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15 esempi di landing page da cui trarre ispirazione

  • La creazione di una landing di successo richiede una pianificazione attenta e precisa: esistono alcune best practice per rendere una pagina di destinazione maggiormente efficace.
  • Per creare la landing page perfetta è bene studiare gli esempi meglio riusciti del proprio settore.

 

La landing page è, come dice il nome stesso, una pagina di atterraggio, un elemento strategico, costruito con uno scopo ben preciso: convincere l’utente a convertire, spingendolo ad acquistare, a fissare un appuntamento o a lasciare un contatto. La creazione di una landing di successo richiede una pianificazione intelligente, dettagliata e creativa.

Come si crea una landing page di successo?

Esistono alcune best practice per rendere una landing page più efficace:

  • creare un design privo di ingombri: le landing page hanno un solo obiettivo, cioè guidare l’utente verso la conversione. Pertanto, è bene mantenere solo gli elementi che possono a servire questo scopo, lasciando il resto  libero. Ad esempio, menù di navigazione, footer, etc., che sono elementi tipici di una pagina di un sito web, devono essere evitati, poiché potrebbero essere fonte di distrazione per l’utente.
  • concentrare l’intera pagina su un’unica offerta: ridurre le distrazioni significa anche mantenere il minor numero di inviti all’azione (CTA). Il pulsante della call to action dovrà essere messo above the fold, ben in evidenza, in modo che l’utente non si senta in obbligo di scrollare la pagina.
  • seguire la gerarchia dei contenuti: qualsiasi landing page sarà caratterizzata principalmente da un titolo, un sottotitolo, una copia del corpo, un modulo e un rich media. Tutti questi elementi dovranno essere organizzati in una gerarchia appropriata che aiuterà l’utente a navigare nella pagina di destinazione.
  • usare una dichiarazione di valore chiara e concisa: il contenuto della landing page è molto diverso rispetto a quello di un post di blog, poiché cerca di convincere il lettore a compiere un’azione. Per ispirare le persone si consiglia di enfatizzare i verbi d’azione, esplicitare i vantaggi e utilizzare volti di persone che creano empatia nelle immagini. Inoltre è bene inserire prove sociali come recensioni e certificati, per infondere fiducia nel brand.
  • mantenere i form di contatto semplici e chiari: è bene raccogliere solo le informazioni essenziali, necessarie per qualificare l’utente per la fase successiva della canalizzazione, in quanto la richiesta di troppi dati potrebbe far desistere l’utente dalla compilazione.
  • adottare un approccio mobile-first: è fondamentale che le pagine siano consultabili da qualsiasi tipologia di dispositivo, inclusi tablet, smartphone, etc.
  • testare le landing page: è sempre meglio sperimentare versioni diverse delle pagine di destinazione, per vedere quale di esse abbia il tasso di conversione più elevato. Qual’è un buon tasso di conversione per una landing page? Il tasso di conversione medio è di circa il 2,4%, ma le migliori in assoluto raggiungono anche una percentuale del 10%.

Quali sono le migliori landing page in circolazione?

Secondo Unbounce, per creare la pagina di destinazione perfetta è bene studiare gli esempi meglio riusciti del proprio settore. All’interno di questo articolo abbiamo selezionato 15 landing page da cui trarre ispirazione. Vediamole insieme.

1. Landing Page di Netflix

Landing Page Netflix
La landing page di Netflix non menziona da nessuna parte in cosa consiste il servizio o il prezzo dell’abbonamento premium. Questo non sorprende affatto: Netflix è un brand conosciuto e quasi tutte le persone sono già a conoscenza di queste informazioni. Tuttavia questa pagina ha tutte le caratteristiche di una landing page perfetta: ha un design minimale ed elegante, una call-to-action chiara ed accattivante, un form di contatto semplice da compilare.

Perché è d’ispirazione?

  • Messaggio breve e conciso: il testo sulla pagina è breve ed ha una funzione molto precisa, ovvero rispondere a ogni possibile obiezione di un cliente Netflix.
  • Va contro le regole: Netflix usa il colore rosso per mettere in evidenza i pulsanti e le CTA, andando contro tutte le regole UX. Il rosso, infatti, psicologicamente rappresenta il pericolo. Ma per Netflix funziona chiaramente, ed anzi, è un modo intelligente per farsi notare, perché indica l’urgenza di compilazione del form (oltre ad essere il colore del brand, naturalmente).
  • Modulo semplice da compilare: inizialmente, Netflix chiede solo un’email. Se hai seguito l’evoluzione delle landing page di Netflix, ti sarai accorto che i moduli sono stati snelliti sempre di più nel tempo, arrivando a chiedere solo le informazioni necessarie.

2. Landing Page di Airbnb

Landing Page Airbnb

Airbnb utilizza numerose landing page, ognuna appositamente studiata per un determinato target e scopo.
L’esempio rappresentato nell’immagine, mira a far diventare il visitatore un host Airbnb. Persuadere i proprietari di case ad aprire i loro spazi personali agli estranei non è un compito semplice, ma sai cosa aiuta? Mettere in evidenza il guadagno potenziale!

Perché è d’ispirazione?

  • Copy accattivante: “Diventa host Airbnb e inizia a guadagnare” leggiamo in alto alla pagina… e chi non vorrebbe poter guadagnare qualche soldo in più? Addirittura è stato inserito un calcolatore che mostra il potenziale guadagno in base all’area in cui vive l’utente, il tipo di camera che offre ed il numero di viaggiatori che è disposto ad ospitare.
  • Affronta le preoccupazioni dei potenziali host: con il contenuto garantisce che l’host avrà strumenti di fiducia e sicurezza che gli permetteranno di accettare una prenotazione solo se si sentirà a proprio agio, che ogni prenotazione sarà coperta da una protezione in caso di danni fino a 1.000.000 di dollari e che il sistema di pagamento sarà sicuro e flessibile.

3. Landing Page di Shopify

Landing Page Shopify

Shopify è una piattaforma di vendita che serve ad avviare, gestire e far crescere un’attività commerciale. Questo esempio di landing page di Shopify punta tutto sulla semplicità, sia in termini di layout, che di contenuti.

Perché è d’ispirazione?

  • Contenuto essenziale, ma conciso: la landing page contiene solo un titolo orientato all’utente “Vendi online con Shopify“ e tre paragrafi che trattano i vantaggi dell’utilizzo di questa piattaforma, ovvero facilità d’uso e prezzi esigui.
  • Form di contatto in evidenza: il modulo è messo in primo piano, subito in alto alla pagina e richiede una sola informazione, l’email. In questo modo non assilla l’utente con mille informazioni, che potrebbero farlo desistere dalla conversione.
  • Prove sociali: la landing page è arricchita con call to action (“Fidati di oltre 150.000 aziende in tutto il mondo“) e recensioni sul prodotto, che servono come eccellente prova sociale per ridurre i dubbi e migliorare la credibilità.

4. Landing Page dell’Athabasca University

Landing Page Athabasca UniversityLEGGI ANCHE: Regole da tenere a mente per una landing page efficace

La Athabasca University ha aperto la strada alla formazione a distanza in Canada negli anni ’70. Oggi utilizza le landing page per potenziare le sue iniziative di iscrizione online, incluso questo esempio che rappresenta i suoi 14 programmi di certificazione. È una scelta intelligente poiché le landing page consentono all’università di focalizzare l’attenzione dell’utente su porzione delle sue offerte.

Perché è d’ispirazione?

  • Obiettivo chiaro: questa landing page è dedicata a tutte le persone che vorrebbero migliorare il grado della propria istruzione, ma sentono di non avere tempo per perseguirla. Questo messaggio è messo in evidenza grazie ad una chiara call to action “Tempo per la mia vita. Tempo per la mia certificazione” e con del contenuto creato ad hoc, che fa appello al desiderio di auto-realizzazione.
  • È un classico esempio di Z-pattern: sfrutta la gerarchia visiva per muovere lo sguardo dell’utente. In questo modo, l’occhio è incoraggiato a spostarsi dal logo dell’Università di Athabasca fino allo slogan, quindi in diagonale in direzione del copy della pagina, e infine alla sua destra verso la call to action.

5. Landing Page di Deliveroo

Landing Page Deliveroo

Deliveroo è una società di consegne alimentari fondata nel Regno Unito, che ora opera in molte città del mondo. Mentre il loro sito web si rivolge ai clienti che richiedono consegne di cibo, questa landing page è rivolta ai ristoranti che vogliono collaborare con Deliveroo.

Perché è d’ispirazione?

  • Design complessivo orientato al business: invece di foto di poke deliziosi e pizze appena sfornate, questa landing page si concentra su un video che racconta la preparazione dei piatti e le consegne. Inoltre è stata inserita una frase esplicativa per evidenziare istantaneamente ciò che i ristoranti possono guadagnare dalla collaborazione con Deliveroo.
  • Moduli online molto semplici: i moduli online possono aiutare le aziende a raccogliere informazioni importanti sui clienti. Tuttavia, se sono troppo lunghi o complicati, è probabile che vengano rimbalzati. In questo caso, Deliveroo ha incluso solo i dettagli più importanti e semplificando la compilazione del modulo, con elenchi a discesa ed etichette chiare.
  • Include una politica sulla privacy: se il modulo richiede informazioni sensibili, è necessario rassicurare i visitatori, mettendo in evidenza la politica sulla privacy. Deliveroo ha aggiunto un link alla sua politica direttamente sotto il pulsante “Invia”, rendendolo maggiormente visibile.

6. Landing Page di Branch Furniture

Landing Page Branch Furniture

Non è affatto semplice arredare il proprio ufficio, e questo Branch Furniture lo sa perfettamente! La loro landing page rassicura immediatamente l’utente mettendo in evidenza i vantaggi nella scelta del servizio: qualità del prodotto, velocità della progettazione e dell’installazione e risparmio.

Perché è d’ispirazione?

  • Titolo fortemente esplicativo: “Mobili per ufficio installati con semplicità“, in poche parole rende evidente la sua unique selling proposition (USP) e il target a cui si rivolge. La landing page evidenzia che si tratta di un’esperienza di collaborazione, con progettazione gratuita e spese di installazione incluse.
  • Usa CTA intelligenti: sebbene la pagina abbia più di una call to action, finiscono tutte per portare l’utente nello stesso posto. Usare una call to action differente aiuta i visitatori a capire le fasi successive del processo.

7. Landing Page di Blue Forest Farms

Landing Page Blue Forest Farm

I produttori di canapa hanno difficoltà a dissociarsi dalla cultura della cannabis, mentre la
landing page di Blue Forest Farms ha un approccio più moderno. Dal design pulito, al copy persuasivo, dimostra chiaramente che si tratta di un settore che richiede di essere preso sul serio.

Perché è d’ispirazione?

