Oggi il carrello medio da PC supera i 75%, mentre il carrello medio da mobile è inferiore ai 75€. Le abitudini del consumatore post-lockdown si sono profondamente trasformate.
La crisi sanitaria ha inevitabilmente accelerato la trasformazione digitale dei brand ed ecco quello a cui bisognerebbe pensare.
Il lockdown ha messo in discussione le abitudini di consumo degli italiani. I consumatori hanno colto l’occasione per cimentarsi in nuove modalità di acquisto, spingendo i brand a digitalizzare i punti vendita, a diventare omnicanale e a promuovere un’esperienze integrata.
Ma quali cambiamenti hanno vissuto i consumatori durante il contenimento e quale lezione possono trarne i marketer? Ce lo spiega un’infografica di Splio.
Prima del lockdown
Device
Smartphone. L’mCommerce è un trend in crescita: gli acquisti online tramite mobile per il settore dell’abbigliamento nel 2019.
Nel 2019 gli acquisti tramite smartphone hanno rappresentato il 40% delle vendite online totali generano 12,5 miliardi. In alcuni casi il mobile arriva a rappresentare il principale device di acquisto: 50% nell’abbigliamento, 48% nel beauty e 49% nell’arredamento.
In-store
Interazioni fisiche. Vetrine e shopping sono attività legate soprattutto al tempo libero: gli italiani che preferiscono effettuare il primo acquisto nel negozio fisico.
I punti vendita fisici rimangono fondamentali come hub di scoperta ed esperienza dei prodotti. Toccare e sentire la merce, e ottenere subito i prodotti desiderati e sconti. Il primo acquisto infatti avviene in-store per la maggior parte degli italiani.
Canale
Drive-to-store. Le vendite offline trainano il settore retail.
L’eCmmerce B2C ha pesato il 7,3% delle vendite totali del settore retail, mentre il 92,7% delle vendite continua ad avvenire nel negozio fisico, confermandone l’importanza chiave.
Fedeltà
Carte fisiche. L’utilizzo della carta fedeltà è molto ampio.
Il 74% della popolazione italiana è iscritto almeno a un programma fedeltà presso un rivenditore. Il 44% è iscritto a un numero di programmi compreso tra 2 e 5. Tuttavia, il tasso medio di attività dei membri dei programmi fedeltà in Itala è solo del 40%.
Pagamento
Contanti. Le transazioni contactless sono ancora inferiori alla media mondiale.
Nonostante l’entusiasmo per i pagamenti contactless, che hanno generato nel mondo oltre 3,5 miliardi nel 2019, l’Italia rimane tra i primi paesi europei per pagamento in contanti, confermandosi la modalità più utilizzata.
Computer. Il carrello medio da PC supera i 75%, mentre il carrello medio da mobile è inferiore ai 75€.
Seppur gli acquisti online da smartphone siano in costante crescita (50% durante il lockdown), il carrello medio è superiore per gli acquisti avvenuti da computer, specialmente durante la settimana. Durante il contenimento si è registrata una flessione dei carrelli per entrambi i dispositivi, evidenziando però che i consumatori acquistano con lo smartphone anche da casa, ma spendono di meno.
In-store
Distanziamento sociale. La sicurezza fa il suo ingresso nella customer experience.
Gli italiani propensi a visitare i soli punti vendita provvisti delle migliori condizioni di igiene e sicurezza. Indossare una mascherina, limitare i contatti fisici e rispettare il distanziamento. I consumatori oggi vivono un’esperienza di successo in-store grazie alle misure sanitarie preventive e grazie alla digitalizzazione del punto vendita. Il 51% degli italiani, infatti, desidera trovare in negozio un maggiore utilizzo delle tecnologie digitali.
Canale
Omnicanale. Abitudini di acquisto in piena trasformazione: i nuovi consumatori italiani che hanno acquistato online nei primi 4 mesi del 2020.
Il lockdown ha avuto il merito di modificare le abitudini di acquisto degli italiani, ora più propensi agli acquisti online per proteggersi dai rischi sanitari. Si stima che l’eCommerce in Italia raggiungerà i 22,7 miliardi di fatturato nel 2020 (+26% rispetto al 2019), con un crescente utilizzo del Click & Collect (+349% registrato in maggio in Italia) e del proximity commerce.
Fedeltà
Carte dematerializzate. La digitalizzazione come esperienza di fidelizzazione. Percentuale di carte fedeltà installate nel Mobile Wallet che vengono conservate e raramente disinstallate. I clienti post-lockdown desiderano smaterializzare il più possibile le carte fedeltà per minimizzare il concetto fisico. Nel 2019 il 63% di possessori di smartphone ha digitalizzato nel Mobile Wallet almeno un contenuto: primo da tutti la carta fedeltà, gli strumenti di pagamento, infine i buoni sconto.
Pagamento
Contactless. Pagamento senza contatto. Gli italiani che hanno utilizzato il pagamento contactless con facilità a causa dell’emergenza sanitaria. Il lockdown ha avuto il merito di aver incrementato l’utilizzo del pagamento contactless. Si stima che a causa della pandemia, quasi la metà (45%) della popolazione abbia ridotto l’utilizzo del contante e il 17% abbia sperimentato il pagamento contactless per la prima volta. È giunto il momento del mobile wallet, che oltre a consentire di effettuare il pagamento, permette ai consumatori di beneficiare immediatamente dei vantaggi fedeltà.
Come cambia il comportamento del consumatore post-lockdown e quali azioni devono intraprendere i marketer
A causa dell’emergenza sanitaria assistiamo a una profonda trasformazione dei modelli di consumo. La crisi sanitaria ha inevitabilmente accelerato la trasformazione digitale dei brand, con un’anticipazione media di 5/6 anni, ponendoli davanti a nuove sfide necessarie per rispondere alle esigenze mutate del consumatore post-lockdown.
Digitalizzazione del punto vendita, omnicanalità, fidelizzazione, esperienza in-store, contactless. Questi sono solo alcuni dei fattori che brand e marketer dovrebbero riconsiderare oggi, nel cosiddetto “new normal”.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/09/2-1.jpg430640Redazionehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRedazione2020-09-18 10:39:472020-09-22 14:53:52Identikit del consumatore post-lockdown: da dove partire per conquistarlo
Mettere al centro dell’economia i Progetti e di conseguenza la Gestione dei Progetti (Project Management) significa stravolgere in molti casi processi, pratiche e abitudini che hanno caratterizzato molte imprese: fare un progetto oggi non è più semplicemente “fare quanto richiesto”, ma “generare valore”.
Se pensiamo alla situazione attuale, la crisi sanitaria ed economica del 2020, la buona gestione dei progetti diventa una questione ancora più importante: commettere degli errori nell’economia del progetto significa ridurre i margini e compromettere l’impresa stessa.
Per fare questo però dobbiamo ripensare il modo in cui viene fatto Project Management.
Si tratta di un cambiamento importante perché richiede un cambiamento nei Project Manager, nella considerazione dei Progetti e nei team che si trovano a dover realizzare questi progetti: come spesso accade non è un cambiamento di strumenti, ma è un cambiamento radicale nella cultura aziendale.
Se dovessimo identificare il cambiamento principale nella gestione dei progetti in questi decenni troveremmo la risposta in un cambio di prospettiva da parte del Project Manager (PM).
Infatti possiamo distinguere tra:
una visione Tradizionale, nella quale al PM viene chiesto di raggiungere i risultati definiti inizialmente rispettando tempi e costi;
una visione Moderna, nella quale al PM viene chiesto di generare valore attraverso uno o più progetti rispettando tempi e budget.
E questo piccolo cambiamento ha un impatto enorme sul modo in cui vengono gestiti i progetti.
Vuoi saperne di più sul nuovo ruolo del Project Manager?
Se vuoi approfondire l’argomento e saperne di più su quale è il nuovo ruolo del Project Manager in azienda, puoi scaricare la Guida Interattiva Ninja dedicata ai membri PRO.
Se non sei ancora iscritto, approfitta del free risk trial period, grazie al parere di Piero Tagliapietra, consulente in Digital Strategy e Project Management, potrai:
avere una panoramica sulle principali metodologie di Project Management;
valutare quale sia l’approccio ottimale per i tuoi progetti;
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/10/google.jpg600900Redazionehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRedazione2020-09-17 15:00:002020-09-17 12:24:22Verso la Project Economy: come gestire oggi progetti e team in azienda
Le diversità sono importanti nella nostra società anche se non tutti le rispettano. Ci permettono d’integrarci con gli altri e di accrescere la forza di un’azienda.
Un team dovrebbe essere lo specchio della società in cui viviamo, ossia una comunità multiculturale e variegata.
Viviamo in un mondo cosmopolita, dove i confini sono sempre più ridotti e ognuno di noi può comunicare con l’altro attraverso un semplice click. Ci sentiamo tutti più vicini, viaggiamo liberamente per piacere e per lavoro, conosciamo aspetti di culture diverse, assaporiamo gusti d’oltreoceano e impariamo lingue nuove. Ha ancora senso parlare d’integrazione e rispetto per le diversità?
