel giro di pochi e semplici passi, restituisce all’utente una caricatura dell’immagine data al sistema, “regalando” avatar nei panni di guerrieri, cyborg, elfi, super eroi, ma anche fate e principesse.

 

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In ambito musicale non possiamo non segnalare due App che stanno spopolando sul web e sono:

AIVA  è in grado di comporre emozionanti colonne sonore per pubblicità, videogiochi o film partendo praticamente da zero. Il suo potente motore musicale rende molto più facile la produzione di video aziendali o per i social media, in quanto fa sì che non ci sia più la necessità di passare attraverso il processo di concessione della licenza musicale.

Anche per l’AI alla base dell’App AIVA si è partiti da una sessione di apprendimento, dando in pasto al database oltre 30.000 partiture di musica classica appartenenti ai grandi compositori del passato tra i quali Beethoven, Mozart e Bach.

AIVA ha quindi acquisito padronanza dei loro stili compositivi, analizzando le forme e le regole matematiche alla base del linguaggio musicale, sviluppando una propria esperienza e ampliando il proprio bagaglio musicale come avrebbe fatto un musicista in carne ed ossa.

Alcune curiosità, AIVA è stato finanziato dall’ UE ed è il primo «artista virtuale» a essere riconosciuto dalla SACEM, associazione professionale francese che rappresenta i diritti d’autore e i diritti dei compositori di musica originale.

Amper music è incredibilmente facile da utilizzare e ricca di opzioni che permettono una notevole personalizzazione del brano che si vuole realizzare. Amper è l’ intelligenza artificiale sviluppata da un team di musicisti, nel dettaglio da tre compositori di film di Hollywood.

Amper non nasce per creare musica in autonomia, anzi, il suo obiettivo è quello di produrre musica con il supporto di persone. Tra l’altro, rispetto ad altri progetti simili, la parte strumentale è stata totalmente realizzata dall’AI: una notevole evoluzione nel campo del machine learning.

Rispetto ad AIVA, Amper non è stato istruito con montagne di composizioni esistenti, ma è stata insegnata la teoria musicale e come i diversi tipi di musica innescano risposte emotive distinte.

Altro ambito di applicazione quotidiana dell’AI riguarda gli attuali eCommerce e tra i vari blasoni di portata internazionale come Salesforce, Mapp, Microsoft penso sia opportuno citare un prodotto italiano:

WorldZ. Worldz conta oggi più di 250 partner eCommerce e una community di oltre 400mila utenti. Obiettivo di questo software è incrementare la performance di vendita degli eCommerce, in che modo? il consumatore incrementa il passaparola social relativo allo shop dal quale sta acquistando, condividendo un post sul proprio profilo dove intercetterà amici e follower.

In cambio di questa azione, l’eCommerce riconoscWorldZe un credito immediato sull’acquisto, commisurato alla capacità di quest’ultimo di ingaggiare (in media) le sue cerchie di contatti con i propri contenuti.

Worldz utilizza diversi algoritmi di Machine Learning, non solo per comprendere il valore economico da associare al profilo di ogni utente attraverso una analisi quali-quantitativa, ma anche per comprendere, sulla base del comportamento medio dei consumatori che navigano sui vari shop, il momento ideale per proporre il servizio agli stessi.

Questi algoritmi di Machine Learning catalogano e aggregano miliardi di dati comportamentali (percorsi di navigazione, click, interesse su prodotti, aggiunte al carrello e rimozioni, comportamenti di acquisto in base al meteo del luogo, etc.) per offrire delle previsioni puntuali al sistema che, a sua volta, interviene verso il singolo utente.

Ninja Upshot

Penso sia superfluo dire che sarebbe necessario scrivere un libro e non un’articolo per descrivere le applicazioni attualmente disponibili, basate su AI, che attualmente si stanno distinguendo per essere innovative e formidabili, portando l’AI alla portata dei nostri comuni smartphone.

Di sicuro questa tecnologia rivoluzionaria può automatizzare processi, risolvere problemi di dati complessi, accelerare l’esecuzione di compiti e rendere più efficienti i nostri tradizionali sistemi.

Ogni anno nascono sempre più app AI disponibili sul mercato e quelle già esistenti vengono costantemente migliorate diventando una parte importante della nostra vita quotidiana.

Che si tratti di assistenza vocale, istruzione, vendita al dettaglio, viaggi, fintech, appuntamenti o media e intrattenimento, c’è sempre un’app AI per le nostre esigenze.

5 trend sul metaverso per il 2023

5 trend sul metaverso per il 2023

Durante il 2022 è stato difficile non imbattersi nel termine “metaverso”. Aziende e brand hanno voluto farci conoscere la loro visione di “mondo digitale” dove poter lavorare, giocare e socializzare.

Tuttavia, le persone che hanno prestato attenzione a questo fenomeno si sono rese conto che le visioni spesso differivano notevolmente una dall’altra. Se Meta si concentra sulla creazione di ambienti di realtà virtuale, aziende come Microsoft e Nvidia stanno sviluppando ambienti metaverso per collaborare e lavorare su progetti digitali.

Una ricerca di McKinsey & Co. mostra che il metaverso potrebbe aggiungere fino a 5 trilioni di dollari di valore all’economia globale entro il 2030. Un dato che illustra l’impatto che il fenomeno potrebbe avere su settori e aziende chiave nel corso degli anni.

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Tutto ciò ci fa capire quanto il metaverso sia importante come terreno di gioco e quanto il 2023 sarà probabilmente un anno cruciale per definire la direzione che prenderà.

A fare il punto della situazione e a parlare dei trend per il prossimo anno è l’esperto Bernard Marr su Forbes. Scopriamo quali sono le cinque macro tendenze nel dettaglio.

LEGGI ANCHE: Cosa c’è da sapere su Omniverse, il metaverso di Nvidia per la logistica

1. Il metaverso come nuovo canale di marketing

Come per i motori di ricerca e i social media, il marketing e la pubblicità forniranno il carburante per spingere il web 3.0 – il metaverso – nel mainstream.

Il concetto potrebbe non essere ancora completamente compreso. Alcuni giganti della finanza internazionale come HSBC e JP Morgan parlano di cambiare gli stili di vita globali mentre i big della moda come Nike e Gucci hanno già iniziato a costruire la loro presenza nel metaverso.

I consumatori sono sempre alla ricerca di nuovi modi sempre più coinvolgenti per entrare in contatto con i marchi che gli interessano. Il metaverso, con la sua attenzione all’esperienza del cliente e alle connessioni one-to-one, diventa un nuovo e potente canale di comunicazione.

A differenza dei social e del search, che sono ben cuciti da aziende del calibro di Google e Meta, c’è ancora molta strada da fare. Nei prossimi 12 mesi, le aziende faranno di tutto per posizionarsi in luoghi virtuali privilegiati, sia costruendo le proprie piattaforme che occupando arene esistenti come Meta Horizons, Fortnite, VR Chat o Decentraland.