  • Approccio “raffinato”: Blue Forest Farms commercializza olio di canapa in forme diverse, dallo stato grezzo, al prodotto white label pronto per il mercato. Oltre a elencare queste tipologie di prodotto, questa landing page illustra il processo attraverso il quale viene perfezionata la loro canapa, sottolineando la cura e il mestiere che le riguardano.
  • Design semplice: invece di riempire la pagina con troppe informazioni, Blue Forest Farms lo mantiene semplice, per incoraggiare la compilazione del form di contatto il più presto possibile.

8. Landing Page di Bouquet Bar

Landing Page Bouquet Bar

Regali di lusso… solo perché“. Bouquet bar afferma che non c’è bisogno di una scusa per impressionare qualcuno che ami, con un mazzo di fiori.

Perché è d’ispirazione?

  • Offre la possibilità di scelta: per coloro che vogliono creare qualcosa di personalizzato, la prima call to action invita a creare il proprio bouquet, mentre per chi ha poco tempo o immaginazione, esistono dei bouquet già pronti all’uso.
  • Uso di immagini suggestive: le fotografie mettono in mostra i soggetti che ricevono il dono, con lo scopo di generare empatia e suscitare emozioni. 

9. Landing Page di Campaign Monitor

Landing Page Campaign Monitor

La landing page della piattaforma di email marketing Campaign Monitor riunisce molte delle best practice per le pagine di destinazione citate in precedenza nell’articolo: include un copy chiaro e persuasivo, prove sociali ed un unico obiettivo perseguibile: “Progetta la tua prima email HTML ora“.

Perché è d’ispirazione?

  • Coerenza del messaggio: hai notato quante volte la keyword “email HTML” compare all’interno della pagina? Rimanere concentrato su questo unico obiettivo potrebbe favorire la conversione.
  • CTA attraente: l’abbiamo già menzionata sopra, la call to action “Progetta la tua prima email HTML ora” non è la classica frase scontata, come potrebbe essere “Ulteriori informazioni“.
  • Usa immagini di persone reali: come già detto per la landing page precedente, utilizzare fotografie realistiche di persone potrebbe aiutare a suscitare emozioni nei visitatori e potrebbe renderli più propensi a convertire.

LEGGI ANCHE: Consigli per convertire il traffico web in più contatti e clienti

10. Landing Page di Fast Mask

Landing Page Face Mask

Fast Mask crea e vende maschere e coperture per il viso
progettate per essere utilizzate da ciclisti, motociclisti, ed altri amanti degli sport estremi. Questa landing page si rivolge agli amanti del brivido e mostra alcune fantasie che possono essere scelte, oltre alle diverse modalità per poterle indossare

Perché è d’ispirazione?

  • Mette in evidenza i prodotti più venduti: Fast Masks produce oltre 100 fantasie di maschere diverse, ma questa landing page mostra solo cinque delle loro opzioni più popolari. Questo è sufficiente per far capire all’utente che tipologia di prodotti potrà trovare nel sito, evitando di trasformare la pagina in un grande elenco di prodotti.
  • Si concentra sui vantaggi: molti visitatori potrebbero pensare di acquistare una maschera per la prima volta, quindi la pagina di destinazione richiede tempo per spiegare alcuni dei vantaggi principali di indossarne una, ad esempio il grado di protezione, la qualità del prodotto, la varietà del catalogo, e molto altro.
  • Include prove sociali: la landing page contiene recensioni sul prodotto, che servono come eccellente prova sociale per ridurre i dubbi e migliorare la credibilità dell’azienda.

11. Landing Page di Goby

Landing Page Goby

Spazzolatura perfetta“, questo è ciò che la landing page di Goby promette, offrendo ai visitatori la sicurezza e la curiosità di fare clic. Non solo il loro pluri-premiato spazzolino elettrico ha alcuni riconoscimenti impressionanti, ma è anche conveniente e supportato da una garanzia di rimborso.

Perché è d’ispirazione?

  • Caratteristiche dello spazzolino da denti: mette in evidenza tutti gli elementi dello spazzolino Goby attraverso un’immagine, in questo modo i visitatori possono vedere da soli come sono le “setole morbide e premium” e la “testina oscillante“.
  • Messaggio ad alto impatto sociale: gli acquirenti amano supportare marchi che sono mossi da forti valori. In fondo alla pagina si evidenzia che Goby desidera rendere l’igiene orale accessibile a tutti ed è partner del programma Global Student Outreach della NYU College of Dentistry.
  • Foto di Instagram: il carosello delle foto di Instagram, in fondo alla pagina, è una grande riprova sociale. Queste immagini di influencer che usano lo spazzolino, lo rendono un prodotto alla moda e ne stimolano l’acquisto.

LEGGI ANCHE: Limited edition strategy: come può condizionare le decisioni di acquisto

12. Landing Page di Panda7

Landing Page Panda7

Qualcuno ama davvero il processo di selezione dell’assicurazione auto? La risposta probabilmente è no. Bisogna contattare assicuratori diversi, confrontare le loro tariffe e scrutare attentamente i contratti. Ma questa
landing page di Panda7 promette di rendere le cose molto più semplici.

Perché è d’ispirazione?

  • Vantaggi chiari: la landing page chiarisce che ci sono due principali vantaggi nell’uso del servizio. Innanzitutto, consente di risparmiare tempo, permettendo di confrontare le migliori tariffe online. In secondo luogo, consente di risparmiare denaro (fino al 30%, in alcuni casi). Questi due punti vengono ripetuti più e più volte in diversi modi.
  • Intestazione intelligente: la call to action in alto alla pagina cambia in modo intelligente, trasformandosi da numero di telefono a “Confronta le quotazioni” durante lo scorrimento della pagina.

13. Landing Page di Twinwoods Adventure

Landing Page Twinwoods Adventure
La landing page di Twinwoods Adventure è dedicata agli amanti dello sky-diving. Bluespark Digital ha creato una pagina che pullula di energia ed eccitazione rimanendo concentrata sulla conversione.

Perché è d’ispirazione?

  • Contatti in evidenza: come per altre landing page viste finora, il design incoraggia lo scorrimento verso il basso. Facendo clic sulla freccia sotto la CTA si effettua uno scrolling, tuttavia il numero di telefono resta in evidenza nella pagina.
  • Fornisce prove dell’esperienza: Twinwoods Adventure vende un’esperienza, perciò la prova sociale è fondamentale. La pagina contiene sia testimonianze, che recensioni, da Google, Facebook e TripAdvisor.
  • Ulteriori informazioni: in fondo alla pagina l’utente può trovare tutte le informazioni utili di cui potrebbe aver bisogno. Probabilmente, questa sezione potrebbe essere messa maggiormente in evidenza, ma Twinwoods Adventure la inserisce in maniera intelligente, senza allungare la pagina.

14. Landing Page di Smalls – Food for Cats

Landing Page Smalls

La landing page di Smalls – Food for Cats offre un servizio di abbonamento di cibo per gatti di alta qualità, nella varietà umida o secca. Questo prodotto offre numerosi benefici: offre un alito più fresco, un pelo più lucido e maggiore energia.

Perché è d’ispirazione?

  • Coupon: in alto alla landing page, una call to action mette in evidenza la possibilità di ottenere uno sconto del 25% sul primo acquisto.
  • Uso dei colori: a pagina suddivide ogni sezione con un colore di sfondo diverso, dando al tutto un aspetto divertente e giocoso.
  • Recensioni: questa pagina di destinazione contiene oltre 11 divertenti e tenere fotografie di gatti che si godono il prodotto.

15. Landing Page di Zumba

Landing Page Zumba

Sì, questa forse non te l’aspettavi, ma la landing page di  Zumba non serve a reclutare studenti, bensì nuovi istruttori per questa disciplina.

Perché è d’ispirazione?

  • Uso delle parole e della fotografia: Zumba è uno sport incentrato sul movimento e questa landing page cattura l’energia cinetica con fotografie ad alta risoluzione di persone che saltano, ballano e ridono. Anche il copy è molto seducente.
  • Video di supporto: con i programmi di fitness, è sempre meglio mostrare alcuni contenuti video, in modo da dare ai visitatori un assaggio di come sarà effettivamente provarli da soli. La pagina utilizza una combinazione di video professionali e contenuti creati dagli istruttori per offrire uno sguardo nel mondo di Zumba.
tiktok challenge

TikTok vuole fare causa a Trump per aver cercato di vietare l’app negli Stati Uniti

TikTok sta intraprendendo un’azione legale contro i tentativi dell’Amministrazione Trump di vietare l’applicazione negli Stati Uniti.

Dopo aver valutato le sue opzioni a seguito dell’ordine esecutivo che la costringerà sostanzialmente a vendere a una società statunitense, o ad affrontare un divieto sul mercato americano, TikTok ha confermato che porterà avanti un’azione legale contro il governo statunitense per la direttiva ufficiale.

LEGGI ANCHE: TikTok apre il suo algoritmo e sfida i concorrenti a fare lo stesso

La posizione di TikTok

In una dichiarazione, TikTok ha spiegato l’azione in corso, dicendo che non vede altra opzione se non quella di contestare l’ordine:

“Anche se siamo in forte disaccordo con le preoccupazioni dell’Amministrazione, per quasi un anno abbiamo cercato di impegnarci in buona fede per fornire una soluzione costruttiva. Quello che abbiamo incontrato, invece, è stata la mancanza di un giusto processo, in quanto l’Amministrazione non ha prestato attenzione ai fatti e ha cercato di inserirsi nelle trattative tra imprese private”.

TikTok potrebbe avere in effetti un punto a suo favore – anche se ci sono preoccupazioni significative intorno alle operazioni e ai processi della società, non ci sono prove pubblicamente disponibili per dimostrare che i dati degli utenti statunitensi siano effettivamente condivisi con il governo cinese, né che vi siano contenuti censurati.

tiktok ceo

Dalla Casa Bianca si sostiene infatti che:

“TikTok, secondo quanto riferito, censura anche contenuti che il Partito Comunista Cinese considera politicamente sensibili, come quelli riguardanti le proteste a Hong Kong”.

In realtà a sostegno di queste tesi non ci sono prove definitive – almeno, nessuna che reggerebbe in un’impugnazione legale. Ecco perché TikTok sta passando alla fase successiva.

“Per garantire che lo Stato di diritto prevalga e che la nostra azienda e i nostri utenti siano trattati in modo equo, non abbiamo altra scelta se non quella di contestare l’Ordine Esecutivo attraverso il sistema giudiziario”, ha dichiarato l’azienda.

L’azione in realtà, alla fine, rendere le cose ancora più difficili per l’app.

LEGGI ANCHE: Week in Social: una settimana all’insegna del deal del secolo tra Microsoft e TikTok

La vendita dell’app a una società americana

La decisione di TikTok di fare il prossimo passo legale potrebbe anche indicare che le trattative per la sua potenziale vendita a un acquirente americano – probabilmente Microsoft – non stanno procedendo come previsto. Come notato, nella sua dichiarazione iniziale sull’Executive Order, TikTok ha prospettato la possibilità di un’azione legale, ma l’opinione è che TikTok vorrebbe perseguire questa linea d’azione solo come ultimo risultato, per paura di contrapporsi ulteriormente all’amministrazione Trump.

testate giornalistiche tiktok

A quanto pare Microsoft rimane il principale offerente di TikTok, che alcuni hanno valutato circa 30 miliardi di dollari, ma ci sono varie preoccupazioni che potrebbero vedere l’azienda esitare a premere il grilletto su un affare così grosso.

