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Come fare SEO su Amazon (e ottimizzare le schede prodotto)

  • Oltre il 66% degli acquirenti ormai cerca direttamente nuovi prodotti su Amazon senza passare da Google. Ciò significa: se i tuoi prodotti non si posizionano bene, perdi davvero parecchio potenziale di vendita.
  • Il posizionamento di un prodotto è determinato da un algoritmo chiamato “A9”. Ecco cosa sapere.

 

Fare SEO su Amazon significa ottimizzare le schede dei tuoi prodotti affinché vengano visualizzate nella parte superiore dei risultati di ricerca di Amazon (per tutte le parole chiave pertinenti)

Amazon SEO = Ottimizzazione degli elenchi prodotti = posizionamenti migliori = Più visibilità = Più vendite

Proprio come su Google, gli acquirenti su Amazon inseriscono una parola chiave per trovare ciò che stanno cercando e proprio come su Google, gli utenti fanno principalmente click sui primi risultati e raramente fanno click su un prodotto nella seconda, terza o qualsiasi altra pagina (torna la storia del dove nascondere il cadavere!).

Se vendi su Amazon, ciò significa che un buon posizionamento su Amazon rappresenta il fattore di successo più importante per la tua attività: più alto sei, più vendi! Detta senza mezzi termini.

Se il tuo prodotto si posiziona a pagina 3 o peggio ancora, è improbabile che tu possa vendere qualcosa. Inoltre, oltre il 66% degli acquirenti ormai cerca direttamente nuovi prodotti su Amazon senza passare da Google. Ciò significa: se i tuoi prodotti non si posizionano bene, perdi davvero parecchio potenziale di vendita!

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Come funziona il posizionamento SEO su Amazon

Il posizionamento di un prodotto è determinato da un algoritmo chiamato “A9” (abbreviazione di “algoritmo”). Poiché questo algoritmo decide fondamentalmente il destino del tuo successo su Amazon, vediamo di imparare a capirlo meglio, io stesso ammetto che l’ho troppo trascurato, ma mi rendo conto che sempre di più i clienti sono interessati a questo servizio piuttosto che il posizionamento su Google.

Passaggio 1: le parole chiave determinano se il tuo prodotto si posiziona su Amazon

Nel primo passaggio, Amazon filtra tutti i prodotti che non sono rilevanti per la query di ricerca del cliente, osservando le parole chiave.

Se un prodotto non contiene tutte le parole chiave della query di ricerca, non può essere visualizzato nei risultati della ricerca (vedi perché è fondamentale aggiungere tutte le parole chiave pertinenti al tuo prodotto).

Questo passaggio è importante perché riduce drasticamente il numero di prodotti che Amazon deve ordinare in base alla probabilità di acquisto.

Passaggio 2: le prestazioni determinano il posizionamento dei tuoi prodotti su Amazon

Nel secondo passaggio, Amazon determina la probabilità di acquisto per i prodotti rimanenti e li classifica in un ordine specifico (ad esempio il ranking di Amazon). Per fare ciò, Amazon esamina le prestazioni dei prodotti.

Le prestazioni sono misurate dal CTR (percentuale di click nei risultati di ricerca), dal CR (tasso di conversione nella pagina del prodotto) e in particolare dalle vendite. Questi sono KPI significativi per Amazon in quanto rappresentano i passaggi che gli utenti devono adottare per acquistare un prodotto.

Amazon esamina questi KPI a un livello specifico di una parola chiave: un iPhone, ad esempio, avrà CTR, CR e vendite diversi per le parole chiave “iphone” e “smartphone”.

Per migliorare le tue metriche di CTR, CR e vendite e migliorare i tuoi posizionamenti, puoi utilizzare una varietà di leve, come immagini dei prodotti, gestione delle recensioni e Amazon PPC.

Una volta che le persone trovano il tuo prodotto e lo considerano pertinente, probabilmente fanno click e lo acquistano. Più persone fanno click e acquistano il prodotto, più generoso sarà l’algoritmo A9 nei tuoi confronti. Più alto è il tuo ranking dei prodotti, più persone lo compreranno.

Questo slancio, a sua volta, aiuterà i tuoi posizionamenti e ti consentirà anche di investire più risorse in iniziative di marketing per guidare le tue vendite.

Questo processo e questa strategia possono formare un volano che si autoalimenta tra posizionamenti, vendite e strategie di marketing che miglioreranno le tue vendite.

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Guida dettagliata per ottimizzare i tuoi elenchi di prodotti Amazon

Ora che hai visto come funziona l’algoritmo di ranking Amazon (A9), ci sporchiamo le mani e diamo un’occhiata a cosa puoi fare per ottimizzare la tua scheda.

Copriremo ogni passaggio che devi compiere dalla creazione della tua scheda per assicurarci che salga in cima dopo che è stata pubblicata e che rimanga lì.

Crea contenuti ottimali per la tua inserzione Amazon

Cominciamo con il primo passo: creare e migliorare i tuoi contenuti. Ciò significa ottimizzare il contenuto scheda e le immagini del prodotto.

Amazon funziona come un normale motore di ricerca, quindi l’ottimizzazione dei contenuti migliorerà la percentuale di click (CTR) nei risultati di ricerca e il tasso di conversione (CR) nella pagina del prodotto. Sia CTR che CR aumentano le vendite e, quindi, migliorano il tuo posizionamento.

Inoltre, tutte le campagne PPC o altre misure di marketing che generano traffico verso una pagina del prodotto avranno più successo se hanno ottimizzato il contenuto del prodotto al loro interno.

Pertanto, l’ottimizzazione delle schede dei prodotti dovrebbe essere sempre il primo passo per migliorare il posizionamento su Amazon.

Come funziona il Ranking Algorithm (A9)?

Con milioni di prodotti tra cui scegliere, gli acquirenti eseguono centinaia di milioni di query di ricerca su Amazon ogni mese.

Per ogni singola query di ricerca, Amazon deve decidere – entro pochi millisecondi – quale delle centinaia di milioni di prodotti mostrerà nella posizione di posizionamento numero 1, numero 2, ecc.

Quali fattori prende in considerazione Amazon per risolvere questa sfida molto complessa?

Amazon posiziona i prodotti in base alla probabilità di acquisto.
Tieni presente che tre parti si incontrano su Amazon: un acquirente, un venditore e Amazon.

Gli acquirenti vengono su Amazon per un solo motivo: vogliono acquistare! Questo intento di ricerca rappresenta un importante contrasto con la logica di Google.

Quando un utente digita “iPhone” in Google, non è chiaro l’intento di ricerca dell’utente. Infatti potrebbe voler acquistare un iPhone, ma potrebbe anche essere alla ricerca di un’immagine di un iPhone da utilizzare in una presentazione.

Come ottimizzare le parole chiave per Amazon SEO

Nel primo passaggio, hai scritto la tua scheda e creato contenuti convincenti sul prodotto per convincere i clienti a fare click e acquistare il prodotto. I tuoi contenuti miglioreranno le prestazioni del tuo prodotto e miglioreranno le sue classifiche.

Ma aspetta, non c’era un altro elemento essenziale? Esatto – parole chiave. Le parole chiave giuste consentiranno al tuo prodotto di apparire nei risultati di ricerca in primo luogo. Quindi ora, nel secondo passaggio, aggiungiamo alcune parole chiave alla tua scheda e le ottimizziamo.

Come fare la ricerca di parole chiave di Amazon

Ricorda: gli acquirenti possono trovare il tuo prodotto su Amazon solo se la pagina del prodotto contiene tutte le parole chiave utilizzate dagli acquirenti nella loro ricerca. Il tuo primo passo nell’ottimizzazione delle parole chiave è quindi quello di identificare tutte le parole chiave pertinenti. Ecco alcune tecniche e strumenti per farlo.

Completamento automatico Amazon

Quando inserisci una parola chiave nella casella di ricerca di Amazon, il completamento automatico suggerisce i termini di ricerca che i clienti di Amazon usano frequentemente.

Lista dei competitor

Analizza le schede dei tuoi concorrenti per trovare una serie di parole chiave pertinenti. Per fare ciò, inserisci una delle parole chiave principali per il tuo prodotto nella ricerca di Amazon e analizza i migliori prodotti nei risultati di ricerca.

Recensioni dei clienti

Dai un’occhiata da vicino agli acquirenti delle recensioni lasciati sul tuo e su prodotti simili. Scoprirai i termini esatti utilizzati dagli acquirenti per descrivere il tuo prodotto.

La prossima domanda importante è: dove devo mettere le parole chiave?

L’algoritmo A9 di Amazon esamina le parole chiave in vari campi nella scheda di prodotto per determinare se il tuo prodotto può essere visualizzato per il termine di ricerca di un acquirente. Se il tuo prodotto può essere visualizzato nei risultati di ricerca per una parola chiave specifica, il tuo prodotto viene indicizzato per questa parola chiave.

Diamo un’occhiata più da vicino a come Amazon tratta le parole chiave in ciascuno di quei campi nella tua scheda di prodotto.

Ponderazione dei diversi campi: importa dove metto le mie parole chiave per la SEO su Amazon?

I campi dell’elenco prodotti (titolo, punti elenco, descrizione, parole chiave back-end, ecc.) venivano ponderati in modo diverso nell’algoritmo di classificazione di Amazon. Amazon ha rimosso questa ponderazione successivamente nell’ottobre 2018.

Attualmente, i campi sono ponderati equamente. Non importa dove inserisci le parole chiave, purché si trovino in un campo indicizzato.

Brand

Anche se il tuo marchio è indicizzato come parola chiave, non varia (e non può) variare tra le schede di prodotto e, pertanto, non offre opportunità di ottimizzazione.

Titolo

Il titolo, corrispondente al tag title, del prodotto è di fondamentale importanza. Utilizza le Guide di Amazon specifiche per categoria per determinare la lunghezza corretta del titolo per il tuo prodotto.

Assicurati di farlo bene: Amazon rifiuta i titoli troppo lunghi e addirittura elimina le inserzioni in determinate circostanze. In questo caso, il prodotto non appare più nei risultati della ricerca.

Punti elenco (aspetti salienti)

In alcune categorie, Amazon indicizza solo i primi 1000 byte (spazi inclusi) come somma tra tutti i punti elenco. Le parole chiave dopo questa soglia non vengono indicizzate.

Il testo dovrebbe essere comunque più breve: mantiene i punti elenco leggibili ed evita effetti negativi sul tasso di conversione.

Il mio consiglio: utilizzare un massimo di 200 byte per punto elenco per garantire l’indicizzazione completa e un buon tasso di conversione.

Descrizione del prodotto

L’indicizzazione o meno di una descrizione del prodotto dipende dalla categoria del prodotto.

In alcune categorie, i prodotti possono essere trovati tramite tutte le parole chiave nella descrizione del prodotto. Nella maggior parte delle categorie, tuttavia, vale quanto segue:

  • un prodotto NON appare nei risultati di ricerca quando i clienti cercano singole parole chiave dalla descrizione del prodotto.
  • Un prodotto appare nei risultati della ricerca quando
    a) i clienti cercano due o più parole chiave dalla descrizione del prodotto che si trovano uno vicino all’altro o
    b) i clienti cercano una parola chiave dalla descrizione del prodotto E almeno altre due parole chiave da uno o più campi indicizzati (ad es. titolo, punti elenco, parole chiave back-end).

La descrizione del prodotto è quindi un luogo eccellente per aggiungere parole chiave a coda lunga.

