Canva si sta ulteriormente affermando come qualcosa di più di un semplice strumento di progettazione grafica.
L’azienda australiana ha annunciato che presenterà una suite di nuovi prodotti per completare la sua offerta: Canva Docs, Canva Websites, Canva Whiteboards e Data Visualization, che deriva dall’acquisizione di Flourish.
L’azienda amplierà inoltre le sue offerte di stampa e porterà la sua tecnologia di rimozione dello sfondo nei video. Presentations, lanciato nel 2021, sarà dotato di una funzione di controllo remoto che consentirà ai presentatori di collegare altri dispositivi (come un telefono) da utilizzare come mouse virtuale.
“Negli ultimi due anni abbiamo lavorato essenzialmente alla nuova era di Canva“, ha dichiarato Cliff Obrecht, co-fondatore e COO di Canva, in un’intervista a TechCrunch. “Canva è sempre stato un prodotto individuale con una profonda penetrazione nel mondo del lavoro. Ma non abbiamo mai lanciato questa worksuite adatta alle organizzazioni“.
Secondo Canva, l’85% delle aziende Fortune 500, tra cui FedEx, L’Oreal e Salesforce, utilizzano i suoi strumenti di progettazione.
La worksuite per le organizzazioni
Oltre 4,4 milioni di clienti pagano per Canva for Teams, lanciato l’anno scorso, ma come tutti i prodotti dell’azienda, ci sarà un modello freemium per la sua worksuite. Come il prodotto Teams, la worksuite includerà funzioni di collaborazione che consentiranno ai membri del team di lavorare insieme in tempo reale sui documenti.
Qualsiasi prodotto worksuite attirerà naturalmente paragoni con la suite di Google o con Microsoft Office. Ma Obrecht afferma che Canva non sta cercando di competere con questi colossi aziendali. Al contrario, vede Canva come un compagno visuale di questi strumenti.
“Non stiamo cercando di competere con Google Docs“, ha dichiarato Obrecht a TechCrunch. “I nostri prodotti sono intrinsecamente visivi, quindi adottiamo una lente molto grafica: che aspetto ha un documento? Come si fa a trasformare quel noioso documento basato solo sul testo in qualcosa di accattivante?”.
I prodotti della nuova worksuite saranno interoperabili: una presentazione potrà essere poi trasformata anche in un documento o in un sito web.
Canva prevede anche di lanciare la sua API in versione beta, per consentire agli sviluppatori di integrarsi più facilmente con la worksuite. Inoltre, sta lanciando un programma per i creator in cui designer altamente qualificati possono vendere modelli, foto e progetti agli utenti.
Obrecht ha rifiutato di condividere la ripartizione dei ricavi tra Canva e i suoi creatori, affermando che essa varia a seconda della complessità del prodotto: ad esempio, un modello video ultra-tecnico può far guadagnare al creatore più soldi di una foto stock.
L’anno scorso Canva ha raccolto 200 milioni di dollari a fronte di una valutazione di 40 miliardi di dollari. In un periodo in cui il capitale di rischio è più difficile da reperire e le valutazioni sono in calo, Obrecht ritiene che Canva sia ben posizionata per andare avanti.
“Siamo in una posizione davvero fortunata: siamo un’azienda redditizia e, a differenza di molti altri nostri colleghi, abbiamo anche un’enorme liquidità“, ha dichiarato Obrecht. La startup può contare su circa 700 milioni di dollari in banca e l’azienda sta assumendo in modo aggressivo. Al momento, elenca 227 posizioni aperte sul suo sito web.
Secondo il COO, Canva deve la sua redditività alla natura dell’ecosistema tecnologico australiano, che è molto lontano dalla Silicon Valley, dove il capitale di rischio può fluire liberamente.
“Siamo cresciuti a Perth, nell’Australia occidentale, che è la città più isolata del mondo“, ha detto. “Non sapevamo cosa fosse il venture capital. Avevamo quella che pensavamo fosse una piccola impresa e poi, quando siamo andati negli Stati Uniti, tutti ci dicevano: “Oh, avete una startup!””.
“Abbiamo costruito un motore davvero sostenibile, redditizio e frugale, poi abbiamo ottenuto il capitale e quindi… non abbiamo speso il capitale perché abbiamo un’attività frugale che in realtà fa soldi“, ha aggiunto. “Questo ci ha davvero portato al successo“.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/09/nuova-suite-di-canva.jpg6001053Fabio Casciabancahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFabio Casciabanca2022-09-15 12:30:282022-09-15 13:03:42Canva sfida Google e Microsoft e annuncia nuovi prodotti per siti web, presentazioni e documenti
È stato annunciato anche in Italia lunedì 12 settembre 2022 un aggiornamento dell’algoritmo di base, il Core Update di Google, che potrebbe comportare modifiche evidenti ai risultati di ricerca e alle SERP in cui sono posizionati i nostri contenuti.
L’impressione iniziale della comunità e degli appassionati SEO è stata generalmente positiva, come riscontrato anche su vari gruppi tematici su Facebook e altri social.
Ma vediamo in cosa consiste questo aggiornamento.
Core Update di Google: di che si tratta
Partiamo dal fatto che un aggiornamento dell’algoritmo di base detto anche Core Update, viene annunciato da Google quando vengono apportate modifiche importanti e sufficientemente grandi da essere percepite dagli editori e dai marketer dei motori di ricerca.
Today we released the September 2022 core update. We’ll update our ranking release history page when the rollout is complete: https://t.co/sQ5COfdNcb
Si tratta di una modifica a varie parti dell’algoritmo di Google (sebbene quest’ultimo sia sempre soggetto a continui aggiustamenti) ma un aggiornamento dell’algoritmo di base tende ad essere più evidente, tanto che nei prossimi giorni si produrranno i loro effetti nella SERP, il tempo che le modifiche si propaghino nei vari data center dispiegati in tutto il mondo.
La parte più importante di questo upgrade riprende l'”Helpful Content Update” HCU, update realizzato in risposta ad una crescente preoccupazione per la qualità e la diversità dei risultati di ricerca che appaiono quando le persone effettuano ricerche su Google.
Il nuovo Core Updateera iniziato già ad agosto ma soltanto per le ricerche in lingua inglese. Ora sarà attivo anche a livello globale, quindi anche in Italia.
Questo importante aggiornamento dell’algoritmo pone l’accento sulla gratificazione dei contenuti incentrati sulle persone che offrono un’esperienza utente gratificante. L’Helpful Content Update potrebbe essere uno degli aggiornamenti più importanti mai adottati da Google.
Inutile dire che assisteremo a una variazione nel ranking delle pagine dei vari siti, il che comprometterà anche la loro visibilità.
