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TikTok presenta For Business, uno spazio in cui la creatività incontra la community

  • Presente  in oltre 150 Paesi con la traduzione in 75 lingue, oggi TikTok è un canale indispensabile per alcuni Business;
  • Il social ha presentato ieri l’offerta della sua nuova piattaforma dedicata alle aziende;
  • Un report di Kantar, pubblicato ieri, ha analizzato 60 Branded  Hashtag Challenge, per capire dove risiede il valore di TikTok per i brand.

 

“Definire TikTok un semplice social media è riduttivo ma soprattutto inessato, è infatti una piattaforma per la condivisione di contenuti che rende facile trovare video eterogenei inerenti le passioni dei creator”.

Inizia così la presentazione ufficale di TikTok for Business, alla quale abbiamo partecipato.

Si spazia dalla musica alla comicità, sport, beauty, travel, fino ad arrivare alle arti figurative e performative. Fondata nel 2017, anno nel quale acquisisce Musical.ly, l’applicazione viene lanciata in tutto il mondo nel 2018 come TikTok.

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Oggi è presente  in oltre 150 Paesi con la traduzione in 75 lingue, ed è diventata una delle più importanti piattaforme per la condivisione di contenuti e la creazione  di brevi video fino a un massimo di 60 secondi, direttamente dal proprio smartphone.

La popolarità dei contenuti informativi e didattici è in continuo aumento,  tendenza provata dall’entusiasmo della community per il trend #ImparaconTikTok: la piattaforma ha infatti dimostrato di essere un luogo dove apprendere nuove conoscenze, abilità e interessi, in modo divertente.

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La mission di TikTok è ispirare la creatività e portare allegria

Reattività, ispirazione, allegria e interazione

La mission di TikTok è ispirare la creatività e portare allegria. Viene stimolata l’espressione creativa, incoraggiando gli utenti a mettere in comune le passioni, i momenti di vita reale e i consigli, offrendo un feed video personalizzato su ciò che gli utenti guardano, apprezzano e condividono. Al centro c’è il contenuto.

 Un luogo sicuro e positivo di cui tutti fanno parte, indipendentemente dalla propria nazionalità, etnia, genere o livello socio-economico. Essendo una piattaforma inclusiva, incoraggia le persone ad essere vere e ad andare oltre le etichette.

L’interazione e lo scambio con gli altri utenti, in particolare attraverso le sfide interattive (cosiddette challenge) e gli argomenti di tendenza (hashtag), permettono a ciascuno di sentirsi parte del gruppo, di esprimere le proprie caratteristiche distintive e valorizzare le proprie differenze in argomenti comuni. Inoltre, di stabilire connessioni positive con persone collegate da ogni parte del mondo.

TikTok For Business, quando il marketing incontra i brand

TikTok For Business è il marchio che identifica tutte le soluzioni  di marketing attuali e future per i brand, pensate per offrire gli strumenti di storytelling creativo,  in grado di ingaggiare l’utente con il proprio claim.

Nato dal desiderio di coniugare la creatività e la positività della piattaforma con soluzioni ideate per le aziende e per la loro crescita insieme alla community, TikTok For Business vuol essere un differente modo di produrre annunci pubblicitari: un’opportunità interamente nuova di creare contenuti che parlano alle persone,  invitandole a unirsi alla conversazione e “a fare un TikTok” che rispecchia la mission, lo spirito e i valori della piattaforma.

“TikTok For Business offre una soluzione innovativa ai professionisti del marketing, proponendo una  modalità originale per connettersi in maniera autentica con il proprio pubblico ed essere parte della cultura contemporanea. Un tema di cui si è ampliamente discusso nel settore e TikTok lo rende finalmente  possibile”, commenta Adriano Accardo, Managing Director, TikTok Global Business Solutions,  Southern Europe.

“I brand di successo su TikTok non fanno pubblicità ma connettono, inspirano, co-creano e soprattutto intrattengono le persone. Le aziende dunque, devono ripensare al concetto di  creatività, coniugandolo con l’essere autentici e reali. Il nostro consiglio? Non fare annunci. Fai TikTok!” 

6 soluzioni di storytelling per aiutare i brand a immergersi in TikTok

  • TopView – Dalla durata di 24 ore, è l’opzione video full screen per catturare l’attenzione degli utenti al momento dell’accesso sulla piattaforma. 
  • TopView Lite Con le medesime caratteristiche del TopView, è l’unico format sound-off da 3-5  secondi. 
  • In-Feed ADS Pensato per raggiungere gli utenti nel loro feed personalizzato “Per Te”, il format  video si inserisce in modo naturale tra i contenuti user generated. 
  • Branded Hashtag Challenge La soluzione più celebre, dalla durata di sei giorni e multi-market,  per coinvolgere la community creando un movimento virale. 
  • Branded Hashtag Challenge PLUS – La visibilità di una Hashtag Challenge sponsorizzata con  l’aggiunta dell’esperienza d’acquisto in-app per promuovere le vendite. 
  • Branded Effect – Effetti 2D, 3D e AR su misura e brandizzati per generare brand awareness e engagement a livello internazionale. 

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migliori brand su tiktok

Connessione tra la generazione Z, i nuovi trend e la piattaforma

Per i brand, ormai diventati una componente essenziale dell’esperienza su TikTok, sia con il lancio di nuovi  trend sia connettendo gli utenti e sensibilizzando su iniziative di servizio pubblico di grande rilevanza, il  coinvolgimento dei creators è un elemento cruciale per veicolare correttamente e in modo autentico il loro messaggio.

Per tale ragione, oltre ai formati adv disponibili, a partire da fine aprile 2020, in versione Beta,  è disponibile, su invito, il TikTok Creator Marketplace: una piattaforma che permette a brand, agenzie  e professionisti del marketing di incontrare e mettersi in contatto con i creator più adatti di TikTok  per la loro campagna attraverso uno studio approfondito dei dati e un percorso semplice per entrare in  collaborazione con loro.  

Inoltre è stato annunciato il Marketing Partner Program per offrire un puntuale quadro ai brand di come procede la campagna pubblicitaria, dentro e fuori TikTok, offrendo i migliori strumenti per  la misurazione dei risultati finali.

La funzionalità vanta il supporto di 19 partner certificati in varie aree di  competenza – tra cui: gestione, sviluppo creativo, effetti e misurazione – e ha il compito di espandere  ulteriormente le potenzialità pubblicitarie della piattaforma, massimizzando le opportunità dei brand che  decidono di utilizzarla.

Gli esempi brillanti che promuovono l’autenticità, la creatività e l’espressività sono numerosi e riguardano svariati settori: dal fashion all’automotive, dal beauty all’intrattenimento, comprendendo anche le vendite al dettaglio e le telecomunicazioni.

Tra i tanti solo in Europa: Furla, Goleador, Vodafone, Amazon Prime Video, Yves Rocher. Basandosi sull’intrattenimento e grazie agli strumenti e alle opportunità messe a disposizione, TikTok ampia l’offerta in termini di crescita e creatività, determinando nuove e costanti occasioni di conoscenza unite a uno storytelling ricco e immersivo.

La forza di TikTok sono i contenuti.

Una nuova analisi di Kantar definisce il valore dei contenuti per i brand

Il valore per i brand dei contenuti creati dagli utenti (user-generated content,  UGC), in particolare per quanto riguarda le Hashtag Challenge, è oggetto del report The Power of TikTok, realizzato basandosi sull’analisi di Kantar

Il report coniuga interviste qualitative a esperti di marketing di tutto il mondo con un’analisi su 60 Branded  Hashtag Challenge e sui dati demografici tratti dal Kantar TGI Global Quickview 2020, su un  campione di 60.000 utenti. La ricerca evidenzia non solo il valore rappresentato dalla piattaforma per le marche ma anche i fattori alla base delle campagne di maggiore successo condotte sull’app. 