Su Amazon, dicevamo, c’è solo un intento dietro ogni query di ricerca: acquistare il prodotto.

I venditori, d’altra parte, usano Amazon anche per un solo motivo: vogliono vendere!

Infine, Amazon vuole generare entrate, ma Amazon farà soldi solo se ha luogo una vendita (Amazon riceve una commissione del 15% da un venditore o incassa il margine da un fornitore).

L’obiettivo di Amazon, quindi, è quello di costruire un algoritmo che aumenti il numero di transazioni. Per raggiungere questo obiettivo, Amazon posiziona il prodotto che gli acquirenti hanno maggiori probabilità di acquistare immediatamente senza indurre in esitazione il potenziale acquirente.

In altre parole: Amazon deve posizionare tutti i prodotti in base alla probabilità di acquisto.

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Parole chiave e rendimento determinano il ranking di Amazon e la probabilità di acquisto

Amazon dunque posiziona i prodotti in base alla probabilità di acquisto. Questo mi fa sorgere una domanda alias dubbio: in che modo Amazon determina la probabilità di acquisto?

Sembra accadere in pochi secondi per l’utente, ma dietro le quinte, la verifica della probabilità di acquisto è una sfida assai complessa.

Ricorda: ci sono centinaia di milioni di prodotti e centinaia di milioni di query di ricerca. La probabilità di acquisto di un prodotto varia per ogni query di ricerca.

Di conseguenza, Amazon deve determinare la probabilità di acquisto non solo per ogni prodotto, ma per ogni combinazione di prodotto e query di ricerca.

Per affrontare questa sfida e ben posizionare i prodotti, Amazon esegue un processo in due fasi.

Testo persuasivo che vende: come scrivere la migliore scheda prodotto per la SEO su Amazon

Concentrati sull’ottimizzazione del seguente contenuto della scheda prodotto per Amazon in ottica SEO:

  • Titolo del prodotto (tag title) massimo 200 caratteri
  • Punti elenco a.k.a Punti salienti a.k.a. Attributi
  • Descrizione del prodotto (metadrescription)
  • Ulteriori informazioni sul prodotto
  • Contenuto avanzato del brand (venditori) e contenuto A + (fornitori)

Obiettivo numero uno: essere scelto come “Amazon’s Choice”

Il successo SEO su Amazon si riduce alla conoscenza di ciò che l’algoritmo di Amazon vuole da te come venditore, il che alla fine si riduce a rendere felici i clienti di Amazon stesso, detto banalmente. La pagina del prodotto può essere ottimizzata in vari modi, ma tutti si riducono a due fattori principali: pertinenza e prestazioni.

Se ottimizzi tenendo presente questi grandi fattori, alla fine dovresti vedere il movimento nella giusta direzione per quanto riguarda i posizionamenti nella ricerca, i tassi di conversione e le vendite.

testate giornalistiche tiktok

TikTok: come funziona l’algoritmo del social media del futuro

  • TikTok si sta evolvendo velocemente, dimostrandosi unico e straordinariamente potente per parlare (e intrattenere) un pubblico sempre più ampio.
  • Il funzionamento dell’algoritmo di TikTok si differenzia da quello degli altri social: capire quali sono i fattori più importanti da tenere in considerazione è fondamentale per massimizzare le performance dei propri contenuti.

 

È un dato di fatto che TikTok sia entrato nella routine da quarantena della maggior parte delle persone – anche di quelle più âgée e di quelle con le maggiori resistenze – appropriandosi un po’ dello status di isola felice in cui ritirarsi e rilassarsi durante un periodo così carico di stress emotivo e preoccupazioni. Questo fenomeno ha spontaneamente portato il social su un altro livello, spingendoci a riflettere davvero sulle peculiarità che lo rendono unico e straordinariamente potenziale per parlare (e intrattenere) un pubblico sempre più ampio.

Come ha scritto Shira Ovide in un articolo molto interessante sul tema, pubblicato sul New York Times, “TikTok non deve necessariamente mostrare la realtà del mondo. Gioca più sul piano dell’espressione, come nessun’altra piattaforma prima”. Pertanto, non si parla di comunicazione, ma di espressione e ci fornisce, in qualche modo, un inedito spaccato sulla società.

“L’unicità di TikTok risiede nel non essere un altro luogo dove vedere quello che sta accadendo, piuttosto una distillata espressione di come le persone si sentono”.

La progressiva evoluzione di questa piattaforma, che ci fornisce una serie di interessanti spunti sia dal punto di vista morfologico sia antropologico, rendono ancor più importante comprenderne profondamente il funzionamento.

Un’offerta di contenuti pensati su misura per te

Dopo le attuali controversie legate alla salvaguardia della privacy e alla provenienza geografica del social network del momento, TikTok si sta prontamente muovendo a grandi passi verso nuove espressioni di trasparenza aziendale. I

n particolare, è stato di recente svelato in parte il funzionamento dell’algoritmo di TikTok, che ci aiuta in qualche modo a capire sulla base di quali ragionamenti alcuni contenuti vengono “premiati” ed esposti maggiormente rispetto ad altri.

“Quando apri TikTok e accedi alla sezione Per Te, entri in contatto con una serie di video che ti vengono mostrati sulla base dei tuoi interessi, in modo da facilitarti la scelta di quali contenuti e creator potrebbero piacerti”.

Questa sezione viene automaticamente popolata da contenuti simili a quelli visti e apprezzati in precedenza da un determinato utente: questo permette a ognuno di poter accedere facilmente a una serie di contenuti su misura, sulla base dei propri gusti.

tiktok

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In particolare, gli elementi che influiscono particolarmente su questo tipo di processo sono:

  • le interazioni degli utenti: tutte le azioni che vengono fatte da un utente in applicazione (like, commenti, follow, condivisioni, tipo di contenuti generati, scelta degli hashtag, …) vengono registrate e utilizzate per creare una sorta di identikit dell’utente preciso quanto fluido;
  • le informazioni dei video: include tutti i dettagli che vengono settati quando si produce un video, come didascalia, suoni e canzoni specifiche e, di nuovo, la scelta degli hashtag;
  • le impostazioni dell’account e del dispositivo utilizzato: meno determinante rispetto ai due punti precedenti ma comunque influente è tutta la parte dei setting dell’account (lingua preferita, nazione di provenienza, tipo di dispositivo).

In questo senso, il funzionamento dell’algoritmo di TikTok non si differenzia in modo sostanziale da quello delle altre piattaforme social. Il ragionamento alla base è lo stesso: mostrare agli utenti contenuti che potrebbero gradire, selezionati in relazione alle preferenze espresse durante la permanenza sul social. A un nuovo utente viene chiesto fin da subito di esprimere il proprio interesse rispetto determinati tipi di contenuto o categorie (ad esempio il mondo travel), in questo modo verrà fin da subito creato un feed iniziale in linea, raccomandando contenuti che rientrano nelle categorie preferite.

Uno dei più forti indicatori di interesse, che ha più peso nella categorizzazione di un contenuto rispetto all’indice di gradimento personale degli utenti, è senza dubbio la presa visione di un video dall’inizio alla fine, in particolare se si tratta di un long video.

Tuttavia, a volte è possibile imbattersi in video che sembrano non essere pertinenti rispetto agli interessi espressi o non particolarmente virali: diversificare il feed e offrire una più ampia varietà di contenuti rimangono punti essenziali per la crescita della community. Per questo, imbattersi in nuove categorie di contenuti, sperimentare nuovi stili o scoprire nuovi creator diventa parte integrante della nostra esperienza sul social, rendendola ancora più stimolante e ricca. Si tratta di una logica di funzionamento singolarmente democratica, non c’è che dire!

Come massimizzare le performance su TikTok

migliori brand su tiktok

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TikTok, a differenza degli altri social media, non privilegia i contenuti postati dagli account con una follower base più ampia. Certo, i loro video otterranno sicuramente più view rispetto a quelli di creator con un seguito inferiore, ma semplicemente perchè vengono esposti a un pubblico più ampio e quindi ottengono inevitabilmente una maggiore reach. Tuttavia, il funzionamento di raccomandazione di TikTok non prende assolutamente in considerazione il numero di follower degli account o le performance dei contenuti postati in precedenza.

Alla luce di tutti questi fattori, possiamo affermare che gli aspetti più importanti da tenere in considerazione per massimizzare le performance dei propri contenuti pubblicati su Tik Tok sono i seguenti:

  • Ogni video è da considerarsi a se stante;
  • Essere in linea con gli interessi in tendenza, utile per entrare in contatto con un numero maggiore di utenti;
  • Fare in modo che i contenuti video vengano guardati fino al completamento.

Insomma, vale la pena fermarsi un attimo a riflettere sui nuovi potenziali scenari che si stanno aprendo per coloro che vogliono utilizzare questa piattaforma per comunicare e fare marketing, e prendere in esame gli indicatori che influenzano maggiormente il funzionamento dell’algoritmo per creare delle strategie di successo.

ripartenza

Week in Social: dalle opzioni Shopping di Facebook ai QR code di WhatsApp

Anche questa settimana, tornano inarrestabili le ultimissime evoluzioni dell’universo social.

Ecco la nostra rassegna di quello che non puoi assolutamente perdere.

Pianeta Facebook

Con l’arrivo di Facebook e Instagram Shopping, il colosso fondato da Zuckerberg ha aggiunto alcune nuove opzioni per la creazione di target audience personalizzate per venire incontro all’aumento dell’attività di eCommerce.

Opzioni di customizzazione delle audience in base all’attività di Shopping

Come possiamo osservare, ora, nella scheda Audience Personalizzata di Facebook Ads Manager, c’è una sezione per creare un elenco basato sul criterio “Shopping“.

facebook audience shopping

Cliccando, appariranno tre nuove opzioni per stilare liste personalizzate per il retargeting degli annunci. Per l’esattezza, le opzioni disponibili sono:

  • Persone che hanno visualizzato i prodotti
  • Persone che hanno aggiunto prodotti al carrello
  • Persone che hanno acquistato prodotti

facebook audience shopping

Questo update offre una serie di modi utili per raggiungere le persone che hanno manifestato un chiaro interesse per i nostri prodotti attraverso nuovi annunci pubblicitari sul sociale.

Considerando che, per i clienti di un brand, le probabilità di effettuare ulteriori conversioni sono più alte del 70% attraverso il retargeting degli annunci display, le opzioni di customizzazione “Shopping” saranno preziose per coloro che desiderano massimizzare i loro investimenti eCommerce su Facebook e Instagram.

Il Gruppo di Zuckerberg sa bene che, nel digital marketing, l’uso efficace del retargeting è la chiave del successo, così sta cercando di renderlo il più semplice possibile per attirare gli inserzionisti sul social.

Sticker animati su WhatsApp

La celebre app di messaggistica istantanea di proprietà di Facebook ha annunciato la release di alcune nuove funzionalità interattive per le prossime settimane.

Gli adesivi offrono un nuovo modo per interagire su WhatsApp e, come possiamo osservare, sono esattamente gli stessi di quelli disponibili su Messenger.

sticker facebook

Non è una coincidenza, dato che Facebook lavora da tempo per rendere disponibili le sue funzioni su tutte le sue piattaforme di messaggistica (Messenger, WhatsApp e Instagram Direct) in maniera integrata.

QR code

Attraverso questa nuova funzionalità, aggiungere un nuovo contatto sarà semplicissimo e super veloce: basterà inquadrare il suo QR code, senza il bisogno di digitare il numero di cellulare manualmente.

