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Le milestone per il successo nel percorso del tuo business digitale

Il marketing per un business digitale è un processo complesso che coinvolge molte attività correlate. Per ottenere buoni risultati, tutte devono coesistere in armonia ed essere programmate al momento giusto.

Specie per le piccole imprese può essere difficile tenere d’occhio tutto e se si è appena partiti come business online si può essere confusi dalla varietà di necessità da affrontare e di strumenti e canali da utilizzate.

Non preoccuparti! Anche se le attività di marketing possono sembrare moltissime, tutte ruotano attorno a una serie di pietre miliari, nozioni importanti e step fondamentali che sono alla base del digital marketing.

Oggi ne esamineremo insieme cinque essenziali per il successo del business online.

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#1 Attività di Content Marketing

Il marketing dei contenuti è un contenitore enorme e importantissimo alla base praticamente di tutte le attività di digital marketing. Perché?

In primo luogo, perché comporta la creazione di un sito web, che è il perno di qualsiasi attività online. In generale, tutto ciò che si fa online si riduce a guidare il pubblico target verso il sito web, in quanto è da qui che le persone si convertono diventando clienti.

Ma per generare quel traffico, è necessario creare molti più contenuti di accompagnamento che siano rilevanti, interessanti e di valore per il tuo pubblico.

Quali contenuti creare? Ci sono decine di tipi di contenuti che puoi sperimentare per trovare il mix migliore. Solo per fare alcuni esempi, dovresti valutare l’uso di:

  1. testi, che andrebbero sempre ottimizzati in ottica SEO
  2. immagini, che rendono più accattivanti gli articoli
  3. video per coinvolgere le persone in modo rapido e immersivo
  4. documenti (report, guide, etc.) scaricabili, per restare nella memoria dell’utente
  5. webinar, con uno scopo educational
  6. GIF, meme, infografiche: si tratta di materiali molto utili anche per stimolare la condivisione social

seo covid-19

#2 Ottimizzazione per i motori di ricerca

Per poter scoprire i tuoi contenuti, questi devono essere attraenti non solo per gli esseri umani, ma anche per i motori di ricerca.

Gli algoritmi di crawling dovrebbero rilevare chiaramente il valore del tuo contenuto per una determinata query di ricerca.

L’ottimizzazione per i motori di ricerca è un’attività di marketing complessa che non avviene dall’oggi al domani. Richiede uno sforzo continuo, pazienza e consapevolezza delle migliori pratiche.

Per portare i tuoi contenuti più in alto nelle SERP dovresti lavorare su:

  • Ricerca per parola chiave. Utilizza strumenti come il Google Keyword Planner, KeyWords Everywhere o TubeBuddy;
  • Titolo. Crea titoli avvincenti per articoli, post e video, usando la tua parola chiave;
  • Descrizioni. Accompagna i tuoi contenuti con una descrizione informativa, stuzzicante e breve. Anche in questo caso è bene usare parole chiave pertinenti.

#3. Promozione a pagamento (advertising)

Investire in attività di marketing a pagamento è probabilmente il modo più rapido per far arrivare il tuo business digitale direttamente davanti agli occhi del tuo target di riferimento. Inoltre, la pubblicità a pagamento è un perfetto terreno di sperimentazione.

Molti marketer usano gli annunci per testare vari formati e scoprire cosa funziona meglio per loro.

Nei tuoi Ads includi sempre CTA convincenti e fai A/B test per capire quali annunci performano meglio.

marketing automation

#4. Email marketing

L’email marketing può essere considerato il pioniere di tutte le attività di marketing digitale così come le conosciamo oggi. Con più di 40 anni di “esperienza” alle spalle, le email portano ancora un eccellente ROI alle aziende e mantengono i marketer concentrati su metriche come tassi di apertura, CTR e corretta segmentazione del pubblico.

Pensa che la primissima grande campagna di email marketing risale al 1978.

Un giovane Gary Thuerk (più noto come il padre dello SPAM) riuscì a portare 13 milioni di dollari di vendite alla Digital Equipment Corp inviando un’email a 400 destinatari come promozione per i computer della sua azienda.

Oggi, naturalmente, battere la concorrenza su questo terreno è un po’ più difficile, ma l’email resta un canale eccellente per raggiungere le persone al momento giusto, con il messaggio giusto e con un elevato grado di creatività.

#5 Social media marketing

Anche se per molte piccole imprese i social media sembrano solo un modo per passare il tempo e divertirsi online, in realtà la gestione dei social media si colloca tra le attività di marketing da prendere più sul serio oggi.

Naturalmente non in termini di contenuti, ma dell’attenzione che prestate a questi canali.

Perché un’azienda dovrebbe puntare sui social media? Per umanizzare il brand e avvicinarsi alle persone online. Le piattaforme social, infatti, sono fatte per una comunicazione più rilassata e naturale. È così che ci si può connettere al proprio pubblico e mostrare la propria vera personalità.

Inoltre, non bisogna dimenticare i numeri. Gli utenti dei social media sono in costante crescita e non smetteranno di farlo. Come puoi vedere in questo grafico di Statista il numero di utenti dei social network nel mondo è destinato ancora a crescere.

statista social media dal 2010 al 2021

La gente passa ogni giorno il suo tempo su Instagram, Facebook, Twitter e altre piattaforme social. Alcuni utenti controllano i loro profili più volte al giorno, saltando da una piattaforma all’altra.

Così, è possibile connettersi con i propri follower proprio qui, proprio ora e conoscere le loro preferenze, le loro preoccupazioni e i loro gusti. E queste sono informazioni preziose per il marketing online.

digital marketing

Crea le milestone per il tuo business digitale

Che tu sia un professionista del marketing esperto o un principiante, potresti essere alla ricerca di modi per migliorare le tue prestazioni.

Sia che parliamo di Content Marketing che di assistenza al cliente, di crescita organica o di promozione a pagamento, il consiglio è quello di programmare con cura ogni step, passando da una fase all’altra in modo graduale, per costruire una presenza di successo online.

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LinkedIn

20 pagine LinkedIn che funzionano (e da cui trarre ispirazione)

  • Una pagina aziendale strutturata con una content strategy di alto livello può portare a risultati inestimabili per il brand, attraendo sia potenziali clienti che nuovi talenti.
  • Nel contest annuale #BestofPages 2019 di LinkedIn, le migliori pagine si sono rivelate quelle di Teleperformance, Hays, Deloitte.

 

LinkedIn continua a crescere. La piattaforma social acquisita da Microsoft nel 2016 ha enormi potenzialità, e sempre più persone se ne stanno accorgendo. Basta dare un’occhiata alle previsioni di eMarketer, secondo cui gli iscritti alla piattaforma negli Stati Uniti arriveranno a quasi 67 milioni nel 2022, crescendo molto di più rispetto alle aspettative.

Le stime in termini di revenue che il canale riesce a ottenere dal mercato B2B, poi, confermano la crescita. 1,59 miliardi di dollari, +11.2% (sempre dati US), sono numeri che consacrano LinkedIn a strumento di marketing di estremo valore.

Il report 2020 di We Are Social dice che in questo momento LinkedIn occupa il settimo posto tra i social più utilizzati in Italia. Questo suggerisce che si tratta di un canale che viene utilizzato da una specifica fetta di pubblico che, solitamente, fa riferimento proprio al mondo B2B.

Sembra quasi scontato, quindi, dire che una pagina aziendale su LinkedIn, proprio come un sito web, diventa un’enorme opportunità per presentare la propria azienda, quello che si fa, e perché le persone dovrebbe affezionarsi al marchio.

Non si tratta di costruire una pagina solo in ottica di recruiting: l’obiettivo è costruire (o migliorare) la brand reputation. Le connessioni che poi si possono creare con recruiter, consulenti, potenziali clienti, sono inestimabili.

LEGGI ANCHE: Come sostenere i dipendenti e rafforzare la presenza del brand su LinkedIn

LinkedIn Bikes

Come ottimizzare al meglio la propria pagina LinkedIn

Non c’è nessuna formula magica da recitare per avere successo su LinkedIn, come per qualsiasi altra piattaforma social, ma è importante iniziare completando correttamente tutte le informazioni richieste. Può sembrare banale, ma le pagine complete ricevono il 30% di visualizzazioni in più rispetto a quelle che ignorano alcune informazioni.

Ricordarsi di inserire un logo e un’immagine di copertina, una descrizione dell’azienda, e le informazioni principali (sito web, settore, numero di dipendenti, location), impatta notevolmente sulle performance della pagina.

Nel completare le informazioni sulla propria pagina non si deve dimenticare la parte SEO. Nello scrivere, ad esempio, la descrizione della propria azienda, è bene includere keyword efficaci per il proprio settore e utilizzare un tono coinvolgente per la propria audience. Con alcune semplici accortezze, si può alzare notevolmente le possibilità di essere trovati all’interno di LinkedIn e sui motori di ricerca.

LinkedIn logo

LinkedIn, poi, non è solo un social network, ma anche un’incredibile risorsa per la ricerca del lavoro. Postare le proprie posizioni aperte nella tab “Lavoro” aiuterà la pagina sotto diversi aspetti. Prima di tutto, le posizioni verranno tracciate sia su LinkedIn che su Google, aumentando notevolmente la reach potenziale. In secondo luogo, le keyword che si utilizzano nella descrizione possono portare traffico alla pagina aziendale. Così, si incrementa la possibilità non solo di trovare il giusto talento, ma anche di aumentare la reputazione della propria azienda.

Ovviamente, non basta avere una pagina completa di informazioni e aprire qualche posizione. Condividere contenuti regolarmente è importante: è stato dimostrato che anche solo postare settimanalmente può raddoppiare i risultati in termini di engagement. Qualche segreto per accontentare l’algoritmo:

  • Puntare sui contenuti visuali (i contenuti video raggiungono 5 volte più persone rispetto ai post di solo testo);
  • Pubblicare solo contenuti pertinenti con l’audience di riferimento. Nello specifico, è bene puntare ad argomenti di nicchia, anche in termini di hashtag;
  • Promuovere i propri post, non necessariamente con sponsorizzazioni. Inserire un post all’interno di una newsletter o di un canale su Slack, ad esempio, può portare a coinvolgere un numero maggiore di utenti;
  • Ispirare conversazioni. Puntare a finire il post con una domanda, offrendo la possibilità di condividere idee o opinioni e facendo diventare il post un’opportunità di confronto e discussione, è ben visto dall’algoritmo di LinkedIn, che “premia l’impegno”;
  • Pubblicare al momento giusto. È sempre bene controllare i dati riguardanti la propria pagina, ma solitamente è bene postare:
    • alle 7:45, alle 10:45, alle 12:45, alle 17:45
    • di mercoledì, o martedì, per i brand B2B
    • di lunedì, o mercoledì, per i brand B2C

LEGGI ANCHE: Social Media Trend: dagli utenti sempre più connessi (anche in Italia) ai migliori orari per pubblicare

LinkedIn Headquarters

20 esempi di pagine LinkedIn d’impatto

#1 Teleperformance

Quella della multinazionale francese è stata votata come migliore pagina di LinkedIn del 2019 nel contest annuale #BestofPages.