È possibile che le discussioni si siano deteriorate al punto che TikTok senta il bisogno di fare questo passo avanti? Microsoft certamente, in quanto potenziale proprietario di TikTok, non vorrebbe essere coinvolta in una battaglia legale con il governo degli Stati Uniti.

Teoricamente tutto dovrebbe risolversi se l’affare Microsoft andrà in porto, ma anche così, il fatto che TikTok stia facendo questo passo avanti legale potrebbe riflettere le preoccupazioni che le cose non andranno come sperato.

Ma, d’altra parte, ci sono altri pretendenti. Oracle si è rivelato questa settimana come uno dei tanti partner di un consorzio che cerca di fare un’offerta per la piattaforma, mentre anche Google aveva, a un certo punto, pensato di contribuire a un’offerta collettiva per la piattaforma, prima di cambiare idea.

Sembra che ci siano opzioni disponibili per mantenere in funzione la piattaforma, ma la decisione di TikTok di recarsi in aula non sembra essere un buon segno.

LEGGI ANCHE: TikTok lascia Hong Kong: ecco cosa c’è da sapere se fai marketing

TikTok Italia

La strategia per rimandare la decisione

D’altra parte, potrebbe anche essere una tattica dilatoria – se TikTok potesse rimandare qualsiasi decisione fino a dopo le elezioni americane, potrebbe essere in grado di rinegoziare il suo status con un nuovo governo. Se Trump non fosse più al comando, forse un nuovo presidente sarebbe più comprensivo della situazione.

Forse, quindi, l’azione legale di TikTok non punta tanto a vincere la causa, in quanto tale, quanto a prolungare la disponibilità dell’applicazione su territorio americano.

In ogni caso, secondo il direttore generale di TikTok, Vanessa Pappas, l’app non andrà da nessuna parte:

“Crediamo di avere diverse strade da percorrere per continuare a fornire questa incredibile esperienza di app ai milioni di americani che ogni giorno si affidano ad essa”.

Evidentemente, una sfida legale è un’altra di queste strade. Ora vediamo come andrà a finire – con la scadenza del 15 settembre sempre più vicina per il ban dell’app.

grafica per i social media

9 tips di grafica per i social media (senza avere un background da grafico)

  • Saper creare contenuti di qualità è una skill indispensabile per lavorare con i social media e catturare l’attenzione delle persone.
  • Secondo un studio di BuzzSumo, l’uso di grafica per i social media è in grado di incrementare l’engagement fino a 2,3 volte.

 

“Content is king”, lo scrisse per la prima volta Bill Gates con grande lungimiranza nel lontano gennaio del 1996 e a distanza di più di 20 anni, questa frase è diventata una sorta di mantra per chiunque lavori a contatto con il web: i contenuti di alto livello sono il motore dell’informazione, e di conseguenza, anche del digital marketing.

Il contenuto è dove mi aspetto che verranno fatti più soldi su Internet, proprio come accadeva nelle trasmissioni radiotelevisive. […] Le opportunità più ampie, per la maggior parte delle aziende, riguardano la fornitura di informazioni o intrattenimento. Nessuna azienda è troppo piccola per partecipare.

(Bill Gates)

Saper creare contenuti di qualità e grafica per i social media è una skill indispensabile in un’era in cui siamo costantemente bombardati di informazioni durante tutta la giornata.

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Conquista il tuo pubblico con la grafica per i social media

Tra tutti i tipi di percezione sensoriale, il 90% degli input che il nostro cervello elabora sono di tipo visivo, il che ha portato marketer e designer ad attribuire un ruolo di primo piano ai contenuti visivi nella definizione delle strategie.

Secondo un studio di BuzzSumo, l’uso di visual content efficaci sui social media è in grado di incrementare l’engagement fino a 2,3 volte.

Dunque, come creare visual efficaci che catturino l’attenzione dell’utente, senza un background da graphic designer?

1. Capire dove mirare

Individuare un obiettivo e circoscrivere il target di riferimento vuol dire porre le fondamenta su cui si andrà ad edificare l’intera strategia.

In particolar modo sui social network, capire a chi ci si sta rivolgendo e come farlo è uno step imprescindibile, da cui dipenderanno tutti gli step successivi.

Nessun contenuto è in grado di attirare l’attenzione di tutti gli utenti, dunque è importante porsi alcune domande affinché si riesca a intercettare la fetta di pubblico che ci interessa:

  • Chi è il mio cliente ideale?
  • Quali sono le piattaforme che usa abitualmente?
  • Quale messaggio voglio trasmettere e quale reazione voglio innescare?
  • Quale sarà l’azione successiva che desidero che l’utente compia?

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LEGGI ANCHE: Tips e dati per scegliere le immagini giuste da condividere sui social

2. Le dimensioni contano

Il secondo step è scegliere le dimensioni esatte dei tuoi Canvas.

Ogni piattaforma social richiede dimensioni specifiche e tipologie di contenuti differenti, dal carosello di immagini adv alle gif animate.

Anche quando si utilizza lo stesso visual su diverse piattaforme, non bisogna mai dimenticare di adattarne le dimensioni di volta in volta, lavoro noioso ma molto importate affinché l’esperienza di fruizione da parte dell’utente sia impeccabile.

Le specifiche sulle dimensioni delle varie piattaforme e le tipologie di grafica supportate cambiano spesso, pertanto bisogna essere sempre aggiornati sulle norme attualmente in vigore.

Guide dettagliate e sempre aggiornate, come quelle di Ninja o di sproutsocial.com, possono esserti di grande aiuto.

3. Raccontare con le immagini

Tutti, nella maggior parte dei casi, utilizziamo i social nei ritagli di tempo, ad esempio mentre facciamo la fila al supermercato o aspettiamo l’autobus, e con un livello d’attenzione relativamente basso.

L’utilizzo di visual content serve proprio a raccontare una storia nel modo più immediato: l’elaborazione delle informazioni visive rispetto a quelle testuali è molto più rapido; per riconoscere e interpretare un’immagine bastano pochi millisecondi.

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È importante quindi che la scelta degli elementi grafici sia funzionale al tipo di reazione che si intende suscitare, sia essa una reazione emotiva o di semplice curiosità, che spinga l’utente a cliccare quel contenuto piuttosto che un altro.

4. Prestare attenzione alle scelte cromatiche

L’attenzione alle scelte cromatiche, l’uso di tonalità complementari, il giusto equilibrio tra luci e ombre, sono fondamentali per rendere un’immagine accattivante.

Tra le combinazioni vincenti ci sono sicuramente gli accostamenti di tinte in netta contrapposizione sul cerchio dei colori, come il rosso-rosato con il blu acqua, il verde chiaro con il magenta e il giallo brillante con il viola prugna.

Nella scelta della palette da utilizzare, è importante evitare colori che si scontrino con quelli della brand identity della piattaforma su cui verrà pubblicato il contenuto, come ad esempio il blu di Facebook.

5. Studiare la visual identity del brand

Affinché un contenuto sia immediatamente associato al brand, nello scegliere la palette di colori così come gli elementi grafici da utilizzare, bisogna sempre compiere uno studio preliminare dell’identità visiva del marchio per essere in linea con quelli che sono gli elementi distintivi della brand identity.

In particolare, è importante attenersi alla “guida del marchio”, vale a dire a tutta la raccolta di font pre-selezionati, variazioni del logo, combinazioni di colori, elementi di design definiti inizialmente.

6. La semplicità prima di tutto

Semplificare il più possibile, in alcuni casi è necessario. Uno di questi casi è proprio la creazione di visual content.

Quando lavori in uno spazio così ristretto e hai a disposizione poco tempo per trasmettere un messaggio, uno degli errori da principiante più frequenti è il surplus di informazioni.

Testi troppo lunghi all’interno dei canvas, sovraffollamento di elementi grafici e simili, finiranno solo per appesantire il messaggio e ridurre l’interesse dell’utente, che andrà a riversarsi su contenuti più catchy.

7. Effetto “stop-scrolling”

Mantenere una coerenza con l’identità del marchio è molto importante, ma a volte anche andare controcorrente può servire per ottenere l’effetto stop-scrolling.

Il modo migliore per capire cosa fa effettivamente soffermare l’utente nel bel mezzo dello scrolling, è quello di testare diverse tipologie di contenuti e studiarne le reazioni.

Ad esempio, alternare le immagini a blocchi di colore con dei copy di grande impatto, oppure dare risalto ai prodotti usando texture accattivanti e creando un contrasto ad effetto, può essere molto utile per interrompere il flusso di contenuti e sortire l’effetto wow.

8. Focalizzarsi sull’essenziale

L’occhio umano impiega all’incirca 50 millisecondi per riconoscere un’immagine, il che implica che in questo brevissimo lasso di tempo tutte le informazioni essenziali devono essere recepite.

Gli elementi all’interno della grafica devono seguire una gerarchia visiva, che metta in risalto le informazioni importanti e ne esalti i tratti più significativi, rispetto alle informazioni secondarie.

Ad esempio, Call To Action come “Inizia una prova gratuita”, “Partecipa al contest” o “Richiedi ora il tuo coupon” saranno sempre riportate con caratteri più grandi e poste in una posizione di primo piano rispetto ad altri informazioni secondarie.

LEGGI ANCHE: Come creare call to action efficaci per ogni obiettivo di marketing

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9. Occhio alle reference

Il modo migliore per trovare idee grafiche per i social media che funzionino è essere sempre aggiornati sui trend di design, ad esempio dedicando del tempo alla raccolta di reference, ad analizzare i contenuti proposti dai competitor o da influencer che usano il loro profilo per promuovere prodotti affini ai tuoi.

Ricorda: alcune tra le migliori idee grafiche derivano da una convergenze di tendenze differenti tra loro e di spunti raccolti da diverse fonti e opportunamente affiancati.

Cosa si aspettano i più giovani dal tuo Content Marketing

  • I giovani di oggi sono i nativi digitali per eccellenza, la vera ispirazione per la creazione del content del futuro.
  • Il nuovo obiettivo non è più solo la conversione, ma l’engagement.

 

Nel momento in cui siamo ora siamo bombardati quotidianamente da messaggi sulla digitalizzazione, la domanda che tutti in questo momento dovremmo farci è: come dovremo cambiare la nostra strategia di content marketing, per catturare ancora l’attenzione dei consumatori?

Pensiamo a cosa stanno facendo ora i brand: in ogni settore, in questo ultimo periodo così particolare, la comunicazione si è spostata dall’offline all’online, e la qualità dei messaggi e dei contenuti ha registrato un notevole miglioramento.

Persino i più scettici, ancora legati ad una comunicazione più tradizionale, hanno dovuto arrendersi; il futuro, o presente, degli investimenti deve essere nei contenuti digitali.