2. Il metaverso aziendale

A parte il suo potere come strumento di marketing, il metaverso promette di fornire piattaforme, strumenti e interi mondi virtuali in cui gli affari possono essere svolti in remoto, in modo efficiente e intelligente.

Possiamo aspettarci di vedere il concetto di metaverso fondersi con l’idea di Digital Twin: simulazioni virtuali di prodotti, prototipazioni, processi e operazioni tipiche del mondo reale prendono vita nell’ambiente digital.

Dai parchi eolici alle auto di Formula 1, i progettisti stanno ricreando oggetti fisici all’interno di mondi virtuali in cui la loro efficienza può essere sottoposta a stress test in qualsiasi condizione immaginabile, senza i costi che sarebbero sostenuti testandoli nel mondo fisico.

La tecnologia del metaverso in campo aziendale servirà ai processi di formazione, di onboarding e ad altre attività lavorative.

Ad esempio, il gigante della consulenza Accenture ha creato un ambiente metaverso chiamato The Nth Floor che presenta repliche di uffici del mondo reale e consente ai dipendenti e ai nuovi assunti di svolgere una serie di funzioni relative alle risorse umane all’interno del mondo virtuale.

3. Web3 e decentramento

Una visione della forma che alla fine assumerà il metaverso ruota attorno al decentramento. Secondo i sostenitori del web3, i registri distribuiti e la tecnologia blockchain daranno vita a una nuova era di internet al di fuori del controllo delle multinazionali, che non avranno più il potere di censurare le opinioni divergenti.

Questa concezione è costruita attorno a piattaforme decentralizzate come The Sandbox e Decentraland, che alla fine saranno organizzate come DAO, Decentralized Autonomous Organization.

L’acquisto dei diritti di proprietà darà agli individui voce in capitolo nel modo in cui viene gestita l’organizzazione che costituisce il dominio virtuale, questo porterà alla creazione di democrazie virtuali e community di proprietà degli utenti.

metaverso

Gli NFT sono un altro aspetto del metaverso decentralizzato. Si tratta di token unici che vivono su blockchain, proprio come i token non univoci, come le criptovalute e i Bitcoin, che potranno essere utilizzati per rappresentare in maniera unica beni o merci online. Marchi come Adidas e Forever 21 hanno utilizzato questa tecnologia per creare beni digitali che possono essere indossati, scambiati e visualizzati dai loro proprietari nel metaverso.

La visione del metaverso come un’utopia decentralizzata e di proprietà delle community è in qualche modo in contrasto con la visione promossa da aziende come Meta e Microsoft, che mirano a costruire universi digitali proprietari in cui esse stesse avranno il controllo assoluto. È probabile che il 2023 porti ulteriori sviluppi in questo scontro di culture digitali.

4. Realtà virtuale e aumentata

L’idea di una tecnologia immersiva ed esperienziale è fondamentale per il metaverso: qualunque cosa assomigli alla realtà sarà più coinvolgente dei mondi digitali a cui siamo abituati oggi.

Pertanto, molte idee su come interagiremo con esso coinvolgono tecnologie immersive come la realtà virtuale (VR), la realtà aumentata (AR) e la realtà mista/extender (MR/XR).

Meta ha costruito la sua visione specifica di come sarà il “prossimo livello” di Internet intorno alla realtà virtuale, il 2023 porterà nuove versioni dei suoi popolarissimi visori Quest VR, oltre a nuovi visori VR/AR/MR di aziende come come Apple, Google e Microsoft.

La costruzione di esperienze immersive sta generando più entusiasmo di quanto ci si aspettava e il 2023 porterà una serie di nuovi sviluppi sul campo.

Aspettiamoci di vedere nuove tute tattili a corpo intero, già ampiamente utilizzate da organizzazioni come NASA e SpaceX, per simulare gli ambienti.

Alcune innovazioni creeranno experience nel metaverso dei consumatori ancora più realistiche e coinvolgenti. Diverse startup stanno persino sperimentando tecnologie in grado di introdurre odori nelle esperienze virtuali.

LEGGI ANCHE: Arriva il nuovo visore Meta Quest Pro: prezzo e caratteristiche

5. Avatar Technology ancora più avanzata

Il metaverso comporterà sempre di più l’adozione di avatar per rappresentarci nel mondo digitale. C’è da dire che questa pratica fa già parte del nostro quotidiano. Siamo, infatti, abituati a creare personaggi nei videogiochi o a esprimere la nostra personalità sui social media.

L’avatar è la presenza che proiettiamo mentre interagiamo con altri utenti: potrebbero assomigliare a noi, o a personaggi dei cartoni animati, o a qualcosa di completamente fantastico che non potrebbe mai esistere nel mondo reale.

5 trend sul metaverso per il 2023

Con tecnologie come Ready Player Me e Zepeto oggi siamo in grado di creare avatar che possono poi essere inseriti in una serie di mondi e ambienti virtuali diversi piuttosto che limitati a una piattaforma particolare.

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Un articolo sull’Intelligenza Artificiale scritto da una AI

“L’utilizzo delle tecnologie di intelligenza artificiale può avere effetti sull’occupazione”. Quando è un sistema di AI a fare una considerazione simile, lo scenario appare tutt’altro che roseo.

Conversare con una Intelligenza Artificiale è ormai alla portata di tutti: tra le più diffuse, una improvvisa popolarità ha interessato ChatGPT, un prototipo di chatbot basato su intelligenza artificiale sviluppato da OpenAI e specializzato nel dialogo.

ChatGPT (Chat Generative Pre-trained Transformer) è stato lanciato nel novembre 2022 attirando velocemente l’attenzione per le sue risposte dettagliate e articolate, anche se pare che l’accuratezza delle informazioni fornite non sia affidabile al 100%.

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Nell’approccio con un sistema così innovativo, una considerazione appare subito chiara: non è possibile impostare un rapporto conversazionale. In altri termini, la chat di AI non tiene conto di domande e risposte precedenti per generare i testi successivi. Questo limite porta a una importante ripetizione di termini e concetti nel susseguirsi dell’interrogazione, che è stato necessario eliminare nella minor misura possibile per rendere il testo fluido.

Nel corso dell’esperimento, non ci siamo concentrati su aspetti filosofici o etici, ma abbiamo puntato sulla concretezza, chiedendo agli algoritmi di fare il punto sulla situazione attuale e sulle prospettive future.

io robot e intelligenza artificiale

Facciamo insieme una sorta di test di Turing: riesci a distinguere questo testo generato da un potente algoritmo da uno scritto da un essere umano?