Caratterizzata da un utilizzo esemplare di video nativi, oltre che di contenuti brevi, fruibili, condivisi frequentemente. L’azienda ha saputo sfruttare le potenzialità della piattaforma rendendo il loro marchio molto umano, coinvolgendo molti leader interni all’azienda. A tutto questo, viene aggiunta grande credibilità grazie al sapiente utilizzo di statistiche e insight provenienti dall’esterno dell’azienda.

#2 Hays

Al secondo posto del contest #BestofPages 2019 troviamo Hays. L’azienda di recruiting londinese crea moltissimi contenuti sotto forma di slide PDF, che spesso vengono condivisi anche sul feed. Tra i fiori all’occhiello ci sono le condivisioni di ricerche, approfondimenti, e iniziative di valore come nel caso del #WorldMentalHealthDay.

Valore aggiunto: i collegamenti con i contenuti provenienti dal blog aziendale.

#3 Deloitte

Oltre a tutti i materiali con cui un possibile candidato o un visitatore della pagina possono interagire nella ricca e strutturata tab “Vita”, Deloitte promuove notevolmente la propria cultura aziendale grazie a video nativi in cui talvolta vengono anche coinvolti direttamente i dipendenti.

Inoltre, la celebre società di consulenza utilizza la sua pagina anche per stimolare la registrazione a eventi, sfruttando la leadership e le grandi qualità dei propri executive.

LEGGI ANCHE: Come ottimizzare il tuo profilo LinkedIn (ed essere premiato dall’algoritmo)

Deloitte

#4 Hackerearth

HackerEarth è una tech-company che ha sviluppato un software in grado di aiutare le aziende ad assumere uno sviluppatore, misurandone le competenze tecniche. Ciò che fa distinguere l’azienda su LinkedIn sono senza dubbio i contenuti. Condivisi quasi quotidianamente, sono tutti di alto livello. Vengono utilizzati diversi formati come video, immagini, PDF, e link esterni, e gli argomenti trattati sono molto incentrati sull’audience a cui si rivolgono.

Il valore dei loro contenuti viene confermato dal coinvolgimento di esperti provenienti da grandi aziende come Microsoft o IBM, oltre alla promozione di prestigiosi eventi e competizioni.

#5 Lemonade

Basta uno sguardo alla suggestiva immagine di copertina per capire da dove proviene l’innovativa compagnia di assicurazioni Lemonade. Non solo su LinkedIn ma anche sul loro sito web si possono trovare esempi di fantastici copy e microcopy. Il loro team, poi, sfrutta molto bene gli hashtag aziendali, un’efficace Call To Action all’inizio della pagina, e un tono di voce autentico e ben strutturato per guadagnarsi l’attenzione e la fiducia dell’audience.

#6 The Interaction Design Foundation

Seguita soprattutto da designer ed esperti di UX, la pagina LinkedIn della The Interaction Design Foundation può diventare un must-follow anche per i non addetti al lavoro.

Sulla pagina vengono condivisi più volte al giorno i contenuti di inestimabile valore provenienti dal loro blog, ma ciò che è davvero imperdibile è la rubrica quotidiana The Daily Design Quote. Molto interessante, poi, la tab “Ex studenti“.

The Interaction Design Foundation

#7 TED Conferences

Con quasi 18 milioni di follower, attualmente è la pagina LinkedIn più seguita al mondo dopo quella di Google. Impossibile non cliccare su “+Segui” per garantire un po’ d’ispirazione al proprio feed. Vengono continuamente condivisi alcuni tra i TED speech più d’impatto, insieme ad articoli del blog dell’associazione, e a versioni più brevi dei celebri discorsi con un format davvero coinvolgente.

#8 Major League Baseball (MLB)

Innanzitutto, la pagina LinkedIn della MLB si distingue grazie alla sua copertina davvero suggestiva, ma ciò che fa spiccare la pagina è la diversità di contenuti molto coinvolgenti per la propria audience.

Può sembrare strano seguire su LinkedIn la pagina della lega di baseball più famosa del mondo, ma i molti contenuti provenienti da partner come Fanatics, i post riguardanti le varie squadre della lega, o la condivisione di informazioni riguardanti programmi dedicati ai giovani atleti o altre iniziative, possono decisamente bastare come motivi per “piazzare il follow”.

#9 Spotify

Il gigante dello streaming musicale non si limita a condividere musica e podcast. L’azienda con sede a Stoccolma è l’esempio perfetto di come utilizzate i video nella propria Content Strategy su LinkedIn.

Degli esempi possono essere le serie “How It’s Made“, in cui si parla dei vari progetti o strumenti su cui i diversi team stanno lavorando, o “Quick Fire Question“, brevi e molto coinvolgenti interviste ai dipendenti. That users want to come back for.

Spotify

#10 Airbnb

Airbnb non ha bisogno di presentazioni, e il brand non utilizza la propria pagina LinkedIn solo per promuoversi di fronte al mondo, ma soprattutto per condividere i suoi valori, la personalità, e la cultura.

L’azienda dedica grande attenzione nel comunicare i valori di condivisione e di famiglia, emersi anche nella lettera passata alla storia del CEO Brian Chesky, scritta per annunciare i lincenziamenti causati dalla pandemia da COVID-19. Di sicuro, che sia un potenziale cliente o qualcuno alla ricerca di un lavoro a visitare la pagina, potrà farsi un’idea ben chiara di cos’è che rende Airbnb così speciale.

#11 UPS

UPS è un’azienda riconosciuta per l’attenzione alle persone e alla clientela. Questo lo si ritrova nelle commoventi campagne che ricalcano questi valori. Alcuni esempi si possono ritrovare in #ThanksForDelivering#SmallBizPROfiles, focalizzate rispettivamente sull’impegno dei corrieri e delle possibilità offerte da parte della compagnia alle piccole imprese.

Postare contenuti come questi su una pagina LinkedIn aziendale non è solo d’impatto, ma aiuta a costruire una solida e ammirevole reputazione.UPS

#12 Slack

Il focus dei contenuti condivisi dalla pagina LinkedIn di Slack è quello di far comprendere alla propria audience come il loro strumento può diventare un’opportunità per lavorare in modo efficiente e aumentare la produttività del proprio team.

Tutto ciò viene fatto attraverso la condivisione di numerosi casi studio ed esperienze di diverse realtà e organizzazioni. Così, l’azienda si posiziona come vera e propria risorsa per comunicare efficacemente anche tra diversi settori. Un esempio? Il case study su Wayfair.

#13 Facebook

Fermi un attimo, una delle migliori pagine aziendali su LinkedIn è quella di Facebook? No, non è uno scherzo. Quello che rende unica la pagina dell’azienda di Mark Zuckenberg è l’approccio con cui vengono condivisi contenuti immediatamente relazionabili con la loro audience, specialmente per quanto riguarda il recruiting.

Ecco quindi che contenuti d’impatto e di grande carica emotiva fanno diventare Facebook non solo un social nwtwork ma anche un vero e proprio brand, in grado di farsi strada anche su un’altra piattaforma.

#14 Electronics Arts (EA)

Una strategia di contenuti molto coinvolgente e diversificata, quella di EA su LinkedIn. Ciò che attrae maggiormente l’attenzione, però, sono i video dedicati alle assunzioni, solitamente divisi in due formati, entrambi molto efficaci.

Il primo consiste in una panoramica delle diverse posizioni aperte nelle varie aziende del gruppo.

Il secondo chiama in gioco direttamente un membro del team per cui si sta cercando dei candidati, che parla del ruolo in questione e della sua importanza, come in un job pitch.

EA

#15 King

Da azienda di gaming ad azienda di gaming. Anche King, seppur con meno seguaci rispetto a EA, fa di certo una bella figura su LinkedIn. Quello che colpisce maggiormente è la grande attenzione dedicata alla brand identity e alla coerenza cromatica e stilistica tra tutte le tipologie di contenuti condivisi, sicuramente molto d’impatto.

Molto interessante la rubrica #MeetTheMakers, in cui il brand racconta i propri dipendenti anche attraverso le loro parole.

#16 Unilever

Piccola sfida: trovare un settore nel mercato dei beni di largo consumo in cui Unilever non si afferma con almeno un prodotto. Scherzi a parte, la pagina LinkedIn dell’enorme multinazionale non si fa notare per la promozione dei loro prodotti, ma per l’importante focus sulle iniziative comunitarie e di sostenibilità intraprese dai vari brand della compagnia.

Questi contenuti hanno un grande valore per la pagina, consentendo ai visitatori di comprendere appieno la cultura aziendale, oltre a costruire importanti connessioni tra i diversi marchi.

Unilever

#17 Netflix

Difficile che Netflix non proponga contenuti di valore, e la pagina LinkedIn aziendale ne è una prova. Basta dare un’occhiata alla sezione “We are Netflix” della tab “Vita”.

Altri esempi possono essere i video-overview sulle serie TV e film in uscita per il mese successivo, o i diversi post che mirano a coinvolgere e intrattenere il pubblico. Di sicuro contenuti come questi fanno prendere una boccata d’aria al nostro feed!

#18 Dropbox

Anche Dropbox non ha bisogno di presentazioni. Di tutto l’ampio ventaglio di contenuti che l’azienda condivide su LinkedIn, una nota di merito va fatta per la rubrica di presentazione dei dipendenti. Viene data molta attenzione anche a posizioni più entry-level, e ogni post è collegato a un articolo dedicato su Medium.

Inoltre, la rubrica si concentra su diversi dipartimenti e funzioni aziendali, dando ai visitatori della pagina una panoramica generale di quali sono i valori che rendono Dropbox un favoloso ambiente lavorativo.

#19 Ogilvy

La pagina LinkedIn di una delle agenzie pubblicitarie più importanti al mondo è caratterizzata da una grande coerenza a livello visuale tra i vari post, oltre che a una grande varietà tra le tipologie di contenuto proposte. Queste spaziano dai video nativi a link di articoli esterni o del blog dell’agenzia, dalle infografiche a collegamenti a webinar ed eventi.

La vera e propria chicca? La citazione del venerdì di David Ogilvy: #Ogilvyism.

#20 Google

Google ha talmente poco bisogno di essere introdotta che si può far fatica a capire come un’azienda del genere si possa distinguere davvero su una piattaforma come LinkedIn. La pagina è la più seguita al mondo perché, tra le altre cose, è sicuramente una delle aziende più popolari e più cliccate da chi è alla ricerca di un lavoro.

A questo proposito, di sicuro impatto è la campagna #MyPathToGoogle. Grazie a queste interviste ai dipendenti, si possono scoprire i loro diversi percorsi che li hanno portati a lavorare per il colosso del tech, sfatando anche alcuni miti legati ai processi di assunzione e altre curiosità.