Fino a qui siamo tutti concordi, ma la domanda sorge spontanea: come?

Un Content giovane

LEGGI ANCHE:5 azioni supportate dalla ricerca per migliorare il tuo Content Marketing

Molto spesso i modi di comunicare più innovativi nascono dai consumatori stessi, bottom-up.

I giovani di oggi sono i nativi digitali per eccellenza, e la migliore ispirazione per la creazione di contenuti futuri. Non solo per i social, perché il content marketing non vive solo su Instagram o il più recente TikTok, ma anche sull’eCommerce.

I nativi digitali sono coloro i quali sperimentano nuove forme di comunicazione, per i quali un lancio di un prodotto non è più solo un evento esclusivo, ma virtuale, aperto a tutti. La rivoluzione del content marketing è necessario arrivi da loro.

Non bisogna solo interpretare il loro linguaggio e riprodurlo nella nostra strategia, ma studiare forme nuove di coinvolgimento.

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Meno prodotto, più brand

I brand con un purpose e una reason to believe, sono coloro i quali sono riusciti a costruire una strategia più efficace in questo periodo.

Il content marketing del futuro è un piano di contenuti più flessibile, che punta a audience differenti, non solo focalizzate sul puro prodotto, ma anche su contenuti più emozionali e di brand.

Ciò potrebbe causare diverse contestazioni, lato commerciale, per un modo di pensare ormai radicato, che più follower significhi più conversioni. In realtà diverse persone hanno dichiarato che in futuro, saranno più predisposte ad acquistare da brand che hanno saputo mostrare empatia e vicinanza ai consumatori.

Bisognerà interrogarsi se strategie di contenuti commerciali e sicure, ripaghino nel lungo termine, o se è necessario ripensare al modello di comunicazione e rischiare: rischiare di creare un purpose per avere risultati nel medio e lungo periodo, avendo magari meno ritorno all’inizio, ma più valore in futuro.

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Dati Qualitativi

Non c’è strategia di contenuto senza dati a supporto; anche il modo di decidere i KPIs per i propri contenuti sta subendo una profonda modifica.

Siamo passati da un mondo content dove la conversion era il fattore principale per determinare una strategia di contenuto, a un mondo in cui il consumatore, con i suoi bisogni e sensazioni, viene messe al primo posto.

Ma attenzione: l’obiettivo non è più solo colpire, ma, dopo questa esperienza, il fattore principale di misurazione sarà l‘engagement.

Quanto più il nostro utente, consumatore del domani, si sarà sentito coinvolto dal nostro messaggio, tanto più la propensione ad un acquisto sarà elevata e misurare l’efficacia più determinante.

content marketing

Come parlare con il tuo Content Marketing a una nuova generazione

La Gen Z ha un diverso insieme di aspettative quando si tratta di marketing e di comportamento del brand. Si tratta di un pubblico che conta già da 2 a 2,5 miliardi e mezzo di persone, con un potere d’acquisto di 44 miliardi di dollari. Da qui, il motivo per cui i marketer dovrebbero rivolgere almeno una parte della loro attenzione verso questo pubblico.

Ciò che è importante capire, tuttavia, è che, sebbene la Gen Z segua direttamente i millennial, ci sono alcune differenze significative tra i due gruppi.

Il 40% della Generazione Z dà la priorità alla connessione Wi-Fi rispetto a un bagno funzionante (pazzesco, vero?). In altre parole, si tratta di consumatori di contenuti sempre connessi e pronti a consumare video.

La pubblicità tradizionale non funziona con la Gen Z

Non vedrete mai i ragazzi della Gen Z seduti a guardare la pubblicità davanti alla TV, o affascinati da un annuncio video pre-roll su YouTube. Piuttosto, la narrazione video non promozionale, in forma breve, è il modo per conquistare questo pubblico.

I brand devono tenerne conto e adattare i propri contenuti video alle varie piattaforme e dispositivi. Secondo quanto indicato da MobileMarketer.com, i consumatori della Gen Z richiedono un’esperienza su cinque schermi: telefono, computer, TV, tablet e wearable.

La Gen Z valorizza la diversità e l’inclusione

Secondo lo studio “Getting to Know to Know Gen Z: How the Pivotal Generation is Different From Millennials”, il 60% degli adolescenti sostiene i brand che prendono posizione su questioni in cui credono in materia di diritti umani, razza e orientamento sessuale.

Ma non si può semplicemente scegliere un hashtag di supporto da twittare. L’85% dei ragazzi acquisterà un marchio che sostiene una causa sociale piuttosto che un altro che non lo fa, secondo un sondaggio di Fuse Marketing.

“La Generazione Z sembra davvero interessata a impegnarsi con marchi che hanno valori in linea con i propri”, spiega Kyle Andrew, CMO di American Eagle, in un articolo di Fast Company.

La Gen Z si fida degli influencer

A differenza delle generazioni precedenti, la Gen Z è più propensa a relazionarsi con un proprio pari online piuttosto che con un portavoce di una celebrità o una top model.

Ecco perché sono attratti dagli influencer, che fungono da divulgatori di ciò che è nuovo ed eccitante.

La Gen Z influenza a sua volta

Oltre il 70% dei Gen Zer intervistati ha dichiarato di influenzare le decisioni delle famiglie sull’acquisto di mobili, beni per la casa, cibo e bevande. Alcuni brand hanno deciso che cercare di raggiungere la Gen Z avrà un ritorno a lungo termine, anche se non è esattamente il loro target demografico.

La piattaforma d’elezione per questo collegamento è YouTube, dove il 95% dei Gen Z dice di spendere molto del proprio tempo.

Suggerimenti per raggiungere la Gen Z con il tuo Content Marketing

Se sei un marketer di contenuti che spera di catturare i cuori e le menti della Gen Z, impara innanzitutto a conoscere questi consumatori emergenti partendo dagli esempi dei brand che già seguono (come Nike, Target…) o degli influencer più amati. Potrebbero non essere così tanti come i millennial, ma il loro potere d’acquisto, unito all’influenza che esercitano, non può essere ignorato.

Per iniziare, ecco le migliori pratiche di Content Marketing per arrivare dritto al cuore di questa nuova generazione:

  • esplora i contenuti interattivi.
  • Incontra gli influencer.
  • Concentrati sui video brevi.
  • Sii sempre autentico.
  • Promuovi la responsabilità sociale (e credici davvero).
  • Qualunque cosa tu faccia, non fare il millennial con la Gen Z!

Giveaway e Lead Generation: da semplici follower a contatti profilati

  • Prima su Facebook, adesso su Instagram, in futuro su TikTok: la sinergia tra social e giveaway non cessa di esistere.
  • Gli obiettivi che si possono raggiungere attraverso un giveaway sono tanti e diversi: dalla fidelizzazione di nuovi fan alla comunicazione di valori e mission aziendale.

 

I giveaway e i contest sui social sono una delle strategie utilizzante da brand e influencer per portare a segno diversi obiettivi di marketing. Infatti spesso si pensa che sia una pratica utilizzata solo per acquisire follower ma non è così.

Le motivazioni sono più funzionali e per comprenderle spesso si deve guardare il quadro complessivo della strategia messa in moto da team interni e consulenti marketing. Gli obiettivi che si possono raggiungere attraverso un giveaway sono:

  • Fidelizzare i nuovi fan;
  • Acquisire il contatto della community;
  • Aumentare la portata dei post organici sui social;
  • Aumentare il numero di followers;
  • Veicolare valori e mission aziendale;
  • Apparire meno distanti ai bisogni e necessità dell’audience.

Che cos’è un social giveaway?

In Italia è un concorso a premi a tutti gli effetti, in quanto si tratta di regalare qualcosa in cambio di un’azione dell’utente, atta a promuovere i propri prodotti o servizi.

Il giveaway è spesso associato ai social, anche se è possibile strutturarlo su altre piattaforme. Focalizzandoci sui social, il brand crea uno o una serie di post in cui si chiede agli utenti di effettuare delle azioni, chi le svolge potrà partecipare all’estrazione per vincere dei premi.

Di solito si richiede di:

  • seguire la pagina promotrice dell’iniziativa;
  • mettere like al post;
  • commentare il post.

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In alcuni casi, per aumentare l’effetto virale, può essere richiesto di taggare due o tre amici nel commento del post.

I premi possono essere dei gadget, l’uso esclusivo di qualche servizio, prodotti in serie limitata, ecc.

Come già accennato sopra, i giveaway sono dei concorsi a premi e per questo dobbiamo seguire delle regole nel rispetto delle leggi e delle tutele per le aziende e gli utenti.

LEGGI ANCHE: Consigli, esempi e regole da seguire per contest e give away su Instagram

Giveaway in Italia, come creali legalmente

La questione Server italiani

La legislazione italiana è molto attenta a come vengono gestiti i dati generati da un concorso a premi. Per “dati” non si parla solo di nome, cognome, indirizzi email, numeri telefonici e qualsiasi altro campo richiesto in un form di contatto (assente in un contest sui social) ma anche di quelli generati per poter partecipare al contest: commento del post, like, nome utente, ecc.

Spesso, erroneamente, si fa la distinzione che se non chiedi nessun dato personale non è considerato concorso a premi. Questa affermazione, in base a cosa abbiamo appena scritto sopra, è totalmente falsa. Il Ministero dello Sviluppo Economico, ente che garantisce il corretto svolgimento dell’iniziativa, deve poter verificare ogni criterio di partecipazione compreso, ad esempio, i commenti sotto il post. Per poterlo fare la normativa indica esplicitamente che i server su cui vengono registrati tali dati devono risiedere in Italia.

I server più vicini di Facebook e Instagram sono in Irlanda, come si risolve questa problematica? Affidandosi a software certificati dal MiSE che attraverso il mirroring registrano i dati in Italia.

Il regolamento del contest

Risolto il problema server, se vogliamo indire un giveaway dobbiamo mettere per iscritto la modalità di partecipazione, come si svolge l’estrazione, i soggetti coinvolti, i premi messi in palio e tutto ciò che è importante non solo ai fini burocratici, ma sopratutto per gli utenti che devono avere visione trasparente di ciò che accade.

Il regolamento di un giveaway deve indicare:

  • soggetti promotori;
  • durata del concorso;
  • ambito territoriale di svolgimento del contest;
  • modalità di svolgimento;
  • modalità di Assegnazione Premi;
  • valore commerciale dei premi messi in palio e relativo montepremi;
  • termine del contest;
  • dati della Onlus alla quale devolvere gli eventuali premi non assegnati.

Chi può fare un Giveaway

In quanto concorso a premi, solo le aziende iscritte al registro della camera di commercio possono indire un giveaway. Non sono permesse onlus, associazioni no profit e privati.

Cosa altro dobbiamo fare per non trasgredire le regole?