Cos’è l’Intelligenza Artificiale

L’intelligenza artificiale (IA) è una disciplina che si occupa dello sviluppo di sistemi informatici in grado di emulare le capacità cognitive umane, come il ragionamento, il problem solving e l’apprendimento. L’obiettivo è quello di creare sistemi in grado di risolvere problemi e prendere decisioni in modo autonomo, simile a come lo fanno gli esseri umani.

Ci sono diverse forme di intelligenza artificiale, tra cui l’intelligenza artificiale debole (o narrow AI), che è progettata per svolgere un compito specifico, e l’intelligenza artificiale forte (o general AI), che è progettata per essere in grado di svolgere qualsiasi compito che un essere umano può svolgere.

L’intelligenza artificiale viene utilizzata in molti campi, tra cui il riconoscimento del linguaggio, il riconoscimento delle immagini, la robotica e il gioco.

Com’è utilizzata oggi l’Intelligenza Artificiale

L’intelligenza artificiale viene utilizzata in molti campi e settori diversi, e il suo impiego sta crescendo rapidamente. Ecco alcuni esempi di come viene utilizzata l’intelligenza artificiale oggi:

  1. Riconoscimento del linguaggio: le tecnologie di intelligenza artificiale possono essere utilizzate per il riconoscimento del linguaggio, che consente ai sistemi informatici di comprendere e rispondere alle richieste degli utenti in modo naturale, come ad esempio il riconoscimento vocale o la traduzione automatica.
  2. Riconoscimento delle immagini: l’intelligenza artificiale può essere utilizzata per il riconoscimento delle immagini, che consente ai sistemi informatici di identificare oggetti, persone e altri elementi in immagini o video.
  3. Robotica: l’intelligenza artificiale viene utilizzata nella robotica per sviluppare robot in grado di svolgere compiti autonomamente, come la pulizia di una stanza o il trasporto di oggetti.
  4. Gioco: l’intelligenza artificiale viene utilizzata anche nei giochi, dove può essere utilizzata per creare avversari virtuali in grado di sfidare gli utenti.
  5. Assistenza virtuale: l’intelligenza artificiale viene utilizzata anche per sviluppare assistenti virtuali, come chatbot o assistenti vocali, che possono rispondere a domande o eseguire compiti per gli utenti.
  6. Marketing: l’intelligenza artificiale viene utilizzata anche nel marketing per analizzare i dati dei clienti e fornire raccomandazioni personalizzate per la pubblicità e le vendite.
  7. Finanza: l’intelligenza artificiale viene utilizzata anche nel settore finanziario per analizzare i dati del mercato e prevedere i movimenti dei prezzi delle azioni.
  8. Sanità: l’intelligenza artificiale viene utilizzata anche nella sanità per analizzare i dati dei pazienti e aiutare a diagnosticare le condizioni mediche.

Le AI possono sostituire gli esseri umani?

Le tecnologie di intelligenza artificiale sono progettate per svolgere compiti specifici in modo efficiente e accurato, ma non possono sostituire completamente gli esseri umani. Mentre le tecnologie di intelligenza artificiale possono essere molto utili in molti campi, ci sono alcune cose che gli esseri umani sono in grado di fare meglio delle macchine.

Ad esempio, gli esseri umani sono in grado di comprendere il significato delle parole e delle frasi in modo più profondo rispetto alle tecnologie di intelligenza artificiale, e possono utilizzare il loro giudizio e la loro creatività per risolvere problemi complessi in modo unico. Inoltre, gli esseri umani hanno empatia e comprensione emotiva, che le tecnologie di intelligenza artificiale non possiedono.

Pertanto, mentre le tecnologie di AI possono svolgere molti compiti in modo efficiente, non sono in grado di sostituire completamente gli esseri umani in tutte le situazioni. È importante considerare l’impiego delle tecnologie di intelligenza artificiale in modo responsabile e considerare come possono lavorare insieme agli esseri umani per ottenere il massimo beneficio.

Le intelligenze artificiali possono scrivere testi migliori degli esseri umani?

Le tecnologie di intelligenza artificiale possono essere utilizzate per generare testi, come ad esempio il natural language generation (NLG), che utilizza l’intelligenza artificiale per creare testi che sembrano scritti da esseri umani. Tuttavia, le intelligenze artificiali non possono ancora scrivere testi migliori degli esseri umani in molti casi.

Le tecnologie di intelligenza artificiale possono essere molto accurate nella scrittura di testi che seguono uno schema specifico o che presentano informazioni precise e dettagliate. Tuttavia, gli esseri umani sono ancora superiori alle macchine quando si tratta di creare testi che richiedono creatività, empatia o comprensione profonda del significato delle parole e delle frasi.

Inoltre, le tecnologie di intelligenza artificiale possono avere difficoltà a comprendere il contesto e le sfumature del linguaggio, che possono essere importanti per la scrittura di testi efficaci. Pertanto, mentre le tecnologie di intelligenza artificiale possono essere utili per generare testi in alcune situazioni, gli esseri umani rimangono superiori nella scrittura di testi che richiedono creatività e comprensione profonda del linguaggio.

Possono creare immagini migliori degli artisti umani?

Le tecnologie di intelligenza artificiale possono essere utilizzate per creare immagini, come ad esempio il generative adversarial network (GAN), che utilizza l’intelligenza artificiale per creare immagini realistiche. Tuttavia, gli esseri umani sono ancora superiori alle macchine quando si tratta di creare immagini che richiedono creatività e comprensione profonda dell’arte.

Le tecnologie di AI possono essere molto accurate nella creazione di immagini che seguono uno schema specifico o che riproducono fedelmente oggetti o scene esistenti. Tuttavia, gli esseri umani hanno una comprensione profonda del significato delle immagini e dell’arte che le tecnologie di intelligenza artificiale non possiedono.

Inoltre, gli esseri umani sono in grado di utilizzare la loro creatività e il loro giudizio per creare immagini uniche e originali che trasmettono emozioni e messaggi profondi.

Pertanto, mentre le tecnologie di intelligenza artificiale possono essere utili per creare immagini in alcune situazioni, gli esseri umani rimangono superiori nella creazione di immagini che richiedono creatività e comprensione profonda dell’arte.

Le persone dovrebbero preoccuparsi delle AI?

Le tecnologie di intelligenza artificiale offrono molti benefici e possono essere molto utili in molti campi. Tuttavia, come con qualsiasi tecnologia potente, è importante considerare attentamente come viene utilizzata e come vengono gestiti i rischi e i problemi che potrebbero emergere.

Ad esempio, possono essere utilizzate per fini positivi, come il riconoscimento delle malattie o il supporto alle decisioni aziendali. Tuttavia, possono anche essere utilizzate per fini negativi, come la diffusione di fake news o il monitoraggio delle attività degli individui. È importante che le tecnologie di intelligenza artificiale vengano utilizzate in modo responsabile e che vengano adottate misure per gestire i rischi e proteggere le persone.

