È un dato di fatto: le aziende che assumono donne sono più produttive, ciononostante il gender gap continua a persistere;
Le insicurezze e gli stereotipi influenzano i percorsi lavorativi delle donne nel settore tech;
Il report della Commissione europea dimostra che gli uomini – a parità di esperienza – valutano con più ottimismo le proprie competenze rispetto alle donne.
Prima di approfondire la tematica “donne in tech”, è necessario citare gli studi della Columbia University secondo i quali aziende con alte percentuali di dipendenti donne superano i loro concorrenti in termini di redditività. Nonostante ciò, posizioni di vertice, promozioni e salari più alti non sono equamente distribuiti tra i generi. I motivi attribuiti al divario sono diversi, tra cui le barriere burocratiche e le differenze culturali. Numerosi studi, inoltre, dimostrano come la carenza di fiducia nei propri mezzi delle donne le spinga spesso a sottovalutarsi e a frenarsi.
Al giorno d’oggi, nel settore della programmazione, le developer di sesso femminile sono sotto-rappresentate. Il digital report conferma il cosiddetto “confidence-gap” ovvero che le donne – a parità di anni di esperienza dei colleghi maschi – sottovalutano le loro capacità. Su una scala da 1 a 10, più del 70% dei developer maschi hanno valutato le loro abilità nella programmazione con voto 7 o più, mentre solo la metà delle donne ha scelto di darsi un voto uguale o superiore al 7.
Statistica tratta dal report della Commissione europea “women in the digital age”
Gli stereotipi di genere hanno fatto sì che le donne tendano molto meno degli uomini a pubblicizzare i risultati ottenuti.
La scrittrice e giornalista di ABC News Claire Shipmann, nel suo libro “The Confidence Code”, racconta che inizialmente giustificava il suo successo avuto come corrispondente della CNN con un semplice “sono solo fortunata”, essendosi trovata a suo parere nel posto giusto al momento giusto.
Inconsciamente credeva che i suoi colleghi di sesso maschile, in quanto più sicuri di sé, dovessero parlare di più in televisione rispetto a lei. Ma erano davvero più competenti?
Donne in tech: l’insicurezza alla base delle scelte lavorative
La carenza di fiducia femminile è sempre più quantificata e documentata. Nel 2011, l‘Institute of Leadership and Management, nel Regno Unito, ha effettuato un sondaggio tra i dirigenti britannici sulla fiducia che hanno nelle loro competenze. La metà delle donne intervistate ha espresso dubbi su prestazioni lavorative e carriera, rispetto a meno di un terzo degli intervistati di sesso maschile.
Hewlett-Packard (HP) diversi anni fa ha condotto degli studi per cercare di capire come portare più donne nelle posizioni di vertice. La revisione dei documenti interni ha rilevato che le donne assunte da HP hanno presentato domanda di promozione solo quando ritenevano di soddisfare il 100% delle qualifiche elencate per la posizione offerta. Gli uomini invece erano felici di candidarsi quando pensavano di poter soddisfare il 60% delle esigenze lavorative. Vari studi antecedenti a quelli di HP confermano l’ipotesi che la maggioranza degli uomini, seppur sotto-qualificati e sotto preparati per una certa mansione, non pensano due volte prima di lanciarsi in una nuova sfida.
Il cosiddetto “sesso debole” in realtà non lo è. È forse debole chi passa ore ed ore in sala parto per mettere al mondo un figlio? È debole colei che mensilmente si reca al lavoro seppur abbia il ciclo con forti dolori mestruali? È debole chi giostra famiglia-lavoro-casa?
Storia di una donna in tech: Mada Seghete, dal fallimento al successo
La carriera di Mada Seghete, oggi CEO di una startup della Silicon Valley, è iniziata quando ha lasciato la sua città natale in Romania per studiare ingegneria informatica negli Stati Uniti. Rimasta poi all’università per ottenere anche un master in economia aziendale, il suo primo tentativo di avviare un’azienda è stato un fallimento, ma proprio in quel momento di crisi ha scoperto una lacuna sul mercato, trasformando così la sua impresa.
Seghete racconta d’aver trovato equilibrio e supporto in gruppi di imprenditrici, dove ha potuto esprimere liberamente dubbi e insicurezze.
“Credi nel fatto di potercela farce. Credi che solo il cielo sia il limite. Credi che puoi fare più di quanto pensi di poter fare”.
In questa video-intervista racconta la sua carriera come donna in tech.
Il femminismo non è contro il genere maschile
Il femminismo ideologicamente non combatte per togliere diritti al genere maschile, ma combatte per ricevere equamente gli stessi diritti.Scende in strada anche per i diritti degli uomini, dei padri. Perché anche i neo-papà, al giorno d’oggi, non possono automaticamente prendersi un periodo di paternità, a meno che le circostanze non lo richiedano.
Ciononostante, molte persone alla parola “femminista” storcono ancora il naso o rispondono con un semplice “il mondo ha altri problemi”. Parlando di problemi, vogliamo citarne solo alcuni:
I dati del rapporto Eures 2019 su “Femminicidio e violenza di genere” mostrano che in Italia nel 2018 sono state 142 le donne uccise, +0,7% rispetto all’anno precedente, il valore più alto mai censito in Italia;
Il senato del Missouri nel 2019, composto maggiormente da uomini, ha deliberato che l’aborto dopo la 6a settimana rappresenta un reato, anche di fronte a stupro o incesto. Un giudice federale ha poi bloccato l’entrata in vigore della norma.
Il gender gap persisterà nel mondo in media per altri 99 anni. In Italia ci vorranno circa 54 anni per superare il divario;
Oggi, oltre ai femminicidi e alle violenze domestiche, non mancano innumerevoli episodi di insulti e l’uso di linguaggi violenti. Non basterebbe un articolo per completare la lista. L’avversario dei femministi e delle femministe non sono dunque gli uomini, ma è un sistema di ideologie discriminatorie.
La società odierna educa maggiormente le bambine ad essere gentili, perfette e diligenti, mentre i bambini ad essere più forti e più combattivi, ad avere successo, ad osare. I media, i libri e le pubblicità negli scorsi anni – con le dovute eccezioni – suggerivano alle bambine di aspirare ad una vita da principesse in attesa di un principe che le salverà. Ai bambini invece ad essere forti come i supereroi. L’esperimento della BBC spiega come gli stereotipi di genere possono involontariamente educare i bambini e le bambine a comportasi in un certo modo.
Insegniamo il coraggio, non la perfezione
Reshma Saujani, una delle più conosciute donne in tech, CEO e fondatrice di Girls who code, insiste sull’importanza di educare ogni ragazza a essere coraggiosa: è necessario uscire dalla logica della perfezione, perché è proprio questo tipo di educazione che favorisce atteggiamenti arrendevoli ed eccessivamente prudenti. “Dobbiamo insegnare loro ad avere fiducia, a osare e a credere nelle proprie capacità. È ormai famoso il discorso tenuto da Saujani al TEDx, da vedere e rivedere:
“Insegnate alle giovani donne il coraggio piuttosto che la perfezione”.
Anche il detto “dietro ad un grande uomo c’è sempre una grande donna” è fuori luogo, non è più al passo con i tempi. Le grandi donne hanno diritto di stare affianco ad un grande uomo, non dietro. (Per par condicio: I grandi uomini hanno diritto di stare affianco ad una grande donna, non dietro).
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/04/donne-in-tech.jpg10801920Marina Nardonhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngMarina Nardon2020-05-04 10:47:342020-05-05 17:59:29Nel tech per le donne ci sono ancora stereotipi da abbattere e insicurezze da vincere
Iniziamo maggio con le principali novità dal mondo dei social. Leggiamo insieme la prima Week in Social del mese, per restare sempre aggiornati, come un vero Ninja dovrebbe fare.
Donation sticker per i social
Instagram continua a lavorare per aiutare i business in difficoltà a causa dell’impatto che il Covid-19 sta producendo su persone ed economia. Per questo, oltre alle misure già introdotte nei giorni scorsi, questa settimana lancia una nuova feature che permette di raccogliere fondi durante le Instagram live.
La piattaforma social assicura che il 100% dei soldi raccolti saranno devoluti a una realtà non profit che potrai scegliere tu stesso. Per andare live, basterà selezionare l’opzione “Fundraiser“. Durante la diretta potrai monitorare, oltre alle view, il numero di persone che dona per la tua causa. E, dal lato utente, una volta effettuata la donazione, i donatori potranno usare lo sticker “I donated” nelle stories.
Sarà un caso che la notizia sia arrivata in contemporanea con il lancio del nuovo set di Donation Stickers su TikTok?
Una notizia non ufficiale riguarda invece la possibilità che sulle Instagram Stories arrivi il ‘DM Me’ sticker.
È ufficiale: videochiamate a 8 su WhatsApp
La scorsa settimana avevamo anticipato la notizia, ma eravamo in attesa di una dichiarazione ufficiale. Ed è arrivata.
Visto il tempo trascorso dagli utenti in app, e quello lontano dalle persone che amiamo, oltre al diffondersi di app per le video call, WhatsApp ha pensato bene di dare al web uno strumento in più per restare connessi, portando il limite delle videochiamate da 4 a 8 persone.
LinkedIn, Pinterest e Snapchat, in breve
Pare che LinkedIn stia sperimentando una nuova preview link.
Mentre Pinterest questa settimana ha lanciato ‘Stand for Small’: una serie di nuove risorse per gli small business. Si tratta di training, opportunità di networking e mentorship.
E se ti va di divertirti sperimentando diversi look in virtual reality, prova la nuova videocamera di Snapchat, realizzata in collaborazione con L’Oréal.
Chiudiamo la nostra Week in Social con la notizia dell’arrivo di nuovi font sulle Instagram Stories e di una nuova feature di LinkedIn, pensata per aiutare i recruiter e le persone in cerca di lavoro. Sembra che ai potenziali candidati verrà data la possibilità di rispondere alle domande dei recruiter via video.
Un modo per testare skill di comunicazione e presentazione. Ma poichè non tutti siamo a nostro agio di fronte a una videocamera, la scelta di usare o meno questa modalità sarà a discrezione dell’utente.
Un ultimo tool riguarda invece la possibilità, per gli utenti di LinkedIn, di registrare un video mentre rispondono a domande generiche, quelle che di solito ti fanno durante i colloqui di lavoro, e chiedere poi un feedback all’AI di LinkedIn. Vuoi provarlo? Qui il link.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/04/social-media.jpg350650Valentina De Felicehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngValentina De Felice2020-05-02 10:58:242020-05-05 12:03:14Week in Social: dai nuovi sticker su Instagram e TikTok alle video call a 8 su WhatsApp
Ci sono bisogni del tutto nuovi, come quelli di evitare i contatti sociali, che hanno dato un ulteriore slancio alla trasformazione digitale delle nostre vite, anche lavorative;
Oggi, complice la diffusione improvvisa del concetto di smart working, possiamo lavorare seduti in poltrona e completare la stesura di piano editoriale, o programmare un sito, anche dopo cena;
Chi inizia una carriera nel digitale oggi deve assolutamente tenere a mente alcune qualità essenziali come flessibilità e curiosità, senza dimenticare che quella digitale è innanzitutto una rivoluzione culturale.