Dark mode

Dopo la release della funzionalità ‘dark mode’ dell’app a marzo, WhatsApp rilancia rendendo questa opzione disponibile sia da web che da desktop.

Update delle videochiamate di gruppo

Se finora abbiamo avuto la possibilità di avviare una videochiamata con altri 7 partecipanti, presto sarà anche più facile concentrarci su un partecipante alla volta.

Come? Ci basterà tenere premuto sul suo riquadro video per visualizzarlo a schermo intero.

In più, grazie all’introduzione di una nuova icona, riusciremo ad avviare le videocall di gruppo con un semplice tap.

LEGGI ANCHE: Tutte le Stories in un’unica pagina: è l’ultimo test di Instagram

Mondo LinkedIn

LinkedIn ha implementato una serie di nuovi update, tra cui l’analisi dei follower per le pagine aziendali.

Per osservarla, è sufficiente aprire la scheda Analytics della nostra Company Page- o di quella che gestiamo.

Scopriremo che qualcosa è cambiato: è comparsa la lista dei follower dell’azienda per profilo individuale. Si tratta di un elenco completo di ogni persona che segue la Pagina, in ordine cronologico inverso.

Questa novità offre ai brand informazioni utili per l’identificazione delle audience, la selezione dei contenuti da pubblicare e le strategie di massimizzazione dell’engagement.

LinkedIn sta inoltre implementando un nuovo modo per limitare il numero di volte in cui i gestori delle pagine aziendali possono invitare le proprie connessioni a seguire l’azienda.

Questo sistema fornisce alle Company Page 100 crediti di invito al mese e, come spiegato nel blog di LinkedIn, ” Ogni mese, alle pagine vengono concessi 100 crediti di invito condivisi tra tutti gli amministratori”. Ogni invito costa un credito, se l’invito viene accettato il credito viene restituito.

shopping online

La personalizzazione è la chiave dello shopping online (e le persone non vogliono più farne a meno)

  • Un eCommerce che voglia cavalcare l’ondata di piena degli acquisti online non può prescindere dal creare esperienze di acquisto su misura.
  • Una ricerca di Global Index rivela le aspettative più comuni degli online shopper e le strategie più efficaci per fidelizzare i clienti.

 

Ancor prima che arrivasse la crisi sanitaria del Covid-19, il panorama dello shopping online era già un luogo molto affollato e competitivo.

Il lockdown ha reso ancora più saturo il mondo eCommerce. Un dato particolarmente interessante ci viene in soccorso: in ben 17 mercati, il 36% dei potenziali clienti abituati a fare acquisti in luoghi fisici hanno spostato il loro interesse negli acquisti online.

La causa di questa saturazione è dovuta in grossa parte alla necessità di chiusura dei negozi fisici e alla conseguente fioritura spasmodica di eCommerce di categorie merceologiche un tempo lontane dal mondo digitale.

In alcuni casi, tuttavia, questa necessità sbatte con una poco valutata presenza online e una capacità di attrazione lontana dalle aspettative dei consumatori.

I consumatori sono molto meno disposti ad accettare un approccio generale all’acquisto, e a tutto ciò che lo anticipa. Pertanto, i marchi che si sforzano di offrire un’esperienza di acquisto online più personale sono i più attrezzati per resistere alla concorrenza.

Qui approfondiamo il motivo.

shopping online

L’attuale panorama dello shopping online

È troppo presto per esprimere un giudizio analitico su cosa accadrà nel mondo e nella mente dei consumatori una volta superato questo momento di crisi globale ma possiamo certamente analizzare l’attuale panorama dello shopping online.

All’apice della gerarchia dei gruppi che acquista maggiormente ci sono sempre loro: i Millennial. Dall’inizio della pandemia la crescita degli acquisti è salita del 50% circa, le categorie merceologiche di riferimento sono pressoché tutte.

Dovendo analizzare l’andamento per genere troviamo che gli uomini concentrano i loro acquisti in alcol ed elettrodomestici, mentre le donne sono in vantaggio per i prodotti di bellezza e cosmetici. Ma qual è la motivazione che li spinge a scegliere questo o quel negozio online?

Perché la personalizzazione è un vantaggio per qualsiasi rivenditore

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La personalizzazione è la risposta. Nell’ambito eCommerce consiste nel sfruttare il potere dei dati dei consumatori per fornire percorsi su misura agli acquirenti online. L’obiettivo finale è fornire un’esperienza che piaccia agli individui in base alle loro esigenze, priorità e preferenze. In altre parole, incentivare i clienti presentando un’offerta che non si può rifiutare.

Pertanto, la personalizzazione è fondamentale per attrarre, acquisire e incoraggiare i clienti ad effettuare un acquisto.

Un ricerca di global web index sugli utenti degli shop online sostiene che:

  • Il 16% scopre i marchi tramite raccomandazioni di acquisto personalizzate sui siti Web.
  • Il 50% tende a optare per premi fedeltà dei marchi.
  • Il 24% sarebbe più motivato a promuovere un marchio online quando i prodotti/servizi è rilevante per i propri interessi.

shopping online

La segmentazione del cliente è la porta di accesso alla personalizzazione

I consumatori trascorrono circa 6 ore al giorno online, distribuiti equamente tra cellulari e PC. Mentre sono online, i consumatori passano in media 2 ore e mezza al giorno sui canali social.

Sebbene l’opportunità di raggiungere un pubblico diverso stia crescendo, specialmente online, non c’è dubbio che i consumatori stanno diventando sempre più esperti ed esigenti.
Il loro rifiuto della pubblicità globale non è nuovo ma è pur vero che si aspettano:

  • Più contenuti su misura.
  • Customer journey senza soluzione di continuità.
  • Una relazione uno a uno con i marchi.

Fortunatamente il marketing personalizzato può aiutare i rivenditori a superare queste sfide.

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Ogni segmento di consumatore (o “gruppo”) garantisce il proprio approccio personalizzato, determinato dai gusti, dai bisogni e dalle motivazioni di coloro che vi si trovano al suo interno.
In pratica, ciò significa fornire un’esperienza di acquisto eCommerce end-to-end su misura in ogni punto di contatto.
Sottoponendosi alla segmentazione, i marchi possono scoprire nuove opportunità per rafforzare il loro rapporto con i consumatori.

Ma non basta, poiché sebbene sia semplice da definire, è quasi impossibile cambiare o influenzare i comportamenti attraverso la pubblicità basata solo sulla segmentazione demografica. I consumatori sono semplicemente molto più complessi della loro età, reddito o posizione.

È possibile cambiare o influenzare i comportamenti attraverso la pubblicità basata sulla segmentazione comportamentale, ma solo fino a un certo punto. Piuttosto che osservare semplicemente le loro azioni, gli esperti di eCommerce devono sapere perché i consumatori fanno le cose, poiché questa è la chiave per raggiungerli a livello emotivo. Come? In questo caso, la segmentazione attitudinale aiuterà i marketer a scoprire in dettaglio ciò che i clienti apprezzano di più in un’esperienza di shopping online.

shopping online

I rivenditori online devono adattarsi al proprio pubblico

Nonostante l’aumento della concorrenza e un mercato eccessivamente saturo, il profitto nelle vendite online si ottiene solo attraverso una corretta personalizzazione.
La segmentazione attitudinale consente di attingere alle cose che interessano ai clienti e di amplificare questi fattori attraverso la funzionalità del sito Web.

Ma la personalizzazione non si limita nello sfruttamento della conoscenza dei potenziali clienti ma a mostrare come ci si adatta e si cambia con loro.
Gli atteggiamenti e le motivazioni dei consumatori sono influenzati da una varietà di fattori, il che significa che i loro tratti non sono mai fissati. I segmenti target e i mercati in cui vivono cambiano costantemente, quindi vale la pena stare in allerta.

Non solo GIF: perché Giphy era così importante per Facebook

  • Facebook ha comprato Giphy per 400 milioni di dollari, un’acquisizione che suscita non poche polemiche e fa suonare l’allarme dell’Antitrust.
  • L’attuale potenziale pubblicitario della piattaforma non sembra giustificare un così alto investimento da parte di Zuckerberg, il cui interesse parrebbe rivolgersi in un’altra direzione.

 

Il 15 maggio Facebook ha annunciato in un comunicato ufficiale di voler acquisire Giphy, tra le piattaforme più popolari del momento per la pubblicazione e la condivisione di GIF.

L’azienda ha dichiarato che Giphy verrà integrato nel “team Instagram”, che già da diverso tempo utilizzava la piattaforma come archivio a cui gli utenti accedono per condividere le immagini animate nelle IG Story.

Il gigante del web ha specificato che per gli utenti non ci saranno cambiamenti, la community creativa potrà continuare a produrre contenuti di qualità e utilizzare la piattaforma anche fuori da Instagram, così come continueranno a farlo tutti gli altri siti che utilizzano le API di Giphy.

Giphy manterrà il suo logo e la sua identità e, “continuerà a gestire la sua biblioteca (inclusa la sua raccolta di contenuti globali) e non vediamo l’ora di investire ulteriormente nella sua tecnologia e nei rapporti con i contenuti e i partner API”.

Ciò che Facebook non ha dichiarato è stato il costo di quest’acquisizione, che secondo quanto dichiarato da Axios si aggirerebbe intorno ai 400 milioni di dollari.

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GIF e sticker, un trend in crescita durante il lockdown

GIF animate e stickers offrono alle persone modi sempre più creativi di comunicare, nonché il mezzo più immediato per dare una risposta emotiva. Il loro utilizzo è a dir poco esploso negli ultimi anni, diventando una delle forme d’espressione nelle conversazioni digitali.

Tra le piattaforme dedicate alla ricerca e condivisione di GIF, Giphy è sicuramente la più utilizzata del momento, con più di 10 miliardi di contenuti condivisi ogni giorno, dati che, durante il periodo di lockdown, hanno visto una crescita esponenziale.

L’utilizzo della piattaforma ha registrato una crescita del 19% nel mese di aprile rispetto al mese precedente, che a sua volta aveva avuto un incremento del 65%.

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Ma non è tutto: attraverso le ricerche effettuate dagli utenti è stato possibile anche costruire un quadro di come sono cambiate le routine delle persone durante la quarantena ed evidenziare i maggiori interessi.

Per riportarne alcuni esempi: le ricerche per “Film” e TV” nell’archivio Giphy sono aumentate rispettivamente del 643% e del 999%, la parola “gaming” è salita del 928% e gli hobby in generale del 225%.

Da poco tempo Giphy aveva iniziato ad inserire funzionalità per gli inserzionisti per la creazione di GIF sponsorizzate, ma l’attuale potenziale pubblicitario della piattaforma non sembrerebbe in grado di giustificare un così alto investimento da parte di Facebook.

Qual è il motivo dell’acquisizione?

Secondo quanto dichiarato da Michael Ostrovsky, docente di economia a Stanford, “ci vorrà del vero ingegno per Facebook e Instagram per far funzionare le GIF come prodotto pubblicitario”.

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L’interesse di Zuckerberg parrebbe quindi rivolgersi in un’altra direzione. Il 50% del traffico di Giphy proviene già dalle app di Facebook, ma ora l’azienda avrà accesso ai dati di ricerca sulla piattaforma anche da tutte le altre app che utilizzano Giphy, tra cui iMessage, Snapchat, Telegram, Tinder, Slack e TikTok.