  • Dichiarare il concorso al Ministero dello Sviluppo Economico;
  • Compilare il modulo PREMA CO/1;
  • Effettuare l’estrazione del vincitore in presenza di un notaio o funzionario della Camera di Commercio;

Giveaway per la Lead Generation: come far diventare i fan dei contatti profilati

Fino a qui abbiamo tenuto in considerazione una meccanica interamente svolta all’interno dei canali social. Come sappiamo in questo caso non è possibile richiedere ai nostri fan l’indirizzo email, il numero di telefono o qualsiasi altro contatto in modo da poterlo inserire all’interno dei nostri database di contatti per fare attività di newsletter, email marketing, retargeting, o semplicemente contattarli per qualsiasi motivo commerciale.

Per convertire i fan in utenti profilati dobbiamo creare un funnel di conversione attraverso una landing page. Ecco come:

  • creiamo un post in cui invitiamo i nostri fan a partecipare al giveaway;
  • li indirizziamo verso una landing page e al suo interno ci sarà un form di registrazione;

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  • il form di registrazione dovrà richiedere nome, email e qualsiasi altro field (anche se personalizzato) che ci aiuti a profilare al meglio l’utente;
  • tutti gli utenti registrati potranno essere estratti in modo casuale da un software certificato;

  • definizione del vincitore;
  • scaricamento della lista dei partecipanti o integrazione diretta nel CRM aziendale.

La scelta del software per organizzare un giveaway diventa fondamentale per evitare non solo problemi burocratici, ma anche per garantire agli utenti che tutto sia regolare.

accelerazione digitale

Accelerazione Digitale: 3 punti da considerare per la prossima strategia marketing

  • Il know-how digitale acquisito dai consumatori è un’enorme opportunità per le future pianificazioni marketing: dall’interazione con i social media alle newsletter informative. Esistono tanti modi per raggiungere il proprio target e coinvolgerlo.
  • Essere utile e rispondere alle necessità del cliente, creando con lui un rapporto di valore e fiducia di lungo termine è essenziale, per questo gli sforzi di un’attuale strategia marketing dovrebbero concentrarsi anche sullo sviluppo delle relazioni con i consumatori.

 

Anche le strategie di marketing sono state colpite dal COVID-19.

Se è vero che per “fare del buon marketing” è necessario comprendere le esigenze dei propri clienti, allora non può passare inosservato che negli ultimi sei mesi il modo di vivere delle persone si è modificato. E di conseguenza anche le loro abitudini e le propensioni di acquisto.

Gli strumenti di marketing rappresentano il miglior veicolo per farsi conoscere sul mercato di riferimento: negli ultimi tempi e soprattutto nel periodo di lockdown, poter attirare ugualmente il target verso i propri canali social, i siti web o le piattaforme di eCommerce, è stato fondamentale per il benessere di molte aziende.

Il know-how digitale acquisito, sempre nel medesimo periodo, dai consumatori è e sarà un’enorme opportunità per le future pianificazioni: dall’interazione con i social media alle newsletter informative. Esistono tanti modi per raggiungere il proprio target e coinvolgerlo, l’importante è avere le idee chiare e svilupparle all’interno di un piano strutturato.

Ecco alcuni consigli per le prossime strategie di marketing, per ripartire, consolidare i rapporti già esistenti con i clienti ed attirarne di nuovi.

Tre consigli per la prossima strategia di marketing

1. Parola d’ordine: qualità

Che si tratti di contenuti per i social network, della predisposizione di uno shooting fotografico per la campagna vendite di un prodotto o del posizionamento del proprio sito web: è importante garantire agli utenti la qualità durante le varie fasi del customer journey.

Ultimamente, ad esempio, le ricerche e gli acquisti online sono cresciuti in maniera esponenziale. Potrebbe rivelarsi molto utile essere presenti con il sito web aziendale nella parte superiore della pagina dei risultati di un motore di ricerca, oppure avere a disposizione un sito web veloce e user friendly, dove gli utenti possono arrivare con facilità alla fase finale d’acquisto. Secondo una recente ricerca Google, infatti, i siti più veloci garantiscono che un numero maggiore di clienti proseguirà fino alla fase del pagamento.

Ottimizzare le fasi che portano all’acquisto di un prodotto nel caso di un e-commerce, migliorare la navigazione di un sito web informativo o attivare un’accurata strategia SEO (Search Engine Optimization o ottimizzazione per i motori di ricerca) sono solo alcune delle azioni che possono creare nuovi collegamenti di qualità e stimolare le conversioni.

accelerazione digitale

2. Creare una strategia marketing partendo dalla relazione di valore con i propri clienti

Essere utile al cliente e rispondere alle sue necessità, creando con lui un rapporto di valore e fiducia di lungo termine.

Gli sforzi di un’attuale strategia marketing dovrebbero concentrarsi anche sullo sviluppo delle relazioni con gli attuali e i futuri clienti, attraverso campagne pubblicitarie che diano valore alla reputazione aziendale, con agevolazioni e attenzioni dedicate agli utenti (ad esempio estendendo il periodo di tempo per il reso gratuito in caso di e-commerce), rispondendo rapidamente ai dubbi degli utenti sui vari canali di comunicazione, cercando nuovi touch point con il pubblico.

Percorrere nuove strade nel vasto mondo del marketing digitale: potrebbe essere il momento giusto per costruire una newsletter mensile con cui descrivere come si stanno riprendendo le attività in azienda o anticipare alcune novità su prodotti e servizi.

Inoltre in questa fase diventano ancora più importanti gli UGC (user-generated content), i contenuti generati dagli utenti sui social network: stimolare l’interazione del cliente per creare un forte legame con esso.

accelerazione digitale

3. Informare con chiarezza e monitorare il sentiment degli utenti

Gli utenti ricercano, si informano, valutano la posizione geografica e gli orari di apertura di un’attività commerciale, leggono le recensioni degli altri utenti.

Quelle elencate sono solo alcune delle informazioni che i consumatori cercano online prima di recarsi fisicamente presso il negozio, il ristorante o il wine bar scelto per una determinata occasione o per quel preciso acquisto.

Aggiornare costantemente la clientela e il potenziale target attraverso informazioni chiare sul proprio sito web, sui social network, sulle schede informative presenti sul web, deve diventare un’attività chiave, soprattutto in un momento di ripartenza come quello che si sta vivendo in Italia.

Stesso discorso vale per il monitoraggio delle recensioni degli altri utenti: avere piena consapevolezza di ciò che le persone pensano della propria azienda ed avere un piano per fronteggiare le eventuali critiche negative.

LEGGI ANCHE: Perché fare SEO post Covid è più importante che mai

email marketing coronavirus

Riassumendo

Nonostante le difficoltà di questo percorso di ripresa, potrebbe essere il momento giusto per consolidare la propria presenza online, implementare strumenti digitali e stabilire di conseguenza nuovi metodi di connessione e di conversione delle persone.

L’importante è farlo con un occhio alla qualità del contenuto, creando interazione e fornendo sempre chiare informazioni.

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contact tracing app eu

Contact Tracing App: dall’Italia al resto d’Europa, funzionano davvero?

  • Le contact tracing app dovevano servire all’Italia e all’Europa per riaprire i confini, anche in vista dell’estate. Ma qual è la situazione?
  • In Italia, l’app funziona da giugno ma il tasso di adozione è più basso di quanto necessario; in Europa le cose non vanno meglio, con una situazione frammentata e l’assenza di un modello di interoperabilità tra Paesi.
  • Harvard Business Review ha identificato alcuni punti su cui concentrarsi per stimolare l’adozione delle app che è in ritardo, come le “app di comunità” e gli incentivi all’utilizzo.

 

Ci siamo: l’estate più strana del secolo è finalmente arrivata.

Ha avuto un enorme punto di domanda fin dall’inverno, quando il virus che ha colpito il mondo ci ha messo tutti “in attesa” a tempo indeterminato. Eppure niente, neppure una pandemia, può fermare il sole, il caldo e la voglia di vacanza.

Alla fine, si sta facendo quasi tutto ciò che si pensava non si sarebbe potuto fare: i confini della maggior parte dei Paesi d’Europa sono aperti, in maniera più o meno chiara. Le persone stanno partendo per le vacanze come ogni anno, anche se su scala più locale. E mentre il Coronavirus continua a mietere vittime (anche se fortunatamente in Europa a livelli molto ridotti), noi torniamo a una parvenza di normalità.

Come? Uno dei metodi che sembrava avrebbero dovuto garantire alla nostra estate un aspetto “normale” era l’utilizzo delle Contact Tracing Apps.

L’Italia, come il resto del mondo, si è lanciata alla velocità della luce nella creazione della sua app di tracciamento, ed è effettivamente riuscita a farla uscire ai primi di giugno in tempi record, attestandosi tra le prime in Europa nell’impresa.

C’è stato un gran frastuono di voci, molte a favore, molte altre critiche dell’App sviluppata da Bending Spoons. Troppi, in realtà, gettavano benzina sul fuoco a sproposito, alimentando preoccupazioni sulla privacy che erano già state più che risolte, come avevamo visto in questo articolo dedicato.

Ma poi, più niente. Molti di noi l’hanno scaricata, e lei se ne è stata silente nei nostri smartphone, ricordandoci della sua esistenza solo quando per qualche motivo disattivavamo il Bluetooth e lei ci avvisava con una notifica che il suo funzionamento era sospeso.

Ci era stato detto che per essere efficace avrebbe dovuto essere scaricata da più di metà della popolazione.

Ci era stato detto che per poter aprire i confini europei, la maggior parte degli Stati avrebbero dovuto dotarsene.

Infine, ci era stato detto, ormai circa un mese fa, che un sistema di “interoperabilità” tra le varie applicazioni disponibili nei vari Paesi europei sarebbe stato la chiave per un’estate quasi normale (il documento dell’Unione Europea con le specifiche per l’interoperabilità è datato 12 giugno 2020).

E ora che ci siamo, qual è la situazione? Quali app dovrebbero scaricare i vacanzieri in partenza per altre località europee? Quali risultati stanno portando nei vari Paesi che le hanno adottate?

LEGGI ANCHE: Perché non è la privacy la giusta preoccupazione sulle contact tracing app

La situazione in Italia: qual è il livello di adozione dell’app Immuni?

immuni italia

La contact tracing app italiana, Immuni, è operativa ormai da circa due mesi.

L’app ha avuto una gestazione travagliata con critiche poco costruttive e problemi ante-litteram. Poi, finalmente, un parto speranzoso con 500mila download nel primo giorno; successivamente, primi giorni di vita costellati di piccoli o grandi ostacoli.

Poi, silenzio.

Quello che sappiamo, è che dopo averla scaricata e attivata, il suo ruolo è proprio quello di… non fare niente. L’app stessa ti ricorda di “aprirla periodicamente per verificare che sia attiva“, il che sicuramente non la fa percepire come una presenza oppressiva, ma dall’altra parte non aiuta a far capire la sua utilità.

Sappiamo che funziona tramite tecnologia Bluetooth Low Energy, riuscendo così a rispettare la privacy perché non registra posizione né altri dati sensibili.

Si è adeguata, così come la maggior parte d’Europa, al sistema predisposto da GoogleApple Decentralised Privacy-Preserving Proximity Tracing (DP-3T), modello decentralizzato più sicuro perché i dati vengono conservati sullo smartphone e non nei server.