Anni fa, da ragazzini, sognavamo ad occhi aperti sfavillanti carriere in qualche ambito lavorativo futuristico, qualcosa che non esisteva ancora, ma che avrebbe cambiato per sempre le regole di gioco del mondo degli affari.
Crescendo, abbiamo visto cambiare il concetto di lavoro così come lo conoscevamo e come lo intendevano i nostri genitori. Tra globalizzazione, crisi economiche e avanzare della tecnologia, il mondo ha subito rivoluzioni che ci hanno investito in ogni ambito, trasformando la percezione di noi stessi e dei rapporti che instauriamo con l’esterno. Il lavoro è cambiato, e ancora sta cambiando, insieme a noi, insieme alle nostre necessità, ai nostri desideri e cerca di adeguarsi a ritmi sempre più veloci. Ma oggi sappiamo che non si tratta solo di ritmi: ci sono bisogni del tutto nuovi, come quelli di evitare i contatti sociali, che hanno dato un ulteriore slancio alla trasformazione digitale delle nostre vite.
Anche se il periodo che stiamo vivendo ci tiene con il fiato sospeso, ci fa sentire bloccati in una dimensione surreale in cui non riusciamo nemmeno a scandire gli attimi del presente, le lancette della rivoluzione digitale corrono veloci, e sembrano aver addirittura accelerato.
Come la rivoluzione digitale ha cambiato il modo di lavorare
La mattina, prima di fare colazione, controlliamo le notifiche sul nostro smartphone, laviamo i denti scrollando la home di Instagram, chattiamo con l’amica che si è trasferita all’estero, e programmiamo le varie call con i colleghi per fare il punto della situazione sul quel progetto in scadenza. Inoltre, ora si sono aggiunte anche le videochiamate con i nostri genitori che non vediamo da mesi.
Quanti di questi termini e di queste azioni facevamo pochi anni fa? Questa è la rivoluzione digitale, e ci rendiamo conto di quanto possa averci cambiato la vita anche ora, costretti a stare in casa, ma comunque raggiungibili ai nostri cari e ai nostri colleghi.
Ha cambiato la nostra percezione di spazio e tempo, possiamo lavorare seduti in poltrona, sorseggiando un drink (meglio se analcolico) e completare la stesura di piano editoriale, o programmare un sito, anche dopo cena. Possiamo gestire il nostro lavoro seguendo la nostra scaletta, o seguire quella dettata dall’azienda per cui lavoriamo, ma fare tutto da casa, o in ufficio, e con pochi potenti mezzi, tutti racchiusi in una scatola magica: un laptop.
La rivoluzione digitale però ha una caratteristica che potrebbe essere un grandissimo pregio ma è anche un difetto: la velocità. Correre con lei, seguirla salto dopo salto – perché di passi ne ha fatti tanti – non è semplice, ma nemmeno impossibile. Il super potere da avere per lavorare nel fantastico ed intricato mondo del digitale è principalmente uno, una naturale propensione ad accettare il cambiamento.
Accettare che ogni giorno sarà diverso, che cambierà qualcosa non appena ne avevate afferrata l’essenza, che quel codice non sarà più valido, che è questione di algoritmi e che bisogna studiare, leggere e aggiornarsi, sempre.
Carriere digitali: come nascono le nuove figure lavorative
La trasformazione digitale ha modificato il concetto stesso di lavoro, ma c’è un fattore costante e presente dagli albori, ed è quello che determinerà la riuscita o meno di un’azienda nell’obiettivo di trasformarsi ed evolversi in qualcosa di nuovo: i lavoratori.
Sono i dipendenti in grado di utilizzare le tecnologie digitali esistenti e adattarsi ai metodi in evoluzione e ai nuovi approcci, a fare la differenza. Senza di loro, le aziende faranno fatica a trarre il vantaggio che dovrebbero dagli ultimi progressi, come l’industria 4.0, i robot, l’intelligenza artificiale, la realtà virtuale e i nuovi modelli di business digitali.
Purtroppo, quelli con digital skill davvero efficaci sono ancora pochi, e le aziende sono continuamente alla ricerca di queste figure professionali. Queste dovrebbero creare nuovi pool di dipendenti digitali qualificati. Per fare ciò, devono capire chi sono queste potenziali figure, dove possono essere scovate e come possono essere attratte e mantenute.
Le aziende devono anche sapere quali tipi di talenti possono essere coltivati già al suo interno, perché il talento digitale deve provenire non solo dall’acquisizione di nuovo personale, ma anche dallo sviluppo di competenze digitali in ruoli già esistenti.
Inoltre la loro mission è quella di creare una vera e propria cultura digitale e inculcarla ai propri dipendenti per portare vantaggio non solo all’azienda, ma al rendimento lavorativo di tutti e di conseguenza anche alla soddisfazione personale di ogni dipendente.
Sostanzialmente, i datori di lavoro devono tener presenti tre interrogativi per cercare i propri talenti digitali:
CHI saranno questi dipendenti?
DOVE trovare i dipendenti richiesti?
COME assumerli e coltivarli nel tempo?
Senza personale qualificato, non può esserci trasformazione digitale. Non c’è spazio all’improvvisazione.
Fino a quando la società non comprende appieno i profili digitali, o le funzioni lavorative, disponibili sul mercato e all’interno dell’azienda, non può esserci un modo chiaro per determinare quanti dipendenti digitali, e quali profili, deve assumere, sviluppare e mantenere nel tempo.
Sono sei le aree in cui i talenti digitali possono avere maggiore impatto, ossia:
business digitale
marketing digitale
sviluppo digitale
analisi
industria 4.0
nuovi modi di lavorare
Gli esperti di business digitali escogitano idee innovative per nuovi modelli di business digitali, gli esperti di marketing sanno come utilizzare la moltitudine di canali digitali per avvicinarsi ai clienti, gli esperti di sviluppo aiutano a costruire questi canali, gli specialisti di analisi aggregano i dati per capire cosa piace e cosa vogliono i clienti, i professionisti dell’Industry 4.0 lavorano con il lato manifatturiero per creare nuovi prodotti, mentre i nuovi modi di lavorare riguardano tutti gli esperti che utilizzano metodi innovativi per migliorare l’efficienza complessiva, trasformando la cultura organizzativa aziendale.
Come si evince dalla tabella realizzata alcuni anni fa da BCG ma oggi ancora valida, all’interno di queste sei aree, troviamo 20 profili che sono essenziali per una trasformazione digitale sostenibile in qualsiasi azienda e in ogni settore:
Il digital venture strategist fornisce la leadership in ogni fase di un modello di business digitale.
Il marketing automation specialist supporta il marketing digitale utilizzando bot di intelligenza artificiale per interagire con i clienti online.
Gli user interface (UI) and user experience (UE) designer si concentrano su interfacce ed esperienze per gli utenti di applicazioni software.
Il data scientist analizza e interpreta i dati ed è in grado, ad esempio, di trovare connessioni nascoste o modelli interessanti nei dati.
L’ingegnere della robotica e dell’automazione costruisce, configura e collauda robot, principalmente per scopi di produzione.
Lo Scrum Master è specializzato sugli ultimi modi di gestire progetti di sviluppo e facilitare modi di lavorare più agili.
Il “dove”
Quando le aziende danno il via al reclutamento, devono sapere non solo chi stanno cercando, ma anche dove cercare. Devono identificare i posti in cui sono presenti talenti digitali, decidere un luogo in cui la società avrà appeal per i residenti nativi e in cui la società sarà in grado di costruire le sue risorse digitali nel medio e lungo termine.
L’azienda sta cercando centinaia di programmatori altamente qualificati a un costo ragionevole? Sta cercando di attirare i migliori talenti nell’innovazione digitale? Sta costruendo nuovi modelli di business digitali?
Dovrebbero essere presi in considerazione fattori come il numero di start up, la presenza di competitors con cui l’azienda competerà per i talenti, il livello complessivo dei salari e il numero di brevetti rilevanti generati nella città candidata. L’azienda dovrebbe ponderare ogni fattore in base al tipo di talento digitale che cerca.
Una volta che l’azienda ha una comprensione dettagliata del chi e del dove, deve affrontare il come. Come reclutare e selezionare il personale più qualificato, in un’era in cui la domanda dell’offerta è più alta dell’offerta stessa?
Mettersi nei panni dei dipendenti
È importante capire come pensano i dipendenti digitali. Indipendentemente dal proprio background e dal set di competenze, devono avere in comune una cosa, la mentalità digitale. Che vuol dire?
I dipendenti con questa mentalità sono imprenditoriali e propensi a decisioni basate sui dati. Si concentrano sullo sviluppo di prodotti e servizi incentrati sull’utente e sono creativi. Hanno esperienza in team multidisciplinari e mostrano una forte tendenza verso modi di lavorare collaborativi e agili.
Quando si tratta dell’ambiente di lavoro, i dipendenti digitali sono più preoccupati per i progetti e i prodotti che costruiscono e vogliono ottenere sempre più prestigio nella propria carriera. Vogliono essere circondati da colleghi ispiratori e leader di pensiero nel loro campo di competenza. Inoltre, in contesti di startup, sono più aperti rispetto ai dipendenti tradizionali a forme non convenzionali d’indennizzo, come stock option e quote di proprietà intellettuale. Molti vogliono anche avere un impatto significativo e positivo sul mondo e la maggior parte vorrebbe creare il giusto equilibrio tra lavoro e vita privata.
Affidarsi a reclutatori esperti di tecnologia
Oltre il 90% dei possibili dipendenti con skill digitali utilizzano internet per cercare lavoro e lo trovano, in media, in meno di due settimane.
Per accaparrarsi queste persone, le pratiche di reclutamento tradizionali non sono sufficienti. Le aziende oggi hanno bisogno di assumere personale tramite i social media e attraverso la capacità di networking online, riuscendo a gestire software per le risorse umane e conoscenze digitali. In pratica, i programmatori possono reclutare programmatori e i reclutatori devono parlare la lingua dei propri candidati.
Cercare i canali giusti
Sono molte le organizzazioni che hanno già sviluppato qualche nuova forma di strategia per il reclutamento online, tuttavia, i loro sforzi spesso sono vani. Uno dei motivi è che le persone che stanno cercando potrebbero usare solo piattaforme di reclutamento specifiche della propria area di competenza. Per raggiungerle, le aziende devono utilizzare le piattaforme appropriate.