Le dieci verità sulla piattaforma rivelate dal rapporto che i brand potrebbero non conoscere: 

  • TikTok è differente È una piattaforma di intrattenimento, non di lifestyle, che offre a chiunque  la possibilità di diventare creator e generare contenuto di valore
  • I creator sono l’essenza di una campagna efficace Le hashtag challenge di maggior  successo vedono al centro brand che collaborano con i creator per identificare gli elementi  creativi di maggior impatto sulla community. 
  • La musica è la chiave La giusta colonna sonora può trasformare una buona campagna in  un’ottima campagna. La #GlowingOut challenge realizzata da River Island nel Regno Unito ha  utilizzato una colonna sonora personalizzata, che è stata parte integrante del successo della  campagna. 
  • L’audience globale di TikTok è più ampia di quanto si possa immaginare Secondo il  rapporto, il 32% degli utenti globali ha tra i 25 e i 34 anni; mentre il 35% ha più di 35 anni.
  • Proprio per questo, TikTok è per tutti i brand, di tutte le categorie  Dalla AIB Personal  Banking a BMW Motorsport, tutti i brand possono avere successo su TikTok. 
  • Le campagne TikTok possono accorciare il marketing funnel  Gli utenti che partecipano  attivamente alle Hashtag Challenge acquistano con più facilità i brand con cui interagiscono. La  misurazione Kantar delle campagne TikTok mostra come le Branded Hashtag Challenge portino  a un aumento della brand awareness del 5,1% rispetto al 2,8% registrato in media da Kantar.  
  • Permette agli utenti di esprimersi in libertà Con la certezza che TikTok lavorerà a stretto  contatto con i brand per far sì che i valori siano rispecchiati appieno, collaborare con i creator  significa progettare challenge in linea con le richieste sin dal principio. 
  • La semplicità è la miglior scelta Così da dare a tutti l’opportunità di partecipare alla campagna.
  • È dimostrato che le hashtag challenge impattino anche i comportamenti offline Oltre alle challenge, i marchi stanno trovando nuove modalità per coinvolgere i consumatori, migliorando  il percorso che conduce i potenziali clienti dalla consapevolezza alla considerazione, fino all’acquisto.
  • Usare TikTok come parte dell’intero ecosistema di marketing Come parte di una campagna  multimediale completa, TikTok può raggiungere con maggior efficacia il pubblico garantendo un  taglio intergenerazionale ai brand.

Dunque un nuovo modo di valorizzare la generazione Z a favore del branding è iniziato, ma quanto, il fattore geopolitico, farà da cassa di risonanza a questa nuova era?

La partnership tra Tink ed Enel X per il digital banking

Enel X, la business line del Gruppo Enel, la più grande utility europea, ha scelto la piattaforma Tink come proprio fornitore di tecnologia di open banking. La tecnologia di personal finance management di Tink consentirà a Enel X Financial Services, società di Enel specializzata in soluzioni di pagamento, di sviluppare soluzioni finanziarie digitali rivolte ai propri clienti in Italia e in Europa.

La partnership

La scelta strategica porterà Enel X Financial Services in una posizione ottimale per soddisfare le crescenti aspettative dei clienti sui servizi digitali smart. Ciò consentirà all’azienda di sfruttare l’accesso alle soluzioni di Tink per il digital banking e la gestione delle finanze personali, disponibili attraverso la piattaforma di open banking di Tink. Le soluzioni finanziarie digitali di Tink implementate da Enel X Financial Services saranno lanciate nelle prossime settimane.

Giulio Carone enel x

Giulio Carone

Giulio Carone, CEO di Enel X Financial Services, ha affermato: “Questo accordo è un importante passo del nostro impegno per diventare uno dei principali player nel settore del digital banking, abilitato dalle opportunità generate dall’open banking, integrandolo nell’ecosistema Enel che include servizi quali l’energia e l’e-mobility. Attraverso la partnership con TINK saremo in grado di supportare i nostri clienti nella gestione quotidiana delle proprie finanze offrendo una soluzione innovativa che sarà in grado di fornire consigli personalizzati attraverso l’utilizzo dell’intelligenza artificiale e all’analisi dei dati”.

Lanciata nel 2017, Enel X è la business line globale di Enel dedicata allo sviluppo di prodotti innovativi e soluzioni digitali nei settori in cui l’energia sta evidenziando il maggior potenziale di trasformazione: città, abitazioni, industria e mobilità elettrica. La sua controllata Enel X Financial Services è un istituto di moneta elettronica autorizzato dalla Banca d’Italia che fornisce soluzioni di pagamento a consumatori e imprese.

Daniel Kjellén tink

Daniel Kjellén

Daniel Kjellén, co-founder e CEO di Tink, ha aggiunto: “Siamo estremamente orgogliosi di collaborare con la società di servizi finanziari di una delle più grandi aziende di utenze del mondo e diventare loro partner tecnologico di open banking. Collaborando con Enel X Financial Services, insieme e nel tempo renderemo disponibile la tecnologia di open banking di Tink a milioni di clienti Enel in tutto il mondo. Siamo pronti a supportare Enel X nella sua missione di diventare uno tra i principali player nel settore fintech”.

Dal suo lancio in Svezia nel 2012, Tink ha operato per consentire a banche, fintech e startup di creare servizi finanziari intelligenti basati sui dati. Tramite un’API, Tink consente ai clienti di gestire i propri conti da un’unica app, effettuare pagamenti, trasformare i dati grezzi in informazioni tangibili e controllare meglio la propria vita finanziaria. Oggi, Tink ha oltre 270 dipendenti ed è la principale piattaforma di open banking in Europa, dando l’opportunità ai propri clienti di connettersi ad oltre 2.500 banche che raggiungono più di 250 milioni di clienti bancari.

illimity e Gruppo Sella danno vita a una joint venture nell’Open Banking

Illimity e il gruppo Sella stanno dando vita a una joint venture nell’open banking finalizzata al rafforzamento di Hype, la soluzione digitale con funzioni di conto bancario e di sistema di pagamento.

Illimity entrerà nel capitale di Hype che diventerà una jv paritetica (al 50%) con Fabrick, società del gruppo Sella che detiene il 100% di Hype, che già serve 1,3 milioni di clienti.

“Allo stesso tempo, l’operazione ha l’obiettivo di accelerare i piani di sviluppo di Illimity nello specifico segmento, facendo della fintech la realtà italiana a più elevato potenziale di sviluppo nei servizi di light banking e quelli di Fabrick come abilitatore di Open banking e di progetti fintech di nuova concezione” si legge in una nota congiunta.

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Cosa prevede l’accordo tra illimity e Gruppo Sella

L’accordo prevede che Illimity, guidata da Corrado Passera, sottoscriva un aumento di capitale per Hype da 30 milioni di euro e conferisca alcuni asset alla stessa società. Fabrick conferirà azioni Hype a Illimity in cambio di una nuova emissione per un controvalore di 45 milioni di euro. Inoltre Fabrick avrà il diritto di ricevere altre azioni Illimity pari al 2,5% a condizione di obiettivi di redditività raggiunti da Hype nel 2023-24.

Per quanto riguarda gli accordi tra le parti, l’operazione prevede che Banca Sella Holding sottoscriva per cassa al perfezionamento dell’operazione un ulteriore aumento di capitale sociale in Illimity per 16,5milioni di euro, con esclusione del diritto di opzione (pari al 2,5%), per una partecipazione complessiva del gruppo Sella al perfezionamento dell’operazione del 10%.

Per effetto dell’operazione, Illimity emetterà complessivamente fino a 9,4 milioni circa di nuove azioni, di cui 7,3 milioni circa al perfezionamento dell’operazione e ulteriori 2,1 milioni complessivi entro il 2025 condizionati al raggiungimento dei predetti obiettivi di piano industriale di Hype di lungo periodo.

Il prezzo di emissione delle nuove azioni Illimity è di 8,337 euro e il perfezionamento dell’operazione è atteso entro la fine del 2020.

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Digital sales: come vendere online con email e sms

Lockdown, quarantena e distanziamento sociale hanno cambiato radicalmente le previsioni di crescita di moltissimi settori economici, tanto online come offline. Alcuni settori tradizionalmente trainanti, come il turismo e la moda, hanno avuto un crollo globale; altri, come il commercio online, hanno ricevuto un impulso oltre qualunque previsione, tanto da portare all’inizio di una vera e propria trasformazione digitale.

Con il lockdown è cresciuto l’e-commerce (+80% di richiesta dei beni di largo consumo tra il 17 febbraio e il 15 marzo 2020), in particolare nel settore Retail a beneficio di e-commerce e marketplace come i colossi Amazon e Zalando.

Proprio per aiutare i mercati a sfruttare il boom del mercato online, MailUp ha recentemente pubblicato un ebook dedicato a come vendere online con email e SMS.

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Il cambiamento del mercato post Covid-19

Il focus da tenere presente, nella comunicazione digitale, è il cambio di percezione del mercato, che non mette più al centro il prodotto ma il cliente e l’esperienza di acquisto in sé; diventa sempre più fondamentale dunque creare una relazione duratura e strutturata con il cliente.

La strategia vincente, per relazionarsi nel modo corretto con il proprio target, è segmentare i clienti profilandoli per creare comunicazioni personalizzate, rilevanti e dunque più efficaci di quelle generiche.