Con rubriche come questa, Google non solo riesce a coinvolgere l’audience e a mettere in vetrina la propria cultura aziendale in modo semplice e diretto, ma fa anche capire a potenziali candidati quali sono le strade da poter intraprendere per trovare un lavoro in azienda.

Come aumentare la reach organica sui canali social

Week in Social: dai video musicali su Facebook agli aggiornamenti dell’algoritmo di Pinterest

Hai già visto cosa sta succedendo a TikTok? E forse ti sarai anche chiesto cosa ne sarà di Facebook dopo il boicotaggio da parte dei brand…

Bene, per esaminare da vicino tutte le notizie e le novità in arrivo dal mondo dei social media, puntuale come ogni fine settimana c’è per te Week in Social. Cominciamo!

Facebook

In arrivo le nuove opzioni di presentazione delle immagini nel feed

Già dallo scorso ottobre, Facebook aveva iniziato a testare nuove opzioni di presentazione delle immagini per i post, con formati di visualizzazione già preimpostati per i caricamenti di più immagini, consentendo più modi per mostrare le immagini scelte dagli utenti. Ecco  n esempio.

LEGGI ANCHE: 8 best practice per piccoli business che vogliono convertire su Twitter

week in social

Da allora in poi, il formato è stato apprezzato da vari utenti e sembra che stia ottenendo una versione più ampia e definitiva, con diverse modalità/formati che compaiono proprio dove si crea il post.

Le nuove opzioni riguardano la parte inferiore del composer del post, che offre ben quattro diversi formati di visualizzazione delle immagini da scegliere.

Gli utenti di diverse nazioni stanno a poco a poco segnalando l’accesso all’opzione, quindi sembra che ci si trovi sulla buona strada per diventare un’opzione presente in più paesi. Tutto ciò fornirà nuove ed allettanti possibilità per la creazione dei post su Facebook, ottime per far risaltare in maniera più creativa e divertente gli aggiornamenti nei feed.

Facebook sta comunque valutando come sia possibile utilizzare questi tipi di formati per mostrare al meglio i prodotti dei brand ed aumentare, così, le potenziali conversioni. Al momento, sembra essere disponibile solo per i profili personali.

Non si tratta di un cambiamento enorme, e ci sono vari strumenti sul mercato che facilitano layout e formati di immagini multiple (incluso il tool Layout di Instagram). Se ancora non avete notato questa nuova feature nel vostro feed, beh… arriverà presto, tranquilli!

In arrivo un nuovo sistema di hosting per video musicali

Facebook sta lanciando nelle ultime ore un nuovo programma che mira a fornire un maggiore incentivo per gli editori musicali in merito alla pubblicazione di videoclip di artisti esclusivi su Facebook: la sfida più grande finora rispetto al colosso YouTube, che al contempo potrebbe attirare un pubblico più vasto anche su Facebook Watch!

Come riportato anche dai Social Media Expert Matt Navarra e Sean Adams, la nuova feature spingerà le pagine Facebook ufficiali dei musicisti a passare alla nuova impostazione entro l’1 agosto, con tutti i video concessi in licenza a Facebook collegati direttamente alla loro Pagina ufficiale.

Come spiegato da Facebook :

Non è necessario collegare o caricare nulla, la tua biblioteca rimarrà aggiornata con gli ultimi video concessi in licenza su Facebook. […] Ogni volta che riceviamo una nuova versione da un’etichetta musicale, la tua Pagina la condividerà direttamente con la tua cronologia, quindi può raggiungere i feed di notizie dei tuoi follower “.

Ecco uno screenshot pubblicato da TechCrunch in merito alla nuova impostazione per le pagine interessate.

Il processo conferirà a Facebook la possibilità di gestire più centralmente le licenze per le clip musicali ufficiali, il che consentirà anche di stipulare migliori accordi di distribuzione con gli editori diretti.

E questo è l’elemento chiave. Alcuni rapporti risalenti all’anno scorso indicavano che Facebook aveva cercato di negoziare nuovi accordi sui diritti per i videoclip musicali, con alcune delle principali etichette musicali alla ricerca di un’alternativa a YouTube.

Ma ecco che sorge naturalmente una domanda: cosa succede se Facebook può offrire agli editor musicali un affare più redditizio sulla sua piattaforma?

Gli editori smetteranno di pubblicare i loro contenuti su YouTube e inizieranno a pubblicare video esclusivi su Facebook?

Probabilmente la maggior parte di questi video finirebbe comunque su YouTube, ma se gli editori cercassero anche di impedire a YouTube di pubblicare interamente i nuovi clip, assicurandosi che fossero ospitati solo su Facebook, questo potrebbe attirare un grande pubblico su Facebook Watch e quindi lontano da YouTube.

Facebook non ha fornito dettagli specifici sulle sue offerte sui diritti, ma potrebbe realizzare offerte significativamente migliori rispetto a YouTube.

Ecco la riflessione più concreta: se più persone vedono video su Facebook Watch significa che più persone possono notare i tuoi contenuti, ciò faciliterebbe (anche e soprattutto) maggiori e nuove opportunità per tutti gli inserzionisti di Facebook che tentano di raggiungere nuovi utenti. Ancora una volta, i vantaggi potrebbero essere molteplici e, sebbene Facebook Watch sia ancora molto lontana da YouTube, questo potrebbe costituire un elemento chiave ed una spinta maggiore per la piattaforma di Zuckerberg & Co. contro il gigante dei video di proprietà di Google.

Instagram

Nuove opzioni per gestire la modalità di visualizzazione delle anteprime IGTV

Anche per Instagram sono in arrivo alcuni nuovi strumenti per aiutare i creator di IGTV a gestire l’aspetto dei loro contenuti in maniera più completa per quanto riguarda il feed principale e la sezione Discover.

Già ad aprile scorso, Instagram ha lanciato una serie di nuovi aggiornamenti per IGTV , che includevano la possibilità per tutti i creator di condividere i primi 15 secondi del loro video IGTV in Stories (con il resto disponibile tramite il link ‘swipe-up’), migliorando anche la visualizzazione nella sezione Discover. Adesso, consente di modificare l’immagine di anteprima e la miniatura visualizzata per le loro clip IGTV.

Come potete notare in questo screenshot, ora ci sono più opzioni per controllare come vengono visualizzate le anteprime dei video IGTV, con la “copertina del profilo” relativa alla miniatura mostrata in Scopri il Feed!

Le nuove modifiche sono relativamente piccole nel numero, ma con Instagram che ha implementato la monetizzazione IGTV, potrebbero svolgere un ruolo davvero importante anche queste ultime features per consentire ai creators di massimizzare il loro coinvolgimento dei contenuti e costruire la loro presenza all’interno dell’app.

Da notare che Instagram consente anche ai creator di IGTV di postare su Facebook Watch, aumentando la potenziale reach per i loro caricamenti.

Resta da vedere se IGTV o Facebook Watch offriranno mai una vera competizione per YouTube.

Twitter

L’overlay dei messaggi diretti per tutti gli utenti desktop

Dopo averlo testato negli ultimi mesi , Twitter ha finalmente lanciato ufficialmente la sua nuova chat per i messaggi diretti da desktop, che consente agli utenti di interagire con i loro messaggi senza dover lasciare il loro feed di tweet.

L’aggiunta offre un mini display Picture-in-Picture per tutti i DM, simile alla funzionalità di messaggistica desktop presente su LinkedIn e Facebook. Quando ricevete un nuovo DM, la finestra si espande e si può comprimere in qualsiasi momento – oppure avviare la discussione DM tramite lo riduzione a schermo più piccolo.

Questa nuova feature risulta essere abbastanza rilevante anche se gli utenti “tipici” di Twitter saranno indubbiamente scossi dal fatto che la loro normale esperienza di tweet sia interrotta dalla nuova finestra che appare quando ricevono un messaggio. Tuttavia, si renderà più semplice il coinvolgimento di alcuni utenti tramite DM.

LinkedIn

Più opzioni di creazione rapida per i post

Negli ultimi mesi, potreste aver notato che i collegamenti rapidi per il compositore di post di LinkedIn sono in crescita ed in continua evoluzione, con più opzioni per aiutare a scegliere nel migliore dei modi ciò che si pubblica sulla piattaforma. Ecco un esempio:

La maggior parte degli utenti può notare ben sei diverse opzioni di creazione di post personalizzate nella parte inferiore del loro compositore di LinkedIn.

Le aggiunte più recenti riguardano la presenza di “Sondaggi” (aggiunti a maggio scorso), “Offri Aiuto”, lanciato lo scorso mese alla luce della presenza del COVID-19, e un nuovo tasto “Condividi un profilo”, aggiunto il mese scorso, che consente agli utenti di mostrare una connessione tramite un post.

Le opzioni seguono l’esempio di Facebook nel guidare gli utenti su cosa condividere, poiché LinkedIn cerca più modi per mantenere alta la frequenza di pubblicazione dei suoi membri la più alta possibile, fornendo anche nuovi strumenti per aiutare coloro che cercano assistenza professionale durante la pandemia.

La società ha comunque riferito che dall’inizio di quest’anno, LinkedIn sta registrando “livelli record di coinvolgimento”, che sono aumentati solo durante il COVID-19. Parte di questo innalzamento del coinvolgimento dei suoi utenti, è dovuto anche al miglioramento del suo algoritmo  per garantire una migliore distribuzione dei contenuti da tutti gli utenti.

LinkedIn sta anche lavorando a nuovi strumenti di presentazione visiva ed altre opzioni.

Pinterest

Aggiorna il suo algoritmo per potenziare specifici tipi di contenuto

Pinterest ha pubblicato una nuova panoramica di come un recente aggiornamento del suo algoritmo gli ha permesso di bilanciare meglio i tipi di contenuti che mostra nei feed degli utenti, il che gli consentirà di visualizzare una gamma più ampia di contenuti, invece di basarsi semplicemente sul coinvolgimento dati per proporre i cosiddetti “Pin raccomandati”.

L’aggiornamento è un nuovo approccio alla distribuzione dell’algoritmo di Pinterest, che gli consentirà di focalizzare maggiormente, ad esempio, i contenuti video o i contenuti di una serie di creator più diversificati dal punto di vista culturale, senza dover compromettere l’esperienza dell’utente.

E se stai cercando di inserire Pinterest nelle strategie di marketing digitale, vale la pena notare come l’aggiornamento potrebbe influire su ciò che viene mostrato al tuo pubblico nell’app.

LEGGI ANCHE: Da dove cominciare per portare la tua azienda su Pinterest

pinterest ads

Oggi Pinterest non visualizza solo i contenuti in base a ciò che ti ha coinvolto in passato e alle bacheche che segui, ma cerca anche di evidenziare altri contenuti, relativamente ad obiettivi diversi.