Sempre secondo Ostrovsky, le statistiche esistenti di Giphy sull’utilizzo delle GIF non forniranno a Facebook molto di più di quanto già non sappia in termini di targeting dei dati pubblicitari. Allo stesso tempo, però, Facebook potrebbe imparare molto su trend in crescita e topic caldi dal modo in cui le persone selezionano le GIF sulle varie piattaforme.

Inoltre, i dati Giphy, potrebbero essere in grado di rivelare la crescente popolarità di una nuova app che mostra una rapida espansione della sua base di utenti. D’altronde, si sa, Facebook è sempre molto attratto da tutto ciò che attira l’attenzione del web, e così come per le abitudini consumo e di navigazione degli utenti.

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L’allarme antitrust

Quest’ultima mossa di Facebook parrebbe non andare molto a genio ad un gruppo di senatori americani appartenenti ad entrambi gli schieramenti, che si sarebbero già mobilitati per l’applicazione delle norme antitrust nei confronti del colosso social.

Il repubblicano Josh Hawley ha dichiarato a The Verge che la società di Zuckerberg “vuole Giphy in modo che possa raccogliere ancora più dati su di noi. Facebook non dovrebbe acquisire alcuna società mentre è sotto inchiesta antitrust per i suoi acquisti passati”.

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È già stata annunciata da parte di un gruppo di senatori democratici l’intenzione di presentare un disegno di legge “Pandemic Anti-Monopoly Act”, che imporrebbe una moratoria sulle grandi fusioni fino a quando la Federal Trade Commission avrà accertato che le piccole e medie imprese e i lavoratori non sono più in gravi difficoltà finanziarie.

La senatrice democratica Elizabeth Warren, portavoce dell’iniziativa, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

L’acquisizione di Facebook è l’ennesimo esempio di azienda gigante che usa la pandemia per consolidare ulteriormente il potere – questa volta è una società con una storia di violazioni della privacy che ottiene un maggiore controllo sulle comunicazioni online.

Ma la richiesta dei democratici è già stata respinta dai repubblicani che in un appello alla Corte di Giustizia hanno chiesto di rifiutare qualsiasi modifica all’applicazione dell’antitrust fino a che l’emergenza Coronavirus sarà in atto.

business online

Effective Marketing: quali sono i canali giusti per il tuo business online

Hai finalmente messo su il tuo sito, hai chiuso tutte le pratiche burocratiche e sei pronto a cominciare con il tuo business online. E ora? Come lanciare il tuo prodotto o il tuo servizio? E da che parte dovrebbero arrivare i clienti?

Bene, è qui che entra in gioco il Digital Marketing, un fattore che sarà sempre parte del tuo business e che ha moltissimi elementi da conoscere, organizzare e pianificare per ottenere i risultati sperato.

Anche quando invii una email con la firma della tua azienda stai facendo marketing, o quando qualcuno scrive una recensione online sui tuoi prodotti, anche quello è marketing.

Ed è fondamentale per il successo della tua azienda.

Se sei corso a digitare su Google: “Come fare Digital Marketing per il mio business online, probabilmente ora sarai un po’ confuso e avrai pensato già di rinunciare all’impresa. Ma non scoraggiarti, e inizia con ordine.

Innanzitutto, devi conoscere quali sono i canali di marketing che puoi utilizzare per il tuo business online. Solo una volta che avrai queste coordinate, potrai scegliere quale strategia adottare e attraverso quali canali raggiungere i tuoi clienti.

Ecco quindi alcuni dei canali di marketing più efficaci per un business online.

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canali di marketing per il business online

Ma prima, perché dovresti fare Digital Marketing?

Se la gente non conosce il tuo prodotto o la tua attività, come può prendere in considerazione di acquistare da te?

Se offri un prodotto o un servizio digitale che risolve un problema per molte persone, devi far sapere a quelle persone che ci sei. Devi generare consapevolezza della tua attività e del tuo marchio (brand awareness).

Devi poi educare le persone, spiegare esattamente ciò che offri, perché è di valore (o più prezioso di altre opzioni simili o concorrenti) e come migliorerà la loro vita. Ecco perché il marketing è fondamentale e devi usarlo per il tuo business online.

A chi dovresti rivolgerti con la tua strategia di Digital Marketing?

Vendi un prodotto destinato ad altre aziende (B2B – Business to business)? Oppure vendi un prodotto destinato a un utente finale (B2C – Business to consumer)?

Il tuo prodotto è destinato a madri, padri, figli o nonni? Il tuo servizio di consulenza è adatto a ragazzi giovani, bambini, o adulti?

Queste sono solo alcune delle domande che dovresti porti per iniziare a conoscere il tuo pubblico potenziale. Il che è fondamentale per decidere quali canali di marketing dovresti usare.

Qualsiasi dato esistente sui tuoi attuali clienti ti aiuterà a definire chi sono. Non hai dati? Mettiti in contatto con il tuo pubblico esistente per saperne di più: ad esempio, puoi condurre un breve sondaggio via email con diverse domande che ti aiuteranno a scoprire chi è il tuo pubblico.

Parla con i tuoi clienti, impara a conoscerli e approfondisci quali sono i loro obiettivi e le loro difficoltà. Potresti anche scoprire quali sono i canali di marketing che i tuoi clienti utilizzano abitualmente, e raggiungerli con i tuoi messaggi proprio lì dove si trovano già.

Una volta che avrai capito meglio chi sta già utilizzando il tuo prodotto, sarai in grado di delineare un cliente ideale, o una serie di potenziali clienti (buyer personas).

Alcuni canali ti permettono di rivolgerti proprio a loro, quindi a un pubblico specifico, in modo da poter utilizzare più efficacemente il Digital Marketing.

canali di marketing

Aspetta… cosa sono i canali di marketing?

I “canali” di marketing sono chiamati anche “medium” dalle agenzie pubblicitariee media. In sostanza, è il mezzo utilizzato per distribuire un messaggio a un pubblico specifico.

Quasi tutti i canali e i media possono essere suddivisi in tre gruppi: paid (a pagamento), owned (proprietario) ed earned (guadagnato).

I canali a pagamento (paid) sono servizi e collocamenti che sono stati letteralmente pagati. Sei tu a controllare i contenuti che vanno negli spazi a pagamento, ma non sei proprietario dello spazio.

I canali di proprietà (owned) sono direttamente controllati da te. Qui hai quindi il controllo di ciò che va dove e di come il tuo business è rappresentato in quello spazio. Sei proprietari dello spazio (o in alcuni casi di un account).

I media guadagnati (earned) sono gratuiti, ma non sono controllati da te. Sono a discrezione di altri. E si può dire che questa è l’esposizione più preziosa che si possa ottenere.

Vediamo alcuni dei canali di marketing più efficaci per i business online in ciascuna di queste categorie.

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canali di marketing business online

Paid

SEM (Search Engine Marketing) e Pay per Click

Il Search Engine Marketing (SEM) è la pubblicità a pagamento attraverso i motori di ricerca. Gli annunci che promuovono il tuo business online appariranno quando determinate parole chiave o frasi vengono cercate dagli utenti dei motori di ricerca. Pagherai per questo tipo di pubblicità sulla base di quante volte quel risultato viene visualizzato (impression) o cliccato.

Il SEM è eccellente per aumentare la consapevolezza (awareness). Gli annunci a pagamento sui motori di ricerca incoraggiano i click e possono portare ad una maggiore esposizione. Questo potrebbe includere link da altri siti, condivisione sui social media, e così via; tutti questi elementi contribuiscono poi ad aumentare il  ranking organico di ricerca e quindi a migliorare il posizionamento del sito tra i risultati di ricerca organici (non a pagamento).

Non c’è un minimo di spesa da investire in SEM, e puoi mettere in pausa la tua pubblicità in qualsiasi momento, se ad esempio ti accorgi che non stai raggiungendo i risultati sperati o vuoi modificare qualcosa.

Display e retargeting / remarketing

Il Display è la pubblicità sul web come meglio la conosciamo: in pratica è quella che si presenta sotto forma di banner e annunci visuali sui siti web. Più nello specifico il retargeting è un canale a pagamento che aiuta a convertire i cosiddetti “window-shopper” in clienti. Rintraccia e si rivolge a persone che hanno già visitato il tuo sito web. Il Retargeting mostra a queste persone un annuncio pubblicitario per il tuo prodotto o la tua attività. Queste persone sono probabilmente già interessate al tuo prodotto, in quanto hanno già visitato il sito.

Un display pubblicitario è di solito un’immagine, che può avere elementi grafici e testo. Ci sono varie dimensioni e formati.

I servizi di retargeting attingono alle grandi reti pubblicitarie con un gran numero di siti web che vendono spazi pubblicitari sui loro siti. Questi siti web vengono poi suddivisi in categorie per facilitare il targeting. Il Google Display Network, ad esempio, ha una delle più grandi reti di visualizzazione al mondo.

canali di marketing online

Owned

Email marketing

L’Email Marketing è uno dei canali di marketing proprietari più popolari. Inserendo un modulo di iscrizione sul tuo sito, e collegandolo ad un servizio di email marketing, puoi raccogliere gli indirizzi email dei potenziali clienti e creare una mailing list di persone interessate.

La posta elettronica è ancora oggi uno dei metodi di comunicazione più utilizzati. Quasi tutti gli utenti di posta elettronica controllano la loro posta ogni giorno
In questo caso hai il pieno controllo del contenuto che è incluso nell’email, e del pubblico a cui viene inviato: il modo migliore per usarlo è infatti inviare messaggi personalizzati a gruppi specifici di persone, in determinati momenti della giornata.

In generale l’email marketing è più personale di altri canali, è conveniente e le persone della mailing list sono convalidate – cioè hanno fornito il loro indirizzo email spontaneamente in modo che possiate comunicare direttamente con loro.

Piattaforme di Social Media

I Social Media sono un altro canale owned che permette di creare connessioni con le persone. Apre l’opportunità di avere discussioni con follower o clienti in tempo reale o quasi, e alcune persone preferiscono interagire con le aziende sui social media per un’esperienza più personale.

È possibile comunicare rapidamente con le persone che ti seguono in massa o direttamente ai singoli inviando loro un messaggio diretto (direct message). Ed è gratuito creare un account e iniziare a pubblicare.

La maggior parte dei canali delle piattaforme di social media ha anche ottimi dati di audience, che puoi utilizzare per conoscere meglio gli interessi e i comportamenti delle persone che seguono la tua azienda. La maggior parte dei canali di social media offre, inoltre, opportunità di pubblicità a pagamento per estendere ulteriormente il tuo raggio d’azione a un pubblico estremamente mirato.

Il tuo sito web

L’unico canale su cui hai il completo controllo è il tuo sito web. E avere le giuste informazioni sul tuo sito web determinerà se un visitatore rimane o se se ne va. Quante volte hai aperto il sito web di un’azienda solo per chiuderlo quasi istantaneamente, perché non era rilevante per quello che cercavi, oppure non era abbastanza attraente per rimanere?

Ecco, il tuo sito web è un po’ la tua casa su internet. Il volto principale della tua attività. È anche il luogo in cui trasformare i visitatori in clienti.

Il sito web dovrebbe fornire informazioni importanti su ciò che fai o vendi.
Dovrebbe descrivere in dettaglio il valore che offri e i problemi che i tuoi prodotti risolvono (i vantaggi).