Metodi di data collection che riuniscono i dati di varie piattaforme mettendoli in relazione tra loro, permettono di raccogliere e organizzare in modo organico, all’interno di una Single Customer View univoca, tutte le informazioni di cui un e-commerce dispone sui vari canali utilizzati, ottenendo una segmentazione più precisa, una migliore customer experience, processi interni più lineari e una migliore attribuzione delle conversazioni – anche one-to-one.

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L’importanza dell’omnichannel

Gestire un e-commerce in ottica multicanale significa mappare tutte le informazioni a disposizione e creare profili a 360° dei contatti; il data mapping offre un quadro completo di tutti i dati raccolti nei vari touchpoint dei funnel intrapresi e nei punti di raccolta.

Lavorare in ottica omnichannel è la condizione necessaria per sviluppare campagne segmentate di email e SMS, strategie di Marketing Automation o hyper personalization.

I dati di un utente a disposizione di un brand si classificano in anagrafici, comportamentali, di interazione, per preferenze e abitudini di acquisto; in base alla frequenza di acquisto i contatti si dividono in frequenti, sporadici, VIP e loyal: per ogni categoria di cliente sarà necessario sviluppare una strategia di comunicazione e relazione specifica.

In ottica multicanale, integrare gli SMS in una strategia di Email Marketing è vincente perché:

  • il 75% dei consumatori ne ha un’opinione positiva
  • il loro tasso di apertura è circa del 98%
  • il 97% della popolazione superiore ai 16 anni ha una sim card
  • il costo per contatto è più basso rispetto agli altri canali di advertising

La segmentazione vale anche per gli SMS, che funzionano meglio se personalizzati e rilevanti; gli SMS possono essere segmentati per filtro geografico, demografico e comportamentale.

Cosa si intende per Marketing Automation e perché è vantaggiosa?

La Marketing Automation permette di creare flussi automatici (workflow) per la gestione di processi ripetitivi come la programmazione e l’invio di campagne email attraverso l’uso di automatismi ovvero regole che vengono messe in atto al verificarsi di determinate condizioni (trigger).

Automatizzando i processi, la Marketing Automation facilita la progettazione di un customer journey completo, raccogliendo in automatico i dati più rilevanti sull’utente lungo tutto il suo percorso online e aiuta gli e-commerce a definire un calendario editoriale via email e SMS.

La Marketing Automation:

  • aumenta del 14% la produttività commerciale
  • implementa i lead aziendali nell’80% dei casi
  • accresce i tassi di conversione dei lead del 53%

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Email di benvenuto

È importante creare una relazione tra cliente e brand, in particolare in fase iniziale ovvero quando il consumatore potrebbe non essere pronto all’acquisto; l’invio di una email o SMS di benvenuto dà inizio al processo di onboarding e stimola la fidelizzazione dei clienti:

  • il 76% delle persone si aspettano di ricevere un’email di benvenuto dopo essersi iscritte a una lista
  • i tassi di apertura delle email di benvenuto sono più alti di tutti gli altri tipi di email (l’open rate medio è del 50%).

MailUp ha sviluppato soluzioni che permettono di segmentare con precisione le campagne e quindi anche email di benvenuto introducendo, recentemente, filtri avanzati per massimizzare la personalizzazione di email e SMS su tre livelli: campi dinamici (per la personalizzazione di una sola parola o stringa di testo), contenuti dinamici (con una struttura modulare dell’email); immagini dinamiche (per l’inserimento di visual, foto o illustrazioni).

Il carrello abbandonato

Il 79% dei processi di acquisto non si conclude con una transazione: il rimedio è la creazione di campagne automatiche di recupero carrello, progettate per riportare l’utente alla conversione con modalità automatiche, personalizzate e multicanale.

Secondo Bluecore hanno un alto tasso di conversione (2,63%) e un click-to-conversion rate di 21,78%.

Email e SMS transazionali

Si tratta di comunicazioni che si piegano a essere utilizzate per vari scopi, in particolare informativi: notificano un acquisto o l’attivazione di un servizio, confermano un pagamento, avvisano di una consegna, restituiscono all’utente i suoi dati di accesso, etc.

Sono le comunicazioni con il 69% di possibilità in più di essere aperte rispetto alle altre email di marketing, ottenendo il 165% di clic in più.

I brand possono utilizzare email e SMS transazionali, considerati dal 64% dei consumatori utili a migliorare l’esperienza di acquisto, per fare upselling o cross-selling e inviare email di ringraziamento, email di conferma ordine o spedizione, reminder di scadenza dell’account, email testuale di customer care; gli SMS sono considerati un canale perfetto per ottenere feedback o recensioni online dai clienti, con una risposta media del 45%, secondo OneReach.

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Campagne di riattivazione

La riattivazione degli account dormienti passa da una strategia di Marketing Automation che in genere riesce a riattivare circa il 10% degli utenti; si calcola che in ogni database almeno un quarto dei contatti è dormiente, ovvero non interagisce con le comunicazioni che riceve. L’input migliore è stimolare nuovamente tali utenti per sfruttare il loro potenziale di acquisto.

Come vendere con email e SMS secondo MailUp

  • Crea un ecosistema digitale in ottica omnichannel integrando tutte le piattaforme e sincronizza i dati sul singolo cliente per riconoscerlo lungo tutto il suo journey.
  • Mappa tutte le informazioni a tua disposizione nei vari touchpoint del funnel e crea profili a 360° dei tuoi clienti. Invia form di profilazione per integrare le informazioni che ti mancano e usa sempre un approccio Customer Data Quality
  • Profila e segmenta i contatti in base ai dati personali, il comportamento e le inclinazioni di ciascun utente: questo ti permetterà di inviare comunicazioni personalizzate molto più efficaci di quelle generiche.
  • Innesca flussi automatizzati per coltivare la relazione con il cliente in tutte le fasi del customer journey, dall’iscrizione all’e-commerce fino alle campagne di fidelizzazione, in automatico.
  • Integra gli SMS alle email per raggiungere il cliente nel 98% dei casi. È il miglior canale per gestire le comunicazioni transazionali e di customer care, offrire suggerimenti e promuovere prodotti.

Scarica il nuovo ebook dedicato alle strategie per massimizzare le vendite via email e SMS e scopri tutti i consigli di MailUp in tema e-commerce.

negozi fisici

I negozi fisici possono trarre vantaggio dalla crescita dell’online

Questo articolo è scritto da Jason Spero, Vice President, Global Business di Google

 

Rispetto ai primi mesi del 2020, la nostra vita oggi è molto diversa. Durante il lockdown, l’impiego della tecnologia da parte di aziende e persone è aumentato e ha subito un’accelerazione di circa cinque anni in otto settimane, con un impulso del telelavoro, della didattica a distanza, dell’eCommerce, dei rapporti sociali online. Il tempo trascorso in rete è aumentato come mai prima, e le persone si rivolgono a Google per esplorare, fare ricerche e programmare gli acquisti che effettueranno online e nei negozi fisici.

È un momento difficile per i proprietari di punti vendita fisici, ma massimizzare la propria presenza online può davvero aiutare a raggiungere potenziali clienti che vogliono fare acquisti di persona. Ciò che emerge con chiarezza è la crescente importanza per i clienti di vivere un’esperienza retail fluida tra online e offline.

jason spero google

Jason Spero, Vice President of Global Business at Google

Come stanno cambiando le abitudini di acquisto

Sappiamo che le abitudini di acquisto stanno cambiando: oggi i consumatori sono più attenti nel programmare una visita in negozio ed è cresciuto l’interesse verso le informazioni aggiornate in tempo reale. Le persone vogliono sapere cosa aspettarsi da un punto vendita prima di recarsi sul posto, conoscere gli orari di apertura, la disponibilità di prodotti in magazzino e se è possibile ritirare i propri acquisti.

In Germania, per esempio, abbiamo notato che l’interesse per la ricerca “orari di apertura oggi” è raddoppiato rispetto all’anno scorso. Durante la crisi, le ricerche per le parole “in magazzino” a livello mondiale sono cresciute di oltre il 700% rispetto allo stesso periodo del 2019. Inoltre, le persone ritengono più importante fare acquisti in negozi locali: se consideriamo in questo caso l’Italia, le ricerche contenenti le parole “vicino a me”, infatti, nel corso degli ultimi mesi sono aumentate del 300%.