Per massimizzare la portata dei tuoi contenuti su Pinterest, vale la pena sia mantenere i contenuti più fluidi, con nuovi Pin da classificare per il sistema, ma anche considerare diversi tipi di contenuti, in particolare video, e nuove opzioni di post, oltre agli strumenti su cui Pinterest potrebbe essere interessato a dare maggiore visibilità tramite la classifica degli algoritmi.

Coupon e Instant Win: due modi per generare conversioni in-store

Coupon e Instant Win: due modi per generare conversioni in-store

Coupon e Instant Win possono aiutare a generare nuove conversioni negli store online e fisici.

Per conversione, in questo caso, intendiamo l’acquisto tramite l’app o il sito web anche se sappiamo bene che il termine può indicare qualsiasi metrica importante per il nostro business: dall’iscrizione alla newsletter, alla compilazione di un form, fino all’azione di aggiungere prodotti nel carrello.

Qui vogliamo analizzare le strategie di marketing, da integrare a quelle già esistenti, per aumentare i volumi di vendita di uno store online, anche se queste indicazioni possono essere riadattate anche per le catene dei negozi fisici.

Da marzo in poi si è registrato un picco di interesse da parte delle aziende sulla digitalizzazione, specialmente da business che hanno ricevuto impatti negativi durante la fase di chiusura forzata.

Il 20% delle micro-imprese ha attivato sistemi online per il delivery e per rimanere in contatto con i propri clienti. Adesso è giunto il momento di prendere tutto ciò che ci ha insegnato l’online e unirlo definitivamente agli store offline.

Oltre alle classiche promozioni ci sono dei metodi alternativi che coinvolgono clienti e potenziali tali, fanno crescere l’interesse verso i tuoi prodotti e stimolano la ricerca dei tuoi negozi.

LEGGI ANCHE: Consigli, esempi e regole da seguire per contest e give away su Instagram

coupon

Generatori di codici Coupon personalizzati

Il miglior modo per veicolare e monitorare la promozione che vuoi mettere in atto è generare dei codici coupon che siano univoci per i tuoi clienti. Nell’era degli smartphone è indispensabile che essi siano digitali, inviati tramite email o memorizzati all’interno dell’area clienti della tua app, in modo da poterli utilizzare facilmente per l’acquisto successivo.

Un software che genera i codici coupon digitali deve permettere di monitorare quelli già usati e quali no, essere in grado di catturare tramite form di registrazione i dati utili per arricchire il proprio database e specialmente fornire report dettagliati. Per questo è meglio affidarsi a tool specifici a questa funzione e non solo a generatori di codici generici.

Ogni codice sarà associato a un contatto in modo da verificare anche il ROI, ovvero la revenue generata tenendo in considerazione anche le spese pubblicitarie.

Oltre al monitoraggio, il codice nominativo darà un senso di esclusività al coupon che diventerà prezioso e insostituibile per i clienti.

LEGGI ANCHE: Trend, dati e potenziale del Food Delivery nell’era Covid

generatore di codici coupon leevia

Un esempio di campagna Coupon è quella di Shimano, un brand molto noto ai ciclisti agonistici, che ha fornito dei coupon attraverso l’iniziativa #inGiroConShimano. I codici regalavano un bike check completo da effettuare nei loro punti vendita durante l’inizio della stagione ciclistica.

Questo Case Study ci fa comprendere come non sia solo importante il coupon in se, ma anche il modo in cui si comunica l’iniziativa. Il bike check in fase di pre-apertura della stagione è un importante periodo per tutta l’audience Shimano, che percepisce il Brand come vicino ai propri bisogni.

Instant Win tramite API: regala un premio ai tuoi utenti

Oltre ai coupon digitali, puoi creare un vero e proprio contest per aumentare la curiosità e l’interazione con i tuoi visitatori. L’Instant Win è un concorso a premi in cui l’utente, compilando un form di registrazione, scopre subito se ha vinto il premio in palio o meno.

I premi possono essere codici sconto, oggetti fisici, servizi online che appaiono appetibili alla tua audience. Un esempio è stato il contest #PerfectSummerPerfectFit di Ragno che in occasione del lancio della nuova collezione ha messo in palio degli sconti esclusivi.

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Per portare gli utenti sul tuo sito ogni giorno, integra un Instan Win più giocoso come una Ruota della Fortuna (Spin and Win) o un Gratta e Vinci virtuale (Scratch and Win) all’interno del tuo sito o della tua app. In questo modo intercetti ogni visitatore del tuo sito invitandolo a giocare e, chi ha vinto, avrà subito la possibilità di sfruttare la promo vinta durante il prossimo acquisto.

Coupon e Instant Win sono due metodi che possono portare nuovi utenti, incuriositi dall’iniziativa, oppure stimolare vecchi clienti al riacquisto. Il trucco per sfruttare al meglio queste due opportunità è quello di offrire un premio di alto valore che sia in linea con gli interessi e i valori dell’audience.

brand activism

I consumatori chiedono un nuovo brand activism fatto di azioni concrete

  • Durante l’ultima ondata di brand activism è emersa, come non mai, la richiesta di responsabilità e autenticità da parte dei consumatori.
  • La brand self awareness è un antidoto contro l’ipocrisia aziendale e deve per forza andare di pari passo con le dichiarazioni di sostegno alle cause sociali.
  • Le azioni concrete sono ciò che i consumatori chiedono. Al contrario, i brand non faranno altro che mettere in discussione la loro credibilità.

 

Nelle ultime settimane, sulla scia della campagna Black Live Matters, molti brand si sono espressi contro il razzismo. Alcuni hanno semplicemente dichiarato la propria solidarietà, altri – come LegoBen & Jerry’s – hanno invece annunciato azioni concrete. Scelte accomunate dalla stessa volontà di stare “dalla parte giusta della storia”, ma che hanno sortito nel pubblico reazioni diverse. Se alcune aziende sono state infatti lodate per il proprio impegno, altre sono state accusate di ipocrisia e opportunismo.

Brand activism, un fenomeno in crescita

Il motivo per cui il brand activism è un fenomeno in crescita appare chiaro. Secondo un recente sondaggio condotto dalla società di consulenza Edelman, il 60% degli americani boicotterebbe o comprerebbe da un marchio in base alla sua risposta alle proteste contro l’ingiustizia razziale. E il dato è ancora più alto tra i più giovani: il 78% dei millennials ritiene che anche i brand debbano alzare la voce, mentre il 70% delle persone tra i 18 e i 34 anni cambierebbe di conseguenza le proprie scelte di di acquisto. Ma già più di quattro anni fa il 66% delle persone era disposto a pagare di più pur di avere prodotti che rispettassero principi quali ad esempio la sostenibilità ambientale.

I consumatori ritengono che le marche abbiano la possibilità di produrre un impatto concreto sulla società. Lo studio di Sprout Social del 2019, ad esempio, rivela che secondo il 66% delle persone i brand hanno il potere di facilitare un cambiamento reale, mentre il 67% di esse pensa che le loro piattaforme – in particolare i canali social – siano efficaci nell’aumentare la consapevolezza riguardo le problematiche sociali. Insomma, parafrasando Spider-Man, secondo i consumatori da un grande brand derivano grandi responsabilità sociali.

Come ha sottolineato anche l’Outlook report quindi, sempre più la fiducia nel marchio non si basa solo sui suoi prodotti o servizi, ma anche sulle scelte etiche e politiche fatte dall’azienda che vi sta dietro.

brand activism

LEGGI ANCHE:5 esempi di Brand Activism da cui trarre ispirazione

Perché i social media hanno cambiato tutto

Prima della nascita dei social media, i marchi non avevano canali di comunicazione diretta coi proprio clienti. Di conseguenza, i consumatori stessi non si aspettavano prese di posizione su tematiche sociali da parte dei propri brand preferiti. L’avvento dei social network ha invece aumentato le aspettative dei consumatori riguardo l’attivismo dei brand.

Del resto, l’ondata di indignazione in seguito all’uccisione di George Floyd non è stata guidata da testate giornalistiche o istituzioni, ma da persone comuni che hanno iniziato a condividere il proprio sdegno su Twitter e Facebook. In una simile situazione, coesistendo nello stesso spazio digitale, i marchi devono necessariamente inserirsi nelle conversazioni in modo pertinente. Ma non corrono il rischio di apparire opportunisti?

LEGGI ANCHE: Investire su sostenibilità e responsabilità sociale oggi è ancora più importante per i brand

La domanda di autenticità da parte del pubblico

Molti dei più grandi brand mondiali erano rimasti in silenzio sul tema della violenza razziale fino al momento in cui hanno twittato #BlackLivesMatter. Per questo sono apparsi opportunistici. Certo, meglio tardi che mai. Ma il brand activism va costruito nel tempo, con costanza e soprattutto autenticità. L’autenticità non è qualcosa che può essere presa in prestito o prodotta da un giorno all’altro e il suo punto di partenza è la costruzione dell’attivismo di brand sui valori fondamentali del marchio stesso.

Ma il sostegno a una o più cause non assolve automaticamente i brand dal silenzio su altre problematiche sociali: il silenzio non è più neutrale. Ciò che allora può fare un marchio è inquadrare il proprio sostegno attraverso un approccio intersezionale. Ad esempio, se un brand è impegnato nella sensibilizzazione sul cambiamento climatico, in occasione di campagne contro il razzismo potrebbe sottolineare il concetto di sproporzionalità riguardo le conseguenze dei problemi ambientali sulle persone di colore.

Infine – ma non ultima – fondamentale per l’autenticità è la brand self awareness, la consapevolezza di sé da parte del brand. Un antidoto contro l’ipocrisia aziendale che deve per forza andare di pari passo con le dichiarazioni di supporto. Cioè, inutile twittare contro il razzismo, se al suo interno l’impresa stessa non è impegnata a sradicarlo. Amazon, Ralph Lauren e Next Door sono tre esempi di brand fortemente criticati per aver rilasciato dichiarazioni di sostegno ipocrite, perché in contrasto con problematiche interne.

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Una nuova era per il brand activism

Durante quest’ultima ondata di brand activism è emersa come mai prima d’ora una richiesta di responsabilità. Denunciare il razzismo sui social media non è attivismo di marca senza azioni a sostegno, e le azioni concrete sono ciò che i consumatori chiedono. Se al contrario un marchio è tutto parole e niente azioni, questo non farà altro che mettere in discussione la sua credibilità.

Denunciare l’ipocrisia aziendale non è mai stato così facile. Internet non dimentica mai, anzi sembra fatto apposta per riesumare i problemi del passato e di conseguenza responsabilizzare i brand su ciò che fanno nel presente.

Non basta aprire il libretto degli assegni per effettuare donazioni una tantum. Occorre invece cambiare la politica interna a favore dell’inclusione razziale, rivedere i prodotti perché non siano diffusori di pregiudizi, espandere la responsabilità sociale. Un cambiamento insomma non relegato alle strategie del reparto marketing, ma abbracciato da tutta l’azienda come valore chiave su cui lavorare.