Certo che sì. Oggi più che mai. Parliamo tanto di diritti, di libertà, di positività e amore verso sé stessi, ma non tutti viviamo in pace con le nostre unicità. Spesso veniamo etichettati per qualche attributo che ci differenzia dalla maggior parte della comunità in cui viviamo.
Le differenze risultano evidenti e pericolose agli occhi di coloro che non le accettano, perché non le conoscono, e le scrutano e additano con un’accezione negativa senza nemmeno sforzarsi di vedere la persona che c’è dietro.
Ammettere le diversità e accoglierle è importante non solo per una questione etica e morale, ma bisogna cambiare mentalità anche nei contesti lavorativi. Le diversità nel mondo del lavoro permettono alle aziende di crescere, di distinguersi e mutare anima.
Cosa si intende per diversità nel mondo del lavoro
Quando parliamo di diversità nel mondo del lavoro ci riferiamo a tutte quelle persone con un background eterogeneo, che possa riguardare l’età, la cultura, le abilità, l’orientamento sessuale, l’identità di genere.
Un team dovrebbe essere lo specchio della società in cui viviamo, ossia una comunità multiculturale e variegata.
L’accettazione e l’inclusione delle diversità nei contesti lavorativi permettono alle aziende di essere più competitive nel mercato, ma solo se le persone che fanno parte del team sono integrate realmente nel gruppo. Abbiamo bisogno di un cambiamento dall’interno. Un’azienda deve decidere come vuole essere davvero, il modo in cui verrà percepita dagli altri e che tipo di persone vuole attrarre, a chi vuole rivolgersi.
Le diversità nel mondo del lavoro incrementano il valore di un’azienda, ma perché?
Perché un team variegato permette di vedere le cose da diversi punti di vista, che non siano sempre gli stessi. Avere diversi tipi di personalità in squadra comporta vantaggi a livello di prestazioni, oltre che di produttività, ma soprattutto d’innovazione.
Scambi d’idee, confronto e inclusione sono tutti elementi che migliorano l’umore ma anche la reputazione di una società. Sono sempre più le persone che vorrebbero lavorare in un luogo di lavoro tollerante, diversificato e poliedrico, dove tutti hanno le stesse chance di crescere e diventare qualcuno.
Le diversità nel mondo del lavoro migliorano la vita aziendale e il suo employer branding.
Come integrare le diversità nel mondo del lavoro
Il mondo è bello perché è vario, recitava un antico detto, e lo sono anche le diversità. Nel mondo del lavoro troviamo persone con un’istruzione superiore, chi ha un ceto sociale basso, chi fa parte della comunità LGBTIQA+, chi ha una fede religiosa diversa, tutte caratteristiche che sono innate o acquisite nel tempo (come l’istruzione).
Integrare la diversità significa che le aziende, durante la fase di reclutamento, non devono avere nessun tipo di pregiudizio contro qualsiasi individuo. Ovviamente nemmeno avere delle preferenze. Purtroppo, chiunque abbia fatto un colloquio di lavoro, ha visto passarsi davanti persone meno qualificate, ma favorite per qualche motivo che non riguarda assolutamente il merito. Dovrebbe essere un discorso scontato quello delle pari opportunità, ma le diversità nel mondo del lavoro sono ancora penalizzate.
Leggiamo di donne lavoratrici pagate meno dei colleghi uomini, di razzismo, di preconcetti su chi appartiene a una cultura diversa o sgomento verso chi ha un orientamento sessuale che non riusciamo a inquadrare. Sentiamo un incessante bisogno di etichettare qualsiasi cosa, dimenticando chi siamo realmente.
Molti talenti si sentono esclusi e non ne capiscono il motivo, anche perché una motivazione reale non c’è. Per far fronte a questo problema molti professionisti in campo creativo hanno deciso di creare e riunirsi in delle piattaforme virtuali.
Assistiamo così alla nascita di microcomunità, divise per etnie, genere e svariati indicatori, in cui le persone si identificano e mostrano il proprio talento.
Dove trovare nuovi talenti
Negli ultimi anni sono nati diversi siti che hanno come obiettivo quello di unire e supportare le persone con diversità e allo stesso tempo rendere più facile, per agenzie e reclutatori, trovarle e lavorare con loro.
Fabricio Teixeira, design director di Work & Co. ha lanciato Brazilians Who Design per puntare i riflettori sui talenti provenienti dal suo paese d’origine. Ispirato da Womenwho.design, lo scopo è quello di mostrare l’esistenza di diverse comunità i cui membri hanno ottime competenze nel proprio lavoro anche se sono poco conosciuti, o per niente.
Queste piattaforme non vogliono puntare sull’apparenza, su come gli individui si presentano, ma sul genio creativo, sull’unicità delle loro opere.
Sapevate che esiste un sito simile tutto made in Italy? Si chiama Italians Who Design e mostra a tutto il mondo i lavori di giovani illustratori italiani. Questo progetto aiuta questi artisti a emergere in rete e a farsi conoscere, creando delle opportunità di lavoro. Sono numerosi i designer italiani che lavorano all’estero progettando prodotti utilizzati da milioni di persone anche se sono poco noti nel panorama internazionale.
Un’altra realtà giovane e interessante è Hue, creata da Fahad Khawaja. Hue è una piattaforma sviluppata per sostenere il cambiamento, amplificando le voci delle persone di colore che lavorano nel marketing, aumentando la loro visibilità e aprendo la strada alla crescita di tutti gli iscritti. Un’idea per creare equità e prosperità incoraggiando i talenti a partecipare, a fare rete con le aziende e ottenere un lavoro.
Khawaja fa una riflessione che fa pensare, ossia che nonostante ogni anno vengano spesi più di 350 miliardi di dollari in marketing and recruiting, la rappresentanza dei dipendenti con diversità razziale è rara nella maggior parte delle aziende. Inoltre, sottolinea, questo gap è ancora più pronunciato ai livelli di leadership, con una presenza in progressiva diminuzione. Fin quando le aziende attingeranno i candidati sempre dagli stessi posti, non ci sarà mai un effettivo ricambio. Khawaja definisce questo fenomeno con il nome di network gap.
Il caso di We are Rosie
We are Rosie è un’agenzia famosa che si è evoluta per soddisfare le esigenze dei nostri tempi. Pochi mesi fa ha lanciato Rosie Recruits, un’iniziativa che si occupa di ricercare contratti di sei mesi per i dipendenti. Ha promesso che almeno il 40% dei suoi candidati saranno persone di colore.
La sua fondatrice, Stephanie Nadi Olson, ha affermato che l’intento di We are Rosie è quello di fornire l’accesso al maggior numero possibile di persone appartenenti a comunità emarginate.
La piattaforma ha registrato un aumento del 30% di persone in cerca di lavoro da marzo. Ora ha un pool di 6.000 candidati. Ci sono molte aziende che urlano ai 4 venti di avere a cuore le diversità e le minoranze, ma nel concreto non rispettano ciò che dicono. Con tutte le promesse di cambiamento nel mercato, Olson si auspica che ciò avvenga rapidamente.
Per un cambiamento reale e una maggiore inclusività, le aziende dovrebbero porsi al servizio dei talenti, e non viceversa.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/09/cover.jpg500750Mariagrazia Repolahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngMariagrazia Repola2020-09-17 13:09:172020-09-21 21:17:27Da dove cominciare per portare le diversità (e il talento) nel mondo del lavoro
Molte imprese oggi si trovano in situazione di stress finanziario in quanto i ricavi si sono contratti in misura tale da non disporre più della liquidità in ingresso necessaria per far fronte alle obbligazioni correnti (stipendi, fornitori, ecc.).
Come affrontare quindi l’ansia scatenata dall’incertezza sul proprio futuro finanziario? Daremo una serie di utili risposte a questo interrogativo durante ilNinja Talk organizzato in collaborazione con EMINTAD Italy, che analizzerà le difficoltà che le imprese si trovano a fronteggiare nell’attuale contesto economico e individuerà le strategie e le diverse opportunità di supporto finanziario alle stesse, in particolare alle PMI.
Secondo il Rapporto Regionale Cerved – Confindustria 2020, il Covid-19 ha avuto un impatto senza precedenti sui conti delle PMI, con ricadute molto pesanti sugli indici di redditività, superando addirittura gli effetti della recessione del 2009, fin qui la peggiore nel secondo Dopoguerra per l’Italia.
Si prevede che le PMI italiane contrarranno il fatturato del 12,8% nel 2020, con un rimbalzo nel 2021 dell’11,2%, insufficiente per ritornare oltre i livelli del 2019. Nel complesso, questo si tradurrà in una perdita di 227 miliardi di fatturato nel biennio 2020-21 rispetto a uno scenario tendenziale di lenta crescita delle vendite.
Gli impatti saranno fortemente asimmetrici a seconda dell’attività di impresa, con shock maggiori per i settori più penalizzati dalle norme sul distanziamento sociale, o dagli effetti sul commercio internazionale.