Recenti studi condotti da Google mostrano che la pandemia ha reso le persone più flessibili riguardo agli acquisti online o offline: il 73% si descrive come indifferente rispetto alla scelta del canale di vendita (dato in crescita del 65% dal periodo pre-crisi). Sebbene la crisi abbia accelerato l’adozione delle tecnologie digitali e le vendite online siano in aumento, secondo quanto rivelato da una nuova ricerca di Euromonitor ci si attende che la gran parte degli acquisti verranno ancora effettuati in negozi fisici entro il 2024 (il 78% del totale, contro il 22% di acquisti online).

coronavirus-filiera-agroalimentare italiana

Come stimolare la crescita dei negozi fisici, oggi

La missione del mio team è aiutare imprese di ogni dimensione a stimolare la crescita raggiungendo il consumatore ovunque si trovi, online o in negozio, e porre in essere la trasformazione digitale affinché diventi accessibile per più inserzionisti. Uno dei pilastri perché ciò sia possibile è costruire strumenti digitali in grado di facilitare la connessione tra i negozi fisici e i clienti nel momento in cui l’acquirente programma gli acquisti futuri.

A maggio abbiamo lanciato il “ritiro all’esterno” per gli annunci di prodotti disponibili localmente per creare un rapido collegamento diretto tra gli acquirenti locali e i prodotti di cui hanno bisogno, rendendo il ritiro della merce più sicuro e più semplice, senza la necessità di entrare in un edificio.

Dopo 48 ore dall’inizio del lockdown e dalla chiusura dei negozi in Francia, Castorama, retailer francese di prodotti per bricolage, aveva lanciato un servizio di ritiro dall’esterno. Per tenere costantemente informati i propri clienti, Castorama ha aggiornato il proprio profilo Google My Business e ha introdotto per la prima volta la “Panoramica degli annunci di prodotti disponibili localmente”, mettendo in evidenza il nuovo servizio offerto. In questo modo, ha decuplicato le vendite online in dieci settimane.

Anche i nostri annunci per le campagne locali possono incrementare le visite nei punti vendita: lo ha scoperto il discount di abbigliamento tedesco Takko, la cui prima campagna in assoluto, condotta all’inizio di quest’anno, ha generato un aumento del 40% nel numero dei clienti nei negozi. Per rendere ancora più semplice la comunicazione di dettagli importanti per ogni azienda, abbiamo recentemente introdotto gli attributi di servizio nelle campagne locali, grazie ai quali i ristoranti potranno specificare l’offerta di servizi quali la consumazione sul posto o il take away nei propri annunci di campagne locali sulla Ricerca Google.

Presto, inoltre, aggiungeremo alcuni attributi per il commercio al dettaglio, come “shopping in negozio” e “ritiro dall’esterno”. Questa serie di funzionalità aiuterà i clienti a usare gli strumenti digitali per esplorare il mondo che li circonda, fornendo loro sicurezza e rassicurazioni ancora maggiori nel recarsi in un punto vendita fisico.

È fondamentale misurare l’impatto delle campagne online sulle visite in negozio e sulle vendite, ed è per questo che miglioriamo costantemente le funzionalità offerte. Volksbanken, la principale cooperativa di credito in Germania, ha ottimizzato le proprie campagne grazie alle funzioni Visite in negozio e Smart Bidding, generando un incremento del 320% nel traffico delle filiali. Volksbanken ha potuto misurare queste prestazioni grazie ai rapporti sui dati, aggregati e anonimi, forniti da Google.

Oltre a proporre campagne incentrate sull’aumento delle visite in punto vendita, abbiamo iniziato a integrare la misurazione delle vendite in negozio nel nostro prodotto automatico Smart Bidding. Creato con grande attenzione al rispetto della privacy, Smart Bidding permette a retailer e ristoranti di ottimizzare automaticamente le “vendite in negozio” sulla Ricerca Google, proprio come Smart Bidding già permette di fare con le conversioni online e le visite in punto vendita.

Considerando le così tante opzioni disponibili, abbiamo pensato di creare il nostro Advertising Solutions Centre, un semplice hub con prodotti, insights e consigli appositamente pensati per raggiungere i propri obiettivi di marketing, compreso l’aumento delle vendite in negozio.

Ci attendono ancora molte difficoltà in futuro, ma le strategie e gli strumenti di marketing online possono aiutare tutte le aziende a sostenere la ripresa, fornendo le informazioni di cui hanno bisogno per affrontare i cambiamenti in atto nel settore retail.

Fonti: 

  • Google Trends, IT, prima settimana di aprile vs prima settimana di agosto 2020. 
  • Google, Smart Shopper Research. UAE, IL, RU, SA, ZA, DE, UK, TR, EG, NL, SE. All product buyers of CE, Home, Fashion, Toys. n=11047 (11453). 2019 – 2020. 
  • Euromonitor (custom consulting project for Google). UK, USA, DK, SE, ES, IT, DE, FR, PL, NL. Retail Foresight. n=9577. June 2020.

Le 7 novità SEO che non puoi ignorare nel recap di inizio autunno

  • Novità SEO 2020: tutto quello che è successo nell’ultimo anno nella galassia SEO e che non puoi perderti per restare al passo con gli aggiornamenti di Big G.
  • Cerchiamo di capire insieme la direzione che Google ha deciso di intraprendere in tema di indicizzazione e posizionamento delle pagine web, con uno sguardo alle novità tecnologiche come la vocal search e gli assistenti vocali.

 

È vero, mancano quasi 3 mesi a Natale e – grazie a Dio – il 2020 sta per finire. Ma una ripassatina alle principali novità SEO introdotte (o consolidate) nel 2020 non fa mai male. Soprattutto se ti occupi di search engine optimization e contenuti per i motori di ricerca.

Ecco un recap facile, veloce e indolore delle principali novità introdotte da Big G alle quali devi assolutamente prestare attenzione per migliorare il posizionamento del tuo sito web.

7 novità SEO 2020 recap fine estate

1. Google Bert

Principale novità nel panorama SEO del 2020 (in verità uscita a fine 2019) è senza dubbio il rilascio ufficiale anche in Italia dell’aggiornamento di Google: BERT. Vale a dire Bidirectional Encoder Representations from Transformer. È più facile spiegarlo che pronunciarlo!

Si tratta dell’ultima frontiera introdotta da Google in fatto di interpretazione del linguaggio umano da parte di un algoritmo ai fini della composizione dei risultati di ricerca. In sostanza Google ha migliorato il sistema che lavora per consegnare risultati di ricerca sempre più attinenti, precisi e accurati ai navigatori del web, in base ai termini e al linguaggio utilizzati.

E cosa deve fare un SEO specialist per essere conforme al nuovo algoritmo BERT? Niente! La partita la gioca al 99,9% chi scrive o sviluppa il contenuto da posizionare su Google, che deve – come sempre – risultare di qualità e attinente. Se hai scritto il contenuto che la tua audience chiede, non avrai nessun problema a rankare in prima posizione.

2. Core Web Vitals e User Experience

Core Web Vitals (o più semplicemente Web Vitals) è il nuovo gruppo di metriche sulle prestazioni di un sito web stabilito da Google. Dei veri e propri “paletti” per favorire lo sviluppo di pagine web in ottemperanza a specifici canoni di User Experience, graditi ai crawler di indicizzazione.

Chi progetta o sviluppa una pagina web, ha una sorta di “manuale tecnico” (e relativi tool) per progettare un’esperienza di navigazione a prova di indicizzazione e posizionamento. Insomma, “come Google comanda”.

core web vitals novità seo 2020

Piccolo particolare: a partire dal 2021, l’esperienza di navigazione dell’utente sarà a tutti gli effetti un fattore di ranking. Diventa perciò cruciale avere un sito web ben progettato e strutturato, non solo dal punto di vista dei contenuti, ma della usability e della facilità di navigazione.

3. Google Web Stories

Alla fine anche Google ha ceduto al fascino delle stories. A Mountain View potevano tirarsi fuori dalla corsa all’engagement del Gen Z User? No!

Quella delle Web Stories di Google non è una vera e propria novità, quanto un “rebranding” delle AMP Stories. Uno strumento per fare “visual storytelling for the open web”, come si legge sul sito di Google dedicato ai developer.

Fare SEO con le Web Stories significa sfruttare un’ulteriore opportunità per dare risalto ai propri contenuti informativi, attraverso un format mobile-focused “visivamente ricco” e tap-through.

LEGGI ANCHE: Tool di Google per i giornalisti, nasce una nuova suite

4. Featured Snippet

Ti sarà capitato di fare una ricerca su Google e, dopo aver cliccato sul “risultato zero” (il riquadro in evidenza in cima a tutti i risultati, il cosiddetto featured snippet), di atterrare su una pagina con testo evidenziato.

Questa è l’ultima novità SEO 2020 in casa Google per favorire la lettura da parte degli utenti. Ma non la lettura in senso generico! L’intento è quello di dare rapidamente all’utente, l’informazione che sta cercando sul web.

Google ha ufficialmente introdotto l’evidenziatore giallo che sottolinea le porzioni di testo da cui l’algoritmo compone i featured snippet mostrati in SERP. Così che quando l’utente clicca sullo snippet, viene direttamente indirizzato sulla parte di pagina in cui questo testo compare.