È responsabilità di ciascuna impresa abbracciare e inserire la corporate social responsibility (CSR) all’interno della propria struttura aziendale. Magari non tutte diventeranno B Corps, ma qualche ritocco al modo in cui calcolano il risultato economico aziendale contribuirà a rafforzare la responsabilità interna nei confronti della società.

Insomma, nonostante le reazioni dei brand al movimento Black Live Matters siano state talvolta superficiali, la nuova domanda di responsabilità potrebbe provocare nei marchi riflessioni più profonde e portare infine a cambiamenti sostanziali nell’autenticità del loro attivismo.

Questi valori sono già radicati nel DNA del vostro marchio? Benissimo! Altrimenti, questo è il momento di iniziare.

Come costruire la credibilità di un sito web: regole e consigli

Regole e consigli per costruire la credibilità online di un sito web

  • I visitatori che approdano sul tuo sito web decidono in pochi secondi se rimanere o andarsene, per questo l’esperienza dell’utente va curata.
  • Consigli utili per creare fiducia e credibilità nel proprio sito web e non far scappare gli utenti, ma condurli fino alla conversione.

 

Stiamo scoprendo l’acqua calda se diciamo che le persone comprano i prodotti di un marchio se lo conoscono, ne hanno almeno sentito parlare e quindi si fidano. Non è solo il prezzo ad entrare in campo o quanto è attrattiva la tua pubblicità, il rapporto che instauri con il consumatore ha un ruolo importantissimo e la parola chiave è: fiducia.

In questo articolo ti spieghiamo una serie di tattiche ninja proprio per rendere il tuo sito web altamente credibile per le persone che lo visitano, anche per la prima volta.

LEGGI ANCHE: La personalizzazione è la chiave dello shopping online.

Come costruire la credibilità di un sito web

Design e prestazioni del sito

Appena gli utenti atterrano sul tuo sito web, dovranno decidere se rimanere o andarsene. Uno dei motivi che incide fortemente è la velocità di caricamento della pagina. La parte tecnica è importante e una volta che tutti i contenuti si saranno caricati velocemente, allora il primo test è passato con successo.

Ora oltre alle prestazioni tecniche, bisogna valutare anche se la pagina è attraente agli occhi dell’utente e se trova in poco tempo proprio quello che si aspetta e stava cercando.

Le percezioni principali che il visitatore deve subito provare perché si senta rassicurato, devono essere chiare:

  • Rassicurazione sulle transazioni sicure;
  • Percezione che il prodotto sia accuratamente descritto;
  • Convinzione che i tempi di spedizione sono brevi e verranno rispettati grazie ad adeguate informazioni su termini e condizioni.

Oltre a queste tre informazioni principali assicuratevi di conoscere bene il vostro consumatore per potergli proporre proprio quello di cui ha bisogno.

  • Il design è importante, ma va pensato sulle caratteristiche del nostro consumatore. Spesso idee creative e brillanti non si spostano con la nostra tipologia di utente. Quindi attenzione a studiare tutto in sua funzione;
  • Impostate in modo chiaro tutte le informazioni di contatto e rendetele sempre ben visibili. Non inserite solo la mail, per generare maggior credibilità, scrivi anche indirizzo completo, numero di telefono e tutti i dettagli normalmente indicati;
  • Il linguaggio e la terminologia usata sul sito web, devono essere coerenti con l’audience di riferimento. Parla la lingua dei tuoi consumatori, non perderti in tecnicismi, inglesismi o costruzioni particolari solo perché è cool. Il tuo pensiero deve sempre andare ai tuoi utenti e a semplificare al massimo il dialogo con loro, perché i messaggi arrivino in modo forte e chiaro;
  • Come sempre attenzione anche a refusi ed errori grammaticali. Sembra scontato, ma la nostra credibilità e professionalità deriva anche da questo.

LEGGI ANCHE: 10 cose che dovresti sapere prima di lanciare un business online

Trasparenza e autenticità

Un altro punto cardine che incide sulla credibilità del nostro sito web, è la trasparenza. L’utente deve percepire che siamo noi, che siamo reali e autentici e deve fidarsi per comprare sul nostro sito web.

  • Inserisci una pagina ‘chi siamo’ completa, personalizzala e presentati come se stessi prendendo un caffè con il tuo interlocutore e dovessi spiegargli in modo genuino chi sei e cosa fai;
  • Sii reale e non ridicolo, non cercare di esasperare caratteristiche o esagerare. Come si dice ‘il troppo stroppia’ e non è credibile. Attieniti ai fatti, a documentare e raccontare quello che fai, piuttosto che esagerare con l’essere autoreferenziale;
  • Mostra chi lavora nel tuo team e cosa fate, fai vedere il dietro le quinte dell’azienda e mettiti a nudo proprio per far percepire l’autenticità della tua attività: tutto ciò che solo tu puoi mostrare, ti rende unico!

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Riprova sociale e sicurezza

Infine è importante mostrare testimonianze, consumatori soddisfatti e partner per generare quella che viene definita: riprova sociale.

Secondo il principio di riprova sociale spiegato da Robert Cialdini le persone attribuiscono importanza all’opinione di una voce esperta e credibile, ma dall’altro canto con i social media ci sono anche le riprove sociali che si basano sul comportamento di un gruppo di amici, utenti o cittadini a cui una persona si sente in qualche maniera legata o affine, e che emergono più chiaramente nelle dinamiche della social economy.

Ecco perché è importante inserire sul tuo sito web recensioni (meglio se con un punteggio alto) e testimonianze di altri utenti che hanno comprato i tuoi prodotti o servizi. I visitatori nel vedere l’esperienza e l’opinione di altre persone si sentiranno rassicurati.

Inoltre se hai dei partner che collaborano con te o segui dei clienti, puoi inserire i loro loghi e daranno credibilità al tuo lavoro.

Se invece ci sono blogger o riviste che hanno parlato di te e della tua attività puoi citarle e farne bella mostra sul tuo sito web.

Tutto ciò può contribuire a generare fiducia nel tuo sito web e nella tua attività.

Non ti resta che tornare sul tuo sito web e controllare se hai già inserito tutti questi punti, come sei messo a credibilità verso i tuoi utenti?

TikTok Ads

TikTok lascia Hong Kong: ecco cosa c’è da sapere se fai marketing

La notizia è dello scorso martedì: TikTok lascia Hong Kong.

In un momento storico in cui la questione di Hong Kong è entrata nelle nostre case attraverso le immagini dei TG, si tratta di una news dalle connotazioni chiaramente politiche. Ma non solo.

Anche il marketing, infatti, è fortemente influenzato dal macro-ambiente di un mercato, e quindi anche dalla politica. Perciò, prima di riflettere su quali saranno le conseguenze di questa storia dal nostro punto di vista, facciamo un breve ripasso dei retroscena in senso ampio.

testate giornalistiche tiktok

TikTok e Hong Kong: cosa c’è dietro

Hong Kong è una regione amministrativa speciale della Cina. Ciò significa che nonostante la sua riannessione alla Cina nel 1997, Hong Kong di fatto mantiene autonomia decisionale su diversi settori, tra cui l’economia: il fatto che costituisca un porto franco per l’occidente lo si deve proprio a questo.

Non è invece autonoma rispetto alla difesa o alla politica estera (tenetelo a mente per dopo).

Hong Kong insomma è sì Cina, ma è anche qualcos’altro: abitudini, cultura… Persino la lingua parlata è diversa.

Hong Kong vista dall’alto: una New York orientale

L’equilibrio con la Cina non è mai stato facile. Da un anno a Hong Kong si protesta contro una legge sull’estradizione fortemente voluta dal governo centrale, che, in risposta alle rivolte ne ha emanata una nuova in maggio: la Security Law, una sorta di ordinamento sulla libertà di parola che potrebbe mettere a tacere tutti i dissidenti.

Il problema principale di questa legge, e che non è piaciuto alle Big Tech, risiede nella scarsa chiarezza del suo contenuto, che non elencando in maniera precisa ciò che è vietato, permetterebbe a Pechino di controllare e sanzionare i contenuti degli utenti senza troppe restrizioni.

In seguito alla diffusione di maggiori dettagli a proposito nei giorni scorsi, martedì TikTok ha deciso di uscire da Hong Kong, in modo tale da eludere le regole sull’utilizzo dei dati cui altrimenti avrebbe dovuto sottostare.

Ma se TikTok è cinese, perché lo avrebbe dovuto fare?

TikTok: storia breve dell’app

Nata nel 2016 nel bacino tecnologico di ByteDance – un gigante del mondo cinese con le mani in pasta un po’ ovunque – è diventata virale un paio di anni dopo. Se vi ricordate, in quel periodo da noi impazzava Musically, con cui poi Douyin si è fuso creando effettivamente la versione internazionale Tik Tok.

Nel 2019 Tik Tok ha “fatto il botto” in tutto il mondo e anche in Italia, dove, complice il lockdown e la noia dell’audience costretta a casa, ha visto un aumento quasi del 300% tra il marzo 2019 e marzo 2020, passando da 1,8 a 7 milioni di utenti (dati Comscore MMX Multiplatform).

Il fatto è che questo successo internazionale è stato possibile anche perché le due applicazioni sono lievemente diverse.

tiktok

TikTok o Douyin: gemelli eterozigoti

First things first: Douyin è in cinese e gira su server cinesi con regole cinesi. Come tutte le app in Cina, è soggetto a controlli da parte del governo.

TikTok no: il posizionamento scelto dall’app, per quanto possa suonare incredibile, è diverso. In quanto rivolto a mercati occidentali, la policy è di mantenere una linea sulla privacy simile a quella dei giganti di Facebook & Co.

Tuttavia, ci sono delle similitudini tra i due: entrambi sono basati sulla creazione di brevi video divertenti di massimo 15 secondi e il cui scopo è quello di diventare virali.

Il marketing con Douyin

Douyin è prima di tutto un’app che viene utilizzata dagli utenti per divertirsi, ma è anche un mezzo di marketing. Questa è l’aspetto che interessa alle aziende. Come tanti brand hanno provato recentemente a lanciare challenge o collab su TikTok per diventare virali, la stessa cosa è successa in Cina molto tempo prima.

Le aziende fanno marketing su Douyin, ma attenzione: se ora pensate “ok, voglio aprire il mio canale Douyin per vendere in Cina”, vi stoppo subito. Non è cosa da nulla: per farlo occorre avere un’identità legale in Cina. Dior o tutti i brand che lo usano ne hanno una, per questo vedrete online articoli che parlano della loro strategia.

Tuttavia, voglio anche rassicurarvi: un tempo era così anche per WeChat. Poi Tencent (la casa madre) si è gradualmente aperta all’estero e ora è possibile avere un account aziendale anche se si è un’azienda non cinese e fare marketing verso i mainlanders.

Perché, infine, considerate che fare marketing verso Cina Mainland e Hong Kong non è la stessa cosa: si tratta di target completamente diversi, con diversa lingua, diverse abitudini e mezzi di comunicazione e questo comporta la necessità per l’emittente di rivedere il messaggio in maniera importante.