Ricorrere ai loro interessi
I reclutatori possono anche raggiungere un ampio gruppo di dipendenti digitali affidandosi direttamente ai loro interessi. Possono sfruttare eventi che consentono a persone creative di ogni tipo di socializzare, fare rete e condividere idee prima dell’inizio della giornata lavorativa.
Altri metodi includono la sponsorizzazione di concorsi virtuali attraverso comunità online o di eventi live che riuniscono grandi gruppi di programmatori, in genere studenti, per creare siti Web, app e altri progetti in breve periodo. Dall’altra parte, dunque, è bene tenere aperti gli occhi su queste opportunità se si è in cerca di lavoro nel digitale.
Acquistare e costruire
Uno degli approcci più costosi ma funzionali al reclutamento è l’acquisizione. Acquistare un’azienda non per la sua attività o linea di prodotti ma per il suo team.
In alternativa, le aziende possono creare hub o filiali digitali che hanno un ambiente simile a una startup e sono quindi più attraenti per i giovani, mantenendoli in qualche modo separati dalla cultura aziendale più ampia e tradizionale.
4 lezioni chiave per le persone che iniziano la loro carriera nel digitale
Se volete farvi valere in questo campo, dovete assolutamente tenere a mente alcune qualità essenziali che vi torneranno utili nei lavori di oggi e di domani.
Questi tratti, che non sono qualifiche comuni riscontrabili in molte domande di lavoro, sono caratteristiche che spesso tendiamo a dimenticare perché sopraffatti da ciò che ci accade intorno, o semplicemente perché le sottovalutiamo. Vediamole insieme.
1. Essere flessibili
Non dovremmo mai chiuderci alle opportunità facendo ipotesi su dove si trovano i lavori migliori o dove avvengono le maggiori innovazioni. Spesso associamo l’innovazione alle start-up, ma alcune delle organizzazioni più innovative oggi sono marchi affermati che stanno facendo notevoli investimenti nelle persone e nella tecnologia per trasformare se stessi e i loro mercati.
Hanno sia la forza della leadership sia le risorse finanziarie per fare scommesse audaci e offrire al proprio personale esperienze uniche nel loro genere. Ciò che è ancora più importante è trovare un’azienda e un capo che condividano i nostri valori su cose come: la diversità, l’integrità e il duro lavoro. Soprattutto, nei primi anni della nostra carriera, questi valori daranno vita a come vogliamo essere, quindi conta dove lavoriamo e quando cominciamo il nostro viaggio professionale.
Non dobbiamo legarci ai preconcetti, alle cose così come sono e come sono sempre state. Essere flessibili consiste nell’essere aperti ad affrontare una nuova sfida, un nuovo ruolo o semplicemente a fare le cose in un modo diverso dal solito e abilitato digitalmente.
2. Essere curiosi
Dobbiamo cogliere le opportunità che ci capitano. Sempre. Dobbiamo viaggiare, imparare una nuova lingua e una nuova cultura anche se ciò significa lasciare la famiglia, gli amici e abbracciare il cambiamento. Non spegnere mai la fiamma della nostra curiosità.
Se ci viene offerta la possibilità di spostarci in una nuova sede, in una nuova squadra o in un nuovo ruolo, buttiamoci. Rendiamo questo salto il nostro successo.
Esploriamo ciò che è possibile con nuove persone e la tecnologia, ripensiamo ai ruoli, alla responsabilità e all’interazione con i nostri clienti. Accettiamo la sfida digitale. Siamo costantemente curiosi.
3. Restare umani
In un mondo in cui la tecnologia influenza tutto, spesso dobbiamo ricordarci dell’importanza delle interazioni umane. Non c’è dubbio che la tecnologia ci consenta di essere più produttivi, più connessi e potenzialmente svolgere un lavoro più interessante. Ma la connettività virtuale non sostituisce il coinvolgimento reciproco.
Conoscersi a vicenda, non solo come professionisti, ma come individui con prospettive, background ed esperienze uniche è fondamentale. Ormai le interazioni virtuali sono la norma, sono le interazioni faccia a faccia che stanno diventando più limitate, ma di conseguenza più preziose.
4. Non dobbiamo aver paura
Sembra banale, ma non lasciamo che la nostra paura di guadare un campo inesplorato ci tenga lontano da qualcosa di nuovo. Abbracciamo l’ignoto. In una realtà pullulante di dati e previsioni, non possiamo sempre calcolare il rischio, il rendimento o il risultato di un’azione.
Agli studenti di oggi e di domani verrà chiesto di fare cose per le quali non esiste punteggio SAT, GPA o misura di sicurezza per valutare se vale la pena o meno cogliere un’occasione. Il ritmo della nuova tecnologia e dell’innovazione implica che nasceranno nuove industrie, aziende, ruoli e modi di lavorare.
È molto più divertente essere un pioniere e pensare in modo diverso che essere vincolati da un pensiero obsoleto.
Siamo flessibili, curiosi, restiamo umani e non spaventiamoci. Stiamo vivendo un’incredibile interazione tra umanità e tecnologia ed è un’occasione unica.
Non abbiamo ancora finito, eccovi una preziosa lista, dalla A alla Z per tutti i neofiti del digitale!
Guida dalla A alla Z: come iniziare una carriera nel Marketing Digitale
Un alfabeto digitale che non potete assolutamente perdervi, ad ogni lettera corrisponde una parola chiave da tenere a mente, in un contesto in continua evoluzione e rivoluzione.
A – Analytics. In un mondo sempre più legato ai dati è importante non solo registrarli ma anche comprenderli, e quindi come monitorare il successo delle proprie campagne.
B – Brand. Per molti anni, i marketer digitali sono stati così concentrati su numeri e successi che molti hanno dimenticato l’importanza del marchio. I nostri clienti hanno bisogno di un marchio che i consumatori e, quindi, Google, riconoscano e di cui si fidino all’istante.
C – Certificazione. La certificazione in una serie di attività darà ai datori di lavoro e ai clienti la fiducia e la certezza di quello che si sta facendo. Non trascuriamo mai l’importanza di avere un attestato che confermi cosa abbiamo studiato e sappiamo fare.
D – Dati. Cosa sono i dati? I dati sono tutto ciò che è intorno a noi e nel marketing digitale ciò significa conoscere a fondo i consumatori e il pubblico di rifermento.
E – Engagement. Insieme alla costruzione di un marchio è la parola chiave per incoraggiare il coinvolgimento tra il pubblico e il cliente. Un esempio? Il reciproco scambio tra influencer e brand.
F – Funnel, ossia Imbuto. L’imbuto è una parola ricorrente nella sfera del marketing digitale. Si riferisce al viaggio che si intraprende con il proprio pubblico partendo da una massa indefinita fino ad arrivare ad ottenere il consenso da parte di un gruppo di consumatori fidelizzati al nostro marchio.
G – Google. Google domina tutto ciò che facciamo nel marketing digitale, dalla SEO all’analisi, fino al coinvolgimento e alle nostre canalizzazioni.
H – History. La storia è importante da comprendere. Ci aiuterà ad essere informati su coloro che ci circondano e ci daranno un vantaggio nel prevedere le tendenze future mentre impariamo dalle lezioni del passato.
I – Influencer. Gli influencer sono utenti dei social media che hanno (spesso) grandi seguaci e danno voce a ciò che pensano e fanno i consumatori di un settore specifico. I grandi marchi stanno diventando sempre più intimi con loro e c’è molto spazio di crescita se si riesce ad essere innovativi in questo ambito.
J – Job hungry. La fame di lavoro in un campo così competitivo significa che bisogna prendere tutto quello che possiamo per ottenere il meglio fin da subito. Ogni lavoro ci aiuterà a costruire il nostro portfolio, le nostre capacità, ad aumentare la fiducia nelle nostre risorse e in quella riposta in chi ci circonda, senza dimenticare la formazione continua.
K- Keyword. Parola chiave. Questo campo è cambiato radicalmente nel corso degli anni. Per padroneggiare SEO, content marketing, PPC e CPM è necessario essere esperti di ciò che è una parola chiave, quando e come deve essere utilizzata e cosa comporta.
L- Landing Page. La pagina di destinazione. L’esperienza dell’utente è una parola che ha assunta una valenza focale solo da poco tempo, anche grazie al cambio di algoritmo di Google per favorire i mobile device. Comprendere l’importanza della pagina di destinazione nella progettazione del sito Web e nella gestione delle canalizzazioni è fondamentale.
M – Metriche. Le metriche vanno di pari passo con dati e analisi. Li utilizzeremo nelle interviste con i datori di lavoro e nelle riunioni con i clienti. Comprendere le metriche ci mette in una posizione di forza.
N – Networking. Saremo ripetitivi, ma non ci stancheremo mai di sottolineare abbastanza quanto sia importante incontrare quante più persone possibili, in qualsiasi campo.
O – Ottimizzazione. Si riferisce a tutto ciò che facciamo per dare al nostro brand la maggiore visualizzazione possibile nelle SERP (Pagina dei risultati dei motori di ricerca). Ciò include parole chiave, content marketing, coinvolgimento e autenticità del marchio.
P – Passione. Stiamo cercando di entrare in uno dei campi più richiesti nel mondo del lavoro. Pertanto, dobbiamo essere appassionati di ciò che facciamo, dedicando molto del nostro tempo e delle nostre risorse a un settore che non riposa mai.
Q- Query. Letteralmente significa interrogazione. E tutte quelle degli utenti vanno analizzate, seguite e utilizzate al meglio, per capire cosa realmente le persone vogliono da noi e si aspettano.
R – Revenue. I ricavi, ossia il nostro guadagno. Mettere in pratica tutte le tecniche di vendita per massimizzare il volume delle entrate. Di conseguenza tutte le nostre strategie e progetti di marketing sono inutili se non offrono un buon ROI.
S – Social Media. Le piattaforme di social media hanno cambiato il nostro mondo. Cosa c’è di popolare? Cosa sta calando? Dobbiamo sempre tener presente i trend del momento, e i canali social.
T – T-shaped marketer. Significa comprendere molteplici e vaste aree del panorama del marketing digitale , ma specializzandosi in una o due abilità specifiche.
U – UX (User Experience). Colpisce il nostro tasso di conversione e l’affidabilità del proprio marchio. Entrambi influenzano tutto il resto. UX si riferisce al modo in cui un utente del nostro sito Web trova ciò che sta cercando e può interagirvi.
V – VR. La realtà virtuale è una scena che si sta modificando velocemente. Gli esperti di marketing digitale ne faranno un uso maggiore nel tempo, quindi non è una cattiva idea cominciare ad interessarsene, se non l’avete ancora fatto.