Inoltre, l’utilizzo delle tecnologie di intelligenza artificiale può avere effetti sull’occupazione, poiché alcuni lavori potrebbero essere svolti da sistemi informatici invece che da esseri umani. È importante considerare gli effetti dell’utilizzo delle tecnologie di intelligenza artificiale sull’occupazione e prendere misure per proteggere gli interessi degli individui e delle comunità.

Pertanto, le persone dovrebbero essere consapevoli delle tecnologie di AI e dei loro benefici e rischi, e dovrebbero prendere misure per utilizzarle in modo responsabile e gestire i rischi associati.

Qual è l’applicazione più preoccupante delle Intelligenze Artificiali

È difficile individuare un’applicazione specifica delle intelligenze artificiali che sia universalmente considerata la più preoccupante, poiché ciò dipende dalle prospettive e dai valori di chi fa la domanda. Tuttavia, ci sono alcune preoccupazioni comuni riguardo all’impiego delle intelligenze artificiali, tra cui:

  1. Sostituzione del lavoro umano: alcune applicazioni delle intelligenze artificiali, come i robot industriale o i sistemi di automazione, possono sostituire il lavoro umano, creando preoccupazione per la perdita di posti di lavoro e la disoccupazione.
  2. Bias negli algoritmi: le intelligenze artificiali possono incorporare i pregiudizi dei loro creatori o dei dati utilizzati per addestrarle, il che può portare a decisioni discriminatorie o ingiuste.
  3. Privacy e sicurezza: le intelligenze artificiali possono raccogliere grandi quantità di dati personali, il che può creare preoccupazioni per la privacy e la sicurezza degli individui.
  4. Utilizzo militare: alcune intelligenze artificiali vengono utilizzate per scopi militari, il che può sollevare preoccupazioni etiche e di sicurezza.
  5. Cambiamento climatico: alcune applicazioni delle intelligenze artificiali, come i veicoli a guida autonoma o i sistemi di produzione industriale altamente automatizzati, possono consumare grandi quantità di energia e contribuire al cambiamento climatico se non vengono progettate in modo sostenibile.

In generale, è importante essere consapevoli delle possibili conseguenze delle intelligenze artificiali e prendere misure per minimizzare i rischi e garantire un loro utilizzo responsabile.

In conclusione, sono migliori gli esseri umani o le intelligenze artificiali?

Non è possibile affermare in modo definitivo se gli esseri umani o le intelligenze artificiali siano “migliori” in assoluto, poiché questo dipende dal contesto e dalle specifiche circostanze. Gli esseri umani e le AI hanno entrambe pregi e difetti e possono essere utili in situazioni diverse.

Gli esseri umani hanno una grande capacità di pensiero creativo e di risoluzione dei problemi, oltre a essere in grado di comprendere le sfumature e i sentimenti degli altri. Tuttavia, gli esseri umani possono anche essere emotivamente e psicologicamente instabili, soggetti a errori e pregiudizi e, a volte, limitati dalle loro capacità cognitive o fisiche.

Le intelligenze artificiali, al contrario, sono in grado di lavorare senza sosta, di analizzare grandi quantità di dati in breve tempo e di eseguire compiti ripetitivi con precisione. Tuttavia, le intelligenze artificiali sono ancora limitate nella loro capacità di comprendere le sfumature del linguaggio umano e di prendere decisioni che tengano conto dei sentimenti e dei valori degli esseri umani.

In sintesi, gli esseri umani e le AI hanno entrambe pregi e difetti e possono essere utili in situazioni diverse.

Inoltre, spesso gli esseri umani e le intelligenze artificiali lavorano insieme in modo sinergico, sfruttando le rispettive forze per ottenere risultati migliori.

notizie della settimana

ChatGPT, pagamenti digitali, i consumi per le feste e le altre Ninja news della settimana

Tra le notizie della settimana segnaliamo che calano i consumi per le festività, ma forse non c’è da preoccuparsi: come evidenziato da una ricerca condotta da Younited Italia (che puoi approfondire qui), il 20% delle persone procrastina lo shopping natalizio fino alla settimana del 25 dicembre. Nel frattempo, i pagamenti diventano sempre più digitali.

Le piattaforme eCommerce continuano a crescere, ringalluzzite dalle prospettive di nuovi canali di acquisto (leggi Metaverso e Realtà Aumentata).

A far da traino a questa nuova tendenza, Gen Z e Millennial (o, come è stata definita in un recente report che puoi leggere qui, la Generazione Twitch). Soprattutto i più giovani stanno cambiando radicalmente non solo il modo di comprare, ma anche quello di informarsi, mentre da più parti emergono preoccupazioni per la privacy e tutela diritto d’autore sulle nuove AI in grado di generare immagini e testi a partire da pochi input.

Se può servire a tranquillizzarti, questo articolo è (ancora) scritto da un essere umano.

Puoi ascoltare queste e le altre notizie selezionate per i nostri abbonati tra oltre 30 fonti internazionali anche in formato podcast.

► LE VOCI DELLA SETTIMANA ◄

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Consumi per le festività in calo

Le analisi di Ipsos Italia prevedono una sensibile riduzione della spesa per regali, viaggi e cenoni.

La categoria preferita resta l’abbigliamento con il 45%, acquistata principalmente in negozio (75%), seguono i buoni regalo (31%), comprati soprattutto sulle piattaforme digitali (76%) e, a pari merito (30%) libri e articoli per la casa.

Una nuova era per l’eCommerce

A dirlo è il nuovo report della società di ricerca sull’audience GWI. Nel prossimo anno cambierà sempre di più il modo in cui cerchiamo online ciò che vogliamo acquistare e diventeranno sempre più centrali i nostri alter ego nel metaverso.

notizie della settimana

Anche la sostenibilità continuerà a essere al centro del dibattito, mettendo in discussione sempre di più il modello consumistico attuale.

Secondo una stima di Statista contenuta nel report Digital Market Outlook, dal 2020 al 2025, il valore delle transazioni digitali crescerà del 16,3% in Europa, del 15,2% negli Stati Uniti e dell’11,2 in Cina.

Sull’evoluzione delle tecnologie, ma anche su temi come Social Responsibility ed euro digitale, in occasione del Salone dei Pagamenti 2022 abbiamo chiesto un confronto a Giovanni Baglivo – Vice Responsabile Banking e Sistemi di Pagamento Banca Sella, Laura Fineo – Responsabile Marketing Banca Sella e Andrea Tessera – Chief Innovation Officer Banca Sella.

stand banca sella salone dei pagamenti

Clicca sui nomi per ascoltare cosa hanno detto ai nostri microfoni.

Google in allarme per la reputazione dell’azienda

I dipendenti di Google si sono resi conto del clamore intorno a ChatGPT, il chatbot di intelligenza artificiale rilasciato al pubblico alla fine di novembre e diventato rapidamente un fenomeno virale.