Anche in questo caso la funzionalità di Google è automatica e gli sviluppatori non devono inserire nessun tipo di markup.

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5. Link in uscita e attributi di qualificazione

Già nel 2019 il motore di ricerca aveva aggiunto due nuovi tag rel – UGC e Sponsored – e cambiato l’interpretazione del rel “nofollow”. Dal 1 marzo 2020, Google ha iniziato a usare il tag rel nofollow come suggerimento anche dal punto di vista del ranking.

Che significa? Con il tag “rel” è possibile comunicare allo spider informazioni aggiuntive sui link in uscita stabilendo una relazione tra le pagine. Ovvero, come deve interpretare Google quel link in fase di scansione?

In questo caso:

  • rel=”sponsored“, segnala a Google un link a pagamento
  • rel=”ugc“, indica il collegamento a User Generated Content
  • rel=”nofollow“, suggerisce allo spider Google di non seguire la pagina web linkata

Secondo l’aggiornamento di marzo, i link con attributo rel=”nofollow” non saranno più completamente ignorati in termini SEO ma si aggiungeranno al complesso sistema di analisi dei link che contribuisce a determinare il ranking di un sito.

6. Ottimizzazione delle immagini

C’è una gran bella novità SEO 2020 per quanto riguarda la compressione e la qualità delle immagini caricate sui siti web.

Si tratta del nuovo formato di file immagine AV1 (.avif). Un tipo di immagine super-compressa che Netflix ha già considerato superiore nel rapporto qualità/compressione, rispetto ai formati di immagine JPEG, PNG e anche al più recente WebP.

avif-jpg-novità-seo-2020

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Il tema della compressione delle immagini per la SEO non è una novità 2020. Google da anni raccomanda quanto sia importante avere un sito web veloce e snello nel caricamento delle immagini per un buon posizionamento.

7. Dati strutturati e ricerca vocale

Il tema “dati strutturati” è stato introdotto da Google ormai da diverso tempo, ma quest’anno è diventato ancor più centrale. Entra in gioco quando si parla di featured snippet, knowledge graph e di ricerche vocali.

Sarà quindi fondamentale, per chi si occupa di SEO, approfondire l’importanza dell’utilizzo dei dati strutturati per posizionarsi meglio nelle ricerche. Sia per rafforzare la SEO come l’abbiamo sempre conosciuta, sia quella rivolta alla voice technology.

Google usa i dati strutturati per tre scopi principali:

  • riconoscere le entità presenti nella pagina;
  • comprendere le relazioni tra queste entità;
  • restituire all’utente la risposta più attinente alla query desiderata.

Quali sono i risultati visibili dall’utilizzo dei dati strutturati?

  1. Prima di tutto, la possibilità di comparire nei rich snippet, le informazioni messe in risalto sulla SERP che compaiono per determinate query di ricerca.
  2. La possibilità di essere posizionati per particolari ricerche a livello locale, per esempio la ricerca di un ristorante in città.
  3. La possibilità di guadagnare ranking per specifiche query di ricerca vocale.

Conoscevi già queste 7 novità SEO del 2020? Quale pensi sia la più importante tra loro?

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TikTok non è ancora fuori pericolo: l’affare Oracle resta in sospeso

Secondo le ultime notizie, TikTok non sarebbe ancora fuori pericolo e ci sono voci contrastanti rispetto all’accordo con Oracle e Walmart.

Sabato, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump aveva dichiarato ai giornalisti di aver dato “la sua benedizione” all’accordo Oracle-lead per le operazioni di TikTok negli Stati Uniti, il che era stato sufficiente perché TikTok rilasciasse due dichiarazioni ufficiali sul fatto che l’applicazione era “qui per restare”.

L’approvazione verbale del Presidente sembrava essere il passo finale del processo di negoziazione – ma poi, domenica, a seguito di una dichiarazione ufficiale della società madre di TikTok, ByteDance, le cose sono diventate un po’ più nebulose sulle specifiche dell’accordo proposto.

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Cosa è successo negli Stati Uniti

1. Il problema dell’algoritmo

Innanzitutto, ByteDance ha chiarito che non trasferirà algoritmi e/o tecnologie a Oracle, o a qualsiasi altra società statunitense, come parte dell’accordo.

“Il piano attuale non prevede il trasferimento di algoritmi e tecnologie. Oracle ha l’autorità di controllare il codice sorgente di TikTok USA”, ha dichiarato ByteDance.

Oracle e i suoi partner del consorzio saranno cioè in grado di utilizzare il codice sorgente come punto di riferimento, ma avranno bisogno di sviluppare un nuovo algoritmo unico per la piattaforma – cosa che potrebbe essere problematica.

L’algoritmo di TikTok, che tiene gli utenti incollati all’app, è visto come una componente chiave del successo della piattaforma, e se Oracle, che non ha esperienza di social media, sarà costretta a riscrivere o ricreare una versione propria della piattaforma, questo potrebbe avere un impatto importante sulle sue prestazioni.

2. I limiti imposti dalle leggi cinesi

ByteDance, dall’altra parte, è limitata in ciò che può trasferire a causa delle nuove leggi cinesi sul trasferimento di tecnologia, inclusi gli algoritmi, negli accordi di commercio estero, ma l’intesa iniziale era che, facendo in modo che ByteDance mantenesse la proprietà della piattaforma, Oracle e Co. avrebbero potuto essenzialmente concedere in licenza il codice sorgente, che avrebbe soddisfatto i requisiti legali.

E questo è solo il primo potenziale ostacolo per il nuovo accordo.

3. Il vincolo del fondo americano per l’istruzione

Oltre a questo, ByteDance ha anche dichiarato di non essere a conoscenza dell’affermazione del presidente Trump che avrebbe investito 5 miliardi di dollari in un nuovo fondo americano per l’istruzione come parte dell’accordo.

Quando originariamente aveva annunciato l’azione del governo contro TikTok, il presidente Trump aveva chiesto che il Tesoro degli Stati Uniti ricevesse una qualche forma di pagamento per facilitare l’eventuale acquisizione, ma il trasferimento al governo di una compensazione diretta da accordi commerciali non è possibile secondo la legge statunitense.

Il fondo per l’istruzione di 5 miliardi di dollari sembrava un modo per soddisfare indirettamente questa richiesta. Secondo quanto riferito, Trump intende utilizzare i fondi per creare una nuova “commissione patriottica per l’istruzione” che aiuti a ristabilire l’orgoglio e l’identità nazionale.

Ma ByteDance ha affermato di non aver incluso tale transazione nel suo accordo.

Questo, a quanto pare, è un altro elemento che è ancora in via di definizione.

4. Il problema della proprietà di TikTok negli USA

Ma il più grande ostacolo potenziale per l’accordo Oracle/TikTok finora è arrivato lunedì, quando il presidente Trump ha dichiarato che non avrebbe approvato alcun accordo per TikTok se la sua proprietà cinese non avesse venduto completamente il suo interesse nel prodotto.

L’attuale accordo, invece, vedrebbe Oracle e Walmart prendere una partecipazione del 20% in una nuova entità ‘TikTok Global’, che verrebbe separata da ByteDance e lanciata come nuova società indipendente il prossimo anno.

Quindi, in questo momento, TikTok resta ancora appeso a un filo negli Stati Uniti, mentre il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha prorogato di una settimana il termine per la rimozione dell’app dagli app store statunitensi (al 27 settembre).

LEGGI ANCHE: TikTok dice di no a Microsoft e sceglie Oracle, ma l’accordo non c’è ancora

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Cosa succederà a TikTok in Europa?

Con oltre 100 milioni di utenti e più di 1.600 dipendenti TikTok, l’Europa non è stata quasi mai menzionata in questa saga. Ma gli utenti, gli inserzionisti e i dipendenti di TikTok si staranno chiedendo come saranno colpiti.

Punto uno: meno di un mese fa si parlava di collocare la sede internazionale di TikTok a Londra, ma sembra sempre più improbabile.

“Supponendo che l’affare Oracle/Walmart vada in porto, allora la sede centrale di TikTok Global si troverà sicuramente negli Stati Uniti”, ha dichiarato Matthew Brennan, analista di social media con sede in Cina.

TikTok ha uffici a Parigi, Berlino e Dublino, ma Londra è il più grande hub di TikTok in Europa.

“Per Londra essere la sede centrale di un’azienda come TikTok sarebbe stato un bel colpo per la città, ma ahimè sembra che non lo sia” e avrebbe aumentato enormemente il prestigio della capitale in termini di attrazione di talenti tecnologici internazionali.