W – Sito web. Esso rappresenta il nuovo negozio sulla strada principale, quindi è fondamentale dedicare tempo e sforzi all’apprendimento di tutto, dalla progettazione allo sviluppo, fino al lancio e all’analisi dei risultati.
X – Fattore X. Siamo in un campo competitivo, quindi dobbiamo avere qualcosa che gli altri non hanno e che tutti vorranno da noi. Focalizziamoci sui nostri punti di forza e ottimizziamole al meglio.
Y – Youtube. Se riusciamo a sfruttare la conoscenza del potere che YouTube offre ai nostri clienti, saremo in una posizione migliore rispetto a molti nostri colleghi.
Z – ZZZ. Ultimo ma non meno importante, questo è il settore che non dorme mai! Ciò è sia una benedizione che una maledizione quando ci lavoriamo, perché ogni giorno è diverso ed eccitante, ma è anche implacabile. Teniamo il cervello acceso.
E se le dritte non vi bastano, ecco 10 consigli prêt-à-porter!
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10 consigli per una carriera nel Digitalcoi fiocchi
1. Progetti personali
La migliore possibilità che abbiamo di diventare veramente bravi in qualsiasi cosa è la pratica. Le qualifiche sono importanti, ma uscire e iniziare il nostro progetto non solo ci dà fiducia nelle nostre capacità, ma ci rende unici agli occhi di potenziali reclutatori.
2. Siamo il nostro brand
La creazione di un marchio personale è importante per i datori di lavoro per capire principalmente due cose: siamo bravi in ciò che facciamo e prendiamo sul serio il nostro settore.
3. Impariamo il gergo
Il marketing digitale è un settore serio, in continua evoluzione e competitivo. I progetti e le qualifiche personali ci aiuteranno, è vero, ma è necessario essere sempre sul pezzo.
4. Restiamo aggiornati
Leggere, studiare, ascoltare. Non stanchiamoci mai delle conoscenza.
5. Disponibilità e passione
Dobbiamo essere consapevoli che il lavoro che stiamo scegliendo richiede aggiornamento costante e una passione spropositata della materia. Dobbiamo lavorarci tutti i giorni, dobbiamo informarci e tenere presenti gli eventuali sviluppi.
6. Fare Networking
Parlando di clienti e potenziali colleghi, il networking è una delle parti più importanti di qualsiasi lavoro. Circondiamoci di persone che hanno più esperienza nel marketing digitale, soprattutto più di noi, e cerchiamo di imparare qualcosa di nuovo da chiunque incontriamo.
7. Qualificazione
Questo è un lavoro strategico, analitico e organizzato, il tutto condito da un pizzico di creatività e logistica rigorosa. Bisogna allenarsi costantemente per ottenere il giusto equilibrio.
8. Lasciamo uscire il nostro lato più tech
Scopriamo il lato tech che è in noi. Anche se non ci occupiamo della creazione di siti web, ma scriviamo contenuti, sarà di aiuto per tutto conoscere i diversi tool del mondo digitale.
9. T-shaped marketer
Vogliamo diventare una risorsa essenziale per un’azienda? Tuffiamoci a capofitto in più discipline di marketing digitale, e cerchiamo di essere informati sul marketing in generale.
10. Comprendere dati e metriche
Impariamo a leggere i dati e le metriche. Quei numeri magici sapranno svelarci parecchi segreti.
Come accelerare la trasformazione digitale in azienda
1. Digitalizzare e personalizzare
Una volta raggiunti i giusti gruppi è il processo di selezione che distinguerà l’azienda di successo dai suoi concorrenti. La maggior parte delle aziende tradizionali deve ancora accelerare e automatizzare questo processo per diventare completamente digitale. Durante tutto il processo di reclutamento, le aziende dovrebbero cercare di mantenere il proprio tocco personale.
2. Mantenere e coltivare i talenti
Con così tanti nuovi impiegati digitali, le aziende devono creare un ambiente in cui queste persone vorranno rimanere a lungo termine. Possono farlo fornendo, ad esempio, opportunità di apprendimento continuo e percorsi di carriera interessanti. Le aziende possono aiutare il proprio team a creare un equilibrio positivo tra lavoro e vita privata e coltivando un ambiente di lavoro collaborativo e flessibile.
3. Cosa occorre
Per capire quanta parte della domanda può essere soddisfatta internamente, le aziende devono prima capire quali competenze digitali sono necessarie. Quando queste esigenze saranno completamente definite, le aziende potranno quindi creare e istituire un programma di abilitazione digitale per tutti.
Verso una nuova cultura, non solo in campo digitale
Abbiamo cercato di analizzare una carriera nel digitale sotto due punti di vista distinti: quello del professionista e quello dell’azienda. Questo perché è essenziale conoscere anche chi sta dall’altra parte per costruire una vera crescita e trovare le migliori opportunità, ma anche perché si può costruire una carriera in questo settore tanto in modo autonomo quanto da dipendente.
Il passo più importante nelle assunzioni e nella fidelizzazione a lungo termine è quello di utilizzare i nuovi talenti per aiutare a creare una vera cultura digitale, che conduca l’intera forza lavoro in un viaggio di apprendimento digitale e inculchi una profonda comprensione degli imperativi digitali dell’azienda.
Per creare una vera cultura digitale, l’organizzazione deve introdurre e adattarsi a nuove forme di cooperazione, implementando più lavori basati su progetti e gestendoli in modo più flessibile. Deve introdurre nuovi metodi di lavoro come la progettazione del prodotto agile e incentrata sull’utente, insieme a più sperimentazione e creatività, meno regole fisse e più tolleranza per l’assunzione di rischi.
I dipendenti esperti nel digitale sono dinamici, vogliono stare su progetti importanti ed essere impattanti, ma possono commettere errori. Una cultura che accetta il fallimento è essenziale.
La nuova mentalità digitale è tanto generazionale quanto funzionale.
Qualsiasi azienda che si sta adattando a questa mentalità sta anche facendo un passo significativo nella più ampia trasformazione organizzativa che è attualmente in corso, poiché i nuovi modi di lavorare vanno ben oltre il campo del digitale.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/04/carriera-nel-digitale-come-fare.jpg544829Mariagrazia Repolahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngMariagrazia Repola2020-04-30 17:42:422020-05-04 22:30:09Come iniziare una carriera nel Digital: guida dalla A alla Z
Le HR si configurano come il vero driver dell’innovazione e della digital transformation;
Le aziende devono ridisegnare i processi aziendali e al tempo stesso rassicurare le persone per accompagnarle verso un nuovo modo di lavorare.
L’emergenza sanitaria in corso, scatenata dalla pandemia COVID-19, ha cambiato in poco tempo, e probabilmente cambierà per sempre, le abitudini di vita e di lavoro delle persone. Ha cambiato anche le strategie aziendali e, in particolar modo, ha modificato la gestione e l’organizzazione delle persone verso una modalità di lavoro delocalizzata e sempre più digital.
Questo veloce cambiamento ha portato le Human Resource ad essere il vero driver dell’innovazione e della digitalizzazione. Le HR, infatti, sono state chiamate (dalla sera alla mattina) a reinventare processi organizzativi per consentire all’impresa di proseguire l’attività lavorativa; non hanno solo modificato il modo di lavorare delle persone ma sono profondamente cambiate anche nel loro interno, mettendo in luce in poco tempo skill come leadership e change management.
Digital transformation, digital tools
La prima scelta delle HR, imposta anche dal Governo, è stata quella di implementare velocemente:
Attraverso l’utilizzo di questi strumenti le organizzazioni sono riuscite a dare continuità all’attività lavorativa. La risposta lato umano è stata ottima, passando a una riorganizzazione del privato per accogliere il lavoro all’interno dell’ambiente domestico.
Non solo, le persone hanno dovuto sviluppare differenti capacità: autonomia, collaborazione, condivisione e responsabilizzazione. Perché una modalità di lavoro agile passa, in primis, da un rivoluzione organizzativa d’impresa e poi da un cambiamento personale dell’individuo.
In poco tempo, le HR hanno dovuto creare processi digital che consentissero alle aziende di continuare ad operare, e ai lavoratori delocalizzati di gestire il lavoro in autonomia pur rispettando le scadenze prefissate.
Sfida non facile, perché comporta un cambio culturale e organizzativo obbligato e veloce, legato a questi due fattori:
Change management. Con questo termine inglese (traducibile come “gestione del cambiamento”) si intende un approccio strutturato al cambiamento negli individui, nei gruppi, nelle organizzazioni e nelle società che rende possibile (e/o pilota) la transizione da un assetto corrente ad un futuro assetto desiderato. Il change management, così come viene comunemente inteso, fornisce strumenti e processi per riconoscere, comprendere e gestire l’impatto umano di una transizione, ad esempio dovuto all’innovazione tecnica o a una variazione nella gestione operativa.
Employee experience. Racchiude tutto ciò che un lavoratore osserva e percepisce durante l’intera esperienza di lavoro con una determinata azienda. La qualità di questa esperienza viene influenzata da elementi come gli spazi di lavoro e la flessibilità nella gestione del tempo e degli obiettivi, le interazioni con colleghi e dirigenti, il work-life balance (ovvero l’equilibrio ideale tra lavoro e vita personale, che per ogni lavoratore si trova su un punto diverso), la dotazione di strumenti tecnologici per rendere più efficiente e semplice il lavoro e, ovviamente la remunerazione e la presenza di benefit.
Si va quindi verso una cooperazione forte tra HR (driver) ed employee, ossia verso una visione persona-centrica.
Come le HR modificheranno l’ambiente di lavoro
La pandemia inevitabilmente cambierà le organizzazioni, i metodi di lavoro e le relazioni con le persone.
Ecco come le Risorse Umane diventeranno il driver della digitalizzazione.
Si investirà nell’HR
Il Coronavirus ci sta mostrando la centralità delle risorse umane in tandem con la digital transformation.
Mai come in questa situazione abbiamo visto che investire in questo binomio, ha consentito di dare continuità all’attività lavorativa utilizzando la digitalizzazione come medicina contro il virus, consentendo altresì, in alcuni casi, anche di aumentare le performance dei collaboratori.
Si andrà verso un modello employee-centric
Le HR lavoreranno per:
Un coinvolgimento importante dei lavoratori partendo dai punti di forza di ciascuno. In questo modo si otterrà maggiore produttività anche in situazione di lavoro a distanza;
KPI innovativi, tra cui: la capacità di progressione, ossia l’abilità di sapersi evolvere velocemente quando necessario, ridefinendo spazi, tempo ed energie, la leadership ecologica, che va in ottica di una valorizzazione della crescita e dell’evoluzione delle persone, la ricerca di Ambassador della Positività, persone che sanno trasformare un momento critico in un’occasione di vicinanza, cioè persone con una buona dose di intelligenza emotiva, empatia e ottimismo.