Secondo i dirigenti i rischi nel fornire informazioni sbagliate su una tecnologia nuova sono troppo alti e per questo Big G si sta muovendo “in modo più cauto di una piccola startup” su questo fronte.

I giovani si informano sempre più spesso su TikTok

A dirlo è l’ultimo report di Reuters Institute, secondo il quale non sono le fonti di notizie mainstream le principali fonti di contenuti giornalistici sulla piattaforma, bensì le “personalità di internet”, ovvero gli Influencer.

notizie della settimana: i giovani si informano su tiktok

Si tratta di una tendenza significativa, che potrebbe riflettere una più ampia sfiducia nei confronti dei media tradizionali.

Notizie della settimana: Instagram lancia la funzione Note

Si tratta di una funzionalità definita come un nuovo modo per condividere i propri pensieri e vedere cosa stanno facendo gli amici. Brevi post, della lunghezza massima di 60 caratteri, che possono contenere soltanto testo ed emoji.

Elon Musk non è più la persona più ricca del mondo

Dopo il calo del prezzo delle azioni Tesla, l’amministratore delegato di LVMH Bernard Arnault lo ha scalzato dal suo status.

Arnault ha fatto fortuna costruendo il più grande conglomerato del lusso del mondo, che comprende marchi come Louis Vuitton e Tiffany.

Il 55% delle aziende prevede di rafforzare il team di comunicazione corporate

A dirlo è un’indagine realizzata da EY in collaborazione con SWG. Secondo lo studio, la comunicazione corporate oggi, oltre a sostenere prodotti e servizi, assume un ruolo sempre più centrale nello sviluppo e tutela del capitale reputazionale, legandosi così ai processi decisionali e strategici.

“She” è lo spot natalizio che non dovresti perderti

Uno spot davvero bello e delicato quello di J&B Spain, realizzato dall’agenzia El Ruso de Rocky.

 

Nella categoria pubblicità strappalacrime, il film rientra nel filone degli spot dedicati al Natale, in cui i brand concentrano tutta la loro creatività nell’esaltazione dei buoni sentimenti, dell’altruismo e della condivisione.

salesforce report state of commerce

Scopri le abitudini d’acquisto di oltre un miliardo di persone nel report gratuito di Salesforce

La progressiva (e rapida) digitalizzazione di tutti i settori ha avuto un fortissimo impatto sul commercio, spingendo sempre più sui canali digitali.  Il fenomeno coinvolge, da un lato, le aziende, che puntano a ottenere un vantaggio competitivo sulla concorrenza moltiplicando i touchpoint, e, dall’altro, gli acquirenti, che scoprono nuovi brand e imparano a utilizzare nuovi metodi di acquisto grazie alla tecnologia.
Salesforce, azienda leader globale del CRM, ha reso disponibile un nuovo report sullo stato del commercio che analizza le principali sfide e priorità che il settore si trova ad affrontare oggi.

Far crescere i ricavi e automatizzare i processi, ma anche aumentare la base clienti e stabilire con questa un rapporto duraturo, sono solo alcune delle esigenze che oggi i seller di ogni dimensione si trovano a fronteggiare, in un periodo storico in cui l’inflazione, l’incertezza e la rincorsa al velocissimi sviluppo tecnologico pongono nuove e importanti sfide.

L’evoluzione del punto d’acquisto

L’importanza dei dati per muovere i passi nella giusta direzione assume un ruolo ancora maggiormente significativo ora che il confine tra negozi fisici e digitali sbiadisce fino quasi a scomparire.

Nella seconda edizione del report State of Commerce, Salesforce ha intervistato 4.102 leader del settore e ha analizzato il comportamento di oltre 1 miliardo di acquirenti consumer e business.

Dai dati raccolti da Salesforce risultano importanti indicazioni sulla futura evoluzione del commercio:

  • come i leader stanno creando un ponte tra il commercio online e offline;
  • quanto sono importanti i dati di prima parte alla luce dell’evoluzione delle normative e delle politiche sulla privacy;
  • come le aziende stanno investendo per stare al passo con le le crescenti aspettative dei clienti.

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I nuovi canali come chiave per il successo digitale

La pandemia di COVID-19 ha cambiato per sempre il modo in cui le persone e le aziende entrano in contatto.

La crescita degli ordini digitali è aumentata dal primo trimestre del 2020 al primo trimestre del 2022, con un aumento delle vendite globali del 44% nel B2C e del 95% nel B2B. Allo stesso tempo, però, la popolarità dell’eCommerce non ha smorzato l’entusiasmo per le esperienze dal vivo.

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Nel B2C, le organizzazioni stanno colmando il divario con servizi come Buy Online, Pickup In-Store (BOPIS): l’85% dichiara di aver già implementato o di voler implementare il BOPIS nei prossimi due anni.

Lo stesso sta accadendo nel mondo B2B, dove il 69% dei venditori si affida ai canali digitali, oltre che a venditori o distributori terzi.

Complessità, agilità e personalizzazione

Tre certezze emergono con forza dall’analisi di Salesforce e meritano di essere approfonditi con i dati contenuti nel report:

#1 Più canali e più partner: la normalità è un commercio distribuito e complesso

I punti di contatto con i clienti e i canali di approvvigionamento, di vendita e comunicazioni si moltiplicano, elevando le aspettative delle persone come mai era accaduto prima.

#2 Disporre delle giuste informazioni consente di offrire un’esperienza personalizzata (e vincente)

L’analisi dei dati è uno strumento potentissimo per valorizzare al massimo l’esperienza delle persone e incentivare la soddisfazione per puntare alla fidelizzazione del cliente.

#3 Le organizzazioni in grado di acquisire un vantaggio competitivo puntano sull’agilità

Le società che utilizzano architetture headless si dimostrano più efficienti e registrano maggiori successi a livello commerciale.

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gamification

Incrementa la visibilità e il sellout delle vendite online con la gamification

Tra i differenti approcci strategici utilizzati nel digital marketing per migliorare il rapporto e la gestione dei clienti, consolidare la fedeltà di questi ad un brand o ancora incrementare le performance di vendita di un eCommerce, la gamification assume sempre più un ruolo importante.

La gamification, sotto il profilo strategico, sprona alcuni aspetti del comportamento umano come la competizione naturale, il desiderio innato di successo e accettazione sociale, il bisogno di gratificazione e la sensazione di appagamento che deriva dall’aver raggiunto particolari obiettivi.

Il tutto è coadiuvato da storie coinvolgenti, campagne promozionali a forte impatto visivo ed emozionale e sistemi di gratifica per il cliente ben calibrati per invogliare la partecipazione al “gioco” di marketing.

