La storia, e in particolare la storia della civiltà mediatica, dimostra chiaramente come durante un’emergenza (sia essa una guerra, una recessione catastrofica o una pandemia) la comunicazione subisca un cambiamento istantaneo e inevitabile che modifica le percezioni collettive a ogni livello.
Perché un’emergenza rivoluziona la comunicazione
Il terribile attentato alle Twin Towers di New York, l’11 settembre 2001, è stato il primo grande evento in epoca moderna a imporsi come spartiacque, imponendo a tutti un prima e un dopo: dalle gerarchie istituzionali al tessuto imprenditoriale, dalle multinazionali ai consumatori, nulla è stato più lo stesso.
A quasi vent’anni dall’atto terroristico per antonomasia una nuova emergenza globale ha bloccato il mondo, ma questa volta in modo differente.
Mentre il crollo delle Torri Gemelle ha cambiato il corso della storia riservando gran parte del disastro economico alle compagnie aree, molte delle quali non sono state in grado di comunicare in modo efficace nei mesi successivi al disastro, non esiste persona o categoria professionale che possa dirsi impermeabile alle conseguenze del Coronavirus.
Il modo in cui vivremo e in cui un business dovrà riadattarsi per sopravvivere non può più prescindere dalla commistione tra comunicazione di massa e universo digitale. Comunicare con i propri interlocutori, in questo caso la potenziale clientela o quella già acquisita, non può più ignorare la condizione di paura in cui questi versano. Come l’11 settembre ha inizialmente comportato la paura di viaggiare in aereo, così il Coronavirus ha introdotto un nemico più subdolo: quello di un patogeno capace di colpire ovunque e in qualsiasi momento e con la cui ombra bisognerà imparare a convivere.
Dunque come parlare con il proprio pubblico, quando anche le istituzioni lanciano quotidianamente messaggi confusi e contraddittori?
Le aziende più evolute sul piano comunicativo lo hanno già capito: nell’epoca della massima incertezza, vincerà chi comunica in modo chiaro.
Vademecum: cosa fare e cosa evitare
La pandemia da Covid-19, pur essendo assimilabile per conseguenze ad altre emergenze avvenute nel passato, rappresenta tuttavia un unicum: non è circoscritta o settoriale, ma riguarda tutti senza distinzioni di alcun tipo.
Questa quarantena non è la prima nella storia dell’umanità, ma è la prima nella quale tutto il mondo è interconnesso e può comunicare in tempo reale attraverso il web. Ciò le conferisce un carattere di unicità senza precedenti, e che in quanto tale richiede una direzione precisa che i brand dovrebbero imboccare affinché il lockdown non risulti vano, ma anzi un’occasione di crescita.
Cosa fare:
Trasmettere ottimismo. Le persone vivono immerse nella paura. Per un brand è il momento migliore per mettersi in mostra in modo sano attraverso messaggi di speranza in cui la sincerità viene prima del prodotto o del servizio da promuovere. Non è una strategia dagli effetti immediati, ma destinata a pagare dividendi sul medio e lungo termine. Chiara Ferragni e Giorgio Armani sono tra coloro che nel nostro Paese sono riusciti a farlo meglio, e i risultati sono tutti lì da vedere.
Qualità prima della quantità. Da ogni latitudine arrivano messaggi di ogni tipo. L’attenzione degli utenti, già messa a dura prova dal bombardamento costante di informazioni propagato attraverso le televisioni e i social network, è al momento incapace di gestire ulteriori stimoli. Per questo motivo un brand oculato dovrebbe prediligere una comunicazione qualitativa attraverso i media piuttosto che quantitativa e confusionaria. In questa fase è di fondamentale importanza scegliere con cura i media nei quali apparire preferendo l’incisività dei propri valori piuttosto che la notiziabilità, che rischierebbe di essere sommersa o ignorata dal continuo flusso di notizie che si rincorrono.
Potenziare il legame con il pubblico. Concetti come filantropia e solidarietà, soprattutto in momenti di crisi, possono aiutare a rinforzare la brand reputation di un marchio. Un’epidemia rappresenta inoltre un’occasione perfetta per costruire il senso di comunità diffusa che rende grandi le aziende, che potranno trarre grandi vantaggi mettendo in mostra il proprio lato umano.
Pensare ai clienti. Se è vero che un brand deve impostare il massimo focus sui clienti, ciò è doppiamente vero quando le certezze sembrano venire a mancare l’una dopo l’altra a causa di un’emergenza. La reazione più normale sarebbe quella dell’inazione, ma il terreno è fertile per introdurre novità che facciano sentire i clienti supportati anziché abbandonati a loro stessi.
Mostrare il lato migliore della propria attività. Che volto avrà un brand domani dipenderà molto da come ha saputo riadattarsi ora, nel momento di massima difficoltà. È di grande importanza implementare la propria presenza online e offrire servizi inediti e gratuiti che aiutino i potenziali clienti ad empatizzare con il marchio.
Non voler emergere a tutti i costi. È una legge non scritta, ma una strategia di questo tipo verrebbe interpretata come un viatico per esorcizzare il brutto momento e la paura verso il futuro, mentre un brand deve suscitare stabilità e fermezza, imponendosi come un punto di riferimento che nessuna pandemia potrà mai scalfire.
Evitare una comunicazione ad effetto o scandalistica. Già inefficace in periodi normali, durante un’emergenza rischia di diventare un’arma a doppio taglio estremamente dannosa. Per entrare nella mente dei clienti potenzialmente interessati in situazioni così particolari vanno assolutamente aboliti slogan, ricette magiche e tutto quanto di semplicistico possa esistere sul piano comunicativo.
Avere una comunicazione rigida. Quando le informazioni cambiano di giorno in giorno, o addirittura di ora in ora, la comunicazione di un brand deve farsi trovare pronta interpretando al meglio quelli che sono i pro o i contro di un determinato messaggio in un determinato momento. Flessibilità e dinamismo sono due delle parole chiave più rilevanti in assoluto, se si parla della gestione mediatica di emergenze.
Apparire eccessivamente formali. Il Coronavirus ha imposto una quarantena forzata su scala globale. Oltre la metà della popolazione mondiale ha subito questa misura cautelativa. Comunicare con chi (quasi sicuramente) si trova all’interno del proprio ambiente domestico comporta delle dinamiche totalmente inedite. Per generare empatia e connessione con il pubblico è preferibile una comunicazione informale, genuina e il meno possibile ingessata. L’approccio formale, durante le emergenze, sortisce spesso l’effetto opposto da quello desiderato. Attenzione a non generare scarsa identificazione o addirittura rabbia: Matteo Renzi, mentre gran parte degli italiani sta passando la quarantena in piccoli appartamenti, si è collegato in televisione avendo come sfondo il parco verdeggiante della sua villa e suscitando l’inevitabile disappunto del pubblico. Un comunicatore navigato non l’avrebbe mai fatto.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/06/Depositphotos_115448882_s-2019-min.jpg6671000Francesca Caonhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFrancesca Caon2020-06-02 14:00:482020-06-05 18:05:30Come strutturare una strategia di PR durante un’emergenza
Circa l’80% degli utenti afferma che i contenuti generati dagli utenti influenzano le loro decisioni di acquisto, mentre l’84% dei millennial afferma di essere influenzato dagli UGC in fase d’acquisto;
Gli UGC forniscono una pletora di materiali, spendibili sui social media, sito web ecc., che attraggono centinaia, se non addirittura migliaia di persone, con relativa facilità.
La rapida ascesa dei social network, come Facebook ed Instagram, che in breve tempo hanno registrato un aumento esponenziale nel numero degli iscritti (con cifre da capogiro), ha reso ancor più difficile l’affermazione online di alcuni ristoranti, che tuttora faticano a distinguersi dalla massa o, semplicemente, a farsi notare.
È un po’ come alzare la mano tra la folla, durante un concerto musicale, nella speranza di essere immortalati dalla camera: le possibilità di essere ripresi sono davvero limitate.
Tuttavia, per ovviare a questo problema, puoi sfruttare i contenuti elaborati direttamente dagli utenti (testi, foto, video ecc.), sia che tu gestisca un piccola trattoria di paese sia che tu faccia capo ad una catena di ristoranti, con un grande team da coordinare.
Stiamo parlando dei cosiddetti UGC (User Generated Content), sempre più importanti dal 2005, e liberamente condivisi su blog, piattaforme social e forum. Gli UGC generalmente sono gratuiti e derivano dall’utilizzo, più o meno esperto, dei nuovi strumenti digitali che, negli anni, hanno rimosso dal monopolio i media tradizionali, favorendo la democratizzazione del processo creativo, ormai privo di barriere.
Semplificando ancora, gli UGC rappresentano l’esempio più vivido di quella auto-comunicazione di massa che ha smantellato – e continuerà a farlo – il modello broadcast e unidirezionale dell’industria mediatica.
Parola agli analisti
Circa l’80% degli utenti afferma che i contenuti generati dagli utenti influenzano le loro decisioni di acquisto, mentre l’84% dei millennial afferma di essere influenzato dagli UGC in fase d’acquisto.
A riprova di questi risultati, si aggiunge un’interessante studio, pubblicato sulla piattaforma Social Media Today, da cui emerge che il 74% dei consumatori ritiene che gli UGC siano utili al rafforzamento del marchio (e della sua autenticità), e che circa il 48% dei marketers concorda sul fatto che “umanizzino” un’azienda.
L’importanza degli UGC è dunque evidente, e integrarli nella tua strategia di Content Marketing potrebbe aiutarti non solo ad attrarre nuovi clienti, ma anche a migliorare il posizionamento del tuo brand sul mercato, sia locale che globale.
Quali vantaggi?
Nello specifico, ecco i principali vantaggi derivanti dal loro utilizzo:
Social Proof
Letteralmente significa Riprova Sociale, ed è probabilmente uno degli aspetti più importanti del marketing, non solo della ristorazione. Viene utilizzata dai grandi brand per convincere i potenziali clienti della validità della loro offerta, prodotto o servizio che sia. In tal senso, gli UGC forniscono una pletora di materiali, spendibili sui social media, sito web ecc., che attraggono centinaia, se non addirittura migliaia di persone, con relativa facilità. Quindi, dedica del tempo alle recensioni dei tuoi clienti, e condividi le migliori.