Se il vostro aim è di conquistare entrambi: good luck, è una bella corsa ad ostacoli ma non impossibile.

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TikTok fuori da Hong Kong: e ora?

Ma alla fine della fiera, cosa comporta tutta questa storia per noi markettari?

Non è facilissimo prevederlo ora. TikTok fa parte di quel gigante di ByteDance, è cinese, e sebbene preferiremmo non considerare tutto questo, la sua mossa avrà ripercussioni sugli equilibri tra Cina e Hong Kong.

Potremmo dire, citando Maccio Capatonda, “e a me, che me ne frega a me?” E invece ve ne fregherà, perché da sempre Hong Kong è il nostro punto di contatto commerciale con la Cina e gli scenari che potrebbero delinearsi sono differenti. Visti dal punto di vista macro, non è da escludersi la possibilità che ci siano conseguenze per i paesi e le imprese che si schierano chiaramente a favore di Hong Kong.

Di conseguenza, nel micro e per tutti noi markettari che ad esempio pensavamo di poter fare Ads targettizzati al pubblico di Hong Kong tramite Facebook, questo un giorno potrebbe non essere possibile, perché magari anche Facebook lascerà per sempre il porto. E allora dovremmo ripensare ancora una volta le piattaforme con cui comunicare al target, e come si dice, chi vivrà vedrà.

welfare aziendale

Il concetto di Welfare Aziendale è cambiato ed è sempre più legato a quello di Wellness

  • Il concetto del benessere, legato alle condizioni di salute e al miglioramento della qualità di vita negli ambienti di lavoro, si è ulteriormente diffuso durante il periodo pandemico.
  • Il Covid-19 ha messo in luce le debolezze del sistema aziendale, mostrando ai dipendenti quanto il sistema stesso non supporti nel modo corretto i lavoratori.
  • La grave situazione dell’emergenza ha spostato l’attenzione delle aziende e dei dipendenti verso un concetto di welfare aziendale diverso da quello conosciuto fino ad oggi.

 

In una situazione in cui il welfare pubblico sta restringendo fortemente il suo ambito di applicazione, sono le aziende a farsi carico del benessere delle persone introducendo, con frequenza, il concetto di wellness at work, ampliando e modificando il welfare aziendale fino ad oggi conosciuto.

Il welfare aziendale rappresenta una soluzione vincente per tutti i soggetti coinvolti nel processo, come evidenzia anche l’ultimo Rapporto Welfare Index PMI del 2019:

  • Lato aziendale si generano risparmi fiscali e contributivi, un ROI positivo e un aumento della capacità di attrazione e fidelizzazione dei dipendenti. Situazione che genera un vantaggio competitivo e strategico elevato;
  • Lato dipendente il sistema genera un aumento della produttività, una riduzione dell’assenteismo e un aumento della felicità al lavoro.

Ogni azienda ha la possibilità di introdurre piani di welfare proporzionati alla dimensione aziendale, diversificati per settore e target dei destinatari. Anche le aziende più piccole (PMI e micro aziende) possono accedere a politiche di welfare aziendale ottenendo vantaggi significativi.

La grave situazione pandemica ha però spostato l’attenzione delle aziende e dei dipendenti verso un concetto di welfare aziendale, diverso da quello conosciuto fino ad oggi. I piani di welfare aziendale del futuro non saranno più legati ai semplici voucher viaggi, buoni carburante, buoni palestra ma dovranno contenere benefit legati alla sfera personale dei lavoratori.

Salute, sicurezza, wellness e redditività saranno le parole chiave per il welfare aziendale del futuro.

Il concetto del benessere, legato alle condizioni di salute e al miglioramento della qualità di vita negli ambienti di lavoro, si è ulteriormente diffuso durante il periodo pandemico. Le aziende che avevano seguito una politica di lungimiranza, introducendo un wellness welfare, si sono fatte trovare pronte, per tutte le altre è giunto il momento di cambiare rotta.

I migliori piani welfare aziendale pre Covid-19

Le grandi aziende sono consapevoli del fatto che la felicità e il benessere dei lavoratori sono dei “must have” per la retention degli stessi e per l’attrattività che l’azienda deve avere nei confronti dei talenti. Qui di seguito alcune aziende, identificate come Best Welfare Workplaces nel mondo pre pandemia Covid-19.

Google

Il colosso tecnologico conosciuto principalmente per il motore di ricerca, si distingue per l’elevata attenzione al benessere dei dipendenti nei luoghi di lavoro. Ogni area dell’azienda, infatti, è studiata per rendere accogliente il luogo di lavoro, non solo per le attività meramente produttive ma anche per le attività ricreative. Sono famose le aree relax e gioco, quelle per la vendita di cibi salutari, per i servizi alla persona ecc. che trasformano l’azienda in un piccolo quartiere familiare.

Un altro importante benefit, legato al tema della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, è il congedo di maternità, retribuito pienamente per cinque mesi (consecutivi o fruibili in periodi differenti) oltre ad altri importanti vantaggi per i neo genitori lavoratori.

LEGO

L’iconica azienda danese di giocattoli punta, invece, sulla creatività. Il piano di welfare aziendale della società consiste essenzialmente nel far scoprire ai dipendenti la propria creatività partendo dal gioco. Lavorare e al tempo stesso visitare musei, giocare nelle sale gioco aziendali e divertirsi liberamente al parco divertimenti Legoland.

Netflix

Per la libertà concessa ai dipendenti nella gestione del tempo, pur nel rispetto delle consegne loro assegnate, Netflix si posiziona in un ruolo privilegiato nell’universo del welfare aziendale. Inoltre i lavoratori hanno sempre a loro disposizione centri fitness e palestre per prendersi cura del loro benessere psico-fisico.

Fitbit

La società di tecnologia indossabile, produttrice dei wearable utili per monitorare l’attività fisica, ha creato un piano di welfare che si sposa perfettamente con il core business dell’azienda. Sono infatti molto rinomate la competizioni tra dipendenti volte a monitorare chi percorre più chilometri: un’ottima combinazione tra tempo libero, salute e forma fisica.

Questo piano di welfare aziendale, che si avvicina a quello che sarà il welfare del futuro post pandemico, introduce il concetto di welfare wellness. I piani creati da Fitbit sono stati introdotti anche in altre aziende, attente al binomio welfare e wellness.

Il Welfare aziendale post Covid-19

Con l’arrivo della pandemia il concetto di welfare aziendale ha subito e subirà grandi cambiamenti. Le aziende dovranno:

  • Introdurre attività di prevenzione e gestione della sicurezza organizzativa, includendo nel set di rischi anche quello pandemico;
  • Coordinarsi con il SSN per un corretto e utile scambio di informazioni, per aggregare i dati e aumentare il monitoraggio;
  • Ridefinire il concetto di sicurezza sul lavoro (ampliando le funzioni del RSPP e del RLS) sviluppando l’assistenza sanitaria integrativa e investendo in polizze collettive ad hoc e nelle coperture LTC;
  • Rafforzare la conciliazione vita-lavoro, potenziando i benefit di sostegno al reddito, ripensando le policy di ageing aziendale;
  • Introdurre il benessere digitale: non solo dotazione di strumenti tecnologici, veloci e di qualità per lavorare in remoto ma anche ricerca e rispetto di un maggiore equilibrio tra la propria dimensione personale e quella lavorativa con attenzione al diritto di disconnessione.

Il Welfare aziendale post pandemico andrà nella direzione del people care: salute, reddito e pensioni.

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Welfare aziendale e benessere organizzativo

In un’organizzazione è importante creare un ambiente di lavoro salubre e accogliente, oltre che predisposto per assolvere gli obblighi di legge in materia di sicurezza sul lavoro. Aspetto che si è mostrato preponderante durante la pandemia Covid-19 e che ha posto le basi per una rivisitazione di questo aspetto per quanto riguarda il futuro.

Il Covid-19 ha messo in luce le debolezze del sistema aziendale, mostrando ai dipendenti quanto il sistema stesso non supporti nel modo corretto i lavoratori. Il 90% dei consumatori, secondo una ricerca di Edelman, rivela che le persone intervistate desiderano che i brand si impegnino sempre di più per salvaguardare la salute dei lavoratori e le loro finanze.

I paesi anglosassoni stanno puntando moltissimo nell‘introduzione di misure volte alla promozione e alla prevenzione della salute. Le misure si possono identificare in questi tre pilastri:

  1. Salute e sicurezza: aspetti legati al regime regolatorio vigente ai sensi di legge relativamente alla salute e sicurezza sui luoghi di lavoro;
  2. Prevenzione e promozione della salute: azioni di prevenzione primaria finalizzati alla promozione attiva della salute;
  3. Gestione della malattia: interventi di prevenzione secondaria, mirati a gestire le situazioni di malattia (assenza lunga dei dipendenti e la disabilità degli stessi).

Il primo punto si riferisce a condizioni minime che tutte le aziende devono, per legge, attuare. Il secondo e il terzo punto identificano i comportamenti proattivi e aggiuntivi alle norme di base, a cui tutte le aziende devono tendere, poiché procurano benessere fisico e psicologico delle persone all’interno dell’organizzazione.

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LEGGI ANCHE: Il Welfare Aziendale è una grande opportunità per aziende e dipendenti (ma va pensato nel lungo termine)

HR, CMO, welfare aziendale e la sfida del cambiamento

Le aziende, ed in particolare i responsabili HR e CMO, si trovano ad affrontare una situazione complessa. Da un lato la pandemia che ha comportato tagli di bilancio e riduzione dei costi e dall’altro lato la gestione, sempre più frequente, di disordini interni legati al personale dipendente e scioperi, indetti per richiedere maggiori tutele sia economiche sia in materia di sicurezza sul lavoro e di protezioni individuali.

Si riporta l’esempio di Everlane, negozio di abbigliamento low cost online americano, che ha subito un duro attacco dall’interno durante il periodo pandemico, poiché durante il mese di aprile ha dovuto sospendere dal lavoro circa 300 lavoratori.

Il brand ha da tempo intrapreso un percorso di trasparenza, che spinge, sin dalla sua nascita, a comunicare il vero costo dei propri prodotti, i materiali impiegati per realizzarli e le condizioni dei lavoratori nelle fabbriche che collaborano con il marchio.

Sappiamo che è difficile cambiare la mentalità delle persone e che è più facile desiderare di avere un guardaroba sempre pieno di capi nuovi. Quando raccontiamo la storia dietro ogni prodotto che realizziamo e parliamo delle nostre fabbriche, cerchiamo di trasmettere l’importanza di fare acquisti più sostenibili. Potevamo scegliere di lavorare fuori dal mondo della moda e di fondare un’associazione no profit, invece abbiamo deciso di costruire un’attività in grado di contribuire a creare un sistema che anche gli altri brand possano utilizzare in futuro. Insomma, abbiamo scelto di cambiare le cose dall’interno.