Ad oggi possiamo trovare esempi di gamification in diversi ambiti come: l’istruzione, il business, le app, musei, salute e benessere e molto altro.

Con la gamification è possibile coinvolgere emotivamente gli utenti per rafforzare la brand loyalty in modo divertente e giocoso, raccogliendo al contempo il maggior numero di informazioni riguardanti le loro preferenze, gusti e stili di vita.

LEGGI ANCHE: Includere le leve del gioco nella sfera professionale per abbandonare i modelli pre-digitali

Perché ne parliamo

Per quanto la gamification possa apparire come un approccio leggero e in alcuni casi anche sperimentale, in realtà si tratta di una strategia consolidata da tempo, affidabile ed ormai largamente diffusa nelle strategie di marketing di vari brand e quindi ben lontana da essere etichettata come l’ennesima panacea “one size, fits all”.

Attenzione però, un errore commesso nel passato dai marketer sta nel considerare la gamification come il processo di trasformazione di qualcosa, di un contesto in un gioco. Molti esempi di sistemi gamification che hanno accolto al loro interno tecniche di game design, non sono stati minimamente percepiti dagli utilizzatori stessi come “giochi”. Un errore comune è considerare la gamification come un generalista tentativo di trasformare contesti seri in contesti ludici.

Perché la gamification è importante

Abbiamo ribadito che grazie alla gamification, un brand riesce ad offrire alla propria clientela un’esperienza diversa, riuscendo ad ingaggiare gli utenti con la prospettiva tipica di un gioco dai risvolti immediati.

Ma perché il gioco dovrebbe fornire tutta una serie di vantaggi e un coinvolgimento così forte per le persone?

Gli studiosi del comportamento umano sono concordi sul fatto che l’uomo sia nato per giocare, che abbia cioè una certa propensione al gioco.

Il gioco è un’azione volontaria dell’individuo per trarne piacere. Giochiamo per imparare e attraverso il gioco apprendiamo come gestire situazioni complesse; sempre attraverso il gioco, impariamo a gestire il rischio, i feedback e il successo.

La gamification punta proprio a coinvolgere le persone e quindi i clienti a provare più coinvolgimento e divertimento nelle attività quotidiane.

Cosa c’è da sapere

Il punto di forza della gamification sta nella capacità di stimolare alcuni istinti primari tipici dell’essere umano con lo scopo di appagare desideri e bisogni legati alla competizione, allo status sociale, ai compensi oppure al successo, utilizzando le dinamiche e meccaniche tipiche del gioco che comprendono punti, livelli, ricompense, ed altro che incoraggia gli utenti ad investire il proprio tempo, spingendoli alla partecipazione.

Inoltre, il gioco fornisce obiettivi da raggiungere, livelli in cui progredire, competere con gli altri utenti, condividere i propri successi e guadagnare ricompense.

Alla luce di tutto questo, tramite una strategia di gamification riusciamo ad applicare meccaniche ludiche ad attività che non hanno direttamente a che fare con il gioco; in questo modo riusciamo ad influenzare e modificare il comportamento delle persone, sviluppando la nascita ed il consolidamento di un interesse attivo da parte degli utenti coinvolti verso il messaggio che si è scelto di comunicare, sia questo relativo all’incremento di performance personali o più in generale alle performance d’impresa.

Entrando nel dettaglio, un progetto di gamification deve prendere in considerazione delle “meccaniche” tipiche del gaming che riguardano:

  • punti, questa rappresenta una delle meccaniche più potenti dato che collezionare punti ha la capacità di motivare le persone anche se i punti non hanno un valore reale. Successivamente i punti si possono scambiare per ottenere ricompense che forniscono all’utente la sensazione di investire in modo profittevole il proprio tempo e le proprie energie, dando l’idea di guadagnare qualcosa.
  • livelli, servono per introdurre traguardi che l’utente deve raggiungere per ottenere i punti che possono essere condivisi ed evidenziati nello stato dell’utente. La struttura dei punti consente agli utenti di accedere a nuovi contenuti e guadagnare altri punti.
  • sfide, rappresentano il motore della gamification, dato che rappresentano la ragione per continuare a partecipare e motivano gli utenti a conseguire dei risultati sotto forma di trofei ma anche di obiettivi da sbloccare (badge).
    La vera essenza degli obiettivi, comunque, risiede nella possibilità di mostrarli ad altri utenti, con una struttura che incoraggia il confronto e spinga alla competizione.
  • beni, l’intera economia del gioco, basata sulla possibilità da parte dell’utente di ottenere punti, non può durare a lungo senza che questi possano essere convertiti in qualcosa che l’utenza possa acquistare, guadagnare e, in determinati casi, consumare.
  • classifiche, queste servono per suddividere ed ordinare le performance dei vari utenti, accendendo lo spirito di competizione di ogni partecipante e portandolo a rimanere più tempo all’interno del gioco. La competizione è strettamente correlata all’aspirazione di diventare il migliore all’interno del propria cerchia di amici e conoscenti.

Gamification: Ninja Upshot

Tra i case study più interessanti dove la gamification è stata utilizzata in maniera coinvolgente, ci sono:

  • Sony, che ha organizzato una caccia al tesoro per il lancio della PS5, il cui slogan era: “Chi sarà il primo a vincere la Console PlayStation 5 ? Un caveau inespugnabile. Una corsa contro il tempo. E 5 enigmi da risolvere.

gamification PS5

Nel sito dove si è tenuta la caccia al tesoro bisognava inserire 5 soluzioni per i 5 enigmi proposti. Dopo aver inserito le 5 soluzioni era possibile entrare nel caveau ed ottenere una Playstation 5 completa di accessori. Il primo utente in grado risolvere gli enigmi vince il premio. Gli altri partecipano all’estrazione di una seconda console in palio.

  • Nike con il suo “sneakers day”, dove il target era rappresentato da una nicchia di consumatori della Nike. All’interno dell’ App è comparso un messaggio misterioso: “Lo SNEAKRS DAY torna l’8 agosto. Preparati, ti aspettano delle sorprese. Tieni d’occhio questo spazio”.

Il messaggio misterioso ha catturato l’attenzione degli utenti attraverso la curiosità, l’imprevedibilità e il passaparola tra i vari appassionati. Nike ha lanciato una caccia al tesoro. Dentro le sue “storie”, una sorta di articoli brevi in stile blog, è possibile trovare delle targhette da grattare come dei classici gratta e vinci.

I fortunati che hanno trovato la targhetta dorata dovevano completare una seconda missione: recarsi in uno dei punti geografici misteriosi indicati dentro l’app nella città di Parigi, Londra o Berlino. Una volta raggiunto il punto sulla mappa era necessario geolocalizzarsi con l’app per completare la missione.

  • Coca-Cola “shake it” è un classico della gamification applicata al marketing. Shake it è una campagna cross-platform che ha portato a 9 milioni di visualizzazioni dello spot per la TV e 380.000 installazioni dell’app brandizzata in un mese.