Come rispondere alla crisi del Covid-19 e quali strumenti finanziari adottare
La resilienza del business, la capacità di un’azienda di adattarsi ai cambiamenti delle circostanze e di implementare misure che sostengano la salute delle operazioni, delle persone e dei beni, è qualcosa che tutte le organizzazioni stanno implementando durante la sfida della pandemia. Ma in questo contesto la gestione della crisi richiede un approccio olistico, che coinvolga l’intera organizzazione.
Le aziende – e le PMI in particolare – sono state chiamate a rispondere con rapidità alla crisi, ma ora ogni scelta dovrebbe essere ben ponderata e organizzata. Le azioni correttive da mettere in atto per il raggiungimento degli obiettivi di crescita prefissati, infatti, potrebbero anche comportare un ripensamento del proprio modello di business.
Cosa imparerai durante il Webinar
Questo webinar è rivolto a tutti quegli imprenditori e manager che vogliono vederci chiaro sulla situazione economica italiana in questi tempi così incerti e difficili per capire come le imprese potranno uscire da questo stress finanziario.
L’obiettivo è quello di indirizzare le imprese verso azioni concrete da mettere in atto per migliorare la risposta alle esigenze attuali, attraverso i corretti strumenti finanziari per prepararsi al futuro.
Nello specifico il webinar risponderà alle seguenti domande:
Qual è lo scenario economico attuale?
Quanto tempo ci vorrà per tornare alla normalità?
Quali sono gli strumenti finanziari a supporto delle PMI?
Quali sono le azioni concrete che le aziende possono compiere lato finanziario per raggiungere gli obiettivi di crescita?
Il webinar è online e gratuito, iscriviti adesso! Ma se proprio non ce la fai a seguirla in diretta, potrai recuperarla on demand, attraverso la tua area utente.
RICAPITOLANDO
Ninja Talk“Ninja Finance: tutto quello che devi sapere per superare il post lockdown”
con Gianluca Cedro, Luciano Di Fazio, Massimo Armanini di EMINTAD Italy. Conduce Federica Bulega di Ninja Academy
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2017/04/bankingfinance.jpg535891Ninja Partnerhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngNinja Partner2020-09-16 15:30:032020-09-21 21:12:01Strumenti finanziari per superare con agilità e resilienza il post-lockdown
Ti sei già reso conto di come sono cambiate le abitudini dei consumatori negli ultimi mesi? O hai difficoltà a raggiungerli? Forse non stai ancora usando le strategie corrette di Digital Marketing, o non conosci tutti gli strumenti per rispondere alla grande sfida della digitalizzazione nel B2B.
Negli ultimi anni, infatti, le abitudini e la demografia dell’acquirente B2B sono cambiate e utilizzano regolarmente i canali di interazione digitali durante tutto il processo decisionale.
Per fare crescere un’azienda bisogna saper padroneggiare le novità del digital marketing: da qui l’idea della MasterClass AvantGrade, quest’anno con focus sul marketing digitale per il B2B, che si terrà il prossimo 23 settembre sulle sponde del lago di Como.
A cosa serve il marketing digitale nel B2B
Praticamente tutte le aziende utilizzano quotidianamente Internet, ma ne conoscono davvero le potenzialità e i vantaggi? Anche se come imprenditore sei già abituato a cercare informazioni online, a inviare e ricevere comunicazioni via email o attraverso messaggistica istantanea, a richiedere la fatturazione elettronica e ad archiviare i documenti nel cloud, potresti ancora non sfruttare al massimo le risorse offerte dalla rete in termini di marketing.
Si tratta di un fenomeno relativamente comune tra le aziende B2B e, se è anche il tuo caso, devi sapere che potresti restare indietro e perdere importanti opportunità di business. Il principale vantaggio del marketing digitale B2B, infatti, è quello di aiutarti ad aumentare le vendite della tua azienda. Questo perché il 98% delle aziende cerca i propri fornitori online.
Una buona strategia di marketing digitale è progettata per accompagnare il cliente durante tutto il processo di acquisto, che inizia da quando scopre di avere un bisogno (consapevolezza) e culmina quando acquista un prodotto o un servizio.
Ma non solo, il digital marketing aiuta le aziende anche nel processo di branding, nel posizionamento e nella crescita dell’awareness.
I vantaggi del marketing digitale per il business to business
I benefici e il ritorno che una corretta strategia digitale può portare al B2B sono davvero numerosi. Abbiamo provato a riassumerne alcuni qui di seguito.
1. Aumentare le vendite
I tuoi potenziali clienti sono già online alla ricerca delle opzioni che esistono sul mercato, confrontarne le caratteristiche, i fornitori e i prezzi.
La ricerca online è semplice e veloce e viste le diverse opzioni, il cliente poi passa alla fase decisionale per scegliere tra un’azienda o l’altra, a seconda delle proprie esigenze, per poi agire ed effettuare l’acquisto. Se durante la ricerca di informazioni la tua azienda non appare tra i suoi risultati di ricerca, avrai perso un cliente.
2. Portfolio clienti
Una delle strategie più utilizzate nel marketing digitale B2B è l’email marketing, che permette di contattare i potenziali clienti, contribuendo a far crescere la base clienti e a fidelizzarli.
Ma la loyalty si ottiene principalmente attraverso un processo di accompagnamento e comunicazione che l’azienda realizza durante tutti il ciclo di acquisto, e che avviene attraverso sito web, social network, blog, video.
Se la tua presenza online sarà con un sito web attraente, informazioni complete, un supporto online efficiente, contenuti di qualità e inviando email al momento giusto, sarai in grado di offrire un’esperienza positiva ai clienti che, soddisfatti, instaureranno relazioni più durature.
3. Branding
Il branding è il processo di costruzione del marchio, e il marketing digitale è un modo pratico per realizzarlo. Si riferisce agli attributi, ai benefici, alla qualità e alla categoria del brand, e ha la funzione di influenzare i clienti e i potenziali clienti prima di iniziare il processo di acquisto, cioè prima che abbia luogo la fase di awareness.
Quando si dispone di un marchio consolidato, è possibile raggiungere i futuri clienti prima del processo di acquisto. Questo significa che il brand ha più opportunità di essere scelto rispetto alla concorrenza, poiché il cliente non avrà troppi dubbi al momento di decidere, con un notevole risparmio di tempo e denaro.
Cosa troverai con la B2B Search Marketing Revolution MasterClass
7 manager internazionali condivideranno la loro grande esperienza nel digital marketing B2B fornendoti spunti strategici e soluzioni tecniche.
Si parlerà di personal branding su LinkedIn del Manager B2B con Ale Agostini – CEO di AvantGrade; ascolteremo la guida per il management per avere una strategia definita, un team competente e sinergie su tutta la catena del valore di Luisella Giani – EMEA Industry Strategy Director di Oracle; scopriremo come usare le parole giuste per ingaggiare, sedurre e convincere i tre cervelli insieme a Paolo Borzacchiello – Co-creator & University Director di HCE.
E ci sarà anche tanto altro da apprendere, con focus sulla sostenibilità, o su come “difendersi da Amazon”, il tutto accompagnato da un importante momento di networking.
La formazione si svolgerà presso il prestigioso Grand Hotel Imperiale, nell’ampia e ariosa veranda della Sala Manzoni con vista mozzafiato sul lago di Como.
Se sei alla ricerca di formazione pratica e business networking di alto livello, questa è la tua MasterClass. Partecipa con lo sconto dedicato ai lettori di Ninja Marketing, inserendo il codice “FRIENDS OF NINJA” al momento dell’acquisto.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/07/b2b-ecommerce.jpg4781000Ninja Partnerhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngNinja Partner2020-09-15 11:00:052021-01-05 15:32:30Marketing per il B2B: strumenti e strategie per vincere la trasformazione digitale
Il contenuto stesso è metà della creazione di un post LinkedIn accattivante. L’altra metà è la sua reale formattazione.
Un modo per ottenere più Mi piace e commenti è avviare una conversazione.
Desiderate che i vostri contenuti su LinkedIn siano visualizzati da un numero maggiore di persone? E perché non aumentare le possibilità che LinkedIn mostri i vostri contenuti nel suo feed senza usare le sponsorizzazioni? Iniziamo subito.
LinkedIn: gli ultimi aggiornamenti da tenere a mente
Non bisogna dimenticare che LinkedIn, ora come non mai, anche grazie agli ultimi aggiornamenti, desidera che il feed di ogni utente presente in piattaforma si configuri come uno strumento ricco di informazioni utili. E per farlo deve conoscere i suoi iscritti!
Cosa sono realmente le visualizzazioni su LinkedIn?
LinkedIn conta una visualizzazione di post ogni volta che un post viene presentato nel feed di qualcuno. Ciò significa che il contenuto potrebbe non essere stato letto. Ma c’è di più…
C’è differenza (e come) tra le visualizzazioni di un post classico ( testo o immagini o link esterni) vs quella di un video nativo Linkedin. Il social consente, infatti, ai suoi membri di vedere e migliorare il modo in cui i propri contenuti vengono visualizzati e diffusi attraverso delle semplici metriche in merito ai post e video.