Si continuerà verso lo smart working ma solo insieme al team building
Non sarà sicuramente possibile far rientrare massivamente le persone sul posto di lavoro, per questo motivo lo smart working sarà ancora, per molto tempo, il protagonista assoluto.
Lo smart working, per funzionare nel modo corretto, dovrà necessariamente essere supportato da un importante lavoro di team building al fine di ottenere una comunicazione efficace, fluida e condivisa in tutti i reparti. Eliminare i protagonismi per dare spazio al lavoro di squadra.
Il ritorno in aula per i consueti appuntamenti formativi rimane ancora un miraggio, per cui è il momento questo di puntare sull’innovazione e sul digital learning.
Le HR dovranno quindi spingere in questa direzione per creare percorsi formativi personalizzati sulle esigenze degli employee in un’ottica di community, come il social learning, ad esempio.
Occorrerà ripensare tutta l’esperienza di apprendimento investendo su metodi sempre più innovativi, gamification e AR su tutti.
Pianificazione e riorganizzazione degli spazi aziendali
Le HR dovranno anche ridisegnare gli spazi aziendali, per accogliere le persone mantenendo la distanza di sicurezza che la legge impone.
Occorrerà strutturare un lavoro su turni, per esempio, oppure creare per alcune tipologie di lavoro (come i commerciali) degli spazio di lavoro virtuali (digital desk).
Cushman & Wakefield, società americana di servizi immobiliari globali, ha elaborato delle linee guida per un corretto rientro in ufficio. “The 6 feet office”, questo il nome del progetto, sta per “6 piedi” (i nostri 2 metri), ovvero la distanza consigliata dagli esperti per evitare la trasmissione del virus da persona a persona. È composto da sei punti chiave.
un’analisi dell’attuale ambiente di lavoro nell’ottica di migliorarlo per impedire la diffusione del virus;
l’introduzione di un codice di condotta che tutti devono rispettare per mantenere l’ambiente in sicurezza;
la creazione di un percorso unico per ogni ufficio con un sistema di segnalazione visivo;
l’individuazione delle figure chiave che possano verificare che tutto il processo si svolga correttamente;
il conseguimento di una certificazione di sicurezza: un attestato vero e proprio che determini la sicurezza del luogo di lavoro;
Ridisegnare i processi aziendali e, al tempo stesso, rassicurare le persone accompagnandole verso un nuovo modo di lavorare non è una sfida semplice.
Le organizzazioni dovranno inevitabilmente sostenere dei costi per potersi adeguare a questa trasformazione obbligata. Le realtà che hanno già iniziato, nel passato, il percorso di digital transformation sono meno impreparate, ma purtroppo sono ancora tante quelle che non hanno intrapreso questa strada.
Le HR possiedono competenze gestionali e, da un po’ di tempo a questa parte, anche digitali e sono quindi il driver più importante per accompagnare le imprese verso una nuova e mai provata operatività. Appare oramai piuttosto scontato che la modalità di lavoro a distanza sarà ancora per molto tempo la forma di lavoro preponderante in molti settori, per cui le istituzioni dovranno intervenire per introdurre strumenti agevolativi per consentire a tutti di adeguarsi a questa trasformazione in ottica di abbattimento dei costi.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/04/hr_digital.jpg449800Elisa Bonatihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngElisa Bonati2020-04-30 13:56:552020-05-04 22:29:25Coronavirus e Digital Transformation: spinte evolutive per la direzione HR
Il 2020 lo ricorderemo, oltre che per la sua bisestilità, anche per uno dei più grandi stravolgimenti prima sanitari e poi economici della storia: il COVID-19
I settori trend trainanti, i rapporti sociali, il modo di essere imprenditore: ancora una volta si punta sui giovani per idee innovative che ci guideranno in questo nuovo mondo post apocalittico
Alcuni la definiscono come un periodo di crisi mai visto per il nostro tessuto economico, una crisi sanitaria che si è trasformata velocemente anche in crisi economica e dell’imprenditoria, una situazione in cui non si riesce a vederne la via d’uscita certa, ma nella quale oggi ci si sta muovendo per tentativi. Tutto vero, ma poi si legge e si guarda di come, in una situazione così buia, il popolo italiano abbia ritrovato senso di unione e umanità e si sia fatto valere per quello che è: una Nazione piena di innovazione e di idee, che salvano anche la vita, come quelle di alcuni giovani imprenditori.
Ecco che possiamo citare un caso emblematico: Issinnova con il team bresciano guidato da Cristian Fracassi con le sue valvole stampate in 3D che ha trasformato un hobby, lo snorkeling, nella soluzione creando una partnership con Decathlon. O ancora parlare di Copan, guidata dall’italianissima Stefania Riva, a cui è stato chiesto di incrementare la produzione di tamponi per far fronte all’emergenza.
Continuare ad essere un brand di successo convertendo le produzioni per fare la propria parte è forse quello che ci si aspettava, ma essere un neo imprenditore in un contesto come quello attuale è una mossa coraggiosa e cosa più importante di nomi ce ne sono!
Il trend economico per il 2020, previsioni e settori “caldi”
È importante partire da dove saremmo se il 2020 fosse stato l’anno che tutti si aspettavano. In particolare guardando a quelli che sono e saranno i settori caldi.
Lo scenario previsto all’inizio di quest’anno vedeva tutti gli economisti d’accordo su una crescita del PIL ed una decrescita della disoccupazione nella maggior parte dei Paesi con un ruolo delle banche centrali sempre più defilato.
Insomma si era considerato il 2020 come un anno di rinascita e crescita dopo l’ultima crisi finanziaria.
Sul fronte Globalizzazione, invece, seppur pareva un trend in continua crescita, i dati parlavano di slowbalisation e a questo punto sarà il vero trend economico rilevante: ossia la condizione per il quale tutte le economie del mondo continueranno ad essere interconnesse, ma con meno accelerazione rispetto agli anni passati. Il tessuto locale su cui fare focus si fa un’esigenza sempre più importante e questo sia per i dazi imposti all’import-export di alcuni beni, ma anche per lo sviluppo economico in crescita dei cosiddetti Paesi Emergenti.
Se i sistemi di pagamento via smartphone sono uno dei comparti in crescita costante da qualche anno, vedi Apple Pay o Google Wallet, e uno dei settori trainanti del Fintech, non solo in Italia, con il raddoppio degli utenti che ne utilizzano le funzionalità anche la sezione bot e chatbot non scherza. Tecnologia sempre più “umana” con un’attenzione particolare alla loro interazione con l’uomo e al fatto che possano rendere interattivi gli oggetti più comuni.
Al terzo e quarto posto un grande tema: l’alimentazione. Non solo per le tecnologie blockchain, ma anche perché forse siamo pronti, o no, al cambiamento: da carne da animali alla farina di insetti. Ce lo dice Fucibo, startup italiana, che per metà maggio ha in programma il lancio della sua linea di pasta con 100% farina di insetti.
Quando invece si preferisce ancora la carne tradizionale, ecco che al quarto posto, si fa strada l’eticità dell’allevamento: focus sugli allevamenti attenti agli animali, al bio o anche solo all’aria aperta; Slowfood ha lanciato una vera e propria campagna di sensibilizzazione verso una riduzione di consumo di carne e di un prodotto di qualità migliore
Quinto e sesto per l’economia della cura così suddivisa: il tech nel beauty e l’attenzione per il prossimo, per altro vero trend del 2020 ad oggi.
L’acquisto di prodotti online di beauty ha un valore attuale di 22,1 miliardi di dollari con una previsione di crescita a 27,8 miliardi nel 2022. Con più mercato per i giovani imprenditori che vogliano partire da un eCommerce per fare la loro fortuna e un diffuso impiego della realtà aumentata per “la prova” sul proprio viso del prossimo makeup.
La cura per gli altri invece, si sta concretizzando in startup come Ugo, in grado di incrociare domanda ed offerta nel campo dell’assistenza alla persona, soprattutto per le esigenze quotidiane come la spesa o il trasporto in ospedale per le visite di routine.
Ultimo, ma legato a quello che il tema ecologia e green, è il settore legato al mondo vegetale, non solo alimentare, ma anche giardinaggio, cura del verde, architettura con nuovi modi di riportare gli alberi in città. Ci basta pensare al lancio del famoso Hashtag #urbanjungle.
Le startup nate con il COVID, l’innovazione non si ferma
Se queste erano le previsioni, probabilmente qualcosa andrà rivisto o solamente adattato, il fintech e la cura del prossimo sono anche in questa situazione COVID oriented tra i settori più di interesse per le nuove startup che si fanno avanti.
Si parla già di economia del confinamento e chi fa o vuol fare impresa la deve conoscere al meglio per sfruttare quelle che sono nuove o vecchie leve che porta con sè.
Questa emergenza, primariamente sanitaria, ha portato al coinvolgimento in una situazione di limitazione delle libertà umane di praticamente tutta la popolazione mondiale e anche quando il lock-down avrà termine le abitudini umane avranno subito un notevole cambiamento, tutto si concentrerà ancora di più sul demand, l’on-line e la consegna a domicilio, gli italiani potrebbero, per una volta, essere un popolo freddo e distaccato.
Se ai grandi brand vogliamo dire di farsi ricordare come chi ha fatto del bene durante l’emergenza e non solo inventando ed implementando format anche social di intrattenimento per i clienti rinchiusi, ma anche, e soprattutto, come colui che ha donato, che ha riconvertito la propria produzione per produrre il materiale utile ai soccorsi e che ci ha messo la faccia nel fare qualcosa per il suo Paese e i suoi dipendenti.
Tranquilli, finita l’emergenza i risultati saranno tangibili: la clientela avrà ben presente su che brand investire e i migliori talenti sapranno qual è l’azienda per cui vogliano lavorare.
E per i giovani imprenditori?
I giovani imprenditori sono sempre una delle risorse più importanti del tessuto economico perché con sé portano nuovi bagagli di conoscenze, nuove idee, la fame di successo e la flessibilità di adattamento.
Ecco allora che sbucano bandi, sia della commissione Europea sia di Innova, per chi è in grado di creare tecnologie ed idee al servizio del periodo di emergenza, che possano essere anche rivoluzionari nel bel mezzo della pandemia.
La Commissione Europea ha messo a disposizione 164 milioni di euro e chiama startup e PMI puntando sul comparto tecnologico e innovativo per il monitoraggio o la misurazione del contagio.