Se un utente che ha installato l’app risulta positivo, il sistema invia ai dispositivi con cui è entrato in contatto una notifica di esposizione. Quest’informazione non ha conseguenze, nel senso che non vengono allertate le autorità né date particolari indicazioni al ricevente su cosa debba fare (teoricamente, auto-isolarsi o effettuare un tampone).

LEGGI ANCHE: 500 mila download nel primo giorno per l’app Immuni

E come sta andando l’app Immuni in Italia?

Secondo le dichiarazioni rilasciate a inizio agosto dalla ministra per l’innovazione Paola Pisano, “oggi i cittadini che hanno scaricato Immuni sono 4,6 milioni. Finora ha contenuto due focolai, 63 persone sono risultate positive e, poiché avevano scaricato Immuni, individuandole sono state inviate notifiche a più di 100 persone“.

Questi numeri sono sicuramente positivi, ma sono tremendamente al ribasso rispetto a quanto ci avevano prospettato come minimo indispensabile: si tratta di circa il 12% della popolazione in grado di utilizzarla.

Per essere davvero efficace, servono altri numeri.
Purtroppo molti italiani continuano a non fidarsi, nonostante abbia superato i testi sulla privacy effettuati ad esempio da AltroConsumo.

Complici diverse complicazioni, come la mancata chiarezza sull’iter da seguire in caso di notifica di esposizione, e il dibattio negativo che si è sviluppato intorno all’app, c’è ancora molta strada da fare per arrivare al cuore (o allo smartphone, in questo caso) degli italiani.
E il governo lo sa, infatti assicura di star mettendo in campo ulteriori misure comunicative e non per spingere l’adozione massiccia.

Insomma, in Italia bene ma non benissimo. E nel resto d’Europa?

LEGGI ANCHE: L’app Immuni si può scaricare (ma è già allarme ransomware)

Contact Tracing app in Europa: quali soluzioni nell’Unione e cosa funziona?

europa covid

Quasi tutta l’Europa si è attivata nella direzione delle contact tracing app come supporto per contenere la diffusione del Coronavirus, ma le modalità e i risultati sono stati estremamente frammentati e diversi.

Alla base c’è proprio un problema di “unione“: ovviamente ciascun Paese si è lanciato nella corsa agli armamenti digitale in autonomia.

Per fortuna molti hanno adottato il sistema di Google e Apple, rendendo la tecnologia sottostante quantomeno simile, ma per il resto ogni Stato ha fatto da sé, creando un sistema frammentato che non è in grado di dialogare a livello europeo.

Secondo i dati riportati da Reuters, nell’UE, Austria, Croazia, Danimarca, Germania, Italia, Irlanda, Lettonia e Polonia hanno lanciato applicazioni che utilizzano lo standard Google-Apple. Altri nove Paesi dell’UE hanno in programma app basate sullo stesso sistema (UK ha deciso di recente di concentrarsi su questo, mentre prima doveva sposare il modello decentralizzato). Al di fuori dell’Unione, applicazioni simili sono ora attive in Svizzera, Irlanda del Nord e Gibilterra.

Francia e Ungheria hanno lanciato un diverso tipo di app che memorizza le informazioni su un server centrale. La conseguente spaccatura degli standard significa che sarà difficile far funzionare tutte le app in tutta Europa senza soluzione di continuità.

Come funzionano le contact tracing app in Europa?

contact tracing app germania

I funzionamenti variano. L’applicazione tedesca Corona Warn è stata scaricata più di 16 milioni di volte (su una popolazione di 83 milioni) e consiglia agli utenti di rivolgersi a un medico; gli svizzeri condividono un numero verde da chiamare; mentre in Irlanda gli utenti possono scegliere di condividere il proprio numero di telefono ed essere richiamati da un operatore.

Ma funzionano? Bella domanda. Il compromesso del Bluetooth tra utilità e privacy è il nodo centrale, perché non rende possibile ad esempio individuare l’ora e il luogo esatti degli eventi a rischio.

Le app più orientate alla privacy (tra cui Immuni) rendono impossibile per i loro amministratori monitorare il numero di notifiche di esposizione che passano attraverso il sistema – rendendo difficile misurare se le app svolgono il lavoro a cui sono destinate.

In realtà, il framework di Google-Apple potrebbe consentire il monitoraggio delle notifiche di esposizione. Questo è ad esempio stato abilitato nell’app irlandese, che ha anche degli add-on come un “tracciatore di sintomi”, dove gli utenti possono condividere volontariamente informazioni su come si sentono, aiutando le autorità sanitarie a mappare la pandemia. Forse anche per questo l’app è stata scaricata dal 30% della popolazione.

contact tracing app

Un’unica app di contact tracing per tutta l’Europa? Non quest’estate

L’UE, come dicevamo, si è mossa per spingere nella direzione dell’interoperabilità in vista dell’estate e dei flussi di persone in movimento da un Paese dall’altro. Ma, a parte l’evidente ritardo del farlo a metà giugno, riuscirci “a posteriori” è sicuramente più complesso. Il risultato è che non esiste al momento in Europa un reale interscambio di dati tra le app di tracciamento per il Covid-19.

Se un viaggiatore intra-europeo vuole essere allertato di possibili esposizioni al di fuori del territorio nazionale, dovrà scaricare l’app di quello specifico Paese (con ovvie difficoltà, a partire dalla lingua).

E in autunno? Le speranze sono buone perché nei prossimi mesi questo passaggio fondamentale venga fatto, ma il problema non sarà comunque risolto: se l’Italia e l’intera Europa in generale non riusciranno a spingere un utilizzo dell’app più ampio di quanto non è successo finora, la loro utilità rimarrà comunque limitata (anzi, c’è chi sostiene che possano essere controproducenti perché rischiano di creare un falso senso di sicurezza).

contact tracing app europa

Come far utilizzare di più le contact tracing app?

Posto che il problema base della privacy venga neutralizzato (come ad esempio con Immuni è successo), perché le persone non scaricano e utilizzano le app di tracciamento? Perché tutta questa difficoltà nell’adozione di un sistema che ha un bassissimo impatto sul singolo, ma potenzialmente un grande impatto sulla comunità?

In primis, c’è il paradosso della privacy: più alta è la percezione che la privacy dell’utente è protetta, più persone adotteranno un’app di contact-tracing; ma una maggiore protezione della privacy pone dei limiti all’efficacia dello strumento nel tracciare la diffusione del virus, rallentando così la diffusione dell’app.

Poi ci sono i “negazionisti” che non credono alla pericolosità del virus e alla necessità di contenerlo. E i cosiddetti “astenuti“, che nel dubbio (pur assolutamente aleatorio) che possa danneggiarli preferiscono purtroppo non fare niente. Infine c’è chi non ha capito come funziona, chi ha paura di ricevere una notifica e non sapere cosa fare dopo, e così via.

Ma tutti gli altri? Qual è il problema?

Harvard Business Review ha pubblicato un articolo molto interessante a riguardo.

Secondo l’analisi, quando l’adozione è volontaria, le app per la ricerca di contatti presentano il classico problema dell’uovo e della gallina – o “partenza a freddo” – sperimentato da qualsiasi piattaforma alla ricerca di forti effetti di rete: non hanno praticamente alcun valore finché non raggiungono una massa critica di utenti.

Lo stesso vale per le app di tracciamento Covid-19. Invece di lanciarle in modo ampio e indiscriminato, dovremmo dispiegarle in comunità altamente focalizzate, contenute, affini, dove sarebbero immediatamente utili: famiglie, comunità religiose, luoghi di lavoro, scuole, bar e ristoranti, spiagge, hotel, treni, aerei, ecc.

App di comunità e incentivi

Un esempio di “app di tracciamento di comunità” è quello di UBI Banca: i suoi dipendenti utilizzano UBISafe, la sua applicazione per la ricerca di contatti, a partire dal 1° luglio e al loro rientro in ufficio. L’applicazione è stata installata automaticamente sugli smartphone aziendali, e gli altri saranno stimolati a utilizzarla. Questo può permettere all’app di raggiungere una penetrazione molto elevata, rendendola più efficace.

Altri modi per rendere un’app di tracciamento istantaneamente preziosa sono quello di fornire informazioni sul livello di contagio locale, in modo che gli utenti conoscano i rischi, e quello di includere una funzione di tracciamento dei sintomi in modo che gli utenti possano inserire i loro e ricevere informazioni su quando cercare aiuto medico (come succede in Irlanda).

Infine, sarebbe più probabile che le persone adottassero l’app se ci fossero aspettative concrete di essere così testate più rapidamente e senza costi aggiuntivi nel caso in cui ricevano la notifica di essere stati esposti al virus.

Certamente c’è ancora molto da fare: sia da parte dei cittadini, che non dovrebbero giocare all’assenteismo, ma informarsi e decidere su basi logiche di scaricare o meno l’app; sia da parte dei governi e dei produttori di queste app, che dovrebbero impegnarsi per renderle più utili per il pubblico, anche a livello europeo.

Credits: Depositphotos #395480620#375701560

novità social

5 novità che hanno rivoluzionato l’universo social negli ultimi mesi (e di cui dovresti tenere conto)

  • Negli ultimi mesi la nostra vita è cambiata e il mondo digitale ha seguito questa evoluzione, in particolare con alcune importanti novità social.
  • Social commerce e lavoro sono al centro dell’attenzione delle grandi piattaforme, che cercano di supportare le aziende nella ripresa (e di ampliare il proprio mercato).

 

Il mondo dei social ha profondamente cambiato il nostro modo di fare acquisti, vendere, trovare lavoro e interagire sul web. Ma quali sono le novità che hanno avuto maggiore impatto negli ultimi mesi?

Ripercorriamole insieme.

Arriva Facebook Shops

Lo scorso maggio, in un momento di vero boom per l’eCommerce, Facebook scommette di portare online il maggior numero possibile di imprese locali colpite dal lockdown con Facebook Shops.

Il servizio nasce con l’intento di agevolare le aziende nella creazione di un negozio online a cui i clienti possano accedere sia su Facebook che su Instagram.

La creazione di un negozio su Facebook è gratuita. Le aziende possono scegliere i prodotti che vogliono inserire nel loro catalogo e poi personalizzare il look and feel del loro negozio con un’immagine di copertina e colori in linea con il brand. Questo significa che qualsiasi venditore, indipendentemente dalle sue dimensioni o dal suo budget, può portare la sua attività online e connettersi con i clienti ovunque e in qualsiasi momento.

Facebook Shop

I clienti possono trovare i negozi Facebook Shops sulla pagina Facebook di un’azienda o sul profilo Instagram, oppure scoprirli attraverso storie o annunci. Da qui, è possibile sfogliare l’intera collezione, salvare i prodotti e fare un ordine – sia sul sito web dell’azienda che dall’app, se l’azienda ha attivato il checkout negli Stati Uniti.

Proprio come per un negozio fisico, per chiedere assistenza è sufficiente inviare un messaggio all’azienda attraverso WhatsApp, Messenger o Instagram Direct per fare domande, ottenere supporto, monitorare le consegne e altro ancora.