Google utilizza più di 200 fattori di ranking per determinare la qualità e la rilevanza di ogni URL. Gli algoritmi di ranking di Google permettono di ottenere le informazioni più rilevanti dall’indice di Google.
L’approccio migliore ora è vigilare su eventuali modifiche nella search console, dato che, come già ribadito, i risultati della ricerca potrebbero rimbalzare nelle prossime settimane per poi stabilizzarsi successivamente consentendo ai SEO di capire e valutare quale impatto reale abbia avuto il nuovo upgrade.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/09/googlebot_and_spider_header-google-core-update.jpg5001200Antonio Romanohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngAntonio Romano2022-09-14 16:25:422022-09-14 16:36:43È partito il Core Update di Google al suo algoritmo, l'aggiornamento che può scuotere le SERP
In Italia, il 39% dei merchant Shopify vende all’estero, per un totale del 27% delle vendite generate fuori dal nostro Paese. A dirlo è una recente indagine interna condotta da Shopify che rivela, ancora una volta, quanto sia amato all’estero il Made in Italy.
Stando ai numeri, nel 2021, più di 11 milioni di consumatori nel mondo hanno acquistato da un negozio italiano su Shopify, per un totale di oltre il 28% del traffico verso gli store Shopify tricolore proveniente, in media, da 5 mercati internazionali. Con Stati Uniti in pole position, seguiti da Germania e Francia.
Le evidenze dimostrano che c’è una chiara opportunità per i merchant – non soltanto italiani – di espandersi in nuovi mercati e far crescere gli affari a livello internazionale. Una tendenza che si conferma in tutta la regione EMEA, con una spesa dall’estero verso i merchant Shopify dell’area cresciuta del 117,5% nel 2021 e del 28,7% nel primo trimestre 2022.
Shopify da sempre aiuta i merchant indipendenti di ogni dimensione a vendere cross-border. A questo scopo, nel settembre 2021 ha lanciato Shopify Markets, una piattaforma di gestione centralizzata che permette ai merchant su Shopify di fare business in nuovi mercati, direttamente da un unico store.
A un anno di distanza, potenzia l’offerta con il lancio di Shopify Translate & Adapt, una nuova app che aiuterà i merchant a localizzare in modo rapido e accurato le proprie vetrine, traducendole automaticamente e manualmente in diverse lingue, per una customer journey senza intoppi.
La localizzazione e la traduzione dei contenuti, infatti, hanno un impatto sostanziale sulle vendite, aumentando il GMV del 13%.
“Per vendere con successo all’estero, occorre gestire molti fattori: tasse, dazi, spedizioni, prezzi, lingua e pagamento, il più delle volte anche senza esperienze internazionali pregresse. In Shopify, gestiamo le complessità per permettere ai merchant di focalizzarsi sul business, sulla relazione con i propri clienti e sulla gestione di un’attività commerciale all’estero, spesso sfidante seppur con alto e riconosciuto potenziale di crescita” afferma Paolo Picazio, Country Manager Italia.
“Con Shopify Markets prima e con Shopify Translate & Adapt ora, diamo la possibilità a chiunque lo desideri di raggiungere nuovi mercati esteri senza preoccupazioni e cogliere così le opportunità che derivano dalla vendita cross-border”, conclude Picazio.
Nel concreto, grazie a Translate & Adapt i merchant italiani potranno:
Utilizzare una combinazione di traduzioni manuali e automatiche per mettere a punto e perfezionare i contenuti tradotti per raggiungere clienti multilingue.
Adattare contenuti personalizzati per ogni mercato. Per esempio, fare attenzione alle sfumature e ai dialetti nelle singole lingue, come “pants” e “trousers” quando fanno
riferimento ai pantaloni rispettivamente in inglese americano e britannico.
Aggiungere o rimuovere righe dalle descrizioni dei prodotti per riflettere meglio come i singoli prodotti potrebbero essere utilizzati o referenziati in Paesi diversi.
Adattare il contenuto nella pagina delle domande frequenti o di contatto per indirizzare meglio le richieste dei clienti.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/09/Shopify-Translate-Adapt.jpg6001026Fabio Casciabancahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFabio Casciabanca2022-09-14 12:05:112022-10-04 10:20:42Shopify potenzia le soluzioni per vendere il Made in Italy all’estero
Sostenuta da investitori come Snap, Chanel, Goldman Sachs Asset Management e Alibaba Group Holding, Perfect Corp offre ai consumatori e ai brand sofisticati strumenti di prova (essenzialmente filtri AR) che consentono ai clienti di testare virtualmente i prodotti di bellezza da casa propria.
La piattaforma di intelligenza artificiale di Perfect Corp, addestrata su centinaia di milioni di volti, è in grado di analizzare la qualità della pelle degli utenti, di abbinare l’esatta tonalità della pelle a un prodotto corrispondente e di sovrapporre cosmetici e accessori.
E presto il programma potrà anche etichettare i tratti della personalità degli utenti. È quest’ultima caratteristica a presentare le possibilità più distopiche.
Un’ad online per l’AI Personality Finder di Perfect Corp
Di recente, Perfect Corp ha lanciato un AI Personality Finder, che promette di leggere i tratti del viso per “trovare indizi” sul tipo di persona, di conseguenza, sul tipo di prodotti che questa persona potrebbe acquistare.
In pochi secondi l’app restituisce un profilo basato esclusivamente sui tratti somatici del viso.
Secondo l’algoritmo di Personality Finder, la distanza tra il naso e la bocca, combinata con gli zigomi, la forma e la distanza degli occhi a mandorla e altri attributi facciali, riesce a identificare i tratti emotivi di una persona, se questa sia più o meno estroversa, nevrotica o orientata all’attivismo sociale.
Questi dati, una volta inseriti nel sistema di algoritmi di Perfect Corp, concesso in licenza da aziende diverse come Google, Meta e Aveda, mostrano una serie di cosmetici generici.
Questi prodotti sono suggerimenti provvisori per futuri clienti aziendali, ma è facile immaginarli sostituiti con prodotti reali di clienti esistenti come L’Oréal, Macy’s, Estée Lauder o Nars. E Perfect Corp ha chiaramente aspirazioni che vanno ben oltre la vendita di rossetti e fard.
Dimmi che volto hai e ti dirò cosa comprare
“In base alla forma degli occhi, alla distanza delle sopracciglia e alle dimensioni del naso, possiamo intuire che tipo di caffè vi piace“, ha dichiarato Alice Chang, CEO di Perfect Corp durante un webinar del 2021. “Guardiamo il viso e diventiamo indovini. Se comprendiamo la personalità di un volto, possiamo consigliare qualsiasi tipo di prodotto“.
Anche se le parole della Chang sembrano ancora fantascienza, le raccomandazioni di prodotti basate su valutazioni biometriche sono un nuovo settore in rapida crescita per Perfect Corp.