Il bando di Innova, concluso a fine marzo, ha preso in considerazione 3 settori di provenienza dei candidati:
l’ambito DPI, dispositivi di protezione individuale, e respiratori o componentistica per chi è in grado di produrne in quantità:
l’ambito diagnosi con i soggetti in grado di produrre tamponi o kit innovativi che misurino il contagio
l’ambito monitoraggio e prevenzione includendo tutte quelle app o tecnologie che possano registrare gli spostamenti dei cittadini e relativi comportamenti
Ecco, quindi, che vogliamo citare, dopo aver già citato in apertura Issinova e Fracassi, altre due startup guidate da giovani imprenditoriche in questo periodo hanno avuto l’idea, hanno saputo prendere il bello anche da questa situazione come solo dei giovani imprenditori sanno fare.
Il primo caso è quello di Webtek, guidata dal 35enne Piasini, che ha convertito parte della sua azienda di software nella creazione di un’app in grado di tracciare gli spostamenti e con chi è venuto a contatto un paziente positivo al Covid.
La app ha un nome chiaro “Stop Covid 19” e sarà in grado, tramite incrocio di tracciati GPS, di fornire una mappa quasi precisa degli spostamenti del soggetto andando quindi ad intercettare e avvisare chi negli ultimi giorni è venuto in contatto con lui.
E sul tema privacy? L’utente deve fornire autorizzazione, per 2 volte, dell’utilizzo della sua geolocalizzazione ed è obbligato solo a fornire il suo numero di telefono.
Ovviamente questi arresti forzati non danno grande evidenza del funzionamento in quanto la maggior parte dei soggetti è confinata, ma alla riapertura potrebbe rappresentare davvero uno strumento molto utile.
La seconda startup è Pharmap, nata nel 2017 da una coppia di oggi trentenni premiati da Forbes per il 2020 e che sostanzialmente fonda il suo business sulla consegna a domicilio dei farmaci.
Pharmap è un servizio importantissimo per i cittadini che possono ricevere a casa propria i farmaci da loro acquistati abitualmente o occasionalmente anche quelli con prescrizione medica, ma altrettanto importante per la farmacia aderente: una via nettamente utile per incrementare clientela e fidelizzazione.
La startup che già aveva la strada segnata, con un incremento del 200% nel 2019 degli utenti, ha visto incrementare con questa emergenza la sua popolarità garantendo anche la consegna gratuita per un periodo limitato. I piani per il futuro vedono l’azienda proiettata in altri Paesi d’Europa, quindi stiamo a vedere.
Classifiche: i talenti Under 30 del 2020
Ecco quindi che, come da tradizione, spunta la classifica dei 100 talenti under 30 di Forbes sia America che Italia. Sono praticamente 200 ragazzi che con le loro idee stanno cambiando il mondo.
Tra i 100 USA ci sono anche tre nomi italiani: i primi due sono di due sorelle, Recchi che hanno creato un chatbot-tutor per gli studenti universitari (EdSight) e quello di un italoamericano, Stefano Daniele, impiegato nella ricerca medica per quella che parrebbe una vita cerebrale dopo la morte.
Per gli italiani, invece, abbiamo già citato Pharmap, ma i settori dei giovani talenti sono tra i più diversi, non solo quindi il settore Healthcare, ma anche intrattenimento, finanza, food&drink e marketing che mettono in luce talenti.
I candidati non devono necessariamente essere startupper, ma anche o giovani imprenditori che, presa l’azienda del padre, ne hanno cambiato l’immagine o hanno puntato su nuove feature per renderla al passo coi tempi.
Ragazzi su cui puntare e ai quali verranno affidati tutor d’eccellenza del loro settore di operatività che li aiuteranno “a diventare grandi”.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/04/lifebelt-3426088_1280.jpg8531280Emikohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngEmiko2020-04-30 10:54:532020-04-30 17:45:22Giovani imprenditori ai tempi del COVID-19: le nuove idee ci salveranno
Casaleggio Associati è al lavoro sulla nuova ricerca “E-commerce in Italia 2020 – Vendere online ai tempi del Coronavirus”. Giunta alla XIV edizione la ricerca verrà presentata il 19 maggio alle ore 15.00 durante un evento digitale trasmesso in streaming.
Come ogni anno, la ricerca “E-commerce in Italia” di Casaleggio Associati farà il punto su numeri, trend e strategie adottate dai principali operatori del mercato.
Lo studio mette in luce l’andamento del commercio online al dettaglio nel Mondo, in Europa e nel nostro Paese, in crescita a doppia cifra anche nel 2019. Non mancheranno dettagli sui principali trend, che fanno emergere sempre di più l’importanza della digitalizzazione e delle tecnologie esponenziali per l’evoluzione e l’innovazione delle aziende italiane dei vari settori.
Il focus sull’eCommerce nella fase dell’emergenza
Un focus, in particolare, verrà dedicato all’eCommerce ai tempi del Coronavirus. Se da una parte, infatti, gli acquisti online stanno garantendo grandi performance alle aziende impegnate ad esempio nei settori merceologici dell’alimentare, molti altri settori sono fortemente in crisi e solo un’adeguata strategia può permettere un rilancio. La pandemia e il lockdown stanno cambiando ancora più velocemente le dinamiche di acquisto e i mercati, anche quelli online.
La ricerca di quest’anno punta anche ad evidenziare quali sono le strategie che le aziende stanno applicando e che possono applicare per far fronte alla situazione, ed eventualmente, accelerare la ripresa.
Nel rapporto verranno raccontati casi aziendali nazionali di successo, che potranno essere d’ispirazione per tutte quelle piccole e medie imprese che ancora non hanno saputo cogliere il vantaggio della vendita online.
La partecipazione è riservata ai merchant eCommerce: imprenditori, amministratori delegati, direttori generali, responsabili marketing, responsabili e-commerce e responsabili Internet.
Per iscriversi alla presentazione e ricevere gratuitamente il report basta registrarsi sulla pagina dedicata all’evento: https://www.casaleggio.it/e-commerce/
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/09/email-marketing-ecommerce-b2c-1.jpg281500Company Newshttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngCompany News2020-04-29 17:00:162020-05-04 16:49:10L’eCommerce ai tempi del Coronavirus: numeri, trend, scenari e strategie
A causa della pandemia, le persone sono meno inclini a toccare con mano i contanti e a digitare i tasti di un touchpad;
Sta anche spopolando la tele-health per monitorare i pazienti e ridurre i rischi spostamenti diffondendo il virus negli ospedali;
Più in generale ci sono settori nei quali la Digital Transformation ha subito una decisa accelerazione, complici tecnologie già testate.
L’emergenza Coronavirus ha messo l’acceleratore sul progresso tecnologico. In molti ambiti i cambiamenti che si sarebbero verificati nel corso dei prossimi anni hanno preso vita nel giro di qualche settimana.
In che senso la digital transformation ha subito una accelerazione e quali sono le principali trasformazioni in atto? Le abbiamo analizzate una per una.
Più spazio ai pagamenti digitali: considerando che attualmente la maggior parte degli acquisti vengono effettuati online la moneta elettronica prende piede a livello globale. Basti pesare agli Stati Uniti dove, nel corso dell’ultimo decennio, il mondo del retail non si è lasciato coinvolgere dalla diffusione delle nuove tecnologie di pagamento che si sono diffuse in Europa e in Asia.
Con il COVID-19 si nota un inversione di tendenza, le persone per paura del contagio non sono molto propense a maneggiare contanti e a toccare i tasti di un touchpad. I sistemi che consentono di effettuare le transazioni mediante il proprio dispositivo mobile sembrano avere la meglio. Catene alimentari come Publix stanno accelerando sul lancio di terminali in cui non è necessario il contatto e l’introduzione di servizi come Apple Pay e Google Pay.
#2 Telemedicina
La pandemia globale in corso ha costretto le istituzioni sanitarie e gli organismi di regolamentazione a ricorrere a metodi alternativi per offrire assistenza sanitaria limitando il contagio del virus.
È così entrata in gioco la telemedicina, una valida possibilità per limitare gli spostamenti dei pazienti.
Le soluzioni di telemedicina possono essere descritte come prodotti e servizi progettati per migliorare e coordinare l’assistenza ai pazienti mediante la tecnologia. Gli strumenti e le soluzioni emerse negli ultimi anni sono state sviluppate e concepite per migliorare l’erogazione dell’assistenza sanitaria, per consentire ai pazienti di essere monitorati da remoto e per facilitare l’accesso alle informazioni sanitarie elettroniche.
Nell’attuale scenario mondiale, così come le aziende e persino le scuole adottano la soluzione dello smart working, i robot aiutano a monitorare i pazienti infetti per limitare il contatto con il personale medico e anche la telemedicina gioca la sua parte, acquisendo una nuova luce. La consultazione medica a distanza diventa un’opzione sempre più attraente.
La tele-health si rivela essere un valido strumento nella lotta al virus, che sta colmando il gap tra persone, medici e sistemi sanitari, consentendo a tutti, soprattutto ai pazienti sintomatici, di rimanere a casa e comunicare con i medici attraverso canali virtuali, contribuendo a ridurre il contagio. Non solo, grazie alla consulenza medica a distanza è possibile addirittura filtrare i potenziali casi COVID-19 da remoto.
La telemedicina sta incontrando l’interesse sia delle istituzioni che dei pazienti.
Anche l’OMS sta sostenendo la tele-health per monitorare i pazienti e ridurre i rischi che con gli spostamenti diffondano il virus negli ospedali.
Il numero di persone che si affida alle consulenze mediche virtuali è sempre più alto.
Nel 2018 la Commissione europea aveva stimato che il mercato globale della telemedicina avrebbe raggiunto i 37 miliardi di euro entro il 2021, con un tasso di crescita annuale del 14%. Questi numeri possono essere decisamente superati in quanto con la diffusione della pandemia la domanda è nettamente in crescita.
La pandemia COVID-19 è un banco di prova impegnativo per tutte le aziende che offrono soluzioni di telemedicina. Oltre a dover dimostrare affidabilità, una delle sfide più grandi è la scalabilità dei sistemi. L’opportunità di aumentare il numero di utenti in poche ore è il requisito principale e le soluzioni basate su cloud hanno meno problemi in questo senso. Con così tanti nuovi pazienti interessati, le soluzioni proposte dovrebbero essere uno strumento di facile utilizzo ed essere disponibili attraverso i dispositivi degli utenti stessi come computer, smartphone, notebook e tablet.
Il punto di forza della telemedicina sta nella sua capacità di riunire diverse organizzazioni mediche in un’unica rete virtuale, guidata da un’unità centrale. Questa rete può includere diverse località fisiche: cliniche centrali e remote, cliniche statali e private, centri di riabilitazione e centri di prevenzione, studi privati dei medici e tutti i pazienti registrati all’interno delle loro sedi. Le funzionalità prioritarie dei sistemi di Telehealth devono essere: audio / videoconferenza, messaggistica sicura, programmazione elettronica, analisi e report, fatturazione e pagamento online, upload di immagini e file, prescrizioni digitali. Un aspetto cruciale per i sistemi di telemedicina è legato alla protezione e alla sicurezza relativa allo scambio e alla conservazione dei dati.