Tutto ciò in ottica di cambiamento e di comunicazione verso l’esterno dell’organizzazione. Ma questa trasparenza è ravvisabile anche all’interno dell’organizzazione stessa?

I CMO sono quindi chiamati a cambiare rotta anche internamente, la trasparenza non può essere solo esterna. Occorre aumentare la comunicazione interna all’azienda, attraverso informative chiare ed efficaci, volte a trasmettere anche decisioni difficili, condividendole direttamente con il personale.

Aziende che si sono distinte per le loro best practice durante la pandemia

Un caso differente è quello di Airbnb, marchio che è stato fortemente colpito dalla pandemia Covid-19. L’impossibilità di viaggiare a causa delle misure restrittive ha creato gravi danni al settore dei viaggi e dell’hospitality.

Il modello di business legato all’economia della condivisione è entrato in una forte crisi durante la pandemia. Per motivi di sicurezza internazionale è stata sospesa l’attività di condivisione/affitto degli alloggi.

Ad aprile Airbnb ha chiesto prestiti per due miliardi di dollari e ha istituito un fondo da 250 milioni di dollari per gli host che usano la piattaforma, che si sono trovati all’improvviso con le prenotazioni cancellate. Brian Chesky, CoFounder e CEO, ha tagliato il 25% della sua forza lavoro lasciando a casa 1900 dei suoi 7.500 dipendenti. Tagliati anche tutti gli investimenti che non riguardano il business principale quindi gli investimenti in hotel e produzioni cinematografiche. Nonostante la pesante crisi, Chesky ha deciso di comunicare in modo trasparente con i dipendenti coinvolgendoli nelle scelte, difficili, che l’azienda dovrà necessariamente intraprendere.

«Stiamo vivendo la crisi più straziante della nostra vita, dobbiamo apportare modifiche fondamentali ad Airbnb riducendo la nostra forza lavoro e avere una strategia aziendale mirata», ha scritto Chesky  in una lettera aperta ai dipendenti. 

La stessa sorte è toccata a WeWork e a Uber. Wework, azienda americana specializzata nell’affitto di spazi in co-working, si trova in grandissime difficoltà. Migliaia di clienti hanno rifiutato di pagare l’affitto o hanno cercato di interrompere i loro contratti di locazione. Il boom dello smart working, obbligato per motivi di sicurezza, non facilita il business degli spazi di coworking.

LEGGI ANCHE: Come far evolvere l’organizzazione dal Remote Working allo Smart Working: scopri la Guida Interattiva Ninja

Anche per Uber la situazione non è molto diversa. L’AD Dara Khosrowshahi ha annunciato che ridurrà la sua forza lavoro del 14% (pari a 3700 lavoratori licenziati) e lo ha comunicato a tutti i dipendenti attraverso una mail. Ulteriori tagli, prosegue, verranno attuati alle spese di marketing e grazie al rinvio di alcuni investimenti.

Khosrowshahi, come altri CEO della Corporate America, nel clima di difficoltà ha rinunciato al proprio compenso. Simili mosse, assieme, hanno contribuito a convincere gli investitori all’investimento, consentendo ad Uber di guadagnare il 5%, consolidando il precedente rialzo pari all’11%.

Lo stesso Khosrowshahi è altrettanto convinto che la ripresa, seppur non in tempi brevi, sia comunque prevedibile per il modello di business del gruppo. L’azienda ha infatti puntato forte su Uber Eats. La consegna a domicilio di pasti ha registrato un incremento di oltre il 50% delle entrate, pari a 819 milioni di dollari.

Il welfare aziendale per definizione sta cambiando in parallelo con i rinnovati bisogni di salute, sicurezza e tutela dei lavoratori. La pandemia ha mostrato le falle in un sistema che sembrava perfetto. Le aziende devono partire da questo “anno zero” per ricostruire i loro piani di welfare e insieme alla istituzioni creare un nuovo modello organizzativo.

love brand

Quali sono i KPI di marketing per misurare il tuo brand love

Qualsiasi azienda ha il potenziale per essere un love brand. A insegnarlo è la storia dei brand più amati al mondo, che ogni anno vengono censiti da Talkwalker.

Attraverso la forza del social listening, anche quest’anno sono stati individuati i 50 brand più amati, ma non solo. Il dato più interessante per te, infatti è scoprire come riescono ad essere amati, per imitarne le strategie.

Engagement vs sentiment

Per prima cosa, il report guarda l’engagement e il sentiment generali.

Engagement

Valuta tutte le menzioni del brand, come, per esempio, like, commenti e condivisioni sui social media, reazioni a notizie, interazioni su forum e blog, ecc.

Sentiment

Il sentiment rappresenta le reazioni delle persone a tali menzioni. Utilizzando l’IA proprietaria di Talkwalker, sono state distinte menzioni positive e negative, analizzando il linguaggio, il contenuto e il contesto di ognuna di esse.

Accedi al report di Talkwalker e apprendi le best practice per costruire un love brand.

love brand

781 marchi a confronto

La tendenza per tutti questi marchi è chiara. Più aumenta l’engagement, ovvero più persone reagiscono al brand, più diminuisce il sentiment generale, con una maggiore tendenza a interazioni negative. Su 25 grandi marchi mondiali con oltre 100 milioni di engagement, nessuno presenta un net sentiment superiore al 75%.

Più visibile diventa il brand, più aumenta la probabilità di critiche. Non si può accontentare sempre tutti e un aumento della clientela rende più impegnativo soddisfare tutte le aspettative dei clienti.

Per questo bisogna monitorare costantemente il sentiment del brand per capire esattamente come il pubblico ne parla.

Infatti, se alla crescita della tua attività potrebbe corrispondere un leggero calo di sentiment, un calo drastico o improvviso di solito segnala una crisi. E questo richiede una gestione della crisi.

Engagement rate

L’engagement rate, ovvero il tasso di coinvolgimento, ti aiuta a confrontare il tuo brand con la concorrenza.

Con molti post potresti ottenere un coinvolgimento totale. Ma un competitor potrebbe ottenere lo stesso coinvolgimento con meno post, ottenendo di più in proporzione al suo tempo e ai suoi sforzi.

Il tasso di coinvolgimento equivale quindi al coinvolgimento totale diviso per il totale delle menzioni. Più alto è il numero, meglio è.

In genere il sentiment diminuisce con l’aumentare del tasso di coinvolgimento.

Un ottimo tasso di coinvolgimento aiuta a diffondere i tuoi contenuti tra più persone, condividendo il tuo messaggio con un pubblico più ampio. Confrontando il tasso di coinvolgimento con il sentiment, possiamo notare un altro calo nel tempo.

Complessivamente, per tutti i marchi analizzati, la media di net sentiment è del 61,5% e il tasso medio di coinvolgimento è pari a 8,32.

La viralità, insomma, aiuta a far arrivare i tuoi contenuti a più persone, ma ti espone anche a un rischio maggiore, rendendoti più suscettibile a commenti o risposte negative.

Monitora costantemente il tuo contenuto virale e rispondi rapidamente ai detrattori per evitare ritorsioni indesiderate.

love brand

I KPI di marketing per ogni settore

Brand Love Story ha preso in considerazione i KPI di svariati settori, allo scopo di aiutare i team di marketing nel benchmarking sui social media.

Per ognuno è stato tracciato un grafico con tassi di coinvolgimento e sentiment drel brand.

Ne abbiamo analizzati nel dettaglio cinque, per scoprire quali sentiment e coinvolgimento li caretterizzano.

1. Automotive

Sentiment medio – 59,9%

Tasso medio di coinvolgimento – 7,75

Con 30 marchi automobilistici analizzati, il settore è abbastanza simile alle medie globali. Spesso, i post aspirazionali delle auto più recenti aiutano a stimolare sentiment e coinvolgimento. Ma alcune crisi abbattutasi su diversi brand automobilistici hanno fatto crollare il sentiment generale.

Il coinvolgimento automobilistico è complesso. In buona misura è legato alle immagini mozzafiato di auto (e stile di vita) che i brand offrono. Eppure altri consumatori vogliono contenuti di maggiore valore, guidati da confronti e cifre efficienti.

2. Moda e bellezza

Sentiment medio – 66,5%

Tasso medio di coinvolgimento – 6,63

L’industria della moda e della bellezza, con 67 marchi analizzati, è in controtendenza, con una crescita parallela di net sentiment e tasso di coinvolgimento. Il sentiment è alto, grazie all’attrazione esercitata dagli abiti e dai contenuti coinvolgenti sui social media. Non c’è da stupirsi che così tanti marchi del settore siano entrati nella nostra top 50.

La parola d’ordine è aspirazione. I tuoi social media non sono lì solo per promuovere un marchio ma uno stile di vita. Concentrandoti su questo aspetto, susciterai un sentiment più alto, mentre le conversazioni significative con la tua comunità contribuiranno ad aumentare il coinvolgimento.

3. Retail

Sentiment medio – 54,8%

Tasso medio di coinvolgimento – 10,20

I 50 brand del settore retail inclusi nel report, spesso si impegnano nella promozione di prodotti alimentari, andando verso un modello come questo, con un alto coinvolgimento, ma con un sentiment più basso. Il sentiment è ridotto anche dai problemi del servizio al cliente, inevitabili quando si ha a che fare con un’ampia fetta del pubblico.

Non concentrarti solo sui prodotti che vendi. Presta attenzione alla tua community e genera contenuti di marca che affrontino i suoi problemi, per costruire sentiment positivo attorno al tuo brand.

4. Servizi professionali

Sentiment medio – 75,0%

Tasso medio di coinvolgimento – 4,56

I 20 servizi professionali esaminati, con una gamma di servizi e soluzioni per le imprese, hanno una posizione simile a quella del settore manifatturiero. Si rivolgono a un pubblico specifico per creare sentiment ma in cambio ricevono un coinvolgimento limitato.

Anche in questo caso, non pensare che il tuo pubblico sia troppo di nicchia. Si è connesso a te per un motivo, quindi massimizza le tue intuizioni riguardo ai clienti per assicurarti di creare contenuti rilevanti e coinvolgenti.

5. eCommerce

Sentiment medio – 61,6%

Tasso medio di coinvolgimento – 6,65

Tra gli 11 brand di eCommerce uno si è distinto in modo significativo, con livelli di coinvolgimento leader nel settore. Ciò ha portato il tasso medio di coinvolgimento dell’eCommerce a livelli altrimenti difficili da raggiungere. Questo perché nelle conversazioni di settore le persone si sono concentrate più sul prodotto che sul venditore. Il sentiment generale è abbastanza forte, in quanto le persone sostengono le aziende che soddisfano le loro esigenze di consumo (spesso a prezzi incomparabili).

Concentrarsi su prodotti a breve termine farà aumentare le vendite ma non ti aiuterà a costruire il tuo brand. Integra i contenuti del marchio nella tua strategia per contribuire a costruire lealtà e sentiment generale.