Sul sito web è inoltre possibile piantare le basi per l’ottimizzazione per i motori di ricerca (SEO). Assicurati di utilizzare parole chiave e frasi nei contenuti (pagine di prodotti, articoli di blog, video, ecc.) che i tuoi clienti ideali cercherebbero su un motore di ricerca. Questo migliorerà il tuo posizionamento nella ricerca organica.

Il Content Marketing è uno dei modi più efficaci per comunicare con le persone attraverso il sito. La pubblicazione di articoli preziosi, utili e pertinenti aprirà altre strade per comunicare con i clienti. I contenuti che crei e le pagine dei tuoi prodotti appariranno infatti nei risultati di ricerca. Quando pubblichi regolarmente i contenuti, instaurerai un rapporto di fiducia con i tuoi clienti.

Infine sul sito web cerca di offrire anche i dettagli per il tuo servizio clienti: la Customer Care è un canale di marketing a sé stante, un punto di contatto essenziale per i clienti, che può aiutare a creare o interrompere la relazione con i clienti.

Inoltre, questo canale permette spesso di attivarne un altro earned: il WOM (word of mouth), ossia il passaparola.

business online

Earned

Riunire una community intorno al tuo brand, alla tua azienda, al tuo business online o al tuo prodotto è una vera vittoria sul web. Le persone che credono e si fidano completamente di ciò che fai o vendi dovrebbero essere il tuo obiettivo finale.

Queste persone infatti comunicheranno i loro sentimenti positivi sul brand anche ad altri, innescando una potente amplificazione dei tuoi messaggi promozionali online.

Passaparola (WOM)

Si tratta di un canale di marketing non comprato ma naturale, e capace di passare dall’online all’offline.

Il passaparola è la forma di marketing più affidabile, da un utente o cliente a un altro. Con il word of mouth, il tuo marchio o prodotto diventa la prima cosa che viene in mente a qualcuno, di solito a causa dell’esperienza positiva (o negativa) che ha avuto con esso.

Attenzione però, perché il WOM positivo è tanto influente sulla decisione di acquisto di un nuovo potenziale cliente quanto quello negativo e su questo canale non avrai pressoché nessun controllo.

Articoli e recensioni su altri siti

Gli articoli positivi e non sollecitati scritti da altre persone e pubblicati sui loro siti web si riflettono positivamente sul tuo business online. Le recensioni positive hanno un impatto su come le persone si sentono nei confronti della tua azienda quando sono ancora in fase di valutazione.

Sia che questi articoli e recensioni vivano sui social media, sia che siano pubblicati su siti di terze parti, sono una risorsa guadagnata incredibilmente potente che può influenzare la decisione di un cliente di scegliere la tua azienda rispetto a quella di un concorrente.

Testimonianze e prove sociali

Quando un cliente è al settimo cielo per il tuo prodotto, servizio, azienda o tutto quanto sopra, sarà più che felice di fornire una testimonianza. I testimonial entusiasti dovrebbero avere un posto d’onore sul sito web, mettili in homepage.

Non è un atteggiamento arrogante se è vero!

digital marketing

Come scegliere i canali di marketing giusti per te

Il Digital Marketing è una maratona, non uno sprint. Si tratta sempre di programmare strategie che richiedono periodi più o meno lunghi per dare risultati e pianificazioni complessive che prevedono spesso l’utilizzo di più canali tra quelli che abbiamo elencato, combinati tra loro.

Anche se sono moltissimi i fattori che possono influenzare la scelta dei canali di marketing da usare per un business online, questi tre elementi sono eccellenti per restringere le opzioni:

  • Obiettivi aziendali – quali sono le principali priorità da raggiungere? Consapevolezza del marchio? Educazione dei clienti? Traffico sul sito? Vendite?
  • Budget – quanto puoi spendere per le tue attività di marketing? Questo fattore deve essere valutato in anticipo per poter destinare poi i budget adeguati a ciascun canale, investire troppo poco, o al contrario puntare troppo su un canale, può rivelarsi alla fine uno spreco di risorse.
  • Talenti e risorse disponibili – quale personale sarà dedicato a queste attività? Quali risorse tecnologiche saranno richieste? Quali risorse creative?

Per capire cosa funziona davvero per te, infine, dovrai provare, testare e tracciare. Una cosa rende davvero speciale il Digital Marketing: la possibilità di misurare in qualsiasi momento i risultati che si stanno ottenendo, per capire cosa sta funzionando e cosa si può migliorare, in modo da determinare il tuo personale  mix, quello in grado di darti i frutti i migliori.

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Content Marketing nel B2B

Il ruolo del Content Marketing nel B2B tra numeri, esempi e casi di studio

  • Il Content Marketing nel B2B aiuta le aziende ad attrarre, educare e costruire una relazione con l’utente lungo tutto il percorso d’acquisto;
  • Nella maggior parte delle aziende non c’è una persona dedicata full-time al Content Marketing, il 50% esternalizza la creazione del contenuto;
  • Casi Studio e Webinar, due tipologie di Contenuto usate nel B2B per catturare l’attenzione dell’utente e aumentare la reputazione e l’affidabilità dell’azienda.

 

I processi di acquisto nel mercato B2B sono molte volte più lunghi e costosi che nel B2C. Pensiamo per esempio a un software, a un macchinario per la produzione in azienda, a una consulenza specialistica.

Oltre il tempo maggiore dal contatto iniziale all’acquisto, nel B2B si affrontano anche complessità nel far capire cosa si propone, le caratteristiche del prodotto e del servizio a più stakeholder, non solo tecnici e utilizzatori finali, ma anche ad altri attori che entrano nel processo decisionale, come per esempio manager non tecnici, ufficio acquisti, ecc.

Questa complessità si sposa nel marketing con l’approccio inbound, che vede nel contenuto informativo ed educativo un elemento centrale della strategia, per educare l’utente al prodotto e servizio e poi accompagnarlo e rassicurarlo durante tutto il customer journey, fino alla retention e il referral.

Il content marketing nel B2B è quindi una strategia cardine, con il sito web luogo ideale di contenuto, seguito da social, email, ma anche conferenze e incontri dal vivo.

Nei prossimi paragrafi esploreremo il contesto e le dinamiche del content marketing nel B2B, quali strategie di contenuto vengono maggiormente utilizzate, quante persone sono dedicate ai contenuti, quali riscontri portano.

Successivamente ci focalizzeremo su due tipi di contenuto molto utilizzati nel B2B: i casi studio e i webinar.

Inbound Marketing

Un breve recap sull’inbound Marketing. Si tratta di una metodologia, approccio, filosofia, codificata da Hubspot, azienda B2B di software, per attrarre potenziali clienti e successivamente farli diventare promotori spontanei della nostra attività. Non è obbligatorio utilizzare l’inbound marketing, ma soprattutto nel caso di acquisti complessi come nel B2B, aiuta ad accompagnare l’utente nel percorso di acquisto e promozione.

Il cuore dell’inbound marketing sono i contenuti e le esperienze su misura con l’utente al centro, grazie all’utilizzo di strumenti di marketing automation e analisi approfondite. Segue una logica di attrazione, con l’utente che trova il brand, grazie proprio a un contenuto di valore, che risponde a eventuali problemi che potrebbe incontrare. Il contrario è l’outbound marketing che approccia all’attenzione dell’utente con l’interruzione, come nel caso dei banner pubblicitari.

Flywheel hubspot

Fonte: Hubspot

Un esempio pratico di inbound marketing. Un’azienda ha difficoltà a organizzare, proteggere, aggiornare la propria documentazione cartacea, dall’altra parte c’è un software che permette di digitalizzare e gestire la documentazione. L’utente cerca su Google “consigli per organizzare la documentazione” trova un’infografica dell’azienda software con i “10 consigli per…” (lead magnet) e lascia la mail per scaricare il contenuto. L’utente è contento di aver trovato una risposta e allo stesso tempo è entrato in contatto con il brand, che sa ora che quell’utente ha un problema da risolvere e che il software potrebbe fare al caso suo. Una volta ottenuto il lead, viene nutrito sempre con il contenuto, lungo tutto il funnel, anzi utilizzando l’approccio di Hubspot, viene nutrito nel percorso del modello flywheel.

Si crea quindi con il tempo una relazione che porta alla conoscenza e fiducia, fino alla chiusura con l’acquisto del prodotto e servizio. Se e quando ciò accade, la relazione continua anche nel post-vendita con il cliente che viene aiutato a raggiungere il successo e diventa un promotore spontaneo dell’attività.

I numeri del Content Marketing nel B2B

Una ricerca del Content Marketing Institute, ha indagato lo stato e i trend del Content Marketing nel B2B con un survey che ha coinvolto oltre 650 marketers.

I top 3 obiettivi raggiunti dagli intervistati con il content marketing nel 2019 sono stati: creare brand awareness (86%); educare l’audience (79%); costruire credibilità/ fiducia (75%). Obiettivi top-of the funnel insomma, dall’altra parte tra gli obiettivi meno raggiunti: costruire audience abbonate/ iscritte (45%); generare vendite/ ricavi (53%), costruire fedeltà con i clienti acquisiti (63%). Dati comunque alti e in crescita rispetto l’anno precedente.

Content Marketing nel B2B

Un altro dato interessante è l’allocazione delle risorse e la struttura del team dedicato al contenuto in azienda. Nelle aziende più grandi c’è sia un team centralizzato che team individuali che si occupano di content marketing per l’organizzazione (36%). Nelle aziende medie (52%) e piccole (70%) prevale un team di poche persone o con solo una persona. Per almeno 1/3 degli intervistati non c’è una figura dedicata full-time al content marketing. Il 50% di aziende B2B esternalizza una parte del lavoro diContent Marketing, in particolare l’attività di creazione contenuti.

Content Marketing nel B2B

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Solo due terzi (66%) dei programmi di content marketing dà priorità alle esigenze informative del proprio pubblico rispetto al messaggio commerciale/promozionale della propria organizzazione. Sarebbe bene in questo caso arginare le richieste dei commerciali che spingono in questa direzione promozionale, soprattutto quando i lead acquisiti non hanno ancora compreso bene o acquisito fiducia con un percorso di contenuti adeguato.

I canali preferiti per la distribuzione dei contenuti nel Marketing B2B. Social media (91%), Sito web e Blog (89%), Email (87%), Eventi, Conferenze (63%), Guest post (48%), Relazioni con media e influencer (34%). Per quanto riguarda le campagne a pagamento sui contenuti, l’84% ne usufruisce, soprattutto con social media adv (72%), sponsorship per esempio di workshop (66%), Search Engine Marketing (61%).

I casi studio nel B2B

I casi studio nel content marketing B2B aiutano a costruire credibilità e fiducia verso il brand. Nel B2B gli acquisti spesso sono complessi, lunghi e hanno un notevole impatto economico. La riprova sociale, con recensioni, casi studio, pagina clienti, aiuta ad aumentare la fiducia verso il brand e diminuire le barriere di ingresso per un nuovo potenziale cliente.

Inoltre i casi studio consentono di costruire uno storytelling intorno al brand. Pensate alla struttura classica del caso studio, il cliente aveva questo problema, con il nostro aiuto è riuscito a risolverlo e a raggiungere il successo. I casi studio con la loro struttura narrativa possono raccontare non solo come lavora il brand, ma anche i suoi valori e come li applica concretamente. Possono aiutare inoltre a far immedesimare il prospect nella storia, attraverso la condivisione di problemi comuni. Per questo ogni caso studio che si rispetti presenta nella struttura un problema e una soluzione.