Riduzione dei tempi
Creare contenuti pubblicitari richiede tempo, pazienza (tanta) e risorse. Ma con gli UGC puoi dimezzare il periodo di produzione, affidandoti semplicemente alla creatività e al buon gusto dei tuoi clienti. Di conseguenza, potrai pubblicare nuovi contenuti con maggior frequenza, risultando così più attivo online.
Autenticità
Come accennato in precedenza, il fatto che persone reali siano venute nel tuo ristorante e, dopo il pasto, abbiano lasciato un feedback positivo (ad esempio su TripAdvisor), rappresenta una delle migliori prove di autenticità. Nessuna pubblicità a pagamento, grafica personalizzata e/o fotografia professionale potrà mai sostituirsi agli UCG, che fanno leva su emozioni vere.
Produzione continua di nuovi contenuti
Il miglior marketing per il tuo ristorante è quello rivolto agli ospiti, e non agli algoritmi di ricerca o agli esperti di digital marketing. Utilizzando gli UGC attrarrai nuovi clienti che, a loro volta, contribuiranno con i loro contenuti, garantendo un afflusso costante.
Questo tipo di marketing, definibile come ciclico, porta ad un sensibile risparmio di tempo, e ad una massimizzazione dei margini di profitto. Si tratta di rendere automatiche molte delle tua attività: dalla ricerca, alla produzione dei contenuti.
Maggiore coinvolgimento
Un altro valido motivo per affidarti agli UGC, è dato dalla possibilità di interagire con i tuoi clienti con una maggiore facilità (anche a distanza), fidelizzandoli. Infatti, gli utenti che hanno lasciato una recensione e/o pubblicato una foto a tuo nome in passato, seguiranno con attenzione i tuoi nuovi contenuti, condividendoli e favorendo così il passaparola.
Puoi interagire con loro tramite la tua pagina social, le recensioni di Google, oppure attraverso altri canali di comunicazione. Quindi, prenditi del tempo, e rispondi a commenti, domande, ed encomi. L’immagine del tuo ristorante ne beneficerà, diventando da subito estremamente positiva. E, in aggiunta, il cliente passerà da costumer a prosumer, partecipando attivamente alla “vita” del tuo locale, magari offrendoti spunti e consigli preziosi, per rendere la sua esperienza ancor più sensazionale, e quindi di valore.
UGC Marketing e continuità
L’efficacia degli UGC, come avrai capito, è legata anche e soprattutto al principio della continuità. Di seguito, ti lascio alcuni consigli utili per incentivarla, favorendo così un afflusso costante di nuovi contenuti.
Trasforma i tuoi clienti in ambasciatori
I tuoi ospiti, se soddisfatti, saranno felici di sostenerti, in cambio di qualche piccolo vantaggio e/o premio. Ad esempio, un buono sconto e/o un prodotto di nicchia in omaggio possono fare miracoli, rendendo i tuoi ospiti dei veri brand ambassador. I clienti, metteranno una buona parola su di te e sul tuo ristorante, estendendola alla loro cerchia di follower, che può essere più o meno estesa. Inoltre, condivideranno volentieri foto e recensioni con il tuo #tag.
Organizza dei contest
Concorsi e quiz sui social media favoriscono la rapida creazione di UGC, e dovrebbero ruotare attorno alla condivisione obbligatoria di post, da selezionare e ripubblicare sulla tua pagina. Si tratta di uno scambio di visibilità reciproco ma, ovviamente, a te va il maggior vantaggio. Questa tecnica, ti permetterà di raggiungere un pubblico via via sempre più ampio, collezionando un gran numero di contenuti, utili anche in futuro.
In conclusione
Anche se a prima vista può sembrare complesso, integrare gli UGC nella tua strategia di marketing, è relativamente semplice. Il tuo unico compito infatti, è quello di continuare a stupire i tuoi ospiti, affinché possano diffondere commenti positivi sulla loro esperienza – che tu dovrai essere bravo/a ad individuare ed utilizzare. E non aver paura di chiedere un feedback, è il miglior modo per crescere.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/05/burger-app-food-delivery-ui-case-study-tubik-1-e1539640752585.jpg8001200Kevin Feragottohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngKevin Feragotto2020-06-02 11:00:102020-06-01 18:18:02User Generated Content (UGC): un'opportunità per il tuo ristorante
Anche questa settimana abbiamo raccolto le principali notizie dai social, tra chi minaccia di farli chiudere e chi invece ne sfrutta le potenzialità. Dalle feature di Facebook, al double-story Stories feed, dalla app che fa concorrenza a TikTok alla attesissima possibilità di salvare e schedulare tweet da desktop. Queste, e molte altre novità, nella nostra Week In Social.
Dopo Rooms arrivano le ads su IGTV
Dopo il lancio di Messenger Rooms, che ti permette di chattare in video con 50 dei tuoi contatti, questa settimana Instagram annuncia che le inserzioni faranno il loro debutto sulle IGTV. Nella prima fase di sperimentazione, la feature verrà rilasciata a non più di 200 persone e negli States. Le video ads saranno mobile first e non più lunghe di 15 secondi.
Per gli amanti delle Stories: sembra che Instagram stia testando un double-story Stories feed, che potrebbe apparire così.
Non sappiamo con certezza dove e come sarà disponibile il nuovo Stories feed, ma diversi utenti hanno segnalato dei cambiamenti in piattaforma e Instagram ha confermato che sta lavorando per migliorare la Stories experience. Noi ovviamente continueremo a seguirne gli sviluppi.
Nuove funzioni Facebook tra realtà virtuale e musica
Su Facebook nei prossimi giorni saranno in arrivo: CatchUp, Collab e nuovi effetti AR. CatchUp è una app che funziona come Messenger Rooms, ma per messaggi vocali. Quindi, una volta creata la room con i tuoi contatti, potrai vedere quando sono online e scambiare messaggi vocali. Nella app, le conversazioni possono essere di uno a uno o di gruppo.
Collab è una music collaboration app e permette di guardare, registrare e remixare 3 video clip della durata di 15 secondi. In pratica, puoi registrare il tuo clip, metterlo online, cercarne altri, e assemblarli per creare nuova musica e condividerla con i tuoi amici, direttamente nella app, o su Facebook, Instagram, e altri social.
Restando in tema di musica, un’altra novità è l’introduzione di effetti AR su Spark Studio – la nota app per creare filtri per le Ig Stories – che si attivaneranno con la musica e potranno essere usati nelle Instagram e Facebook Stories.
Trump minaccia di far chiudere Twitter
Prima di trattare le ultime novità della piattaforma, non possiamo non parlare di quanto successo tra Twitter e Donal Trump.
La storia è questa: Trump pubblica dei tweet in cui afferma, erroneamente, come le votazioni per posta avrebbero portato a una diffusa frode degli elettori. Twitter interviene facendo apparire sotto i post una scritta a caratteri blu, in bold e con punto esclamativo, che dice: “Scopri i fatti relativi alle votazioni per corrispondenza!”. L’alert porta a una pagina di verifica dei fatti, con ulteriori collegamenti e riassunti di articoli e notizie che smascherano le affermazioni di Trump, ritenute potenzialmente fuorvianti. Non solo non era mai successo nella storia, ma non era mai successo a Trump. E lui come ha reagito? Minacciando di introdurre regolamentazioni alla piattaforma o persino farla chiudere.
Nell’attesa di sapere come andrà a finire lo scontro, ti segnaliamo una nuova funzione: Twitter introdurrà il bottone “alt“ per aggiugere una descrizione testuale sulle foto pubblicate nei tweet.
Zynn, il nuovo competitor di TikTok
E quando tutti credevano che il mondo delle app fosse dominato da TikTok, ecco che arriva un’altra app di short form video. Realizzata, come l’altra, in Cina, si chiama Zynn e pare che stia già scalando la classifica delle app in USA.
Come puoi vedere, immagini, stile e layout sono molto simili a quelle di TikTok. La differenza sta nella possibilità di guadagnare premi in-app guardando video su Zynn e invitando amici all’interno della app. I premi possono essere utilizzati per acquistare articoli nella app, tra cui una serie di buoni regalo per App Store, Walmart, Amazon, ecc. I fondi possono anche essere trasferiti tramite PayPal.
Nuove reaction su LinkedIn?
Su LinkedIn potrebbero presto arrivare nuove reazioni ai post, più in linea con il periodo che stiamo vivendo. Se pensiamo alle 5 reaction aggiunte negli ultimi tempi da LinkedIn, nessuna di loro ha connessioni con il covid-19. Pare che la piattaforma ci stia pensano.
In breve
Chiudiamo la nostra Week in Social con le notizie dell’ultima ora. La prima riguarda Twitter. É la notizia che tutti stavamo aspettando: prossimamente sarà possibile salvare in draft i tweet e schedularli da desktop. Finalmente!
L’ultima novità riguarda TikTok. La app ha annunciato il lancio di #LearnOnTikTok, un programma pensato per incoraggiare l’educazione durante il lockdown. I video educativi daranno consigli su come fare esercizio regolarmente, dormire meglio, fare composizioni floreali e ci saranno persino lezioni sulla vita acquatica.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/05/app-zynn.jpg469944Valentina De Felicehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngValentina De Felice2020-05-30 16:59:482020-06-03 09:36:29Week in Social: dalla nuova app che fa concorrenza a TikTok ai tweet programmati da desktop
Il transumanesimo, le nuove tecnologie, le sfide del futuro, la musica a distanza, lo smartworking, la sostenibilità e un nuovo modo di andare in vacanza.
“Il Coronavirus non deve essere un freno – spiega Mirko Pallera, Ceo e fondatore Ninja – Come in ogni crisi occorre trovare la chiave per uscirne più forti e rafforzati. In tre ore abbiamo dato spazio a grandi personaggi del mondo del business che hanno raccolto la sfida della pandemia e hanno alzato lo sguardo sfruttando il momento senza soccombere. L’obiettivo è di raccontare storie, aprire confronti e dare spazio a riflessioni serie e concrete sul nostro oggi, ma soprattutto sul futuro che è qui, adesso”.
I protagonisti della maratona online si sono chiesti quali nuove sfide ci attendono, come cambieranno mondi come quello del Retail e del Travel, quali saranno le nuove strategie di marketing post covid-19, quali mantra hanno seguito gli HR delle grandi aziende per mantenere vivo lo spirito di squadra nonostante il periodo difficile e il remote working forzato.