Tutti i giorni alle 10 di sera Coca Cola ha trasmesso il suo spot TV. Il target della campagna era rappresentato dai giovani di Hong Kong, che dovevano scaricare l’app brandizzata per interagire con lo spot pubblicitario.

Solamente durante lo spot, gli utenti potevano aprire l’app, scuotere il telefono ed ottenere in cambio di premi casuali.

Le ricompense funzionavano come il gratta e vinci, come le slot machine: molto ingaggianti per le persone e in grado di innescare meccanismi di dipendenza. Con le ricompense random si vinceva sempre qualcosa, con diversi livelli di probabilità. L’utente continuava a perpetuare l’azione desiderando di vincere i premi più esclusivi e difficili da ottenere.

  • laRinascente: obiettivo della strategia era di raggiungere la generazione dei Millennials quale protagonista indiscussa del nuovo panorama sociale, e per farlo è stata realizzata una App a loro dedicata, vero e proprio strumento di differenziazione dalla concorrenza.

rinascente gamification

L’App risponde a 4 esigenze specifiche di questo target:

  • focalizza le azioni sulle loro esigenze e desideri
  • crea un’esperienza vivibile a 360° (mette in comunicazione il mondo online con il negozio fisico, es. sezione “Store Guide”)
  • consente di sviluppare una community all’interno della quale gli utenti possono condividere foto del proprio stile
  • coinvolge in giochi divertenti e coinvolgenti.

Il core dell’App è rappresentato da una sezione specifica, “Challenges” che consente al brand di trasmettere i propri messaggi attraverso delle meccaniche di gioco. In particolare, questa sezione consente di vincere buoni shopping da spendere in negozio.

In conclusione, il processo alla base dell’implementazione di una strategia di gamification non è un percorso facile, ma con il giusto mix di queste strategie è possibile avere delle soddisfazioni e vedere la propria attività crescere costantemente giorno dopo giorno.

Inoltre, in termini di mercato la gamification è in forte espansione e crescerà del 32% ogni anno fino al 2024, passando dai 6,8 miliardi di dollari (2018) a più di 40 miliardi.

Intanto, già molte aziende della lista Fortune 500, come Google, Amazon, Apple o Nike utilizzano da tempo la gamification in aree aziendali come il marketing, le risorse umane o il design di prodotto.

comunicazione corporate

Il futuro della comunicazione corporate: più strategica e di impatto sociale

Le grandi crisi globali che si sono succedute negli ultimi anni (dal Covid-19 al conflitto in Ucraina) hanno trasmesso, tanto alle aziende quanto all’opinione pubblica, una nuova consapevolezza sul ruolo sociale delle imprese e sulla loro centralità nel dibattito pubblico.
In questo contesto, all’interno delle aziende cambiano il ruolo e le attese nei confronti della comunicazione corporate che, oltre a sostenere prodotti e servizi, assume un ruolo sempre più centrale nello sviluppo e tutela del capitale reputazionale, legandosi così ai processi decisionali e strategici.

È quanto emerge dall’indagine “Quali nuovi orizzonti aprirà la comunicazione corporate?” realizzata da EY in collaborazione con SWG, che ha interrogato i responsabili della comunicazione di alcune delle più importanti aziende del Paese, con l’obiettivo di comprendere come brand, reputazione e comunicazione aziendale sono evoluti nel corso degli ultimi anni e quali sono le sfide per il futuro.

comunicazione corporate - alessandro vanoni ey swg

Alessandro Vanoni, Direttore Brand & Communications di EY in Italia e brand strategy leader della regione EY Europe West, commenta: “Ora più che mai capire il contesto, ragionare su nuove strategie e saperle raccontare è chiave per supportare adeguatamente la trasformazione delle aziende e della società, tenendo le persone al centro. Gli shock di questi anni hanno sicuramente messo la comunicazione sotto i riflettori. Non è un caso che l’85% dei responsabili intervistati oggi ritenga fondamentale il contributo della comunicazione per creare fiducia e che il 54% del campione abbia riscontrato un aumento di attenzione verso la funzione negli ultimi 3 anni”.

Un ruolo sempre più strategico che trova conferma in quel 64% del campione che ritiene che il ruolo della comunicazione sia (finalmente) adeguatamente riconosciuto in azienda. Negli ultimi tre anni i team di comunicazione, messi sotto pressione dai diversi shock sociali ed economici che si sono succeduti, hanno visto, nel 74% dei casi, un aumento del carico di lavoro che si è tradotto anche, nel 71% dei casi, in un rafforzamento del brand.

comunicazione corporate - il ruolo in italia

Per i brand che in questi anni hanno lavorato bene si sono aperte opportunità incredibili, a livello sia di comunicazione esterna che interna: i vari eventi imprevisti hanno portato a un ripensamento completo del modello di comunicazione, ormai compiutamente integrato, oltre a una maggiore maturità nell’uso dei diversi canali, che ha saputo creare valore misurabile per i brand. La comunicazione in questo scenario ha un vantaggio competitivo: ha radici nell’anima dell’azienda, la conosce intimamente, e ha antenne fuori, riesce a raccordare una molteplicità di livelli di informazione e raggiungere l’intera mappa degli stakeholder” – commenta Vanoni.

L’eterna diatriba tra carta e digitale

Soltanto per il 26% degli intervistati però l’aumento dell’attenzione verso la comunicazione in azienda si è tradotto in un aumento del budget riservato alla funzione; per il 71% del campione è rimasto invariato e per il restante 3% è addirittura diminuito.

Risorse indirizzate perlopiù ai social (84%), ma con una forte presenza, soprattutto per ciò che attiene alla brand reputation, della stampa tradizionale (considerata area chiave su cui investire per l’81% dei responsabili) e con una crescente attenzione anche agli owned media (58% del campione).

risorse per la comunicazione

Siamo dunque in una fase di integrazione ed espansione (non sostituzione) dei canali.

Comunicazione corporate: il profilo del comunicatore ideale

Dall’indagine emerge quindi che la trasformazione passa da team sempre più professionali, performanti e focalizzati, piuttosto che da budget più grandi.

Per il 40% degli intervistati la prima caratteristica che il candidato ideale deve possedere è la capacità di pensiero strategico, a seguire una rete di relazioni consolidata (27%) e velocità di esecuzione (17%). In breve: capacità di cambiare rotta rapidamente e di pensare fuori dagli schemi sono le principali qualità del comunicatore efficace.