LEGGI ANCHE: Arriva Facebook Shops, per creare eCommerce direttamente sul social

Facebook acquisisce Giphy

Sempre a maggio, una grande novità social arriva da Facebook che acquista il popolare sito per la creazione e la condivisione di GIF, Giphy, per un prezzo dichiarato di 400 milioni di dollari, con l’intenzione di integrare la massiccia library di GIF con Instagram e altre applicazioni della casa madre Facebook.

LEGGI ANCHE: Non solo GIF: perché Giphy era così importante per Facebook

Il sito è uno dei più grandi siti di GIF su internet, che offre strumenti per creare, condividere e remixare questa tipologia di contenuti. Facebook si è già affidata alle API di Giphy per l’inserimento di GIF nelle sue applicazioni per anni: Instagram, l’applicazione principale di FacebookMessenger e WhatsApp funzionano già tutte con il servizio.

Sotto la sua nuova proprietà, Giphy vive come parte del team di Instagram, con l’obiettivo di rendere ancora più facile l’invio di GIF e adesivi nelle storie e nei messaggi diretti di Instagram.

“Le persone saranno ancora in grado di caricare GIF; gli sviluppatori e i partner API continueranno ad avere lo stesso accesso alle API di Giphy; e la comunità creativa sarà ancora in grado di creare grandi contenuti”, ha detto Vishal Shah, VP del prodotto di Instagram, in un post del blog che annunciava la notizia.

Numerosi servizi si affidano alle API del sito per la fornitura di GIF, tra cui Twitter, Pinterest, Slack, Reddit e altri ancora. Anche se l’annuncio di Facebook sembrerebbe indicare che questi servizi saranno ancora in grado di usare Giphy come fanno attualmente – almeno per ora – ci potrebbe essere un’ulteriore tensione con questi servizi, dato che molti di loro competono direttamente con Facebook.

Nasce TikTok for Business, la novità social prima della tempesta

A circa un mese di distanza dalla release di Facebook Shops, TikTok  lancia TikTok For Business, “una serie di soluzioni   pensate per offrire ai brand e alle loro direzioni marketing gli strumenti per creare storytelling creativi, in grado di coinvolgere la community di TikTok con il loro messaggio”, si legge nel comunicato di presentazione sul blog.

LEGGI ANCHE: 5 testate giornalistiche che usano TikTok per aumentare la propria audience

Per i brand, la nuova piattaforma apre una finestra di opportunità interamente nuova per creare contenuti che parlano alle persone, invitando la community a unirsi alla conversazione e “a fare un TikTok”.

Il lancio di TikTok For Business nasce con l’intento di coniugare la creatività e la positività della community con soluzioni pensate per far crescere le aziende.

Sulla piattaforma è oggi possibile trovare e conoscere soluzioni, strumenti di misurazione e metriche, post di ispirazione, risorse e notizie utili per i brand.

Intanto la guerra di Trump alla piattaforma per i video brevi ha portato anche nuovi risvolti per l’azienda negli Stati Uniti, ma questa è un’altra storia.

LinkedIn lancia Open To Work

In un recente articolo del suo blog, il colosso di Microsoft lancia Open To Work, una nuova funzione dedicata a chi cerca lavoro.

“Attivando l’opzione, la tua foto profilo verrà aggiornata con una cornice verde denominata #OpenToWork, in modo che chiunque veda il tuo profilo sappia che sei aperto a nuove opportunità di lavoro”.

LinkedIn logo

Per aggiungere la cornice #OpenToWork, segui questi tre semplici step.

  • Clicca sulla tua foto profilo e seleziona l’opzione “Mostra ai recruiter che sei aperto al lavoro”
  • Inserisci le tue preferenze sulla posizione lavorativa che cerchi e la relativa categoria di appartenenza
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Novità social per far trovare la tua azienda su WhatsApp

Da luglio, le aziende possono contare su due nuove funzionalità per promuovere al meglio la propria presenza  sulla piattaforma.

Come?

Prima di tutto, creando il proprio QR code business e inserendolo sul packaging, le etichette dei prodotti, o i materiali promozionali relativi all’attività.

Come spiegato da WhatsApp:

In passato, quando le persone si imbattevano in un’attività che trovavano interessante, dovevano aggiungere il numero WhatsApp ai contatti prima di avviare una chat. Ora, possono semplicemente scansionare il QR code che l’azienda espone sull’insegna, sulla confezione prodotto o sulla ricevuta e contattarla”.

Inoltre, WhatsApp ha aggiunto i link al servizio catalogo, una nuova funzione che ha lo scopo di agevolare la condivisione delle schede prodotto aziendali tra i vari utenti.

“Da ora, per condividere un catalogo o un articolo è sufficiente copiare il link e inviarlo su WhatsApp o su altri social”.

L’evoluzione dell’azienda è già cominciata (e non ce ne siamo accorti)

  • La pandemia ha cambiato tutto: anche il modo di concepire il rapporto fra aziende e consumatori.
  • Quando parliamo di Purpose, parliamo di qualcosa di tangibile e sempre più determinante. Influenzerà il futuro del concetto stesso di “company”?
  • Le aziende, è ormai assodato, sono in tutto e per tutto delle piattaforme: cosa c’è dopo?

 

Preparing for the new reality. KPMG non poteva scegliere titolo più evocativo per presentare in un report uscito lo scorso giugno sui trend globali relativi al mondo retail, ovviamente frutto di un primo semestre dell’anno che ci ha portato a cambiare radicalmente il nostro percepito del mondo.

La società di consulenza svizzera isola quattro macrotrend che saranno al centro delle strategie di chi si occupa di retail:

  • l’implementazione dell’eCommerce come direzione strategica obbligatoria, in un mercato che ha dovuto confrontarsi con l’impossibilità a spostarsi;
  • la conferma del Purpose come driver indispensabile alla relazione con il consumatore;
  • il concetto di Profittabilità del business, che deve essere riconsiderato partendo dal presupposto che la riduzione dei costi non è l’unica soluzione per il mantenimento dei margini di guadagno;
  • la conoscenza dei consumatori, che dev’essere sempre più approfondita, garantendo la reperibilità della merce più che un vasto assortimento.

Distribuzione, valori, marginalità e modelli, offerta commerciale: era evidente che il COVID avrebbe impattato sul concetto alla base dell’idea di negozio, di distribuzione, anche di esperienza di consumo. Ma come questi fattori si intersecano fra loro, e perché, forse esula anche dalla pandemia stessa, aprendo a ragionamenti che sono più legati al mondo che il COVID-19 ha mostrato.

Prendiamo un altro aspetto: il modo di lavorare.

Per molte aziende il lockdown è stata l’occasione per sperimentare il lavoro da remoto: secondo Eurofound, il lockdown ha costretto al remote working il 40% circa dei cittadini europei. Un primo passo per aprirsi al mondo del lavoro agile, che è diventato anche nei mesi che hanno seguito il periodo di quarantena un tema di discussione non più rinviabile.

Allo stesso modo, sempre KPMG già a marzo parlava di un nuovo rapporto con il risk management, indicando come necessario per i CEO cominciare a concepire nelle proprie strategie di contrasto alle crisi anche gli scenari geopolitici e sanitari, facendo proprio un approccio data driven che sia sempre più a “trazione predittiva”.

Se con il virus riusciremo ad un certo punto a fare pace, grazie si spera ad una cura, con i suoi effetti dovremo far conto per anni, a tutti i livelli. Nelle aziende, ancor di più.

Da piattaforme a comunità

Diciamolo pure: per molti il lockdown è stata una specie di epifania.

Così come i dipendenti hanno capito -molti, almeno- che il loro lavoro poteva diventare veramente agile, in una nuova modalità che comprendesse flessibilità negli orari e nuovi KPI per la misurazione della propria attività, così i consumatori hanno cominciato a rivedere le proprie abitudini, privilegiando un approccio spurio al consumo, dove i grandi marketplace digitali venivano affiancati dal piacere di tornare fisicamente ad acquistare beni e servizi.

Torniamo per un attimo al Purpose, di cui si è fatto un gran parlare negli ultimi mesi ma che già da diversi anni sta spingendo sempre più le aziende a interrogarsi sul quale sia la strada migliore per interpretare il proprio set valoriale.

Da un punto di vista strettamente narrativo, non può esistere un Purpose senza che ci sia una reale concretizzazione dello stesso sotto forma di esperienze, che devono essere tangibili e coinvolgenti per tutti gli stakeholder aziendali.

Che forma avranno le esperienze?

Il COVID-19 ha aiutato a ricalibrare le priorità, e conseguentemente le necessità e le aspettative dei consumatori. Secondo lo Spring Update del report 2020 Edelman Trust Barometer, ad esempio, si indica come il 64% degli intervistati indichino necessario un riequilibrio delle risorse fra componente “ricca” della società e la working class, mentre il 67% indica come sempre più importanti valori come la salute e l’istruzione.

Riferimenti che c’erano anche prima della pandemia, ma che semplicemente sembravano meno prioritari nelle agende delle persone. Stesso discorso per il Global Warming e i cambiamenti climatici, che stanno rapidamente salendo nella classifica poco edificante delle urgenze da risolvere: secondo la Banca dei regolamenti internazionali, saranno proprio loro a scatenare la prossima crisi finanziaria.

Ecco che allora le esperienze serviranno a rendere concreti propositi che necessariamente dovranno essere sempre più tangibili, condivisi e soprattutto distribuiti.

In altre parole, le aziende dovranno passare dal proporre visioni ideali e talvolta utopistiche a progettazioni reali che ne giustifichino l’esistenza anche da un punto di vista sociale, oltre che economico: le esperienze che proporranno saranno quindi il volano per il realizzo di essi.

Per questa ragione, da un sistema più legato alle logiche di piattaforma, stiamo vedendo evolvere il concetto di azienda verso una logica di community, in cui tutti gli stakeholders diventano parte integrante di un ecosistema dove a far da padrone è la co-creazione di senso, e in cui si lavora per un benessere diffuso e distribuito.

Un principio di narrazione transmediale in cui l’obiettivo è edificare un universo di marca incentrato sul Purpose, e dove le dimensioni spaziali e temporali che lo compongono siano condivise non solo da chi dell’azienda fa parte, ma anche da chi attraverso le proprie aziende le permette di esistere: i consumatori, prima di tutto.

Forse l’evoluzione che stiamo osservando non è così remota o inattesa: era evidente da tempo che i ritmi di crescita che l’umanità ha osservato nell’ultima metà del ‘900 siano insostenibili alla luce dei paradigmi di produzione e consumo che li hanno permessi.

Quello che è forse inatteso, ed è probabilmente uno dei pochissimi effetti positivi che la pandemia ha avuto, è stato capire che un altro futuro è possibile, dove le aziende lavorano strenuamente per generare profitto e, al contempo, benessere reale e duraturo per chi le sceglie -e non solo- nel tentativo di lasciare qualcosa di più che un semplice ricordo di marca. Dove il consumo può essere veramente sostenibile, e anche dove il lavoro deve andare in una direzione più “umana” e meno “meccanica”.