Registrerete, quindi, una view del post quando qualcuno ha notato il vostro post sul feed della home page di LinkedIn. I post sono gli aggiornamenti di stato brevi (fino a 1300 caratteri) visualizzati nel feed home di LinkedIn. Se scorrerete veloce con il pollice attraverso il vostro feed, non farete altro che aggiungere una visualizzazione a ciascuno di questi post anche se non vi sarete fermati a leggerli. Per questo motivo, le visualizzazioni dei post costituiscono soltanto un parziale indicatore del coinvolgimento del pubblico.
Consigli pratici su come aumentare la reach organica dei post su LinkedIn
1. Costruite la rete attorno alle vostre competenze su un argomento specifico
I recenti aggiornamenti dell’algoritmo di LinkedIn stanno attribuendo maggiore importanza alle connessioni. Prima di questo aggiornamento, i cosiddetti “Richard Branson” di LinkedIn, ovvero i professionisti di maggior successo al mondo, hanno riempito i feed di tutti, lasciando poco spazio per l’utente medio.
Per risolvere questo problema, l’algoritmo di LinkedIn ha iniziato a conferire maggiore importanza alle attività delle cosiddette “connessioni reali” degli utenti, inclusi colleghi, ex colleghi e così via. Da tenere a mente che le connessioni, intese come reali, sono le persone con cui si parla realmente.
In merito a questo, LinkedIn analizza i seguenti dati:
i vostri colleghi
persone con cui parlate su LinkedIn
hashtag che seguite
pagine LinkedIn che seguite
gruppi di LinkedIn a cui vi siete iscritti
Più accuratamente LinkedIn identifica le vostre connessioni reali, maggiori possibilità avrete di aumentare il coinvolgimento e costruire relazioni con loro.
Il primo passo per inviare i segnali giusti all’algoritmo è costruire una rete attorno alla vostra esperienza reale. Cercate di entrare in contatto con le persone che vi piacciono e con cui desiderate interagire. Fate rete con professionisti e persone che la pensano allo stesso modo e che forniscono informazioni preziose.
Per entrare in contatto con le persone giuste, prendete in considerazione l’adesione agruppi LinkedInpertinenti. Queste comunità più piccole sono luoghi sicuri in cui porre domande, condividere articoli stimolanti e avviare conversazioni.
Dopo aver fatto clic sul pulsante, verrà visualizzato un elenco di gruppi LinkedIn. Ora potete cercare una parola chiave relativa ai gruppi a cui desiderate partecipare. Usiamo, ad esempio, la parola chiave “marketing”. Notate come sono stati visualizzati migliaia di risultati.
Per perfezionare questi risultati, potete anche cercare una parola chiave più specifica come “social media marketing per piccole imprese”.
Cliccate su un gruppo che trovate interessante per saperne di più. Potete vedere quanti membri ha, quali dei vostri collegamenti sono membri e un breve riepilogo di ciò di cui parla il gruppo.
Una volta accettati nel gruppo, potete presentarvi, se consentito dal gruppo. Non deve essere presente una lunga introduzione. Potreste semplicemente condividere il vostro nome e la vostra professione e spiegare perché volete unirvi. Lasciate commenti, ponete domande e condividete tutto ciò che la vostra nuova cerchia professionale potrebbe trovare utile.
Tenete presente che l’obiettivo è trovare connessioni reali, che è ciò che cerca l’algoritmo di LinkedIn. Più connessioni reali avrete, maggiore sarà la vostra portata sulla piattaforma.
Entrate in contatto con persone che usano hashtag di rilevanza
Una caratteristica importante dell’algoritmo di LinkedIn è l’adattamento dei post nel feed relativamente ad una nicchia di riferimento. LinkedIn ha scoperto che alla maggior parte degli utenti sulla piattaforma piace leggere argomenti specifici di nicchia.
Il modo migliore per creare contenuti pertinenti alla vostra nicchia è capire cosa vogliono le vostre connessioni. Oltre a monitorare le discussioni nei vostri gruppi LinkedIn, seguite gli hashtag pertinenti per tenere traccia delle tendenze e degli sviluppi nella vostra area di competenza.
Recatevi, quindi, nella vostra home page e fate clic su Hashtag seguiti nel riquadro di navigazione a sinistra. Noterete un elenco di tutti gli hashtag che seguite.
LinkedIn consiglierà un elenco di hashtag da seguire. Potrete anche cercare hashtag nella barra di ricerca nella parte superiore della pagina. Se ne trovate uno di vostro interesse, fate semplicemente clic su Segui sotto l’hashtag per iniziare a monitorarlo.
Vi consiglio di controllare chi scrive post con quell’hashtag. E se vedete qualcuno con cui desiderate connettervi, inviategli un breve messaggio di presentazione. Sincero e motivato possibilmente. Semplicemente che esprima un reale interesse.
Quando aggiungete alcuni hashtag su LinkedIn ai vostri contenuti, tenete a mente questi suggerimenti:
utilizzate da tre a cinque hashtag. Troppi hashtag possono in un certo senso inviare dei segnali contrastanti sulla vostra nicchia all’algoritmo di LinkedIn.
scegliete una varietà di hashtag LinkedIn ampi e di nicchia. Gli hashtag ampi (come #marketing) hanno migliaia di follower. Gli hashtag di nicchia (come #contentmarketingstrategies), saranno più mirati al vostro pubblico.
2. Create contenuti che servano alla vostra rete
Alla fine della giornata, la domanda più grande a cui l’algoritmo di LinkedIn vuole rispondere è: “In che modo i tuoi post avvantaggiano gli altri?” Il motto di LinkedIn è: “Persone che conosci, che parlano di cose a cui tieni”. La vostra identità, le vostre connessioni e interazioni dicono a LinkedIn chi trarrà il massimo vantaggio dai vostri post.
Iniziate a condividere contenuti con cui il vostro pubblico. La prima ora dopo aver condiviso un post è cruciale per le interazioni, quindi concentratevi sull’ottenere coinvolgimento non appena condividete qualcosa.
Un modo per ottenere più Mi piace e commenti è avviare una conversazione.
Ecco alcuni suggerimenti per farlo:
Fate una domanda. Le domande richiedono risposte. Se ponete delle domande, il vostro pubblico risponderà. Pensate ad un elenco di domande di cui non conoscete la risposta diretta e pubblicate post su LinkedIn.
Accendete il dibattito: invitare al dibattito potrebbe sembrare intimidatorio, ma questa tattica funziona per ottenere il coinvolgimento da parte del vostro pubblico. Rifletteteci. Se siete d’accordo con un’opinione in un post, probabilmente vi “piacerà” e andrete avanti. Se non siete d’accordo, sarete più propensi a commentare con il vostro punto di vista.
Create un post in elenco: i post in elenco possono rivelarsi davvero molto positivi in merito a parametri quali social engagement, ad esempio, proporre delle vere e proprie guide o riassunti di argomenti interessanti. Di seguito riportiamo un esempio di post di questo tipo. Sam Moss elenca i suoi libri preferiti per gli imprenditori. Il post è chiaro e di facile lettura. Invita gli autori a commentare taggandoli e chiede al suo pubblico di condividere i propri libri preferiti.
Avviare, quindi, una conversazione su LinkedIn è utile per il vostro pubblico. Non solo aumenta il coinvolgimento, ma invita anche a discussioni relative al vostro percorso, al vostro campo applicativo, attorno a ciò che sapete fare. Semplicemente.
4. Rendete i vostri contenuti più leggibili e memorabili
Il contenuto stesso è metà della creazione di un post LinkedIn accattivante. L’altra metà è la sua reale formattazione.
Migliorate la leggibilità con lo spazio bianco: lo spazio bianco rende i vostri post LinkedIn più lunghi e più facili da leggere. Avete mai notato che a volte dovete cliccare su “vedi altro…” per leggere il resto del post? Ecco: quando un utente fa clic su questo collegamento, segnala, istantaneamente, all’algoritmo di LinkedIn che sta interagendo con il post.
Distinguetevi nel feed di LinkedIn con elementi del brand: utilizzate gli elementi del vostro brand nei vostri i post per renderli riconoscibili come contenuti. Il marchio di Madeline Mann, ad esempio, utilizza in tutti i suoi post il proprio elemento distintivo. L’uso del colore arancione rende, inoltre, i suoi post luminosi e gli emoji mandarino attirano inevitabilmente l’attenzione.
Aumentate la probabilità di commenti con @menzioni. Cercate di taggare altri professionisti solo se siete quasi sicuri che commenteranno il vostro contenuto. Altrimenti, potreste compromettere le possibilità di aumentare il coinvolgimento. Rimanete sempre fedeli ai vostri contenuti e non esagerate.
5. Analizzate i vostri post LinkedIn per identificare e modellare i contenuti con le migliori prestazioni
Se volete inviare i segnali giusti all’algoritmo di LinkedIn, i vostri post dovrebbero attirare il pubblico di destinazione/target. Date un’occhiata a chi sta visualizzando i vostri post.
Per fare ciò, recatevi sul vostro profilo LinkedIn e cercate la sezione Attività (che si trova proprio sotto la dashboard di LinkedIn ). Fate clic su Visualizza tutto in alto a destra.