Dialoghi, confronti, esperienze e testimonianze per guardare al futuro con ottimismo, capirne la direzione e seguirla con consapevolezza e determinazione.
Sul palco virtuale di Ninja, Mirko Pallera, founder & Ceo Ninja e Direttore Scientifico di Ninja Academy, ha dialogato con Marco Attisani – founder di Watly, Quang Ngo Dinh – VP Consumer Market Tim, Roberto Ciacci – Marketing Director di Robintur S.p.A., Mirco Pasqualini – VP Strategic and Innovation Design, Enea Roveda – Group Ceo Lifegate, Domenico Romano – Marketing Manager Aw-Lab, Guido Stratta – Direttore sviluppo, training, recruiting & people caring Gruppo Enel, e Fabio Zaffagnini – founder di Rockin’1000.
Puoi rivedere il video della diretta qui:
La tecnologia
Durante la diretta abbiamo un po’ ripercorso alcuni dei temi salienti di questo periodo di emeregnza, approfondendone altri.
“Il transumanesimo è una tecno filosofia che prevede l’evoluzione dell’essere umano grazie all’implementazione tecnologica – spiega Marco Attisani – Le tecnologie non devono essere utilizzate come arma di controllo ma devono essere studiate, capite perché solo così salveranno il mondo”.
“In questi mesi la tecnologia ha dato sicuramente un forte impulso al processo di digitalizzazione del Paese, innescando significativi cambiamenti che, se gestiti adeguatamente, potranno creare valore – afferma Quang Ngo Dinh, VP Consumer Market TIM –. Grazie alle nostra rete, sia fissa che mobile, i nostri figli hanno potuto continuare a studiare, le aziende hanno dato continuità alle proprie attività e tutti noi siamo riusciti a restare in contatto con i nostri cari e con il mondo esterno. Insomma, l’emergenza ci ha fatto rendere conto di quanto la digitalizzazione sia un bene primario: per la ripartenza ci aspettiamo che tecnologia e la connettività si affermino tra le priorità per uscire dall’emergenza velocemente e più forti”.
Domenico Romano di Aw-Lab è un ribelle del retail. “Il covid 19 ha solo accelerato la crisi di traffico negli store fisici già in corso nel mondo del retail. Gli scenari che si presentano a noi operatori del settore sono completamente nuovi – evidenzia Romano – L’innovazione è indispensabile. Innovazione nei business model, nei processi di vendita, nel marketing e soprattutto nella relazione col cliente. Le nuove frontiere del mondo ‘phygitale’ saranno enormi oceani blu da esplorare dove l’aspetto umano, il mondo degli atomi si mescolerà con le potenzialità della tecnologia, il mondo dei bit, per disegnare un nuovo futuro. A noi il compito di renderlo sostenibile.”
Fabio Zaffagnini, Founder Rockin ‘1000, ha raccontato il progetto “Together we can” di Aperol: 1200 musicisti hanno suonato a distanza a favore di una raccolta fondi per la protezione civile: “Entrare nelle case per riuscire a fare musica rappresenta di questo periodo la voglia di coesione sociale – sostiene Zaffagnini – La musica è sempre stata una forma di evasione e come tale ha scatenato un processo di umanizzazione. Il progresso tecnologico ha salvato le persone malate e la musica ha salvato tutti gli altri. Il digitale è stato utilizzato come mezzo di diffusione, non come un fenomeno fine a se stesso.”
Secondo Enea Roveda, Group Ceo Lifegate “la pandemia ci ha uniti e ci ha fatto prendere più consapevolezza degli aspetti sociali e ambientali. Gli eventi come questo portano a due fasi: la prima emozionale e la seconda di ragionamento secondo le scelte quotidiane che entrano a far parte della vita delle persone. La crescita dell’interesse verso la sostenibilità – evidenzia Roveda – è aumentata dal 2015 che era del 43% fino al 72% di oggi. Questo ha comportato un cambio di rotta delle aziende che si sono accorte dell’attenzione degli italiani sul versante della sostenibilità e gli aspetti sociali e ambientali.”
Di design ha parlato Mirco Pasqualini, VP Strategic and Innovation Design. “È necessario pensare al design come una prospettiva per comprendere meglio come sviluppare il business – spiega –. Da questo si evince che in piena emergenza c’è stata un’accelerazione di alcuni cambiamenti che erano già in atto e una crescita più veloce delle abitudini”.
“Dovremo abituarci al fatto che la situazione sia cronica e rivedere tutto ciò che ci appartiene, accelerando nuove tendenze e cambiare in maniera radicale il nostro modo di fare turismo – sostiene Roberto Ciacci, Marketing Director di Robintur S.p.A- Il settore del turismo è inevitabilmente uno dei più colpiti in Italia, con il meno 55 % , ma stiamo cercando di fare il possibile per affrontare la situazione e far fronte alle difficoltà”. Ciacci ha poi raccontato che in base a un sondaggio effettuato tra i clienti di Robintur la destinazione privilegiata per le vacanze quest’anno sarà l’Italia. UN dato positivo e interessante sul quale puntare. “Spero che gli italiani tengano all’Italia e che ne valorizzino l’industria”, conclude.
Molti gli aspetti positivi legati al lockdown evidenziati dai relatori, in particolare da Guido Stratta, Direttore sviluppo, training, recruiting & people caring Gruppo Enel.
“L’emergenza ci ha fatto reagire davanti alla paura, facendoci diventare ‘digilogici’, sfruttando il digitale al meglio delle potenzialità- sottoliena – 30.000 impiegati in Enel hanno lavorato in totale smart working in questi mesi: la gerarchia, spesso sentenziata dalle riunioni fisiche in ufficio, è sparita, in quanto le idee buone non la necessitano. Vi è stato un maggiore rispetto del tempo ed è emersa la consapevolezza di vivere nel mondo della liquidità. In Enel, quando la situazione sarà stabile, sarà l’individuo ad essere il protagonista del rientro. Dobbiamo contribuire a far fare alle persone le cose migliori che sono in grado di fare, non si ripartirà mai da soli”.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/05/dialoghi-ribelli.jpg6301351Redazionehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRedazione2020-05-29 15:16:472020-06-01 18:23:56Dialoghi Ribelli: Top manager e Visionari hanno raccontato il futuro che verrà durante la maratona online
L’emergenza COVID-19 e il lockdown hanno generato un cambiamento rapidissimo in moltissimi settori. Tutto ciò a cui eravamo abituati è cambiato.
Anche N-Conference, l’evento ufficiale organizzato da Ninja che tanto aspettavamo, per ovvi motivi, è stato rimandato alla primavera 2021.
Ma questo non ha cancellato l’entusiasmo e la carica che attendevamo di ricevere dai due giorni live. Anzi, ci ha dato la spinta per chiederci quali nuove sfide ci attendono ora, come cambieranno mondi come quello del Retail e del Travel, quali saranno le nuove strategie di marketing post covid-19, quali mantra hanno seguito gli HR delle grandi aziende per mantenere vivo lo spirito di squadra nonostante il periodo difficile e il remote working forzato.
Per rispondere a tutte queste domande, abbiamo pensato a un Ninja Talk spin-off di N-Conference, i “Dialoghi Ribelli”, proprio durante la settimana della Milano Digital Week.
In live streaming oggi, 28 Maggio 2020, dalle ore 17 alle 20.30, il Founder & CEO di Ninja, Mirko Pallera, dialogherà con alcuni dei Top Speaker Ribelli che vedremo (finalmente) nella tanto attesa N-Conference 2021.
Inoltre parteciperanno con noi altri ospiti d’eccezione che ci condivideranno il loro punto di vista in termini di business, digital, travel, service design.
Riprendendo i tre Vertical di N-Conference – Technology powered by TIM, Culture powered by AW-Lab e Industry powered by GoDaddy – ci confronteremo con Marco Attisani, Founder Watly, sul tema della singolarità.
Insieme al VP Consumer Market TIM, Quang Ngo Dinh, parleremo di come le tecnologie che cambiano i mercati; con Roberto Ciacci (Marketing Director Robintur S.p.A.), Mirco Pasqualini (VP Strategic and Innovation Design) ed Enea Roveda (Group CEO LifeGate) parleremo di cosa ci aspetta nei prossimi 18 mesi, dal mondo dei viaggi al service design e nella comunicazione d’impresa.
Ci confronteremo anche sul tema della musica come il linguaggio universale per superare la crisi, insieme a Fabio Zaffagnini (Rock Band – Founder Rockin’1000) e con Domenico Romano (Marketing Manager Aw-Lab) chiacchiereremo sul tema del “Rebel Retail: guida galattica alla phygital economy”.
Infine, ci confronteremo con Guido Stratta (Direttore sviluppo, training, recruiting & people caring Gruppo Enel) sulle lezioni imparate nel gestire le risorse umane durante il lockdown.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/05/dialoghi-ribelli-n-conference-1.jpg436798Redazionehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRedazione2020-05-28 14:00:442020-05-29 08:10:12Dialoghi Ribelli verso N-Conference. Segui il Ninja Talk
L’edizione completamente online della Milano Digital Week di quest’anno ci ha già regalato moltissimi appuntamenti interessanti, e tra quelli da non perdere fino a sabato 30 maggio, ne abbiamo raccolti dieci da segnare assolutamente nella nostra agenda digitale.
In un contesto del tutto particolare come quello attuale,MilanoDigital Week riparte dalle riflessioni sulle trasformazioni del vivere quotidiano, con una possibilità ridotta di fruire fisicamente gli spazi, di vivere le relazioni interpersonali, di far parte di una comunità. Il tema centrale attorno al quale si muovono gli oltre 600 eventi con più di 200 speaker tra live talk, conferenze, webinar, lectio magistralis, Hackathon, è quello della “Città trasformata”.
La manifestazione, promossa dal Comune diMilano– Assessorato alla Trasformazione digitale e Servizi civici – e realizzata da IAB Italia, Cariplo Factory e Hublab, con il sostegno di Intesa Sanpaolo, punta così a valorizzare le esperienze e gli approcci alletecnologieche partono dai cittadini, dal sistema produttivo e da quello accademico, la promozione dell’open access, l’inclusione e l’alfabetizzazione digitale.
#1 L’identikit delle professioni del futuro
Webinar | 28 maggio – 15:15–15:45
In uno scenario di trasformazione digitale, diviene importante ripensare ai luoghi di lavoro. Marco Russomando, head of Human Resources di illimity, ci spiega l’importanza di una visione sinergica dove competenze umane e digitali, creatività e tecnologia, possono accendere il potenziale delle persone e creare luoghi di lavoro realmente inclusivi.