Oggi la sua suite di strumenti di riconoscimento facciale, alimentata da AR e intelligenza artificiale, è abbastanza sofisticata da eseguire una diagnostica completa della pelle, analizzare 89.969 tonalità di pelle e fornire una mappatura iperrealistica per cosmetici, colore dei capelli, peli del viso e accessori di moda.
Secondo l’azienda, le prossime espansioni riguarderanno la chirurgia estetica, l’odontoiatria e le videoconferenze.
Nell’ultimo decennio, i rapporti tra le aziende tecnologiche, brand e i rivenditori di prodotti di bellezza sono diventati sempre più complessi.
Nel 2020 Ulta Beauty, un rivenditore statunitense di cosmetici, prodotti per la cura della pelle e profumi, ha stretto una partnership con Google per offrire prove virtuali a domicilio di prodotti di bellezza.
Nel 2021, Snap ha integrato gli strumenti di mappatura facciale di Perfect Corp negli occhiali AR di Snapchat, che marchi come Mac Cosmetics ed Estée Lauder hanno utilizzato per incoraggiare gli utenti a provare e acquistare virtualmente i prodotti in-app.
Man mano che i marchi acquistano fiducia nello sfruttare i big data per fornire agli utenti una personalizzazione più precisa, gli utenti si sono a loro volta abituati a consegnare i dati dei loro selfie per ricevere un livello più elevato di personalizzazione e di consigli.
L’Oréal, uno dei primi utilizzatori della tecnologia biometrica, ha lanciato un’app di prova AR nel 2014.
“Con i dati, l’intelligenza artificiale e le partnership tecnologiche strategiche, ridefiniamo il futuro della bellezza“, ha scritto l’amministratore delegato Nicolas Hieronimus nella relazione annuale dell’azienda per il 2021, anno che ha visto anche la più rapida crescita annuale di L’Oréal dal 1988.
Durante la pandemia, “la tecnologia di prova con AR è passata dall’essere vista come un espediente a strumento indispensabile nel settore della bellezza“, ha dichiarato Kenya Watson, analista di CB Insights.
Fa parte di una spinta più ampia verso la personalizzazione delle raccomandazioni attraverso motori di ricerca e di scoperta alimentati dall’intelligenza artificiale.
Il marchio di tinta per capelli Madison Reed ha riferito che il 38% degli utenti che hanno provato i prodotti virtuali ha effettuato un acquisto, mentre la manicure AR di Sally Hansen ha aumentato del 110% le conversioni.
Le persone di tutto il mondo si affidano a queste esperienze personalizzate per orientarsi verso prodotti per la pelle e la bellezza, e il 56% degli acquirenti intervistati da NielsenIQ afferma che gli strumenti di prova AR aumentano la loro fiducia in un prodotto.
Ma Luke Stark, professore presso la University of Western Ontario che si occupa di ricerca sugli impatti etici, storici e sociali dell’IA, si preoccupa di dove finiscano tutti questi dati. “Le grandi aziende sfruttano i [volti] umani a scopo di lucro“, ha detto, osservando che due anni di blocco di Covid-19 “hanno abituato o costretto le persone a usare di più le loro fotocamere e a fornire più dati“.
I filtri di bellezza, per quanto frivoli, rimangono problematici: “Anche in un contesto divertente, aprono la porta alla raccolta e all’uso diffuso dei volti” man mano che le applicazioni diventano più attente ai desideri degli utenti di selfie raffinati e prodotti personalizzati.
La storia di Perfect Corp
Perfect Corp è stata lanciata nel 2015, quando Alice Chang, autoproclamatasi “amante dei selfie”, ha lasciato l’incarico di CEO dell’azienda di software multimediale CyberLink, con sede a Taiwan. La donna immaginava un mercato enorme per “l’abbellimento in tempo reale in app“, ma la strada è stata in salita. Gli investitori (soprattutto uomini) non riuscivano a comprendere le potenzialità del suo prodotto.
Si sono però lasciati convincere dai numeri: a tre mesi dal lancio, l’applicazione YouCam Makeup di Perfect Corp contava un milione di download (da allora è stata scaricata oltre 100 milioni di volte). Quasi subito è apparso evidente il potenziale di guadagno di una mappatura accurata del viso e di una sovrapposizione del make-up, alimentata dall’intelligenza artificiale.
“Stiamo cercando di farvi sentire come se vi steste truccando davvero, invece di mettere un filtro o sfocare la vostra foto per farla sembrare bella“, ha dichiarato Chang a una rivista taiwanese.
Con i riconoscimenti e le collaborazioni alla Settimana della moda, è aumentato anche l’interesse degli investitori. A marzo 2022, Perfect aveva raccolto 100 milioni di dollari.
Oggi le app di Perfect Corp hanno oltre 1 miliardo di download e 420 marchi e partner globali. Il suo software è utilizzato dai marchi di prodotti per la cura dei capelli Madison Reed e Aveda per le prove di tintura, da Meta e Snap per le prove di cosmetici su Instagram e Snapchat e da Clinique e Tarte per l’abbinamento dei colori dei cosmetici.
Ma l’azienda è soprattutto un incubatore di potenti strumenti di intelligenza artificiale.
“L’intelligenza artificiale garantisce che il cliente sia abbinato a un prodotto perfetto“, ha dichiarato Louis Chen, vicepresidente esecutivo e responsabile della strategia. Ha sottolineato che gli strumenti dell’azienda eliminano i “punti dolenti” dello shopping online: “Può essere difficile individuare il prodotto e la tonalità più adatti alla propria carnagione. La personalizzazione è al centro di tutte le nostre soluzioni“.
Nel 2021, il settore della bellezza personalizzata è stato valutato 41,9 miliardi di dollari (circa il 17% del mercato cosmetico globale) e si prevede che raggiungerà 143,6 miliardi di dollari entro il 2030.
“È una forma di ricerca di mercato davvero intima“, ha dichiarato Sarah Broyd, partner associato di Clarkston Consulting che lavora con marchi di bellezza globali. “I clienti forniscono questi dati scansionando letteralmente la loro pelle“. I team di ricerca e sviluppo dei marchi utilizzano queste informazioni per sviluppare nuovi prodotti e strategie di marketing.
Poiché i clienti hanno imparato ad affidarsi agli strumenti di prova digitali durante la pandemia, i marchi hanno iniziato ad acquisire startup tecnologiche di bellezza a destra e a manca. “Molte grandi aziende non stanno sviluppando questa tecnologia internamente, ma si sono affrettate ad aggiornarsi [duranteil lockdown] perché la gente non entrava nei loro negozi“, ha detto Broyd.