I casi studio possono essere rappresentati nelle forme più diverse, dal testo sul blog, al video racconto, al podcast con l’intervista, ad un evento live e anche in momenti diversi del Customer Journey, sia sul sito web come primo contatto sia anche offline nelle presentazioni del commerciale al potenziale customer.

LEGGI ANCHE: Le emozioni contano più nel marketing B2B che nel B2C (anche se forse avresti detto il contrario)

Tips per i case studies

  • Stabilisci l’obiettivo che vuoi raggiungere prima di iniziare e affronta diversi aspetti e soluzioni che il tuo prodotto o servizio aiutano a risolvere. Per esempio aderenza alle normative, aumento della produttività, aumento della qualità, ecc.
  • Prova diversi canali e mezzi. Lo stesso caso studio può essere un video per il tuo sito web, un’infografica per Pinterest, un post per i social.
  • La scelta del cliente. Un’azienda cliente conosciuta sicuramente porta maggiore autorevolezza al tuo brand, inoltre un’azienda che ha raggiunto risultati notevoli con il tuo prodotto, con cui sei maggiormente a contatto e ben istruita sul tuo prodotto.
  • Autorizzazioni e approvazioni. Sia prima della creazione del caso studio che alla fine della realizzazione è importante avere sia l’autorizzazione, sia l’approvazione dell’azienda cliente. Molte aziende hanno infatti policy che non permettono di pubblicare i loro loghi o nomi da parte dei fornitori. Inoltre il consiglio è coinvolgere pienamente il cliente fin da subito, dichiarando il tuo obiettivo e incentivandolo a partecipare, sia con vantaggi a livello di reputation che magari con benefit.

L’esempio di Facebook e Mercedes

Un esempio interessante di Caso Studio è quello di Facebook e Mercedes nella sezione Success Story di Facebook for Business. Il Caso studio è semplice da leggere e utilizza testo, icone, immagini, video e numeri. Parte con l’immagine di copertina e subito una frase con l’obiettivo raggiunto da Mercedes “Attrarre più lead con Facebook Custom Audience e Lookalike audience”. Interessanti anche i numeri messi in risalto per dimostrare il successo raggiunto. Screen e video che raccontano come hanno lavorato insieme le due aziende. I risultati raggiunti e infine i commenti da parte del cliente che racconta l’esperienza e la soddisfazione.

I Webinar

Prima della pandemia, qualcuno si chiedeva se nel 2020 il Webinar fosse ormai in fase di declino. In questi mesi la situazione è totalmente cambiata e la formazione in aula si è spostata completamente sul digitale, con il webinar strumento principale insieme alle dirette social per entrare in relazione con gli utenti.

LEGGI ANCHE: 5 settori nei quali il Coronavirus sta accelerando la Digital Transformation

Nel Content Marketing B2B, il Webinar è uno dei migliori mezzi per generare lead di qualità per i commerciali, soprattutto se si scelgono argomenti specifici che rispondono all’offerta di valore dell’azienda e al bisogno del potenziale cliente. Il Webinar inoltre può essere utilizzato in diversi punti del customer journey, sia in fase di awareness, che di lead nurturing, così come di retention e per il referral.

Altre caratteristiche positive del Webinar sono l’alto contenuto educativo e informativo che si può trasmettere sul proprio prodotto e servizio, la possibilità di entrare direttamente in contatto con i potenziali clienti, soprattutto in fase di live e il fatto di poter mostrare la propria esperienza e autorità in un determinato campo.

Alcuni tips per i webinar

  • Argomento. Scegli un tema specifico su cui hai molta esperienza e puoi trasmettere reale valore all’utente. Il tema dovrebbe inoltre rispondere alle domande che solitamente vengono poste dal possibile cliente. Per questo è importante allinearsi con il team commerciale per scegliere l’argomento da trattare. Può essere interessante anche organizzare webinar in partnership con altre aziende con cui collabori.
  • Strumento. Nel momento in cui decidi di organizzare un webinar, scegli il tool più adatto considerando il numero di partecipanti, la possibilità di registrazione, ma anche l’interazione che lo strumento consente tra speaker e utente.
  • Giorno e orario, tempo. Molto importante tenere in considerazione, è la possibilità di partecipazione dell’audience al Webinar. Puoi per esempio basarti sui dati di Analytics per capire il momento migliore di affluenza sul sito in caso di utenti sconosciuti, o se il webinar è indirizzato a lead iscritti o clienti, puoi inviare un sondaggio chiedendo il giorno e orario di preferenza. Secondo ON24 il giorno e orario migliore è giovedì 10-11. Il consiglio è di mettere a disposizione la registrazione, per chi non potesse partecipare, soprattutto nel caso del B2B dove l’84% guarda il video successivamente.
  • Promozione. Sempre facendo riferimento alle statistiche di GoToWebinar, molte registrazioni avvengono il giorno stesso dell’evento, comunque la promozione dovrebbe svolgersi almeno una settimana prima. Un consiglio è di prevedere anche email di reminder e anche di inserire l’evento nel calendario del partecipante.
  • Partecipazione. Non creare webinar con presentazioni piene di testo e uno speaker che non coinvolge l’audience, potresti rischiare una perdita immediata di attenzione. Per esempio una pratica interessante potrebbe essere quella di chiedere ai partecipanti prima dell’evento di porre domande a cui lo speaker risponderà in diretta e di farli intervenire in diretta creando confronti costruttivi.
  • Rimani in contatto. Dopo il webinar, rimani in contatto con la tua audience, invia il materiale, la registrazione, ma richiedi anche un feedback e/o un sondaggio per futuri webinar.
  • Insight. Una volta finito il webinar è importante allinearsi con le vendite e condividere il comportamento dei partecipanti, per stabilire azioni mirate verso il prospect e proseguire nell’accompagnamento alla vendita.
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4 fattori che i brand dovrebbero considerare per la ripartenza nel settore Travel

  • Riprendono i viaggi in sicurezza, ma nulla sarà come prima. I consumatori, in questo periodo, sono ancora riluttanti a volare.
  • Un’attenta analisi, rivela che la maggior parte dei viaggiatori cambierà i propri comportamenti e anche gli operatori del settore Travel devono adeguarsi.

 

Il 13 maggio 2020, la Commissione europea ha pubblicato una guida per la ripresa dei viaggi in sicurezza. Ora che la filiera del Travel, compatibilmente con le norme vigenti, ha ricominciato la programmazione e la vendita di viaggi, è il momento di guardare ai primi dati del settore, per ipotizzare le sorti delle vacanze estive 2020.

Secondo Nicky Kelvin, Content Director di The Points Guy UK:

Il mondo che vediamo non sarà più lo stesso di prima che entrassimo nel lockdown. Da come prenotiamo, a dove e perché viaggiamo, dalla nostra scelta dei posti sull’aereo, a quali rischi finanziari e di sicurezza siamo disposti ad assumere… sicuramente da questa crisi mondiale emergeranno viaggiatori diversi rispetto a prima dell’inizio della pandemia.

Secondo un’indagine del Confturismo Confcommercio, in collaborazione con Swg, gli italiani che oggi pensano di fare le valigie tra giugno e agosto è passata dal 19% di aprile al 48%, ma siamo ancora molto lontani dal 70% dello stesso periodo dell’anno scorso. L’UNWTO ha avvertito che gli arrivi di turisti in tutto il mondo potrebbero scendere fino al 30%.

Interessante l’indagine condotta da Ipsos, per capire il “mood” degli italiani di fronte alla pandemia: alla domanda “Se si dovesse sbloccare la possibilità, lei pensa di fare una vacanza di almeno una settimana lontano da casa questa estate?” il campione esaminato ha risposto SI al 39%, NO al 38% (nella metà dei casi per paura, mentre un terzo per mancanza di soldi); e FORSE al 23%.

Attualmente, a livello mondiale, oltre la metà dei consumatori ha ritardato la prenotazione di una vacanza. In Francia, ad esempio, i ritardi negli acquisti delle vacanze sono passati dal 28% a metà marzo al 48% a metà aprile. Questo numero sale al 60% tra i consumatori in Cina e Singapore. 

1. Le vacanze sono ancora un acquisto prioritario, nonostante l’epidemia

priorità italiani coronavirus

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Secondo il Global Web Index Custom Research, un’indagine effettuata a fine aprile su 15.274 utenti in Australia, Brasile, Canada, Cina, Francia, Germania, India, Irlanda, Italia, Giappone, Nuova Zelanda, Filippine, Sud Africa, Singapore, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti, compresi tra i 16 ed i 64 anni.

I consumatori danno ancora la priorità alla prenotazione di una vacanza (23%) rispetto ad altri acquisti come l’acquisto di vestiti (17%), di un nuovo smartphone (13%), elettrodomestici (12%), dispositivi elettronici (11%) e automobili (9%). La prenotazione di una vacanza è la massima priorità per quasi tutti i mercati intervistati, a parte l’India e il Sudafrica, dove prevale l’acquisto di vestiti. Inoltre è stato notato che, più il consumatore è anziano, più è probabile che abbia la priorità di prenotare una vacanza (con boomers che segnano il 29%, contro la Gen Z che registra un 18%). I giovani privilegiano l’acquisto di abbigliamento (25%) e smartphone (20%).

2. I consumatori sono riluttanti a volare

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Le compagnie aeree sono destinate a subire il colpo maggiore: mentre il 23% dei consumatori dà la priorità all’acquisto di una vacanza dopo l’epidemia, solo l’8% afferma lo stesso della prenotazione di un volo. Questo è principalmente dovuto a problemi di sicurezza perché è quasi impossibile mantenere la distanza interpersonale all’interno degli aeroporti e del mezzo.

John-Holland Kaye, l’amministratore delegato dell’aeroporto Heathrow di Londra, ha avvertito che il distanziamento sociale negli aeroporti potrebbe richiedere code di imbarco lunghe un chilometro: ciò si traduce in un aumento della domanda di vacanze nazionali, come confermato da un’indagine di Astoi Confindustria viaggi. Restano provvisori, ma pur sempre significativi, i dati dell’outgoing, per il quale le mete ad oggi più richieste sono la Grecia, l’Egitto e la Spagna. Per chi vuole andare all’estero, infatti, è necessario valutare le politiche di protezione dal virus adottate nei vari Paesi e le restrizioni ai turisti adottate. 

3. La maggior parte delle persone cambia i propri comportamenti in viaggio

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Solo il 18% dei consumatori afferma di non avere intenzione di apportare modifiche ai propri comportamenti durante le vacanze. Il paese più incline a cambiare i suoi comportamenti riguardo al mondo travel, invece, è la Cina. Il 65% degli utenti cinesi, normalmente si recavano in vacanza all’estero almeno una volta ogni 6 mesi, mentre ora prediligono vacanze nazionali (42%), che richiedono meno di 3h di volo (25%) anziché ai viaggi internazionali. Wuhan è in cima alle liste dei desideri, i viaggiatori, infatti, affermano di voler contribuire allo sviluppo economico nella regione a seguito della pandemia.

In generale, i consumatori sono alla ricerca di luoghi non troppo affollati, viste le misure di distanziamento sociale da rispettare, luoghi “immersi nella natura” o  “all’aperto” dove potersi rilassare. Solo il 49% prediligerà vacanze al mare, aumentando le preferenze per la montagna (scelta dal 23% contro il 18% dell’anno precedente). Il 17% degli intervistati sceglierà una città d’arte, ma solo il 15% visiterà musei, monumenti e mostre, contro il 37% dello scorso anno.