Hai mai pensato di poter diventare un Cybersecurity Expert? Vorresti sapere quali sono le competenze digitali più richieste in uno degli ambiti lavorativi più ricercati dalle aziende? Potrai scoprirlo durante il worshop organizzato da Accenture insieme a Marilisa Del Vecchio, Cybersecurity Consultant, alla scoperta delle nuove figure professionali più quotate nel mondo della sicurezza informatica.
Tutto ciò a cui eravamo abituati è cambiato. Tutto quello che fino a ieri ci sembrava impossibile è avvenuto.
N-Conference è l’evento ufficiale organizzato da Ninja e, come tutti sappiamo per ovvi motivi, è stato rimandato alla primavera 2021. Ma noi di Ninja non ci fermiamo e durante il Ninja Talk il Founder & CEO di Ninja Mirko Pallera “dialogherà” con alcuni dei Top Speaker Ribelli di N-Conference 2021.
Inoltre parteciperanno con noi altri ospiti d’eccezione che ci condivideranno il loro punto di vista in termini di business, digital, travel, service design.
Mirko Tavosanis, professore di Storia della Lingua italiana all’Università di Pisa, parlerà delle evoluzioni nel campo dei traduttori automatici e degli assistenti vocali.
#5 Automation, Intelligent Automation ed ora Hyper Automation
Webinar | 29 maggio – 09:30–10:00
Durante il webinar organizzato da IBM approfondiremo soluzioni in grado di incrementare la produttività delle aziende grazie all’Intelligenza Artificiale. Gli interventi di business automation ci hanno permesso di velocizzare il percorso di trasformazione digitale, aumentando efficienza, flessibilità e riducendo i costi operativi. Ora è giunto il momento di dare un’ulteriore accelerazione, incrementando la produttività di ogni “knowledge worker” ad un livello superiore grazie all’Intelligenza Artificiale e al Digital Worker.
Emiliano Sironi, Ricercatore in Statistica Demografia, Università Cattolica Milano, spiega natura e importanza delle cosiddette competenze trasversali nel mondo del lavoro digitale.
Paolo Strano, Presidente Associazione Semidilibertà, ci mostra l’applicazione della Realtà Virtuale per aumentare il benessere psicofisico dei detenuti.
La stagione di una crescita pensata come aumento indiscriminato e illimitato di possibilità è finita.
Abbiamo bisogno di una concezione diversa. Sempre di crescita si tratterà. Ma una crescita capace di trovare un nuovo (difficile e delicato) equilibrio tra le esigenze della produttività e quelle dell’ambiente; tra l’efficienza economica e la giustizia sociale; tra gli investimenti in tecnologia e quelli nelle persone; tra l’eccellenza e la fragilità; tra la quantità e la qualità; tra la competitività e la coesione. Intervento a cura di Mauro Magatti, sociologo ed economista.
L’incanto di un artista unico nel suo genere, Venerus. Una location iconica, il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci. Un biglietto a un prezzo simbolico, in grado di lanciare un forte messaggio a sostegno delle produzioni dei live stream concert.
Il party finale di MDW – il primo concerto in streaming in Italia con pubblico pagante – è realizzato in collaborazione da RADAR concerti e Milano Digital Week e DICE, la piattaforma di ticketing e discovery.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/05/milano-digital-week-2.jpg536953Redazionehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRedazione2020-05-27 18:15:302020-05-29 08:10:3510 appuntamenti da non perdere durante la Milano Digital Week 2020
Stiamo lentamente tornando alla normalità, e si comincia a fare i conti con i nuovi profili di consumatori che il COVID-19 ci ha lasciato
Questi nuovi profili lasciano spazio a nuovi comportamenti, con cui marche (e aziende) dovranno confrontarsi
Pescando dalle teorie di marketing archetipale, vediamo come tali comportamenti potranno influenzarne l’identità
Lo scorso sei maggio, GroupM ha condiviso un’interessante ricerca dal titolo “Le nuove personas al tempo del CoronaVirus” (ne avevamo parlato qui).
La ricerca ha fotografato, partendo dalle conversazioni in rete “7 identità di persone diverse, 7 tipologie di nuovi italiani, 7 segmenti di popolazione che non esistevano a gennaio perché avevano obiettivi, risorse, pensieri, speranze molto diverse rispetto agli obiettivi, risorse, pensieri, speranze che hanno oggi“.
I sette profili hanno tutti un nome particolare, che ne identifica il carattere: i Protector, i Defender, gli Escapist, i Calm Keeper, i Committed, i Communitarian, i Surrender.
Ognuno riconduce a un comportamento che si genera come conseguenza del lockdown e della pandemia e porta le persone a interfacciarsi con modalità nuove alla propria vita, agli affetti, alla dimensione professionale e sociale: un effetto comprensibile del momento epocale che stiamo vivendo.
La lettura del documento ci offre un assist prezioso per ragionare anche sul tipo di storie e su come evolveranno gli archetipi cui consumatori e aziende hanno fatto riferimento fino ad oggi.
Il grande cambiamento cui stiamo assistendo sta obbligando le persone a scoprire nuove paure, trovato risorse impreviste, far fronte a difficoltà mai provate prima: come cambieranno le storie che da essi nasceranno?
Contro il logorio del Covid-19, riscoprire l’Archetypal Marketing e la capacità di adattarsi
In Interstellar di Christopher Nolan, Matthew McConaughey alias Cooper, dopo aver trovato un drone militare e aver detto di volerlo smontare per rimuoverne i componenti e destinarli ad altro scopo, risponde così alla figlia Murph che gli chiede perché lo stia facendo: “Deve imparare ad adattarsi, Murph. Come tutti noi.”
Probabilmente, la capacità di adattamento sarà una di quelle qualità che determineranno i risultati dei prossimi mesi di professionisti e aziende.
Chi non saprà adattarsi velocemente alle nuove condizioni imposte dalla pandemia da Covid-19, rischierà più di prima di scomparire.
Un esempio lampante si vede con le condizioni imposte dai governi per le riaperture nella cosiddetta Fase 3: in molti sostengono che, con i limiti definiti dal distanziamento sociale, non sarà più conveniente riaprire. Un tema che riguarda non solo i servizi di ristorazione, che non sono altro che la punta di un iceberg.
Questo sarà probabilmente un problema che si presenterà pian piano in ogni settore merceologico.
Adattarsi, quindi. Capire che cosa stia succedendo al contesto, ed evolvere con esso, un po’ come capita ciclicamente sul pianeta Terra al cambiare delle condizioni geologiche.
Ma cosa succede a chi, fino ad oggi, ha saputo mostrarsi al pubblico con una chiave definita, un’identità specifica?
Grazie alle teorie dell’Archetypal Marketing, oggi siamo in grado di riconoscere un profilo che narrativamente sia definito.
Val la pena riproporre la matrice alla base di tali tecniche, nonostante comincino ad avere già qualche anno:
Un caro amico di Ninja Marketing, Gianluca Lisi, definisce così il Marketing archetipale: “Una tecnica di branding, che può essere utilizzata sicuramente per il posizionamento di un marchio, ergo di un’azienda. Parliamo di una tecnica che risale già agli anni 70, quando si iniziò a capire che il brand poteva essere trasmesso anche sfruttando elementi ed entità psicologiche. Il tutto basandosi sulla teoria della personalità, che classifica i brand esattamente come la psicologia junghiana classifica le caratteristiche delle persone con gli archetipi.” (per leggere l’intervista completa, potete andare qui).
Lo schema è abbastanza noto: le marche hanno un personalità, come le persone, e la esprimono attraverso un ruolo che recitano nei confronti dei propri stakeholder.
Tale ruolo definisce comportamenti e approcci, semplificando il modo di agire e di esprimersi: in altre parole, di sviluppare la propria narrative, intesa come sequenza di fatti organizzata che prefigura il contenuto narrativo. In altre parole, la propria storia.
Se osserviamo i profili della teoria jungiana che compongono la matrice, possiamo ritrovare alcune connessioni con le personas tracciate dalla ricerca di GroupM, e probabilmente anche alcune indicazioni per il futuro.
Partiamo dalle prime.
È indubbio che alle persone serviranno le aziende, esattamente come alle seconde serviranno le prime: e attenzione, non parliamo di consumatori, parliamo di persone. Oggi l’azienda è un attore sociale più di prima, perché dalle sue scelte possono cambiare equilibri che vanno al di là del mercato e del consumo. Allo stesso modo, è necessario focalizzarsi su un punto: questa crisi ha messo in evidenza come nella crisi le aziende hanno saputo mettere le persone al centro veramente, cercando di preservarne la salute.
Facciamo un esempio: se le aziende fino a ieri si configuravano come Esploratori (cioè che promettono esperienze nuove, sfidando a provarle per imparare di più di sè) o Ribelli (agiscono senza limiti perché non si attendono ammirazione), e questo si riverberava anche sulle proprie persone, oggi quelle stesse aziende devono tener conto che si trovano ad affrontare un contesto che potrebbe minare dalla radice il proprio profilo identitario.
Riprendendo le nuove personas sopra citate, un Escapist, ad esempio (cioè coloro che hanno usato il tempo della crisi per trovare tempo per sé stessi ed approfondire i propri interessi e le proprie passioni) non sarà più disposto a concedere spazio e credibilità a una marca nella stessa misura in cui faceva prima. Probabilmente, si radicalizzerà nelle proprie convinzioni perché sarà più consapevole di sé, dando il via a una serie di trasformazioni che prima della pandemia non avrebbe avviato (e chissà, questo magari riguarda anche il rapporto con il proprio lavoro, quindi con la propria azienda!).
Stessa cosa per i Defender (cioè quelli che si sono riscoperti molto attenti alla salute e alla protezione dei propri cari), i quali hanno scelto consapevolmente di dare priorità ad alcune esperienze rispetto ad altre, privilegiando determinati modi di consumare e di relazionarsi a discapito di altri.
È probabile che per affrontare tali profili, un’azienda che si rifà ad esempio all’archetipo dell’Everyman dovrà necessariamente rivedere il proprio concetto di naturalezza e amicizia, perché con il mutare del contesto sarà decisivo interfacciarsi con persone meno disposte a relazionarsi secondo i criteri di naturalezza e amicizia che consideravamo “prima”.