Il Regno Unito, infatti, si trova oggi ad affrontare una sorta di “fuga di tecnologia” mentre le aziende escono o cambiano strategia, ha detto alla CNBC Abishur Prakash, futurista geopolitico del Center for Innovating the Future.

Si tratta di molto di più di investimenti e posti di lavoro perduti. Ovunque si trovino queste aziende, daranno vita alla prossima generazione di ecosistemi e industrie.  Anche se non tutti sono d’accordo su queste osservazioni.

Punto due: in base all’accordo, i dati degli utenti U.S. TikTok dovrebbero essere memorizzati su server Oracle nei data center americani.

Attualmente gli utenti TikTok in Europa hanno i loro dati memorizzati su server negli Stati Uniti, con una copia di backup a Singapore. Chi gestisce questi server è meno chiaro e TikTok si è rifiutato di commentare.

Il mese scorso, comunque, prima di gran parte del caos, TikTok aveva annunciato la costruzione del suo primo centro dati europeo in Irlanda.

Quando sarà operativo, l’impianto da 420 milioni di euro (493 milioni di dollari) memorizzerà ed elaborerà i dati per tutti gli utenti europei di TikTok. Tuttavia, ciò non avverrà prima del 2022.

Punto 3: dal punto di vista pubblicitario, le aziende europee sono ancora desiderose di spendere su TikTok.

E anche i creator di TikTok continuano a crescere in Europa. Alcuni di loro perché sperano di assicurarsi una fetta dei 250 milioni di euro del “Creator Fund” che TikTok ha annunciato il 1° settembre. La società ha detto che il fondo è stato progettato per aiutare i creatori a trasformare la loro creatività in una carriera.

Un fondo simile esiste negli Stati Uniti e a livello globale TikTok prevede di erogare oltre 2 miliardi di dollari ai creatori nei prossimi tre anni, nel tentativo di raggiungere Instagram e YouTube.

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In che modo i professionisti del marketing possono gestire ed evitare sprechi inutili

Questo articolo è stato scritto da Tina Daniels, responsabile del reparto di analisi e misurazioni per le agenzie di Google.

 

Con la pandemia di Coronavirus, i brand hanno dovuto fermarsi a riflettere su come affrontare la crisi e gestire i piani di ripresa al termine dell’emergenza. In generale, il consiglio principale è stato quello di continuare a investire nel marketing, ma quasi tutti gli inserzionisti si sono trovati a ridefinire le priorità e a distribuire diversamente i budget.

In questa delicata situazione, la posta in gioco è alta e per i professionisti del marketing è fondamentale sfruttare al massimo ogni singolo centesimo della spesa pubblicitaria nel modo più efficiente possibile. Questo implica riuscire a raggiungere le persone giuste con il messaggio giusto, nel momento più appropriato.

Per i video advertiser, ciò significa anche entrare in contatto con le persone per un numero adeguato di volte.

Il concetto di efficienza pone sempre più sfide per la TV lineare. Il problema riguarda la frequenza degli annunci e la copertura di pubblico, colonne portanti dell’unità di misura tradizionalmente usata per la TV: l’indice di pressione pubblicitaria (GRP). Per anni, gli inserzionisti sono stati abituati a compensare una diminuzione della copertura pagando di più per una frequenza maggiore e nel corso del tempo, il GRP (Gross Rating Point) è diventato un meccanismo che nasconde sprechi pubblicitari.

In questo periodo di grandi difficoltà, gli inserzionisti dei formati video che fanno affidamento solo sul GRP per raggiungere gli obiettivi delle campagne potrebbero non ottenere il massimo dai loro investimenti. In questo articolo, approfondiremo le cause di questa situazione e scopriremo alcuni passaggi da seguire per pianificare in modo più efficiente la spesa e ridurre gli sprechi.

Le visualizzazioni in calo contribuiscono ad alterare la pubblicazione e aumentare la frequenza

Le continue diminuzioni dei tassi di visualizzazione di trasmissioni e programmi sulla TV via cavo devono essere compensate da una frequenza maggiore degli annunci per garantire il raggiungimento dei tradizionali obiettivi di GRP.

Cosa significa però nella pratica “frequenza maggiore”? La risposta ci viene fornita da un recente studio personalizzato di Nielsen commissionato da Google, Total Ad Ratings (TAR).

Lo studio ha preso in esame 22 campagne video pubblicate su YouTube e sulla TV lineare. Per misurare la frequenza degli annunci su entrambe le piattaforme, gli spettatori sono stati divisi in tre gruppi con lo stesso numero di partecipanti e in base al tempo totale di visualizzazione della TV in diretta e on demand, ovvero telespettatori molto assidui, mediamente assidui e poco assidui.

In media, per quanto riguarda la TV, i telespettatori molto assidui hanno visto un annuncio 26,5 volte nel corso dello studio sulle campagne. I telespettatori mediamente assidui hanno guardato un annuncio 9,6 volte, mentre quelli poco assidui 3,2 volte. Nello stesso periodo delle campagne prese in esame, la frequenza degli annunci su YouTube si è rivelata decisamente inferiore e più uniforme tra i vari segmenti. In media, i telespettatori sia molto che mediamente assidui hanno visto un annuncio 2,6 volte e quelli più occasionali (e le persone che non guardano la TV) 2,5 volte (1).

Frequenza media delle campagne

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Fonte: Nielsen/Google, meta-analisi di Nielsen, Total Ad Ratings (TAR)

  • TV
  • YouTube

 

Una domanda che sorge spontanea in questo momento è, ovviamente, se il recente picco di visualizzazioni della TV in diretta causato dal confinamento a casa abbia migliorato la distribuzione della frequenza tra i vari segmenti di spettatori. I dati suggeriscono che non sia così.

Nelle quattro settimane tra il 16 marzo e il 12 aprile, ad esempio, sono stati i telespettatori molto assidui e mediamente assidui a contribuire maggiormente all’aumento del tempo di visualizzazione (85%). In particolare, il 68% di questo aumento è stato registrato grazie alla popolazione ultracinquantenne(2). Pertanto, nonostante picchi temporanei delle visualizzazioni, secondo eMarketer, la TV lineare continuerà a essere un canale poco efficace per raggiungere gli obiettivi delle campagne video.

LEGGI ANCHE: Cosa possono imparare i professionisti del marketing dalle strategie efficaci per l’online gaming

Una frequenza elevata influisce sulla qualità della copertura

Con il pubblico della TV lineare sempre più limitato e uniforme, la frequenza elevata fa sorgere un secondo problema: compromette infatti la qualità complessiva della copertura riempiendo i canali televisivi di contenuti adatti ad alcuni segmenti a scapito di altri. Quindi, anche in un periodo in cui un numero maggiore di persone è costretto a casa, non è detto che gli investimenti fruttino qualcosa.

Sempre lo studio TAR personalizzato di Nielsen ha rivelato che il 61% delle impressioni degli annunci televisivi è stato pubblicato per telespettatori molto assidui, che costituivano solo fino al 20% del pubblico di destinazione. Al contempo, appena il 5% delle impressioni degli annunci televisivi è stato generato per telespettatori poco assidui, anche se questi rappresentavano il 44% della popolazione target(3).

Percentuale delle impressioni in TV e su YouTube rispetto alla popolazione target

Fonte: Nielsen/Google, meta-analisi di Nielsen, Total Ad Ratings (TAR)

  • Telespettatori molto assidui
  • Telespettatori mediamente assidui
  • Telespettatori poco assidui e persone che non guardano la TV

La pubblicazione su YouTube si è rivelata distribuita molto più uniformemente tra tutti i segmenti di telespettatori e particolarmente in linea con la popolazione target. Inoltre, questo studio ha messo in evidenza, in generale, un cambiamento nelle visualizzazioni e una conseguenza dell’abbandono della televisione: l’80% dei telespettatori poco assidui e delle persone che non guardano la TV che hanno visualizzato un annuncio su YouTube ha visto l’annuncio esclusivamente su questa piattaforma.

Questa opportunità incrementale, ovvero la possibilità di raggiungere gli utenti solo su YouTube, è stata riscontrata anche negli altri segmenti di spettatori. Il 25% dei telespettatori mediamente assidui e il 37% di quelli molto assidui che hanno visto un annuncio su YouTube non sono stati raggiunti dalla TV lineare(4).