Lo scorso agosto, ad esempio, il marchio cosmetico Il Makiage, con sede a New York, ha acquisito la startup di imaging computerizzato Voyage81 per perfezionare il suo software di abbinamento dei fondotinta, per 40 milioni di dollari.
A giugno Walmart ha acquisito Memomi, una startup che si occupa di far provare gli occhiali in AR. Anche gli investitori si stanno occupando con attenzione di questo mercato: secondo Retail Dive, nel 2021 le startup del settore bellezza e cura della persona hanno raccolto 3 miliardi di dollari, con un aumento del 650% rispetto al 2011.
In autunno Perfect Corp dovrebbe quotarsi alla Borsa di New York attraverso un accordo da 1,02 miliardi di dollari con una società di acquisizione speciale.
Nonostante il mercato delle SPAC sia in crisi, Michael Klausner, professore di legge dell’Università di Stanford ed esperto di SPAC, ha affermato che l’operazione di Perfect ha “ragionevoli possibilità di chiudersi”, in base alla probabilità che l’azienda soddisfi il requisito minimo di 125 milioni di dollari in contanti.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/09/perfect-corp-immagine-di-copertina.jpg639981Fabio Casciabancahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFabio Casciabanca2022-09-13 10:55:012022-09-14 12:08:25Il lato oscuro dei selfie: dati biometrici ed emozioni per venderci prodotti
Il 06/09/2022 è stata una data storica per la DeFi e in particolare per il mondo delle blockchain: ha inizio l’upgrade (o meglio, la migrazione) dell’algoritmo di consenso di Ethereum che consentirà di ridurre del 99,5% il fabbisogno energetico della blockchain.
Tecnicamente il blocco con TTD (terminal total difficulty) numero 58750000000000000000000 della blockchain di Ethereum, che arriverà verso la metà di questo settembre 2022, sarà l’ultimo ad essere gestito con la PoW.
Una volta che l’Execution Layer avrà superato quel livello di TTD, avverrà l’integrazione tra la Ethereum Mainnet con la nuova Beacon Chain e il blocco successivo sarà prodotto da un validatore sulla Beacon Chain. La finalizzazione di questo blocco segnerà la transizione completa della blockchain di Ethereum a un meccanismo di consenso basato su Proof of Stake (PoS).
Perché ne parliamo
Per chi non lo sapesse, mantenere attiva una blockchain è estremamente oneroso sotto il profilo energetico dato che la validazione dei nuovi blocchi avviene mediante un’attività, il mining che richiede una potenza di calcolo molto alta espletata attraverso centinaia di GPU.
Questa potenza di calcolo è necessaria per svolgere i “compiti” dettati dall’algoritmo di consenso chiamato Proof of Work (o PoW) che imposta la difficoltà e le regole per il lavoro che i miner devono svolgere. Il lavoro dei miner viene remunerato attraverso frazioni di ETH o BTC in base alla blockchain per la quale lavorano.
Senza il lavoro dei miner, oggi non potrebbero esistere le blockchain.
Ethereum merge: perché è importante
Il passaggio di cui parliamo riguarda proprio l’algoritmo di consenso. Infatti si passerà dalla Proof of Work (o PoW) alla Proof of Stake (PoS) che abbatterà di oltre il 99% i costi energetici necessari al mantenimento della blockchain e di conseguenza anche il lavoro dei miner.
Questo abbattimento dei consumi energetici è dovuto al fatto che la PoS assegnerà ai nodi il diritto di validare i blocchi successivi sulla base dei token (monete) in loro possesso.
In generale, la probabilità di essere scelti è proporzionale alla quantità di monete che si possiedono: più monete hai, più alte saranno le probabilità che quel nodo verrà scelto per validare il prossimo blocco.
Al fine di rendere l’articolo più esaustivo ricordiamo che il processo di inserimento di un nuovo blocco in una blockchain con PoS è definita forging (rispetto al mining) ed infatti
con la proof of stake i blocchi sono forgiati e non sono minati.
Come vengono remunerati i nodi che partecipano alla validazione ?
Abbiamo detto che le persone che vengono selezionate per il forging devono avere in portafoglio una certa quantità di moneta virtuale, nel nostro caso Ethereum, per un certo periodo di tempo, attività che viene definita come staking.
Maggiore è il tempo che l’utente “congela” le proprie monete, maggiore è la remunerazione che ottiene.
Ma entriamo nel dettaglio: immaginiamo 100 investitori di Eth suddivisi in 3 gruppi dove ogni gruppo detiene una certa quantità di moneta. In base alle monete possedute, ogni gruppo ha una percentuale di partecipazione alla rete.
Al fine di garantire il principio di democrazia e decentralizzazione della rete il gruppo C ha si la maggiore probabilità di essere selezionato per il forging di nuove monete, ma una probabilità più bassa la hanno anche gli altri due gruppi.
Nel processo di selezione vengono utilizzati anche dei metodi aggiuntivi, per favorire non solo i nodi più ricchi presenti sulla rete. I due metodi più comunemente utilizzati sono il Randomized Block Selection e la Coin Age Selection.
Nel primo caso, i validatori vengono selezionati tra i vari nodi, utilizzando una combinazione tra il valore di hash più basso e lo stake più alto.
Nel secondo, i validatori vengono scelti considerando il numero di giorni a partire dal quale le monete sono state messe in staking e moltiplicato per il numero di monete in staking.
Una volta che un nodo ha forgiato un blocco, il coin age viene azzerato e si deve attendere un certo periodo per poter forgiare un altro blocco; questo impedisce, ai grandi nodi che fanno staking, di dominare la blockchain.
Cosa c’è da sapere
La necessità di passare dalla PoW alla PoS oltre che essere legata al fattore energetico nasce anche per oltrepassare alcuni limiti della Pow quali:
Mancanza di scalabilità e velocità legate ad un alto livello di latenza dovuto al processo di mining per poter approvare le transazioni e produrre nuovi blocchi. Grazie alla PoS le verifiche avvengono velocemente, impattando positivamente sulla scalabilità e velocità della rete.
Decentramento delle attività di validazione, problema che colpisce fortemente le reti PoW dovuta al fatto che il mining rischia si cadere nelle mani di pochi e grandi gruppi. Tramite la PoS si cerca di risolvere questo problema, diversificando e democratizzando l’accesso dei partecipanti ai diversi compiti della rete.
Timore verso l’attacco del 51% . Questo genere di attacco rappresenta una delle paure legate alle reti PoW. È sufficiente che un pool di mining abbia il 51% della potenza di calcolo della rete perchè avvenga un disastro; infatti con quella capacità, il gruppo di mining può manipolare la blockchain a piacimento. Ma in una rete basata sulla PoS è possibile solo se l’attaccante possiede il 51% di tutte le monete. Se l’attaccante effettua un tale attacco, il valore della moneta tende a diminuire, il che porta ad ingenti perdite economiche per l’attaccante. Questa situazione funge da deterrente per prevenire questi attacchi, pur mantenendo la sicurezza della rete.