Questo vi porterà a tutte le vostre attività su LinkedIn. Fate clic su Post per filtrare la vostra attività e mostrare solo i vostri post. Potete anche fare clic su Articoli se desiderate, invece, analizzare anche chi li vede.
Noterete, in fondo a ogni post, un’icona di analisi e le visualizzazioni totali ricevute dai vostri post. Fate clic sull’icona per controllare chi ha visualizzato il contenuto.
LinkedIn, successivamente, suddividerà le visualizzazioni per titolo di lavoro, posizione e persone con cui lavori.
Mentre osserverete queste statistiche, chiedetevi: “È questo il pubblico che voglio scegliere come target?”.
Queste metriche vi forniranno informazioni sul come potreste modificare i vostri post per raggiungere meglio il vostro pubblico ideale. Appare abbastanza chiaro che LinkedIn stia puntando sul fatto che il proprio feed sia visto come uno strumento pieno di informazioni altamente utili, quindi deve sapere chi siete. Cosa fate. Come interagite. Altrimenti, come possono individuare ciò di cui avete bisogno?
L’algoritmo di LinkedIn analizzerà i lavori, le competenze e le esperienze che avete condiviso. Partirà da qui e poi darà uno sguardo anche al contenuto che vi piace e alle connessioni con le quali interagite. Create, infine, una rete attorno alla vostra esperienza, unitevi a gruppi LinkedIn nella vostra nicchia e seguite gli hashtag pertinenti (lo ripetiamo). Condividete anche post pertinenti e specifici di nicchia per attirare conversazioni con connessioni reali.
I post autentici e di valore sono sempre i più significativi per l’algoritmo di LinkedIn. Se condividete la vostra esperienza con il vostro pubblico e apportate “valore” all’interno della piattaforma, i vostri contenuti organici otterranno una migliore visibilità nel feed di LinkedIn. Non perdete tempo! Iniziate ora.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/07/Linkedin-20-pagine-ispirazione-4.jpg6401100Luca Maggipintohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngLuca Maggipinto2020-09-14 11:16:532020-09-16 16:22:21Come aumentare la reach organica dei post su LinkedIn
Kodak è la prima azienda a portare la fotografia sul mercato di massa. Negli anni ’70 copriva il 90% del mercato americano delle pellicole e l’85% delle fotocamere.
Nel 2012 la crisi l’ha spinta in amministrazione controllata, quindi ad uscire dal mercato delle fotocamere digitali e reinventarsi.
Lo scorso luglio Kodak ha ottenuto un finanziamento di 765 milioni di dollari dal governo USA per diventare azienda farmaceutica inserendosi nell’attualissima questione USA-Cina.
La notizia ufficiale è questa “Kodak si trasformerà presto in un’azienda farmaceutica, prendendo sussidi dal governo USA”. Una questione curiosa e davvero interessante, da cui nascono molte domande. Le prime fra tutte: cosa c’entra un’azienda storica che produce pellicole con i farmaci? Perché Kodak ha cambiato rotta e perché il governo USA ha finanziato l’azienda per diventare farmaceutica?
Per capire meglio questa notizia, dagli aspetti economici e politici, nei prossimi paragrafi ripercorreremo la storia di Kodak, la sua difficoltà a cambiare e diversificare fino al pivot con Kodak Pharmaceuticals, che ne ha fatto schizzare il suo valore sul mercato. Successivamente analizzeremo la situazione USA e l’intenzione di Trump di riportare in patria la produzione di farmaci.
Kodak Story
La storia di Kodak inizia a fine ‘800 ed è un caso studio davvero interessante, perché ci mostra come una delle aziende più importanti del mondo, che ha impresso i momenti più significativi e nostalgicamente emozionato moltissime persone, è finita in amministrazione controllata per non aver percepito e investito in tempo sul cambiamentodigitale e diversificato, almeno fino ad ora.
1880-1881
L’imprenditore George Eastman, ex impiegato di banca con la passione per la fotografia, inventa una nuova formula per creare lastre secche alla gelatina-bromuro e inizia a produrle a Rochester, New York nella Eastman Dry Plate Company, che nel 1892 diventerà Eastman Kodak Company.
Curiosità. Il nome Kodak fu inventato dallo stesso Eastman “Mi piaceva la lettera K, e volevo una parola veloce, rapida. E senza problemi per il marchio”.
1888-1889
Eastman rilascia la prima fotocamera Kodak per il mercato di massa. A quel tempo la macchina fotografica era utilizzata solo se si avevano abilità tecniche e più strumentazioni a disposizione. Kodak l’ha resa accessibile a tutti con lo slogan “Voi premete il pulsante, noi facciamo il resto”.
All’inizio la macchina fotografica veniva fornita con una pellicola incorporata. Quando tutte le foto erano state scattate, il cliente mandava l’apparecchio ai laboratori Eastman a Rochester, e presto riceveva, dietro pagamento, la macchina indietro caricata con una pellicola nuova e tutte le sue foto stampate.
Nel 1889 Kodak lancia la prima pellicola trasparente di nitrocellulosa della larghezza di 35 mm. Uno dei primi clienti è Thomas Alva Edison, che riesce così a ideare la prima cinepresa, Kinetoskopio.
Da allora, l’azienda ha ricevuto nove Oscar per i contributi tecnici e scientifici all’industria cinematografica.
1920
George Eastman crea un particolare apparecchio fotografico destinato alla medicina odontoiatrica. Da lì a pochi anni fa costruire diverse cliniche odontoiatriche per bambini bisognosi a Rochester, Londra, Parigi, Bruxelles, Stoccolma e Roma, dove viene edificato l’ospedale Odontoiatrico George Eastman, ancora oggi presente.
1960’s
Negli anni ’60 il marketing di Kodak punta sulla nostalgia. In una puntata della serie Mad Man, Don Draper ricorda la strategia Kodak con il proiettore di slide a carosello: “La nostalgia è delicata ma potente”.
Nel 1969 Gli astronauti dell’Apollo 11 utilizzano una speciale fotocamera a colori Kodak per scattare fotografie durante il primo atterraggio sulla luna.
1970’s
Kodak copre il 90% del mercato americano delle pellicole e l’85% delle fotocamere.
1975
Steven Sasson un giovane ingegnere della Kodak inventa la prima fotocamera digitale. L’azienda non finanzia il progetto, temendo che ciò avrebbe impattato negativamente la vendita della pellicola.
1980’s
La pellicola Kodachrome viene utilizzata dal fotografo Steve McCurry per scattare il famoso ritratto della bambina Afghana.
Kodak acquista l’azienda farmaceuticaSterling Drug Inc. per 5,1 miliardi di dollari. A quel tempo, Kodak era il più grande produttore di prodotti fotografici al mondo, ma doveva affrontare la crescente concorrenza nella fotografia e voleva diversificare la propria attività. La società aveva già un segmento nel Life Science, che l’acquisizione di Sterling aveva lo scopo di potenziare.
1994
Kodak vende definitivamente Sterling. La scelta è di concentrarsi nuovamente sulla fotografia.
2005-2012
Tra il 2005 e il 2010 le casse di Kodak sono letteralmente prosciugate. Nel 2012 la crisi la spinge in amministrazione controllata. Sebbene alcuni dei suoi brevetti più preziosi all’epoca riguardassero l’imaging digitale, inclusi alcuni utilizzati negli smartphone, l’azienda era rimasta troppo indietro rispetto ai concorrenti nella fotografia digitale e con molti debiti da pagare.
Nel 2012 Kodak esce dal mercato della fotocamera digitale e concede la sua licenza e marchio ad altri produttori. Si concentrerà sulla sulle soluzioni commerciali, sulla stampa, sull’imballaggio e sui servizi alle imprese.
2014 – 2018
Kodak sigla un contratto con Hollywood. Il film Tenet di Christopher Nolan è girato su pellicola Kodak 65mm.
Mo
Nel 2018 Kodak annuncia il lancio di una criptovaluta, chiamata KodaCoin, le azioni dell’azienda salgono del 125%. Il progetto è oggi fallito.
Lo scorso luglio, Kodak ottiene un prestito governativo di 765 milioni di dollari per trasformarsi in un’azienda produttrice di ingredienti farmaceutici, tra i quali l’anti-malarico idrossiclorochina.
Peter Navarro, trade advisor della Casa Bianca, ha dichiarato che Kodak ha l’esperienza necessaria nella chimica fine, grazie alla sua eredità fotografica. La produzione di ingredienti farmaceutici coprirà dal 30% al 40% delle attività di Kodak.
Il giorno dopo l’annuncio, a Wall Street il titolo Kodak ha avuto un’impennata, salendo oltre il 200%.
Il passaggio di Kodak al farmaceutico non è poi così strano. Abbiamo visto nel corso della storia di Kodak come già l’azienda avesse acquistato negli anni ’80 la farmaceutica Sterling e avesse una divisione nel Life Science, Kodak comunque ha sempre trattato con la chimica. Negli ultimi anni inoltre Kodak, dopo il fallimento con la fotografia digitale, si stava reinventando producendo prodotti chimici e materiali avanzati anche per il farmaceutico.