#3 Gli eventi digitali rappresentano la nuova normalità
La diffusione del COVID-19 ha causato la chiusura di frontiere e affari, nonché la cancellazione di eventi a livello globale. È qui che arriva ancora una volta in aiuto la tecnologia. Con l’ausilio di tool digitali e del web, gli eventi diventano virtuali.
Webinar, live, sono ormai entrati appieno nel mondo degli eventi coinvolgendo il popolo della rete.
Seppur vero che molti aspetti degli eventi di persona non possono essere replicati in forma digitale, organizzare un evento virtuale può avere anche i suoi lati positivi, in primo luogo si abbattono le distanze e si può coinvolgere un pubblico più ampio, si eliminano i costi relativi alla realizzazione dell’evento stesso e quelli legati agli spostamenti e ai viaggi.
Oggi, una delle sfide più grandi per l’industria dell’eCommerce è limitare il contatto umano legato alle consegne. Quale soluzione adottare per far fronte a questa criticità? La risposta per molte aziende è stata quella di effettuare consegne mediante i droni.
C’è già chi ha iniziato a testare questa strada, parliamo di Amazon, Walmart, UPS e Domino’s Pizza che hanno avviato un servizio di delivery via droni per recapitare generi di prima necessità, medicine e cibo, offrendo così un servizio sicuro e al tempo stesso riducendo i costi di consegna.
Operando con i droni, le persone vulnerabili che sono in quarantena o malate possono ricevere tutti i beni essenziali di cui hanno bisogno senza rischi per l’operatore che dovrebbe recapitare la merce.
Secondo eMarketer, nel corso del 2020 assisteremo ad un aumento di 24.900 spedizioni effettuate mediante droni per il retail, con una proiezione di 122.000 entro il 2023.
La consegna automatizzata al momento risponde ad una delle preoccupazioni maggiormente diffuse ossia limitare i contatti.
Ci sono buone probabilità che, finita la pandemia, l’utilizzo dei droni potrebbe affermasi come un’opzione valida e vantaggiosa. I brand che decideranno di continuare ad adottare questa soluzione per il delivery potranno da un lato risparmiare denaro e dall’altro ottimizzare l’organizzazione dei dipendenti reindirizzando gli addetti alle consegne verso altre aree e mansioni.
#5 Il mondo del fitness diventa social
È evidente come palestre e centri fitness hanno subito un impatto negativo relativo alle restrizioni imposte che prevedono la chiusura di queste attività.
Tuttavia il fitness è un ambito che sorprendentemente si è adatto abbastanza bene alla trasformazione digitale. Molti business operanti in questo campo si sono reinventati aprendo le porte al pubblico mediante i social network. Diverse palestre e aziende che vendono attrezzature sportive hanno messo a disposizione degli utenti che desiderano mantenersi in forma da casa lezioni online.
Un caso di successo che vale la pena citare è quello della catena americana Planet fitness, che vista la situazione ha subito modificato la propria strategia di comunicazione sui canali social adattandola alle esigenze attuali. Il brand sin dall’inizio del lockdown ha ospitato lezioni di allenamento gratuito tramite Facebook live, iniziativa che ha subito riscosso un enorme successo tra le persone bloccate a casa.
L’azienda ha inoltre collaborato con il giocatore di football Julian Edelman trasmettendo live una sua lezione di 20 minuti. Risultato? Più di 2000 persone coinvolte in un solo giorno.
Jeremy Tucker, CMO di Planet Fitness, ha dichiarato in un’intervista a USA Today:
Le lezioni di fitness virtuali offrono strumenti per combattere lo stress, fornendo al contempo motivazione e ispirazione per farci stare fisicamente e mentalmente in forma.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/04/contact-tracing-app-immuni-privacy.jpg525946Alessandra Galluccihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngAlessandra Gallucci2020-04-28 15:46:182020-04-30 14:04:105 settori nei quali il Coronavirus sta accelerando la Digital Transformation
Le persone sono alla base di ogni attività commerciale, sia che questa si svolga offline sia che si svolga online, come avviene sempre più spesso in questo periodo di emergenza a causa delle misure di distanziamento sociale. Per questo motivo, oggi più che mai, è fondamentale restare in contatto con loro e grazie a Internet (e a qualche utile strumento) possiamo continuare a farlo.
Email, landing page, marketing automation e webinar possono aiutare le aziende soprattutto in una situazione commerciale difficile come quella attuale. Per trasferire la tua attività online e restare nella mente del tuo pubblico, puoi cominciare dall’eBook preparato da GetResponse: “Come mantenersi in contatto con i tuoi clienti”.
Perché continuare a usare le email (qualche numero)
Probabilmente avrai sentito dire che l’email marketing è morto. In realtà l’email marketing è ancora uno strumento essenziale per attirare e fidelizzare i clienti.
Con un potenziale ritorno sull’investimento fino al 4400%, infatti, questo strumento rimane tra quelli con il miglior ROI. Ecco perché ogni anno vengono inviate 102,6 trilioni di email. E i numeri continuano a salire, con 126,7 trilioni che dovrebbero essere inviate entro il 2022.
Dal lato degli utenti, poi, tutti noi controllano la propria email ogni giorno, anche fino a 20 volte al giorno. Con l’aumento dell’uso del mobile, infatti, controllare la posta elettronica è diventato più facile e immediato.
In media le email raggiungono circa l’85% delle persone a cui vengono inviate, ma grazie a uno strumento come GetResponse la deliverability è del 99%.
Anche nel B2B l’email marketing resta uno strumento essenziale, secondo il 91% dei marketer, stando allo studio del Content Marketing Institute.
I consumatori tuttavia tendono a sbarazzarsi facilmente delle email irrilevanti che ingombrano le loro caselle di posta, per questo oltre a personalizzare in modo intelligente il contenuto, è essenziale collegare le email con landing page che portino i potenziali clienti verso la parte bassa del funnel di vendita.
Come collegare le email a landing page personalizzate
Una landing page è una pagina web il cui scopo è proprio quello di spostare i potenziali clienti verso il bottom of funnel. È progettata e ottimizzata, cioè, per convertire i potenziali clienti interessati in acquirenti. Uno dei modi migliori per far arrivare i visitatori a una landing page è proprio via email.
Data la sua importanza nel processo di vendita, è fondamentale che il cliente sia spinto a visitarla attraverso un’email efficace, che inviti chiaramente all’azione con una CTA esplicita.
Quando un utente clicca su un’offerta in un’email o su un invito a un webinar e viene portato su una landing page, si concentra su un solo compito. Ciò aumenta la probabilità che segua l’azione, arrivando alla conversione.
Ecco perché tra email e landing dovrebbe esserci una continuità di comunicazione oltre che visiva: email e landing dovrebbero avere un testo e un design simili. Questo ispirerà fiducia nel potenziale cliente, che non avrà dubbi che le due cose siano collegate. Questo approccio semplificato facilita l’azione.
Infine nell’email quanto nella landing, non è necessario usare tanto testo o molte immagini: basta comunicare in modo semplice, incoraggiando ad esempio all’iscrizione per una prova gratuita, o mostrando la foto del prodotto.
Dall’email al webinar
I webinar sono oggi uno degli strumenti online interattivi più efficaci per comunicare, condividere conoscenze e costruire relazioni con il pubblico e i colleghi.
Sia che si tratti di una lezione o di una presentazione online, i webinar sono la soluzione ideale, per far partecipare tutti comodamente da casa, in qualsiasi parte del mondo.
Innanzitutto è bene sapere che un webinar può essere:
in diretta
pre-registrato
basato sulla condivisione dello schermo
A seconda delle esigenze potrai scegliere quello più adatto a te. Ciò che ti servirà per organizzarlo sarà un microfono, una webcam, una buona connessione a internet e ovviamente contenuti di qualità. Grazie a un semplice software potrai creare la stanza per il tuo webinar online.
Dovrai quindi inviare il link di registrazione ai partecipanti tramite una email di invito. Per creare il tuo pubblico potrebbe esserti di aiuto anche una apposita landing page.
Puoi pensare, infine, di aggiungere una sessione di domande e risposte, per comunicare a partner e clienti anche i tuoi piani futuri e permettere a tutti di fare domande tramite chat.
Che cos’è la Marketing Automation
Secondo Econsultancy, solo il 22% delle aziende si dichiara soddisfatto dei tassi di conversione delle proprie email.
In genere, questi contenuti puntano a stimolare i destinatari all’azione: vorremmo tutti che la nostra newsletter portasse più iscrizioni al webinar, o che facesse aumentare il numero di download del white paper, o che più semplicemente portasse gli iscritti a cliccare su una determinata offerta.
Per aumentare il conversion rate, tuttavia, è molto utile integrare le email con un processo complessivo di marketing automation a cui collegare anche una landing page.
In parole semplici, la marketing automation è quel processo nel quale si automatizzano una serie di attività di marketing e di engagement dei clienti attraverso l’uso di un software, che consegna email e crea workflow su misura per una gestione automatica delle lead, affiancando al tool anche un Customer Support in lingua italiana.
L’automazione del marketing permette, ad esempio, di:
costruire automaticamente liste di utenti utilizzando landing page che offrono contenuti per profilare gli abbonati.
Accogliere automaticamente i potenziali clienti con messaggi di posta elettronica pertinenti, personalizzati in base alle caratteristiche del singolo.
Esaminare automaticamente le interazioni con le e-mail e i contenuti per inviare annunci o offerte sulla base di queste informazioni.
La marketing automation consente quindi di rendere più semplici e rapide attività che in passato avrebbero richiesto lunghissime giornate di elaborazione, o che non sarebbero state affatto attuabili.
Email, landing, marketing automation e webinar: la combinazione perfetta per restare in contatto
#StayHome è la parola chiave del momento. Ma questo non significa perdere i contatti, soprattutto con i propri clienti, anzi, per le imprese questo hashtag deve trasformarsi in uno Stay in Touch, grazie al digitale.
Per saperne di più GetResponse ha messo a disposizione alcune risorse. Ad esempio, qui puoi scoprire “Come funzionano i webinars”.
Per trasformare l’emergenza in una opportunità è necessario partire dagli strumenti: abbinare l’email marketing alla creazione di specifiche landing page o di webinar, con l’aiuto di software di automation, ti aiuterà ad aumentare l’efficacia delle campagne digitali e restare in contatto con il tuo pubblico.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/04/marketing-automation-email.jpg569943Ninja Partnerhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngNinja Partner2020-04-27 16:24:522020-04-29 11:04:38Qualche consiglio per usare meglio gli strumenti di Online Marketing (anche durante l'emergenza)
È ormai chiaro che gli italiani hanno ‘scoperto’ l’universo dei podcast: basti pensare che nel nostro Paese la media mensile di ascolti di podcast su Spreaker è aumentata, tra dicembre 2019 e marzo 2020, del 50%.