Come costruire il brand love

La prossima volta che pianifichi la tua strategia di marketing, con tutti i KPI importanti per il tuo social listening, dai un’occhiata anche a come sta andando il tuo settore.

Imparare gli aspetti positivi e negativi che ogni industry deve affrontare, contribuirà a dare forma a tutte le tue campagne di marketing per costruire rapporti più forti con i consumatori e di conseguenza anche il brand love.

I brand più amati al mondo hanno costruito il loro successo su KPI come sentiment ed engagement.
Per imparare dai 50 marchi più importanti a livello mondiale, scarica i
l report di Talkwalker.

digital pr

5 competenze che devi avere se vuoi fare Digital PR

  • Fare Digital PR significa avere competenze digitali diffuse in un’ottica T-shaped.
  • Nella cassetta degli attrezzi dello specialista di Digital PR non possono mancare conoscenze su social media, influencer marketing, SEO, media relations online e web reputation.
  • Le Digital PR hanno radici nelle PR tradizionali ma sono proiettate verso scenari digitali complessi.

 

Vi dò subito una buona notizia: le PR non sono morte, anzi.
Si stanno soltanto evolvendo, contaminandosi sempre di più con aree contingenti con cui iniziano sempre di più a condividere il budget di marketing delle aziende. In particolare, quando parliamo di media digitali, il nome giusto è Digital PR – cioè l’insieme di tutte le attività volte a raccontarsi ai propri stakeholder attraverso di essi.

Una figura che da tempo è tra le più richieste delle aziende, ma che come abbiamo visto diventerà sempre più fondamentale.

Ma come si diventa specialista di Digital PR? Quali sono le competenze principali?

Innanzitutto è importante tenere presente che si tratta di una professione che ha un’anima strategica, perché deve essere in grado di tenere le fila di tutte le attività di relazione facendole funzionare in sincronia. Un lavoro di coordinamento e dunque spesso manageriale in cui però, molte volte, il professionista delle Digital PR deve essere in grado di dare un contributo specialistico. SEO, social, analisi dei dati, media relations: la parola chiave è T-shaped. Cosa significa? La parte superiore della T si riferisce alla capacità di collaborare con esperti di altre discipline e alla volontà di utilizzare le conoscenze acquisite da questa collaborazione, mentre la barra verticale della T si riferisce alla conoscenza e all’esperienza in un particolare settore.

Non c’è più una divisione netta tra aree – e sebbene sia necessario portare valore con una specializzazione precisa, bisogna aver dimestichezza con tutti gli strumenti strategici a disposizione per raggiungere gli obiettivi prefissati.

Vediamo quindi cosa non può mancare nella cassetta degli attrezzi del 2020 per il Digital PR Specialist.

LEGGI ANCHE: T-shaped: perché il mondo ha bisogno di persone con competenze “T”

Modern business woman or young successful working on laptop computer while sitting at coffee shop interior, female student sitting in university library with net-book, internet distance work concept

Social Media Marketing

I social media continuano ad essere un asset di comunicazione fondamentale e il modo in cui i brand interagiscono con la loro audience continuerà ad evolversi. I paid media, gli earned media, e gli shared Media e gli owned media sono i tutti i canali a disposizione del professionista delle Digital PR secondo il PESO model – e i social offrono possibilità incredibili in tutti e quattro i sensi.

È fondamentale dunque conoscere le dinamiche e i paradigmi dei principali social network (Facebook, Instagram, Linkedin, Twitter, TikTok) per sviluppare dei contenuti efficaci per il tipo di audience verso cui i messaggi sono diretti. Saper impostare un piano editoriale, capire quali sono i formati più ingaggianti e che Tone of Voice usare, ma anche avvicinare gli utenti al brand con gli User Generated Content: queste e altre competenze non possono più mancare a chiunque si occupi di comunicazione nel 2020.

Con il crollo della reach organica è inoltre sempre più importante capire come raggiungere le persone attraverso l’advertising. Sapere, in primis, come funziona l’ecosistema pubblicitario di Facebook – come impostare le campagne nel modo corretto, come intercettare le persone giuste e come misurare i risultati delle attività attraverso l’analisi dei dati.

In un periodo di incertezza come quello attuale le pagine e i profili social dei brand costituiscono il punto di riferimento principale per costruire relazioni con le persone (e dunque il canale principale attraverso il quale comunicare i key message).

LEGGI ANCHE: Come aumentare la reach organica sui canali social

Influencer Marketing

Sempre rimanendo nell’ecosistema social, è ormai scontato parlare dell’importanza degli influencer.
Basti pensare alla crescita del loro ruolo sociale sempre più riconosciuto durante il lockdown: in una recente ricerca dell’Osservatorio Influencer Marketing è emerso che il 52% degli intervistati ha eseguito un’azione proposta da un influencer. Fondamentale è stato il loro ruolo anche per le donazioni, per le quali la ricerca afferma che la capacità di attivazione è aumentata del +14% rispetto ai mesi precedenti.

Usare l’influencer marketing della propria strategia di PR è dunque sempre più importante, ma potrebbe rivelarsi anche un boomerang. Un caso recente è per esempio quello tra Zweb Tv e Andrea Pinna: l’influencer era tra gli oltre 16 ambassador che la nuova social tv ha ingaggiato per i suoi contenuti, ma la collaborazione si è interrotta a seguito della pubblicazione da parte di lui di un meme razzista che aveva come protagonista George Floyd.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

ZwebTv ha appreso con stupore della storia pubblicata (e poi rimossa) dal profilo Instagram personale di Andrea Pinna in merito alla terribile vicenda accaduta a George Floyd. A seguito di questa vicenda ZwebTv ha deciso di interrompere immediatamente ogni collaborazione con Andrea Pinna, trattandosi di un evento incompatibile con i principi aziendali, etici e morali di ZwebTv, e dal quale dunque ci dissociamo totalmente. Vogliamo creare una Community in cui ognuno possa riconoscersi, una Community guidata da giovani Talent che sostengono i principi fondamentali delle persone e che siano d’esempio per tutti. Anche se la storia è stata pubblicata da Andrea Pinna sul suo profilo personale, e non costituisce un contenuto prodotto per l’azienda, ZwebTv ha deciso comunque di dare un segnale concreto, cogliendo l’occasione di questo sgradevole evento per offrire un contributo alla raccolta fondi a supporto delle spese legali della famiglia Floyd tramite GoFundMe. Non tolleriamo episodi di razzismo e discriminazione. #blacklivesmatter

Un post condiviso da ZWeb Tv (@zweb.tv) in data: 20 Giu 2020 alle ore 10:19 PDT

 

La scelta della persona giusta per promuovere il brand e trasmettere i nostri messaggi non può più solo basarsi sul numero di followers. Lo specialista delle Digital PR deve essere in grado di destreggiarsi nella giungla dei profili su Instagram (ma anche su Facebook, Twitter, TikTok) per trovare gli influencer giusti più adatti per la comunicazione strategica e più aderenti con i valori del brand. Ma non solo: deve essere bravo a creare, gestire e curare le relazioni per generare progetti di valore per le aziende.

Media Relation online

La prima delle attività di PR a trasformarsi è stata quella delle media relation: con l’avvento dell’editoria digitale ha dovuto confrontarsi con nuovi paradigmi di comunicazione e notiziabilità, cambiando il modo in cui l’ufficio stampa tradizionale era abituato a muoversi.

Per questo motivo quando si parla di Digital PR si tende a identificare il tutto con questa parte, che però costituisce solo una delle leve di cui disponiamo per raggiungere gli obiettivi strategici.

Sapersi relazionare con i media e diffondere i key message attraverso di essi resta comunque una delle attività più importanti, anche nel 2020.
I consumatori sono infatti ancora molto influenzati dalle informazioni di una fonte terza e imparziale e – sebbene le attività di marketing diano un impulso forte all’awareness – in molti casi al momento di prendere decisioni di acquisto si fideranno molto di più di giornalisti e blogger.

Inoltre le media relation permettono di aumentare la credibilità del brand e di conferirgli autorevolezza nel settore, incentivando la fiducia delle persone e quindi i risultati di business.

In termini di crescita spesso questa attività può dare un boost molto importante anche in una fase iniziale, allargando la audience ad un ritmo molto più veloce di quanto sarebbero in grado di fare i soli owned media dell’azienda.

Un altro aspetto fondamentale delle Digital PR con i media è la loro sostenibilità. In tutti quei momenti in cui la sola pianificazione dei contenuti non sarà sufficiente, saranno le relazioni solide e di valore con giornalisti e blogger a fare la differenza – e a salvare la strategia di comunicazione.

LEGGI ANCHE: Dalle Digital PR ai Social Media. Come sfruttare la SEO a nostro vantaggio

marketing digitale

Conoscenza della SEO

Uno specialista delle Digital PR non può più essere a digiuno riguardo il funzionamento della Search Engine Optimization e del motore di ricerca più utilizzato rispetto ai suoi obiettivi (in Italia è Google, ma non vale per tutti i Paesi!).

Lo scopo è risultare rilevanti sia per i lettori che per l’algoritmo: la strada non è più l’autoreferenzialità, ma la produzione di contenuti informativi e utili per gli utenti. Uno dei mantra della comunicazione moderna – dal design alle PR – dovrebbe essere quello di incontrare i bisogni delle persone. E per riuscirci dobbiamo essere lì dove le persone hanno bisogno di noi, cioè in primis dove ci stanno già cercando.

Saper scrivere news release per il web con tecniche di SEO copywriting è una delle skill da avere sicuramente nella cassetta degli attrezzi, capace di generare un vantaggio competitivo nel mercato del lavoro attuale.

Oltre a questo, il Digital PR Specialist deve essere familiare con il Link Earning, inteso come l’attività di implementare interventi specifici su media selezionati per la generazione di contenuti su misura, che veicolano link utili per l’indicizzazione.

Social Listening e Web Reputation Management

Mai come oggi per i brand è fondamentale ascoltare il web per conoscere bene il proprio target, misurare il volume e la qualità delle conversazioni che avvengono attorno ai temi più strategici.
Grazie al social listening e al web reputation management è possibile capire come si viene percepiti, a cosa si viene associati, quali sono i temi di discussione più importanti su cui ci si vuole posizionare.

Chi si occupa di Digital PR nel 2020 ha la possibilità di sfruttare il grande potere dei Big Data per ottenere insight strategici finora inaccessibili, grazie all’uso di tool e piattaforme (senza essere un Data Scientist). Le informazioni strategiche raccolte nelle conversazioni online e gli opinion leader diventano così dei veri e propri asset di comunicazione che ci permettono di analizzare lo scenario competitivo, prevedere crisi di comunicazione, gestire la reputazione aziendale.

Una professione, dunque, che affonda le sue radici nella cultura e tradizione delle relazioni pubbliche, ma allo stesso tempo proiettata verso scenari digitali complessi.