Come ridurre gli sprechi pubblicitari: consigli e strumenti

Per chi ha paura che le proprie campagne non stiano raggiungendo efficacemente i segmenti di pubblico di interesse, è necessario adottare tre misure in particolare:

  1. Creare un piano combinato per la TV e il digitale
    Con i segmenti di pubblico che consumano sempre più contenuti digitali, puoi utilizzare nuovi strumenti per realizzare un piano applicabile a più canali. Lo strumento di pianificazione della copertura è un ottimo esempio. Questo strumento sfrutta i dati televisivi di Nielsen per aiutare gli inserzionisti a comprendere il potenziale impatto che una distribuzione diversa della spesa per la TV e per YouTube può avere sulla copertura.
  2. Sperimentare per trovare il giusto mix di TV e YouTube
    Passare da una mentalità orientata prevalentemente ai contenuti televisivi a una che includa i canali digitali non è facile e non avviene dal giorno alla notte, ma è un passaggio necessario per raggiungere i segmenti di pubblico sulle piattaforme che utilizzano. Fare esperimenti destinando la spesa a video digitali in uno scenario poco rischioso è un buon punto di partenza. Scopri cosa puoi imparare e modifica le tue combinazioni di conseguenza. Anche il team di marketing di Google ha avuto ottimi risultati con questo approccio.
  3. Utilizzare la misurazione multipiattaforma
    Oltre agli strumenti di pianificazione utili per determinare il media mix ottimale, sono disponibili anche nuovi modi per effettuare misurazioni accurate tra più canali. Gli studi TAR di Nielsen consentono agli inserzionisti di misurare direttamente la copertura TV in confronto a quella dei video digitali in modo da individuare gli aspetti inefficienti nei loro acquisti.

Fonti:
1, 3, 4 – Nielsen/Google, meta-analisi di Nielsen, Total Ad Ratings (TAR), commissionata da Google, includente 22 campagne statunitensi su YouTube per telespettatori molto, mediamente e poco assidui o persone che non guardano la TV, comprendenti il traffico in-app di YouTube utilizzando segmenti di pubblico target su computer desktop, dispositivi mobili e TV, e 8 demo, impressioni demo target, Stati Uniti, aprile 2019–dicembre 2019.

2 – Sondaggio NPOWER di Nielsen, campione di spettatori della TV nazionale, persone maggiorenni che utilizzano la televisione (PUT), giorni totali, visualizzazioni fino a 3 giorni (Live +3), telespettatori molto, mediamente e poco assidui e non persone che non guardano la TV, terzili basati sul tempo totale di visualizzazione, Stati Uniti, periodo precedente: 17 febbraio 2020–15 marzo 2020, periodo successivo: 16 marzo 2020–12 aprile 2020.

Tool, idee e strategie di Content Marketing per catturare (tutti) gli utenti

  • Il content marketing è l’insieme di strategie per creare materiali di valore per gli utenti e può rendere un brand riconoscibile o virale.
  • Dall’ideazione del concetto alla sua diffusione, sono disponibili tool per semplificare il lavoro ai content creator.
  • Realizzare un contenuto ad alto potenziale vuol dire chiedersi di cosa gli utenti vogliono sentire parlare, come, quando e dove. 

 

Devo dire la verità: il content è tra le mie branche preferite del marketing. Ma d’altronde alzi la mano chi non ama un contenuto di qualità. Perché, partiamo dalle basi, il content marketing è questo.

È la creazione di materiali, testuali o visuali, che siano di valore per chi ne fruisce. In quanto tale, ha un’importanza fondamentale nella strategia di marketing di un’azienda: permette di generare post potenzialmente virali e di avere una comunicazione immediatamente riconoscibile (Taffo è un ottimo case study).

Content Marketing_Taffo

Taffo è leader nel content marketing. I suoi post sono brevi, non convenzionali e ad effetto, anche e soprattutto quando riguardano temi sociali e non brand-related.

Ma in generale di Content Marketing non ce n’è mai abbastanza.

Anatomia del Content Marketing: ispirazione, realizzazione, revisione e diffusione

Come qualsiasi progetto, anche il content marketing può essere suddiviso in fasi.

  1. Ispirazione. Per prima cosa si pensa al contenuto da veicolare: qual è il topic? Perché? È un tema hot?
  2. Realizzazione. Avuta l’idea geniale, va messa su carta. Pardon, tastiera.
  3. Revisione. Terminata la produzione, si ricontrolla tutto. Che sia con la biro rossa o con un software, questo è uno step imprescindibile che permette di trovare refusi, implementare SEO e leggibilità.
  4. Diffusione. L’ultimo step è quello in cui si manda il post a colleghi, amici e parenti. Ma non solo.

Partendo da questi quattro pilastri, qui sotto raccontiamo strumenti e idee per rendere il content marketing ancora più efficace e divertente, per chi lo riceve e chi lo produce.

Ispirazione: i tool del content marketing per scegliere di cosa parlare

Potrebbe sembrare lo step più semplice, ma scegliere il tema non è facile come sembra. Avrei voluto saperlo agli esami di maturità, prima di impelagarmi in un saggio sui labirinti, o prima di farmi bocciare diversi articoli per i blog aziendali. Ma almeno ora posso testimoniarlo a voi.

Per quanto sarebbe bello poter parlare di quello che ci pare, il content marketing ha come scopo principale quello di catturare e poi coinvolgere il fruitore. Per farlo, la mossa più furba è cavalcare l’hype di qualcosa oppure chiedersi che cosa voglia leggere il lettore.

I topic per il marketing B2C: hype, millennials e zoomers

Per percorrere la prima strada, molto più B2C, ci sono gli evergreen Google Trends, BuzzSumo, Digimind, BlogMeter , che ti permettono di capire quali sono gli argomenti di tendenza mentre scrivi.

Se poi l’intento è quello di fare qualcosa di meno convenzionale, potrebbe essere strategico seguire direttamente le pagine Facebook e Instagram più famose dedicate ai meme (i millennial li adorano) o Tik Tok, luogo di nascita delle challenge (target zoomers). E iniziare a comunicare tramite questi pattern, ad alto valore di buzz.

Content Marketing_BarkBox.

BarkBox è un brand di cibo, toys e servizi per cani e questo è un ottimo esempio di meme marketing con la celeberrima Kombucha Girl

LEGGI ANCHE: Brand a misura d’uomo: gli strumenti tech per avvicinarsi alle persone

In aggiunta, per i marketer più nerd, suggerisco di cercare continuamente contenuti o newsletter per rimanere sempre up to date. Personalmente seguo Exploiding Topics (che racconta i trend di ricerca su Google dando più di qualche numero a proposito) e Zio di Wyncenzo, votata alla spiegazione delle abitudini e dei trend dei teenager di oggi. Ad esempio, avete idea di cosa sia il Check per uno zoomer?

Un giovane brand che fa un ottimo utilizzo del content marketing è Sveta Milano, che sul suo profilo Instagram alterna foto di prodotto, making of e citazioni super likable dal target. Questo genere di post sono tra i più pinnati e condivisi.

Content Marketing_Sveta Milano

Un giovane brand che fa un ottimo utilizzo del content marketing è Sveta Milano, che sul suo profilo Instagram alterna foto di prodotto, making of e citazioni super likable dal target. Questo genere di post sono tra i più pinnati e condivisi.

I topic per il marketing B2B: l’inbound marketing

Mentre il content marketing B2C si basa su argomenti o campagne super catchy e di tendenza, il marketing B2B dovrebbe essere più orientato a risolvere i problemi del target. Prima ancora che si accorgano di averli: è questa la filosofia dell’inbound marketing, di cui la piattaforma HubSpot si fa principale tool e portavoce.

In pratica, l’idea alla base dell’inbound marketing è di fare in modo che siano i deal a contattare un’azienda, e non il contrario (i.e. outbound). Per fare in modo che ciò accada, ci sono diversi passaggi, primo tra tutti la costruzione di un buyer persona (chi ci legge, chi ci compra) e la definizione degli argomenti che potrebbero interessargli.

Per esempio, sono un’agenzia di cybersecurity: in base ai miei meeting precedenti so che la prima cosa che mi viene chiesta è come funzioni il mio servizio. Colgo l’esigenza, la anticipo, e ci scrivo un articolo sul mio blog aziendale. Ma attenzione: con un articolo non potrò mai spiegare tutto in maniera completa, né renderò autonomo il mio buyer persona, che però sarà grato di aver potuto leggere qualcosa in più gratuitamente.

LEGGI ANCHE: Cosa si aspettano i più giovani dal tuo Content Marketing

HubSpot funziona in modo tale da costruire dei “percorsi di marketing” che portano il buyer persona dal primo approccio al contatto con la forza vendita di un’azienda: il buyer persona viene traghettato da un contenuto all’altro fino ad arrivare a uno stage in cui accetterà di buon grado di ricevere la chiamata del sales che lo contatterà. E in tutto questo rimarrà traccia del suo percorso, così da apprendere in futuro di cosa parlare.