Probabilmente è una fase di transizione quella che stiamo vivendo, e non sappiamo dire quanto sarà effettivamente lunga e complessa: quello che però sembra chiaro è che all’orizzonte qualcosa è cambiato, e le aziende sono al centro di questo cambiamento.

Chi se ne renderà conto otterrà un vantaggio competitivo non secondario: perché è vero che si deve lavorare per un Purpose, ma è pur vero che questo si può e deve realizzare (anche) con un profitto.

video instagram

Guida all’uso dei contenuti video per avere successo su Instagram

  • Lo storytelling che ogni brand ha l’occasione di costruire attraverso i propri canali social – e Instagram nello specifico – è quello su cui far leva per posizionarsi, distinguersi, rendersi riconoscibile e creare una rete di clienti (o di followere) davvero affezionati e coinvolti.
  • Instagram offre un range sempre più ampio di strumenti per creare video in modo semplice ma efficace: dai video in feed, alle Instagram Stories ai più recenti IGTV e Instagram Live.

 

Instagram, come sappiamo, è il social visuale per eccellenza: le fotografie e i contenuti video sono il cuore della piattaforma che fa del visual storytelling la sua cifra distintiva.

Basta dare un occhio alle statistiche – che consacrano Instagram come il social più utilizzato al mondo, con oltre un miliardo di utenti attivi ogni mese – per capire quanto sia fondamentale curare la propria content strategy.

“Content is king” è ormai diventato un ritornello che conosciamo bene, tuttavia anche il contesto ha la sua importanza. Se l’obiettivo principale di ogni contenuto è quello di interessare e coinvolgere il proprio target, diventa fondamentale definire al meglio il profilo del proprio cliente ideale – o le buyer personas – in modo da costruire delle storie ad hoc, che possano essere davvero di valore per lui. In questo modo, ogni singolo contenuto diventa un’opportunità, che va al di là dei numeri, al di là dell’engagement rate, delle conversioni e di tutti quelli che possono essere i KPI stanziati per una determinata campagna.

Lo storytelling che ogni brand ha l’occasione di costruire attraverso i propri canali social – e Instagram nello specifico – è quello su cui far leva per posizionarsi, distinguersi, rendersi riconoscibile e crearsi una rete di clienti (o di follower, alla peggio) davvero affezionati e coinvolti.

instagram stories come usarle

Non fare social, sii social

È questa la vera sfida che ogni brand presente online deve raccogliere. Essere social non significa limitarsi a essere presente sulla piattaforma o conoscerne il linguaggio, ma comunicare attraverso gli stessi strumenti nativi che il social mette a disposizione di tutti, brand e utenti privati.

Questa comunicazione flat, uno a uno, è l’entry point per conquistare la fiducia (e l’attenzione) degli utenti. La maggior parte delle persone presenti su Instagram oggi ha sviluppato un certo senso critico, per cui diffida di contenuti troppo patinati e artefatti, mentre strizza l’occhiolino a una comunicazione più autentica, che attinge alle funzionalità native di Instagram (Stories, GIF, sticker, …) per intrattenere e interagire.

instagram

Un canale Instagram particolarmente forte nella comunicazione uno a uno con i propri follower è quello del Saturday Night Live: la content strategy si basa fondamentalmente sul mostrare i dietro le quinte delle puntate e sulla pubblicazione di clip video in esclusiva.

In questo modo, non solo viene messo in risalto il lato umano – che non emerge all’accensione dei riflettori durante l’on-air della trasmissione televisiva – ma viene anche raccontato confidenzialmente e in modo inedito a tutti coloro che seguono il profilo. Questo tipo di comunicazione dà agli utenti l’illusione di poter accedere a contenuti a loro dedicati e sconosciuti ai più.

Del resto, la pratica del valorizzare i propri interlocutori facendogli credere di essere tra “i pochi eletti” che stanno per venire a conoscenza di un qualcosa che la maggior parte delle altre persone ignora, è già ben più che rodata. Ci basti pensare alla fortuna dell’influencer marketing che si basa esattamente su questo, sul consigliare prodotti, esperienze, stili di vita, come se fosse un segreto sussurratoci all’orecchio dal nostro migliore amico. Il fatto che gli influencer siano di fatto delle persone – come gli utenti – rende (o quantomeno rendeva ai suoi albori) questo “gioco” un po’ più credibile, tuttavia il segreto sta proprio nell’essere umani.

Umanizzare la comunicazione del proprio brand, rendendola anche meno curata nei dettagli ma più genuina, vi aiuterà a far breccia anche nel cuore dei più “scettici”.

LEGGI ANCHE: KPI e benchmark per comprendere le performance degli influencer

Video content is king

Il formato più performante per intrattenere, raccontare delle storie e creare empatia con il proprio pubblico è il video.

Instagram lo sa bene, infatti offre un range sempre più ampio di strumenti per creare video in modo semplice ma efficace – Instagram Stories, IGTV, Instagram Live.

instagram

Una volta definito il tipo di storia che vogliamo raccontare, sarà necessario seguire una serie di semplici consigli nella costruzione del nostro contenuto video in modo da renderlo il più performante possibile. Tra tutti quelli che potremmo citare, ci sono tre condizioni chiave che determinano il successo di ogni tipo di contenuto video su Instagram:

  1. Credi nel colpo di fulmine
    Sappiamo che la fruizione dei contenuti sui social è sempre più distratta e veloce, pertanto per conquistare l’attenzione degli utenti è necessario giocarsi tutte le proprie carte fin da subito. È fondamentale inserire nei primi secondi di video tutte le informazioni che intendiamo necessariamente trasmettere, facendo particolare attenzione a comunicarle nel modo più appealing possibile, al fine di invogliare l’utente a portare a termine la visione del video.
  2. Le parole contano
    La maggior parte degli utenti, quando guarda un video online, preferisce non abilitare il suono durante la visualizzazione. Per questo motivo un inserimento consapevole di sottotitoli e cartelli diventa di fondamentale importanza per trasmettere tutti i concetti necessari e creare quel pathos che senza sottofondo musicale o parlato si rischierebbe di non ottenere.
  3. Un obiettivo alla volta
    Gli utenti online dimostrano di prediligere decisamente contenuti brevi e d’impatto. Per questo motivo, è importante che il nostro video riesca ad andare dritto al punto, senza la pretesa di comunicare una serie di concetti nello spazio di un minuto circa, con il rischio di risultare incomprensibile e di non raggiungere neanche uno dei risultati desiderati. Pertanto, che si tratti di brand awareness o della promozione di un determinato prodotto o servizio, è importante definirlo a monte, delinearne il target e sviluppare, di conseguenza, un contenuto su misura.

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Ad ogni contenuto il suo formato video

Come detto in precedenza, Instagram ha colto la potenzialità del formato video e la sta sviluppando, giorno dopo giorno, mettendo a disposizione degli utenti sempre più feature per creare facilmente i propri social video. Partendo dal classico contenuto video caricato nel feed Instagram alle ormai celebri Instagram Stories, nuove opzioni di personalizzazione e nuovi formati si sono via via fatti strada attraverso il social, andando a soddisfare tutte le necessità dei creator in termini di customizzazione e durata.

Andiamo più nello specifico.

1. Video feed

La durata consentita è di massimo un minuto (superata la quale, il video verrà condiviso in IGTV) e il target principale sono i follower già acquisiti dal canale. Gli obiettivi di questi video sono molteplici – principalmente, parliamo di posizionamento di brand e promozione di prodotti e servizi, ma anche di engagement. Statisticamente , gli utenti guardano tra i 3 e i 10 secondi di video (considerando una media di 8 secondi di attention span), pertanto è da considerarsi fondamentale inserire il proprio logo fin dai primi frame.

2. Instagram Stories

Ogni frame ha una durata massima di 15 secondi e, anche in questo caso, è importante comunicare il messaggio di campagna il più velocemente possibile, per scongiurare la possibilità che l’utente possa stancarsi e passare alla Story successiva. Le Instagram Stories sono uno strumento di video marketing molto potente, poiché danno ai brand la possibilità di creare contenuti con i quali l’utente può interagire in modo attivo. È possibile chiamarli direttamente in causa attraverso sticker personalizzati (sondaggio, domanda, …) e guidarli a cliccare su un link o fare lo swipe-up verso una specifica landing page (es. direttamente sulla pagina di acquisto di un determinato prodotto). Pertanto, in particolare in relazione agli obiettivi specifici di conversione o traffico, le Instagram Stories si affermano come miglior formato disponibile da prevedere nelle proprie strategie.

3. IGTV

La più recente feature IGTV ci dà la possibilità di aggirare l’ostacolo delle limitazioni in termini di durata del contenuto, poiché è possibile caricare video fino a un massimo di 60 minuti. Parliamo, quindi, di una concezione più vicina a piattaforme con YouTube, che dà la possibilità ai creator di produrre contenuti più ricchi di argomentazioni e ai brand di veicolare web serie e, in generale, storytelling più articolati. Tuttavia, bisogna sempre considerare che, anche in questo caso, la maggior parte delle persone deciderà se guardare per intero il contenuto o meno entro i primi 15-30 secondi di contenuto. Anche in questo caso, bisognerà essere abbastanza creativi, da riuscire ad “agganciare” l’attenzione degli utenti fin dai primi secondi.

4. Instagram Live

Le dirette Instagram hanno dalla loro il potere del real-time. Inoltre, durante questi streaming, Instagram dà la possibilità agli utenti di interagire live, appunto, con il profilo in diretta. Per questo motivo, questo formato si sposa molto bene con il concetto di Q&A ad esempio, che dà la possibilità al brand di instaurare una relazione ancora più profonda con i propri follower e di soddisfare eventuali dubbi riguardo la propria realtà o i benefici che possono derivare dalla propria offerta. Altri spunti, dal punto di vista del contenuto, che trovano in questo tipo di formato video la loro migliore opportunità di espressione sono i tutorial (o, più in generale, le dimostrazioni), i behind the scenes e alcuni tipi di eventi, con l’obiettivo di ingolosire il target e spingerlo ad accedere alla totalità del contenuto, a pagamento (ad esempio acquistando il biglietto per una determinata performance artistica).

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Instagram Stories: perchè non devono mancare nella tua Social Media Strategy

Insomma, l’attuale panorama social offre molteplici strumenti e opportunità di contatto con il proprio target, Instagram, in particolare, si distingue dagli altri in questo senso. Secondo uno studio della Forrester Research, una conosciuta società di ricerche di mercato americana, Instagram genera un tasso di engagement 10 volte più alto di Facebook, 54 volte superiore a Pinterest e 84 volte superiore a quello di Twitter.

Se consideriamo questi dati alla luce del fatto che il formato video si afferma, a sua volta, come quello più in grado di attrarre e coinvolgere gli utenti, capiamo quanto è importante per i brand investire in strategie di Instagram marketing basate su contenuti video.