Ninja Upshot
Grazie al passaggio dalla PoW alla PoS le blockchain supereranno moltissimi limiti che tuttora ne limitano pesantemente lo sviluppo di massa.
Grazie alle proprie caratteristiche intrinseche (mancanza di intermediari e decentralizzazione), la tecnologia blockchain ha il potenziale di soddisfare numerose esigenze della vita quotidiana e portare a nuove opportunità attraverso una maggiore trasparenza, una maggiore sicurezza e una più facile tracciabilità.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/09/etherum-merge.jpg605950Antonio Romanohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngAntonio Romano2022-09-12 10:13:322022-09-12 10:13:32Ethereum merge: cosa c'è da sapere sul passaggio alla Proof of Stake
L’aumento dei costi per l’energia ha messo tutti in allarme: in soccorso arrivano i pannelli solari IKEA, in un kit fai da te che promette di farci risparmiare sui costi dell’energia.
Assieme alle diverse soluzioni proposte e consigliate dagli esperti, come spegnere l’acqua di cottura della pasta dopo l’ebollizione e fare docce più brevi, una possibile soluzione in grado di limitare la spesa arriva dall’azienda svedese: dalla collaborazione del colosso del mercato dell’arredamento con il produttore di pannelli solari Wolmann nasce SOLSTRÅLE, un insieme di soluzioni fotovotaiche che dovrebbe consentire a chiunque di produrre energia da fonti rinnovabili.
L’obiettivo della partnership tra IKEA e Wolmann è quello di permetterci produrre energia a un prezzo accessibile in impianti domestici, ma non va sottovalutato neppure l’aspetto di tutela ambientale: l’utilizzo di fonti rinnovabili, affiancato al tradizionale consumo di energia prodotta da fonti fossili, può contribuire a ridurre i livelli di emissione di CO2, in modo da rendere il nostro impatto sul pianeta più sostenibile.
“Vogliamo offrire alle persone la possibilità di vivere in modo più sostenibile ed è per questo che ci concentriamo su prodotti dal prezzo accessibile ed efficienti dal punto di vista delle risorse e dell’energia. Con pannelli solari domestici, hot dog vegetariani e soluzioni per il risparmio energetico, stiamo aiutando la maggioranza delle persone a creare case più sostenibili” si legge sul sito del colosso svedese.
SOLSTRÅLE di IKEA è attualmente la soluzione più economica disponibile sul mercato e, se l’installazione sarà semplice come il montaggio dei mobili a cui l’azienda ci ha abituato, possiamo scommettere che si trasformerà in un successo, considerata l’importanza del tema che in questi mesi il rincaro dei costi energetici sta assumendo.
Secondo quanto dichiarato sulla pagina ufficiale del prodotto, per montare il sistema sulla propria abitazione si partirà da un sopralluogo tecnico di Wolmann, che definirà la fattibilità e individuerà il settaggio migliore per il kit rispetto all’immobile.
Sembra chiaro quindi che il prodotto si rivolge espressamente a piccole abitazioni indipendenti invece che a un contesto urbano popolato da edifici che richiedono certamente un dispendio energetico maggiore.
I pannelli andranno poi accoppiati ad accumulatore e inverter per rendere disponibile l’energia anche durante le ore del giorno in cui il sistema non produce a causa della mancanza di sole (nelle ore notturne, ad esempio) o in condizioni di cielo nuvoloso.
La linea di questi prodotti sostenibili, come detto, risulta abbastanza economica: i pannelli solari IKEA costano 5.490 euro; è il prezzo di listino per il prodotto base SOLSTRÅLE di IKEA da nove pannelli (anche se sono disponibili soluzioni più performanti). prezzo che viene ridotto del 50% grazie allo sconto immediato in fattura previsto dall’Ecobonus.
“Siamo consapevoli del fatto che sempre più persone vogliono ridurre il proprio impatto sul pianeta, ma sappiamo anche che molte non sanno come farlo. Per facilitare il compito, ci concentriamo su alcuni aspetti fondamentali: energia, aria, acqua e rifiuti“.
Ridurre l’impatto sul pianeta e sul nostro portafoglio (magari aumentando quello sulle vendite di IKEA).
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/09/pannelli-solari-ikea.jpg5481080Fabio Casciabancahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFabio Casciabanca2022-09-09 09:34:012022-09-17 20:15:58IKEA lancia un kit di pannelli solari per risparmiare sulle bollette elettriche
Poche semplici parole diffuse anche sull’account ufficiale Instagram per annunciare la triste notizia:
Una dichiarazione di Sua Maestà il Re: La morte della mia amata Madre, Sua Maestà la Regina, è un momento di più grande tristezza per me e per tutti i membri della mia famiglia. Piangiamo profondamente la dipartita di una cara Sovrana e di una Madre tanto amata. So che la sua perdita sarà profondamente sentita in tutto il paese, nei Regni e nel Commonwealth, e da innumerevoli persone in tutto il mondo. In questo periodo di lutto e cambiamento, io e la mia famiglia saremo confortati e sostenuti dalla nostra conoscenza della stima e del profondo affetto in cui The Queen era così ampiamente tenuta.
Un’icona POP
Da quando nel 1952 diventò regina, alla morte del padre, è sempre stata una figura di riferimento non solo a livello politico rappresentando il Regno Unito, ma anche una vera e propria icona POP.
Come dimenticare le mille sfumature dei suoi abiti e cappellini nelle occasioni ufficiali? Oppure i cagnolini al suo seguito durante le battute di caccia che sottolineavano uno spirito avventuroso e al tempo stesso autoritario?
Gli abiti colorati della Regina Elisabetta II – Source: people.com
Nel lunghissimo regno di Queen Elizabeth il mondo è cambiato e il marketing con lui. Ripercorriamo insieme i principali step di questa evoluzione di cui a volte anche la Regina è stata protagonista tra comunicazione, social media e pubblicità.
1950: gli anni d’oro del marketing e dell’incoronazione della Regina Elisabetta
Spesso considerati l’inizio dell’età dell’oro del marketing, gli anni Cinquanta hanno migliorato il modo in cui gli operatori potevano comunicare con le masse.
Va da sé che radio, giornali e riviste erano ancora canali estremamente importanti: il numero di lettori di giornali non era mai stato così alto.
Ma i miglioramenti sostanziali apportati al televisore a tubo catodico e l’introduzione della radio a transistor furono rivoluzionari e permisero ai marketer di alzare l’asticella grazie a un accesso al pubblico su più canali e piattaforme, come mai avevano fatto prima.