In termini concreti: se prima della pandemia una persona riteneva amichevole nell’esperienza di marca trovare un contatto diretto e tangibile vis-a-vis, riscoprendosi nell’epoca COVID-19 Defender probabilmente riterrà amichevole solo un asettico contatto a distanza, mediato dal digitale, e invasivo un contatto con un altro essere umano.
Stiamo parlando degli stessi soggetti, che in due mesi devono riadattare il proprio modo di relazionarsi.
Ecco allora che la capacità di adattarsi dovrà essere più celere che in altri momenti della storia.
Se la rivoluzione digitale è arrivata sorniona nelle nostre economie, lasciando il tempo alle aziende di adattarsi, l’epoca da COVID-19 non sembra lasciare spazio a tante incertezze: è tempo da rispecchiarsi nella propria identità, e capire chi si vuole essere domani.
Riscoprire le proprie radici, proiettarle nel futuro
Rivedere il modo di interpretare l’archetipo che si è scelti è essenziale per riuscire a rimanere fedeli a ciò che si è: un’operazione essenziale e non priva di rischi.
Aggiornare la propria identità e comprendere come questa possa interfacciarsi con i tempi che cambiano non è un’operazione semplice: d’altronde, equivale a capire il proprio ruolo nel mondo.
In un tempo in cui però questo aspetto diventa centrale nello sviluppo di un’esperienza distintiva a tutti i livelli e per tutti gli stakeholder, non è possibile farne a meno. Anzi, forse è una delle cose di cui tener conto con maggior attenzione.
Gli archetipi sono uguali a loro stessi da sempre. Sono modelli ideali, che però acquisiscono importanza se inseriti in un percorso di senso. Decontestualizzarli rischia di far perdere senso alla loro funzione, proprio come succederebbe in qualsiasi storia. Per certi versi, è il contesto a renderli ciò che sono.
Ebbene, oggi il contesto è cambiato, e probabilmente potrebbe essere un cambio irreversibile.
Interpretare che tipo di archetipo si è scelto, e soprattutto come declinarlo nel presente, non è una scelta quindi secondaria o banale, ma rimane al centro dell’azione che una marca compie, perché dalla teoria ribalta i propri effetti sulla quotidianità.
Riflettere se la propria funzione è narrativamente efficace può rivelarsi un primo passo molto importante per capire come muoversi nel domani. Passaggio fondamentale in un mercato affamato sempre più di esperienza e tangibilità, dove un bene o un servizio diventa un percorso articolato che non si esaurisce con il consumo dello stesso, ma parte di uno storyworld.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/05/adventure-1850673_1920.jpg8001200Francesco Gavatortahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFrancesco Gavatorta2020-05-27 17:43:512021-06-07 12:09:16Cosa ci lascia il COVID-19? Il dover ripensare agli archetipi per i brand (e i consumatori)
Secondo un recente rapporto della società di intelligence dei dati KalaGato il tempo medio trascorso su Facebook e Instagram è aumentato del 62%;
Nelle ultime settimane il Social Media Marketing è tornato ad essere il miglior strumento per le piccole aziende per promuoversi in un momento di profonda crisi.
Stiamo vivendo un periodo che ricorderemo a lungo e che andrà inevitabilmente a finire nei libri di storia.
Un cambiamento epocale nello stile di vita di tutte le persone del mondo, che ha provocatoanche rivoluzioni irreversibili nel panorama dei media e soprattutto dei social media.
Avevamo vissuto anni di profonda crisi per le piattaforme social: dalla diffusione irrefrenabile di fake news, allo scandalo Cambridge Analytica, passando per i problemi legati ai nostri dati e allaprivacy.
Poi durante la pandemia del Covid-19 qualcosa improvvisamente è cambiato. I social sono ritornati ad essere luogo di aggregazione, dove trovare notizie affidabili e certe, contenuti che ci permettessero di distrarci, formarci, ricongiungerci con persone fisicamente lontane.
Il Social Media Marketing è tornato ad essere il miglior strumento per le piccole aziende per promuoversi in un momento di profonda crisi, un canale per avvicinare nuovamente i brand alle persone, per comunicare in maniera semplice e diretta.
I social sono in poche settimane hanno letteralmente frantumato tutti i record per tempo trascorso sulle piattaforme.
Secondo un recente rapporto della società di intelligence dei dati KalaGato il tempo medio trascorso su Facebook e Instagram è aumentato del 62%, mentre TikTok ha registrato un aumento del 44%, LinkedIn un aumento del 27% e il tempo trascorso su Twitter è aumentato del 34% tra febbraio 5 e 29 marzo.
Un cambiamento veloce e repentino, che ha travolto i brand e le loro strategie di comunicazione. Una fase che ha richiesto capacità di adattamento alla situazione, pianificazione di nuovi contenuti e strategie, aumento della capacità di ascolto della community e nuovi servizi per gestire al meglio le richieste di utenti e clienti in maniera rapida e autorevole.
Indubbiamente questo 2020 rappresenterà per sempre uno spartiacque tra il pre e il post Covid-19 anche nel mondo della comunicazione e dell’utilizzo dei social media.
Per questo abbiamo cercato di individuare alcuni consigli utili da poter applicare nelle nostre strategie di Social Media Marketing nei prossimi giorni e nei prossimi mesi.
Social Media Marketing: cosa fare e cosa non fare nel dopo-emergenza
Avere una chiara strategia di contenuto
I contenuti sono ritornati finalmente i veri protagonisti. Sì, gli utenti avevano più tempo per seguire i brand che amavano, ma è anche vero che durante la pandemia abbiamo assistito al ritorno della visibilità dei contenuti organici, segno che in realtà se pianifichiamo con più attenzione le nostre strategie di comunicazione sui social e creiamo contenuti che portano reale vantaggio nella vita delle persone, il gioco è fatto.
Sarà quindi ancora più importante in questi mesi pianificare con grandissima attenzione il nostro palinsesto di contenuti, individuando in maniera sempre più precisa i touchpoint e i relativi canali social da attivare.
Tenere sott’occhio tutte le news del giorno
Stiamo vivendo giorni intensi dal punto di vista delle informazioni che circolano ad una velocità impressionante su nuovi decreti, annunci o regole da seguire durante questa fase di emergenza.
È utile a tal proposito introdurre una buona pratica giornaliera, ovvero quello di revisionare ogni giorno ad inizio e fine giornata lavorativa, tutte le principali news per definire se e come alcune di queste notizie possano essere inserite nella strategia di comunicazione del nostro brand.
Questo ci permetterà di essere veloci nella produzione di eventuali contenuti per i social che possano essere interessanti per gli utenti con vantaggi significativi anche per la nostra brand reputation.
Il contesto attuale ha visto il susseguirsi di fasi che variavano tra ansia, preoccupazione, incertezza, speranza di una nuova normalità. È importante per questo motivo capire al meglio il contesto giornaliero adattando il tono di voce dei nostri contenuti.
Questo non significa necessariamente assumere un registro serio e istituzionale, ma semplicemente saper ascoltare la nostra community per avere il giusto tono al momento giusto.
Non è necessario menzionare esplicitamente il Covid-19 in tutti i nostri contenuti, ma bisognerebbe prendere in considerazione come il tono delle nostre didascalie potrebbero essere interpretate da persone che affrontano una realtà diversa da quella in cui potremmo essere noi.
Ricordiamo sempre che alcuni dei nostri follower potrebbero aver perso il lavoro o si prendono cura di una persona cara, cercano di lavorare a casa con un bambino, potrebbero ammalarsi, ecc.
Trasmettere empatia, comprensione e sensibilità verso ciò che i clienti stanno attraversando avrà enormi vantaggi per le nostre attività.
Le persone potrebbero ritardare gli acquisti, ma sono alla ricerca d una parvenza di vita normale per superare questo periodo. Secondo quanto riportato da GlobalWebIndex, il 50% dei consumatori globali afferma di preferire marchi che adottano strategie pubblicitarie “normali”.
Tuttavia, qualsiasi attività deve essere gestita con cura. Se diffidate dalla pubblicazione di annunci “normali”, condividete più risorse didattiche anziché promozionali.
Fornire contenuti formativi gratuiti
Abbiamo imparato in questa emergenza a sfruttare appieno tutte le potenzialità che i social hanno per la formazione a distanza.
Tendenzialmente anche nei prossimi mesi gli utenti e i nostri clienti continueranno ad apprezzare contenuti come tutorial, mini corsi, articoli formativi inerenti i nostri prodotti e servizi senza chiedere nulla in cambio.
Utilizziamo questi contenuti nella nostra strategia per approfondire tematiche legate al nostro prodotto e servizio, aiutare i nostri clienti ad utilizzare al meglio un prodotto che proponiamo, ad incuriosirlo su modalità d’uso o applicazioni innovative. In questo modo non venderemo semplicemente qualcosa, ma spingeremo gli utenti a scoprire lati insoliti della nostra offerta.
Influencer Marketing più autentico
Diciamoci la verità, anche chi di noi precedentemente non apprezzava gli influencer, durante la pandemia da Coronavirus ha iniziato a seguirne molti. Si perché finalmente per la prima volta non eravamo invidiosi di osservare le loro vite perfette, i loro outfit sempre impeccabili e le location da mille e una notte.
Finalmente siamo entrati nelle loro reali vite, nella loro quotidianità, abbiamo imparato a vedere le top influencer struccate, nella loro semplicità quotidiana. Abbiamo iniziato a fidarci di loro, dei loro consigli e punti di vista. E loro hanno risposto alle nostre domande durante le live o hanno risposto alle nostre richieste sui messaggi in direct.
Mai come in questo momento, gli influencer sono ritornati ad avere maggiore credibilità presso la loro audience come dimostrato anche dalla ricerca di Ogilvy dedicata proprio al rapporto tra brand e influencer ai tempi del COVID-19.
Lo studio dimostra come gli influencer si siano sentiti investiti, in queste settimane di lockdown, del ruolo di portatori di messaggi di positività e speranza alle proprie community.
Potrebbe essere questa una nuova era anche per l’Influencer Marketing, fatto più di condivisione di contenuti veri e spontanei? Difficile dirlo, ma sicuramente ogni brand oggi dovrebbe pianificare una strategia ben chiara per individuare gli influencer più adatti al proprio settore per veicolare un messaggio, una filosofia, un valore della propria azienda.