Il 55% delle aziende coinvolte prevede di rafforzare il team di comunicazione nei prossimi mesi, con un’attenzione prioritaria alla comunicazione esterna (31%); il 21% degli intervistati prevede invece assunzioni nel team dedicato ai social e il 10% nella squadra dedicata alla comunicazione interna.

comunicazione - rafforzare i team

Creare valore per l’azienda a partire dai temi strategici

Una comunicazione sempre più focalizzata su temi strategici e di business: tra le priorità delle funzioni di corporate communication, spiccano i temi di impatto sociale (ESG), di primaria importanza per il 32% del campione, a seguire contenuti legati ai prodotti venduti o ai servizi offerti (29%) e temi corporate (23%).

Dunque, i comunicatori contemporanei sono sempre più legati alle strategie di business e vicini alle guide d’azienda, relazionandosi nell’87% dei casi direttamente con il CEO, nell’84% con le business line e nel 55% con team marketing e HR.

Dall’indagine emerge inoltre – soprattutto dalle risposte qualitative fornite dagli intervistati – una spirale di nuova centralità per la comunicazione interna, legata soprattutto all’eredità della pandemia e alle nuove modalità ibride di lavoro, fondamentale per mantenere i dipendenti più informati e coinvolti in relazione alla vita aziendale.

griglia immagine di copertina - notizie

La Parola dell’Anno, il Pantone 2023 e le altre notizie della settimana

Torniamo con la selezione delle notizie della settimana appena trascorsa. Si avvicina la fine dell’anno e iniziare a fare dei bilanci è inevitabile (ma decisamente utile).

Mentre il valore delle aziende tecnologiche europee scende (e per fortuna “le nostre” Scalapay e Satispay tengono alta la bandiera), non basterà cambiare un numero sul calendario per far scomparire le questioni lasciate in sospeso dal 2022.

Continua infatti il dibattito su una riforma globale del mondo del lavoro (qui e qui abbiamo parlato di alcune distorsioni legate alla percezione della vita professionale): si prova a ridurre gli orari e il carico per migliorare la produttività.

Cambiano anche le abitudini d’acquisto sotto le feste: le persone tornano a preferire i negozi di quartiere (grazie anche alla visibilità offerta dal social media, come vediamo nel report di YouGov per Meta) e utilizzano di più gli strumenti di pagamento online (soprattutto i più giovani, come puoi leggere qui).

Siamo quindi sempre più connessi e a nostro agio con la tecnologia, ma, probabilmente, non abbiamo nessuna intenzione di diventare perfetti e virtuali, come avatar o influencer.

Ce lo conferma la Parola dell’Anno scelta da Oxford Languages: scoprila continuando a leggere il nostro recap.

Puoi ascoltare queste e le altre notizie selezionate per i nostri abbonati tra oltre 30 fonti internazionali anche in formato podcast.

Il punto sui servizi finanziari al Salone dei Pagamenti

L’industry si è evoluta così rapidamente che le proiezioni sono affascinanti, perché la tecnologia ha guidato il cambiamento verso una nuova era. La semplificazione ha giocato un ruolo chiave e ha spinto le aziende ad accelerare per rimanere competitive.

Salone dei pagamenti 2022 - banca sella

Ne abbiamo parlato con Laura Fineo, Responsabile Marketing Banca Sella, che ci ha spiegato in che modo sia possibile fare educazione finanziaria (puoi ascoltarla qui) e con Giovanni Baglivo, Vice Responsabile Banking e Sistemi di Pagamento Banca Sella. Ecco cosa ci ha detto.

Notizie della settimana: scende il valore delle aziende tech europee

Il picco verso il basso, dai 3,1 trilioni dello scorso anno, è stato segnalato dal fondo di investimento Atomico nel suo rapporto annualeState of European Tech“.

Bilancio comunque positivo per il Vecchio Continente, con 4 nuovi unicorni, mentre l’Italia ha dato vita alle sue prime due startup da oltre 1 miliardo di dollari: Scalapay e Satispay.

Settimana lavorativa di quattro giorni: lo studio

Il Financial Times riporta l’esperienza di quattro aziende che hanno aderito a un periodo di sperimentazione, promosso dalla non-profit 4 Day Week Global.

Tra i benefici riscontrati un migliore equilibrio tra vita privata e vita lavorativa, senza intaccare la produttività, ma anche benefici sociali più ampi, come una maggiore uguaglianza di genere e una riduzione dell’impronta di carbonio dei lavoratori.

I detrattori temono, invece, conseguenze da burnout o l’erosione della cultura del posto di lavoro.

Shopping Natalizio, gli Italiani riscoprono il Made in Italy grazie ai social

Uno studio Meta commissionato a YouGov analizza le abitudini d’acquisto degli italiani su Instagram, Facebook e WhatsApp.

Nel 2021, il 43% delle persone ha scelto di fare acquisti da una piccola impresa durante le festività, quest’anno, il 92% dei consumatori italiani ha voglia di scoprire nuovi brand durante lo shopping di Natale.

Goblin Mode batte Metaverso

Tra le notizie della settimana menzioniamo L’Oxford Word of the Year 2022, l’annuale riconoscimento della parola dell’anno secondo il celebre dizionario della lingua inglese, che ha decretato la vittoria del termine che indica il rifiuto dell’immagine perfetta.

notizie della settimana: la parola dell'anno

È un sollievo scoprire che siamo stanchi di apparire sempre perfetti come nei selfie su Instagram e nei video di TikTok“, ha commentato Casper Grathwohl, presidente di Oxford Languages.

La parola metaverso, invece, si è classificata solo al secondo posto.

WhatsApp inizia a distribuire avatar 3D

Potranno essere utilizzati come foto profilo o adesivi personalizzati, e arrivano alcuni mesi dopo il loro debutto su Instagram, Facebook e Messenger. Gli adesivi avatar su WhatsApp saranno simili ai Bitmoji di Snap o ai Memoji di Apple.

Il colore del 2023 secondo Pantone

Salutiamo Viva Magenta, il colore dell’anno 2023 di Pantone.

pantone

La fumata dell’autorità mondiale del colore, questa volta, si tinge di un colore rosso intenso e a tratti rosato.

Il Pantone dell’anno, Viva Magenta 18-1750, vibra di vivacità e vigore. È una tonalità radicata nella natura discendente dalla famiglia dei rossi ed espressiva di un nuovo segnale di forza.

Stella McCartney lancia S-Wave

notizie della settimana s wave

Il simbolo S-Wave ha l’obiettivo di rappresentare l’armonia della natura in combinazione con i valori della stilista. Ma, soprattutto, rispecchia l’ideale di una moda luxury consapevole, che evidenzia l’impegno nella ricerca dell’innovazione e il ruolo di una leadership responsabile.

Le più belle campagne di novembre

pubblicità novembre -Calendario Lavazza 2023

Manca poco a Natale, fervono i preparativi e noi siamo quasi pronti per le pubblicità più strappalacrime; nel frattempo però, godiamoci le pubblicità più belle di novembre, direttamente dall’instancabile mente creativa dei brand a noi più cari.