Anche la teorie di marketing si evolvevano di pari passo con questi progressi tecnologici. Non passò molto tempo prima che prendesse forma anche il fidato alleato del marketer, il punto di vendita unico (USP), coniato da Rosser Reeves. I brand iniziavano a studiare frasi uniche e veloci per consolidare la loro identità e il loro prodotto nella mente del consumatore.
1960
Gli anni Sessanta segnarono un altro decennio esplosivo per i progressi tecnologici che avrebbero avuto un grande impatto sul settore del marketing, tanto che un’intera serie di successo, Mad Men, parla proprio di questo.
La stampa, la TV e la radio rimasero forti in questo decennio, ma anche un nuovo media prese rapidamente piede: il direct mail.
Inizialmente si trattava di un’attività su scala macro, con campagne inviate alle masse nella speranza di ottenere un ampio richiamo.
L’introduzione della posta elettronica personale aprirà poi la strada a un nuovo tipo di marketing, poiché era possibile utilizzare più informazioni demografiche per rivolgersi a gruppi più piccoli.
Naturalmente, il sistema non sarebbe decollato fino alla diffusione di Internet, che, nonostante sia stato creato nel 1969, è diventato parte integrante della vita quotidiana solo molto più tardi.
1970
Non sorprende che questo decennio sia stato definito “il decennio dell’Io“, poiché ha rappresentato un chiaro spostamento verso l’individualismo.
Negli anni ’70, più persone che mai hanno avuto il televisore in casa e di conseguenza è diventato una parte importante della nostra cultura. Non passò molto tempo prima che la pubblicità televisiva prendesse vita con il colore, nel 1972.
L’aggiunta di più canali diede ai consumatori una maggiore scelta su ciò che volevano guardare, il che a sua volta significava che i marchi dovevano pensare al motivo per cui i consumatori avrebbero scelto di guardare la loro pubblicità.
Il marketing basato sui prodotti lasciò il posto agli “annunci comparativi” e i pubblicitari iniziarono a riconoscere l’impatto che la messaggistica carica di emozioni poteva avere sulle persone.
La regina Elisabetta II – Queen Elizabeth II, on the internet, in 1976.PHOTO: PETER KIRSTEIN
Negli anni ’70 anche il web stava diventando più importante, soprattutto per le agenzie, che potevano condurre ricerche di mercato migliori e, di conseguenza, condurre campagne segmentate. Era l’inizio del marketing incentrato sul cliente che conosciamo oggi.
1980
Spesso evocati con grande nostalgia e orgoglio, ma anche etichettati da alcuni come il decennio dell’avidità, gli anni ’80 sono stati il periodo in cui la tecnologia informatica per uso personale è decollata.
Le prime versioni del computer portatile di cui oggi non possiamo fare a meno furono create a metà del decennio da giganti della tecnologia come Apple e Microsoft.
La diffusione del computer ha fatto sì che il desktop publishing diventasse di uso comune, offrendo anche alle aziende più piccole la possibilità di produrre campagne dall’aspetto professionale. Anche il telemarketing ha iniziato a prendere forma negli anni ’80.
Nel 1989, il web si diffuse a livello mondiale e i miglioramenti nei database permisero ai marketing manager di continuare ad aumentare gli sforzi di segmentazione per ottenere risultati migliori.
1990
Negli anni ’90, Internet stava diventando più accessibile grazie a Netscape e Internet Explorer, erano nati siti di eCommerce come Amazon ed eBay e il numero di utenti a livello globale stava aumentando in modo esponenziale.
L’email sarebbe diventata il nuovo canale di outbound marketing e gli indirizzi sarebbero stati raccolti in iniziative strategiche online. Verso la fine del decennio, nel 1998, fu fondata Google, che presto il marketing digitale arrivò alle masse.
2000
L’inizio del nuovo millennio ha segnato una nuova era nel marketing: basti pensare al lancio degli annunci di Google, a Google Analytics nel 2005 e, naturalmente, ai social media.
Il marketing stava diventando più accessibile a un numero maggiore di persone. Inoltre, l’approccio pay as you go di Google, unito a programmi di incentivi ben posizionati, ha convinto le aziende di tutte le dimensioni a immergersi nell’oceano digitale.
La nascita dell’Advertising Exchange e dell’RTB all’inizio del secolo ha livellato il campo di gioco, consentendo ai marchi più piccoli, che in precedenza non avrebbero potuto permettersi di mettere il proprio nome sulle grandi testate, di acquistare spazi e di utilizzarli in modo adeguato ai propri obiettivi di marketing e al proprio pubblico, anche se con una rigorosa targettizzazione.
Il decennio hanno visto la creazione di piattaforme di social media come LinkedIn nel 2002, Facebook nel 2004 e YouTube nel 2005. Questo, insieme al lancio del primo iPhone nel 2007, ha fatto sì che il marketing fosse sulla buona strada per diventare quello che conosciamo oggi.
2010 e oltre
Inizia l’ascesa dell’influencer marketing: partito nel decennio precedente si è diffuso a macchia d’olio negli anni dal 2010 in poi, e il lancio di Instagram nel 2010 e di TikTok nel 2016 non ha fatto altro che alimentare la fiamma.
Sebbene il concetto di influencer marketing esista tecnicamente da più tempo, il lancio e l’ascesa dei canali dei social media ha reso possibile a chiunque diventare un influencer. Tutto ciò che occorreva era l’accesso a Internet, un indirizzo email e un seguito di nicchia.
Instagram è stato un enorme catalizzatore dell’era dell’influencer marketing sui social media, in cui le celebrità e i “micro influencer“, vengono pagati per promuovere prodotti e servizi ai loro fedeli seguaci.
L’ultimo decennio fino a oggi si è concentrato sul realismo sociale e sulla pubblicità consapevole. I social influencer hanno svolto un ruolo significativo nel creare una maggiore relazionalità con i brand rispetto all’uso esclusivo di attori selezionati in passato.
In un cambiamento di tono generale, spesso le campagne più popolari e di successo sono quelle più consapevoli di sé.
Cosa ci aspetta adesso
Se si considera quanto è cambiato negli ultimi 70 anni, le possibilità dei prossimi 70 sembrano illimitate.
L’abbandono dei cookie segna il prossimo grande cambiamento nel marketing. Il targeting contestuale e semantico regnerà probabilmente sovrano e perderemo l’accesso alla misurazione precisa dell’attribuzione a cui siamo abituati. Questo aprirà le porte a formati meno tradizionalmente attribuibili come l’audio e la TV connessa? Resta da vedere, ma sembra plausibile un boom dell’innovazione in cui il buon senso e la memorabilità hanno più peso dei tassi di conversione.