Utilizzare maggiormente i social come strumento di Customer Service
Il momento di incertezza in ogni settore, ha aumentato la possibilità degli utenti di contattare le aziende attraverso gli strumenti di messaggistica offerti dai social. Diventa quindi centrale soprattutto in momenti come questi, aumentare le risorse per gestire in maniera rapida e tempestiva le richieste degli utenti, allocando più tempo o più persone a questi strumenti.
È importante ascoltare e comprendere le preoccupazioni dei clienti e affrontarle nel miglior modo possibile. Dimostrare che stai facendo del tuo meglio in tempi incerti, può fare molto.
Parliamoci chiaro. Quanti brand prima del Covid-19 avevano inserito nelle loro strategie di social media l’utilizzo assiduo e costante di strumenti come le dirette Instagram e Facebook, IGTV, le domande e risposte live? Ben pochi. Questo momento di emergenza ha accelerato (finalmente) l’utilizzo di questi contenuti, evidenziandone le loro enormi potenzialità.
Ora che gli utenti si sono abituati a seguire le live e a ricevere risposte in diretta ai loro quesiti, continuiamo ad utilizzarle integrandoli in maniera strategica nei nostri piani di ContentMarketing sui social.
Non prevedere il futuro, ma assecondalo con il Social Media Marketing
Non possiamo prevedere il futuro, ma i brand possono certamente pianificarlo.
Settori diversi affrontano sfide diverse, quindi non esiste una soluzione unica per tutte le soluzioni su come trasformare la strategia di comunicazione sui social.
L’importante sarà essere trasparenti, coerenti, affidabili sforzandoci di mostrare il lato vero e umano del nostro brand. La parola d’ordine è pianificare e testare imparando da quello che stiamo facendo o abbiamo fatto.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/05/social-media-manager.jpg542828Emanuele Loiaconohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngEmanuele Loiacono2020-05-27 12:30:362020-05-28 10:41:33Social Media Marketing per ripartire: come continuare e quali strategie adottare
Il DPCM del 17 Maggio 2020 contiene le misure per la ripartenza delle attività produttive;
Tutte le attività che richiedono la presenza fisica in azienda devono collaborare;
In caso di contagio in azienda, il datore di lavoro rischia un processo penale.
Ormai è trascorso un po’ di tempo dal momento in cui il Premier Giuseppe Conte ha firmato il DPCM recante le misure per il contenimento dell’emergenza epidemiologica da COVID-19. Con questo protocollo il governo ha dato il via libera alla ripresa della maggior parte delle attività produttive, economiche e sociali, a partire dal 18 maggio 2020. Di conseguenza, uffici, bar, ristoranti, negozi, musei, parrucchieri, estetiste hanno potuto riaprire, ma solo nel pieno rispetto delle linee guida contenute nel decreto.
La posizione del governo, è chiara: “riaprire sì, ma con la massima sicurezza per tutti”. Il timore, infatti, è che il virus possa approfittare di questa nuova situazione di normalità per diffondersi nuovamente.
Perciò, la regola n.1 è: mai sottovalutare il rischio e sentirsi troppo sicuri. Qualsiasi collega, anche se apparentemente sembra essere in piena salute, è potenzialmente infetto. Esiste un’alta percentuale di persone asintomatiche e di gente che pur essendosi ammalata non ha potuto fare il tampone. Sono stati registrati casi sia in Italia, che in Cina, di persone risultate positive al virus addirittura dopo 60-70 giorni dalla guarigione.
La parola d’ordine è ancora “smart working“, una misura largamente intrapresa nei due mesi di lockdown, che il Governo invita a proseguire laddove le condizioni lo permettono. La pandemia ha imposto di sperimentare il lavoro da remoto, consentendo a moltissime organizzazioni di scoprire una nuova modalità di lavoro, che in molti casi può essere funzionale. Questo cambiamento potrebbe segnare la fine del rapporto lavorativo “subordinato”, a favore di un modello maggiormente collaborativo basato su fiducia e autonomia, con straordinari risultati in termini di benessere, efficienza e produttività. E secondo un recente sondaggio di Nomisma, il 32% delle società intervistate continuerà ad applicare lo smart working anche dopo la fase di isolamento.
In questo caso il lavoratore è tenuto a portare a casa temporaneamente l’attrezzatura che utilizza (computer, monitor, tastiera, mouse, stampante, sedia, poggiapiedi e lampada). Il datore di lavoro, invece deve stabilire dei confini salutari tra le ore lavorative e tempo libero, fornire indicazioni sulle buone pratiche ergonomiche (come una postura corretta e il movimento frequente) e invitare i lavoratori a fare pause con regolarità (all’incirca ogni 30 minuti) per alzarsi, muoversi e fare stretching.
Per tutte quelle attività che prevedono una presenza fisica in azienda, invece, è richiesta la massima collaborazione, sia da parte del datore di lavoro, che dei dipendenti, per tutelare e promuovere la salute, la sicurezza e il benessere di tutti. In questo momento storico, parlare di sicurezza non è sufficiente: mai come ora le persone richiedono standard elevati di pulizia e controlli. Di seguito, le principali norme da rispettare.
Informazione
L’azienda deve informare chiunque entri in azienda delle disposizioni imposte dalle autorità, consegnando e/o affiggendo depliants nei luoghi maggiormente visibili, oltre ad un’apposita segnaletica per garantire il corretto flusso delle persone all’interno dell’ambiente di lavoro.
Tra le informazioni principali da comunicare:
l’obbligo di mantenere la distanza di sicurezza (di almeno un metro), di adottare tutte le precauzioni igieniche consigliate dalle Autorità e dal datore di lavoro;
l’obbligo di rimanere presso il proprio domicilio se si manifesta febbre superiore ai 37.5 gradi o altri sintomi influenzali (tosse secca, dolori muscolari, congestione nasale, mal di gola, congiuntivite o diarrea) e di informare tempestivamente sia il datore di lavoro, che il medico di famiglia.
Accesso alla sede di lavoro
Il personale, e chiunque intenda fare ingresso in azienda, non potrà accedere se negli ultimi 14 giorni ha avuto contatti con soggetti risultati positivi al COVID-19 o presenta una temperatura corporea superiore ai 37,5 gradi. I casi sospetti, cioè le persone che hanno avuto sintomi riconducibili al virus, devono attenersi alle disposizioni del medico curante. I lavoratori risultati positivi, invece, possono rientrare al lavoro solo dopo esser stati sottoposti al doppio tampone, su convocazione del Dipartimento di Sanità Pubblica.
Per quanto riguarda i dipendenti, vanno favoriti orari di ingresso/uscita scaglionati e un’adeguata turnazione, sia per evitare assembramenti sui mezzi di trasporto, che negli ambienti di lavoro. Questo vuol dire che se per esempio un’azienda ha 30 dipendenti può pensare di farne lavorare solo una decina dall’ufficio e una ventina da casa, a settimane alterne.
Al fine di ridurre le possibilità di contatto con il personale, anche l’accesso di eventuali fornitori esterni (ad esempio addetti alle pulizie) deve essere regolato, attraverso l’individuazione di procedure di ingresso, transito e uscita ben definite. L’accesso ai visitatori esterni (ad esempio clienti), invece, dovrà essere limitato al massimo: qualora fosse necessario, gli stessi dovranno sottostare a tutte le regole aziendali.
Igiene in azienda
L’azienda deve garantire la pulizia giornaliera delle superfici con disinfettanti a base di cloro o alcool e la sanificazione degli ambienti di lavoro, delle aree comuni e di svago. Inoltre, bisogna tenere controllata la qualità dell’aria, grazie a sistemi di ventilazione e di ricircolo.
Bisogna mettere a disposizione gel disinfettante per le mani: i detergenti devono essere accessibili a tutti, grazie a specifici dispenser collocati in punti facilmente individuabili dell’azienda. Ma non solo. Qualora non si riesca a mantenere una distanza interpersonale superiore ad un metro e non siano possibili altre soluzioni organizzative è necessario fornire mascherine e altri dispositivi di protezione individuale, come guanti, occhiali, tute, camici, conformi alle disposizioni delle autorità.
Per i fornitori ed il personale esterno occorre installare servizi igienici dedicati, differenti da quelli messi a disposizione per i propri dipendenti e all’interno dei quali deve essere garantita un’adeguata pulizia giornaliera.
Sicurezza dei lavoratori
Gli ambienti di lavoro devono essere trasformati e ripensati per mantenere le distanze tra le persone: si potranno perciò spostare le scrivanie o, in mancanza di spazio, utilizzare pannelli di plexiglass tra una postazione e l’altra.
Gli spostamenti all’interno dell’azienda devono essere limitati al minimo indispensabile. L’accesso agli spazi comuni (bar, mensa, aree fumatori, zone dedicate ai distributori di bevande e/o snack, spogliatoi, servizi igienici etc.) è contingentato: le persone devono evitare lunghe soste in queste zone e devono mantenere la distanza di sicurezza di almeno un metro dalle altre persone presenti. Inoltre è necessario garantire una ventilazione continua di questi ambienti. Alcune aziende si sono anche attrezzate di un servizio delivery, al fine di limitare gli spostamenti dei lavoratori nell’ora di pranzo.
Le riunioni in presenza, invece, non saranno consentite. Se proprio necessarie ed urgenti, dovranno essere ridotte al minimo nel numero di partecipanti e, comunque, dovranno essere garantiti il distanziamento interpersonale, un’adeguata pulizia del locale e aerazione continua. Sono sospesi e annullati anche tutti gli eventi, i congressi e le attività di formazione aziendale.
Adempimenti da rispettare per ogni specifico settore
Il documento in allegato al DPCM prevede la regolamentazione dei singoli settori produttivi. Le indicazioni in esse contenute si pongono in continuità con le indicazioni di livello Nazionale spiegate in precedenza. Inoltre, a tutte le attività, è consentito rilevare la temperatura corporea dei propri clienti e dipendenti, impedendone l’accesso in caso di valori superiori a 37,5°C
Uffici aperti al pubblico
Le principali indicazioni che devono rispettare uffici pubblici e privati, studi professionali e servizi amministrativi con accesso al pubblico sono:
privilegiare il contatto con i clienti tramite modalità di collegamento a distanza, oppure contingentare l’accesso agli uffici tramite prenotazioni, consentendo la presenza contemporanea di un numero limitato di clienti in base alla capienza del locale;
riorganizzare gli spazi, in modo da assicurare il distanziamento sociale, che deve essere di almeno 1 metro, sia tra i dipendenti, che con il pubblico. In alternativa è possibile installare delle barriere divisorie in plexiglass e vetri di protezione;
mettere a disposizione dei dipendenti e dei clienti soluzioni idro-alcoliche per procedere con una frequente igienizzazione delle mani, in particolare dopo il contatto con materiale informativo. Assicurare un’adeguata pulizia delle superfici e la disinfezione di tutte le attrezzature.