C’è anche un’altra azienda diventata famosa per le pellicole fotografiche, che già da qualche anno, sfruttando le proprie tecnologie ed acquisendo aziende farmaceutiche e biotech, è passata al mondo Life Science, la giapponese Fujifilm. Nel 2019 il comparto sanitario ha rappresentato per l’azienda giapponee il 43% del fatturato totale e mira a raddoppiare le vendite nei prossimi anni.
Prestito e scetticismo
Il finanziamento di 765 milioni, che Kodak dovrà restituire in 25 anni, ha generato scetticismo in USA. Si tratta del primo nel suo genere concesso dall’agenzia federale US International Development Finance Corporation (DFC) per sostenere “la produzione domestica di risorse strategiche”, tra cui i farmaci e le loro materie prime che oggi vengono importate principalmente da Cina e India.
Il prestito ridurrà il time-to-market di Kodak supportando i costi di avvio necessari per riutilizzare ed espandere le strutture esistenti dell’azienda a Rochester, New York e St. Paul – Minnesota, e introdurre continuous-manufacturing e tecnologie avanzate. L’azienda coprirà con la sua produzione il 25% del fabbisogno negli Stati Uniti.
Le critiche sono state mosse all’amministrazione sia per la scelta di finanziare la produzione interna di ingredienti (invece di concentrarsi sui test covid-19) che per la scelta stessa di Kodak, a fronte di altre aziende farmaceutiche con capacità e know-how maggiori.
Così risponde in un tweet Peter Navarro:
VERY disappointed last week’s great deal with Kodak tarnished by allegations. Absolutely RIGHT move by DFC!
We must redouble efforts to bring our pharma manufacturing home!! #BuyAmericanhttps://t.co/2OfAjJFHKH
Nonostante tutto il DFC ritiene che Kodak abbia già l’attrezzatura per produrre gli ingredienti farmaceutici e ci sarebbe già una lettera d’intenti di un’azienda farmaceutica (non nota) che li acquisterà.
La strategia USA
Il Covid-19 ha amplificato l’intento di Trump di riportare in USA le produzioni, soprattutto quelle che oggi vengono importate dalla Cina. Il rischio di dipendere da altre Nazioni, che si è poi verificato anche in Europa, è quello di affrontare momenti di crisi senza risorse strategiche a disposizione, pensiamo per esempio alla mancanza di mascherine.
Produrre in casa i prodotti e non dipendere dalla Cina, rientra nella guerra di mercato tra USA e Cina e riduce per gli Stati Uniti il rischio di minacce su risorse strategiche da parte di quest’ultima. Gli Stati Uniti sono inoltre leader mondiali dell’industria farmaceutica e la Cina negli ultimi anni sta crescendo molto in questo settore. Certamente un rientro di produzioni in USA pone la sfida del costo in confronto a quello delle materie prime cinesi. Per questo ritornando a Kodak l’intento di finanziare tecnologie avanzate per la produzione mira anche a non far alzare il costo dei farmaci finali.
Una riflessione a chiusura. In uno dei discorsi degli ultimi mesi, la presidente Ursula Von der Lyen aveva prospettato anche per l’Europa una strategia di resilienza, soprattutto per il comparto sanitario. Il Covid-19 sta indebolendo la globalizzazione oppure si tratta soprattutto di diversificare rispetto al mercato cinese (e indiano)?
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/09/kodachrome.jpg12331871Silvia Di Gennarohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngSilvia Di Gennaro2020-09-10 10:41:482020-09-14 23:20:30Ti ricordi Kodak? Sarà presto un'azienda farmaceutica (e ti spieghiamo il perché)
Il mentoring è un’attività fondamentale per le aziende: permette di formare al meglio i propri manager del futuro.
Come prima cosa, devono essere dati alla risorsa gli strumenti di base per muoversi e in autonomia e spiegate aspettative, ruolo e attività.
Il feedback è l’attività più importante: permette alla risorsa di imparare dai propri errori e di migliorarsi ogni giorno.
Non sono poi così lontani i tempi in cui con le amiche si parlava delle prime giornate di stage. “Il mio tutor ha sempre da fare, dopo due ore che ho letto le mail non so più cosa fare senza di lui. Mi rimane solo il solitario.”
“Non so, invece a me piacerebbe sapere se quello che sto facendo lo sto facendo bene oppure no. Ma anche la mia capa è sempre via”.
Sebbene autobiografico, sono sicura che l’estratto qui sopra possa risultare familiare a chi sta muovendo i primi passi nel mondo del lavoro. Ma potrebbe non esserlo più. Come? Con un mentoring efficace da parte delle aziende.
In questo articolo, ispirato a uno studio dell’Harvard Business Review e dalla mia meno bibliografica esperienza personale, trovate una lista di tips & tricks per un mentoring consapevole. Diciamo così: un mentoring for dummies.
Qualsiasi posto di lavoro ha un archivio di cartelle che contiene documenti utilissimi per i nuovi arrivati. C’è chi usa Dropbox, chi Microsoft, chi Drive, ma il concetto è lo stesso.
La prima cosa che avrei voluto sapere da stagista era dove trovare i materiali importanti senza dover chiedere tutto al mio tutor. Ecco perché la prima cosa che ho fatto con la mia apprendista è stata dirle dove trovare tutti i documenti possibili.
Nel concreto è molto semplice: basta preparare una lista di file importanti con le indicazioni in merito alle cartelle in cui trovarli. Ah, e ovviamente condividerne gli accessi! Vi pare ovvio? Avrei dei ricchi aneddoti con cui farvi ricredere.
2. Mentoring e aspettative: definire ruolo e doveri
Tra i trick per un mentoring efficace, HBR suggerisce di redigere un documento di Baseline Expectations per le nuove risorse. Al suo interno possono essere approfondite responsabilità, task, modalità e qualsiasi altro aspetto si ritenga fondamentale. Uno strumento che lascia largo spazio all’interpretazione, ma che sottolinea un passaggio fondamentale del mentoring: la definizione del ruolo e delle attività.
Lavorare in autonomia quando si è nuovi nel mestiere non è facile. Non si possono improvvisare le proprie attività e questo spesso dà origine a frustrazione o senso di inutilità. La musica cambia quando si sa con certezza quali sono i task e come terminarli senza dipendere da altri. Impostare il lavoro secondo attività quotidiane e consolidate può rendere le nuove risorse mano a mano più autonome e soddisfatte sul lungo periodo.
Un’altra regola d’oro è quella di decidere in anticipo quanto tempo dedicare all’attività di mentoring. Non è una decisione facile, perché, per quanto sarebbe più comodo pensarla così, le risorse sono ancora umane e in quanto tali differiscono anche nel quantitativo di tempo che serve loro per imparare a fare qualcosa.
Tuttavia, è consigliabile inserire in agenda degli slot orari fissi in cui approfondire i temi chiave per l’apprendista. Mettiamo caso che questi debba imparare ad usare Google Analytics: non può farlo completamente da solo, perciò l’ideale sarebbe dedicare un monte orario iniziale per spiegargli bene come fare e dei meeting successivi con un tempo definito per la risoluzione dei dubbi.
I meeting non dovrebbero essere più lunghi di 50 minuti e prefissati nell’agenda da diverso tempo. In questo modo l’apprendista dovrebbe imparare a considerare il tempo come una risorsa preziosa, iniziando lui stesso a voler settare un’agenda e dei punti da smarcare il più velocemente possibile nel suo spazio di formazione.
In un mondo lavorativo perfetto, i senior manager avrebbero il tempo di formare tutte le risorse del mondo. Purtroppo, come si evince dai solitari a cui giocano gli stagisti, questa speranza non riflette la realtà. Tale discrepanza mi ha portata a riflettere su quali siano le risorse di un’azienda più indicate ad occuparsi del mentoring e, spoiler alert, la risposta non è facile né definibile a priori. Dipende dalle esigenze.
Imparare dai senior manager: la formazione in ascolto
Diciamo che scegliere una persona con decenni di esperienza ha come vantaggio tutto il bagaglio di conoscenze e di trick che quella persona è in grado di passare. Anche solo sentendola parlare: spesso mi è capitato di considerare “mentori” colleghi senior che non erano un mio tutor diretto né ufficiale, ma che durante i meeting mi hanno tenuta in ascolto e da cui ho appreso informazioni, scappatoie e trucchetti in poche decine di minuti. Certo, dall’ascolto alla pratica passa diversa acqua sotto ai ponti, ma è un inizio. Il contrappeso è che spesso i senior manager non hanno il tempo materiale di occuparsi delle nuove risorse.
Imparare con gli junior manager: l’affiancamento continuo
Per questo, una valida alternativa sono gli junior manager: risorse che da qualche anno si occupano di ciò che fanno e hanno ancora vivido il ricordo delle difficoltà di quando ancora erano stagisti. Una persona che è sul mondo del lavoro da 3-5 anni ha acquisito le competenze del ruolo, tendenzialmente è meno oberato di un suo superiore, fresco e forse anche felice di poter condividere quello che sa. Fare mentoring d’altronde è un atto di generosità, ma come tante attività altruiste, dà tanto anche a chi lo fa. Ti fa vedere le cose da un’altra prospettiva, ti rinfresca la memoria, ti sfida, ma soprattutto – parrebbe, sempre secondo un altro studio di Harvard– ti aiuta ad alleviare lo stress.