Inoltre, durante il lockdown da emergenza sanitaria, l’interesse di ascolto degli italiani è passato dallo Sport – argomento sul quale per ovvi motivi al momento scarseggiano alcune informazioni – a categorie più ‘immateriali’, come la Religione e in genere la Spiritualità e i podcast relativi al miglioramento ed evoluzione dell’individuo (Self-Improvement).
Il dato che stupisce, in questa ‘podcast revolution’ tricolore, è che gli italiani stiano passando dall’essere prevalentemente ascoltatori di podcast a diventare creatori di podcast.
Crescono i contenuti in podcast durante la quarantena
Con la necessità di #restareacasa, tanti concittadini si sono scoperti molto più curiosi e attenti di quanto si potesse immaginare: su Spreaker è stato registrato un aumento vertiginoso nella creazione di podcast, proprio nel periodo della quarantena.
Se a inizio febbraio 2020 la creazione di nuovi podcast (intesi come interi show completi di episodi) su Spreaker registrava un andamento in crescita costante, nel mese di marzo 2020, in particolare dopo il 3 marzo e con un picco interessante attorno alla metà del mese (quando ormai l’intero Paese era in lockdown) si è avuto un aumento di nuovi podcast di oltre il 700% nella categoria Tempo Libero e di oltre il 600% in quella Educazione, complice l’obbligo di seguire le lezioni da casa.
Una crescita simile, anche se su numeri inferiori, l’hanno avuta anche la categoria Società e Cultura (quasi 600%), Arte (500%) e Libri (ovvero, show su letture, consigli, commenti ecc.) che arriva ad una crescita di oltre il 400% rispetto al mese di febbraio.
Tutti segnali che concorrono a misurare il termometro di un Paese che, in un momento storico difficile come questo, non smette di ricercare stimoli e nutrimento per la mente.
Nuovi podcast significa nuovi podcaster?
La domanda non è affatto scontata, visto che spesso alcuni podcaster intraprendono più di un progetto di podcast. In questo caso, però, lo scenario è diverso e, sull’onda dell’’effetto quarantena’, Voxnest ha rilevato che su Spreaker in Italia già nella prima settimana del lockdown, in tanti si sono scoperti creatori di contenuti podcast.
C’è stata infatti una decisa impennata nell’iscrizione di podcaster durante la quarantena: sono stati oltre il 500% rispetto a febbraio, che comunque registrava già un trend in crescita.
Segno che gli italiani hanno scoperto il mondo dei podcast non solo come fruitori, ma anche come produttori di contenuto.
“L’obbligo di restare a casa ha evidentemente prodotto alcuni effetti nel mondo digitale e di conseguenza nel mondo del podcasting, dando agli italiani l’opportunità di scoprire nuovi mezzi di produzione e fruizione di contenuti – racconta Tonia Maffeo, Head of Marketing Voxnest – Il podcast, per la sua modalità diretta e la sua capacità di creare una relazione informale e intima con chi ascolta, si presta particolarmente ad essere lo strumento di comunicazione più ‘studiato’ durante queste settimane di lockdown”.
L’andamento in Europa è molto simile: rispetto al mese di febbraio, la creazione di podcast, in particolare relativi alla categoria Società e Cultura, ha visto un significativo aumento di oltre il doppio nella prima settimana di lockdown, per poi salire vigorosamente nella settimana del 23 marzo, con un incremento di oltre 200%.
Negli USA, al contrario, nello stesso periodo si è registrato un lieve calo sia nell’ascolto che nella produzione di podcast, ma forse si tratta di un comportamento differente rispetto allo strumento: mediamente infatti negli Stati Uniti i podcast vengono ascoltati nel tragitto casa-lavoro, quindi sui mezzi, durante i viaggi, e, in un momento come questo, venendo meno l’occasione, è naturale che ci sia una breve battuta d’arresto.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/04/podcaster.jpg545834Company Newshttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngCompany News2020-04-24 10:30:572020-05-04 16:49:33Gli italiani si scoprono podcaster durante il lockdown
Ci troviamo in uno dei periodi più complicati della storia moderna.
Le distanze sociali hanno ampliato negli ultimi mesi ancora di più l’utilizzo dei social network tra cui Instagram, che in questo periodo è stato protagonista di un incremento dell’utilizzo delle live e dei contenuti video su IGTV.
E allora visto che di tempo ne abbiamo in abbondanza, concedersi qualche minuto per conoscere le nuove funzionalità introdotte da Instagram è un’ottima scelta, soprattutto perché abbiamo l’occasione di riflettere in maniera più approfondita su come utilizzarle.
Andiamo quindi a scoprire insieme le novità più interessanti delle ultime settimane.
Instagram supporta le piccole aziende locali
È un periodo complicatissimo per le piccole imprese locali come ristoranti e negozi di città.
Per questo Instagram sta pensando di supportarle inserendo degli sticker da utilizzare nelle stories che permetteranno di effettuare ordini di cibo, raccogliere fondi e vendere gift card attraverso partner di terze parti. Inoltre potranno mostrare queste attività tramite dei pulsanti ad hoc sul proprio profilo per raccogliere offerte in denaro in questo momento di particolare difficoltà.
Attualmente l’aggiornamento è partito negli Stati Uniti e in Canada e sarà presto diffuso a livello globale.
Instagram introduce la monetizzazione dei video di IGTV
È notizia di qualche settimana fa quella secondo cui Instagram ha iniziato ad invitare alcuni dei creator più influenti al mondo a testare il programma per la montizzazione dei contenuti video contenuti su IGTV.
IGTV sta iniziando a prendere piede e la capacità da parte di influencer e creator, di monetizzare i loro contenuti video diventa una grandissima opportunità.
Questo potrebbe portare ad un crescente numero di utenti che dedicheranno più tempo alla piattaforma e a convogliare i loro utenti all’interno di IGTV.
Secondo quanto riportato su Bloomberg il programma di monetizzazione dovrebbe funzionare come quello di YouTube, in cui i creator guadagnano il 55% delle entrate grazie alle pause pubblicitarie inserite all’interno dei contenuti.
Condividere i video live sulle IGTV
Altra interessantissima novità che sta testando Instagram è la funzionalità che consente agli utenti di condividere i propri live streaming direttamente su IGTV non appena la trasmissione è terminata. Una funzione straordinaria considerando che questi contenuti hanno l’opportunità di continuare ad avere visibilità anche dopo il termine della diretta.
Oltre a condividerli su IGTV i contenuti possono essere poi facilmente organizzabili in serie di contenuti e promuoverli anche nel post diretta per aumentare interazioni, visualizzazioni e feedback.
Uno dei desideri degli instagramersfinalmente diventa realtà: la possibilità di rispondere ai direct message di Instagram direttamente da desktop.
È infatti ora attiva in tutto il mondo la risposta ai DM di Instagram dal desktop e potremo finalmente abbandonare il piccolo schermo e rispondere ai nostri clienti da pc.
L’esperienza dei messaggi diretti da desktop è praticamente identica a quella sui dispositivi mobili.
Per accedere, basta andare sul proprio feed dal sito web di Instagram e toccare il pulsante DM nella parte superiore dello schermo. Da qui, possiamo visualizzare tutta la posta in arrivo, avviare messaggi uno a uno e chat di gruppo, inviare foto (ma non acquisirle), fare doppio clic per mettere mi piace ai messaggi e altro ancora.
È possibile anche condividere post, storie di Instagram e video IGTV come messaggio diretto. Basta toccare il pulsante DM sotto il post o la storia che vogliamo condividere.
In arrivo il pop up dei nuovi post pubblicati
Se il tuo profilo Instagram sta da diverso tempo lottando con un calo drastico del coinvolgimento, pare stia che sia in arrivo una nuova funzionalità che potrebbe ridurre in parte questo problema.
Instagram sta testando, come ha evidenziato anche TechCrunch, un pop-up che verrà visualizzato nel feed principale di un utente, avvisandoci quando ci sono dei nuovi post e dando loro l’opportunità di cliccare per andarlo a scoprire ed interagire con lo stesso.
Uno strumento di grande importanza per i profili che hanno visto un calo drastico dell’engagment.
Tra gli ultimi aggiornamenti pubblicati su Instagram nei giorni scorsi, l’introduzione dell’adesivo “Grazie” da poter inserire nelle proprie stories.
A cosa serve? Tendenzialmente è un adesivo che permette di mostrare la nostra gratitudine per tutto ciò che ci sta aiutando in questo periodo difficile: parenti e amici che ci stanno vicino attraverso chiamate e videochat, un pomeriggio passato ai fornelli, il nostro work-out preferito, una serie TV. Insomma tutto ciò che sta alleggerendo le nostre giornate in casa.
Basterà inserirlo dalla sezione relativa agli sticker. Il suo scopo è quello di aggregare in un’unica storia tutte quelle degli utenti che seguiamo e che lo stanno utilizzando.
La storia collettiva comparirà nella barra delle storie di Instagram come prima voce a partire dalle 19 (ora locale) di ogni giorno.
Instagram lancia la nuova funzione di Co-Watching
Altro significativo aggiornamennto in questi giorni in cui gli utenti si connettono sempre di più in videochat con amici e famigliari è il lancio di Co-Watching.
La funzione permette agli utenti connessi in videochat di gruppo su Instagram di condividere contenuti con il gruppo visualizzando i post che ci interessano insieme ai nostri amici tramite la chat video.
Puoi avviare una chat video toccando l’icona nella Posta in arrivo in diretta o in un thread diretto esistente, quindi visualizza le foto / i video salvati, piaciuti e suggeriti toccando l’icona della foto nell’angolo in basso a sinistra in una chat video in corso.
La nuova funzionalità essenzialmente consente di creare un elenco di contenuti da discutere nella nostra chat, apprezzando o salvando i post che riteniamo pertinenti, a cui si può poi accedere in-stream.
Un modo in questo periodo di distanziamento sociale, per condividere opinioni, sensazioni e contenuti anche a distanza in live chat.
Il COVID-19, come abbiamo potuto vedere anche dagli ultimi aggiornamenti di Instagram, sta cambiando anche il modo in cui utilizziamo i social e Instagram. La piattaforma ha deciso di assecondare questi cambiamenti introducendo funzionalità che aiutano ad alleggerire questo periodo e a diminuire le distanze sociali.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/04/instagram-novità.jpg618946Emanuele Loiaconohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngEmanuele Loiacono2020-04-23 11:10:412020-04-27 17:26:30Tutte le ultime novità introdotte da Instagram che non puoi non conoscere
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