Se è vero che il metaverso è già in atto da qualche decennio, sarà all’altezza della visione di Mark Zuckerburg? Chi lo sa, ma una cosa è certa: probabilmente trasformerà il marketing come lo conosciamo oggi, rendendo potenzialmente la vita più facile in ogni scenario.
La fantascienza sembra sempre più una realtà scientifica. Che lo si ami o lo si odi, Elon Musk ha dei piani piuttosto radicali per il futuro. Potrebbe portare la pubblicità direttamente al nostro cervello? O forse al digital out-of-home su un altro pianeta?
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/09/regina-elisabetta-seconda.jpg508834Fabio Casciabancahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFabio Casciabanca2022-09-08 20:42:502022-09-11 20:36:11Come si è evoluto il marketing durante il Regno della Regina Elisabetta II
Per il terzo anno consecutivo, gli esperti di marketing affermano che TikTok è il brand mediatico globale più innovativo. TikTok è stato anche l’unico marchio globale di media a registrare un aumento della fiducia tra i marketer in un ambiente in cui la tendenza è negativa.
Media Reactions è la classifica globale di Kantar sull’ad equity dei canali e dei marchi media. L’anno scorso, TikTok si è classificato al primo posto a livello globale per l’ad equity, superando oltre 290 concorrenti.
L’ad equity misura l’atteggiamento dei consumatori nei confronti dell’esperienza pubblicitaria sulle diverse piattaforme mediatiche. Una maggiore ad equity porta a risultati di campagna più impattanti per i brand.
Il rapporto Media Reactions di quest’anno fornisce informazioni su oltre 18.100 consumatori e 900 interviste a marketer senior che coprono quasi 400 marchi in 29 mercati.
Il segreto di TikTok: annunci più divertenti che intrattengono
Negli ultimi tre anni TikTok si è quasi sempre classificata al primo posto per quanto riguarda l’ad equity, perché fornisce contenuti di marca in gradi di risuonare realmente con le persone. Inoltre, il fatto che gli annunci siano divertenti e di intrattenimento permette di raggiungere il pubblico in modi nuovi, soprattutto se il panorama pubblicitario continua a evolversi verso un rifiuto generalizzato dei contenuti pubblicitari da parte dell’utenza.
Un dato fondamentale emerso dallo studio rispetto all’anno scorso è che la fiducia dei marketer nella piattaforma è aumentata, pur mantenendo la stessa percezione di innovazione.
Questo dato è significativo perché mentre la fiducia dei marketer è aumentata per TikTok, è diminuita in generale per gli altri brand di media in un panorama mediatico in continua evoluzione.
I creatori sono parte integrante di una strategia mediatica online vincente in particolare su TikTok: i creatori sono l’ingrediente chiave del successo online e parte integrante della formula che ha portato l’azienda ad essere individuata come brand più innovativo.
Lavorare con i creatori mette i brand e le aziende di fronte a un nuovo pubblico per creare connessioni autentiche.
Il successo di TikTok sembra quindi dettato dalla singolare capacità della piattaforma di costruire esperienze pubblicitarie divertenti e di intrattenimento.
La conferma nello studio di Kantar su scala globale suggerisce grandi opportunità per gli inserzionisti mentre il panorama dei media si evolve adattandosi alle nuove esigenze di un pubblico sempre più giovane ed esigente.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/09/tiktok-brand-piu-innovativo-secondo-kantar.jpg528874Fabio Casciabancahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFabio Casciabanca2022-09-08 12:30:122022-09-08 12:13:32TikTok è il media brand più innovativo per i marketer: lo dice uno studio di Kantar
Qualcuno scrisse che “l’amor move il sole e l’altre stelle”. Chissà cosa avrebbe asserito di fronte ai marchi apposti su felpe, bottigliette, borse che fanno letteralmente innamorare le persone tanto da riunirsi in tribù di appassionati.
Non conosceremo mai l’opinione di Dante in proposito, ma sappiamo che in ogni settore esistono uno o più love brand in grado di creare una relazione unica con i consumatori basata su forti connessioni emotive. Quest’ultime, secondo numerosi studi di neuromarketing hanno un ruolo importantissimo nelle decisioni d’acquisto.
Perciò, se ignori le emozioni che il tuo brand suscita nelle persone e non fai nulla per sviluppare la community di quelli che lo apprezzano, perdi l’opportunità di posizionarlo tra i migliori.
Una tribù o community di persone appassionate al brand non si forma per caso ma è il frutto di scelte strategiche unite ad un costante lavoro di coinvolgimento e aggregazione.
Love brand come Coca-Cola, Mulino Bianco, Apple, si sono posizionati nella top of mind dei consumatori e sono la prima risposta che salta in mente quando ce n’è bisogno.
Le emozioni a cui si associano possono essere varie: felicità, spensieratezza, tenerezza, entusiasmo ecc. ed è certo che quando proviamo un’emozione – specialmente se positiva – siamo portati a condividerla con amici e parenti.
È così che si accende la miccia della community attorno al brand, con un passaparola tanto autentico quanto vantaggioso. Quindi avere o non avere una community passa attraverso vari fattori concatenati come:
le emozioni suscitate nel consumatore;
la condivisione di emozioni/esperienze;
la fedeltà alla marca.
Perché la loyalty è fondamentale
La fedeltà al marchio esiste nel momento in cui i clienti hanno una buona ragione per scegliere un altro brand ma, nonostante questo, continuano a scegliere il tuo per vari motivi, non sempre spiegabili razionalmente.
Secondo la teoria classica, la Brand Loyalty si sviluppa in tre stadi:
Brand recognition: la persona conosce il brand, ne ha un’opinione positiva ma non ha ancora nessun legame con esso. Infatti non esclude ancora l’acquisto di prodotti simili di altri marchi se più convenienti.
Brand preference: il cliente preferisce il brand e lo acquista con maggiore preferenza. Ma sarà comunque disposto ad acquistare il prodotto di una marca concorrente nel caso in cui non fosse disponibile.
Brand insistence: in questo stadio il cliente è talmente affezionato al brand che la sua fedeltà è dimostrata dal fatto che non accetta alcun sostituto. Proprio per questo è disposto ad aspettare affinché il prodotto non torni disponibile. Nel lungo periodo acquisterà con frequenza e in maniera esclusiva.
Quando l’azienda si impegna a costruire una base considerevole di clienti veramente fedeli, otterrà un vantaggio significativo: i consumatori altamente fedeli possono restare al fianco del brand anche in tempi difficili, non lo abbandoneranno neanche se i prezzi dovessero aumentare o crollasse l’economia.
Inoltre, queste persone si faranno anche promotori del brand: parleranno dei prodotti e dei servizi ai loro amici e familiari, lo sosterranno personalmente e contribuiranno ad aumentarne l’awareness: tutto questo può avere un effetto positivo nelle vendite, anche senza un massiccio investimento finanziario.