Un mentoring ibrido potrebbe essere la soluzione migliore: una figura junior-middle in affiancamento, un senior da cui ascoltare.
Ricordate il “mi piacerebbe sapere se quello che sto facendo lo sto facendo bene oppure no” in apertura all’articolo? Ecco, quella frase non è semplicemente una lamentela di una vecchia amica, ma uno degli aspetti più importanti del mentoring.
Per crescere veramente, una risorsa ha bisogno di un feedback continuo. Se chiedi un documento che poi devi aggiustare in qualche modo, non puoi semplicemente correggerlo e inviarlo al cliente. Altrimenti la prossima volta ci troverai dentro gli stessi errori, perderai tempo tu e la tua risorsa non avrà imparato.
Drive, per esempio, permette di visualizzare la cronologia dei documenti: un trick utile con cui lo stagista può osservare in autonomia tutte le correzioni. In seguito, se ci fossero aspetti non chiari li si può approfondire in meeting. Da 50 minuti massimo, ovviamente.
Per concludere, il feedback dovrebbe essere puntuale quando riguarda un singolo task,periodico per indagare eventuali difficoltà o punti di miglioramento e conclusivo al termine del periodo di mentoring. Non si può mica smettere di insegnare sul più bello.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/09/mentoring.jpg568820Cecilia Lorussohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngCecilia Lorusso2020-09-09 15:02:232020-09-09 21:43:27Il mentoring in azienda è importante e ci sono delle regole da seguire
Dopo mesi di didattica online, quest’anno sarà caratterizzato da un rientro sui banchi di scuola diverso dal solito.
Dai social trend emergono nuove forme di insegnamento, con i genitori impegnati a identificare opzioni di apprendimento alternative e soluzioni domestiche anche per la gestione degli spazi.
Con le persistenti incertezze legate al COVID, milioni di persone si stanno rivolgendo a Pinterest per affrontare l’imminente anno scolastico, indipendentemente da come si svolgerà. Infatti, anche se in Italia per la maggior parte degli studenti il mese di settembre segnerà il ritorno alla normalità, dopo mesi di didattica online, per altri quest’anno sarà caratterizzato da un rientro sui banchi di scuola diverso dal solito, con ricerche legate alle lezioni da casa arrivate a picchi mai raggiunti in precedenza.
Secondo i dati raccolti da Deloitte, il ritorno a scuola durante la pandemia ha fatto crescere le ansie dei genitori riguardo a salute e finanze familiari in tutto il mondo, portandoli anche a mettere in discussione la qualità dell’istruzione che gli studenti hanno ricevuto questa primavera. La preoccupazione che gli studenti siano rimasti indietro è evidente, con solo la metà dei genitori soddisfatti dell’istruzione fornita.
La stagione di incertezza cambierà con molta probabilità il modo in cui i consumatori affronteranno il ritorno a scuola (e all’università), soprattutto per quanto riguarda i loro acquisti. Sono tendenze che stiamo già ampiamente sperimentando in Italia, dove ad esempio, pare esserci stato un esodo di studenti verso le sedi universitarie del Sud.
Negli Stati Uniti, è stato calcolato che la spesa per il ritorno a scuola dovrebbe raggiungere i 28,1 miliardi di dollari, con una media di 529 dollari per studente nelle famiglie che acquistano abbigliamento, forniture, computer ed elettronica per i bambini fino a 12 anni. In particolare c’è una maggiore enfasi sugli strumenti di apprendimento basati sulla tecnologia.
E in Italia? Un’idea abbastanza completa di come si stiano orientando le scelte di studenti e genitori e di come si stiano preparando al back to school 2020 ce la offrono gli ultimi trend di ricerca sui social.
Secondo alcuni dei trend di ricerca più significativi per il back to school su Pinterest, che vedono studenti ed insegnanti proiettati verso un anno scolastico sicuramente differente dai precedenti, emergono nuove forme di insegnamento, con i genitori impegnati a identificare opzioni di apprendimento alternative, tra cui:
Dato l’aumento di bambini che studieranno da casa, crescono anche le ricerche legate all’allestimento di postazioni per domestiche, con i genitori intenti a replicare gli ambienti scolastici:
Gli acquisti legati alla ripresa della scuola evidenziano alcune differenze, come dimostrano le ricerche per nuovi capi d’abbigliamento e quelle relative all’arredamento, che possa consentire ai bambini di svolgere le lezioni anche da casa:
L’arredamento in cima ai pensieri per il back to school
Con l’inizio di un anno scolastico senza precedenti, i comportamenti d’acquisto legati al rientro a scuola si stanno modificando, riflettendo questo periodo di cambiamenti ed incertezza. In particolare, le persone si stanno rivolgendo ai social anche per pianificare ed acquistare tutto ciò di cui hanno bisogno per organizzare gli spazi di apprendimento tra le mura della propria casa, come dimostra il recente report di Pinterest. Dai nuovi metodi per organizzare le scrivanie alla ricerca del perfetto arredamento per le stanze, i Pinner guardano fiduciosi ad un anno scolastico produttivo e pieno di ispirazioni, indipendentemente da dove svolgeranno le proprie lezioni.
Di seguito i principali trend di ricerca relativi sia ai Millennial che alla Generazione Z.
Gli studenti universitari si stanno attrezzando per un anno scolastico senza precedenti e le ricerche della Generazione Z relative a nuovi metodi per creare un ambiente in casa che li possa ispirare nello studio sono in forte crescita:
Anche le ricerche per elementi decorativi son cresciute tra la Generazione Z. Infine, i genitori si stanno concentrando sul creare ed organizzare spazi per consentire ai propri figli di svolgere le lezioni da casa:
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/lavoro-colpa-della-scuola-2.jpeg7011051Redazionehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRedazione2020-09-08 17:11:092020-09-09 21:43:59Back to school: come sarà il rientro sui banchi quest’anno (secondo i social)
La nuova interfaccia grafica di Facebook è ormai disponibile per tutti gli utenti ed è qui per restare!
Tra i vantaggi del nuovo layout Facebook: semplicità, velocità e possibilità di attivare il dark mode, ma non tutti ne sono entusiasti.
Facebook ha cambiato il layout del sito in modo permanente. Il social network più famoso ha finalmente deciso di aggiornare l’aspetto della versione web, dandogli un volto più in linea con quello della sua versione per dispositivi mobili.
Vi è capitato di notare il nuovodesign del sito di Facebook? Se la risposta è no, non è perché siete distratti. Probabilmente è perché lo usate principalmente attraverso la sua applicazione mobile su iOS o su Android, come la maggior parte degli utenti. Ma se si prova ad accedere a Facebook attraverso un PC, si noterà che è avvenuto un grande cambiamento nel design.
Facebook stessa ha ammesso che il sito desktop non aveva tenuto il passo con la versione mobile e che già da tempo, stava cercando di risolvere il problema.
È stato inoltre dichiarato che durante la costruzione del nuovo sito desktop, si è data priorità alla velocità di caricamento e alla reattività dell’interfaccia. Pertanto, il social network dovrebbe caricare solo le risorse di cui si ha bisogno al momento, senza sovraccaricare il browser con richieste aggiuntive.
Facebook è stato lanciato nel 2004 come un semplice sito web PHP con server-rendered. Nel corso del tempo, sono stati aggiunti strati su strati di nuove tecnologie per offrire funzionalità più interattive. Ognuna di queste nuove funzionalità e tecnologie ha inevitabilmente rallentato il sito rendendo più difficile la sua manutenzione. Questo ha reso necessario fare un passo indietro e ripensare ad una nuova architettura riprogettandola da zero. È stata necessaria quindi una riscrittura completa dell’interfaccia utente.
Semplicità e chiarezza
La prima impressione che si ha guardando il nuovo sito è che sia sicuramente più spoglio e più simile ad un’app rispetto alla vecchia versione. Più evidenza alle storie, ai gruppi e un feed più centrale, con icone più grandi e un layout nettamente più pulito. A livello pratico, grazie alle grandi icone, assumono maggiore importanza i link alle sezioni Eventi, Watch, Marketplace e Gruppi.
Innegabile quindi è la sua enorme somiglianza con l’applicazione per dispositivi mobili. I programmatori hanno capito che gli utenti che seguono il loro social network hanno più familiarità con la versione mobile, quindi perché non unificare l’aspetto di entrambe le versioni?
Un cambiamento importante ha a che fare con l’interazione degli utenti con le pubblicazioni sul loro feed. Durante la visualizzazione di una foto o di un video, verranno eseguiti a schermo intero con una sezione di commenti situato sulla destra per non distogliere troppo l’attenzione dal contenuto ma in modo da poter interagire facilmente con esso.