Esercizi per la cura della persona (acconciatori ed estetisti)
Le prescrizioni che devono attuare acconciatori, barbieri ed estetisti sono:
accettare solamente i clienti che hanno prenotato esplicitando il tipo di trattamento da effettuare, in modo da ottimizzare i tempi di attesa ed evitare assembramenti all’interno del locale;
riorganizzare gli spazi in ragione delle condizioni logistiche e strutturali del locale, per assicurare il mantenimento di almeno 1 metro di distanza tra i singoli clienti. L’area di lavoro deve essere arieggiata e può essere delimitata da barriere fisiche adeguate a prevenire il contagio. Inoltre, deve essere costantemente igienizzata e sanificata;
dotare i propri dipendenti di adeguati dispositivi di protezione individuale, come mascherine FFP2, FPP3 e visiere protettive, guanti, grembiuli monouso, gel igienizzante, etc. da utilizzare, in particolare, quando non è possibile rispettare il distanziamento sociale con i clienti previsto dalla legge.
Esercizi di somministrazione di cibo e bevande
Qualsiasi esercizio di somministrazione di pasti e bevande, quali ristoranti, trattorie, pizzerie, self-service, bar, pub, pasticcerie, gelaterie, rosticcerie, oltre ad applicare le misure di contenimento generali deve:
privilegiare l’accesso tramite prenotazione, per evitare assembramenti di persone in attesa fuori dal locale, bandire l’uso di buffet per servire il cibo e consentire la consumazione al bancosolo se è possibile garantire la distanza interpersonale di almeno 1 metro tra i presenti;
riorganizzare tavoli e posti a sedere, definendo un limite massimo di capienza predeterminato e prevedendo uno spazio di distanza di almeno 1 mt tra ogni cliente, fatta salva la possibilità di adottare misure extra, come per esempio le barriere divisorie in plexiglass; dove possibile, sono da favorire gli spazi esterni del locale (ad esempio terrazze, e giardini);
dotare il proprio personale di servizio di dispositivi di protezione individuale (mascherine) e invitarlo ad igienizzare frequentemente le mani con le soluzioni idroalcoliche. Inoltre, deve areare il locale e posizionare i dispenser dei prodotti igienizzanti in diversi punti strategici (ad esempio all’entrata, oppure nei pressi dei servizi igienici, vicino alla cassa, etc.).
Commercio al dettaglio
Il settore del commercio al dettaglio deve:
prevedere regole di accesso, in base alle caratteristiche dei singoli locali, in modo da evitare assembramenti e assicurare il mantenimento di almeno 1 metro di separazione tra i clienti;
fornire al cliente guanti monouso da utilizzare obbligatoriamente per scegliere la merce in autonomia e soluzioni idroalcoliche per la corretta igienizzazione delle mani;
assicurare la pulizia e la disinfezione quotidiana delle aree comuni. Favorire il regolare e frequente negli ambienti interni ed escludere totalmente, per gli impianti di condizionamento, la funzione di ricircolo dell’aria.
Ripartire in sicurezza: è il grande dilemma degli imprenditori. Da un lato è necessario proteggere i dipendenti dal rischio contagio, dall’altro ci si potrebbe trovare di fronte a responsabilità civili e penali. Marina Calderone, infatti, ha dichiarato che i datori di lavoro rischiano di subire un processo penale (con lunghe indagini e sequestri) per la violazione degli art. 590 [lesioni personali colpose] o 589 [omicidio colposo], nell’ipotesi in cui un proprio dipendente contraesse l’infezione da COVID-19 sul lavoro.
Il pubblico ministero, però, potrà esercitare l’azione penale in danno del datore di lavoro solo nel caso in cui emerga che lo stesso non abbia adottato tutte le misure necessarie per prevenire il rischio di contagio. La mancata osservanza di queste disposizioni può comportare la sospensione dell’attività fino al ripristino delle condizioni di sicurezza e una sanzione che può variare da un minimo di 400 euro ad un massimo di 3 mila euro e nei casi più gravi la detenzione.
Il lavoro al tempo del COVID-19
Mettete in pratica adeguamenti nella disposizione del luogo di lavoro e nell’organizzazione del lavoro che ridurranno la trasmissione di COVID-19 (nel caso di dubbi potete farvi aiutare da un consulente in materia di salute e sicurezza). Nel farlo, prestate particolare attenzione ai dipendenti ad alto rischio (persone anziane, con problemi cronici o in gravidanza). Valutate di mettere in atto misure di supporto per i lavoratori che potrebbero soffrire di ansia o stress, che hanno subito eventi traumatici o che si trovano in difficoltà economiche.
In rete esiste una gran quantità di informazioni legate al COVID-19 e può essere difficile distinguere le informazioni affidabili dalle fake news. Se avete dubbi vi invitiamo a consultare fonti di informazioni qualificate, visitando i siti ufficiali:
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/05/ritorno-al-lavoro-covid-19.jpg534828Monica Brignolihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngMonica Brignoli2020-05-26 16:56:182020-05-27 13:03:27Cosa sapere sul back to work per un luogo di lavoro a prova di COVID-19
Il Covid-19 ci ha trovati impreparati facendo sì che ci adattassimo a una nuova realtà quotidiana inaspettata;
Abbiamo riprogrammato le nostre abitudini in maniera efficace grazie all’utilizzo della tecnologia, che ci ha permesso di andare avanti in questa fase di lockdown;
Il futuro post-covid vedrà un’evoluzione tecnologica mirata a convivere ed affrontare nuove emergenze in maniera consapevole.
La pandemia causata dal Coronavirus ha portato molti cambiamenti. Ci ha costretti tutti a trovare nuovi modi di lavorare, interagire e vivere. Ha sollevato domande su come le nostre società sono organizzate e su dove vogliamo e dobbiamo investire per il futuro. Ci ha mostrato i nostri punti di forza e ha evidenziato le nostre debolezze. Ci ha posto nuove sfide, non ultima quella di cercare una cura. L’evoluzione della tecnologia dopo il Coronavirus è una componente chiave del nostro sforzo collettivo per affrontare il virus e sostenere i nostri nuovi modi di vivere e di lavorare in questo periodo inaspettato.
I vari Stati hanno dovuto lavorare per coordinare, integrare e avviare misure per affrontare ogni aspetto dell’emergenza sanitaria e il digitale, i media e le telecomunicazioni hanno svolto un ruolo vitale. Le tecnologie digitali non sono mai state così importanti nella nostra vita. È quindi fondamentale poter garantire che si disponga delle infrastrutture, della connettività e delle normative necessarie per rispondere al contagio e per dare la possibilità alle persone di continuare a vivere più normalmente possibile.
La diffusione del virus in tutto il pianeta, ha quindi costretto l’umanità ad innovare e cambiare il modo in cui lavoriamo e viviamo. Il lato positivo dell’esperienza che stiamo vivendo è che gli individui e le società saranno più preparati e coordinati per affrontare un mondo post COVID-19.
Ecco alcune previsioni su come potrebbe apparire la nostra vita una volta che ci saremo lasciati alle spalle la pandemia grazie all’evoluzione della tecnologia dopo il Coronovirus.
1. Interfacce e interazioni contactless
Non sono passati molti anni da quando siamo stati travolti dalla tecnologia del “touch-screen” e da tutto ciò che ci ha permesso di fare. Il COVID-19 ha reso consapevoli la maggior parte di noi di quanto ogni superficie “toccabile” potesse trasmettere la malattia.
Quindi in un mondo post-COVID-19, ci si aspetta che avremo meno touch-screen e più interfacce vocali. Inoltre da poco abbiamo imparato ad apprezzare la possibilità di pagare senza contatto tramite carte e dispositivi mobili grazie al contactless. Con l’aumentare delle persone che vorranno limitare ciò che toccano, è probabile che un’opzione di pagamento per beni e servizi che non richiede alcun contatto fisico possa guadagnare terreno.
2. Infrastruttura digitale rafforzata
Il COVID-19 ha fatto sì che le persone si adattassero a lavorare da casa e in isolamento. Siamo stati, in un certo modo, forzati nelle nostre abitudini collettive a trovare soluzioni digitali per tenere riunioni, lezioni, allenamenti e altro ancora. Fare tutto questo, restando rifugiati nelle nostre case, ha permesso a molti di noi di valutare la possibilità di continuare alcune di queste pratiche in un mondo post-COVID-19.
Leggendo varie esperienze, ci sono molti lavoratori che hanno capito che spostarsi da un ufficio all’altro, o da un edificio all’altro o addirittura in alcuni casi cambiare città solo per una riunione, non è sempre essenziale.
Le videochiamate o in gergo le “Conference Call” hanno conquistato un po’ tutti, e sono assolutamente valide ed efficaci per tutti i tipi di riunioni (sì, anche le riunioni del consiglio di amministrazione).
Come per tutte le crisi, quella attuale rappresenta quindi un’opportunità per velocizzare il miglioramento di tutta l’infrastrutturadigitale e in un certo senso anche di una trasformazione culturale.
3. Miglior controllo mediante Internet of Things (IoT) e Big Data
Stiamo constatando in tempo reale la vera potenzialità dei dati in questa pandemia. Gli insegnamenti che stiamo ricevendo da questa esperienza ci permetteranno di monitorare le pandemie future utilizzando la tecnologia e i Big Data su internet. Grazie all’utilizzo dell’internet delle cose riusciremo ad avere sistemi che segnalano e tracciano chi mostra i sintomi di un’epidemia, in maniera molto più veloce ed efficace.
Abbiamo già degli esempi reali di come gli Stati e i privati stiano tentando di mettere in pratica questi concetti. È noto in Italia il caso dell’app Immuni di Bending Spoons che utilizzerebbe i dati GPS dei nostri smartphone per tracciare gli spostamenti delle persone contagiate, segnalando con chi hanno interagito in modo da monitorare gli eventuali contagi.