Non basta scrivere su Word: i tool di content marketing per la realizzazione e la revisione dei contenuti

Superato il timore da foglio bianco e prodotto il contenuto, arrivano in aiuto gli strumenti per l’editing dei propri scritti. Primo tra tutti, WordPress. In un loop vagamente alla Inception, vi sto scrivendo utilizzando WordPress un paragrafo dedicato a WordPress. La verità è che se riportassimo semplicemente i nostri articoli scritti su Word online, mancherebbero della revisione necessaria a renderli appetibili per il web.

Oltre a permettere di editare un testo in maniera strategica (inserendo titoli, immagini e link in un modo che su Word, Open Office o Pages non è possibile percorrere), WordPress infatti ha incorporato nel sistema di editing anche un software per il controllo della leggibilità e della SEO.

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No frasi lunghe, no incisi, sì keyword (tante)

Me lo diceva sempre la mia professoressa di italiano: no periodi lunghi, no (troppe) subordinate e no incisi. Non l’ho ancora fatto del tutto mio, ma questo è un insegnamento concreto per tutti i content creator in ascolto. Google infatti premia i contenuti più leggibili, che WordPress stesso ti permette di ottenere revisionando la lunghezza delle frasi e dei paragrafi. Una volta che il testo è a prova di lettore pigro (frasi brevi e semplici), WordPress ti dà un bel bollino verde e ti fa sapere che il lavoro è ok.

Terminato il lavoro di revisione sintattica, ci si può concentrare sulla SEO. Per farlo ci sono tantissimi tool, anche meno focalizzati sull’analisi della SEO di un singolo blog ma più sull’interezza di un sito (SEMrush, Moz e molti altri), ma tra i più utili va segnalato Yoast, che è incluso nel pacchetto premium di WordPress.

Yoast segnala all’editor una sorta di To do list delle keyword (e.g. “usa la keyword almeno 8 volte”) e le eventuali lacune nella sua strategia, permettendogli di produrre un contenuto che verrà trovato. Come questo (Inception edizione Ninja Marketing).

Content Marketing_Yoast

Analisi SEO dell’articolo attuale (prima che termini l’editing e la revisione). Inception x3.

Il peggio è passato: manca solo da diffondere il contenuto

Come Rocky Balboa dopo aver salito la scalinata, stanchi ma soddisfatti: ce l’abbiamo fatta. Il post è pronto, va solo diffuso. Massivamente, si spera.

CRM, Email Marketing e Social Media sono i tre pilastri che a questo punto del percorso non dovrebbero mai mancare. Con il primo (Salesforce e Hubspot sono i più famosi) si realizza una sorta di rubrica 2.0. a cui inviare i contenuti. Il CRM funziona in effetti proprio come un incubatore di contatti provenienti da diverse “rubriche”: eventi aziendali, clienti fisici e e-commerce (nel caso del B2C), iscrizione a newsletter, etc. Una volta inseriti nella loro totalità, i contatti devono essere smistati per definirne i contenuti di interesse.

Qui entra in gioco l’email marketing, di cui MailChimp e GetResponse sono i leader del mercato. Tramite questi tool, è possibile inviare una newsletter e trackarne la performance (quante views? Quanti click? Quanti abbandoni?).

Anche quando sponsorizzano qualche prodotto (spesso), i post di Freeda ottengono molti like e commenti che accendono il dibattito degli utenti. Chapeau!

LEGGI ANCHE: Email marketing: i trend da conoscere per il 2020

Infine, ci sono i canali di proprietà dell’azienda, primi tra tutti i social media. Pensateci un po’, come siete arrivati a questo articolo? Probabilmente tramite LinkedIn o Facebook, che sono sicuramente i tool più interessanti dal punto di vista B2B e B2C.

Ma non solo: ormai anche Instagram è un’ottima cassa di risonanza per i contenuti, soprattutto se in ambito propriamente editoriale. L’universo Vice e Freeda ne hanno fatto un mantra: l’effetto Word of Mouth si crea tramite i social, mica con Google.

Conversion e contenuti: troppe opzioni possono trasformarsi in un boomerang

  • Diversi studi hanno dimostrato come una scelta più varia attiri le persone, ma una selezione più limitata di prodotti faciliti la conversione.
  • I clienti di oggi richiedono meno informazioni ma più chiare, dirette e focalizzate su un’unica caratteristica.

 

Over comunicare può rivelarsi un boomerang per un business e per la conversion? I consumatori desiderano davvero essere “travolti” da innumerevoli contenuti?

Nel mondo di oggi dove tutto cambia in modo molto rapido, in cui siamo costantemente connessi e desideriamo ricevere risposte con velocità e chiarezza, la regola è solo una: “less is more”.

Che si parli di una landing page, del lancio di una nuova linea di prodotti, o ancora di un sito web di servizi, tutto deve essere costruito con uno ed unico obiettivo.

È stato dimostrato come troppe opzioni, o troppi messaggi, portino le persone ad avere una scelta così vasta da non essere in grado di prendere una decisione, causando dunque un mancato acquisto e una mancata conversione.

In merito a questo tema esiste uno studio psicologico molto interessante “Jam Study” condotto da Sheena Iyengar, S.T. Lee Professore di Economia presso il Dipartimento di Gestione della Columbia Business School: la ricerca è stata condotta in un supermercato in un sabato pomeriggio esponendo un primo gruppo di persone a 24 gusti di marmellata, e secondo gruppo a sole 6 opzioni della stessa marmellata.

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Alla fine dell’esperimento solo il 3% delle persone appartenenti al primo gruppo aveva acquistato un barattolo di marmellata, mentre il 30% dei consumatori appartenenti al secondo era riuscito a concludere un acquisto.

Ciò dimostra che di sicuro una scelta più varia attira l’attenzione delle persone, ma che una selezione più limitata facilita la vendita, e dunque la conversion.

Capiamo ora insieme come migliorare un’esperienza d’acquisto per renderla più immediata e più efficace.

Sì ai dettagli, no all’eccesso

La quantità non è tutto.

Una pagina prodotto per essere efficace deve contenere le informazioni necessarie in modo chiaro e conciso. Potrebbe sembrare un’affermazione banale, ma guardando e analizzando diversi brand e prodotti online non sembra essere così scontato.

L’errore che spesso viene commesso è questo di voler dire tutto per non omettere nessuna delle selling propositions.

In realtà decidere un solo obiettivo e un solo punto di forza, spiegato in modo conciso e dettagliato, potrebbe davvero fare la differenza e convincere il nostro consumatore a concludere un acquisto.

Un’altra soluzione per incrementare le conversioni, è rappresentata dall’utilizzo dei video, in pagina prodotto o sulle pagine di contenuto principali, per spiegare più caratteristiche e punti di forza.

Affinché un video sia efficace, deve essere pensato in modo da:

1. contenere le informazioni chiave all’inizio;
2. spiegare i benefici che potrà ottenere l’utente;
3. prevedere e rispondere a domande che potrebbero sorgere.

Una risorsa a sorpresa: le recensioni dei propri clienti

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Mai pensato che potesse essere una soluzione? In realtà, nonostante la digitalizzazione, il passaparola è ancora un elemento importante da non sottovalutare. Un cliente soddisfatto del prodotto è più propenso a lasciare un feedback positivo e può indirettamente contribuire ad un aumento delle vendite.

Bisogna prestare attenzione ai seguenti punti per ottenere benefici e aumentare la conversion attraverso le recensioni:

1. recensioni brevi: lasciare troppo spazio al giudizio e ai suggerimenti può generare confusione e perdita di focus. La soluzione migliore è quella di pensare ad uno spazio con un numero di caratteri limitati, sufficienti per esprimere un’opinione diretta, chiara, semplice.

2. Spazio alla recensioni negative; sembrerebbe un controsenso ma per dare l’impressione che le recensioni siano vere e non frutto di un piano di comunicazione studiato ad hoc, è importante lasciare spazio ai feedback negativi anche per un obiettivo di miglioramento costante.

Social sharing?

Ultimi, ma non meno importanti le call to action di condivisione; sono sempre di più i brand che scelgono di fornire questa opzioni ai propri clienti, ma bisogna sempre essere molto attenti a non abusarne.

Nel momento in cui non si è certi di quale sia il social network più adatto, è controproducente inserire tutti i social per paura di sbagliare. Ci sono diversi dati interessanti che possono essere d’aiuto per la nostra conversion. Uno ad esempio riguarda la demografica, che ci permette di capire quale o quali sono i social media più utilizzati dai nostri consumatori.

È fondamentale, non usare opzioni già fornite all’interno dei plug-in, ma scegliere call to action allo sharing personalizzate e create pensando in primis ai propri consumatori e alle loro abitudini di interazione sui social e di condivisione.

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