L’inclusione di una modalità scura è qualcosa che possiamo trovare in quasi tutte le applicazioni. Per questo motivo il social network di Mark Zuckerberg ha implementato una nuova modalità scura all’interno del nuovo design di Facebook con la quale è possibile modificare lo sfondo bianco in uno sfondo nero, evitando così il problema dell’affaticamento degli occhi e del consumo eccessivo di batteria.
Questa utilissima opzione permetterà ai nostri occhi di riposare di più, soprattutto quando si usa il social network di notte o in qualsiasi ambiente buio. Ma diciamoci la verità, molti di noi la aspettavano prettamente per una predilezione estetica che questa modalità porta con sé. Per attivarla e disattivarla, basta cliccare sulla freccia in alto a destra e spunterà l’interruttore con la scritta “Sfondo Nero”. Va anche detto che la prima volta che si attiva il nuovo aspetto di Facebook, il social network consentirà di scegliere tra la modalità chiara e scura. Ma non preoccupatevi poiché sarà sempre possibile cambiare la modalità in base alle nostre preferenze.
Scorciatoie, icone e barra laterale
Tra le principali novità che il nuovo design di Facebook porta con sé, troviamo senza ombra di dubbio la sua facilità d’uso, grazie alla semplificazione di accesso a ciascuna delle sue sezioni.
La sua rinnovata barra laterale sinistra contenente tutte le nostre app, pagine e gruppi e le grandi icone centrali, danno la sensazione di avere sin da subito tutto sotto controllo. Facebook ha apportato grandi cambiamenti nell’aspetto visivo, con il carattere dei testi di una dimensione più grande e più chiara e diversi elementi visivi più grandi in modo che siano più facili da trovare. In breve, una pagina del profilo completamente rifinita a livello visivo con tutti gli elementi a portata di mano.
In generale, tutte le sezioni di Facebook sono ora meglio definite e più accessibili. Se si guarda sul lato destro, troveremo tutte le notifiche del feed con le reazioni rapide. Altro elemento a risaltare rispetto alla barra laterale destra, e che ha anche subito qualche ritocco, è l’icona “+”, che ci permetterà di accedere direttamente alla creazione di vari contenuti tramite un menù a tendina con tutte le opzioni disponibili. Grazie a questa icona si può creare velocemente una pagina, pubblicare un annuncio, creare un nuovo gruppo, organizzare un evento, vendere qualcosa sul marketplace, caricare una storia, fare una raccolta fondi o semplicemente pubblicare un post normale. È un’opzione molto pratica, si può fare tutto dallo stesso pulsante e non si deve perdere tempo a cercare l’opzione desiderata tra migliaia di opzioni.
Infine arriviamo ad un altro dei punti importanti di questa riprogettazione, la barra superiore. Qui sono raggruppate le opzioni più utilizzate del social network, in modo da poter selezionare quella che si desidera comodamente e rapidamente. Da sinistra a destra troviamo l’icona “Home” contenente tutte le pubblicazioni dei nostri amici e delle pagine che seguiamo abitualmente. Subito dopo troviamo l’icona “Pagine“, da cui si accede rapidamente alle pagine gestite. Se nel vostro caso non avete Pagine gestite, troverete semplicemente l’icona “Amici” in cui ci sono le notifiche ad eventuali richieste di contatto e suggerimenti su persone che potresti conoscere. Successivamente, arriva l’icona per guardare i video “Watch“, dove è possibile vedere tutti i video del social network, inclusi i video in primo piano e i video salvati. La seguente icona corrisponde al “Marketplace”, dove si può acquistare e vendere di tutto, con diverse categorie di prodotti. Infine, abbiamo l’icona “Gruppi”, dalla quale abbiamo accesso ai nostri gruppi.
Queste sono le principali novità che porta il nuovo design del sito di Facebook. Sebbene non siano così profonde, forniscono un’aria fresca in termini di usabilità e velocità nella navigazione.
Come sempre, quando si verificano dei significativi aggiornamenti dei social media, il nuovo design di Facebook è stato accolto da feedback e critiche, soprattutto da parte dei professionisti del marketing. Ad essere onesti, questo è probabilmente uno degli aggiornamenti più drastici che Facebook ha subito negli ultimi anni e include importanti cambiamenti di layout e nuove funzionalità per quanto riguarda gli strumenti per fare advertising. Per i professionisti del marketing, il nuovo design di Facebook, offre più di qualche cambiamento che potrebbe richiedere un po’ di tempo per abituarsi.
La famosa icona della bandiera arancione che rappresenta le Pagine è presente sia nella barra laterale a sinistra sia nella barra superiore. Questo ci fa capire come sia stata data maggiore importante a questa sezione. Facendo clic sull’icona Pagine si accede ad una nuova schermata dove è possibile visualizzare tutte le Pagine di Facebook e tutte le notifiche relative ad esse in un’ampia colonna laterale. Non si sa per quale preciso motivo, lo stesso elenco delle nostre pagine, si trova duplicato in un’altra barra laterale ad elenco nella stessa schermata.
Quando si seleziona una pagina specifica da visitare, si ottiene una vista che ricorda quella del vecchio design, ma con molte differenze evidenti. Invece di trovare la navigazione principale della pagina in alto, ora essa si trova nella barra laterale sinistra. Questa barra laterale è anche l’unico modo per navigare verso le altre pagine senza tornare alla Home principale. Stranamente, il menu a tendina che mostra le tue pagine aggiuntive non mostra se hanno nuove notifiche come invece mostrato in maniera duplicato nella schermata precedente.
Sappiamo bene come Facebook stia esortando da tempo i marketer ad utilizzare Creator Studio per la programmazione e la redazione dei post. Proprio per questo, molti addetti ai lavori si aspettavano che con la riprogrammazione del design, sarebbe stato il momento ideale per ritirare finalmente gli “Strumenti di Pubblicazione”. Invece ritroviamo l’intera sezione nella barra laterale sinistra.
Il nuovo Facebook dà più valore ed importanza alla scheda Insight. Essa ora si trova nella barra laterale sinistra nella vista principale della pagina, una differenza questa enorme rispetto al vecchio design di Facebook. Questo potrebbe essere un utile cambiamento per tutti coloro che si avvicinano per la prima volta al social media marketing e che vogliono acquisire maggiore familiarità con le analisi della loro pagina.
La sezione “Informazioni” viene mostrata subito sotto l’area superiore di una pagina, rendendo più facile per i visitatori trovare i dettagli di contatto, la descrizione dell’azienda e le informazioni sugli altri social media.
Non sembra che ci siano grossi cambiamenti per quanto riguarda l’immagine di copertina. Bisogna dire però che ora ricopre una posizione dominante con tutto il resto della pagina sotto di essa, inclusa l’immagine del profilo. Le schede che prima erano elencate verticalmente sotto l’immagine del profilo per cose come Eventi, Foto e Video, sono ora elencate orizzontalmente sotto di essa. Una Pagina mostrerà le prime quattro di queste schede e il resto sarà nascosto sotto un menu a tendina. Questo costringerà gli amministratori ad essere più attenti al loro ordine. Scorrendo verso il basso, inoltre, le schede scompaiono mentre l’immagine del profilo, il nome della pagina, il pulsante “Azione”, il pulsante “Messaggio” e il pulsante “Mi piace”. restano tutti in cima ben visibili.
Il nuovo layout Facebook dal punto di vista dell’utente e del marketer
Abbiamo analizzato nel complesso il nuovo desing del sito di Facebook che sicuramente sarà molto da assimilare.
Bisogna però fare una differenza tra chi lo usa per svago e chi invece, come strumento di lavoro. Se per l’utente classico è solo questione di abituarsi agli spostamenti “delle cose” ed alla nuova interfaccia, diversa appare la situazione per chi invece lo utilizza quotidianamente per il proprio lavoro. In questo caso si poteva soprassedere al tempo perso nell’assimilazione sulle novità grafiche e sul tempo di assimilazione dei cambiamenti alla struttura, in cambio però ci si aspettava che alcuni difetti e bug fossero risolti. Non solo la navigazione sembra aver bisogno di una maggiore razionalizzazione, ma molti dei problemi della vecchia versione persistono nell’aggiornamento. Le notifiche di Ghost Page infestano ancora la piattaforma e non possono essere cancellate. Il numero di Like e di Mi Piace continua ad esistere nonostante sia un inutile indicatore di vanità, e Creator Studio è afflitto da problemi di caricamento e si blocca continuamente.
Speriamo che Facebook continui a cercare il modo di rendere la piattaforma si più bella e moderna, ma soprattutto più efficiente per coloro che la utilizzano professionalmente. Potenziare e rendere stabile la sezione per i marketer deve diventare una priorità assoluta per il sito desktop, anche perché obiettivamente l’utilizzo di quest’ultimo per svago è ormai stato sostituito dalle app per mobile.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/09/nuovo-layout-facebook.jpg8001200Donatello Palmisanohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngDonatello Palmisano2020-09-07 11:23:282020-09-08 10:09:40Tutto quello che dovresti sapere sul nuovo layout desktop di Facebook (e cosa ne pensiamo)
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