Come ogni volta che si è di fronte ad una nuova tecnologia, bisogna fare giustamente attenzione a far sì che l’innovazione apportata, possa allo stesso tempo salvaguardare la privacy di ogni individuo e prevenire l’abuso dei dati.
Nel momento in cui tecnologia e privacy degli utenti andranno d’accordo, si potranno ottenere enormi vantaggi per monitorare e affrontare in modo più efficace le future pandemie.
4. Machine Learning e Intelligenza artificiale in Medicina
Il Machine Learning ha fatto grandi progressi nell’efficienza farmaceutica e biotecnologica.
Lo sviluppo di farmaci è un processo notoriamente costoso e lungo. Molti dei processi analitici coinvolti nello sviluppo dei farmaci possono essere resi più efficienti con il Machine Learning e grazie all’implementazione dell’intelligenza artificiale. Proprio in un momento come questo, bisogna puntare a sfruttare questo potenziale per ridurre anni di lavoro e centinaia di milioni di investimenti.
L’intelligenza artificiale è un partner ideale nello sviluppo di farmaci perché può accelerare e integrare le attività umane. Più velocemente potremo creare e distribuire un farmaco efficace e sicuro per combattere e prevenire il COVID-19 e virus futuri, più velocemente essi potranno essere contenuti.
Foto Credits: Franck V. on Unsplash
5. Telemedicina
Diciamoci la verità, la maggior parte di noi, probabilmente, non ne ha mai sentito parlare. La Telemedicina è il metodo che prevede servizi sanitari a distanza come il monitoraggio e la consulenza tra medici e pazienti online, attraverso una connessione sicura. Tuttavia, la verità è che solo una manciata di paesi nel mondo ha adottato questo metodo. La telemedicina quindi rimane solo un concetto per molti, soprattutto per l’Italia. Questa triste realtà può essere attribuita alla mancanza di infrastrutture adeguate a sostenerla e alla mancanza di consapevolezza. Un altro fattore è che gli aspetti culturali non sono stati presi in considerazione, come di solito accade nella salute digitale.
Per frenare il traffico negli ospedali e negli uffici degli operatori sanitari, molti stanno implementando o ricordando ai propri pazienti che è possibile effettuare consultazioni online. Invece di correre dal medico o al centro sanitario, le cure a distanza consentono servizi clinici senza una visita di persona. Nonostante la materia fosse già nota prima del COVID-19, l’interesse è aumentato ora che il distanziamento sociale è stato obbligatorio in molte aree.
Un recente articolo dell’American Journal of Managed Care ha discusso la necessità e le sfide da affrontare per incorporare la telemedicina nella quotidianità. Si legge che “sebbene permangano alcune sfide legali, e relative alle normative, l’epidemia COVID-19 potrebbe essere la giusta spinta per i legislatori e le agenzie di regolamentazione a promulgare ulteriori misure che facilitino un’adozione più diffusa della telemedicina”.
Sebbene negli ultimi anni il commercio elettronico sia cresciuto notevolmente, il COVID-19 ha dato una scossa a tutto l’ambiente come mai prima d’ora. Questo è avvenuto in maniera naturale, poiché la maggior della gente su tutto il pianeta ha dovuto spostare online quasi tutti i propri acquisti.
Le aziende che non disponevano di un’opzione online hanno dovuto affrontare una rovina finanziaria e quelle che avevano una piccola presenza sul web hanno cercato di aumentare la propria offerta.
Dopo il COVID-19, le aziende che vogliono rimanere competitive dovranno spostarsi obbligatoriamente online anche se il loro business principale resterà offline. Ci saranno inoltre miglioramenti nei sistemi logistici e di trasporto merci, uno dei pochi settori che in questo periodo ha riscontrato una impennata di lavoro per far fronte all’ondata di richiesta delle consegne.
Nel bene e nel male i robot sostituiranno molti umani nel loro lavoro, dicono gli analisti, e l’epidemia da Coronavirus sta accelerando il processo. La gente di solito dice di volere un elemento umano nelle proprie interazioni, ma il COVID-19 ha cambiato questa situazione e cambierà le preferenze dei consumatori aprendo davvero nuove opportunità per l’automazione.
Le grandi e piccole aziende stanno diversificando il modo in cui utilizzano i robot per aumentare la distanza sociale e ridurre il numero del personale che deve andare fisicamente a lavoro. I robot vengono utilizzati anche per svolgere ruoli che i lavoratori non possono svolgere da casa.
Walmart, il più grande rivenditore americano, sta usando i robot per pulire i pavimenti. I robot in Corea del Sud sono stati utilizzati per misurare le temperature e distribuire disinfettanti per le mani.
Con gli esperti sanitari che avvertono che in mancanza di un vaccino o di una cura efficace, potrebbero essere necessarie alcune misure di distanziamento sociale addirittura fino al 2021, i lavoratori robot potrebbero essere più richiesti. Potrebbero essere utilizzati per consegnare generi alimentari o per prendere informazioni vitali in un sistema sanitario o per far funzionare una fabbrica.
Le aziende si rendono conto di come i robot potrebbero supportarci oggi e svolgere un ruolo importante in un mondo post COVID-19 e – speriamo di no – durante una futura pandemia.
L’organizzazione di un grande evento richiede un grande sforzo. I lavori iniziano almeno sei mesi prima della data stabilita e molte persone vengono coinvolte a diversi livelli. C’è un luogo da scegliere, il giusto servizio di ristorazione da selezionare, il viaggio e l’alloggio del team. Poi bisogna trovare sponsor e personale di sicurezza. Per non parlare delle molte ore passate a contattare e trovare i migliori relatori e di quelle impiegate a lanciare le campagne di marketing per promuovere l’evento. E la lista continua. Quindi, immaginate cosa si prova a cancellare tutto nel giro di pochi giorni. Al di là delle ripercussioni psicologiche ed economiche, le grosse difficoltà si riscontrano nel cancellare tutto e nel non sapere se e quando si potrà replicare il tutto.
È molto probabile che molte cose saranno diverse anche una volta che l’emergenza sarà completamente finita. I grandi eventi e le conferenze non saranno più gli stessi, né le interazioni umane, almeno per un po’ di tempo. Ed è abbastanza probabile che molte aziende e molte persone preferiranno attenersi al nuovo modello di conferenza online piuttosto che rischiare di organizzarle dal vivo per poi vederle andare in fumo.
In realtà, questa è anche una spinta alla trasformazione. I nuovi strumenti sono destinati a soddisfare le nuove esigenze digitali dell’industria delle conferenze e quelle dei meeting più piccoli. Si dovrà quindi imparare ad interagire in modo diverso. Una cosa è certa bisogna trovare un modo per offrire la stessa, o anche migliore, qualità al nostro pubblico. I community manager devono continuare a lavorare per migliorare non solo i loro contenuti, ma anche il modo in cui li forniscono.
Gli organizzatori e i partecipanti agli eventi offline che sono stati costretti a passare al digitale, hanno realizzato che ci sono pro e contro in entrambi i casi. I nuovi eventi virtuali non dovranno quasi mai preoccuparsi di far fronte al problema del numero massimo di persone da poter accogliere, come invece accade con un evento dal vivo. Inoltre ci possono essere partecipanti collegati da tutto il mondo contemporaneamente senza che essi, o chi per loro, debbano sostenere spese di viaggio e alloggio.
Anche se le previsioni ci dicono che gli eventi di persona non verranno sostituiti interamente dopo questa pandemia, molto probabilmente gli organizzatori scopriranno come gli aspetti digitali possano integrarsi con gli eventi dal vivo. Sicuramente ci sarà un forte aumento degli eventi ibridi in cui parti dell’evento si svolgeranno di persona ed altri fruibili digitalmente.
Abbiamo ormai varcato una soglia, e guardare indietro non è certo il modo di andare avanti.
Credits Foto: Jonas Jacobsson on Unsplash
9. Videogames ed eSport
Eventi sportivi, organizzazioni e tifosi hanno dovuto fare i conti con la sospensione dei loro passatempi preferiti. In alcuni casi le stagioni sono state completamente cancellate a causa del COVID-19. Ma i videogames e gli eSportsono in buona salute. Si prevede che nel 2020 il mercato globale dei videogiochi varrà 159 miliardi di dollari, circa quattro volte i ricavi al botteghino (43 miliardi di dollari nel 2019) e quasi tre volte i ricavi dell’industria musicale (57 miliardi di dollari nel 2019). Il mercato più grande per fatturato è quello dell’Asia-Pacifico con quasi il 50% del mercato dei giochi per valore.
Una piccola parte ma in forte crescita è costituita dagli eSport. Essi non sono altro che competizioni di videogiochi sportivi organizzati in modalità multi-giocatore. Si prevede che questo settore cresca fino a poco più di un miliardo di dollari nel 2020.
I modelli di business negli eSport seguono da vicino lo sport professionistico e anche se le competizioni sono molto più frammentate, la maggior parte delle entrate proviene dalla pubblicità e dalla radiodiffusione. Anche se relativamente piccolo rispetto al mercato complessivo dei giochi, gli eSport hanno un ruolo rilevante in questo momento storico. Gli organizzatori dei campionati sportivi di tutto il mondo si sono rivolti al settore per trovare nuovi modi di interagire con i tifosi. Diverse competizioni di eSport in alcuni paesi, sono state trasmesse in diretta televisiva. Le emittenti cercano di riempire ore di contenuti sportivi programmati che sono stati cancellati in seguito alla pandemia. Sarà anche questo sicuramente un settore che continuerà a crescere dopo la pandemia.
Il COVID-19 sta mettendo a dura prova i nostri sistemi e la nostra pazienza, ma sta anche costruendo la nostra resilienza. Sembra paradossale ma il virus ci sta consentendo di sviluppare soluzioni nuove e innovative.
In un mondo post COVID-19, sarà stato il virus e rendere il nostro pianeta un posto migliore, ma non grazie all’evoluzione della tecnologia, ma grazie alle persone. Si tratta di imparare. Si tratta di mantenere i contatti personali e professionali in un periodo in cui è molto facile sentirsi isolati.
Vinceremo tutti insieme, imparando da questa esperienza e ne usciremo più forti e più connessi, con alcuni nuovi modi di lavorare e di usare la tecnologia, affinché il futuro, non ci trovi nuovamente impreparati.
*Articolo liberamente ispirato e tradotto dal post originario di Bernard Marr.
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