In Italia, se da una parte sono crollate del 60% le richieste di informazioni per gli specialty travel (turismo enogastronomico, ecoturismo, viaggi avventura) e per il settore del bus o del car rental, sono esplose le ricerche di case in affitto con piscina in Sicilia, Liguria e Toscana. Un altro “best seller” annunciato sono le case con giardino in Veneto, Campania e Lazio (dato elaborato dall’agenzia di performance marketing ByTek in collaborazione con Parchi Permanenti Italiani).

Inoltre, si prediligeranno vacanze brevi (in particolare il 33% degli indiani opta per viaggi di soli 3 giorni). Secondo la ricerca, molte persone punteranno anche alle vacanze più economiche, viste le difficoltà finanziarie affrontate in questo periodo (in particolare il 27% popolazione delle Filippine).

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4. La sicurezza rimane una priorità per i consumatori nel settore Travel

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Le vacanze sono ancora in primo piano per molti consumatori, ma la sicurezza è diventata una questione prioritaria ed è qualcosa che le compagnie aeree, gli aeroporti e il settore dei viaggi in generale dovranno considerare attentamente. Solo il 28% dei consumatori afferma che la riapertura dei confini li farà sentire abbastanza sicuri da poter viaggiare di nuovo. Il 66% dei rispondenti, invece, ritiene che tornerà a viaggiare soltanto quando si sentirà totalmente tranquillo di poterlo fare. Alla domanda su “cosa darebbe loro la fiducia necessaria per viaggiare di nuovo”, il 60% della Gen X e il 65% dei Baby Boomers risponde la “sicurezza personale”. La percentuale minore (17% dei Baby Boomers) afferma “la sicurezza finanziaria”.

I viaggiatori, in questa fase, vanno suddivisi in quattro categorie: gli “esploratori”, che sono alla ricerca del prossimo viaggio e saranno i primi a ripartire; i “sognatori”, che anche se non sono alla ricerca di viaggi ora, lo erano prima della crisi e adesso vanno identificati, per iniziare a ispirarli; gli “esperienziali”, che non sono alla ricerca di viaggi, ma sono attivi nella ricerca di nuove esperienze travel e i “bookers”, categoria che identifica chi è pronto a prenotare e si sente sicuro a partire una volta tolte le restrizioni. Secondo Monica Mailander Macaluso, presidente di Mailander “bisognerà concentrarsi sui consumatori, ascoltarli, intercettarli e ispirarli, così da favorire la ripresa del settore”.

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Cannes Lions 2020: le premiazioni dei migliori creativi dell’ultimo decennio

  • Nonostante sia stato annullato il Festival di Cannes Lions 2020, attraverso un programma live sono state premiate le migliori performance creative degli ultimi 10 anni.
  • Il festival ha saputo così trasformare una calamità in una grande occasione per rivivere le migliori creatività del decennio.

 

Quest’anno non ci siamo di certo meravigliati davanti la notizia della cancellazione dei Cannes Lions 2020. L’evento, saltato a causa del Covid, ha però trovato un escamotage creativo, ideando il primo Report sulla creatività del decennio.

Una classifica dei successi creativi degli ultimi 10 anni i cui vincitori sono stati annunciati durante il programma Lions Live. Sono stati premiati brand ed agenzie i cui lavori si sono aggiudicati la maggioranza dei prestigiosi Leoni nel corso delle precedenti edizioni dei Cannes Lions.

Le classifiche rappresentano le migliori performance creative del mondo negli ultimi dieci anni, celebrando quelle che hanno offerto un livello immancabile di lavoro creativo a livello mondiale.

Agenzie del decennio

L’agenzia del decennio è AlmapBBDO San Paolo, che con i suoi 142 trofei si è aggiudicata il primo posto, rispecchiando la più alta performance creativa a livello mondiale.

La ricordiamo nel 2018 per i suoi numerosi premi vinti con il cortometraggio “Endless Possibility” elaborato per Getty Images.

 

E per il Gran Prix aggiudicato nel 2010 con la campagna affissione per il magazine Billboard, in cui i ritratti dei più famosi cantanti sono composti da pixel contenenti immagini di altre diverse celebrità.

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Al secondo posto troviamo Wieden + Kennedy Portland che negli anni ha guadagnato 157 lion-riconoscimenti tra cui 6 Gran Prix.

L’agenzia la ricordiamo per il pluripremiato film per il brand Nike “Dream crazy” lo scorso anno, e per il brand Old Spice nel 2010 con il film “The Man Your Man Could Smell Like”

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BBDO New York si aggiudica il terzo posto.

Tra i diversi premi vinti negli ultimi anni, ricordiamo il Gran Prix nel 2018 con il film “The Talk” per il brand P&G

 

LEGGI ANCHE: Cannes Lions 2019: tutti i vincitori e le pubblicità più belle

Gli altri riconoscimenti

Nelle giornate del festival della pubblicità, condotto e seguito online, sono stati inoltre assegnati diversi premi in queste categorie:

Rete del decennio

BBDO Worldwide la più premiata, seguita da Ogilvy e da DDB Worldwide.

Holding del decennio

Le agenzie del gruppo WPP sono quelle che hanno vinto più premi negli ultimi 10 anni, al secondo posto troviamo Omnicom e al terzo il gruppo Interpublic (McCann, Lowe e FCB le sue agenzie più conosciute).

Palma d’oro del decennio

Il premio, dedicato alla categoria Produzione, è stato assegnato a MJZ USA, Smuggler USA e a O Positive Films USA.

Brand Marketer

Tra i brand che si sono distinti negli ultimi dieci anni e che hanno guadagnato numerosi lion, troviamo che il più premiato è P&G, seguito da Nike e da Volkswagen.

Alcune tematiche trattate durante i Cannes Lions Live 2020

Le giornate dei Cannes Lions 2020 hanno visto la partecipazione di numerosi speaker, organizzati in talk riguardanti diverse tematiche creative.

Ciascun rapporto ha presentato ricerche originali correlate a case history e commenti di esperti e leader di brand globali. Delle otto tematiche, ne abbiamo scelto due tra quelle più seguite.

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La creatività come disciplina aziendale

“La creatività è il motore della crescita aziendale”, queste le parole del Chief Marketing Officer di Pinterest Andréa Mallard. Un impegno a lungo termine, una disciplina e non un dipartimento all’interno delle aziende. Un motore che deve ridisegnare i modelli di business, di cultura e mentalità.

La creatività ha dimostrato il suo importante ruolo nella crescita economica di una azienda, anche grazie al supporto tecnologico, dei data e anche delle opinioni dei clienti.

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Come affermato da Jean Lin, CEO globale Isobar: “Per favorire la crescita e rimanere pertinenti, le aziende devono reinventarsi dall’interno e dall’esterno. La creatività è fondamentale per questo processo perché l’originalità delle idee strategiche può far avanzare le aziende e spingerle verso il futuro. La trasformazione con creatività creerà valore e impatto esponenziali per aziende e marchi.”

Un esempio concreto che ha registrato ritorni in termini di vendite e di affezione alla marca è dato dalla pubblicità del marchio Tide, trasmessa durante il Superbowl 2018.

La creatività ha saputo creare una differenziazione dagli altri marchi, pur includendoli nella sua idea.

Responsabilità del marchio e attivismo

In che modo i brand possono coinvolgere autenticamente i consumatori ad azioni mirate? Il settore della creatività ha iniziato a fare passi avanti verso l’uguaglianza di genere, razza, la disabilità e verso un più ampio progetto di inclusività.

Alcuni grandi brand affrontano attraverso e grazie alla creatività i problemi globali come anche l’inquinamento, il controllo delle armi e la fame. Negli ultimi tempi abbiamo assistito a lavori creativi che hanno stimolato il cambiamento nelle coscienze e nella mentalità dell’utente.

I marchi sono come gli Dei oggi – ha affermato Bruno Bertelli, Global Chief Creative Officer Publicis – Le persone credono nei marchi, le persone hanno un legame emotivo con i marchi. Laddove politici e governi falliscono, i marchi forniscono prodotti su cui le persone amano e fanno affidamento. Ma da ciò deriva la responsabilità di essere trasparenti, agire in modo responsabile e agire in modo coerente. Le tue pubbliche relazioni, le tue storie, le tue promozioni devono riguardare il marchio”.

Generation Lockdown, che si è aggiudicato un Gran Prix l’anno scorso, è uno degli esempi della tematica “responsabilità” affrontata. La modalità di come affrontare un attacco armato è spiegato alla società attraverso gli occhi di una ragazzina, molto più consapevole di un adulto.

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Uno dei diversi ruoli di responsabilità dei brand è quello di smontare gli stereotipi sui generi. In particolare quello verso la donna, da sempre spersonalizzata e svalorizzata nella sua autodeterminazione, soprattutto nel mondo del lavoro.

Il Gran Prix vinto nel 2019 da “The Last  Ever Issue” è il premio per il cambiamento, per una rieducazione di genere, di contestazione della realtà sessista e della rivoluzione delle storie delle donne, delle loro qualità e non del loro corpo.

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Terminati i Cannes Lions 2020, tutti in digitale, portiamo a casa esperienze e discussioni su come la pubblicità, la creatività ed i brand siano al centro delle nostre vite.

La creatività influenza i nostri comportamenti rivestendo un grande ruolo di responsabilità nei confronti della società, e che nei prossimi anni sarà sempre più di primaria importanza.

mappe mentali

Come usare le mappe mentali per avviare nuovi progetti

  • Cosa sono le mappe mentali? Uno strumento intelligente e creativo per raggiungere i propri obiettivi.
  • Quali sono i progetti che possono essere semplificati tramite l’utilizzo delle mappe mentali.

 

Dopo un periodo di stasi come quello che abbiamo vissuto, riprendere i progetti sospesi sembra la cosa più difficile da fare. Cala la notte, e come ogni sera, ci rigiriamo nel letto in preda a un vortice di pensieri. Riusciremo davvero a raggiungere tutti gli obiettivi che ci eravamo prefissati a inizio anno? Certo è che questi mesi non ci hanno aiutato per niente, e nell’aria si respira ancora un certo timore, più che altro paura di ripartire, con il dubbio che una possibile, nuova paralisi sia dietro l’angolo. Perché, in fondo, chi poteva prevedere tutto ciò? 

Ma stare fermi ad aspettare che il prossimo ostacolo piombi improvvisamente sul nostro cammino non ci aiuterà, e quando ci dicono che è tutta questione di punti di vista, lo è davvero.

Forse non siamo ancora realmente pronti a camminare, ma è passo dopo passo che si costruiscono le cose, dopo una caduta ci si rialza, dopo il temporale arriva l’arcobaleno, e dopo una pausa si ricomincia a vivere, anche se adesso abbiamo più l’impressione di sopravvivere. Una lunga ripresa ci aspetta, ma come possiamo raggiungere i nostri obiettivi e avviare nuovi progetti?

Un modo c’è, possiamo avvalerci delle mappe mentali.

competenze

Cosa sono le mappe mentali

La maggior parte dei progetti inizia con lo stabilire un obiettivo, che sia creare un nuovo sito web, scrivere un libro o pianificare una vacanza. Gli obiettivi non sono difficili da definire, ma il bello viene quando non riusciamo a capire come raggiungerli.

Un’idea per semplificare i processi necessari per arrivare al nostro scopo è quella di utilizzare le mappe mentali. Per quale motivo?