L’89% dei consumatori si fida delle raccomandazioni ricevute da amici e conoscenti (Nielsen, 2021).
Perché investire sullo sviluppo di una brand community
Abbiamo visto come un brand veramente forte e autorevole goda non solo di awareness sul mercato ma anche di un insieme di percezioni positive e di fedeltà. E sappiamo che il mercato in cui “vive” il brand è fatto di singole persone che ne condividono i valori e si identificano con esso. A questo punto vediamo perché la creazione della community è il tassello che non deve assolutamente mancare nella tua strategia di comunicazione e quali sono i vantaggi:
È più facile comunicare e ottenere feedback con chi si sente parte del tuo brand rispetto a chi acquista casualmente;
Quando le persone si sentono parte di una comunità hanno anche più fiducia nel brand e restano fedeli ad esso;
In una brand community possiamo trovare dei veri ambasciatori del brand, i quali interverranno in conversazioni importanti per supportarlo;
Gli ambasciatori sono più inclini a condividere ciò che amano con gli amici alimentando il passaparola;
I membri della comunità saranno le persone più adatte da coinvolgere nelle scelte di marketing mix.
Gli step per creare la brand community su misura
Secondo TERRITORY Influence – l’agenzia che in 17 anni ha aiutato oltre 500 brand a raggiungere gli obiettivi di marketing mettendo al centro delle strategie gli esseri umani – è fondamentale trovare uno spazio comune in cui brand e persone possono dialogare. Può essere un evento offline, un social network o anche una piattaforma creata appositamente dal brand: l’engagement e l’amore per il brand faranno la differenza.
Quindi, come creare una community che funziona?
TERRITORY suggerisce una checklist di 7 punti molto utile per la creazione della brand community.
1 – Metti il brand al centro
Tutto all’interno della community deve ricordare il brand e parlare del brand, dal tono di voce alla mission e i suoi valori. Chiunque si iscriva deve comprendere facilmente e condividere queste caratteristiche.
2 – Scegli i canali giusti
Dove si incontreranno regolarmente gli amanti del brand? Su Facebook, Instagram, Youtube, Telegram, su una piattaforma dedicata?
Per ciascuno di questi canali dovrai valutare attentamente i pro e i contro.
3 – Coinvolgi e ispira i membri
Una volta acquisiti i membri, mantenere i membri della comunità impegnati dovrà essere la priorità.
Come? Con contenuti educativi, di intrattenimento e condivisibili.
Devono godere di un valore pratico, vivere esperienze esclusive, poter condividere le proprie emozioni. Un esempio è il programma per ambasciatori con un sistema di gamification, in cui c’è una ricompensa dopo un certo numero di azioni compiute.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/09/territory-influence-brand-communicty.jpg574922Ninja Partnerhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngNinja Partner2022-09-08 10:30:152022-09-08 08:58:01Brand Community: come si crea e perché è così importante per il tuo marchio
Lavazza è entrata ufficialmente nel metaverso lanciando un videogioco di calcio pensato per sensibilizzare i più giovani su uno dei problemi ambientali più urgenti, la deforestazione.
Lavazza Arena è lo spazio su Roblox che permette ai visitatori di divertirsi e allo stesso tempo di comprendere la portata del fenomeno: ogni giorno la Foresta Amazzonica perde oltre un milione di alberi, pari alla superficie di un campo da calcio ogni 20 secondi.
In occasione dell’Amazon Day, il 5 settembre, due grandi nomi del calcio mondiale – Claudio Marchisio e Giorgio Chiellini – sono stati ospiti speciali durante le dirette Twitch di Marcy7 e de ilGattoSulTubo sfidando i gamer iscritti all’evento.
È fondamentale per il marchio monitorare nuovi idiomi, stili e canali di comunicazione per poter parlare di progetti e temi di interesse per la comunità, perché l’innovazione è un valore chiave per l’azienda.
Per Lavazza, tutte le attività di comunicazione sono volte a creare un legame emotivo e valoriale con le persone, andando oltre il brand per coinvolgere e stimolare la riflessione, come in questo caso con il pubblico giovane della Gen Z. L’azienda crede fermamente nel coinvolgimento delle nuove generazioni utilizzando diverse piattaforme, digitali, di eventi esperienziali e musica, per stimolare il dialogo su temi culturali e sociali rilevanti per la comunità.
Consapevole dei problemi ambientali odierni e dell’urgenza di sensibilizzare il maggior numero possibile di persone sulla grave situazione della foresta amazzonica, Lavazza vuole aiutare i giovani a comprendere questo tema coinvolgendoli su Roblox con un divertente videogioco di calcio e utilizzando un linguaggio diretto ed emotivamente coinvolgente. Il gioco è ispirato a uno dei tanti progetti della Fondazione Lavazza, che in questo caso specifico collabora con Cesvi per sostenere le comunità native nella riforestazione dell’Amazzonia peruviana, nella provincia di Tambopata, nella regione di Madre de Dios.
Cos’è Lavazza Arena
Lavazza Arena è un mondo virtuale da scoprire ed esplorare, completamente diverso dai normali campi da calcio.
I giocatori entrano e si trovano in un campo completamente “pulito”.
Una volta lì, possono iniziare a partecipare alle varie aree dell’Arena: più partite si giocano, più la mappa di gioco si riempie di spazi verdi, natura e alberi. I giocatori possono gareggiare sul campo o semplicemente divertirsi nell’Area di allenamento, dove varie esercitazioni metteranno alla prova le loro abilità.
In alternativa, possono trascorrere il tempo nel Lavazza Cafè o nell’Area di apprendimento, dove possono informarsi sui problemi della deforestazione.
Sono inoltre disponibili skin e potenziamenti specifici per l’Amazzonia per personalizzare il proprio avatar.
Lavazza Arena entra nel metaverso su Roblox
Lavazza Arena è disponibile su Roblox, la piattaforma online che ha recentemente raggiunto i 50 milioni di utenti giornalieri. Al lancio hanno partecipato, oltre ai calciatori Claudio Marchisio e Giorgio Chiellini, anche i creatori del gioco Marcy7, ilGattoSulTubo, Queen_Giorgia e OwengeJuiceTV, che hanno esplorato l’Arena Lavazza e organizzato un vero e proprio torneo con la loro community durante le dirette Twitch.
L’iniziativa è nata da un’idea di We Are Social, che ha fornito la strategia, la creatività e la produzione. Il gioco è stato sviluppato da Dubit.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/09/lavazza-arena.jpg6071120Redazionehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRedazione2022-09-07 13:00:082022-09-07 09:28:49Lavazza entra nel metaverso con Lavazza Arena su Roblox
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