Facilitano la suddivisione dei passaggi da fare riducendoli in attività realizzabili. Accendono la creatività, aiutano a generare e a catturare idee e ci consentono di valutare più opzioni in modo da poter prendere le decisioni migliori.

Ma cosa sono le mappe mentali?

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Sono uno strumento prezioso per la pianificazione di un progetto. Promuovono un libero flusso d’idee, un po’ come avviene durante un brainstorming. Si parte da un concetto centrale, che riguarda l’obiettivo da raggiungere e mano mano si creano delle associazioni di concetti che, a primo impatto, sembrano totalmente scollegati con il nostro piano finale. Si lascia vagare la mente dove vuole e lungo la strada, si raccolgono nuove intuizioni in un diagramma: quello schema è la mappa mentale, una rappresentazione grafica del nostro libero pensiero.

Le mappe mentali hanno una struttura gerarchica e associativa. Gerarchica perché si serve di rami per collegare ciascuno elemento all’altro. Associativa perché opera tramite associazioni di concetti. Furono inventate per caso, come accade quasi sempre per le cose più geniali, dallo psicologo cognitivista Tony Buzan.

Come funzionano le mappe mentali

La creazione di una mappa mentale in sostanza è piuttosto semplice. Si comincia con un cerchio in cui inserire l’argomento centrale, e da lì partono tutte le associazioni delle più svariate idee che ci vengono in mente. Includeremo argomenti secondari, i rami e tutte le connessioni di cui abbiamo bisogno. Possiamo rappresentarla su un foglio con penne e pastelli di diversi colori, su una lavagna o tramite degli appositi software disponibili, sia gratuiti che a pagamento. 

Questi programmi ci consentono di trascinare e rilasciare bolle e sezioni su diverse aree della mappa o su altri argomenti, facilitando il collegamento dei diversi concetti in qualsiasi momento. Ci permettono di allegare file e collegarci a diverse fonti. Inoltre possiamo invitare anche altre persone a parteciparne alla creazione e a collaborare con noi. Possiamo commentare il progetto e comunicare con tutti i partecipanti tramite chat.

Ovviamente, una volta terminato, possiamo condividere il tutto esportandolo come immagine, PDF o presentazione.

Credits: Zapier

Quali progetti realizzare con le mappe mentali

Quasi tutti i progetti, sia personali che professionali, beneficiano della mappatura mentale nelle loro fasi iniziali, soprattutto quando si ha un obiettivo ma non un piano per raggiungerlo, o quando dobbiamo collaborare e raccogliere idee da tante persone. 

Lavorare in team

Se dobbiamo portar avanti un progetto con il nostro team, la stesura di una mappa mentale potrà esserci davvero utile. Partiamo da un’idea centrale ossia il nostro obiettivo, un problema, l’argomento o il nome del progetto e collochiamolo al centro della mappa.

Confrontiamoci con il nostro gruppo di lavoro, chiedendo ai nostri collaboratori le loro impressioni. Annotiamo tutto ciò che viene detto, è un momento di ricerca, di raccolta, in seguito ci sarà la fase di revisione. Scriviamo e colleghiamo tutto, tramite dei rami, al concetto principale.

In corso d’opera le cose possono cambiare, possono accadere eventi, importanti revisioni di cui tener conto. Siamo flessibili. Dopo aver terminato la sessione di mappatura mentale, ci sono diversi modi per valutare e utilizzare le idee raccolte, anche attraverso discussioni con commenti, allegati e link di riferimento. Infine possiamo pubblicare la nostra mappa mentale come immagine o presentazione per condividerla e mostrarla a tutti, sia al team che ai clienti.

Ma quali sono effettivamente i progetti che possiamo semplificare attraverso una mappa mentale? Diamo un’occhiata da vicino.

mappe mentali

1. Definizione dei requisiti del progetto

Perfetto per designer UX, analisti e team di sviluppo

Definito l’obiettivo, che sia sviluppare un’app o perfezionare la user experience per ridurre i tassi di abbandono di un sito, con le mappe mentali cercheremo di capire come raggiungerlo.

Ogni componente del team ha delle soluzioni e attraverso la mappa le metteremo insieme dando a tutti una voce nella direzione del progetto.

Questo brainstorming visivo, ci consentirà di avere davanti elementi che magari non avremmo mai preso in considerazione, sollevando dubbi e domande sin dall’inizio, permettendo di focalizzare e risolvere piccoli ostacoli prima che possano diventar insormontabili.

2. Creazione di una tabella di marcia del prodotto

Perfetto per i product manager.

La mappa è uno strumento molto utile anche per creare una roadmapping, una tabella di marcia, per prodotti di alto livello. I responsabili di prodotto possono essere incaricati della creazione di tabelle di marcia dei prodotti, ma non solo loro.

Le parti interessate, i rappresentanti del servizio clienti, i rappresentanti di vendita e i clienti hanno anche un prezioso contributo su quale direzione dovrebbe prendere un prodotto in futuro.

La mappa mentale collaborativa consente di raccogliere input da più gruppi e di considerare tutto quando si crea una nuova tabella di marcia, rendendo a tutti chiara la strategia da adottare.

3. Sviluppo e perfezionamento di una strategia di marketing

Perfetto per responsabili del content marketing e altri team di marketing

Un’altra funzione essenziale delle mappe è quella di aiutare i team di marketing a valutare meglio le strategie e le tattiche da scegliere in un progetto.

La creazione di una mappa mentale che considera tutte le opzioni rende meno complessa la messa a punto di una strategia, e avere a portata di mano tutte le idee insieme rende più facile selezionare la migliore.

La mappatura mentale consente di raccogliere le idee di tutti per le principali strategie, i canali da indirizzare e le tattiche specifiche da provare.

Inoltre è utile per raccogliere più idee e creare anche una procedura di fallback da considerare in seguito se una delle linee d’azione selezionata fallisce. Questo ci aiuterà a muoverci meglio con le procedure da adottare. 

4. Definire gli obiettivi e le priorità del team

Perfetto per i manager

Possiamo usufruire della mappa per elaborare specifici obiettivi individuali e dipartimentali. Lavorare insieme per rivedere gli obiettivi organizzativi o suggerire quelli che desideriamo definire come team.

Organizzare la mappa pensando a come raggiungere il nostro scopo finale in modo SMART, e tenendo presente l’opinione di tutti.

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5. Definizione di flussi di lavoro e processi

Perfetto per i project manager.

In una piccola organizzazione, i processi sono più semplici: uno scrittore scrive il contenuto e un editore lo rivede e lo pubblica, un CEO lavora direttamente con uno sviluppatore per aggiungere una nuova funzionalità al sito. Ma nelle grandi organizzazioni, i processi sono più complessi.

Prima di cominciare, bisogna documentare i processi complessi e i flussi di lavoro, indicare ai responsabili quali passi adottare, in quale ordine e chi coinvolgere in diverse fasi per assicurarsi che nessuno venga escluso.

Riunire manager e leader di tutta l’organizzazione per una sessione di mappatura mentale per sollecitare input su chi deve essere coinvolto e in quale fase introdurre una specifica risorsa.

Dopo aver raccolto tutto, possiamo organizzare la mappa mentale in un diagramma di flusso ben dettagliato.

6. Gestione di nuovi software

Perfetto per IT support.

L’onboarding relativo a nuovi software non è un processo semplice. Non si tratta solo di installare software e migrare i dati da qualsiasi sistema esistente, ma bisogna anche formare gli utenti su come utilizzarlo, incoraggiarne l’adozione e fornire supporto a chi si approccia a sistemi che non conosce.

In questo caso la mappatura mentale è un modo semplice per identificare i problemi che potremmo incontrare.

Riunire tutti per discutere delle loro maggiori preoccupazioni, consentirà di prevedere e trovare soluzioni ad ogni eventuale impedimento nel riuscire a usufruire dei nuovi sistemi.

7. Pianificare un evento

Perfetto per organizzatori di eventi ed esperti di marketing

Poche cose sono complesse come cercare di pianificare un evento, che si tratti di una conferenza di settore o di una festa per piccoli uffici.
Una mappa ci darà l’opportunità di focalizzare contemporaneamente i compiti da svolgere e le persone necessarie, creando ordine e affidando ad ognuno il proprio incarico.

8. Creazione di un calendario editoriale

Perfetto per scrittori e content editor

Alzi la mano chi ha elaborato qualcosa di sensato fissando svogliatamente uno schermo vuoto. Leggere appunti che altre persone hanno trascritto, stimola il nostro cervello ad essere più produttivo.

Riunirsi e scambiare opinioni con il nostro team per mettere insieme un calendario editoriale è un modo eccellente per generare idee. Interfacciandosi insieme, riusciremo a sviluppare associazioni e a generare idee che non avremmo mai immaginato stando da soli.

mappe mentali

9. Catturare idee per progetti personali

Le mappe mentali sono efficaci non solo per progetti lavorativi, ma sono decisive anche per progetti personali. Un trasferimento in un’altra città, la pianificazione di un matrimonio, un nuovo lavoro, ogni sogno, ogni progetto può essere rappresentato con una mappa mentale.

Prendiamoci 15 minuti per pensare in modo mirato ai nostri buoni propositi e trascriviamo tutto ciò che ci balena in mente. Possiamo condividere il nostro schema con chi ci conosce bene, e farci aiutare nel definire il tutto.

Una volta completato, osserviamolo con attenzione, revisioniamolo, eliminiamo il superfluo o aggiungiamo qualche dettaglio. Utilizziamo la mappa mentale per elaborare un piano dettagliato del nostro “disegno”, comprese le scadenze.

Come utilizzare un software per la creazione di mappe mentali

Uno dei software più utilizzati è MindMeister, uno strumento che permette la creazione di mappe mentali online che consente di acquisire, sviluppare e condividere idee graficamente.

mappe mentali

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Il brainstorming con mappe mentali online è risultato ancora più efficace delle tradizionali sessioni di persona. In effetti, l’uso di mappe mentali online può aumentare l’output creativo di circa il 50%. Dopo aver raccolto le idee, bisogna revisionarne il contenuto. In che modo?

  • Rimuovere gli argomenti con idee inapplicabili;
  • Spostarli e posizionarli nel posto giusto per creare una struttura adeguata dello schema;
  • Aggiungere spiegazioni e dettagli alle idee sotto forma di note, collegamenti, immagini e file;
  • Conferire maggior enfasi agli argomenti scegliendo stili e icone appropriati.

Importante è avviare anche un’analisi di costi e benefici che ci aiuterà a decidere se è davvero una buona idea intraprendere il progetto pianificato. Per eseguire un’analisi costi benefici in una mappa mentale:

  • Aprire una mappa mentale vuota;
  • Creare un ramo per gli obiettivi del progetto;
  • Creare un ramo per le risorse stimate necessarie per eseguire il progetto;
  • Crea un terzo ramo per i benefici previsti.

Successivamente calcolare il valore attuale netto del progetto e usare il risultato per decidere se andare avanti o meno.

Inoltre possiamo riutilizzare questa mappa mentale come tabella di marcia del progetto semplificandola e condividendola con il team e le parti interessate. Una tabella di marcia è un ottimo strumento per rivedere rapidamente gli obiettivi e assicurarsi di essere ancora nei tempi previsti. Ovviamente, possiamo aggiornarla per tutta la durata del progetto se le nostre priorità cambiano o bisogna perfezionare le stime precedenti.